RAFFAELE ROS, CHEF STELLATO, DOMINA LA CUCINA. MICHELA BERTO, MOGLIE-SOMMELIER, È LA REGINA DELLA SALA. BENVENUTI (È PROPRIO IL CASO DI DIRLO) NEL RISTORANTE SAN MARTINO A SCORZÈ

Una volta era una bottega per il commercio di granaglie, oggi è segnalato nelle migliori guide gastronomiche. Cinque generazioni si tramandano una storia legata al territorio e alla tradizione con una tale passione che ha conquistato l’ambita stella Michelin.
Mi trovo a Scorzè, in provincia di Venezia, nell’accogliente ristorante San Martino dove incontro lo Chef Raffaele Ros.


Ricorda Il suo primo contatto con il cibo?
Un ricordo olfattivo, eravamo figli di immigrati in svizzera e ritornavamo dai parenti di Oderzo per le vacanze. Ricordo profumi, sentori rosmarino, le spezie. A tavola ero piuttosto schizzinoso: mangiavo solo pane, emmenthal, uova, yougurt e lattuga, ma solo se croccante… e guai se nel piatto trovavo qualche seme di pomodoro…
Ancora così difficile?
Ci mancherebbe, mangio di tutto, o quasi…
Naturalmente ho le mie preferenze, certi cioè piatti in cui si identifica la mia filosofia e il mio piacere.
Per esempio?
Piatti pensati da anni, studiati, collaudati. Ingredienti veri come il piccione, l’oca brasata, il pesce pescato del giorno, le gallinelle di mare,i brodi importanti, gusti talvolta piu dolci che salati. Piatti  che esaltano il profumo della materia prima, massima espressione del prodotto.
Se io venissi a casa sua, cosa certamente troverei nel frigorifero?
Verdure tutto l’anno. Adesso verdure invernali, radicchio, qualche uova delle galline di mamma, forse un pezzo d’anatra.
Non troverei mai… .
Meduse, cavallette, cibi estremi.


In viaggio con Michela. Qual’è stata una destinazione che avete amato?
A Norcia, poco prima del terremoto.
Quando siete liberi, dove passate il weekend?
Restiamo in zona: in giardino a sistemare erbe e piantine e nel nostro territorio, dove amiano visitare aziende agricole.
Qualche interessante itinerario nel suo teritorio?
Scorzè e un punto di partenza strategico per raggiungere destinazioni d’arte come Venezia, Padova, Treviso, Serravalle Vecchia, il bellissimo Castello di Conegliano e quello di S.Salvatore a Susegana. Tutt’intorno pulsa un territorio disseminato da entità enogastronomiche di rilievo, da Valdobbiadene all’Alto Trevigiano, alle Colline Bassanesi. Tante cucine da scoprire, con i loro vini, prosecco e olio e tanti tipi di radicchio: dal rosso trevigiano, al variegato di Catelfranco, al precoce di Scorzè al tardive IGP. Fino a Febbraio il Consorzio Ristoranti del Radicchio lo celebrerà, oltre che da me, anche in molti ristoranti del territorio.


Prossimo viaggio?
La Sicilia. L’abbiamo vista di sfuggita, ce ne siamo innamorati, vogliamo ritornarci.
Cucine del mondo. Quale destinazione l’ha ispirato di più?
Hong Kong. dove ho cucinato in occasione del Festival della Cucina Veneziana. Ho incontrato la cucina cantonese che mi ha colpito per la sua vicinanza alla cucina veneta, dall’uso della cipolla all’ agro-dolce che ricordava certe tradizioni austro ungariche del mio territorio.
La sua ricetta?
Ho scelto una ricetta territoriale, un piatto terra e mare che ha per protagonista la zucca, che da ottobre fino a maggio rappresenta un ingrediente importante nella cucina veneta e che ne conferma la durabilità stagionale.

BOTTONI DI CROSTACEI, CORALLO DI ASTICE  


Per 6 persone

Ingredienti
500 g di purea di zucca
30 g di maizena
30 g di fecola di patate
30 g di amido di riso
20 g di parmigiano grattugiato

Per il ripieno
300 g di gamberi rosa
3oo g di scampi
200 g di cicale di mare
70 g di mascarpone
10 g succo di limone
3 g buccia di limone grattugiato
2 g prezzemolo
2 g maggiorana
2 g di basilico
1 foglia di menta
Sale, pepe qb

Per la salsa
150 g di patate
1 carciofo pulito
1 spicchio di aglio
1 rametto di timo
15 aghi di rosmarino
300 ml di latte di mandorla
Sale

Per la finitura
50 g corallo d’astice grattugiato

Esecuzione
Fate ridurre della metà in un tegame antiaderente la purea di zucca ottenuta dalla cottura precedente della zucca in forno oppure in microonde, unite poi le polveri ( maizena, fecola di patate ,amido di riso ) e continuate la cottura dolce mente fino a che si crei una specie di pongo, condite con del parmigiano, sale e pepe. Raffreddate la pasta lavorandola come se fosse un impasto da gnocchi di parate.
Stendete la pasta di zucca ad un spessore di 3 mm circa, ritagliate con un copapasta da 8,5 diam.18 dischi
Mondate i crostacei dai carapaci e dal budello, lavate accuratamente in acqua e sale ed asciugate molto bene con della carta assorbente.
Frullate ora i crostacei con il mascarpone , le erbe tritate ,il succo e buccia di limone ,regolate con sale e pepe, confezionate con questo impasto delle praline dalla grandezza di una noce. Adagiate le praline sui dischi di zucca e richiudete i bordi della pasta verso l’alto in modo da formare una pallina.
Per la salsa rosolate la patata sbucciata e ridotta a cubetti con metà dell’olio extra vergine, l’aglio, il timo, aghi di rosmarino e il carciofo pulito tagliato in ottavi per 1 min. Continuate la cottura, aggiungendo il latte di mandorla, lentamente per 10 min. A questo punto togliete dal fuoco il tegame eliminate l’aglio, il rametto di timo ed iniziate a frullare con l’ausilio di un mini pimmer la salsa aggiungendo il restante olio extra vergine ,sale e pepe sino da ottenere una vellutata soffice.
Fate rinvenite in acqua salata bollente per 2 min. i bottoni zi zucca e serviteli poi adagiandoli sulla vellutata di patate calda distribuita in sei fondine e cospargetele a mò di parmigiano grattugiato con del corallo d’astice.

INFO
Ristorante San Martino
Piazza Cappelletto, 1
30037 Rio San Martino – Scorzè (Ve)
Tel. 041 5840648
Cel. 320 1609940
Mail. info@ristorantesanmartino.info

Consorzio Ristoranti del Radicchio
Mail: press@velvetmedia.it

 




Storia e sapori a San Daniele del Friuli: un imperdibile itinerario lungo la Strada del Prosciutto

GIORNO 1:

Seguiamo le indicazioni per San Daniele del Friuli ed eccoci qui, nella capitale del Prosciutto, anzi del persùt, dove nasce il celebre “crudo” di San Daniele, fiore all’occhiello delle tavole gourmet di tutto il mondo. Basti pensare, infatti, che un quinto dei 2.750.000 prosciutti prodotti ogni anno è destinato al mercato estero.

Cosce di suini italiani e sale marino sono i soli ingredienti del Prosciutto di San Daniele Dop, che segue un rigido disciplinare che vieta l’aggiunta di qualsiasi tipo di conservanti e additivi. Ingrediente di piatti raffinati, è anche un goloso spuntino da mangiare con il pane appena sfornato, come si trova nelle “prosciutterie” del paese, che conta 8200 abitanti ed è fa parte delle Città Slow. E, se il Prosciutto è il re di San Daniele, la regina è sicuramente la trota, che prospera nelle acque del Tagliamento, da gustare fresca o affumicata.

Quattro passi nel borgo

Il percorso di visita, a cui si può dedicare la mattinata, parte dal quattrocentesco Palazzo del Comune, sede della Biblioteca Guarnieriana (www.guarnieriana.it) che conserva quasi 120 mila volumi antichi, centinaia di manoscritti, incunaboli e Cinquecentine. Proseguendo lungo via Roma, si arriva alla Casa del Trecento, l’unica abitazione originaria del borgo medievale giunta sino ai giorni nostri, che ospita al suo interno un piccolo museo con cimeli della Prima e Seconda Guerra Mondiale. Nelle immediate vicinanze si trova la Chiesa di Santa Maria della Fratta, del 1350, che conserva dipinti quattrocenteschi e una campana dello stesso periodo.

 

Alla fine di via Roma si trova il Parco del Castello con l’imponente Palazzo Ticozzi – De’ Concina e la Chiesa di San Daniele in Castello, un complesso risalente al Settecento. Solo il campanile è originario del 1486. Degno di nota il bassorilievo esterno alla chiesa raffigurante l’Adorazione dei Magi. 

Procedendo in direzione del centro storico, attraversiamo prima Piazza Pellegrino e poi Piazza Cattaneo, dove ammiriamo la fontana cinquecentesca di Giovanni da Udine e, a poca distanza il Portonàt, la porta di accesso alla città, realizzata nel 1579 su disegno di Andrea Palladio. In via Garibaldi merita una sosta la Chiesa di Sant’Antonio Abate, detta “la Cappella Sistina del Friuli”. In stile gotico veneziano, ha pareti in pietra d’Istria, un rosone con l’effigie della Madonna con il Bambino e, al suo interno, un ciclo di affreschi di Martino da Udine.

In piazza Vittorio Emanuele si affaccia invece il maestoso Duomo dedicato a San Michele Arcangelo, realizzato da Domenico Rossi con ispirazione palladiana, con i suoi portali in bronzo di Nino Gortan e il fonte battesimale di Carlo da Corona. Alle spalle della cattedrale si trova il bel campanile progettato da Giovanni da Udine e il Santuario della Madonna di Strada nel XVI secolo, considerato uno degli edifici barocchi più belli di tutto il Friuli.

 

GIORNO 2: lungo la Strada del Prosciutto e dei Castelli

San Daniele è il punto di partenza della Strada del Prosciutto e dei castelli, un percorso di circa 100 km che si snoda tra colline, antichi manieri e botteghe del gusto. Imbocchiamo la strada panoramica per Fagagna fino a incontrare la deviazione per il Castello di Arcano Superiore più volte distrutto e ricostruito dalla prima edificazione anteriore al X secolo. Il castello è a tutt’oggi abitato e conserva al suo interno alcuni dipinti ed eccellenze artistiche, tra cui il curioso ritratto del servitore Angelo con la dedica goliardica “Angelo Candussio, serve fedelmente, beve terribilmente. Nato 1730”.

Riprendiamo la strada panoramica per Fagagna e dopo pochi chilometri raggiungiamo l’Oasi Naturalistica dei Quadris (www.oasideiquadris.it) che ospita circa 60 esemplari di cicogna bianca e rappresenta la prima area di nidificazione in Europa per il raro ibis eremita, di cui esistono sono 400 esemplari al mondo. Proseguendo ancora verso sud arriviamo infine a Fagagna, culla del formaggio di Fagagna Dop che si produce solo con latte di vacche locali, nutrite con il fieno proveniente dai campi della zona. Si produce in tre varietà: fresco, dal sapore delicato, mezzano, dal sapore più deciso, e vecchio, più piccante. In paese merita una visita il Museo della Vita Contadina Cjase Cocél (www.museocjasecocel.it) che dedica una stanza ai merletti a tombolo realizzati dalle allieve della scuola voluta dalla contessa Cora Slocomb Savorgnan di Brazzà.

 

Da Villalta al Lago di Cornino

Percorrendo la Sp10, da Fagagna si arriva a Villalta, dove si trova uno dei castelli più belli della regione (www.castellodivillalta.it) con la sua imponente cinta muraria, i camminamenti di ronda, il ponte levatoio, le torri di difesa e i romantici cortili interni. Attestato fin dal 1158, è stato più volte assediato, distrutto e ricostruito tra il 1200 e il 1400.

Ci immettiamo sulla SP100 e dopo circa 10 km arriviamo a Colloredo di Monte Albano e al suo castello, dove, nell’Ottocento, Ippolito Nievo compose “Le confessioni di un italiano”. Rimettendosi sulla SP100 in direzione est arriviamo poi a Cassacco dominata dall’omonimo castello dall’imponente struttura medievale. Continuando ancora verso nord-est tocchiamo i borghi di Treppo Grande, Zegliacco e Buja, dove, presso la frazione Borgo San Lorenzo in Monte, ci fermiamo per una visita al Museo d’arte della Medaglia e della città di Buja che espone un ricco medagliere artistico.

Infine, ci immettiamo su via Buja e in circa 5 minuti arriviamo a Osoppo, per una sosta alla sua celebre fortezza, dichiarata Patrimonio Nazionale del 1923. Riprendendo in direzione San Daniele, si toccano i borghi di Marajano, Susans, che vanta uno splendido castello caratterizzato da quattro poderose torri, e Muris.

Da qui imbocchiamo una strada panoramica da cui godere di una splendida vista sul Tagliamento. A ridosso del greto del fiume si sviluppa la Riserva Naturale del Lago di Cornino (www.riservacornino.it) che prende il nome dall’omonimo lago dalle acque verde azzurro. Qui si possono avvistare grifoni, cicogne bianche e nere, uccelli migratori provenienti dai Balcani e dal Quarnero e rapaci come il nibbio reale, il gheppio, lo sparviero e il capovaccaio. Il nostro itinerario si conclude con il ritorno a San Daniele.

 

 

LA RICETTA: Frico friulano con Prosciutto San Daniele

Ingredienti

  • 1 kg di patate
  • 50 gr di cipolla
  • 600 gr di formaggio Latteria a dadini
  • Olio EVO, sale e pepe
  • Prosciutto di San Daniele Dop

Pelate le patate e grattugiatele, poi mettetele a cuocere con un po’ di olio. Salatele e pepatele. Fate soffriggere la cipolla tagliata sottile e aggiungetela alle patate. Mescolate, poi unite anche il formaggio Latteria a dadini. Amalgamate il tutto a fuoco lento, fino a fare fondere il formaggio. Lasciate dorare da entrambe le parti e servite caldo, guarnito con Prosciutto San Daniele a fette.

COME ARRIVARE

In auto: A4 Venezia-Trieste, con uscita Portogruaro, poi proseguire in direzione Villotta e San Vito al Tagliamento. In alternativa A23 in direzione Gorizia-Palmanova con uscita Udine Sud, poi proseguire per Spilimbergo e San Daniele del Friuli.

 

DOVE DORMIRE

*Relais Picaron***, via Astemio 3, San Daniele, tel 0432/940688, www.relaispicaron.it

*Agriturismo Contessi, via Regane 12, San Daniele, tel 0432/940988, www.agriturismocontessi.com

 

DOVE MANGIARE

*L’Osteria, via Trento Trieste 71, San Daniele, tel 0432/942091, www.osteriasandaniele.it

*Al Dolcenero, via Fagagna 1, tel 0432/957871, www.aldolcenero.it

 

INFO

Ufficio Turistico San Daniele, tel 0432/940765, www.infosandaniele.com

Consorzio del Prosciutto, www.prosciuttosandaniele.it

Comunità Collinare del Friuli, www.tourismfriulicollinare.it

Consorzio Castelli Storici del Friuli, tel 0432/288588, www.consorziocastelli.it

 




Barbarano Vicentino, la città del vino e dell’olio

In questo splendido borgo di origine longobarda sulle pendici dei Colli Berici decidiamo di trascorrere un weekend tra i sapori e la natura. Qui nasce il Cabernet dei Colli Berici, il Rosso di Barbarano, da abbinare al Prosciutto Berico DOP, il Sauvignon e il Pinot Bianco, che si ricava dai vitigni di origine francese che in questa zona hanno trovato l’habitat ideale. Sui Colli Berici nasce anche l’Olio extravergine di Oliva, genuino e ricco di gusto, da abbinare alle verdure crude.

Usciamo a Vicenza Est e percorriamo la SS247, detta della Riviera Berica, fino a Barbarano, inserita nel circuito Città del Vino e Città dell’Olio. Il nostro percorso di visita parte dalla centrale Piazza Roma, dove su trova la Chiesa di Santa Maria Assunta del 1747, ma costruita su un edificio religioso precedente, databile attorno al 1004, di cui rimane il campanile. La chiesa custodisce diversi tesori, tra cui la statua in marmo greco della Madonna con bambino databile tra il XIII e il XIV secolo, un crocifisso ligneo del XVI secolo e il bel Museo dei reperti lapidei e arte sacra (aperto da mer a dom 9-12, ingresso libero).

Sempre su Piazza Roma si affacci il Palazzo dei Canonici, in stile gotico, ma che riassume anche elementi medievali e rinascimentali a causa delle diverse ricostruzioni nei secoli. Oggi ospita gli uffici comunali e la biblioteca. Ci incamminiamo verso via Castello, dove vale una visita Villa Godi Marinoni, che sorge sulle vestigia del castello medievale di Barbarano. La villa settecentesca conserva tracce degli interventi del ‘400 e ‘500.

Splendido il parco, suddiviso in diversi livelli collegati da una fiabesca scalinata. Fa parte del complesso anche l’Oratorio di San Gaetano Thiene, del 1709 e le cantine con un punto vendita dove poter degustare e acquistare i vini tipici del territorio (aperto ogni domenica 15-19).

SECONDO GIORNO: Alla scoperta delle Ville

Il secondo giorno è dedicato alla scoperta delle ville antiche di cui il territorio è ricco. In auto percorriamo prima via Matteotti, poi via Cà Dorfina e via Ponte in direzione di località Ponte di Barbarano, che dista 1,5 km. Facciamo una prima tappa a Villa Bogoni, costruita nella seconda metà del Settecento. Accanto, sempre lungo la Riviera Berica, sorge Villa Meggiolaro, della metà del XVII secolo. In via Crispi, si trova invece Villa Sangiantofetti Pedrina Rigon (visite su prenotazione al 0444/795319) dove si possono visitare il parco, la chiesetta, la barchessa e il salone d’ingresso.

Per chi desidera fare una tappa golosa, a Ponte di Barbarano si trova il Caseificio Sociale e il Riviera Market Prosciutti, dove poter acquistare il Prosciutto Berico DOP. Nel pomeriggio, ci immettiamo sulla SP8 in direzione di Monticello, che si raggiunge dopo 8,6 km. Qui ci fermiamo per una tappa a Villa Pedrina (visitabile su prenotazione al 0444/896822), che sorge ai piedi del colle Monticello. Le sue origini risalgono al Cinquecento, ma si pensa che, ancora prima, ospitasse una comunità di monaci. Davanti alla facciata meridionale, un tempo c’era una sorgente di acqua termale, oggi ormai in secca. Una curiosa leggenda narra invece che le cantine della villa fossero, in passato, una rete di passaggi e camminamenti segreti.

TRIPPA ALLA VICENTINA

Un piatto della tradizione contadina da abbinare alla polenta alla griglia o al cucchiaio.

Ingredienti

  • 1 kg di trippa di vitello
  • 500 gr di pomodori maturi
  • 3 cipolle
  • 2 litri di brodo vegetale
  • 1 spicchio di aglio
  • Prezzemolo tritalo
  • 4 foglie di alloro
  • 4 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 150 gr di lardo macinato fresco
  • Olio extra vergine di oliva
  • Sale e pepe

Lavate bene la trippa, poi tagliatela a listarelle di circa 1 cm. Fatela cuocere per 20 minuti nel brodo vegetale insieme a una cipolla intera e a due foglie di alloro. Nel frattempo, rosolate le altre due cipolle tagliate fini in un tegame con circa 8 cucchiai di olio EVO, aggiungete l’aglio tritato, il lardo e le altre due foglie di alloro. Aggiustate di sale e di pepe. Quando tutto sarà bene appassito, unite la trippa, scolata dal brodo, e cuocete a fuoco lento per 10 minuti. Lavate e tagliate i pomodori a cubetti, aggiungeteli al resto degli ingredienti con qualche cucchiaio di brodo e proseguite con la cottura coprendo con un coperchio. Togliete la pentola dal fuoco, lasciate riposare 5 minuti e servite con una spolverata di Parmigiano e il prezzemolo. Accompagnate la trippa con pane tostato o polenta

COME ARRIVARE

In auto: A4 Milano-Venezia. Da Venezia uscita Grisignano poi SS11 Padova – Vicenza in direzione Vicenza, si prende poi per Montegalda e si prosegue per Barbarano. Da Milano, uscita Vicenza Est, poi SS247 Riviera Berica e seguire per Barbarano. Da Padova, SS11 Padova-Vicenza in direzione Montegalda e poi Barbaran

DOVE MANGIARE 

*Aqua Crua, Piazza Calcarusso 11, Barbarano Vicentino, tel 0444/776096, www.aquacrua.it

*Ai Canonici, Piazza Roma 2, Barbarano Vicentino, tel 334/975 3997, www.ristoranteaicanonici.it

DOVE DORMIRE  

*Agriturismo Il Castello, via Castello 6, Barbarano Vicentino, tel 0444/886055.

*B&B La *Vecchia Stazione, via Ferretto 1, Barbarano Vicentino, tel 0444/886111, www.lavecchiastazionebb.com.

INFO: www.colliberici.it



Cossano Belbo, nelle Langhe di Cesare Pavese

Situato nella Valle del Belbo, nella bassa Langa, Cossano è la culla della coltivazione della vite. Qui nascono i pregiati Moscato d’Asti DOCG, il Dolcetto e il Furmentin, ma è anche zona di coltivazione delle gustose Nocciole del Piemonte. Tra le ricette tipiche, troviamo i tajerin, tagliatelle sottili che si accompagnano con sughi di funghi, di carne e con il pregiato Tartufo Bianco di Alba. Troviamo poi i Ravioli al plin, il fritto misto piemontese, la carne battuta al coltello, i succulenti brasati e gli arrosti preparati con la carne dei blasonati bovini di razza piemontese.

Ma queste sono anche le terre di Cesare Pavese, che nel suo “La luna e i falò” cita la fontana dello Scorrone, e di Beppe Fenoglio. Al crocevia delle due zone “letterarie” passa anche il percorso della “Via del Sale” che conduce al Santuario della Madonna della Rovere, prima tappa della nostra mattinata. A questo luogo sacro è legata una leggenda. Costruito alla fine del 1700, si dice che sorga dove, un tempo, si trovava una grande quercia di rovere da qui sgorgava miracolosamente olio. La chiesa lo fece abbattere e con il legno fece scolpire una statua della Madonna. Nel luogo in cui sorgeva la quercia fece costruire una cappella votiva che, grazie alla devozione dei fedeli divenne presto un santuario.

Tornando in paese, merita una visita la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, che conserva alcuni ex voto dedicati a padre Simone di San Stanislao, che, nel 700, compì alcune guarigioni miracolose. Tuttavia, le Langhe vogliono dire anche buon cibo e tradizioni. Vale una tappa il Mulino a pietra Marino (www.mulinomarino.it), in via Della Patria, che produce farine biologiche macinate ancora a pietra, conosciute ed esportate in Italia e all’estero. Tra queste, la farina gialla per preparare la polenta “taragna”, il kamut e farine di farro, semi antichi, segale e grano saraceno.

Per gustare i celebri dolci alle nocciole, come la torta e i baci di dama, e gli amaretti, ci si ferma invece alla Pasticceria Capello, in Piazza Giovanni Balbo, mentre presso il Bar Gelateria da Jano, Rossella Balbo propone il gelato al Moscato.

SECONDO GIORNO: Santo Stefano Belbo

Percorrendo la SP 592, in circa 5 minuti raggiungiamo Santo Stefano Belbo (www.santostefanobelbo.it) , il paese natale di Cesare Pavese, che qui nacque il 9 settembre 1908. Qui tutto parla di lui e allo scrittore morto suicida è dedicato il Centro Studi Cesare Pavese (www.fondazionecesarepavese.it) che conserva libri, documenti e molto altro materiale sulla sua vita e le sue opere. Vale la pena fare una tappa anche al Museo e Casa Natale di Cesare Pavese, per ammirare le stanze, le collezioni fotografiche, i manoscritti dello scrittore.

Altro centro culturale di rilievo è la Casa Museo di Nuto, il falegname legato da una grande amicizia con Pavese. Nella casa è conservata una collezione di strumenti musicali, fotografie e utensili da lavoro. Ultima tappa della giornata, la Casa Vinicola Abbazia (www.abbazia.com) che sorge ai piedi della collina Moncucco e che un tempo era un antico convento benedettino, a sua volta costruito sulle vestigia di un tempio romano dedicato a Giove. Qui si possono acquistare e degustare il Moscato e gli altri celebri vini delle Langhe.

 Tajarin al Tartufo Bianco d’Alba

Più piccoli delle tagliatelle, i tajarin sono una pasta tradizionale piemontese, da abbinare a sughi di carne, ai funghi o, come in questo caso, al raffinato Tartufo Bianco d’Alba

Ingredienti

  • 350 gr di farina
  • 3 uova intere + 2 tuorli
  • Parmigiano Reggiano grattugiato
  • Tartufo Bianco d’Alba q.b.
  • 3/4 foglie di salvia
  • sale

Disponete la farina su una spianatoia e versate al centro i tuorli di tre uova e un pizzico di sale. Impastate e lasciate riposare per un quarto d’ora. Tirate la sfoglia molto sottile con il mattarello o a macchina. Fatela asciugare, ma non seccare. Arrotolatela e ricavate i tajarin servendovi di un coltello largo e piatto. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata per circa 2 minuti. In una padella, fate sciogliere una noce di burro e aggiungete le foglie di salvia. Scolate i tajarin e rigirateli nel burro fuso. Servite spolverizzandoli con il Parmigiano grattugiato e una grattatina di Tartufo bianco di Alba.

COME ARRIVARE 

In auto si raggiunge prima Asti con l’A21 Torino-Piacenza. Da Milano, si può percorrere la A7 fino a Tortona e poi la A21 in direzione Asti-Torino. Da Genova, di prende la A26 da Voltri ad Alessandria e poi la A21 fino ad Asti. Da qui si prende poi la A33 seguendo le indicazioni per Cossano.

DOVE MANGIARE 

*Trattoria della Posta da Camulin, Corso F.lli Negro 3, Cossano. Tel 0141/88126.

*Il Ristorante di Guido da Costigliole, loc. San Maurizio, Santo Stefano Belbo, tel 0141/844455, www.guidosanmaurizio.com.

DOVE DORMIRE   

*Agriturismo San Bovo, loc. San Bovo 16, Cossano Belbo, tel 0141/88328, www.agriturismosanbovo.com.

*La Bossolasca, via Robini 22, Santo Stefano Belbo, tel 0141/840613. www.labossolasca.it.

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INFO
www.comune.cossanobelbo.cn.it

 




Scanno, il “borgo dei fotografi”

Scanno è conosciuto anche come “il borgo dei fotografi, perché i suoi paesaggi e i suoi scorci sono stati immortalati da artisti come, tra gli altri, Henri Cartier-Bresson, Hilde Lotz-Bauer, Renzo Tortelli, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Pepi Merisio e Mario Giacomelli, il cui scatto “Il bambino di Scanno” è esposto al MoMA di New York.

Ci arriviamo percorrendo la SR 479, una strada panoramica che ci regala splendidi scorci delle Gole del Sagittario e del Lago di Scanno Accediamo al nucleo medievale attraverso l’Arco di Sant’Eustachio e seguiamo un itinerario circolare costellato da piccole botteghe artigiane, in particolare orafe. Tra i gioielli tipici di Scanno c’è la presentosa, un cerchio con un cuore al centro e una trama di filigrana in oro che le suocere regalavano alle future nuore.

Tra gli edifici che meritano una visita c’è la Chiesa di Sant’Eustachio, la più antica di Scanno. Situata nel punto più alto, sorge sui resti di un tempio romano dedicato al dio Pan. Nella piazza principale si trova invece la chiesa di Santa Maria della Valle, il cui campanile è visibile da qualsiasi punto del borgo. Splendido l’interno, a tre navate, in pietra bianca con dettagli rossi. Il Largo Bergia si trova invece a Fontana Sarraco, nota anche come fontana del ceto sociale, poiché presenta cinque cannelle per bere con uno stemma differente: uno per i nobiluomini, uno per le nobildonne, una per i lavoratori, una per gli ecclesiastici e una per i bambini.

In via Calata S.Antonio si trova il Museo della Lana, che conserva oggetti, ricordi e testimonianze legate alla pastorizia. Per il pranzo o per la cena, vi consigliamo di fermarvi in una delle trattorie tipiche per assaggiare i cazzittilli con gli orapi e i fagioli, i maccheroni alla chitarra, le sagne, agli arrosticini di pecora, senza dimenticare il pecorino DOC. D’obbligo anche una sosta in una pasticceria per gustare il Pan dell’Orso, il dolce tipico di Scanno, fatto con tre diverse farine, oppure i mostaccioli, con mandorle, pan di spagna e cioccolato fondente.

 SECONDO GIORNO: Il Lago di Scanno e il Sentiero del Cuore

Appena 4 km sulla SR479 separano il borgo dal Lago di Scanno, dalla curiosa forma a cuore. Sulla sponda meridionale si trova la Chiesa della Madonna del Lago del 1702 in stile neogotico. Lasciamo la macchina nel parcheggio e intraprendiamo una bella escursione a piedi (durata a/r 1h e 40 min circa). Dall’ingresso del parcheggio ci dirigiamo verso il chiosco dei souvenir. Dopo pochi metri, sulla sinistra, ha inizio il Sentiero del Cuore. Dopo circa 100 metri, si apre il primo scorcio panoramico. Dopo una serie di tornanti, lo sguardo si apre sul Vallone della Terrata.

Camminiamo ancora per 40 minuti fino a incrociare una strada sterrata, che conduce al borgo di Scanno. Quando la strada inizia a scendere, sulla destra seguiamo i segnali bianchi e rossi che ci dirigono verso un sentiero che conduce all’Eremo di Sant’Egidio, che sorge su un colle da cui si può ammirare il Monte Genzana e il paese di Frattura. Dall’eremo si prende poi a sinistra fino ad arrivare a un belvedere da cui ammirare una splendida visione dall’alto del Lago di Scanno. Ritorniamo infine al parcheggio percorrendo l’itinerario a ritroso.

LA RICETTA: Cazzillitti con orapi e fagioli

Simili agli gnocchetti, sono la pasta tipica di Scanno. Proponiamo la ricotta della tradizione Contadina con spinaci selvatici e fagioli.

Ingredienti per 4 persone

  • 500 gr di farina
  • 300 ml di acqua bollente
  • 600 gr di orapi o spinaci selvatici lessati
  • 300 gr di fagioli borlotti
  • 4 alici dissalate
  • 1 spicchio di aglio
  • ½ bicchiere di olio EVO

Preparate la pasta mettendo su una spianatoia la farina a fontana. Mettete a scaldare l’acqua poi versatela piano piano sulla farina e impastate fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo. Fatelo riposare per qualche minuto. Nel frattempo, in una padella mettere a rosolare l’aglio nell’olio, poi aggiungete gli spinaci lessati, fateli insaporire e aggiungete anche i fagioli già lessati (o in scatola). Tenete da parte l’acqua dove avete fatto lessare gli spinaci. Con la pasta, create dei piccoli serpentelli di circa 1,5 cm di spessore e ricavate con il coltello dei piccoli tronchetti.  Teneteli poi con due dita e con il pollice e premeteli leggermente facendoli scorrere nella vostra direzione per formare gli gnocchi. Versateli nell’acqua di cottura delle verdure, salate e lasciate cuocere per 6 minuti. Scolateli e uniteli al condimento. Saltate per due minuti e servite con una spolverata di pecorino di Scanno.

 COME ARRIVARE 

In auto: Da Roma e da Pescara, A25 Roma-Pescara, uscita Cocullo, poi proseguire per circa 20 km sulla SS479. Da Napoli, A1 Roma-Napoli, uscita Caianello, proseguire sulla SS85 in direzione Venafro, poi SS17 fino al bivio di Castel di Sangro. Prendere poi la SS479 in direzione Barrea-Villetta Barrea-Passo Godi, Scanno

DOVE MANGIARE 

*Lo Sgabello, via Pescatori 45, Scanno, te 0864/747476, www.losgabelloscanno.it.

*Ristorante Pizzeria Antica Dimora Fuori le Mura, viale del Lago 2, tel 0864/747538, www.scanno.anticadimorascanno.it .

DOVE DORMIRE  

*Hotel Acquevive***, via Circumlacuale, Scanno, tel 0864/74388, www.hotelacquevivescanno.com.

*Le Focette***, viale del Lago 24, tel 0864/74320, www.lefocette.info.

INFO: www.visit-scanno.it



Pasqua in Puglia: la ricetta della scarcella

La scarcella è uno dei dolci tipici della tradizione pasquale pugliese. Ha origini molto antiche ed esistono diverse interpretazioni del significato del suo nome e della sua storia.

Nella versione classica si presenta con una forma circolare che, secondo la credenza, porta fortuna e indica la rinascita, tema legato alla Pasqua. Anche per questo motivo era usanza decorare la scarcella con uova sode, oggi per lo più sostituite da ovetti di cioccolato. Il dolce simboleggerebbe inoltre la liberazione dal peccato originale e sempre le uova dovrebbero supportare questa interpretazione: per mangiare la scarcella le uova vanno infatti “scarcerate” dalla pasta del dolce e questo forse spiegherebbe anche il suo nome, che in dialetto si pronuncia “scarcedda”.

La tradizione vuole che la scarcella si prepari durante la Settimana Santa e si regali poi ad amici e parenti. Come della sua storia, ci sono molte versioni della sua ricetta, che variano a seconda delle città (esistono ricette originarie di Bari come di Molfetta e così via) e cambiano anche da famiglia a famiglia. La scarcella può essere realizzata con forme diverse rispetto a quella classica tondeggiante, ad esempio a forma di colomba o campana per richiamare la Pasqua, e con decorazioni svariate. La sua preparazione, se pur contenga ingredienti semplici, è mediamente complessa. Il dolce è di solito ricoperto di glassa e/o ripieno di confettura a piacimento. Di seguito riportiamo la ricetta più facile e più usata adatta a tutti:

Ingredienti:

250 grammi di farina

1 uovo

60 grammi di zucchero

50 ml di olio

scorza grattugiata di un limone

mezza bustina di lievito per dolci

un pizzico di sale

Per la glassa:

un albume

100 grammi di zucchero a velo

un cucchiaio di succo di limone

ovetti di cioccolato, codette colorate

 

Preparazione: Sistemate sul piano di lavoro la farina a fontana e mettete al suo interno l’uovo, l’olio, un pizzico di sale e la scorza grattugiata del limone. Cominciate ad impastare, aggiungete anche lo zucchero ed il lievito per dolci. Impastate fino ad avere un composto morbido e non appiccicoso. Formate un panetto, copritelo con un telo e lasciatelo riposare per 30 minuti. Preriscaldate il forno a 180°. Riprendete l’impasto e date la forma alla scarcella a piacimento (forma circolare, a campana, a forma di cuore ecc).

Trasferite la scarcella su una teglia ricoperta dalla carta forno e fatela cuocere nel forno caldo per circa 15 minuti. Intanto montate con una frusta elettrica l’albume con lo zucchero a velo e il succo di limone. Bisogna ottenere una glassa densa bianca. Estraete la scarcella dal forno e lasciate il forno accesso abbassando la temperatura a 120°. Fate raffreddare leggermente il dolce e ricopritelo poi con la glassa e le varie decorazioni. Rimettetelo nel forno per 2-3 minuti, giusto il tempo di far indurire la glassa.




La cucina speziata di New Orleans: gustiamo la Jambalaya

Quella della Louisiana in generale e di New Orleans in particolare è una cucina che mescola i sapori creoli con quelli cajun dando vita a piatti piccanti e gustosi. Non va dimenticato che la Louisiana è la patria del tabasco, il piccantissimo condimento a base di peperoncini che irrora ogni piatto. Fra le specialità di questo stato al primo posto spicca il gumbo, zuppa cajun con salsicce, ostriche, riso e okra, un baccello simile al peperoncino ma dal sapore simile all’asparago. Altri piatti tipici sono la jambalaya, ricetta cajun molto simile alla paella, il crawl etouffee, gamberi della Louisiana stufati e serviti con riso, la trout meunière, le oysters bienville, ostriche stufate con vino bianco, funghi, uova e scalogno. Fra le preparazioni che si acquistano per strada la più tipica e diffusa è la snow-ball, una granita. Tra i dolci primeggiano i beignets, una sorta di frittelle lievitate dall’impasto morbido.

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Ricetta: Jambalaya 

Ingredienti

350 gr di gamberi sgusciati

200 gr di riso

2 cipolle

40 gr di sedano

50 gr di peperone rosso o verde

150 gr di petto di pollo a cubetti

100 gr di salsiccia

150 gr di pomodori pelati

500 gr di brodo bollente

1 cucchiaino di timo tritato

mezzo cucchiaino di peperoncino rosso in polvere

1 cucchiaino di origano

1 spicchio di aglio

1 cucchiaino di paprika dolce

2 foglie di alloro

1 pizzico di pepe nero

4 cucchiai di olio extravergine di oliva

sale

Preparazione

Fare il soffritto con olio, cipolla, sedano tritato, peperoni a pezzetti e aglio in camicia. In un piatto mischiare i gamberi e il pollo con una cucchiaiata del misto di spezie. Aggiungere il pollo e la salsiccia al soffritto, far insaporire e poi versare i pomodori pelati e le foglie di alloro. Unire il pepe, il peperoncino in polvere, il timo e un pizzico di sale. Far prendere colore per 5 minuti circa, aggiungere il riso e versare tanto brodo fino a coprire mescolando poco durante la cottura ma garantendo comunque abbastanza liquido per cuocere bene il riso. Quando il brodo sarà stato assorbito dal riso, togliere dal fuoco, spolverare con il prezzemolo tritato e servire.

 




Ricette e salute: i mille benefici del famoso radicchio veneto

Il radicchio è una miniera di sostanze utili all’organismo: dai sali minerali, quali fosforo, ferro, magnesio, calcio, sodio, potassio e zinco, alle vitamine A, C, E, K, J e diverse del gruppo B e diversi aminoacidi.

È composto per il 93% di acqua e il restante è diviso più o meno equamente fra fibre, zuccheri e grassi. 100 gr di radicchio equivalgono a circa 20 kcal e per questo motivo è fortemente consigliato nelle diete. In particolare, la presenza di inulina favorisce la capacità del sangue di trattenere gli zuccheri, proprietà che lo rende ideale per i soggetti affetti da diabete di tipo 2.

Ha ottime proprietà digestive e depurative: le sostanze amare presenti in questo ortaggio facilitano la produzione di bile e il buon funzionamento del fegato. Contrasta con gli antiossidanti l’invecchiamento cellulare e le malattie oculari dovute all’avanzamento dell’età. Fornisce benefici al sistema nervoso e cardiovascolare, in particolare contrastando l’insonnia.

È una pianta che ha origini orientali e il suo arrivo in Europa risale al XV secolo, appartiene al genere Cichorium o cicorie e ne esistono diverse varietà: da quelle coltivate alle selvatiche; dalle dolci e precoci alle amare e tardive. Quello tipico in Italia viene coltivato in Veneto, dove è facile trovare diverse ricette tipiche. È una pianta che può essere utilizzata sia cotta che cruda e il suo succo viene utilizzato nei prodotti idratanti per capelli e cosmetici.

Qui di seguito vi suggeriamo un modo facile e veloce per preparare un gustoso contorno, da abbinare a secondi pitti sia di carne che di pesce.

  • 800 gr di radicchio rosso di Treviso
  • 4 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • Sale e pepe

PROCEDIMENTO

Mondare il radicchio, lavarlo, asciugarlo e tagliarlo in quarti seguendo la lunghezza. Disporlo in una teglia foderata di carta forno, facendo in modo che non si sovrappongano i diversi pezzi. Cospargerlo di olio e aggiustare di sale e pepe. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 15 minuti, facendo attenzione a girarlo più volte per evitare che si bruci. Servire con un filo di olio a crudo.




Weekend a Sorrento alla scoperta del casatiello dolce

L’origine delle processioni dei Bianchi e dei Neri risale al 1200 quando un corteo di confratelli era solito attraversare le strade della città portando una semplice croce di legno e recitando salmi penitenziali. Con il tempo, le processioni si sono arricchite di elementi scenografici e religiosi, soprattutto durante la dominazione spagnola. Risale a questo periodo infatti l’introduzione dei “cappucci” e dei simboli della Passione di Cristo: la lanterna, la borsa (che ricorda quella che conteneva i trenta denari di Giuda), il gallo (che cantò tre volte dopo che Pietro mentì), il bacile (che ricorda il gesto di Ponzio Pilato di lavarsi le mani), la colonna e flagello, la veste rossa e la corona, il martello e i chiodi, il sudario, la spugna e la lancia. Le processioni prendono il nome dal colore dei sai indossati dagli “incappucciati”. La processione Bianca si svolge nella notte tra Giovedì e Venerdì Santo ed è organizzata dalla Venerabile Arciconfraternita di Santa Monica, che ha sede nella Chiesa della SS Annunziata. Rappresenta il peregrinare della Vergine Maria alla ricerca del figlio. La processione Nera invece si svolge alle ore 21 del Venerdì Santo ed è organizzata dall’Arciconfraternita della Morte e Orazione, che ha sede nella Chiesa dei Servi di Maria. Gli incappucciati trasportano una splendida statua lignea settecentesca del Cristo Morto, seguita dalla statua della Vergine Addolorata. Il tutto accompagnato dai tradizionali canti della Passione, tra cui le marce funebri eseguite dalla banda e il Miserere, il salmo di Davide eseguito da duecento cantori.

Sorrento in weekend

Si parte dalla moderna Piazza Lauro e si prosegue lungo Corso Italia fino a Piazza Tasso, la principale della città, dedicata all’autore della Gerusalemme Liberata. Da qui si devia verso Viale Caruso per ammirare il panorama sul Vallone dei Mulini. Si riprende poi lungo Corso Italia, e ci si sposta per visitare la Cattedrale (www.cattedralesorrento.it) dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, con la bella facciata neogotica. A lato della piazza si trova il Museo Correale di Terranova (www.museocorreale.it) che conserva dipinti, porcellane e oggetti dal XVI al IXX secolo. All’interno del settecentesco Palazzo Pomarici Santomasi ha sede il Museo della Tarsia Lignea (www.museomuta.it) che conserva mobili intagliati, pale e oggetti dal design contemporaneo. Prendendo via San Cesareo e scendendo lungo via Giuliani si incontra la bella Chiesa di San Francesco con il suo splendido chiostro trecentesco. Da non perdere una passeggiata nella Villa Comunale per ammirare il panorama della costiera amalfitana con il cono del Vesuvio sullo sfondo. Da qui si scende nella zona del porto, oppure si prosegue fino a Piazza Vittoria, altro punto panoramico, per continuare fino al borgo di Marina Grande e ci si ferma per il pranzo o la cena, gustando una delle specialità locali: dai celebri gnocchi alla sorrentina ai cannelloni con ricotta, il caciocavallo dolce e le famose sfogliatelle.

CASATIELLO DOLCE

 

Ingredienti

  • 500 gr di farina 00
  • 4 uova + 1 albume montato a neve
  • 220 gr di zucchero
  • 150 gr di lievito madre
  • 50 gr di strutto
  • 50 gr di burro
  • 30 ml di limoncello
  • 30 ml di liquore Strega
  • 125 gr di zucchero a velo
  • confetti colorati per decorare

Preparazione

In una ciotola montare le uova con lo zucchero e unire la farina e il lievito madre. Aggiungere il burro ammorbidito, lo strutto, il liquore Strega e il limoncello ed impastare fino ad ottenere un composto omogeneo. Disporre l’impasto in un recipiente imburrato e infarinato. Livellarlo e coprire il recipiente con un canovaccio umido e lasciare riposare in un posto asciutto dalle 12 alle 24 ore successive (il tempo è variabile a seconda della forza del lievito). L’impasto sarà pronto quando raggiungerà i bordi della teglia. A questo punto cuocere il casatiello per 50 minuti/1 ora a 170°. Per decorarlo preparare una glassa con l’albume montato a neve con lo zucchero a velo. Una volta che il dolce si sarà cotto, lasciarlo raffreddare e aggiungere la glasse e decorare con i confetti colorati.




Il salame di cioccolato: ecco la versione emiliana della ricetta del riutilizzo

Esistono molte ricette che suggeriscono idee per sbarazzarsi delle grandi quantità di cioccolato avanzato dalle uova di Pasqua, ma la più famosa è sicuramente il salame di cioccolato. E’ un dolce moto amato e per questo esistono diverse varianti: da quelle “tradizionali”senza uova o senza burro a quelle più “moderne” glutenfree.

La ricetta originale pare sia portoghese, ma in Emilia Romagna questo dolce viene tradizionalmente confezionato nel periodo pasquale. Noi che amiamo  la tradizione qui vi suggeriamo la nostra variante preferita:

  • 150 gr di burro
  • 2 uova
  • 300 gr circa di biscotti secchi
  • 1 cucchiaio di rum
  • 100 gr di zucchero
  • 200 gr di cioccolato

 

Far sciogliere a bagnomaria il burro con il cioccolato e farli raffreddare.

In una ciotola sbattere i tuorli, precedentemente separati dagli albumi, con una frusta ed aggiungere lo zucchero. Lavorare fino ad ottenere un composto il più chiaro possibile, quindi unire il rum e il composto di burro e cioccolato fuso.

A questo punto mettere i biscotti secchi in un sacchetto antigelo da cucina e pestarli con uno batticarne per ottenere quasi una farina grossolana. L’impasto risulterà piuttosto asciutto, ma si ammorbidirà con l’aggiunta degli albumi montati a neve.

Portare l’impasto su un foglio di carta da forno, arrotolandolo e cercando di dargli la forma di un salame.

Lasciare riposare nel freezer per almeno 2 ore prima di servire.

Servite il salame di cioccolato tagliato a fette e freddo.

Consiglio: se gradite, potete aggiungere all’impasto della frutta secca, tipo mandorle, pistacchi o nocciole da pelare e tagliare grossolanamente.




La tradizionale ricetta del Panettone

Conosciamo tutti benissimo il Panettone, dolce della nostra tradizione legato al periodo natalizio. Chi lo preferisce con le uvette e con i canditi, chi con i canditi ma non con le uvette. Imparando a cucinarlo potrete farlo come più vi piace. È, oltretutto, il prodotto più diffuso in Italia e all’estero, diffuso su tutto il nostro territorio, a Natale è il Re della tavola.

Magari conoscete già dei parenti o degli amici, o anche solo avete una conoscenza che prepara il Panettone in casa, con le sue mani. Sapete che è personalizzabile a seconda dei gusti, si può fare con il cioccolato, al cocco, al limone, con il liquore o integrale. Esiste persino la versione salata, un vero gioiello gastronomico

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Non dovete per forza essere degli appassionati di cucina per cimentarvi nella preparazione del Panettone. È vero ci vogliono molte ore, circa 8 ore, ma è anche un momento di divertimento quando lo preparate con amici o parenti.

Se anche voi volete provare, noi vi proponiamo la ricetta del panettone come lo vuole la tradizione milanese. Deve avere la forma cilindrica e allungata che lo rende subito riconoscibile da tutti. La pasta invece ha la caratteristica di essere alveolata e soffice. Qui non sono ammesse versioni al cocco, al limone o al cioccolato. Per prima cosa dovete procurarvi le cartine marroni in cui viene fatto cuocere e che abbiamo visto tutti, poi partite subito seguendo la ricetta originale.

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Ingredienti

  • 250 g farina 0
  • 250 g farina 00
  • 12 g lievito di birra
  • 50 ml latte
  • 4 uova
  • 3 tuorli d’uovo
  • 160 g burro
  • 160 g zucchero
  • 1 limone non trattato in superficie
  • 2 cucchiai scorzette di arancia candite
  • 100 g uvetta
  • 1 bacca di vaniglia
  • 1 cucchiaino malto
  • Sale q.b.

Preparazione

Mettete l’uvetta in una tazza e ricopritela con l’acqua in modo da farla rinvenire. Setacciate ed unite le due farine, 0 e 00.

Poi scaldate leggermente il latte fino ad intiepidirlo e sciogliete all’interno il lievito di birra ricordando di tenerne da parte una piccola porzione (circa due grammi) che vi serviranno in seguito. Quando si è sciolto il lievito aggiungete il malto e 80 grammi di farina e mescolate bene fino a non avere più nessun grumo. A questo punto l’impasto deve lievitare a circa 30°, mettete la ciotola con l’impasto ricoperta di pellicola in un posto caldo o nel forno acceso a quella temperatura finché non sarà diventato grande all’incirca il doppio di quello che era. Questo per circa un’ora.

Ora unite alla pasta lievitata 200 g di farina, il resto del lievito e due uova intere, impastate bene e poi aggiungete 60 g di burro che avrete fatto ammorbidire fuori dal frigo e 60 g di zucchero. Dopodichè lavorate il tutto e fate una palla liscia, mettetela in una ciotola coperta con la pellicola e lasciatela riposare al caldo come prima, questa volta serviranno un paio di ore per farla raddoppiare.

Una volta lievitato anche il secondo impasto aggiungete il resto delle uova, i tuorli, e 220 g di farina. Dovete impastare molto a lungo, almeno una decina di minuti, oppure utilizzate un’impastatrice. Quindi aggiungete il restante zucchero e un pizzico di sale. Solo quando tutto sarà perfettamente integrato nella palla, allora aggiungete il burro rimanente in più fasi fino ad inglobarlo completamente.

Mettete la scorza grattugiata del limone, l’arancia candita e l’uvetta (dopo averla scolata). Lavorate molto bene in modo da distribuire il tutto in maniera omogenea, poi passate l’impasto sulla spianatoia e lavoratelo con poca farina in modo da fargli prendere la forma di una grossa palla.

Inserite la pasta così ottenuta nello stampo da panettone e lasciatela lievitare due o tre ore al caldo; dopo questo tempo incidete la parte superiore in modo da formare una croce al centro della quale posizionerete una noce di burro.

Per ultima cosa, mettete in forno caldo (200°) una pirofila contenente dell’acqua ed il panettone e cuocete per 15 minuti, poi abbassate a 190° e cuocete altri 15 minuti. Infine abbassate a 180° e terminate la cottura per altri 30 minuti.

Il Panettone sarà pronto per essere gustato.




Torta di carote, mandorle e cannella

Una torta invernale adatta alle cene con la famiglia o con gli amici. Non è una delle solite torte, ma ha un carattere in più, quel qualcosa che la rende speciale e potete sentirvi di modificare qualche ingrediente se vi sentite di farlo.

Se partite per un viaggetto in auto nel weekend potreste portarvi dietro qualche fetta e gustarla durante una pausa.

Ingredienti:

230g di mandorle

300g di zucchero di canna

100g di farina di farroRisultati immagini per mandorle

55g di noci

55g di nocciole

5 uova

3 carote

2 cucchiaini di cannella in polvere

1 limone

1 bustina lievito per dolci

Sale q.b.

Zucchero a velo q.b.

Preparazione:

In un mixer tritare le mandorle, le noci e le nocciole fino a renderle una polvere grossolana. Poi tagliare le carote a rondelle sottili, e in un frullatore unire lo zucchero, la scorza di limone e le carote. Dopo averli mescolati insieme, con una spatola staccare il composto dal fondo. Aggiungere le uova, un pizzico di sale, la farina di farro setacciata, la frutta secca tritata, il lievito e la cannella. Impastare fino ad ottenere un impasto liscio.

Versarlo in uno stampo da ciambella imburrato e infarinato e cuocerlo prima per 10 minuti a 160 gradi, poi per 50 minuti a 180 gradi.

Per ultimo sfornare la torta, lasciarla raffreddare, e decorarla con lo zucchero a velo.




Ricetta: pizzoccheri anche senza glutine

Pizzoccheri con farina di grano

Ingredienti:

300 gr di farina di grano saraceno setacciata

100 gr di farina di grano tenero tipo “0”

Acqua q.b.

Sale q.b.

¼ di una verza media

2 spicchi d’aglio

Salvia

1 patata

1 porro

Olio extra vergine d’oliva

Pizzoccheri senza glutine

Ingredienti:

300 gr di farina di grano saraceno setacciata

60 gr di farina di riso

40 gr di maizena

Acqua q.b.

Sale q.b.

Preparazione:

Per prima cosa u una spianatoia, mischiate le farine e impastate aggiungendo acqua poco alla volta fino ad ottenere un impasti liscio e morbido. L’impasto senza glutine assorbirà più acqua rispetto a quello con la farina di grano.

Poi avvolgete l’impasto in plastica da cucina o carta da forno e lasciate riposare per circa 15 minuti. Quando prendete in mano l’impasto, prima di iniziare a stenderlo, lavoratelo ancora brevemente per verificare se sia necessario aggiungere altra acqua. Stendete in una sfoglia di 2-3 mm.

Lasciate asciugare un pochino la sfoglia e poi tagliate in fettuccine larghe 1 cm e lunga circa 5 cm. Cuociono in circa 5 minuti.

Lavate e tagliate le foglie di verza, con un coltello separate la parte più dura della costa centrale con un taglio a V, quindi, seguendo la costa centrale continuate a tagliare in due parti. Sovrapponete le foglie divise a metà e tagliatele a listarelle. Lavate i porri prima di scottare la verza tagliata in una pentola con acqua bollente per circa 2-3 minuti.

In un’altra pentola fate scaldare un cucchiaio d’olio con uno spicchio d’aglio, quindi aggiungete le coste di verza, i porri e le patate. Coprite le verdure con acqua di cottura della verza e una foglia di alloro. Fate cuocere a pentola coperta ed eliminate la foglia di alloro e frullare, aggiungendo sale e olio.

In una padella fate saltare l’altro spicchio di aglio e la salvia sminuzzata. Aggiungete le foglie di verza e lasciate insaporire. Infine cuocete i pizzoccheri e condite a strati direttamente nei piatti oppure mettete tutto in una teglia e lasciate in forno a gratinare.




Ricetta del Kaiserschmarrn in Valle Ötztal

Se avete deciso di passare il vostro weekend nella Valle Ötztal non potete perdervi il dolce tipico, il Kaiserschmarrn.

In questa valle dove è possibile fare svariate attività, tra cui escursioni, sci, passeggiate e trekking, ci sono certamente anche i momenti per gustare qualcosa di tipico in qualche ristorante con vista valle, dove sentirsi rilassati e respirare aria fresca. Ogni ristorante che troverete saprà offrirvi un gustoso Kaiserschmarrn.

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In questa valle le località turistiche della Ötztal sono otto: Haiming, Sautens, Oetz, Umhausen, Langenfeld, Sölden, Vent e Obergurgl-Hochgurgl, nel caso vi venisse voglia di esplorare ancora un po’ dopo aver pranzato.
Tra i 700 e i 2.500 metri sul livello del mare, si estende dalla Valle dell’Inn, in direzione sud. Il suo carattere presenta diversa caratteristiche così come diversa è la valle, che si divide su tre piani: si va dallo chic sportivo al tradizionale tirolese, dai luoghi vivaci al sonnolento villaggio di montagna. Circondata da 25 picchi di 3000 metri è una cornice da sogno piena di panorami mozzafiato.

Ricetta: Kaiserschmarrn

Ingredienti
– 5 uova – 50 gr di zucchero – 250 di farina
– 350 ml di latte – 30 gr di burro – Uva sultanina
– Zucchero a velo – Pizzico di sale
– Mirtilli rossi o fragoline di bosco

Preparazione
Mettere a bagno l’uva sultanina per ammorbidirla. Preparate l’impasto separando i tuorli dagli albumi. Sbattete i tuorli con metà dello zucchero in modo da ottenere un composto chiaro ed omogeneo. Amalgamate la farina setacciata con il latte e l’uva sultanina ben strizzata. Montate a parte le chiare a neve, aggiungete un pizzico di sale e lo zucchero rimanente.

Non appena lo zucchero si sarà amalgamato, aggiungete man mano gli albumi alla pastella, mescolando il tutto. In una padella, fate scaldare 30 gr di burro e versate metà della pastella. Fate dorare la parte inferiore a fuoco moderato e tagliatela in quattro parti, terminando cottura anche dall’altra parte. Tagliate infine la kaiserschmarren in più parti e spolverizzatela con dello zucchero a velo. Come guarnizione ideale: mirtilli rossi o fragoline di bosco.




Mini muffin al cacao

Per coccolarsi durante una pausa tra una cosa e l’altra cosa c’è di meglio dei muffin? Dolci, gustosi, da accompagnare anche a del latte caldo se si vuole, sono facili da preparare potete provare voi stessi.

Ricetta: mini muffin al cacao

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Ingredienti
• 125g di carote
• 125g di yogurt bianco magro
• 125 ml di acqua calda
• 110g di farina integrale
• 100gdi zucchero
• 50g di polvere di cacao
• 1 uovo
• 2 cucchiai di olio EVORisultati immagini per carote
• 1 cucchiaio di lievito per dolci
• 1 cucchiaio di bicarbonato
• Sale qb
Preparazione

Preriscaldate il forno a 180° mentre lavate e grattugiate le carote, poi strizzatele bene in modo da eliminare l’acqua per quanto possibile. In una ciotola unite le carote all’olio, lo yogurt e l’uovo. Amalgamate gli ingredienti con un cucchiaio di legno.
Dopodichè incorporate la farina setacciata, un pizzico di sale, il bicarbonato, lo zucchero, il lievito e il cacao, mescolando fino ad ottenere un composto omogeneo e privo di grumi.
Aggiungete l’acqua tiepida, mescolando molto delicatamente e sempre dallo stesso lato. Dividete il composto in uno stampo con 24 formine per mini muffin, riempiendole solo per tre quarti.
Cuocete per 12 minuti e al termine della cottura fate raffreddare prima di togliere i muffin dagli stampi.




Strudel alla viennese

Un dolce che racchiude molti sapori insieme e sa accontentare tutte le culture. Ingredienti e preparazione.

Quando pensiamo a Vienna quello che ci viene in mente è l’eleganza della città, la musica e i compositori più famosi, il verde dei parchi, ma c’è un dolce che è famosissimo e piace in tutto il mondo: lo strudel viennese. Ne esistono diverse versioni, anche per i mesi estivi, essendo più che altro un dolce da mangiare ancora caldo come dessert per i pasti invernali. Ricco, gustoso, non dovrete pensare alla dieta, ma alla soddisfazione del vostro palato!

Se volete scoprire a che posizione è Vienna della nostra classifica, delle città europee da visitare tra ottobre e novembre,  cliccate sul link: Le 7 capitali europee

Ingredienti

  • Pasta tirata per strudel 200 grRisultati immagini per mele
  • mele 4
  • Rum 2 cucchiai
  • zucchero 60 gr
  • Succo di limone q.b.
  • Uvetta sultanina 20 gr
  • Scorza di limone grattugiata
  • Pinoli 10 gr
  • cannella 1 cucchiaio da tè
  • burro fuso per spennellare – q.b.
  • zucchero a velo q.b.

Preparazione

Preparate la pasta tirata seguendo la ricetta base.

Mentre la pasta tirata riposa, sbucciatRisultati immagini per pinolie le mele, tagliatele in spicchi e conditele con il succo di limone. A questo punto tagliate delle fettine sottilissime e unitevi la scorza di limone ed il rum, dopodichè lasciatele da parte a macerare un pochino. Stendete sottile la pasta tirata su un telo infarinato, poi tiratela con il dorso delle mani fino a renderla sottilissima. Unite alle mele, i rimanenti ingredienti, quindi l’uvetta sultanina, i pinoli, la cannella e lo zucchero.

Distribuite la farcitura sulla pasta tirata e spennellate la parte che rimane con il burro fuso. Chiudete la pasta tirata sul ripieno a sigillare la farcitura al suo interno. Spennellate anche la superficie con il burro fuso, poi adagiate lo strudel su di una teglia o in uno stampo da plumcake per un risultato più ordinato.

Infornate a 180°C per circa 45-50 minuti o fino a quando avrà un bel colore marroncino chiaro. Spolverate con lo zucchero a velo e servite ancora caldo.

Vienna è tra le 7 capitali da visitare tra ottobre e dicembre, scoprite in che posizione si trova a questo link: 7 capitali europee