Via gli occhiali! In viaggio con occhi nuovi

Rilassarsi in un luogo lontano da casa, assaporare un weekend fuori porta, scoprire luoghi belli e interessanti, è magnifico e lo è di più se i nostri occhi possono vedere nitidamente e mettere a fuoco paesaggi vicini e lontani.

Dopo gli “anta” però i nostri occhi, invecchiano e, ci si accorge che per guardare le lancette dell’orologio del campanile o le istruzioni su Google Map sullo smartphone è necessario allungare le braccia e aumentare il carattere. Dopo i 60 anni la vista invece diviene gradualmente annebbiata perché il cristallino naturale che abbiano all’interno del nostro occhio gradualmente si opacizza.

Questi due eventi sono comuni alla quasi totalità delle persone perché insorgono con l’avanzare dell’età. Il primo è la presbiopia, cioè il calo della vista per vicino, che si presenta appunto dopo i fatici “anta” mentre il secondo si presenta un po’ più in là negli anni, ed è la cataratta, cioè l’offuscamento del cristallino.

Dopo gli “anta” ci si vede meno chiaro

Ora i due disturbi possono essere risolti insieme, prendendo a prestito la tecnica chirurgica tradizionalmente riservata alla cataratta. Ne abbiamo parlato con il dottor Marco Fantozzi, medico oculista che opera presso due strutture d’eccellenza, la Casa di cura San Rossore (Pisa) e la Clinica San Camillo a Forte dei Marmi.

“Il cristallino, con il tempo, perde l’elasticità che aveva nell’età giovanile e s’indurisce: insorge così un deficit di accomodazione che è all’origine della difficoltà di mettere a fuoco gli oggetti vicini”, ha spiegato Fantozzi. “La cataratta invece è una condizione para-fisiologica, perché chi arriva alla vecchiaia va quasi sicuramente incontro a un’opacizzazione del cristallino, che all’interno dell’occhio ha il compito di mettere a fuoco le immagini sulla retina”.

Verso i 50-60 anni di età, si può dunque creare una congiunzione di eventi critica, in cui un occhio già da molti anni con un vizio rifrattivo, come la miopia o l’astigmatismo, si trova colpito anche da presbiopia e inizia a mostrare i segni della cataratta. In questi casi, si può considerare l’opzione di un intervento di sostituzione del cristallino con uno artificiale di nuova generazione, chiamato EDOF (Extended Depth of Focus).

Un aiuto dalle nuove tecnologie

“La caratteristica di questo cristallino è quella di essere multifocale: in sostanza, è in grado di correggere diversi difetti della vista, sia quelli da vicino sia quelli da lontano, a differenza dei cristallini tradizionali monofocali e che quindi difficilmente possono liberare dalla schiavitù di portare gli occhiali dopo l’intervento”, ha sottolineato Fantozzi. “Ultimamente si sono rese disponibili anche nuove lenti cosiddette ‘toriche’, che correggono l’astigmatismo; quindi, in definitiva, abbiamo una vasta gamma di scelte per portare il paziente con cataratta a essere sempre più indipendente dalle correzioni successive”.

Dunque, per il 50-60-enne con difetti di vista l’occasione è ghiotta: ritornare a vedere bene con una sostituzione del cristallino, o lensectomia, anche con una cataratta solo incipiente, o addirittura assente. Sempre più pazienti si avvicinano a questa metodica, e a un’età sempre più precoce, complice il fatto che si tratta di un intervento molto ben tollerato ed estremamente sicuro.

Non vedere bene significa anche perdersi spettacoli della natura come questo

L’intervento di cataratta non ha particolari controindicazioni per quanto riguarda lo stato di salute generale del paziente e della salute dell’occhio in particolare; non è un’operazione dolorosa, e viene eseguita in anestesia topica, cioè solo instillando gocce di collirio nell’occhio”, rassicura Fantozzi.

Le prospettive di recupero sono ottimali per i pazienti. I colori diventano più nitidi e si riscopre una visione che non si ricordava dai tempi della fanciullezza. E vedere meglio significa vivere meglio, perché la qualità della vista coincide spesso con la peculiarità della vita.

Dafne Cervi