AURORA MAZZUCCHELLI: IL SUO RISTORANTE STELLATO, LA PASSIONE PER L’ AFFUMICATO E L’ANSIA DELL’AUTO…

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA –

Sasso Marconi (Bologna). Simpatica, schietta, solare. ecco Aurora Mazzucchelli, chef e proprietaria dello stellato Marconi. In sala è aiutata dal fratello sommelier Massimo, che, oltre a gestire anche l’attiguo Forno Mollica, sa raccontare il mondo, i pensieri e gli straordinari piatti della sorella.


Dove ti piace passare un weekend?
Sento il richiamo del mare, anzi di due mari decisamente diversi, ti spiego: mamma è siciliana, il mare siculo è meraviglioso e adoro tutta la provincia di Ragusa. Papà è bolognese e per molti anni è stato chef sull’ Adriatico, quindi, quando i tempi sono stretti, mi sta bene anche una spiaggia della Romagna, giusto per un mordi e fuggi, (ride) magari accompagnato da una buona piadina…


Un viaggio che vorresti fare?
L’ Irlanda e poi ho il mal d Africa, sono stata in Ruanda e Etiopia, ma ho ancora molto da vedere.
La tua auto?
Ti confesso che ho la patente ma non amo guidare… mi mette ansia. Preferisco guidare i fornelli!

Trai ispirazioni gastronominche dai tuoi viaggi?
Si, dai viaggi possono sopravvivere citazioni e tecniche di cucine straniere, anche se poi vengono molto italianizzate, con prodotti nostri. Ad esempio nel menu di oggi trovi il ricordo di un viaggio in Peru, una ceviche, però di frutta.
Quali sono i tuoi primi ricordi della cucina?
L’odore del brodo a casa della nonna bolognese e il profumo del sugo di pomodoro dalla nonna siciliana: ineguagliabile, come lo sapeva cucinare lei…non c’è nessuno…e poi i piatti della domenica come i tortelli che ho sposato a lavanda, noce moscata, mandorle e, ovviamente, parmigiano reggiano.


A proposito di piatti ineguagliabili, chi ti viene il mente ?
Non amo cucinere l’astice o l’aragosta e tempo fa mi è capitato di assaggiare l’ aspic di astice di Nadia Santini a Canneto Sull’Oglio. Ottima succulenza interna, gelatina perfetta.
Cucini a casa?
Spesso, beh, vivo nel piano sopra il ristorante, quindi  cucino sù o giù.


Sempre nel tuo frigo di casa
Tante scorte: prodotti ragusani dalla Sicilia, capperi, bottarga, magari un pecorino sardo portato da un’amica, latti fermentati per i miei esperimenti, tante conserve e basilico che amo congelare, è il basilico dell’orto che circonda il ristorante e che, con la nuova ristrutturazione e le pareti di vetro, abbiamo voluto in un qualche modo far ‘entrare’ nel locale.

Anche il giardino partecipa alla mia cucina, vedi quel grande fico? Tra i miei piatti c’è un polpo con limone salato e latte di fico, letteralmete estratto dalle foglie dell’albero.
Un tuo signature dish?
Il gelato di aringa, un’ idea di qualche anno fa, dopo parecchi studi sui gelati salati. Mi piace la presenza di una nota affumicata, forse ereditata da papà che faceva una fantastica insalata di arringa, finocchio e arancia.


Come hanno reagito i tuoi genitori al tuo ingresso in cucina?
Con un grande gesto d’amore. E’ successo intorno al 2000, sono stati bravi e mi hanno lasciato spazio, anche negli sbagli…e poi certi piatti classici di papà sono intramontabili, come  il risotto al fumetto di pesci, tuttora presente nel menu.
La tua ricetta?
Ti ho parlato della mia passione per l’affumicato, beh rieccoci: maccheroni al torchio, anguilla affumicata, ostriche crude e spinaci.

MACCHERONI AL TORCHIO, ANGUILLA AFFUMICATA, OSTRICHE CRUDE E SPINACI

per 6
ingredienti
gr.400 semola di grano duro rimacinata
gr.100 farina 0
n.3 uova fresche
n.3 tuorli
acqua qb.
gr.200 anguilla affumicata
gr.60 burro
n.1 cipolla rossa
sale grosso per la cottura
gr.500 spinaci freschi
n.12 ostriche
sale olio extravergine d’oliva e pepe.
procedimento
mettere a cuocere in una teglia con del sale grosso la cipolla condita con sale e olio in un cartoccio nel forno a 180 °c per 20 minuti .
mondare gli spinaci ,cuocerli in acqua e frullarli cosi da ottenere una crema.
frullare l’anguilla aff. con il burro a poma cosi da ottenere una farcia
aprire le ostriche mettere da parte il mollusco tagliato grossolanamente e prendere l’acqua che e all’interno del guscio che ci servira per la cottura.preparare dei maccheroni con il torchio e ancora freschi farcirli con l’anguilla chiudendo le due estremita otteremo una sorta di raviolo a forma di maccherone, al momento di servire cuocere in acqua salata i maccheroni , saltarli nella padella con l’acqua d’ostrica e una noce di burro.
mettere a specchio la salsa di spinaci gia calda nel piatto, dei petali di cipolla, il ragu d’ostrica e i maccheroni.

INFO
Marconi
Via Porrettana, 291
Sasso Marconi, Bologna

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.


 

 

 




LONDRA: VIP CHEF ENZO OLIVERI: LA ‘SUA’ SICILIA, I COMPLIMENTI DI LADY DIANA, LE POLPETTE CHE HANNO FATTO BALLARE AL PACINO E UNA RICETTA RIGOROSAMENTE SICILIANA

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA  –

Nato a Palermo, vive a Londra. Una brillante carriera: Presidente della Federazione Chef Italiani nel Regno Unito,  Executive Chef Alitalia UK, Gudice della Nastional Young Chefs e Young Chef Olympiad in India. Negli ultimi cinque anni ha affinato le sue capacità di nutrizionista sportivo, diventando Executive Chef per la Squadra Nazionale Italiana Ciclisti. Con la ‘sua’ Sicilia sempre nel cuore, Enzo promuove le antiche ricette siciliane che nella sua cucina diventano sani piatti di dieta Mediterranea. Televisamente conosciuto come “The Sicilian Chef” ha dato un grande contributo alla diffusione della cucina italiana in molti show inglesi, tra cui “Cucine impossibili” con Michel Roux Jr, Sicily with Aldo & Enzo”con Aldo Zilli, “Go Octopus Hunting in Sicily” con l’amico superstar Gordon Ramsey . Dal Presidente Mattarella è stato proclamato Cavaliere Ufficiale OSI, quale Ambasciatore nel mondo dell’ ospitalità alimentare e culturale italiana e viene regolarmente invitato dal governo italiano per promuovere cibo e vita sana attraverso mostre, show cookings, corsi di perfezionamento, cene di gala. I vantaggi evidenti di una dieta mediterranea hanno portato Oliveri a collaborare con professionisti medici e a unirsi al movimento Slowfood e a prodotti originali come il pistacchio di Bronte, i capperii di Salina e l’olio di Nocellara del Belice. Gioviale, entusiasta, inarrestabile businessman, responsabile di più di sei ristoranti e di una scuola di cucina a Bromley, ha recentemente aperto Il suo nuovo ristorante nel cuore di Piccadilly “Tasting Italy. Enzo’s Kitchen”, dove l’ho incontrato.
Si parte alla grande con un classico fritto misto: arancina con carne (“quella del Commissario Moltalbano” tiene a precisare Enzo). Sul tagliere troviamo le tradizionali panelle e la frittedda, un piatto tipico di Palermo, con fagioli, piselli, carciofi e menta.

Ed ecco il top della casa: caserecce con pinoli di Bronte e un saporito guanciale di suino nero “ lo faccio arrivare direttamente dai monti Nebrodi” sottolinea lo Chef.Da buon palermitano, non potevano mancare gli Involtini di pesce spada con uvetta, pinoli e un delicato carpaccio di polpo maiolino con olive, servito con un’insalata al’arancia.
Più Sicilia di così…
Ristoranti, scuole, TV …quando inizia la tua giornata e quando finisce?
Sveglia verso le 8 e si va avanti fino alle 2 o alle 3 del mattino
Qual è la prima cosa che fai la mattina quando ti alzi?
Come tutti, un’occhiata al cellulare e caffè.
I momenti chiave nella tua cucina di Tasting Sicily
Si inizia con l’apertura  e un rilassato chop chop, battutine, si scherza, si ride.  Poi si parte con il servizio, concentrato e determinato, una macchina. E siamo arrivati alla chiusura, contento (o no, se qualcosa è andata storta ) si fanno pulizie, controll. Se super soddisfatti, si beve qualcosa e si va a casa stanchi.


Come sei diventato Chef?
La  mia passione per la cucina è iniziata alla tenera età di sei anni, dopo aver osservato i panettieri al lavoro nella mia bellissima Sicilia. Trovo che l’autentica cucina italiana sia quella regionale. Da bambino amavo fare da mangiare, ho iniziato con fare il pane, poi la pasticceria, infine la gastronomia a cui è seguito tanto studio e lavoro per diventare Chef. Penso che l’impegno di questo lavoro non finisca mai,
ogni giorno imparo cose nuove anche dai più giovani. Propobabilmente sarò un insegnante/studente finché vivrò..


Nella sua vita da chef, qualche episodio curioso?
Avere un polpo nel lavandino pronto per cucinarlo e non poterlo più’ trovare per più di 10 minuti (era andato a passeggio)
Sei spesso ospite di food show televisi che riscuotono grande successo tra i giovani.  Cosa pensi degli Chef in TV?
La televisione fornisce un concetto un po’ distorto. Uno show televisivo ‘vende’ lo chef come se fosse un Vip e chi tra i giovani non vorrebbere diventare un Vip? Ho detto Vip… e non Chef… Anche certe ‘battaglie’ in cucina sono un po’ fittizie, spesso solo uno spettacolo che piace al pubblico. Nella realtà della cucine, noi  Chef ‘veri’ non facciamo battaglie tra di noi, ma siamo una brigata.


Il tuo viaggio preferito?
In Alaska quando lavoravo nelle crociere. Paesaggi incredibili, wild life unica, poi per uno come me a cui piace la pesca, andare a caccia di salmoni e merluzzi mi rendeva elettrico e nello stesso tempo calmo alla vista di quei paesagi tranquilli.


A proposito di crociere, com’è lavorare in nave?
Una corsa dalla mattina alla sera, senza fermarsi mai, estenuante, però una grande scuola.
Ogni sera menu diverso, ispirato a cucine internazionali. Si, ho girato tutto il mondo e, nonostante l’impegno a bordo, sono riuscito a ritagliarmi qualche momento libero per vedere tanti paesi.
Raccontami della tua esperienza a DisneyWord in Florida
Mi occupavo del Padiglione italiano ed è stata un’ esperienza davvero speciale.  Figurati,  non venivo nemmeno chiamato Chef bensi Primo Protagonista del Cast, insomma un vero e proprio performer, 3500 coperti a giorno, ti assicuro un’esperienza unica.


Un viaggio che vorresti fare?
La Mongolia, perché se ne sa così poco e ha una grande storia, di sicuro la cucina e gli ingredienti saranno molto interessanti.
Dove ti piace passare il weekend?
In Irlanda, posto ideale per me, lì non mancano le provviste per i miei piatti ,adoro la loro musica folk e una buona Guinness.


Che macchina preferisci guidare’?
Una Mercedes S, comoda e affidabile, Quando sono in Italia, Cabriolet, Alfa Romeo, anche se una bella Vespa…


Una destinazione che ispira la tua cucina?
L’ India. Andarci a fare shopping di spezie è un rito. Al mio ritorno faccio tanti piatti fusion e varie marginature, dando dei gusti e sapori unici alle mie pietanze che si trasformano immediatamente in piatti signature. Ho trovato la cucina tailandese molto interessante, dalla loro cultura del cibo agli ingredienti, alle tecniche.


Menu siciliano. C’è qualche similitudine alla cucina inglese?
Trovo che il tradizionale shepherd pie sia molto simile al nostro il gattò di patate, un piatto storico, popolare nientemeno che nel Regno delle Due Sicilie.


Qualche cliente Vip?
Sylvester Stallone, John Travolta, Arnold Swarznegger , Madonna, Tom Cruise, John Travolta,, Kim Basinger tanto per citarne alcuni. Tra tutti, non dimenticheò mai Al Pacino che, dopo aver mangiato i tradizionali spaghetti con le polpette, ha iniziato a ballare in mezzo al ristorante. Comunque la Stella più gloriosa per cui ho cucinato è stata Princess Diana, in occasione di una cena all’ Hilton Park Lane. Ero molto teso, lo puoi immaginare. Tre giorni di preparazione. Ho optato per un menu semplice tra cui un piatto di gamberi serviti su un letto di verdure, che Lady Di ha particolarmente gradito. Semplice e alla mano, Diana ha  voluto ringraziare personalmente me e tutta la squadra per il pasto. E’ stato un momento di grande emozione.


Qualche appassionato di cucina nella tua famiglia?
Professionalmente nessuno, si mia mamma e prima ancora mia nonna erano ottime cuoche, ma per la cucina di casa. Tutto è incominciato con me, poi due dei miei fratelli e una decina dei miei nipoti che hanno intrapreso la strada dell’alberghiero e iniziato a lavorare in cucina.
Quanto è rilevante la tua terra nei tuoi piatti?-
Tanto, è base, espressione e decorazione anche quando cucino piatti non Italiani, un tocco della mia terra è essenziale.


Dove trovi l’ispirazione per creare un piatto?
Dall’ingrediente. Lo vedo, lo toccoi e penso: come lo cucino? Controllo le prenotazioni e mi chiedo cosa preparare. Da lì scatta l’ispirazione che si accompagna a stagionalità,  situazione meteorologica e al momento. Mie regole d’oro: l’aroma per invogliare, il sapore per soddisfare, quindi chele di granchio al profumo di sambuca, capesante allo zenzero, parfait di agrumi
Consigli per un pranzo con vista?
Se vedi il mare accompagnalo con il pesce e insalata.
Se vedi montagne funghi e selvaggina.
Se vedi dei grattacieli food design.


Raffinatezza dei sapori e dei gusti: quale località consigli?
Se parliamo dell’Italia chiaramente Lombardia e Piemonte, se parliamo del mondo, direi Hong-Kong e Singapore.
HaI un sogno nel cassetto?
Si, sono uno skipper, Amo il mare, la mia vita è il ristorante, avere le due cose insieme è il mio sogno.
Nel tuo frigo: sempre e mai
Sempre olive e pomodori. Ketchup e mayonnaise mai!
Il primo piatto che hai cucinato?
Anellini al forno, sotto la guida attenta di mamma.
Da allora non ho mai smesso di amarli e di inserirli in menu.. vuoi la ricetta?

ANELLETTI AL FORNO
(Per 4 persone)
>> Ingredienti:
>> – Olio d’oliva (200 ml)
>> – Melanzane (4 fette)
>> – 1 uovo
>> – Piselli (100 g)
>> – Anelletti (300g)
>> – Pangrattato (200g)
>> – Prosciutto (2 fette)
>> – 1 pallina di mozzarella
>> – Cacio cavallo (50g)
>> Salsa:
>> – Pomodori pelati (latta piccola)
>> – Vino (100 ml)
>> – 1/4 cipolla bianca
>> – Lean trito (200g)
>> – 1 gambo di sedano
>> – 1 carota
>> – Trancio di sale e pepe nero
>> – Olio di oliva (100 ml)
>> Metodo:
1) Per cuocere la salsa, tagliare a dadini la cipolla molto piccola. Metti 2 cucchiai di olio d’oliva nella pentola, quando è caldo. Aggiungi la cipolla a dadini fino a doratura. Tagliare il sedano e la carota a dadini fino a quando non sono piccoli e aggiungere alla cipolla. Quindi dopo la cottura aggiungere la carne tritata e mescolare. Cuocere fino a quando la carne diventa brunastra, aggiungere il vino e quasi lasciarlo evaporare. Frullare il pomodoro pelato nella pentola insieme a sale e pepe per almeno 1 ora a fuoco molto basso. (Mescolare nella durata). A cottura ultimata lascia raffreddare.
2) Lessare i piselli e lasciarli raffreddare.
3) Scolare le 4 fette di melanzana con il sale e il pepe nero per 6 ore. Quindi friggere e lasciarlo raffreddare.
4) Fatturare la pasta fino al ‘dente’ e lasciarla raffreddare.
5) Prendi un fiocco copri l’interno con olio e cospargi il pangrattato fino a quando si attacca
6) Posare le fette di melanzana e mescolare un po ‘di salsa con i piselli e la pasta
7) Riempi fino a mezza ciotola, quindi aggiungi l’uovo tritato, il prosciutto, i piselli interi e un po ‘di salsa, anche il cacio cavallo. Riempilo con pasta mista, finisci con un’altra spolverata di pangrattato e inforna per 20 minuti.
8) Servire sottosopra.

INFO
Tasting Sicily. Enzo’s Kitchen

__________________________________________________________________________________

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.




“L’impossibile è Noto”, nella capitale del Barocco una mostra sui grandi del Novecento

Il suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2002 e per la sua ricchezza storico artistica Noto, in provincia di Siracusa, è conosciuta come “la Capitale del Barocco”. Ma non solo. Fino al prossimo 15 novembre, infatti, presso il Convitto delle Arti Noto Museum, in Corso Vittorio Emanuele 31, si può visitare “L’impossibile è Noto”, una mostra unica che propone un “viaggio” attraverso cento opere firmate dai grandi artisti del Novecento, da De Chirico a Dalì, da Mirò a Picasso, passando da Braque, Kandinskij, Masson e Max Ernst.

Prodotta da Sicilia Musei e curata da Giancarlo Carpi e Giuseppe Stagnitta, con il patrocinio del Comune di Noto, la mostra si articola in un percorso di dieci tappe attraverso i principali movimenti “rivoluzionari” del secolo scorso, tra sperimentazione, ricerca e scoperta dell’impossibile nell’arte.

Un “viaggio” alla scoperta dei grandi del Novecento

Il percorso espositivo inizia salendo la scalinata che riporta, sull’alzata di ciascun gradino, il nome di un artista. Il visitatore viene poi accolto da una frase significativa di Filippo Tommaso Marinetti,  che recita “Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli! Perché dovremo guardarci le spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile?”, tratta dal Manifesto di Fondazione del Futurismo del 1939.

Il visitatore viene poi accompagnato in un “viaggio” ideale attraverso il Futurismo, il Cubismo, il Dadaismo, il Surrealismo e la Metafisica, scoprendo e confrontando tra loro le diverse espressione delle correnti artistiche e di pensiero nate come risposta e reazione alla Prima Guerra Mondiale.

Si va dai disegni su carta, monocromatici e a matite colorate, ai dipinti, tra olii su tela e tecniche miste, tipiche del filone polimaterico dell’astrattismo degli anni Quaranta, alle sculture vere e proprie. Sfilano davanti agli occhi del visitatore le opere di Bocconi, Carrà, Balla, Baldessarri, Braque, Prampolini, Masson, Leger, Delauney, Ciacelli, Jacob, De Chirico, Paladini, Cangiullo, Ernst, Savinio, Ray, Rickter e molti altri.

Si passa dallo spirito distruttivo e innovatore del Futurismo, al rifiuto degli standard artistici, della ragione e della logica espressi dal Dadaismo, per passare poi all’intento di “sezionare” la conoscenza dell’uomo, mettendo a nudo la sua triste condizione esistenziale tipica della pittura Metafisica. Dall’Europa arriva la pittura astratta, che si unisce e ispira la ricerca cubista e futurista, tra geometrie elementari e dinamiche. Da Kandinskij a Klee si passa poi al Surrealismo, che rielabora e rende visibili attraverso l’arte le emozioni umane, per arrivare alle opere visionarie di Mirò.

Si celebra Dalì nei trent’anni dalla morte

Questo viaggio artistico tra i grandi della pittura del Novecento si conclude al piano inferiore, dove un’intera sala è dedicata al genio di Salvador Dalì, nella ricorrenza dei trent’anni dalla sua scomparsa. Qui il visitatore si immerge completamente nel mondo onirico dell’artista spagnolo, tra bozzetti, opere particolari, oggetti e stravaganze mescolate in un collage multimediale. Immaginazione e stravaganze di Dalì, tradotte nella sua arte surrealista si possono invece ammirare nelle teche oppure disposte sugli appositi rialzi addossati alle pareti.

Nelle sale esterne che si affacciano sul cortile del Museo, invece, il viaggio prosegue con una tappa che si pone come un’appendice alla mostra: un confronto tra due grandi rivoluzionari del panorama artistico (e non solo) del Novecento: Marinetti e Rammelzee, che hanno influenzato il mondo dell’arte e della cultura di tutta Europa.

INFO

La mostra si può visitare fino a giugno dal lun al ven dalle 10 alle 20; sab e dom dalle 10 alle 23. Luglio, Agosto e Settembre: lun-dom 10-24. Ottobre e novembre lun-dom 10-20. Biglietti: intero € 12, ridotto € 7, studenti, ragazzi fino a 18 anni € 6; fino a 6 anni gratuito.

www.comune.noto.sr.it  




TOP CHEF PIETRO D’AGOSTINO CI RACCONTA “‘O SGOMBRO MIO”: INNO AL MARE, AL SOLE E ALLA SUA SICILIA.

Pietro D’Agostino, chef patron de La Capinera, stella Michelin e tempio del gusto nella splendida Taormina. Italia, Inghilterra, Costa Rica, una carriera internazionale di un ambasciatore della cucina siciliana nel mondo. Tavole VIP, dal 5 stelle Mazzarò Sea Palace, al Sultano del Brunei, alla Juventus, alle personalità politiche della Florida, fino alla Walt Disney Cruise. L’ho incontrato al Mediterranean Cooking Congress di Castellammare di Stabia e, dopo aver assaggiato il suo ”O sgombro mio’, un inno alla napolitanità nel piatto, l’ho catturato per un’ intervista esclusiva.


Dove ti piace passare un weekend libero?
Amo sia il mare che la campagna, dove ho scelto di vivere. Trovo che il mare sia un grande elemento di ispirazione. Dopo una mareggiata, sulla spiaggia spuntano conchiglie, gusci di gamberi,  granchi e tante cose che possono suggerire un’idea per un piatto inedito.


Le destinazioni che ti hanno più  ispirato?
Senz’altro l’Asia, che eccelle per la maestria delle tecniche di cottura, così accurate da stimolarmi a sperimentarle con i prodotti della mia terra. Mi ha affascinato l’ India, dove sono stato recentemente per lavoro e dove ho scoperto usi diversi di certe spezie e di certi ingredienti presenti anche nella storia della cucina siciliana, influenzata da tante culture straniere,  dagli arabi ai turchi, dai bizantini agli spagnoli che fin dal 1622 hanno portato lo zafferano.


Un piatto che preferisci mangiare se cucinato da un’altra persona?
Non ho dubbi: gli spaghetti al pomodoro e basilico di mia moglie Morena, semplicissimi, eppure mi emozionano ogni volta che li mangio. Sono i più buoni del mondo! Ha superato anche la nonna…

Veniamo alla ricetta. Il tuo piatto è un trionfo di colori, come l’hai chiamato?
Mi sono ispirato a ‘O sole mio’, una canzone famosa in tutto il mondo e l’ho chiamato ‘O sgombro mio’, un omaggio a Napoli e a tutta la Campania.

Vedo che lo hai servito su un piatto insolito con parecchi fori…
Penso che il piatto sia un contenitore che può dialogare con il cibo e impreziosirne il gusto. Ho scelto una creazione del designer ragusano Peppino Lopez, un piatto dove l’aria si insinua tra gli spazi e ‘respira’ la luce, creando chiariscuri, aree luminose e zone d’ombra, proprio come in un paesaggio illuminato dal sole.


Bel concetto, ma il cibo potrebbe uscire dai fori…
Se la quantità fosse esagerata… nel mio piatto, il pesce e condimento vengono riposti nelle zone ‘sicure’ dosandone la quantità con un criterio estetico e intelligente. Il troppo  ‘appanza’, come dicono i saggi.
Sempre e mai nel tuo frigo
Se di stagione, troverai cavolfiori, cime di rapa, broccoli, carciofi, fiori zucca da fare in padella  con della scamorza e un’acciughina. Mai: tutto ciò che non è di stagione.Quindi la stagionalità è elemento essenziale nel menu de La Capinera?
Assolutamente, oltre ai prodotti che il territorio offre tutto l’anno, come la ricotta e i formaggi dei Monti Nebrodi, il salame di Brolo, le lenticchie di Ustica, le mandorle di Noto, il pistacchio di Bronte, il cioccolato di Modica, i capperi di Salina, il limone di Interdonato.


E gli abbinamenti?
Amo le
composizioni. Ad esempio una zuppetta di lenticchie di Ustica con le vongole e il mosto di Nocellara, l’acqua di pomodoro con tonno crudo e sale di Mozia, il tramenzzino di Rosso di Mazara con lardo e pancetta,  il cartoccio di minusella con limone verdello e il tortino tiepido alla pizzuta di Avola in sua salsa con gelato alla ricotta… potrei andare avanti per ore.

La tua cucina in 3 parole
Semplice, pulita, lineare

‘O SGOMBRO MIO
Ingredienti
4 filetti di sgombro (300 gr)
1 melanzana di media dimensione
100 gr di passata di ceci
1 peperone
50 gr pomodori datterino
2 patate
1 dl olio evo
Erbette aromatiche

Procedimento
Filettate e pulite i filetti di sgombro.
Salate e pepate
.Passate in padella con olio evo ed e erbette aromatiche.
Tagliate la melanzana a metà
Cuocere al forno a 170 gradi per 30 minuti.
Tagliate a pezzettini il peperone, frullatelo con olio evo e mandate in cottura il tutto.
Componete il piatto seguendo la foto

INFO
La Capinera
Mediterranean Cooking Contest

clicca qui per condividere sui tuoi social




Viaggio con Ulisse alla scoperta della Sicilia gastronomica più autentica

Di Vittorina Fellin

Per il turista viaggiatore, la Sicilia è un obbiettivo da raggiungere per le prossime vacanze. Secondo il Rapporto del Turismo enogastronomico 2019, infatti, la bella Trinacria, come chiamata dagli antichi, è la Regione più desiderata (la città invece è Napoli).  Tuttavia, il solo fatto di essere un’isola a volte la penalizza, sia perché risulta lontana per un itinerario di viaggio on the road, sia perché molti la conoscono ancora poco.

Per questo Pino Cuttaia, chef stellato del ristorante La Madia di Licata (Ag) e altri importanti protagonisti della ristorazione e dell’accoglienza siciliana hanno sentito l’esigenza di mettere in rete, grazie all’Associazione de Le Soste di Ulisse, tutto il meglio che questa terra benedetta da Dio può offrire al viaggiatore per soddisfare le esigenze anche dei palati più fini.

Perfino uno chef notissimo come Antonino Cannavacciuolo e un noto personaggio del piccolo schermo come Salvatore Ficarra (siciliano di nascita), si sono fatti portavoce di questa Sicilia “gourmet”. La materia prima e la fantasia siciliana sono eccellenti e gli associati delle Soste di Ulisse vogliono dimostrarlo a chi vivrà qui i propri weekend. Assaggiare per credere.

Un “continente” tutto da scoprire

L’Isola più grande del Mediterraneo è un autentico continente, un luogo dove il nero delle terre laviche si fonde col bianco delle saline. Qui c’è il mare cristallino, ma anche la montagna ardente (sull’Etna può contemporaneamente nevicare ed esserci attività vulcanica), la dolcezza degli altopiani e i rilievi montuosi come i Nebrodi e le Madonie. Per essere vista tutta sarebbe necessario un po’ di tempo, ma anche una sosta breve permetterebbe di immergersi nella cultura e nella tradizione.

Un weekend lungo magari, per scoprire l’immenso patrimonio artistico, paesaggistico, culturale e monumentale. Se è questo che avete messo in programma, non dimenticate di fare una sosta a Noto e a Ragusa per apprezzarne il barocco, senza tralasciare la vicina Modica per un assaggio goloso di cioccolato, che qui è diventato un’istituzione.

Ma non dimenticatevi neppure della bella e vivace Palermo, per visitare i colorati mercati della ‎Vucciria e del Capo dove si può ancora mangiare l’autentico cibo di strada.

Con “Le Soste di Ulisse” esperienze su misura per vivere la Sicilia

Le Soste di Ulisse è un’associazione, nata nel 2002, dalla volontà di un gruppo di amici che miravano ad agevolare il passa parola tra i clienti e far diventare la Sicilia un luogo itinerante dove accompagnare gli ospiti proponendo viaggi dedicati alle singole esigenze. Un modo per far vivere la Sicilia con una quotidianità di grande eleganza e qualità.

Oggi l’associazione è crescita e può contare su 47 soci (gli ultimi 6 sono entrati proprio in questi giorni) attivi nel settore enogastronomico e dell’hôtellerie. Di questi, ben 29 sono ristoranti, di cui 13 stellati dei 16 presenti nell’Isola, 22 charming hotel più 2 rinomate e storiche pasticcerie siciliane, ed un considerevole numero di aziende vitivinicole e aziende agroalimentari leader nel settore.

Il fil rouge che unisce ogni componente, è la volontà di valorizzare il territorio attraverso la promozione internazionale del suo immenso patrimonio, anche gastronomico. I criteri per accedere al gruppo sono molto selettivi e impongono il rispetto di valori quali la filosofia culinaria, che predilige la qualità e non la quantità, l’impegno alla valorizzazione di piatti della propria provincia, la qualificazione e specializzazione del personale.

Attraverso la visita alle aziende associate, l’ospite può entrare in contatto con il territorio nelle sue accezioni più autentiche, come il cibo grazie alla ristorazione dì eccellenza, i prodotti enogastronomici tramite la visita delle cantine più importanti e conosciute, l’ospitalità siciliana soggiornando in strutture come il Grand Hotel Minareto di Siracusa (www.grandhotelminareto.it) o l’Hotel Monaci delle Terre Nere di Zafferana Etnea (www.monacidelleterrenere.it) , in provincia di Catania, solo per citare gli ultimi entranti.

In questi anni l’associazione ha saputo selezionare il meglio di questa Regione, affinché ogni viaggiatore potesse sperimentare un vero e proprio “Grand Tour” del gusto. Sul sito dell’associazione (www.lesostediulisse.it) vengono proposti luoghi e strutture a seconda della Provincia di appartenenza.

Abbiamo, per esempio, un itinerario che ha come protagonista di viaggio i luoghi della Famiglia Planeta – da Sambuca di Sicilia, Menfi, Vittoria, Noto, l’Etna fino a Capo Milazzo per compiere un’esperienza che coniuga vino, cucina, natura e cultura.

Oppure la visita alla storica Tenuta della famiglia Tasca d’Almerita, 400 ettari coltivati a vigneto dove si alternano mandorli e ulivi, fra distese di grano ed eucalipto. Un soggiorno in una corte dell’Ottocento con 8 camere, percorsi a piedi o in bici e la possibilità di fare corsi di cucina, per riscoprire i valori del mondo agricolo. E questo a noi, novelli Ulisse, non può che far piacere, perché il turista merita il meglio in ogni luogo che visita.

Le soste di Ulisse, gli associati

VAL DI NOTO (Catania – Siracusa – Ragusa)  

1. Ristorante Accursio, Via Grimaldi, 41 – 97015 Modica (RG) – Accursio Capraro 339 8896428 – 0932 941689
2. Pasticceria Antica Dolceria Bonajuto, Corso Umberto I, 159 – 97015 Modica (RG) – Pierpaolo Ruta 338 9477170 – 0932 941225
3. Ristorante Coria, Via Infermeria, 24 –  95041 – Caltagirone (CT) – Francesco Patti 334 8608754 – 0933 26596
4. Ristorante Crocifisso Via Principe Umberto, 48 –  96017 Noto (SR) – Marco Baglieri 338 8530241 – 0931 571151
5. Ristorante Don Camillo, Via delle Maestranze, 96 –  96100 Siracusa (SR) – Giovanni Guarneri 3475999104 – 0931 67133
6. Ristorante Duomo, Via Capitano Bocchieri, 31 – 97100 Ragusa Ibla (RG) – referente Gabriella Cicero 340 3478202 – 0932 651265
7. Ristorante Fattoria delle Torri, Vico Napolitano, 14 –  97015 Modica (RG) – Peppe Barone 334 1415235 – 0932 751286
8. Ristorante La Fenice/Hotel Villa Carlotta, Via Gandhi, 3 – 97100 Ragusa (RG) – Mauro Malandrino 328 3278808 – 0932 604140 – (albergo + ristorante)
9. Ristorante Locanda Don Serafino via Avvocato Giovanni Ottaviano, 13 – 97100 Ragusa Ibla RG – Pinuccio La Rosa 335 7053310 – 0932 248778 – (albergo + ristorante)
10. Palazzo Failla, Via Blandini, 5 – 97015 – Modica (RG) – Paolo Failla 339 7901754 – 0932 941059
11.  Seven Rooms Villadorata, Via Camillo Benso Conte di Cavour, 53 – 96017 – Noto (SR) – Cristina Summa 338 5095643 – 
12. Ristorante Vicari – Noto (SR)
13. Grand Hotel Minareto – Siracusa (SR) (solo albergo)

VAL DEMONE (Messina – Caltanisetta-Enna- Comuni della provincia di Catania) 

14. Ristorante Al Fogher, Viale Conte Ruggero – contrada Bellia –  94015 Piazza Armerina (EN) – Angelo Treno 339 1579005 – 0935 684123

15. Ristorante Antica Filanda, Contrada Raviola sn –  98070 Capri Leone (ME) – Nunzio Campisi 339 6439698 oppure Salvatore Campisi 333 2419697 – (albergo + ristorante)

16. Ristorante Broccia/Quartara Resort ,Via San Pietro, 15 – 98050 Panarea – Isole Eolie – (ME) – Maria Pia Cappelli 331 8695713 – 090 983027 – (albergo + ristorante)

17. Ristorante Capofaro/Malvasia Resort, Via Faro, 3 – 98050 Salina – Malfa – (ME) – Ivo Basile 348 0917684 – 090 9844330 – (albergo + ristorante)
18. Ristorante Il Cappero/Therasia Resort, Località Vulcanello –  98050 Vulcano – Isole Eolie (ME) – Umberto Trani 335 1812583 – (albergo + ristorante)

19. Ristorante Hotel Signum, Via Scalo, 15 – 98050 Malfa – Salina (ME) – Luca Caruso 333 4600245 – 090 9844222 – (albergo + ristorante)

20. Ristorante Hycesia, Via San Pietro – 98050 Panarea – Isole Eolie – (ME) – Gaetano Nanì 348 5106315 – 090 9240013

21. Hotel Cassisi, Via Cassisi, 5 –  98057 – Milazzo (ME) Maria Pia Cappelli 331 8695713 – 090 983027

22. Ristorante Donna Carmela, Contrada Grotte, 7 – 95018 Carruba di Riposto (CT) – 095 809383

23. Ristorante Modì – Torregrotta (ME) – ristorante 

24. Ristorante La Capinera, Via Nazionale, 177 – 98039 Taormina Mare Loc.Spisone (ME) – Pietro D’Agostino 338 1588013 – 0942 626247

25. Ristorante Principe di Cerami, Piazza San Domenico, 5 – 98039 Taormina (ME) – Massimo Mantarro 338 4763951 – solo ristorante

26. Ristorante Shalai Resort, via Guglielmo Marconi, 25 – 95015 Linguaglossa (CT) – Luciano Pennisi 392 9706642 – 095 643128 (ristorante + albergo)

27. Belmond Grand Hotel Timeo, Via Teatro Greco 59 –  98039 – Taormina (ME) – Stefano Lo Giudice 338 5300501 (solo albergo)

28. Hotel Villa Schuler, piazzetta Bastione, Via Roma – 98039 – Taormina (ME) – Gerardo Schuler 335 6786531 – 0942 23481 (solo albergo)

29. Zash Country Boutique Hotel, Strada Provinciale 2/I-II, 60 –  95018 – Riposto CT – Federica Eccel 392 2285739 (solo albergo)
30.  Relais Monaci delle Terre Nere (solo albergo)

VAL DI MAZZARA (Agrigento-Trapani-Palermo)

31. Ristorante Capitolo Primo/Relais Briuccia, Via Trieste, 1 – 92010 Montallegro (AG) – Damiano Ferraro 339 7592176 – (albergo + ristorante)

32. Ristorante Gagini Restaurant, Via dei Cassari, 35 – 90133 Palermo (PA) – Franco Virga 342 8672822 – 091 589918

33.  Ristorante I Pupi, Via del Cavaliere, 59 – 90011 – Bagheria (PA) – Tony Lo Coco 333 1056355 – 091 902579

34.  Ristorante Il Bavaglino, Via B. Saputo, 20 – 90049  Terrasini (PA) – Peppe Costa 339 1511780 – 091 8682285

35.Ristorante La Foresteria Planeta, contrada Passo di Gurra – ex SS 115 SP 79 km 91-  92013 Menfi (AG) – (albergo + ristorante)
36.Ristorante La Madia, Corso F. Re Capriata, 22 – 92027 Licata (AG) – Pino Cuttaia 328 6989342 – 0922 771443

37. Ristorante Nangalarruni, Via delle Confraternite, 5 –  90013 Castelbuono (PA) – Peppe Carollo 335 1362305 – 0921 671428

38. Ristorante Osteria dei Vespri, Piazza Croce dei Vespri 6, 90133 Palermo, Andrea Rizzo 331 7322800 – 091 6171631

39. Pasticceria Pasticceria Cappello, Via Colonna Rotta, 68 – 90134 Palermo (PA) – Giovanni Cappello 349 0964456 – 091 489601 –091 6113769

40. Ristorante Serisso 47, Via Serisso, 47 – 91100 Trapani (TP) – Gaetano Basiricò 388 0735062 – 092 326113

41. Villa Igiea, Salita Belmonte 43,  90142 – Palermo (PA) – Vito Giglio 346 7856563 – 091 6312111 (albergo + ristorante)
 42.  Agrirelais Baglio di Pianetto, Via Francia,  90030 – Santa Cristina Gela (PA) – De Bartoli 335 7725238 – 091 8570148 (solo albergo)

43. Palazzo Brunaccini, Piazzetta Lucrezia Brunaccini, 9 – 90139 – Palermo PA – Carlotta Cappellano – 346 6476491 – 091 586904 (solo albergo)

44. Verdura Resort, S.S. 115, Km 131 – 92019 – Sciacca (AG) – Trombacco Daniele – 366 6847952 (solo albergo)
45. Hotel Villa Athena, Via Passeggiata Archeologica, 33 – 92100 – Agrigento (AG) – Roberto Principato 320 6156330 – 092 7893136 (solo albergo)

46. Ristorante Terrazza Costantino – Sclafani Bagli (PA)

47. Ristorante Cortile Pepe – Cefalù (PA)

COME ARRIVARE

In aereo: diversi aeroporti collegano l’Isola a tutte le principali città italiane ed europee. Con le più importanti compagnie aeree low cost si vola su Palermo, Catania, Trapani da Roma, Milano, Bologna; Verona

 In auto: può rappresentare la soluzione migliore se si parte dalle regioni meridionali o centrali dell’Italia, ed è comunque una via percorribile anche se si parte dalle regioni più settentrionali. Per sbarcare sull’isola è necessario servirvi dei traghetti che collegano Messina con Villa San Giovanni (la traversata dura soltanto 20 minuti)

 In treno: meno agevole ma possibile. Attualmente, sono previsti alcuni intercity giornalieri provenienti da Roma e uno da Milano.

 In nave: oltre alle navi e agli aliscafi che collegano Messina a Villa San Giovanni, è possibile raggiungere la Sicilia in traghetto partendo da diverse località costiere italiane. Questa soluzione consente di portarsi l’auto, ma è anche quella che richiede più tempo

 In autobus: esistono linee di autobus che collegano direttamente Roma a Palermo, Trapani, Messina, Catania e Agrigento.

INFO

www.lesostediulisse.it




È il weekend della Befana!

Il prossimo fine settimana sarà quello dell’Epifania, “che tutte le feste si porta via”. E in ogni parte d’Italia si festeggia secondo la tradizione, privilegiando, di volta in volta, l’aspetto religioso, oppure quello goliardico, o facendo rivivere riti antichi che risalgono all’epoca medievale o romana. Ma l’Epifania è soprattutto la festa dei bambini, che aspettano con ansia l’arrivo della vecchina che vola su una scopa con un sacco pieno di dolci e di doni per riempire le loro calze. Ecco, allora, le nostre proposte per il weekend, da nord a sud. Scegliete la vostra “Befana” preferita!

A Bellano (LC) per la Pesa Vegia

Una festa tra sacro e profano che si ripete da ben 400 anni, il 5 di gennaio. È la Pesa Vegia, un grande evento che si svolge a Bellano tra ambientazioni suggestive, ricche scenografie, meravigliosi costumi e oltre 200 figuranti. Le sue origini, secondi ricerche recenti, risalirebbero al 1605, quando, sotto la dominazione spagnola, il Governatore Pedro Acevedo, Conte di Fuentes, con una grida annullava un suo precedente provvedimento e, di fatto, ripristinava le vecchie unità di misura (da qui il nome Pesa Vegia!).

L’introduzione di nuove unità di misura, infatti, era stata vista come una sciagura da parte dei commercianti di Bellano, che avevano deciso, durante una concitata riunione in municipio, di fare appello al Governatore affinché ritirasse il provvedimento e tornasse allo status quo. Una delegazione venne quindi mandata al Conte di Fuentes. Nell’attesa, i bellanesi si erano radunati si dal primo pomeriggio sulla spiaggia al di là del fiume Pioverna, che attendevano il ritorno dell’imbarcazione con la risposta. Il sit-in durò fino a notte inoltrata, con le persone sedute attorno a grandi falò.

Finchè, una gondola corriera con a bordo gli emissari del Governatore non spuntò all’orizzonte. In coro, i bellanesi domandarono allora “Pesa vegia o pesa nova?”. “Pesa vegia!” fu la risposta. Il Governatore aveva accolto la loro richiesta. Per la felicità, visto che era il 5 gennaio, giorno prima dell’Epifania, tutto il paese accorse al molo per accogliere i messi spagnoli e venne inscenata la rappresentazione dei Re Magi e un corteo sfilò per le vie del borgo, con tappe per mangiare e bere nelle taverne fino al mattino.

Da allora, la tradizione si rinnova ogni anno tra tradizione e innovazione. Si comincia alle ore 11 con l’apertura dell’Orrido, mentre, dalle 12, i ristoranti bellanesi offriranno menù tipici. Dalle 14, apriranno gli stand dei mercatini, l’Oasi dei Re Magi al Lido, mentre dalle 16, si potranno visitare il Presepe Vivente presso l’Eliporto, il Castello di Re Erode (presso l’ex cotonificio), la Corte del Podestà a San Nicolao, e prendere parte al Consiglio Comunale Storico presso la Sala Consiliare del Municipio. Dalle 18 entrerà in funzione la navetta. Alle 21.30, traino delle pese per le vie della città, alle 22 è invece previsto l’arrivo al molo del Podestà e della Gondola dei Messi. Alle 22.30, lettura dell’Ordinanza dal balcone del Municipio con spettacolo di fuochi d’artificio. Gran finale, alle 23 con il corteo dei Magi su tre splendidi cammelli e accensione dei falò sul molo.

INFO: www.comune.bellano.lc.it

A Venezia, la regata delle Befane

Uno spettacolo imperdibile per chi nel weekend del 6 gennaio si trovasse nella Serenissima. Come ogni anno, da 41 anni, si rinnova la tradizione della Regata delle Befane, uno spettacolo sportivo, ma anche goliardico, nato dal una sfida nel giorno dell’Epifania del 1978, tra due storici soci della Bucintoro che gareggiarono in velocità in Canal Grande.

La tradizione vuole che a sfidarsi siano cinque soci over 50, vestiti da Befana, che “tradiranno” la scopa per il remo, su un percorso reso ancora più impegnativo negli ultimi anni. La partenza avverrà presso la Banca d’Italia, segue il giro del “paleto” nei pressi di Rio San Polo e il ritorno a Rialto.

Le Befane in gara saranno accompagnate sa altre barche, sulle quali sarà trasportata la calza gigante, simbolo dell’evento, che sarà poi appesa al Ponte di Rialto. Sulla Riva del Vin, cioccolata calda, tè, vin brulé, dolci e caramelle per grandi e piccini. Alle 11.30 incoronazione delle Befana 2019.

INFO: www.bucintoro.org

A Faenza si rinnova la tradizione della Nott de Bisò

Un evento per chi ama le tradizioni secolari e i “viaggi nel tempo”. Sabato 5 gennaio, a Faenza (RA), si rinnova la tradizione della Nott de Bisò, che chiude le celebrazioni del Palio del Niballo, iniziate nel mese di giugno dello scorso anno. Protagonista di questa serata di mito, storia e fuoco è il Niballo, un pupazzo che raffigura un guerriero saraceno e che verrà dato alle fiamme a mezzanotte per “bruciare” tutte le cose brutte dell’anno passato.

Le origini della festa, che ha il sapore di un rito antico e agreste, risalgono al 1164, quando l’imperatore Federico Barbarossa promosse un torneo per testare l’abilità in battaglia dei faentini. E il fantoccio da “infilzare” aveva le sembianze dei nemici saraceni. Nel 1959 si decise di fare rivivere questa tradizione con la grande sfida estiva del Palio che vede fronteggiarsi i rioni della città.

Nel 1964 si aggiunse la Nott de Bisò, celebrata ogni anno in Piazza del Popolo la vigilia dell’Epifania. Per l’occasione, il Niballo, vestito con i colori del rione vincitore del Palio, arriva in piazza su un carro trainato da buoi e, a mezzanotte, il rione “in carica” appicca il fuoco. Una leggenda vuole che il Niballo possa presagire il vincitore dell’edizione del Palio del nuovo anno, cadendo in direzione del suo stand. E, nell’attesa del rogo finale, si festeggia tutti insieme bevendo il bisò, il vin brulè, nei caratteristici gotti.

INFO: www.paliodifaenza.it/

A Urbania (PU) c’è la Festa Nazionale della Befana

Per tre giorni, dal 4 al 6 gennaio, Urbania, splendido borgo in provincia di Pesaro-Urbino, si trasforma nella Città della Befana, con tanto di consegna delle chiavi da parte del sindaco all’iconica vecchina. Si tiene infatti la 22° edizione della Festa della Befana, che  ogni anno attira in questa deliziosa cittadina delle Marche più di 30 mila visitatori.

Da tempo all’Ufficio Postale della Befana si lavora per permettere ai bambini che vorranno scrivere la loro letterina di trovare tutto in ordine. Ci sarà poi la Calza più lunga del Mondo, ben 70 metri, che sarà stesa per tutta la sua lunghezza nel Corso principale, e la Sciarpa dell’Amore, 50 metri di stoffa lavorata e tessuta dalle “Befane” di Urbania, segno di amicizia tra tutti i bambini del mondo.

Le aiutanti della Befana poi, hanno preparato stoffe e tessuti per i laboratori creativi dove si può confezionare la propria calza, mentre presso la Credenza delle Befana, si potranno gustare le specialità locali, tra cui le golose frittelle e il Crostolo di Urbania, per un totale di 300 kg di dolci! Immancabile, poi, una visita alla Città della Befana, che rimane aperta tutto l’anno ed è riconosciuta come la “dimora ufficiale” della vecchietta con la scopa, con tanto di garage per il suo mezzo, calderoni fumanti, giochi per bambini e persino la camera da letto della Befana e un grande camino dove le sue aiutanti raccontano storie e fiabe ai piccoli visitatori.

I festeggiamenti si aprono già il 4 gennaio, quando, alle 15.30, la Befana scenderà a cavallo della sua scopa dalla torre campanaria del municipio e, dopo un volo di 36 metri, tra acrobazie e lancio dei dolciumi, planerà in Corso Vittorio Emanuele per unirsi al pubblico e ricevere le chiavi della città.

INFO: www.festadellabefana.com

A Roma la festa della Befana è “diffusa”

Nella capitale l’Epifania si festeggia con numerosi eventi dislocati in diversi luoghi della città. A ciò si aggiunge che, essendo il 6 gennaio la prima domenica del mese (e dell’anno!) i monumenti e i musei saranno a ingresso gratuito. Quale migliore occasione, allora, per visitare il Colosseo, i Fori Imperiali, il Pantheon, ma anche gli scavi archeologici, ville e giardini.

Tra questi c’è il Museo di Villa Giulia, ospitato nella Villa cinquecentesca voluta da papa Giulio II, che aprirà le porte a grandi e piccini proprio il 6 gennaio per ammirare i capolavori dell’arte etrusca, tra cui il Sarcofago degli Sposi, l’Apollo di Veio, la Cista Ficoroni e il Frontone del Tempio di Pyrgi. Si potrà poi passeggiare nel meraviglioso giardino tra mosaici, portici affrescati e ninfei.

Tornando invece alle manifestazioni in “onore” della Befana, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Si può, per esempio, passeggiare tra le bancarelle della fiera storica dell’Epifania in Piazza Navona, tra leccornie e artigianato artistico.

In San Pietro, si svolge invece il corteo storico con 1400 figuranti di Sulmona di costume d’epoca che sfileranno in via della Conciliazione al seguito dei Re Magi per portare i doni simbolici a Papa Francesco, accompagnati da bande musicali, cavalli e coreografie. Prima del corteo, alle 9, tre simpatiche Befane su lussuose auto d’epoca partiranno da tre punti diversi della capitale, seguite dalle Famiglie in Bicicletta.

Spostandosi all’Auditorium Parco della Musica, è invece in programma un grande concerto spettacolo di zampognari e ciaramellari provenienti da tutte le province del Lazio, alcuni in abiti tradizionali, che proporranno un racconto in musica delle tradizioni musicali legate all’Epifania e alle feste natalizie in genere, tra pive, ciaramelle, pifferi, tamburelli e campane.

Al Castello di Santa Severa, invece, trasformato per l’occasione nel Villaggio di Natale, il 5 e il 6 gennaio arriva la Befana con tanti piccoli doni per i bambini. Eventi per bambini sono in programma anche al Castello di Bracciano, dove si potranno visitare le sale e incontrare i personaggi delle fiabe con un racconto finale nella sala delle storie. Laboratori, campus, percorsi gioco anche al Museo Explora con “A spasso con la Befana”.

Nel parco di Cinecittà World, invece, i visitatori si troveranno sul set di un film dalle atmosfere natalizie, tra le suggestioni di New York vestita a festa, una nevicata interattiva dove, nel cielo, si potranno anche scorgere slitte, renne e personaggi della tradizione natalizia, con possibilità per grandi e piccini di salire sulla slitta di Babbo Natale per visitare il parco.

INFO: www.comune.roma.it

A Barcellona Pozzo di Gotto (ME), si rinnova la Processione dell’Epifania

Una manifestazione dalle origini antiche e molto sentita nel Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, che non mancherà di stupire i visitatori che decideranno di assistervi. Fortissima la valenza religiosa, che celebra la Rivelazione di Dio all’uomo e che, nel contesto popolare, diventa il Battesimo di Gesù Bambino a cui tutti, ricchi e poveri, offrono i loro doni.

Si tratta, in realtà, di due Processioni successive, che si tengono entrambe il 6 gennaio. Al mattino, a Pozzo di Gotto e al pomeriggio a Barcellona, a testimonianza dell’antica separazione dei due Comuni, poi unificati. Si comincia, quindi, la mattina, a Pozzo di Gotto con il corteo che si snoda lungo le strade dal sapore antico del quartiere di Idria. Il corteo è aperto da una grande stella cometa, che rappresenta la “guida” dei Re Magi verso la grotta di Betlemme. La stella è seguita dai suonatori di fisarmonica, ciaramelle e tamburi.

Seguono i fedeli, tra cui un gruppo numeroso di bambini vestiti in abiti tradizionali siciliani, che rappresentano la società contadina. Ci sono le pacchiane, (contadinelle), i viddani (i contadini) con i cesti colmi di aranci, finocchi e frutta, i picurari (pastori) con ricotte e agnellini, i funnari (panettieri), con fette di pane casereccio e i cacciaturi. A questo gruppo si accodano i regini (le regine), giovani donne con corone e diademi e raffinati abiti di pizzo bianco e che simboleggiano le nobili figure femminili dell’Antico Testamento che rendono omaggio al Bambinello.

Da ultimo, ecco Maria con in braccio Gesù e San Giuseppe, seguiti dai Magi, che chiudono il corteo sul dorso degli asinelli, il comune mezzo di trasporto nelle campagne siciliane di un tempo. Nel pomeriggio si replica, in misura ridotta, a Barcellona, con partenza dalla chiesa del Crocifisso e arrivo presso la chiesa dell’Immacolata.

INFO: www.comune.barcellona-pozzo-di-gotto.me.it




In Sicilia, sulle tracce di Montalbano con la nuova Jeep Cherokee, tra paesaggi resi ancor più famosi dal simpatico Commissario

La Sicilia non ha bisogno di presentazioni: la sua storia plurimillenaria è nota almeno al pari delle bellezze naturali. Ma vivendo nell’epoca della comunicazione di massa, più dei romanzi di Andrea Camilleri, è la loro trasposizione televisiva ad attrarre un turismo che vuole visitare i luoghi resi celebri da Commissario Montalbano. Lo fanno in tanti, lo facciamo anche noi.
Si parte da Catania – Tutto questo è portata di weekend: scegliendo come base di partenza Catania, dove chi arriva in aereo può scegliere autonoleggi di ogni categoria. Weekend Premium, testata avvezza a una buona attenzione allo stile come alla praticità, non ha esitato, scegliendo l’ultima nata di Jeep. Cherokee Model Year 2019, in allestimento Overland: sport utility spaziosa e potente, sicura e confortevole e, all’occorrenza, una vera Jeep, pronta al fuoristrada anche con tanto di marce ridotte.

La nuova Cherokee

Restyling approfondito, con nuovo aspetto anteriore per il cofano spiovente in alluminio, separato dai parafanghi, la nuova fascia dei fari led di serie e fendinebbia con finiture lucide: al centro le feritoie che caratterizzano le Jeep. Diverso anche il posteriore con aspetto più armonioso: nuovi gruppi ottici con sottile cornice di luci led rosse ad avvolgere stop e lampeggiatori. Portellone composito e ultraleggero, con la maniglia più in alto per una maggior praticità d’uso, e dotato di apertura automatica azionabile con un piede, per accedere al bagagliaio con capienza incrementata di settanta litri.

Dentro Cherokee: l’abitacolo è luminoso grazie al tetto panoramico CommandView opzionale, e mostra una maggior cura per design e comfort. Per il primo, forme scolpite e superfici morbide, finiture Piano Black e Satin Chrome sulle varie cornici; spostato il freno di stazionamento elettrico in posizione più raggiungibile. Consolle centrale ridisegnata con portaoggetti più ampi: spazio garantito per smartphone e altre necessità, strumentazione configurabile con display led Tft che visualizza informazioni utili alla guida, anche se non tutte intuitive o dai comandi lineari.

Strade di Sicilia, verso Vigata, cioè Ragusa

L’interno della Sicilia è costellata da strade importanti, scorrimenti senza incroci a raso, tratti incassati tra pareti appositamente scavate, ponti e viadotti, grandi svincoli (alcuni non si sa se portino davvero da qualche parte). Arteria spesso incredibilmente prive di traffico. Solo con qualche buca o avvallamenti dovuti alla realizzazione su terreni argillosi o franosi. L’ideale per avere “molte gomme e pochi cerchi”: che tradotto dal gergo dei fuoristradisti significa elevata spalla del pneumatico e cerchio dal diametro non troppo spinto. E con Cherokee siamo a posto, per l’avvicinamento alla zona di nostro interesse, compresa in un’area della provincia di Ragusa, osservando la cartina, appena a ovest di Capo Passero, la punta più meridionale dell’isola.

Occhio alle fiction

Senza trascurare il dettaglio che si stiano lambendo località già dichiarate Patrimonio dell’umanità Unesco, eccoci alla caccia del fascino del Commissario Montalbano, lungo itinerari inseriti oramai pianamente nei flussi turistici dell’isola.
A Ragusa, il capoluogo, citata nella fiction come Vigata, meritano comunque la visita il Duomo di San Giorgio, tra le massime espressioni dell’architettura barocca, con portale gotico catalano e facciata a torre con campanile annesso, e grande scalinata.
La Cattedrale di San Giovanni Battista con facciata barocca, la chiesa di Santa Maria dell’Itria: anch’essa, nonostante sopravvisse al tragico terremoto del 1693, fu ricostruita secondo lo stile barocco, al centro del quartiere ebraico di Ragusa Ibla.

Mangiare come Salvo Montalbano

Per un pasto nello “stile di Montalbano”, la trattoria da Calogero (che il Commissario chiama “la Rusticana”), è la meta elettiva dei suoi pasti senza vista-mare. Girovagando per città e dintorni, si trovano riferimenti televisivi come il Ponte dei Cappuccini (puntata “Il ladro di merendine”), la piazza delle Poste e la piazza del Popolo (“La voce del Violino”).

Guidando Cherokee

Assetto evoluto con affinamento delle sospensioni, motore turbodiesel Multijet II da 2,2 litri con testata in alluminio bialbero a sedici valvole, nuovo disegno per pistoni, bielle e albero motore. Maggior silenziosità e minori consumi, nuovo anche il turbo vgt integrato nel collettore di scarico. Ottimo il cambio automatico a nove rapporti con palette al volante.

Altre Vigata – Proseguendo verso sud, Modica è un’alternativa di Vigata, con molte immagini riprese nelle varie stagioni della fiction. Palazzo Polara, il Duomo di San Giorgio, la scalinata verso la casa del medico legale (il Dottor Pasquano, quello dei “cabbasisi”) e, anche se il Commissario non sembra essersene mai interessati, da non perdere la Cioccolateria Bonaiuto. La più antica della città, offre la pasta di cioccolato amara, base per la lavorazione e la realizzazione dei dolci di cioccolato tipici.

Gli altri set

Scicli è la terza alternativa dei set: i luoghi più ripresi sono il Palazzo Comunale (il Commissariato nella fiction) e il Palazzo Iacono (la Questura di Montelusa).
Rotta a 180°, diritti a sud per Sampieri, sul mare: qui ci aspettano la scogliera del Pisciotto, dove si trova la Mànnara, luogo malfamato spesso teatro di eventi della Serie. Le rovine della grande Fornace Penna sono tuttora spettacolari.

La nuova Cherokee : è il momento di dedicare qualche attenzione alla compagna del weekend, l’ultima nata in Casa Jeep: ecco la scheda sintetica.
Lunghezza 462 cm, larghezza 186 cm, altezza 171 cm. Motore a gasolio a quattro cilindri da 2.174 cc, potenza 195 cavalli a 3.500 giri, coppia massima 450 Nm a 2.000 giri, cambio automatico a nove rapporti, trazione integrale con marce ridotte. Le prestazioni: accelerazione 0-100 Km/h in 9,3 secondi, velocità massima 200 km/h, consumo medio: 6,9 l/100 km, emissioni di CO2 179 g/km. (www.jeep-official.com)

Punta Braccetto

Lasciamo Punta Secca sempre seguendo la costa, arrivando a Punta Braccetto, dove le qualità fuoristradistiche di Cherokee sono utili quando usciamo dall’abitato, dirigendoci verso la Riserva Naturale Integrale di Cava Randello. Che attraversiamo rispettosamente, guidando fuori asfalto per raggiungere la meta di questa prima tappa: Donnafugata Golf Resort, il cui nome anticipa il tema della seconda giornata. Golf, appunto, quindi la famosa etichetta di vini, e l’omonimo Castello. Nella seconda tappa, a seguire tra breve.




Da Bronte alla scoperta del Parco dell’Etna (2° giorno)

Dopo aver ammirato le bellezze di Bronte e avere assaggiato le prelibatezze a base di pistacchio in occasione della tradizionale Sagra, vi proponiamo per il secondo giorno del vostro soggiorno una scelta di itinerari per andare alla scoperta delle bellezze storico naturalistiche del territorio, immerso nel Parco dell’Etna. Venite con noi!

Da Bronte al Castello di Nelson

A circa 13 km dal centro di Bronte, al confine con il territorio di Maniace, si trova l’Abbazia di Maniace, o Castello di Nelson. Ci arriviamo in circa un quarto d’ora procedendo sulla SP87. Si tratta di una tenuta di 6556 ettari che venne donata da Ferdinando I di Borbone all’ammiraglio inglese Hotatio Nelson, insieme al titolo di Duca di Bronte, nel 1799, per il suo ruolo nel sedare i moti di Napoli.

Il complesso include un palazzo nobiliare settecentesco e l’abbazia di Maniace, eretta nel luogo dove il generale greco Giorgio Maniace, al comando delle truppe bizantine e normanne, sconfisse i saraceni nel 1040. La chiesa fu fondata nel 1174 da Margherita di Blois, moglie di Guglielmol I. Successivamente, venne annessa al monastero di San Filippo di Fragalà. In stile tardo normanno, spicca per il suo portale ogivale con i capitelli intarsiati. L’interno, invece, è a navata unica, sormontata da un bel soffitto ligneo.

Al suo interno sono conservati alcuni capolavori, come un polittico di scuola siciliana del XIII secolo raffigurante la Madonna in trono con i Santi Biagio, Antonio Abate e Lucia e una tavola bizantina con una Madonna con il Bambino. All’interno del palazzo nobiliare, invece, è stato ricavato un museo (orario: da novembre a marzo ore 14-17.30).

Il Museo Masseria Lombardo

In Contrada Cuntarati, lungo la valle del Simeto e a pochi chilometri da Bronte, sorge invece la Masseria Lombardo, nella quale è stato ricavato il Museo dell’Antica Civiltà Locale. Da Bronte scendiamo verso il bivio Saragoddio dalla Contrada Sciarotto e arriviamo all’ingresso, segnato da un cancello di ferro battuto. Dopo circa 300 metri, arriviamo in una piazzola immersa nel verde, sulla quale si affacciano due edifici uniti da un cortile e da una torre di vedetta.

La Masseria è un luogo ricco di storia. Gli insediamenti umani sono documentati fin dal 500 d.C. L’edificio originario, invece, sarebbe stato costruito dagli arabi e, successivamente, abitato da monaci che vi istituirono un centro che includeva una cartiera, una conceria e un centro di lavorazione della lana.

I resti dei laboratori artigianali dei monaci furono ricoperti da una colata lavica nel 1651, ma negli anni Settanta vennero scoperto da Nunzio Lombardo, che investì mezzi propri per restaurare l’antica cartiera, cercando di mantenere il suo aspetto originario. Nei locali annessi, vi raccolse gli strumenti e gli attrezzi dal 1700 al 1900, dando vita al Museo dell’Antica civiltà locale, di grande valore etno-antropologico

Nel Parco dell’Etna

Uno degli spettacoli più belli che si possono ammirare da Bronte è quello della caratteristica sagoma dell’Etna, innevato in inverno, verdeggiante d’estate. Il territorio di Bronte è incluso nei 10 mila ettari del Parco dell’Etna dove vivono, tra le altre specie, l’Aquila Reale, reintrodotta nel parco dopo una lunga assenza, il gheppio, l’upupa, l’istrice, la coturnice, il culbianco, ma anche lepri e volpi.

Da Bronte è possibile visitare la cosiddetta Zona A del parco, grazie a un percorso misto da fare in auto e a piedi (o in bicicletta). In auto si parte lungo la strada che conduce a Contrada SS Cristo, dalla quale si ammira una suggestiva pianura lavica e conetti vulcanici di diversa datazione, vegliati dal cono del vulcano.

Si può lasciare l’auto e proseguire a piedi alla fine della strada asfaltata, oppure proseguire ancora lungo la strada in basole di pietra lavica fino alla casermetta di Piano dei Grilli. Qui si può proseguire solo a piedi. Oltre il cancello della Forestale inizia il percorso natura che consente di ammirare spettacoli naturali unici.

Nelle vicinanze, si può vedere la Grotta della Neve (o del Collegio), con la sua volta ad arco parzialmente crollata, utilizzata per conservare la neve accumulata al suo interno per in consumo estivo. Lungo il percorso di toccano anche Piano delle Ginestre, a 1200 metri, dove fioriscono le ginestre etnee, Monte Ruvolo, Monte Arso e Monte de’ Fiore, coni vulcanici tra le cui cime vive la maestosa aquila reale.

Plum cake ai pistacchi

 Ingredienti

  • 300 gr di farina
  • 250 gr di zucchero semolato
  • 150 gr di burro
  • 125 gr di yogurt bianco intero
  • 3 uova
  • 50 gr di latte intero
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 125 gr di pistacchi di Bronte
  • 1 goccio di rum

Con un frullino elettrico montate insieme il burro, lo zucchero e 1/3 dello yogurt. Aggiungete poi le uova e metà della farina, continuate a mescolare, poi unite anche il latte e il resto dello yogurt. Quando l’impasto sarà soffice e spumoso, unite anche i pistacchi tritati, il resto della farina, il lievito in polvere e il rum. Mescolate ancora con un cucchiaio di legno senza “smontare” il composto, poi versatelo in uno stampo da plum cake imburrato e infarinato. Cuocete in forno preriscaldato a 170° per circa 30 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare e servite.

DOVE MANGIARE

*Trattoria Conti, Piazza Saitta 16. Bronte, tel 095/692195, trattoria tipica a gestione familiare, offre piatti della cucina tradizionali, alcuni a base di pistacchi. Prezzo medio € 25.

*Casolare delle Balze, Contrada Balzitti, Bronte, tel 095/690406, www.casolaredellebalze.it Cucina siciliana e brontese con piatti a base di prodotti del territorio, salumi e formaggi. Anche pizza cotta in forno a legna. Nelle vicinanze di Castello Nelson.

DOVE DORMIRE

*La Fucina di Vulcano***, SS 284, Contrada Piano Palo Difesa, Bronte (CT), tel 095/693730, www.hotelristorantetna.it, struttura con 9 camere recentemente rinnovate con climatizzatore, telefono, wi fi gratuito, TV, bagno privato, terrazzo con vista sul giardino. Possibilità di colazione su terrazza panoramica, escursioni sull’Etna, noleggio bici e visite guidate. Doppia da € 65.

*Hotel Parco dell’Etna***, via Generale Dalla Chiesa 1, Bronte (CT), tel 095/691907, www.hotelparcodelletna.it In splendida posizione con vista sull’Etna e punto di partenza per itinerari naturalistici e culturali. Anche ristorante e pizzeria. Doppia da € 70.

INFO

www.parcoetna.it




Weekend a Bronte, la capitale del pistacchio (1° giorno)

Due interi fine settimana, quelli che vanno dal 28 al 30 settembre e quello del 5,6 e 7 ottobre, all’insegna del pistacchio. A Bronte, il Comune della provincia di Catania che sorge alle pendici dell’Etna, si tiene infatti la Sagra del Pistacchio, una grande festa per celebrare “l’oro verde”, tra incontri culinari, intrattenimento, spettacoli e, naturalmente, degustazioni di ricette a base di pistacchio, nelle versioni dolci e salate.

Si va dalla salsiccia alla pasta al pistacchio, dal salame al formaggio, dalla crema da spalmare al liquore, e perfino il caffè. Cavallo di battaglia sono i dolci, tra cui paste, torte, gelati, torroni, granite e tutto quanto la fantasia di chef e pasticceri suggerisce.

Una cittadina ricca di storia

Chi arriva a Bronte in occasione della Sagra del Pistacchio non può lasciarsi sfuggire l’occasione per visitare la cittadina e le sue eccellenze artistiche e architettoniche che fanno di questo Comune di circa 20 mila abitanti alle pendici dell’Etna un vero e proprio gioiello.

La sua nascita risale al 1520, quando Carlo V d’Asburgo, con decreto imperiale, di fatto “riunisce” in un unico nucleo ventiquattro piccoli agglomerati urbani, i “casali”. Durante il Risorgimento, da Bronte passò anche Giuseppe Garibaldi che si accingeva a unificare l’Italia. A Bronte, tuttavia, si imbatté i n una rivolta cittadina, poi soffocata nel sangue da Nino Bixio, che fece fucilare brontesi ribelli.

Da vedere in centro

Bronte è famosa anche per il grande numero di edifici religiosi. Impossibile visitarli tutti in un weekend, ma ne abbiamo selezionati alcuni che valgono certamente una visita. Tra questi c’è la Chiesa Madre della SS Trinità, la più antica di Bronte, che sorge tra via Matrice, via Santi e via San Giuseppe. La cattedrale è stata costruita così come la vediamo oggi nella prima metà del Cinquecento (1505 -1579) accorpando la chiesa Maggiore di Santa Maria e la vicina chiesa della SS Trinità. Al suo interno conserva un prezioso crocifisso ligneo del Cinquecento. Il campanile, invece, risale al 1579.

La seconda tappa è il Santuario dell’Annunziata, che sorge nella parte ovest del paese. Incerta la data precisa della sua costruzione, anche se l’origine è cinquecentesca. Sulla campana grande è incisa una data, 1505, e sempre in quell’anno si fa menzione della chiesa nei registri matrimoniali. Alcuni storici, tuttavia, sostengono che il santuario fu costruito dopo l’arrivo a Bronte di un’immagine sacra della Madonna, nel 1543, e che la datazione deve quindi essere posticipata al 1595.

Il santuario si presenta con una facciata sobria sulla quale spiccano un portone in arenaria e una finestra in pietra lavica. Al suo interno, sono conservati capolavori come La Madonna insieme a San Francesco, Sant’Orsola e Santa Chiara, e l’Annunciazione di Maria. Lungo la parete sinistra della chiesa di trova anche l’Oratorio di Gesù e Maria, sede dell’omonima Confraternita fondata nel XVI secolo.

In Corso Umberto si trova anche il complesso settecentesco del Real Collegio Capizzi, voluto da Monsignor Ignazio Capizzi e divenuto poi uno dei centri di istruzione più importanti della Sicilia. Il complesso include la Chiesa del Sacro Cuore, la Cappella dell’Immacolata, la Biblioteca Borbonica, che custodisce alcuni preziosi volumi donati dai Gesuiti prima della loro fuga dalla Sicilia, e una Pinacoteca, dove si trovano, tra gli altri, l’autoritratto del filosofo Nicola Spedalieri del XVIII secolo e un quadro di Agostino Attinà che ritrae gli uomini illustri di Bronte del XIX secolo.

Dopo aver visitato il centro storico, vi lasciamo alla Sagra del Pistacchio, consigliandovi di fermarvi per il pranzo o per la cena in una delle trattorie che offrono gli ottimi piatti della cucina locale. Noi vi diamo appuntamento a domani, quando vi accompagneremo alla scoperta dei dintorni di Bronte e del Parco dell’Etna.

La sostanziosa cucina di Bronte

Se il pistacchio è “l’oro verde” di Bronte, lo stesso colore potrebbe essere assunto a simbolo della cucina tipica brontese. Di chiara tradizione contadina, spicca per la stagionalità degli ingredienti e per la loro origine “povera”, ma sostanziosa.

Asparagi, funghi, ortaggi, fichi d’India e legumi sono tra gli ingredienti principe. Con fagioli, ceci, lenticchie e fave si preparano minestroni e zuppe, ma anche farine che fanno da base per la polenta. Il frumento si consuma bollito e condito con un filo di olio d’oliva. Ottima la minestra maritata, una frittura di verdure selvatiche cotte e saltate in padella con aglio e peperoncino.

Nei piatti tradizionali si utilizza poi la pasta fatta in casa, come i maccaruni, bastoncini di circa 20 cm arrotolati a mano su una tavola di legno, conditi con il sugo di coniglio selvatico, oppure la pasta ‘ncasciata, maccheroni conditi con mollica fritta, finocchietti selvatici, sarde e sugo di pomodoro.

Quando le temperature di abbassano, l’ideale sono i frascaturi, polenta di farina di ceci servita con carne di maiale a pezzetti e verdure miste, tra cui cavolfiori e finocchietti selvatici. Da non perdere, le pennette ai pistacchi, che potete provare a fare anche voi con la nostra ricetta, che possono essere arricchite, a seconda dei gusti, anche con gamberetti, salmone o vongole.

Tra i secondi piatti, spicca la carne, tra cui coniglio, agnello e capretto, come da tradizione contadina, la salsiccia con finocchietto selvatico o pistacchi, da gustare in umido o con la salsa di pomodoro. Da provare il castrato alla brace e la caponata, a base di melanzane, olive, sedano, zucchine, capperi, cipolla e pomodoro. Accompagnata dal pane di Bronte, cotto nei tradizionali forni a pietra.

Tra i dolci, troviamo le paste di mandorle, i ravioli fritti con la ricotta fresca, la filletta, le nuvolette, i cosza ruci, dolci a forma di cuore con pasta di mandorle e glassa bianca, i panitti, che si consumano nel periodo natalizio, e hanno un impasto di mandorle, pistacchi, mele e fichi secchi. C’è poi il vino cotto, che si ottiene prolungando il tempo di ebollizione del succo dei fichi d’India, e i mastazzori, anch’essi a base di fichi d’India.

Pennette al pistacchio di Bronte

Ingredienti

  • 200 gr di pistacchi di Bronte Dop sgusciati
  • 300 ml di panna da cucina
  • 150 gr di prosciutto cotto in una sola fetta
  • 350 gr di penne rigate
  • 1 cipolla media
  • 1 noce di burro
  • Sale e pepe

Tritate finemente la cipolla e macinate i pistacchi sgusciati servendovi di un frullatore o di un mortaio. Fate sciogliere una noce di burro in una padella antiaderente e fate saltare la cipolla. Aggiungete poi il prosciutto cotto tagliato a cubetti e fate rosolare il tutto per 3/4 minuti. Unite poi la panna, il sale e il pepe. Mescolate, poi unite anche i 3/4 dei pistacchi tritati e mescolate finchè la panna non avrà assunto una colorazione verde. Mettete a cuocere le pennette in abbondante acqua salata. Scolatele e gettatele nella padella insieme alla salsa ai pistacchi. Mescolate a fuoco lento per qualche minuto. Servite con una spolverata di granella di pistacchi.

COME ARRIVARE

In auto: Bronte dista circa 50 km da Catania. Si può percorrere la A18 o la A19 con uscita Bronte, oppure la Superstrada Paternò -Catania e proseguire sulla SS284 in direzione di Bronte.

DOVE MANGIARE

*Il Fiorentino, contrada Serra Sp 87, Bronte, tel 095/691800, www.ilfiorentinoristorante.it Offre piatti della cucina locale con ingredienti rigorosamente freschi. Specialità piatti a base di pistacchi. Prezzo medio a persona € 30/35.

*Pepe Rosa, Corso Umberto I 226, Bronte, tel 095/7724476, cucina tradizionale e creativa con piatti a base di pistacchio, dai primi al dolce. Prezzo medio  € 35.

DOVE DORMIRE

*Agriturismo Rurale Oro Verde, Contrada Rivolia, Bronte, tel 095/691389, www.agriturismoruraleoroverde.it  Dispone di 10 comode camere con vista sull’Etna, dotate di bagno privato, TV, wi fi, asciugacapelli. A disposizione sala lettura e ristorante con piatti tipici. Doppia con colazione da € 65.

*Azienda Agricola Cuntarati, via Plutone sn, Bronte, tel 095/693131, www.aziendagricolacuntarati.com, struttura immersa nel verde, tra ulivi secolari e il fiume Simeto. Dispone di 7 camere di cui una per disabili, provviste di climatizzatore, TV, bagno privato, doccia. Ampia terrazza. Doppia da € 60.

INFO

www.prolocobronte.it




A San Vito lo Capo, tra riserve naturali e antiche tonnare (2 parte)

I dintorni di San Vito lo Capo sono una meraviglia della natura. Non solo un mare cristallino, ma montagne, sentieri, calette e grotte e due Riserve Naturali tutte da scoprire. Ecco, allora, che, dopo avervi accompagnati, nella prima parte dell’itinerario, al Cous Cous Fest, in questa seconda puntata vi suggeriamo alcune escursioni e mete da non perdere.

La Riserva Naturale dello Zingaro

Istituita nel 1981, è la prima Riserva Naturale della Sicilia. Del perché si chiami “dello Zingaro” non è dato a sapere. Non si hanno infatti notizie di insediamenti di nomadi, ma solo una colonia di Lombardi nel XIII secolo.

La Riserva si estende per 7 chilometri nel tratto di costa che va da San Vito lo Capo a Castellamare del Golfo e ha un’estensione di 1700 ettari che occupano gran parte della penisola di San Vito lo Capo. Dista appena 15 minuti dal paese e per accedervi è richiesto un biglietto di ingresso (intero € 5, ridotto € 3 per ragazzi fino a 14 anni, scuole € 1, over 65 gratuito). La zona costiera si compone di calette pittoresche che si affacciano su un mare cristallino dalle mille sfumature dell’azzurro e del verde. In pochi minuti a piedi dalla biglietteria si arriva alla Tonnarella dell’Uzzo, una delle spiagge più frequentate nella stagione estiva, ma che offre il meglio in autunno e in primavera.

Chi ama andare alla scoperta delle spiagge più “segrete”, può prendere il sentiero della costa che tocca Cala Torre dell’Uzzo, Cala Marinella, Cala Beretta, Cala della Disa, Cala del Varo, fino a Cala della Capreia, che tocca il territorio di Scopello. Il paesaggio montuoso raggiunge vette notevoli, come Monte Scardina, Monte Speziale, Monte Acci e Monte Passo del Lupo, habitat di uccelli e, in particolare, di rapaci come il Falco Pellegrino, il Gheppio, la Poiana, il Barbagianni, l’Aquila di Bonelli e il nibbio.

La vegetazione endemica comprende invece alcune specie rare, come il Limonio di Todaro,il Fiordaliso di Sicilia, l’Orchidea di Branciforti e la Palma Nana, simbolo della riserva naturale. Con le sue fogli, i contadini in passato creavano oggetti di uso quotidiano, che oggi si possono ammirare nel Museo della Civiltà Contadina all’interno della Riserva. Oltre a questo, sono presenti altri piccoli musei che valgono una visita. Tra questi il Museo Naturalistico, il Museo delle Attività Marinare e il Museo della Manna.

Altri interessanti siti sono Borgo Cusenza, un gruppo di case abbandonate nei primi anni Cinquanta e oggi al centro di un progetto di recupero, e la Grotta dell’Uzzo, a ridosso della costa, che conserva le testimonianze dei primi insediamenti preistorici della zona.

Le escursioni nella Riserva di Monte Cofano

Da San Vito lo Capo, in meno di venti minuti si raggiunge la Riserva di Monte Cofano, che rientra nel Comune di Costunaci, tra San Vito e Trapani. Lasciando l’auto alla biglietteria si arriva a piedi alla Tonnara di Cofano, dove svetta la splendida Torre di Tuono, eretta nel 1500 per difendere l’antico borgo marinaro e la tonnara. Per la sua forma quadrata e le pareti concave è l’unica di questo genere in tutta la Sicilia. Se le temperature lo consentono, si può anche fare il bagno nelle acque limpide che circondano la tonnara.

Gli appassionati di trekking, o di MTB, possono invece prendere il sentiero della Forestale che parte dal lato di Castelluzzo e circonda il monte, fino ad arrivare all’ingresso ovest, sul lato di Custonaci. Lungo il percorso si incontra la Grotta del Crocifisso con una piccola cappella e, poco più avanti, la Torre di San Giovanni, di epoca borbonica.

Sempre sul versante ovest, in località Scurati, sul costone del monte si trovano alcune interessanti grotte risalenti al Paleolitico Superiore che conservano tracce di insediamenti preistorici tra cui fossili, graffiti, armi, utensili. Le grotte, nell’Ottocento, vennero utilizzate dagli eremiti. Successivamente, durante la Seconda Guerra Mondiale, qui trovarono rifugio gli sfollati. Oggi, molte di esse sono adibite a ricovero per gli attrezzi da lavoro contadino.

La più famosa è la grotta Mangiapane, che prende il nome dalla famiglia che l’ha abitata fino agli anni Ottanta del Novecento. Si presenta come un piccolo agglomerato che conta alcune casette rurali, una cappella e stradine di ciottoli. Durante il periodo natalizio viene trasformata in un suggestivo presepe vivente e animata dai cittadini di Custonaci.

Visita alla Tonnara del Secco

Uno dei luoghi simbolo di San Vito lo Capo è la Tonnara del Secco, che sorge ad appena tre km dal centro abitato. Qui la pesca e la lavorazione del pesce sono attestate fin dal IV secolo a.C, come testimoniano i resti delle vasche proviste di una canaletta di scolo per lo scarico delle acque.

Oltre agli edifici più moderni della tonnara, rimasta in funzione fino al 1969, si possono ancora vedere alcuni edifici patrizi, dove i nobili si accomodavano sui terrazzi per assistere alla “mattanza”, la pesca dei grossi tonni che in primavera percorrevano le acque del golfo di Castellamare per andarsi a riprodurre. Una curiosità: qui sono state girate alcune scene di film celebri, come Cefalonia e Viola di mare.

L’ascesa di Monte Monaco

Un’altra bella escursione che ci sentiamo di consigliarvi è il percorso a piedi che da San Vito conduce alla vetta di Monte Monaco, la cima che sembra abbracciare tutto il paese.

Ci si arriva grazie a un sentiero storico, recentemente ripristinato, che parte da via Mondello, alle spalle del paese, e in circa 1 ora e mezzo conduce sulla vetta, tra profumi e macchia mediterranea. Il percorso è ben segnalato e accessibile a tutti. In prossimità della vetta si trovano i resti di una cava di marmo e una maestosa croce di legno. Ma la vera sorpresa è la vista mozzafiato, che spazia a 360° dalla costa che va da Erice a Monte Cofano a ovest, a quella che da San Vito lo Capo si collega al Golfo di Castellamare a est. Spingendo ancora oltre la vista si possono ammirare anche i monti che circondano Palermo, mentre a sud si arriva a vedere la dorsale del Monte Speziale e fino al Monte Sparagio.

I sapori del trapanese

Il piatto principe di San Vito lo Capo è il cous cous alla trapanese, che abbina la semola al pesce fresco. Impossibile resistere alle arancine di riso, alla carne, al burro o in fantasiose varianti. Tra lo street food locale ci sono le panelle, frittelle di farina di ceci racchiuse in un panino. Con le melanzane si preparano la caponata e le cotolette.

Tra i primi piatti abbondano i condimenti a base di pesce, come la pasta con le sarde, gli spaghetti alle vongole o al nero di seppia. Tra le paste al forno troviamo la ‘ncaciata, citata anche nel celebre serial “Il Commissario Montalbano, e il timballo di anellette, Da non perdere la celebra pasta alla Norma e le busiate al pesto alla trapanese, di cui trovate qui sotto la ricetta.

Tra i secondi, troviamo gli sgombri lardiati, il tonno in agrodolce, i calamari fritti o la caponata di pesce spada. Imperdibili i dolci, tra cui la cassata, i cannoli, le graffe, le cassatelle di ricotta, le pesche, ma anche i bigné, i pasticcini, gli ericini alla pasta di mandorle, il caldo freddo, un delizioso mix di gelato e cioccolato caldo.

Busiate al pesto alla Trapanese

Ingredienti

  • 600 gr di busiate (pasta tipica trapanese)
  • 500 gr di pomodori da salsa
  • 40 gr di mandorle pelate
  • 4 spicchi di aglio
  • 1 mazzetto di basilico
  • 100 gr di pecorino grattugiato
  • Olio EVO
  • Sale e pepe q.b.

Tritate poi pestate insieme le mandorle, l’aglio e il basilico, aggiungendo un filo di olio di oliva. Quando sarà il tutto ben amalgamato, unite anche il pecorino grattugiato e mescolare. Mettete poi i pomodori a sbollentare nell’acqua calda per qualche minuto, poi pelateli, puliteli dai semi, tagliateli grossolanamente a pezzettoni e passateli nel mortaio. Unite anche gli altri ingredienti, il sale e il pepe. Aggiustate di olio. Cuocete la pasta in acqua salata, scolatela quando è al dente e versatela nel tegame con il sugo. Mescolate e servite.

COME ARRIVARE

San Vito lo Capo si trova tra Trapani e Palermo. Si può prendere il traghetto per Palermo e da qui un collegamento marittimo per San Vito lo Capo. In alternativa, si vola per Palermo o Trapani Birgi e si noleggia poi un’auto. Da Palermo: autostrada A29 con uscita Castellamare del Golfo, poi SS187 per San Vito lo Capo. Da Trapani: SS187, all’altezza di Baglio Messina si prosegue per Custonaci e dopo 10 km si arriva a San Vito lo Capo.

DOVE MANGIARE

*Gna’Sara, via Duca degli Abruzzi 6, San Vito lo Capo, tel 0923/972100, www.gnasara.it Locale sobrio con un bel dehors dove riscoprire i piatti della tradizione, tra cui il cous cous di pesce e le busiate fatte a mano. Prezzo alla carta da € 30 a € 67.

 *Da Alfredo, Contrada Valanga 3, San Vito lo Capo, tel 0923/972366, www.ristorantealfredosanvito.it locale a gestione familiare che offre una cucina siciliana autentica e saporita. Ottima la pasta fatta in casa. Menù € 30-45; alla carta € 27-57.

DOVE DORMIRE

*Hotel Villa Sauci****, Contrada Sauci, San Vito lo Capo, tel 0923/972370, www.villasauci.com Affacciato sul mare, a pochi km da San Vito e dalla Riserva dello Zingaro, dispone di camere e suite, alcune con jacuzzi, balcone o terrazzo arredato. A disposizione, piscina scoperta, terrazza comune con barbecue e noleggio bici. Doppia con colazione da € 119.

*Al Ritrovo***, via Colombo 314, Castelluzzo, San Vito lo Capo, tel 0923/975656, www.alritrovo.it Comodo alle principali attrazioni, dalla spiaggia di Bue Marino, alla Tonnara di Scopello a San Vito, dispone di camere ampie e luminose, dotate di balconcino con vista panoramica sulle montagne. Inoltre, ristorante bar con vista sulle montagne, piscina e terrazza panoramica con idromassaggio. Doppia da € 54.

INFO

www.sanvitoweb.com

www.visitsicily.info




A San Vito lo Capo per il Cous Cous Fest (1° parte)

Tutto è pronto a San Vito lo Capo (TP) per l’edizione 2018 del Cous Cous Fest, la manifestazione che ogni anno porta sulla costa nord occidentale della Sicilia i sapori del mondo, tra sfide gustose, degustazioni, concerti, spettacoli, con un unico denominatore: il cous cous, il piatto di origine nordafricana a base di pasta di semola che si presta a centinaia di varianti…per tutti i gusti. Quest’anno, l’appuntamento è dal 21 al 30 settembre. Venite con noi!

San Vito, tra storia e leggenda

San Vito lo Capo dista appena 39 km da Trapani, sulla costa nord occidentale della Sicilia. Racchiusa nella baia compresa tra la Riserva Naturale dello Zingaro e la Riserva Naturale di Monte Cofano, vanta un territorio di rara bellezza, che si affaccia su un mare cristallino dalle intense tonalità del blu.

Numerose testimonianze archeologiche fanno pensare a insediamenti umani in questa zona già dal Paleolitico. Tuttavia, il primo nucleo di quello che sarebbe diventato San Vito lo Capo, risalirebbe al 300 d C attorno alla cappelletta dedicata a San Vito Martire, patrono della città.

A spasso per il centro

Il nucleo storico si snoda attorno a via Savoia, la strada principale, che conduce direttamente al mare. Nel tratto chiuso alla circolazione a motore si possono ammirare scorci suggestivi, tra coloratissimi murales, splendide piante rampicanti, antichi abbeveratoi in pietra trasformati in fioriere e panchine di ferro battuto.

La nostra prima tappa è presso il Santuario di San Vito, in stile arabo normanno, dalle dimensioni imponenti: ben 104 metri base e 16 di altezza, con mura spesse da 2 metri e mezzo a 20 centimetri. Poco distante, si può vedere anche il tempietto di Santa Crescenzia, dedicato alla nutrice del santo.

Procedendo ancora lungo via Savoia vale la pena fare una visita al Museo del Mare, che conserva importanti reperti archeologici recuperati dai fondali marini, tra cui i resti della nave arabo-normanna che giace ancora nella zona antistante il Faro. Proprio questo è un altro dei simboli di San Vito lo Capo. Si tratta, infatti, di uno dei fari più importanti della Sicilia. La sua potente luce, di notte, arriva oltre le venti miglia marine.

Un altro edificio degno di nota è Palazzo La Porta, sede del Municipio. Costruito nel XIX secolo, conserva ancora oggi gli antichi pavimenti di maiolica e l’atrio basolato con pietra locale secondo l’uso ottocentesco. Lo splendido giardino alle spalle del palazzo ospita ogni anno mostre e iniziative culturali.

Ci spostiamo invece verso Ovest rispetto alla via principale e ci troviamo nella zona della città un tempo abitata dalla classe agricola. I portoni delle abitazioni mantengono ancora una struttura molto ampia per permettere il passaggio di piccoli carri. Dirigendosi, invece, verso est rispetto a via Savoia si trovano invece ampi marciapiedi ornati da fiori variopinti e aiuole colorate.

Infine, per godere del sole ancora caldo di inizio autunno, ci spostiamo nella spiaggia di San Vito, frequentatissima nella piena stagione estiva. Ma è proprio “lontano dalla pazza folla”, che i suoi fondali bassi e le sue acque cristalline offrono il meglio di sé. Vale di certo una sosta prima di immergersi nelle atmosfere cosmopolite del Cous cous Fest.

Tutto il bello del festival: le case del cous cous

È una festa, ma, soprattutto, un modo per condividere gustose ricette e confrontarsi con culture diverse. Algeria, Brasile, Costa d’Avorio, Eritrea, Francia, Israele, Italia, Marocco, Mauritania, Senegal, Tunisia, Turchia sono i paesi che si sfidano all’ultimo cous cous circondati da un pubblico sempre più numeroso e affezionato. Più di 40 le ricette, tutte diverse, che si potranno assaggiare.

Il piatto della pace si può gustare presso le 6 case del Cous Cous (dalle 12 alle 24), dislocate lungo le vie del centro, oppure in una tenda berbera o al Waha dove avrete la sensazione di trovarvi tra le dune del deserto.

 Presso la Casa del Cous Cous dal Mondo, in via Regina Margherita, angolo via Abruzzi, si potranno gustare i sapori internazionali. Spostandosi presso la Casa del Cous Cous del Mediterraneo, in piazza Carlo Berbera, ci aspettano invece piatti della cucina nordafricana. Sulla spiaggia si trovano invece la Casa del Cous Cous del Maghreb, all’altezza dell’hotel Capo San Vito, che offre i piatti più autentici di cous cous, Al Waha, nei pressi di via Savoia, che propone ricette di cous cous per tutti i gusti, dalle varianti internazionali a quelli del territorio al riso. All’altezza della Villetta Faro si trova infine la Casa del Cous Cous di San Vito lo Capo, che vede protagoniste le varianti locali.

La novità dell’edizione 2018 è il nuovo punto di degustazione Cous Cous & Friends, all’altezza di piazza Barbera, che propone specialità mediterranee, come la moussaka e le kolokythokeftedes (le polpette di zucchine e feta) greche, il tajine marocchino di pollo e verdure o le le casarecce con pesto alla trapanese.

Inoltre, con un ticket di 2 euro, acquistabile presso lo stand Dolcemente Sicilia, si potranno degustare le più appetitose ricette della pasticceria siciliana, dalla cassatella al cannolo, dalla pignolata alla cassata, passando per le sfince, i bigné e le macedonie di frutta.

I “Campionati” e gli show cooking

Due gli eventi principe della manifestazione, che radunano ogni anno chef provenienti da tutto il mondo: il Campionato Italiano di Cous Cous e la Cous Cous World Championship, in cui gli chef concorrono per il premio di miglior cous cous. Lo scorso anno il primo posto è stato conquistato dalla Palestina con la ricetta del cous cous con finocchio e melograno crumble, filetto di orata alla griglia e spolverata di sommacco selvatico degli chef George Suheil Srour di Ramallah ed Elias Bassous di Betlemme.

Per tutta la durata del festival, poi, acquistando un ticket da 10 euro si potrà partecipare ai cooking show presentati da Andy Luotto ed Eliana Chiavetta, dove si potranno degustare le ricette preparate dagli chef, ascoltando, nel contempo, le loro storie e i loro aneddoti, tentando di carpirne i segreti.

Presso l’Expo Village, nelle vie principali di San Vito, si potranno invece trovare le bancarelle di un coloratissimo mercato dove poter ammirare e acquistare prodotti di artigianato locale e provenienti da terre lontane. Non mancheranno nemmeno incontri, talk show e spettacoli gratuiti a tema enogastronomico con giornalisti, chef ed esperti di fama internazionale.

 Cous Cous alla marocchina

 Ingredienti

  • 250 gr di cous cous
  • 2 carote
  • 2 zucchine
  • 150 gr di ceci
  • 1 litro di brodo vegetale
  • 200 gr di carne di manzo
  • 200 gr di carne di agnello
  • ½ cipolla
  • Olio EVO q.b
  • Coriandolo, zenzero, paprika in polvere q.b

In un tegame versate un filo di olio e la cipolla tritata, fatela appassire, poi fate scottare la carne a pezzetti. Ricoprite la carne con il brodo vegetale, tenendone da parte un po’ per il cous cous. Fate sobbollire per almeno 30 minuti, aggiungendo a metà cottura il sale, lo zenzero e la paprika. Nel frattempo, tagliate per il lungo le zucchine e le carote e aggiungeteli alla carne insieme ai ceci precotti. Fate cuocere per altri 30 minuti. Disponete il cous cous in una teglia fino a creare uno strato sottile e irroratelo con qualche mestolo di brodo. Lasciate riposare per 3 minuti ricoprendolo con una pellicola trasparente. Sgranatelo poi con una forchetta per evitare grumi. Disponete poi il cous cous su un piatto di portata e aggiungete le verdure, insieme al sugo dello stufato di carne. Mettete la carne al centro e servite con una spolverata di coriandolo.

DOVE MANGIARE
*Profumi del cous cous, via Regina Margherita 80, San Vito Lo Capo, tel 0923/974155, www.ghiblihotel.it  Offre un menù con ricette a base di cous cous e di specialità siciliane. Bella location nella corte interna tra piante di agrumi. Costo alla carta da € 29 a € 63.

*Rais, via Principe Tommaso 8, San Vito lo Capo, tel 340/0902838, www.sanvitolocaporais.it, locale elegante a ridosso della via principale. Offre un menù a base di pesce fresco, primi piatti raffinati e cous cous. Ampia scelta di vini.

DOVE DORMIRE
*Calampiso Sea Country Resort****
, Contrada Sauci Grande, San Vito lo Capo (TP), tel 0923/1875116, www.calampiso.it Doppia da € 127,50, tripla da € 140,25, family da € 182, 75. Pacchetto di 3 notti in ½ pensione, volo a/r Roma-Trapani e ticket per il cous cous festival da € 599 a persona

*Hotel Achibea***, Via Verdesca 26, San Vito Lo Capo, tel 0923/975383,  www.hotelachibea.it Nella splendida cornice della Riserva dello Zingaro, offre camere climatizzate con vista sulla piscina o sulla montagna. Doppia con colazione da € 139, tripla da 169.

INFO

www.couscousfest.it




Nel cuore del Mediterraneo: le Isole Egadi, una vera oasi di pace

Per perdesi nel mare Mediterraneo dovete invece lasciare l’auto al porto di Trapani per imbarcarvi sul traghetto o sull’aliscafo che portano alla piccola isola di Levanzo, nell’arcipelago delle Egadi. Le sue spiagge selvagge sono in gran parte raggiungibili solo con le barche dei pescatori, anche se a Cala Fredda, contraddistinta da una spiaggia di sassi e un comodo scivolo, e alla più selvaggia Cala Minnola si può arrivare anche via terra.

Grotta del Genovese

Un soggiorno a Levanzo è un’esperienza mistica, dato il silenzio e la presenza quasi invadente di quel mare che la circonda, dove pare sia ritornata a nuotare la rarissima foca monaca. Famosa è la grotta del Genovese, con graffiti preistorici. Levanzo non è particolarmente ricca di strutture alberghiere ma un buona sistemazione è rappresentata dall’Albergo Paradiso, accogliente tre stelle a gestione famigliare. Nel suo ristorante va assolutamente provato il cous-cous con pesce, dalle evidenti influenze arabe.




A Noto, tra calette e riserve naturali paradisiache

A questo punto ci spostiamo sulle due grandi isole italiane: Sicilia e Sardegna. Nella prima, nei pressi di Noto, gioiello del barocco Patrimonio Mondiale Unesco, troviamo la Riserva di Vendicari, un’ oasi faunistica e avicola per uccelli migratori con oltre sette chilometri di costa con sabbia fine e roccia.  La spiaggia più selvaggia e green è quella di Marianelli, tra dune, mandorleti e limoneti nella zona nord della riserva. La più famosa è Calamosche, meglio conosciuta dagli abitanti del posto come “Funni Musca”, una caletta sabbiosa che si estende per circa 200 metri, delimitata da due promontori rocciosi che fanno da riparo alle correnti, con il risultato di un mare sempre calmo e cristallino.

Spiaggia di Calamosche

All’interno dell’area protetta si trovano la Torre Sveva edificata tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, in epoca aragonese; una tonnara abbandonata nei primi anni del Novecento e un impianto romano per la lavorazione del pesce e per la produzione del “garum”, tipica salsa usata dai romani per condire i cibi. L’alloggio in zona è assicurato dal resort Terre di Vendicari, ospitato in una masseria settecentesca all’interno della riserva. Il giardino ricchissimo di piante e fiori di ogni genere, dispone di ben 1800 piante di fichi d’india. Tra i piatti da provare sicuramente la pasta con il pesto di pistacchio di Bronte, una delle leccornie della cucina siciliana.




Borghi d'(A)mare: Marzameni e la ricetta dei cavatelli con la bottarga

Il suo nome deriva dall’arabo Marsa al hamen è significa “rada delle tortore”. Il perché è facilmente intuibile soprattutto in primavera, quando questi delicati uccelli si fermano numerosi nel centro storico. Marzameni, situato nell’estrema parte meridionale della Sicilia, in provincia di Siracusa, ha origini che risalgono attorno all’anno Mille, quando il primo insediamento arabo si è sviluppato intorno a una tonnara, principale fonte di sostentamento per i pescatori. In seguito, la tonnara di Marzameni è diventata la seconda più importante della Sicilia, dopo quella di Favignana, ed è stata dismessa solo pochi anni fa, rimanendo comunque un’attrazione per quanti si lasceranno incantare da questo borgo dal fascino antico, dalle atmosfere quasi africane. Proprio il tonno è uno degli ingredienti principali della cucina locale e viene ancora cucinato secondo tradizioni antichissime. Tra le eccellenze, ci sono anche i pomodori ciliegino di Pachino e il celebre Nero d’Avola. Un’altra caratteristica di Marzameni, inoltre, è quella di essere divisa in due parti, di cui una appartiene al Comune di Pachino e l’altra a quella di Noto. Il nostro percorso di visita parte dalla centrale Piazza Regina Margherita, cuore del borgo marinaro. Qui si affaccia il Palazzo del Principe di Villadorata, residenza estiva del nobiluomo proprietario della tonnara, che domina la piazza e due chiese, entrambe dedicate al patrono della città, San Francesco di Paola. Tutt’attorno, si sviluppano le case dei pescatori, che accompagnano il visitatore verso i due porticcioli di Fossa Balata. Quest’ultimo, in particolare, ha fatto da set a registi del calibro di Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores e i fratelli Taviani. Di fronte si trovano le piccole e incontaminate Isola Grande e Isola Piccola. Proprio le spiagge lambite dal mare turchese sono un’altra eccellenza del borgo. Di fronte si trova la Spinazza, in parte libera e in parte attrezzate. Poco distante, spicca la bella spiaggia di Pachino con la sua sabbia candida.

SECONDO GIORNO: Escursione all’Oasi Faunistica di Vendicari

In poco più di un quarto d’ora, percorrendo prima la SP85 e poi la SP19 da Marzameni e Noto, arriviamo alla Riserva Naturale Orientata Oasi Faunistica di Vendicari (www.riserva-vendicari.it) una spettacolare zona umida costiera di 1450 ettari istituita nel 1984 e habitat naturale di aironi, cigni reali, oche e fenicotteri e altri uccelli migratori che nidificano nelle aree paludose. Il mare, invece, con fondali bassi ricchi di posidonia, è popolato da tartarughe marine e pesci multicolori. Si possono scegliere tre diversi itinerari da fare a piedi. L’Itinerario Verde, di circa 5 km, parte dalla Cittadella Maccari, vicino alla spiaggia di San Lorenzo, e tocca la Trigona, le Necropoli bizantine e la Tonnara di Vendicari. L’Itinerario Arancio, invece, si snoda per 4,38 km e consente di visitare la Tonnara, la Torre Sveva, a spiaggia di Vendicari e quella di Calamosche. Infine, l’Itinerario Blu, tocca la zona nord della Riserva, partendo dalla spiaggia di Eloro, gli scavi della città greca per poi arrivare alle spiagge di Marianelli e di Calamosche.

 LA RICETTA: Cavatelli con bottarga, mandorle e ciliegini

Piatto tradizionale della costa meridionale della Sicilia, tra Avola, Marzameni e Porto Palo di Capopassero, realizzato con ingredienti del territorio.

Ingredienti per 4 persone

  • 500 gr di cavatelli freschi, o 300 di cavatelli secchi
  • 100 gr di bottarga di tonno
  • 50 gr di mandorle
  • 10 pomodori ciliegini
  • 2 spicchi di aglio
  • Olio EVO
  • Prezzemolo
  • Pepe

Fate rosolare in una padella l’aglio con l’olio EVO, poi aggiungete i pomodorini lavati e tagliati in quattro e fare cuocere a fuoco medio. A metà cottura, aggiungete le mandorle spellate e tagliate a pezzetti e fate cuocere ancora per 10 minuti. Nel frattempo, lessate i cavatelli, scolateli al dente e versateli nella padella con un po’ dell’acqua di cottura. Aggiungete una generosa spolverata di bottarga grattugiata. Saltate per un paio di minuti e servite con una spolverata di pepe e di prezzemolo tritato.

Il vino: Nassa IGT delle Terre Siciliane, un bianco dal colore paglierino e dal sapore aromatico e fruttato.  Dove ComprareFeudo Ramaddini, Contrada Lettiera, Marzameni (SR), tel 0931/1847100.

COME ARRIVARE  

Con auto a seguito si può raggiungere in traghetto Palermo o Catania da Genova, Livorno, Civitavecchia e Napoli con Grimaldi Lines (www.grimaldi-lines.com ), TTT Lines (www.tttlines.com)  e GNV (www.gnv.it). Si deve poi raggiungere Siracusa con la A19 Palermo-Catania in direzione Catania, poi si prende l’autostrada Siracusa -Gela, con uscita Noto e la SP19 seguendo le indicazioni prima per Pachino, poi per Marzameni.

 DOVE MANGIARE  

*Cortile Arabo, Piazza Villadorata, Marzameni, tel 0931/841678. Lo chef Massimo Ciaquinta realizza piatti ispirati alla tradizione siciliana a base di pesce ed erbe provenienti dall’erbario del ristorante. Prezzo a persona da € 40 a € 55.

*Al Boccone, via Regina Elena 7, Marzameni, tel 0931/8411438. Locale dall’atmosfera intima curata con arredi in pietra a vista e terrazza sul mare. Offre un menù di pesce con ampia scelta di vini siciliani. Prezzo medio da € 30 a € 44.

DOVE DORMIRE

*B&B Suliccentiviale Calleri 97, Marzameni, tel 347/5782779. Struttura a conduzione familiare in posizione strategica. Le camere sono arredate in stile moderno e funzionale, molto colorate. Doppia con colazione da € 70 a € 100, quadrupla da € 130 a € 150.

*B&B Le Maree, via Montoneri 18, Marzameni, tel 327/4540457. Bella e curata struttura su tre livelli con camere di diversa tipologia arredate in colori naturali, tutte con balcone privato con tavolo e poltroncine. A pochi passi dalla spiaggia. A disposizione, sala comune, piscina e ampia hall con vetrate a vista sulla baia. Doppia con colazione da € 100.

INFO: www.marzameni.com e www.siracusaturismo.net




“Estate Diffusa” negli Iblei, una festa per celebrare la stagione del sole in Sicilia

Quattro giorni per andare alla scoperta delle meraviglie barocche della Sicilia, tra alcuni dei “Borghi più belli d’Italia”. È Estate Diffusa, l’evento che, dal 21 al 24 giugno toccherà le perle barocche dell’isola, tra cui Scicli, Modica, Ragusa e Palazzolo Acreide, oltre ai borghi rurali di Monterosso Almo e Chiaramonte Gulfi e il borgo marinaro di Sampieri.

Promossa da Sicilia Ospitalità Diffusa, la festa si apre giovedì 21 giugno a Palazzolo Acreide, borgo montano caratterizzato da una bellezza particolarissima data dall’unione dell’antica architettura magnogreca con quella barocca. Qui è prevista una visita del centro storico tra chiese, musei e teatri del passato. Si potranno degustare prodotti tipici.

Venerdì 22 giugno la festa prosegue nella cittadina di Scicli, dichiarata e riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Si parte con una passeggiata dalla Via Francesco Mormino Penna fino all’antico complesso di Santa Maria della Croce. Raggiunto il Convento si gode di una spettacolare vista sul cuore della città e sulle suggestive grotte di Chiafura.

Nel borgo marinaro di Sampieri è invece prevista una passeggiata fino all’antica Fornace Penna, conosciuta anche come la Mannara del commissario Montalbano: un monumento di archeologia industriale dove, in occasione della festa di Estate Diffusa, sarà possibile fare un salto indietro nel tempo, ricostruendo una giornata di lavoro nel sito.

Sabato 23 giugno a Ragusa l’appuntamento è al Museo Zacco per un’esperienza dedicata alla civiltà contadina e per una visita guidata alla mostra delle opere di Salvatore Anelli con una breve narrazione della storia dei tre Ponti che collegano le vallate della città per raggiungere Piazza San Giovanni.

A Modica la passeggiata si snoda invece attraverso le visite dei Musei Diffusi nel Borgo Antico e si completa con la visita al museo della Medicina Tommaso Campailla.

Domenica 24 giugno, la festa di Estate Diffusa coinvolge tre città: a Ispica è prevista una passeggiata naturalistica nel Parco Forza e nel Giardino dei Frutti Antichi.

A Monterosso Almo il cuore del borgo rurale sarà animato dal Mercatino diffuso dei sapori montani e dell’artigianato. E per gli amanti del cinema sarà possibile visitare i luoghi che hanno incantato molti registi, tra cui il premio Oscar Giuseppe Tornatore, e che hanno fatto da location ad importanti pellicole.

A Chiaramonte Gulfi si potranno visitare gli otto piccoli musei del borgo, alla scoperta dei tesori che vi sono custoditi: dal Museo dell’Olio, a quello del Ricamo e dello Sfilato Siciliano.

INFO

Il programma completo e i dettagli su www.siciliaospitalitadiffusa.it

 




Da Sambuca di Sicilia al Lago Arancio, sulle tracce dei Saraceni

Riprende il nostro itinerario alla scoperta di Sambuca di Sicilia, eletta “Borgo dei borghi” nel 2016. Ieri vi abbiamo accompagnato a visitare il centro storico, tra chiese barocche e palazzi nobiliari ottocenteschi. Oggi, andiamo invece alla scoperta della parte forse più affascinante della città, il quartiere saraceno, dove le stradine, gli edifici e i balconi “arabeggianti” ricordano la dominazione araba.

Vi avevamo lasciati in Corso Umberto I, davanti a Palazzo Ciaccio, in stile rinascimentale fiorentino, realizzato alla fine dell’Ottocento. Ci introduce in quella che era la “città murata”, il cuore più antico di Sambuca di Sicilia. All’improvviso, ci sembra di trovarci in una realtà urbana completamente nuova. Le strade si fanno più strette e irregolari, quasi aggrovigliate, per poi aprirsi in slarghi circondati da case dai muri massicci.

Lungo le strade del quartiere saraceno

Il quartiere è nato da sette vicoli saraceni, li settivaneddi, un vero e proprio museo a cielo aperto che testimonia la complessa storia arabo-sicula. Anche qui, non manca la contaminazione degli stili. In Largo San Michele, si trova Palazzo Amodei con il suo caratteristico cortile e, poco più avanti la bella Chiesa di San Michele a tre navate, che conserva al suo interno la statua equestre di San Giorgio, opera dei fratelli Lo Cascio del 1596.

È della fine del Cinquecento anche il torrione del castello, a pianta quadrangolare, adattato per divenire poi parte di palazzo Panitteri, sede di un interessante Museo Archeologico, che custodisce i resti dell’antica Adranon, la cittadella punico fenicia sulla cima del monte Adranone.. Raggiungiamo Piazza Navarro e svoltiamo a sinistra, dove il groviglio di strade si fa ancora più fitto. Gli edifici a uno o a due livelli sono addossati gli uni agli altri. Qui si trovano anche le purrere, cave di pietra ricavate dall’antica città sotterranea.

Quasi a sorpresa, nel quartiere si trova anche la cristiana Chiesa del Rosario con il suo bel portone in cipresso e con formelle intagliate. Si narra che la chiesa fu fatta costruire e fu consacrata alla Madonna, per placare il fantasma di un saraceno che, nelle notti di luna piena, terrorizzava gli abitanti. Salendo sul colle, troviamo anche la Chiesa Matrice.

Arriviamo quindi al belvedere che custodisce le ultime vestigia del Castello di Zabut, fatto costruire dall’emiro di cui porta il nome e primo insediamento saraceno. In origine, era una fortezza murata, da cui poi si sviluppava il quartiere saraceno.

La salita al Monte Adranone

Prendiamo ora l’auto e ci immettiamo sulla SP69 alla volta del Monte Adranone, che si raggiunge in circa 20 minuti. L’obiettivo del nostro viaggio è raggiungere il Sito Archeologico situato sulla cima del monte, l’antica Adranon, del 1450 a.C., uno degli insediamenti protostorici più importanti della Sicilia. Pare, infatti, che i primi abitanti di tutta l’isola si fossero insediati proprio qui. La città, poi, crebbe e prosperò sotto i Greci di Selinunte prima e sotti i Cartaginesi poi. Gran parte dei reperti sono conservati al Museo Archeologico, ma lo “spirito” dell’antica città e le sue vestigia si respirano solo qui.

Lasciata l’auto, ci incamminiamo senza fretta lungo il sentiero che ci porta a 900 mslm, all’ingresso dell’acropoli.La peculiarità del sito è proprio la compresenza di testimonianze legate alle successive dominazioni. Nelle tombe, nelle case e nei santuari sono stati infatti trovati oggetti ed elementi della cultura indigena, di quella greca e di quella punica, e persino delle prime popolazioni italiche.

Ai Cartaginesi vengono invece fatte risalire le opere idrauliche e militari, cosi come le anfore e i recipienti per il trasporto e il commercio del vino e altre derrate alimentari. Nel vasellame, dipinto con vernice rossa e nera, si riconosce invece l’influenza della Grecia Classica.

Impossibile, poi, non apprezzare lo sconfinato panorama che si gode dalla cima del monte. Lasciamo spaziare lo sguardo fino al lato opposto, dove la sagoma della Rocca di Entella si staglia sulla piana abbracciata dai monti, oltre ai quali si trovano Palermo e Trapani.

La magia del Lago Arancio

Per concludere il nostro itinerario, torniamo verso Sambuca, la superiamo e, passando per la SS188, dopo 5,2 km dal centro abitato, arriviamo al cospetto del Lago Arancio, un bacino artificiale realizzato tra il 1949 e il 1952. Oggi è un’oasi naturale di rara bellezza e un paradiso della biodiversità, gestito dalla LIPU.

Fanno parte dell’oasi anche il bosco della Resinata, a ovest dello specchio d’acqua, e le splendide gole della Tardara, un canyon scavato dal fiume Carboj. Qui gli amanti del birdwatching possono “spiare” aironi cenerini, germani reali, folaghe, falchi pescatore e falchi di palude, nitticore e gallinelle d’acqua.

Tuttavia, il gioiello del lago è il fortino di Mazzallakkar, un fortilizio di origine araba i cui resti spuntano dalle acque ogni volta che il livello si abbassa, svelando la sua presenza.  Si conclude qui il nostro itinerario alla scoperta di Sambuca di Sicilia. Non dimentichiamo, però, che di gustare i suoi piatti tradizionali e di portarci a casa i prodotti tipici.

Una tradizione enogastronomica figlia della terra

L’economia della zona di Sambuca di Sicilia è principalmente agricola e pastorale, così come i suoi prodotti tipici. Fiore all’occhiello è l’Olio Nocellara del Belice DOP, prodotto da oliveti autoctoni.

La produzione vitivinicola locale è incentrata invece sulla produzione del Sambuca di Sicilia DOC, esportato in tutta Italia, ma anche in Europa, in America e in Asia.  Numerosi anche gli allevamenti di ovini, grazie al cui latti si producono prodotti caseari come la Vastedda della Valle del Belice DOP  e il pecorino.

Per quanto riguarda, invece, i piatti tipici, troviamo i cavatelli al cartoccio, un primo di pasta con un sugo di melanzane fritte, pomodoro e ricotta salata. La Minestra di San Giuseppe, tipica dell’agrigentino, è invece una zuppa di legumi misti e verdure, che si consuma in primavera a partire dalla festa di San Giuseppe, il 19 marzo. Celebri i dolci, tra cui le Minni di Virgini, di cui vi abbiamo svelato ieri la ricetta, i dolci di mandorle, i cucciddata, tortelli di pasta morbida ripieni di marmellata, fichi e frutta secca, e le cassatedde.

DOVE COMPRARE

*Cantina Cellaro, SS188, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/941230, www.cellaro.it

Produce e vende vini ricavati da vigneti che sorgono da 300 a 600 metri sul livello del mare, sulle colline di Sambuca. Tra le etichette: Due Lune, Micina, Luma, Quattro Borghi, Solea, Cellaro e Zabuttino.

*Antico Frantoio, Contrada Purcaria Mendolazza, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/943316, www.oliovivo.it  L’azienda sorge sulle colline di Sambuca. Le olive vengono selezionare a mano con metodi tradizionali e lavorate a basse temperature lo stesso giorno della raccolta. Il prodotto finale è un olio dal colore verde intenso, dal profumo deciso e dal sapore fruttato.

COME ARRIVARE

In auto: da Palermo prendere la SS624 Palermo Sciacca. Al km 70 uscire al Bivio Gulfa in direzione di Sambuca di Sicilia. In alternativa A29 Palermo-Mazara del Vallo con uscita Gallitello, seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e poi SS624 come sopra.

Da Trapani, A29 Palermo-Mazara del Vallo in direzione di Mazara. Al m 49 uscite a Gallitello, poi seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e uscire al Bivio Gulfa, seguendo indicazioni per Sambuca.

Da Agrigento, Strada Europea E931 in direzione di Mazara del Vallo. Dopo Sciacca prendere l’uscita San Bartol al km 63 e proseguire sulla SS624 Palermo-Sciacca in direzione di Palermo. Uscire al Bivio Gulfa e indicazioni per Sambuca di Sicilia.

INFO

www.comune.sambucadisicilia.ag.it

www.prolocosambuca.it