Un weekend d’arte al mese: ecco i 12 TOP del 2024

Il 2024 si prospetta come un anno ricco di opportunità per gli amanti dell’arte e della cultura, con una serie di destinazioni straordinarie in Italia che offrono esperienze uniche. Questo itinerario artistico promette di trasportare i viaggiatori in un affascinante viaggio attraverso secoli di storia, architettura e creatività. Scopriamo insieme le 12 tappe imperdibili da includere nei tuoi weekend del 2024. Come? Lo abbiamo chiesto alla redazione, a validi esperti e a illustri firme* di Weekend Premium, che da sempre promuove le eccellenze scegliendo le destinazioni migliori. Abbiamo letteralmente “messo ai voti” alcune mete della nostra bella Penisola: ecco i 12 TOP Weekend d’arte del 2024, uno per ogni mese.

*Hanno votato i TOP Weekend (in ordine alfabetico): Rosanna Bianchi Andreotti, Benedetta d’Argenzio, Francesca Binfaré, Marina Cioccoloni, Damiano De Crescenzo, Giovanna Ferrari, Manuela Fiorini, Antonio Marangi, Beba Marsano, Giuseppe Ortolano e Cesare Zucca.

1. AOSTA, COGNE E GRAN PARADISO (VALLE D’AOSTA)

Se amate la montagna, la storia e gli spazi verdi, o innevati in inverno, regalatevi nel 2024 un weekend in Valle d’Aosta. Dedicate il primo giorno per vedere Aosta, la “Roma delle Alpi”, suo primo nome latino, essendo stata fondata dai Romani nel 1158 a.C. in posizione strategica per accedere alla Via delle Gallie. Tantissime le vestigia romane da ammirare in città, su cui spicca l’Arco di Augusto, del 25 d.C. Impossibile non notare poi la Porta Pretoria, ingresso orientale alla città, e l’anfiteatro romano sono testimoni della sua antica grandezza. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, con i suoi affreschi e opere d’arte, aggiunge un tocco di spiritualità al tuo weekend. Per un’esperienza completa, passeggiare per il centro storico è un viaggio nel tempo tra case medievali e botteghe artigianali.

Splendido anche il Criptoportico forense, nell’area del foro romano, che congiungeva il tempio di Auguro e quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Superbo il Teatro Romano, oggi inglobato nel Monastero delle Suore di Santa Caterina. Cuore dello shopping è invece la centrale Piazza Cavour, con negozi e locali. Alle spalle della piazza, si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista. Tra i musei da non perdere, invece, c’è il MAR – Museo Archeologico, insieme all’Area Megalitica. Da Aosta spostatevi poi nel delizioso paese di Cogne, a circa 40 minuti dal capoluogo, porta di Accesso al Parco Nazionale del Gran Paradiso.

2. AQUILEIA E GRADO (FRIULI VENEZIA GIULIA)

 Aquileia e Grado, patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono gemme nascoste nel nord-est dell’Italia. Aquileia, con i suoi maestosi mosaici romani, è una finestra aperta sul passato, è una delle mete da mettere in lista per un weekend nel 2024. Con Ravenna e Brescia, Aquileia è il più importante sito archeologico dell’Italia settentrionale. La sua storia è veramente tutta da scoprire. Fondata nel 181 a.C. dai Romani come colonia militare, è diventata presto una delle principali città dell’Impero, grazie alla sua posizione strategica sulle rive del fiume Natisone, che all’epoca era navigabile, e a pochi chilometri dal mare. Fulcro del sito UNESCO è il foro romano con la splendida Basilica.

Da non perdere il Porto Fluviale, uno degli esempi meglio conservati nel mondo romano. Tra i Musei da non perdere c’è poi il Museo Archeologico Nazionale, che racconta la storia della città dalla sua fondazione. Durante una visita ad Aquileia, poi, imprescindibile un assaggio del Prosciutto di San Daniele Dop. Tra gli altri prodotti tipici c’è anche il salam tal aset, un salame fresco cotto nell’aceto e nelle cipolle. A 14 km da Aquileia si trova poi la bellissima Grado, con le sue spiagge e gli sport acquatici, ma bella anche in inverno con i suoi presepi galleggianti. 

3. CASERTA CON LA REGGIA E SAN LEUCIO (CAMPANIA)

Se non ci siete ancora stati, Caserta vale certamente un weekend nel 2024. La città infatti ha molto da offrire, a partire dalla celeberrima Reggia, a cui dedicare un’intera giornata. Gareggia in bellezza con la famosa reggia di Versailles ed è un inno al Barocco, al Neoclassico e alla sontuosità, tempio dell’arte e della bellezza con gli splendidi Giardini Reali e i parchi del complesso Vanvitelliano.

Tuttavia, lasciati gli sfarzi della reggia borbonica, vale la pena dedicare il secondo giorno alla visita di Casertavecchia, che dista circa 10 km da Caserta, splendido borgo medievale di origine longobarda. Qui, Pier Paolo Pasolini ambientò il suo Decameron, nel 1971. Si trova a 400 metri di altezza alle pendici dei Monti Tifanini e si presenta come un dedalo di case e antichi palazzi, sovrastati dal campanile del Duomo e dalle vestigia del suo castello. Un’altra frazione di Caserta che vale una visita è San Leucio, a 3,5 km dal centro. Nata come città utopistica, fondata da Ferdinando IV di Borbone per ritirarsi dalla vita di corte dopo la morte del primogenito, rispettava criteri urbanistici rigorosi, con case dotate di servizi igienici e acqua corrente. Qui c’era anche una fiorente produzione industriale di seta, apprezzata in tutto il mondo. Anche oggi, si può vedere quello che resta del setificio.

4. CASTELSARDO (SARDEGNA)

Situata sulla costa nord della Sardegna, Castelsardo è un affascinante borgo medievale con una vista spettacolare sul Mar Mediterraneo. In posizione superba al centro del golfo dell’AsinaraCastelsardo è splendida città per un weekend d’arte (da vedere la smagliante pala del Maestro di Castelsardo nella concattedrale di Sant’Antonio Abate), famosa nel mondo per i riti della Settimana Santa, una tradizione secolare, portata avanti dalla confraternita di Santa Croce fin dal XVI secolo.

Giornata cruciale è quella del lunissanti, durante la quale si effettua un affollato pellegrinaggio alla vicina basilica di Tergu. Castelsardo si distingue per una cucina spiccatamente di mare. Fiore all’occhiello l’aragosta e il tipico Sa Cassola, una zuppa di pesce del golfo. Tutto da accompagnare con un buon Vermentino di Sardegna.

 5. LUCCA (TOSCANA)

Lucca, circondata da mura cinquecentesche perfettamente conservate, è una destinazione toscana ricca di arte e cultura. Nel 2024 Lucca celebra i cent’anni della morte del suo concittadino più celebre, Giacomo Puccini, con un fitto calendario di eventi. È quindi l’occasione giusta per un weekend nella città toscana, che quest’anno si è anche aggiudicata l’Oscar Italiano del Cicloturismo, assegnato alle ciclovie e alle città che promuovono il turismo sostenibile per la Ciclopedonale Puccini, lunga 58 km, che collega Lucca a Torre del Lago.

Ma Lucca colpisce anche per il suo impianto urbano, la sua arte e i suoi monumenti, tra cui l’anfiteatro romano del I sec. d.C, la Cattedrale di San Martino e i suoi tesori, tra cui la reliquia del Volto Santo, custodita in un tempietto nella navata sinistra. Nella sagrestia, invece, si trova una delle opere più famose di Jacopo della Quercia, il Sarcofago di Ilaria del Carretto. Da non perdere poi una visita al Museo dell’antica zecca, all’Orto Botanico e, naturalmente, alla Casa Museo di Giacomo Puccini, in cui il compositore visse fino a 22 anni. Noleggia una bicicletta e percorri il perimetro delle mura per una vista panoramica della città.

6. MANTOVA E SABBIONETA (LOMBARDIA)

Entrambe Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Mantova e Sabbioneta hanno fatto parte dei domini della potente famiglia dei Gonzaga e si possono visitare entrambe in un weekend. Fondate secondo l’ideale di “città perfetta rinascimentale” hanno visto alternarsi i più grandi artisti del suo tempo, tra cui Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna e Giulio Romano. Mantova è anche la città natale del poeta Virgilio (è infatti di origine romana).

Un itinerario ideale parte da Ponte San Giorgio per poi arrivare nel cuore della città, il centro storico e ammirare, la Rocca di Sparafucile, il Castello di San Giorgio con la Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna. In Piazza Sordello si affacciano lo splendido Duomo e il maestoso Palazzo Ducale, simbolo della potenza della famiglia Gonzaga. Di fronte, si trova il più modesto Palazzo Bonacolsi, abitazione signorile dei primi signori di Mantova. Imperdibile, invece, la visita a Palazzo Te, una delle più belle ville italiane capolavoro di Giulio Romano. 

Sabbioneta, la piazza

Dedicate il secondo giorno alla visita di Sabbioneta, accedendovi da Porta Vittoria o da Porta imperiale. Arrivate a Piazza Ducale per ammirare la facciata del Palazzo Ducale, fulcro della vita politica di Vespasiano Gonzaga. Da non perdere, infine, le delizie della cucina mantovana, tra cui il risotto alla pilota, i tortelli di zucca, gli agnoli, i tortelli amari, il bollito accompagnato dalla celebre mostarda, il cotechino e la torta sbrisolona.

7. MATERA (BASILICATA)

Matera, con i suoi caratteristici sassi e le grotte scavate nella roccia, è una delle destinazioni più affascinanti d’Italia. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, Matera offre un’esperienza unica nel suo genere. Dedicare un weekend a Matera significa visitare la terza città più antica del mondo. La città della Basilicata, infatti, si piazza al terzo posto, con 10 mila anni di storia, dopo Aleppo, in Siria, che ne ha 13 mila, e Gerico, in Cisgiordania, che ne ha 12 mila. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è famosa per i suoi Sassi, su cui il sole si riflette meravigliosi giochi di luce a ogni ora del giorno.

Colpisce il colpo d’occhio di questa città unica, scavata nel tufo e che si sviluppa lungo i pendii della Gravina, una valle profonda. Oggi, tra i Sassi si possono ammirare residenze, locali, botteghe artigiane ristrutturate. Incamminatevi nella zona più antica, costituita dai rioni di Sasso Barisano Sasso Cavernoso, divisi dal Colle della Civita. Qui si trovano il Duomo, le chiese scavate nel tufo, tra cui la Chiesa di San Giovanni e di San Domenico, le più antiche. Lungo “Il Piano” si sviluppa invece la città nuova, con i rioni più moderni ed eleganti. Non mancate di fermarvi ad ammirare il tramonto.

8. PAESTUM (CAMPANIA)

Paestum, antica città greca, è celebre per i suoi tre maestosi templi dorici. Un weekend a Paestum, da mettere in calendario in primavera vuol dire regalarsi un tuffo nella storia. Nota anche come Pesto, fino al 1926, la città è stata fondata dai coloni Achei nel VI secolo a.C.  La sua storia, tuttavia, continua ancora oggi, poiché offre la possibilità di visite archeologiche che ne testimoniano la sua unicità. In particolare è possibile ammirare zone sacre, come il santuario settentrionale e meridionale, ma anche il Foro d’epoca romana (l’antica agorà greca) con le sue strutture pubbliche, l’area abitativa, l’area termale e le mura difensive.

Il museo invece è organizzato in sezioni diverse che, tramite racconti ed immagini, raccontano la storia di Paestum a partire dall’età preistorica e protostorica, la Poseidonia d’epoca greca per poi finire con la colonia romana. Inoltre è possibile ammirare le metope arcaiche del favoloso Tempio di Hera collocate presso la foce del Sele.

9. PESARO (MARCHE)

Affacciata sull’Adriatico, coniuga la bellezza artistica con la splendida costa marchigiana. Pesaro, patria di Gioacchino Rossini, Città creativa per la musica Unesco, è Capitale italiana della cultura, teatro per tutto il 2024 di un cartellone di circa mille eventi (perfetto per tutti i weekend d’arte in programma). Due su tutti? Il Rossini Opera Festival in una super edizione e la mostra evento su Federico Barocci ai Musei Civici, scrigno della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini.

Un capolavoro del Rinascimento maturo, che incanta per le misure monumentali, il minuzioso lavoro di carpenteria, l’impalcatura prospettica, la luce di una pittura capace di trasformare in smalto i colori. Da vedere, ancora, il Museo nazionale Rossini, che racconta il grande compositore in chiave multimediale, e Villa Imperiale, progettata da Gerolamo Genga e decorata, tra gli altri, da Bronzino e Dosso Dossi per gli svaghi estivi di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino.

10. SPELLO (UMBRIA)

Un borgo medievale immerso tra colline verdi, è noto per la sua bellezza e tranquillità. Un weekend a Spello, splendido borgo dell’Umbria, in  provincia di Perugia, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, consente di unire arte, storia e gusto. Il periodo migliore? La nona domenica dopo Pasqua per assistere alla celebre Infiorata del Corpus Domini, un evento molto suggestivo per il quale il borgo umbro è famoso in tutta Europa.

Durante la notte, gli infioratori tappezzano le vie del centro storico di tappeti floreali per consentire a tutti di ammirarli fin dal mattino successivo. Durante la visita, entrate dalla grandiosa Porta Consolare e percorrete i suggestivi vicoli, ammirando scorci e panorami, e fermandovi per ammirare i beni artistici, come la chiesa Santa Maria Maggiore con affreschi del Pinturicchio, Sant’Andrea e San Lorenzo. Uscendo da Porta Venere, poi, si ammirano le belle Torri di Properzio. Da non perdere i piatti della tradizione, tra cui gli gnocchi di patate al sugo d’oca, gli strangozzi al tartufo nero e la Torta al Testo, di antica origine romana.

11. TORINO (PIEMONTE)

Torino, città elegante e raffinata, è un paradiso per gli amanti dell’arte e circondata dalle Alpi, offre un mix irresistibile di cultura, storia e gastronomia. Compie duecento anni il Museo Egizio di Torino, nella top 10 delle attrazioni turistiche più amate d’Italia. Per il bicentenario si presenta con un nuovo look, che riempie d’orgoglio questa superba città d’arte, che brulica di musei d’eccezione meno mediatici e tutti da scoprire. Esempi? La Galleria Sabauda, pinacoteca con collezioni da capogiro.

Il Museo Civico in Palazzo Madama, 70mila opere dall’Alto Medioevo al Barocco, tra cui quel Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, vertice della ritrattistica rinascimentale. La Biblioteca Reale, custode di un corpus inestimabile: ben tredici fogli autografi di Leonardo da Vinci, tra i quali il celeberrimo Autoritratto, e un manoscritto, il Codice sul volo degli uccelli.

12. URBINO (MARCHE)

Urbino, città natale di Raffaello, è un gioiello rinascimentale. In pieno centro storico, per esempio, si trova l’Oratorio di San Giovanni con il suo meraviglioso ciclo di affreschi quattrocenteschi, opera dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino, tra gli interpreti più importanti del tardo gotico marchigiano. A circa 2 chilometri da centro, in piena campagna, sorge invece la Chiesa di San Bernardino, chiamata anche Mausoleo dei duchi, poiché destinata ad accogliere le spoglie di Federico da Montefeltro.

Si ritiene che sia il risultato della collaborazione tra Giorgio Martini e Bramante, di cui tipico è lo stile semplice all’interno della struttura. Gli amanti della tavola adoreranno essere avvolti da pietanze ricche di funghi e tartufi. Ma sappiate che il prodotto tipico locale è la crescia, una specie di piadina da accompagnare con il Salame di Montefeltro, con il Prosciutto di Carpegna, con il pecorino di fossa e, soprattutto, con la Casciotta, un pecorino D.O.P. di origini antiche molto apprezzato anche da Michelangelo.

Questo itinerario artistico attraverso l’Italia nel 2024 promette non solo di soddisfare la tua sete di bellezza artistica ma anche di immergerti in viaggi di storia, cultura e autenticità. Ogni tappa offre un’esperienza unica, un viaggio attraverso i secoli che ti lascerà con ricordi indelebili e una profonda connessione con il patrimonio artistico italiano. Preparati a essere affascinato, ispirato e a vivere un’avventura culturale senza pari. Buon viaggio!

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Sacro Monte di Varallo (VC). Una nuova Gerusalemme, tra le più antiche d’Italia

Di Benedetta Rutigliano

Non tutti sanno che a Varallo, in Valsesia, sorge il Sacro Monte di Varallo, il più antico tra i Sacri Monti di Piemonte e Lombardia, all’interno della Riserva Naturale omonima.

Il complesso fu ideato nel 1491 dal frate Bernardino Caimi in ritorno dalla Terra Santa proprio sul modello di una nuova Gerusalemme, ma molteplici furono gli interventi da fine Quattrocento a metà Ottocento.

I Sacri Monti, riproduzioni di alcuni luoghi della Terra Santa, cominciarono a diffondersi in Occidente verso la metà del ‘400, quando, a causa dei Turchi, il pellegrinaggio in quelle aree iniziò a diventare sempre meno sicuro.

Il Sacro Monte di Varallo si compone di una basilica ben 45 cappelle affrescate e popolate da oltre ottocento statue di terracotta policroma a grandezza naturale. Eccezionali i nomi degli artisti che operarono, tra cui Bernardino Lanino, Tanzio da Varallo, il Morazzone, Benedetto Alfieri, ma a rendere unico il complesso religioso fu Gaudenzio Ferrari, tra i massimi esponenti di pittura e scultura del Cinquecento.

Di un realismo innovativo gli affreschi nella Cappella della Crocefissione, per cui trasse ispirazione da personaggi della vita di tutti i giorni, favorendo l’immedesimazione dei fedeli. Collocato a circa 600 metri di altezza, il complesso è immerso in un’atmosfera mistica dal panorama mozzafiato.

Per la sua unicità, dal 2003 è riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

COME ARRIVARE

Autostrada A4 Milano-Torino. Da Milano, dopo il casello Biandrate- Vicolungo prendere la A26 in direzione di Gravellone e uscire a Romagnano Ghemme. Poi seguire per Varallo. Da Torino, dopo il casello di Greggio, prendere la A26 in direzione di Gravellona e uscire a Romagnano Ghemme.

DOVE MANGIARE

*GREM Le Club Restaurant, Piazza Calderini 12, Varallo (VC), tel 0163/52654, www.gremleclubrestaurant.it. Dalle ceneri dell’ex tribunale civile di Varallo di epoca medioevale, sorge questo ristorante elegante, un sapiente mix tra arte, storia e haute cuisine per vivere una serata unica in un ambiente raffinato.

*Nuova Osteria dei Cacciatori Trattoria Valsesia Sacromonte, loc. Solivo 2, Varallo (VC), tel 0163/54698.Ideale per assaggiare ottimi piatti della tradizione valsesiana in un ambiente familiare e rustico.

DOVE DORMIRE

*Vecchio Albergo Sacro Monte****, Regione Sacro Monte 14, Varallo (VC), tel 0163/54254, www.albergosacromonte.it Voluto dal Vescovo Bascapè nel 1594 per gli artisti ed i pellegrini, è un punto di riferimento per chi vuole visitare il Sacro Monte, in un’atmosfera di familiare eleganza.

*B&B Land Wasser, SP9 13020, fraz. Bocciolaro, Varallo (VC), tel 348/0452909, www.landwasser.it Realizzato in pietra e legno questo B&B nella Frazione Bocciolaro a Varallo, è perfetto per un’immersione nella natura.

INFO

www.sacromonte-varallo.com




La chiesa di San Fiorenzo a Bastia Mondovì (CN), la Cappella Sistina del Piemonte

Di Benedetta Rutigliano

È con immenso stupore che, a pochi chilometri dalla zona viticola della Langa, nei pressi di Bastia Mondovì, ci si imbatte nella chiesa di San Fiorenzo, un autentico gioiello d’arte gotica immerso nel verde della campagna.

All’interno dell’edificio religioso è custodito un ciclo di affreschi per i quali la chiesa è denominata anche “la Cappella Sistina del Piemonte”. Costruita sulla tomba del Santo agli inizi del II millennio, fu dapprima “cappella del pellegrino”, poiché si affacciava su una delle più importanti vie del sale, con l’immagine del San Cristoforo dipinta sull’ingresso invitava i viandanti alla sosta.

La chiesa fu affidata nel 1409 alla famiglia Della Torre, e fu Bonifacio Della Torre ad ampliarla e commissionare un nuovo ciclo pittorico al di sopra di antiche pitture bizantine ora parzialmente visibili.

Entrando si è immersi in 326 metri quadrati di affreschi datati 24 giugno 1476, e realizzati a più mani dalle migliori scuole popolari del XV secolo: una vera e propria Biblia pauperum che racconta le storie dei Santi, della Vita e della Passione di Cristo, del Paradiso e dell’Inferno.

DOVE MANGIARE

*Il Ristorantino Michelis, via Vigevano 12, Mondovì (CN), tel 0174/43818, www.michelis.it Nel cuore del laboratorio di pasta fresca e prodotti da forno, l’azienda Michelis Egidio, presente negli store Eataly ha dato vita a uno spazio adibito a cucina tutta a vista.

*Agriturismo Acquadolce, Strada San Biagio 13, Fraz. San Biagio, Mondovì (CN), tel 0174/686835, www.acquadolce.net .Nelle campagne del monregalese, in un mulino del ‘700, si gustano menù ricercati a base di pesce di acqua dolce allevato nella struttura, che espone opere e manufatti di artisti e artigiani della zona.

DOVE DORMIRE

*B&B Residence La Rocca, vicolo Della Rocca 8, Carrù (CN), tel 0173/75194, www.laroccadicarru.it La vista del paesaggio e l’ospitalità dei Sigg. Gianni e Giuseppina, che gestiscono anche l’Osteria del Borgo, sapranno deliziarvi questo B&B, a Carrù, paese soprannominato “Porta della Langa”.

*Hotel-Ristorante Palazzo di Mezzo***, Via Garibaldi 4, Carrù (CN), tel 0173/779306, www.palazzodimezzo.com. Affascinante dimora storica del XVIII secolo, sempre a Carrù, farà rivivere i sogni del passato con mobili d’epoca e soffitti a cassettoni .

INFO

www.bastiamondovi.info




Usseaux, tra paesaggi incantati, borghi montani e sapori occitani

Paesaggi incantati, piccoli borghi antichi scolpiti nella pietra e circondati da una natura rigogliosa, fatta di boschi lussureggianti e laghi dalle acque cristalline. Una tradizione antica nei sapori e nelle tradizioni, basti pensare che in questo angolo dell’Alta Val Chisone si parla ancora il patois, una variante dell’occitano alpino, cioè l’antica lingua d’Oc che un tempo si parlava nella Francia meridionale.

Siamo a Usseaux, meta del nostro “weekend con gusto”, ma potremmo anche inserirlo nei nostri “weekend green” per la perfetta commistione di natura, gusto e cultura. Il toponimo risale al celtico uxellus, che significa “alto”, poi divenuto Occellum in latino, e citato da Giulio Cesare nel suo De Bello Gallico.

Qui per secoli si sono scontrati cattolici e valdesi, per poi trovare un accordo e vivere insieme pacificamente, fondendo tradizione e cultura, nel rispetto, tuttavia, delle rispettive peculiarità.

Usseaux, il capoluogo

Già annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia” e insignito della “Bandiera Arancione” dal Touring Club, Usseaux comprende il Comune capoluogo e cinque splendide borgate, allocate in uno splendido paesaggio alpino. Qui il tempo sembra essersi fermato e l’economia è ancora basata sull’agricoltura, sull’allevamento e sulla produzione casearia.

Le abitazioni sono di legno, terra e pietra e nelle serate più fredde gli abitanti si radunano ancora nelle tipiche stalle con la volta a botte, trasformate in taverne, dove mangiare insieme, cantare o raccontarsi storie e aneddoti. Lungo le strade lastricate di pietre irregolari si incontrano fontane, lavatoi, antichi mulini e tracce della cultura occitana.

Cominciamo la nostra visita proprio da Usseaux, il capoluogo, assaporando i ritmi lenti di un tempo antico. Il borgo spicca per i suoi splendidi murales, circa una quarantina, che abbelliscono i muri delle abitazioni e rappresentano temi della vita contadina, ma anche personaggi fantastici o elementi della natura.

Camminando tra i vicoli stretti e le stradine pittoresche, arriviamo al forno della comunità, che ancora viene usato per cucinare il pane. Assai suggestivo anche il mulino ad acqua, ristrutturato, e il grande lavatoio. Centro della vita religiosa è la chiesa di San Pietro.

Visitiamo le altre borgate

Risaliamo in auto e ci immettiamo lungo la strada che conduce a Pian dell’Alpe in direzione di Balboutet, noto come il “paese delle meridiane”. Sui muri delle case si trovano infatti una ventina di quadranti solari. Da Piazza del Sole, invece, parte un percorso didattico sul sistema solare e sulle diverse tipologie di misurazione del tempo. Balboutet è famosa anche per l’allevamento bovino e per la sua produzione casearia. Qui incontrerete anche tantissime rondini, che amano trovare riparo nelle antiche stalle.

Seguendo il torrente Chisone arriviamo a Laux, il “borgo d’acqua”, per la sua vicinanza a uno splendido lago naturale dalle acque purissime. Tra i borghi alpini meglio conservati della valle, è anche quello in cui si sente più forte la tradizione valdese. Da vedere la chiesa parrocchiale con la sua bella meridiana e la Piazza della Preghiera.

Continuiamo il nostro itinerario lungo la strada regionale del Sestriere, sulla quale si affaccia Pourrières, celebre per la battaglia che, nel 1747 vide l’esercito dei Savoia scontrarsi con quello francese tra il vallone di Cerogne e il Colle dell’Assietta. Nel borgo meritano una menzione la chiesa e il piccolo cimitero.

Ultima tappa è Fraisse, la borgata più a monte, nota come “il borgo del legno” per la sua vocazione all’arte della falegnameria, sostenuta dai rigogliosi borghi circostanti, che forniscono la materia prima.

….continua nella seconda pagina…

Da vedere nei dintorni

Se volete prolungare l’itinerario potete arrivare fino al vicino comune di Pragelato, dove, nella frazione di Rivet, si trova il bel Museo del Costume e delle tradizioni delle genti alpine, e la Casa degli Escatons, allestito in una casa della metà del XVII secolo con una tipica architettura della Val Chisone.

Infine, arrivando fino a Fenestrelle, a circa 4 km, vale una visita il Forte (www.fortedifenestrelle.com), una sorta di “grande muraglia” considerata la più grande fortificazione alpina d’Europa.

Gli amanti della natura non possono perdersi una visita ai parchi naturali di Orsiera-Rocciavré e del Gran Bosco di Salberstrand, ricchi di flora e fauna, ma anche di sentieri attrezzati per chi ama le passeggiate.

A zonzo, con gusto

Un clima e un paesaggio unici rendono uniche anche le materie prime e la tradizione gastronomica, nella quale si ritrovano reminiscenze e sapori francesi e valdesi. Il prodotto tipico per eccellenza è il plaisentif, noto anche come “formaggio delle viole”. La sua caratteristica è quella che prevede l’impiego di latte prodotto nei primi giorni di alpeggio, particolarmente ricco delle essenze floreali. La stagionatura dura almeno ottanta giorni.

Il piatto tipico sono invece le calhiette valdesi, dalla forma tonda, a base di patate grattugiate, salsiccia o salame, lardo e cipolla. Vengono poi cotte in acqua bollente e servite con burro fuso e parmigiano.

Ottimi anche i salumi, tra cui il prosciutto cotto al forno e la mocetta. Tra i primi piatti, meritano gli gnocchi con la fonduta, oppure, come piatto unico, la polenta con selvaggina. Il tutto accompagnato dai robusti vini rossi piemontesi. E, per concludere in bellezza il pasto, guai farsi mancare le grappe aromatizzate o il genepì, il tipico liquore piemontese a base di artemisia alpina.

COME ARRIVARE

In auto: bisogna prima raggiungere Torino, poi da qui si prende la SS23 del Sestriere oppure l’autostrada per Pinerola. In treno si prende la linea Torino-Pinerolo con fermata a Pinerolo.

DOVE MANGIARE

*Trattoria La Placette, via della Chiesa 5, Usseaux (TO), tel 0121/83073, www.laplacette.it . Locale a conduzione familiare con esperienza trentennale. In un ambiente rustico e montano, con camino e soffitto a volte. Il menù propone piatti realizzati con materie prime locali di qualità. I piatti variano a seconda delle stagioni.

*Trattoria Edelweiss, via Parco Orsiera 1, fraz. Balboutet, Usseaux (TO), tel 347/0509676, https://trattoria-edelweiss.business.site/ . A gestione familiare e immerso nella natura. Propone menù stagionale con ingredienti locali e di qualità.

DOVE DORMIRE

*Albergo Lago del Laux***, via al Lago 7, Usseaux (TO), tel 0121/83944, www.hotellaux.it/. In splendida e romantica posizione, dispone di sette camere con vista sul lago, in stile montano. Doppia con colazione da € 105 a € 126. Possibilità di mezza pensione e pensione completa. Il ristorante è aperto anche a chi non pernotta.

*Le Petit Fenestrelle***, via Umberto I 41, Fenestrelle (TO), tel 0121/83460, www.lepetitfenestrelle.it Albergo diffuso con diverse sistemazioni tra camere e appartamenti, da 2 a 7 persone, con differenti ambientazioni in stile alpino. Alcune sono attrezzate con cucina e stoviglie.

INFO

www.comune.usseaux.to.it




Govone (CN) diventa “Il magico Paese di Natale”

Un’edizione, la 13° che promette scintille, anzi, migliaia di luci, quelle del Natale. Dal 16 novembre al 22 dicembre, Govone (CN) indossa gli abiti della festa e si trasforma ne “Il Magico Paese di Natale”, un luogo fiabesco, dove vivere una magica esperienza natalizia per tutta la famiglia nel contesto di un paesaggio unico, che include due monumenti Patrimonio UNESCO: Il Castello Reale di Govone e il paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato.

Il Magico paese di Natale, che lo scorso anno ha fatto registrare 200 mila visitatori, si sviluppa su una superficie di 45 mila mq e può contare su un Mercatino Natalizio con ben 117 espositori, diventando il primo in Italia per numero di partecipanti.

Non solo, quest’anno, infatti, il mercatino di Govone è candidato ai Best European Christmas Markets come unico rappresentante per il nostro paese. Dal 29 novembre al 10 dicembre, poi, tutti potranno votare per fargli scalare la classifica dei primi venti mercatini di Natale d’Europa. Ma vediamo nel dettaglio le novità dell’edizione 2019.

A Govone, la casa di Babbo Natale e la mostra di Presepi

Che “Paese di Natale” sarebbe senza la casetta di Babbo Natale? Infatti, a Govone non può mancare e rappresenta una delle maggiori attrattive. La particolarità consiste nello spettacolo musicale, sempre diverso di anno in anno, che si ripete dal vivo ogni quarto d’ora. Quest’anno sarà raccontata la leggenda della renna Rudolph.

Nella magica casa, poi, ogni visitatore diventa protagonista, entrando a far parte dello spettacolo e delle scene animate, tra cui quella dedicata a Mamma Natale e quello dell’invio della letterina, per poi culminare nello studio di Babbo Natale, con cui tutti potranno interagire.

E, siccome il Natale è una festa della tradizione cristiana, all’interno del Castello di Govone si può visitare la mostra “Adeste fideles”, che coinvolge maestri e artisti del Presepe provenienti da tutta Italia, con particolare attenzione alla produzione artistica piemontese.

Il Magico Paese di Natale è storico e…sostenibile

Un gradito ritorno, anche in questa edizione, è quello del Treno storico, con carrozze e porte originali degli anni Venti, che non solo darà l’impressione di vivere un viaggio nel tempo, ma di farlo in maniera “green”, risparmiando emissioni dannose per l’ambiente. Due i viaggi a bordo del trenino: il 17 novembre da Torino e il 22 dicembre da Milano, con direzione Govone.

Durante il percorso, poi, figure fatate creeranno un’atmosfera magica, mentre, nel viaggio di ritorno, i viaggiatori saranno allietati da un aperitivo con le bollicine del Consorzio dell’Asti DOCG e i prodotti Valgrana.

Ma l’attenzione all’ambiente non finisce qui. L’evento utilizza infatti energia elettrica a Km 0, grazie a un accordo con Egea, e ha adottato un sistema di raccolta differenziata con uno speciale compattatore per le bottiglie di plastica, in collaborazione con Coripet.

A Govone un Natale tra vino e grandi chef

Per un’esperienza completa che includa anche le bellezze e le peculiarità del territorio, si potrà visitare la Wine Experience di Mondodelvino, che ha sede nella vicina Priocca, uno spazio interattivo tutto da scoprire per approfondire le proprie conoscenze sul vino tra attività divertenti, giochi di abbinamento vino-cibo ed esperienze sensoriali.

Dal 23 novembre, poi, ogni fine settimana sarà dedicato a un tema. Si comincia dalla letteratura per bambini, in collaborazione con la cittadina di Cavalermaggiore che ospita in concomitanza la Fiera piemontese dell’editoria.

Ci sarà poi il Festival del cibo che prevede il coinvolgimento di grandi chef del territorio, tra cui gli “stellati” Crippa e Palluda, oltre alla presenza delle aziende di produzione che racconteranno le loro esperienze.

L’inaugurazione del Magico Paese di Natale è prevista sabato 16 novembre con l’accensione del grande albero luminoso di fronte al castello e il concerto di Rejoicing Gospel Choir.

INFO

www.magicopaesedinatale.com

 




Ostana (CN) il borgo di pietra ai piedi del Monviso

Un piccolo paese formato da quattro borgate sparse nell’Alta Valle del Po, dove si parla ancora con orgoglio la lingua Occitana, oggetto anche di un concorso letterario, case di pietra, stradine di ciottoli, e tutt’attorno, un panorama mozzafiato, tra il Monviso, verde in estate, candido in inverno e il neonato Po.

Siamo a Ostana (CN), annoverato tra i “borghi più belli d’Italia” dove vivono ancora appena un’ottantina di abitanti, che abbiamo scelto come meta per il nostro Weekend green.

Così rinasce il borgo antico

Il toponimo Ostana avrebbe origine dal termine occitano Oustano, con riferimento al mese di agosto (oust), a sua volta derivante dal latino Augustana. Le origini del paese sarebbero quindi alto medievali e la sua fondazione legata alla transumanza e al pascolo estivo.

Oggi gli abitanti hanno fatto della cultura occitana un motivo d’orgoglio, visibile anche dalla bandiera che sventola davanti al municipio, ma, soprattutto, hanno recuperato le antiche abitazioni di pietra e legno con i tetti in losa, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio alpino. Muri a secco, cappellette e piloni votivi completano la bellezza di questo paese senza tempo.

Il giro delle quattro borgate

Occorrono circa quattro ore a piedi per completare il percorso che tocca le quattro borgate di cui si compone Ostana. Il paesaggio che si affaccia sul versante della Valle del Po con vista sul Monviso è davvero mozzafiato e regala scorci indimenticabili in tutte le stagioni. Basta munirsi dell’attrezzatura giusta.

Il percorso inizia da La Villo (Villa in Italiano) dove si trova la sede del Municipio con la bandiera occitana.

Vale una visita il Museo Etnografico Ostana-Valle Po dove sono stati ricostruiti i diversi ambienti dove, in passato, si svolgeva la vita quotidiana degli abitanti, dalla stalla alla cantina, completi di attrezzi e arredi.

Uscendo dal Municipio, dopo circa cento metri si trova la strada comunale che prendiamo per arrivare alla borgata di Champanho (Ciampagna). Il percorso si snoda in uno splendido paesaggio. Si costeggiano i muretti a secco e boschi di frassini e aceri, che in autunno si colorano di caldi colori, mentre, in estate, la strada sembra dipingersi di rosa per le fioriture di miriadi di piccoli garofani.

Da Marquet a Miribrart

La strada prosegue superando prima Marquet (Marchetti), poco più di una manciata di case, e si inoltra in un bosco di faggi, da cui si può intravedere il profilo imponente del Monviso. Arriviamo poi ad altre due borgate. La prima è quella di La Ruà (Bernardi), dove, nel mese di agosto, si tiene la tradizionale Festa del Pane, in occasione del quale si radunano in paese emigrati e visitatori, si accendono i grandi forni a legna e si cuoce il pane per mangiarlo tutti insieme.

Proseguendo ancora incontriamo Miribrart (Sant’Antonio) che spicca per le sue caratteristiche abitazioni addossate le une alle altre, che riportano spesso un’iscrizione incisa su una grossa pietra con la data della costruzione. Caratteristici della borgata sono anche i mèire, insediamenti stagionali in quota per seguire il pascolo del bestiame.

A Miribrart si trova anche l’Ecomuseo dell’Architettura e del Paesaggio Alpino, che mostra come passato e presente possano coniugarsi nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente, conservando storia e cultura.

Concludendo il percorso ad anello per tornare a La Villo si incontra il piccolo centro di San Bernardo con la sua deliziosa chiesetta, che custodisce al suo interno un prezioso affresco risalente al Medioevo.

A tu per tu con il Monviso

Gli appassionati di trekking e chi ha buone gambe, anziché tornare a La Villo, da Miribrart può prendere invece la strada che porta a Samicoulàou (San Nicolao) che si inoltra tra rocce che custodiscono alcune barme, celle utilizzate come rifugio per i bovini o per conservarvi il latte. La strada sale fino al Pion da Charm, a 1635 metri di altezza.

Da qui si può proseguire con quello che viene chiamato il “tracciato dei tratturi” , che si inoltra nei pascoli e che viene utilizzato anche dal bestiame. Continuando a salire si arriva a Punta Sellassa, a 2036 metri di altezza, da dove lo sguardo spazia dal Monviso al Monte Rosa, fino al Cervino, snodandosi tra malghe e alpeggi.  I piatti da gustare

Se vi fermate a Ostana, non perdete l’occasione per assaggiare i suoi piatti tipici. Tra questi c’è la polenta di patate e grano saraceno, da mangiare ben calda e tagliata con il filo, magari accompagnata dai salumi tipici, formaggi locali, crema di zucca.

Tipico di Ostana è anche la cosiddetta “salsa del giovedì”, un latticello che si prepara con i “resti” della preparazione del burro. Ottime le zuppe, tra cui quella di cipolle. Tra i formaggi spicca la toma d’alpeggio.

COME ARRIVARE

In auto: A6 Torino-Savona con uscita Marenne, poi proseguire sulla SS662 fino a Savigliano, poi seguire indicazioni per Saluzzo, Revello, Sanfront, Paesana e Ostana. In alternativa, A55 Torino-Pinerolo, continuare per Bricherasio, Bagnolo Piemonte, Barge, Paesana e Ostana.

DOVE MANGIARE

*Agriturismo “A nostro mizoun”, loc. Durandin 39, tel 339/7616431, www.anostromizoun.it Cucina casalinga con menù realizzato in base alla disponibilità dei prodotti stagionali di produzione propria, tra formaggi, carne, e salumi. Tra le specialità, zuppa di cipolle, polenta di patate e grano saraceno, tajarin e tagliatelle fatte in casa.

*Rifugio Galabérna, Loc. Villa, tel 0175/940310, www.rifugiogalaberna.com Propone piatti della cucina piemontese che esaltano i sapori locali, con ingredienti stagionali. Anche per vegetariani.

DOVE DORMIRE

*B&B 44, via Roma 44, fraz. Villa, tel 0175/940244, a conduzione familiare, con splendida vista. Offre camere singole, doppie e triple. Doppia da € 60, tripla da € 90.

*Residence LouBatent, via San Firmino 18, Ostana, tel 349/5047459, www.residenceloubatent.eu Casa vacanza in splendida posizione, tra la bellezza del Monviso e le sorgenti del Po.

INFO

www.comune.ostana.cn.it




ENRICO CRIPPA: 3 STELLE (MICHELIN) SI POSANO SULL’INCANTO DELLE LANGHE

Testo e foto di Cesare Zucca.

Alba, Piemonte. Nell’incanto delle Langhe incontro Enrico Crippa, executve Chef del tristellato Ristorante Piazza Duomo. Le sue scelte, i suoi sogni, i suoi viaggi, i suoi weekend. Ho gustato un suo piatto d’autore: merluzzo e zucca, dove l’ esaltazione della semplicità, la coerenza delle cotture e  l’intuizione degli accoppiamenti confermano l’eccellenza.

Hai scelto le Langhe, perché?
Posso dire quindi che la mia scelta non è stata affatto difficile. Le Langhe sono un territorio straordinario, ricco di materie prime eccezionali come le carni, la nocciola, i grandi vini.
A proposito di nocciole, mi vuoi parlare del ‘tuo’ Olio di Nocciole?
La tradizione di Langa ha sempre visto la produzione di questo olio straordinario. In collaborazione con Relanghe abbiamo deciso di produrne uno che portasse il mio nome.
Lo utilizziamo per finire il nostro piatto Cardo e Cardo, il giusto connubio tra due elementi della cucina regionale.


Tu sei paladino della ‘leggibilità’ in un piatto. Quali sono i segreti della tua crociata?
Nessun segreto. Credo che quando assaggiamo un piatto dobbiamo trovare l’identità degli ingredienti e non dovremmo percepirne solo la tecnica. Diciamo che le tecniche utilizzate devono essere al servizio del piatto e non viceversa.
C’è un cibo che ami solo se cucinato da un altro?
Più che un cibo, una cucina: quella giapponese. L’attenzione agli ingredienti, la cura delle preparazioni e delle cotture, la coreografia del piatto non hanno pari se fatti dalle loro mani.
Quale dei suoi piatti ti rappresenta meglio?
Tutti i miei piatti mi rappresentano. Sono tutti nati dalle esperienze passate e presenti, dal territorio che mi ospita e dai miei viaggi. Ognuno di loro porta con se il riassunto della mia cucina.


Ami viaggiare?
Ho viaggiato tanto per le mie esperienze di lavoro e tutt’ora viaggio molto per piacere e per professione. È normale che tutto ciò che incontro e assaggio sia fonte di ispirazione
Lavoro permettendo, dove ti piace passare un weekend?
Appena posso mi rifugio tra la Costa Azzurra e le Alpi, per trovare un po’ di relax ma anche per dedicarmi alla mia grande passione: il ciclismo.
Un sogno nel cassetto?
Sicuramente un ristorante aperto solo a pranzo, magari in campagna con tanto verde intorno: credo che assaporare una cucina con la luce diurna e la tranquillità di poter fare una passeggiata nella natura dopo pranzo sia un regalo impagabile da fare a noi stessi.
Sei triplamente stellato. Michelin ti attribuisce una quarta stella. Cosa pensi?
Una bella novità e un possibile nuovo traguardo da raggiungere!

                                                                   MERLUZZO E ZUCCA
INGREDIENTI

Per 20 persone
Per il merluzzo
3 kg di filetto di merluzzo fresco con pelle
Qb sale fine
Per la salsa di zucca
1,5 kg di zucca
600 gr di burro
80 gr di farina
1.5 l di acqua
vino bianco
PREPARAZIONE
Per il merluzzo
Salare il merluzzo abbondantemente con il sale fino. Cospargere bene tutta la superfice e lasciarlo a salare per 35 minuti.
Successivamente lavarlo, asciugarlo e lasciarlo riposare in frigo per 24 ore.
Il giorno successivo tagliare dei bei tranci eliminando la pelle e dando una forma di parallelepipedo di 80 gr l’uno .
Recuperare pelle e ritagli
Per la salsa di zucca
Tagliare il burro a pezzi e lasciarlo spumeggiare in pentola. Aggiungere la zucca precedentemente pulita, tagliata e infarinata. lasciar cuocere e poi bagnare con l’acqua. Cuocere per 2 ore a fuoco basso. Terminata la cottura, filtrare il composto ottenuto.
Per finire
Adagiare il filetto di merluzzo tagliato a forma di parallelepido e decorarlo con la salsa di zucca.

INFO
Ristorante Piazza Duomo
Piazza Risorgimento, 4 – 12051 – Alba (CN)




Per il mio weekend ‘made in Italy’ ho scelto TORINO: tesoro di storia, arte, cultura, innovazione e… paradiso gourmet. Pronti? Si parte…

Testo e Foto di Cesare Zucca –

Storia
Molti i luoghi da visitare, io ne ho scelti due e mi sono avventurato in un affascinante viaggio attraverso il Palazzo Reale e la dinastia dei Savoia. Ho scoperto appartamenti mozzafiato, la Biblioteca, l’Armeria, la Galleria Sabauda, ​​il Museo Archeologico e la vicina Cappella Guarini della Sacra Sindone recentemente riaperta al pubblico.


Il giorno seguente sono andato alla Reggia di Venaria, dove monumentali residenze e giardini reali sabaudi ospitano uno dei centri più importanti per l’arte e la cultura in Italia.

Sono rimasto incantato dalla magica Sala di Diana, dall’enorme complesso delle Scuderie, dalla maestosa nave d’oro Bucintoro.

La sede ospita diverse grandi mostre, tra cui ‘Ercole e il suo mito’ che mette a fuoco la figura dell’Eroe con una selezione di straordinari dipinti e oggetti d’arte creati nell’antichità classica e tra il XVI e il XVIII secolo e che sorprende il visitatore con una divertente selezione dei poster di film con protagonista Ercole & Company, popolarissimi negli anni ’60 e ’70.


Cinema
Tappa dovuta al Museo Nazionale del Cinema, situato nell’iconica Mole Antonelliana, simbolo di Torino. Si snoda verticalmente su per le rampe che fiancheggiano l’interno dell’edificio, esponendo archivi storici, costumi, parrucche e arredamenti usati in alcune delle pellicole più famose del cinema italiano e straniero.

Fino al 20 maggio la mostra Gulp! Goal! Ciak! Collezione di scene di film collegate a sequenze di fumetti. Un’avventura attraverso disegni originali, scenografie, fotografie ed oggetti di scena, mentre la mostra Calcio e Fumetti allo Juventus Museum offre un panorama del rapporto tra calcio e disegno, un tuffo nelle pagine dei fumetti e nelle gesta dei loro eroi.


Musei per tutti i gusti, anche di caffè…
GAM. Oltre alla sua ricca collezione il museo ospita la mostra Giorgio De Chirico, ritorno al futuro, dialogo tra la pittura neometafisica del Maestro e le generazioni di artisti che si sono ispirati alla sua opera, dalla Pop art di Andy Warhol a Mario Schifano, all’opera digrande prosecutore della Fabrizio Clerici, Renato Guttuso e grandi artisti internazionali come Henry Moore, Philip Guston, Bernd e Hilla Becher.


MEF La mostra “Ettore Fico, opere di grande formato” celebra il Mestro da cui il bellissimo museo prende il nome e che offre uno spazio con opere esposte a rotazione per poter mostrare al pubblico un complete panorama delle sue opere.


Da non perdere il Nuvola Lavazza museo dedicato alla  storia della gloriosa marca di caffè, nata nel 1885.

Dal primo negozio di alimentari in cui Luigi Lavazza ha inventato il concetto di miscelazione, ai personaggi delle campagne pubblicitarie, come gli iconici Caballero e Carmencita

fino ai calendari firmati  da  grandi fotografi come Helmut Newton e Annie Leibovitz. Il viaggio termina al bar per degustare cibi insoliti, come le fantastiche patatine alla polvere di caffè.


Pranzo con pirati e vista
Caffè Elena,
fondato nel 1800, nel cuore del magnifica Piazza Vittorio Veneto, i mobili e l’atmosfera sono rimasti invariati. Ideale per la prima colazione, la pausa pranzo o un secondo aperitivo accompagnato da tapas di alta qualità fatti sul momento. Mi sono seduto al tavolino vicino alla finestra, quello preferito da Emilio Salgari il celebre scrittore di storie di pirati.


Imperdibile la ‘storica’ panna cotta, all’ amaretto e Vermouth Carpano, inventato proprio a Torino.

“Da noi solo cibi sani e non chiamateci vegani…”
Così afferma Antonio Chiodi Latini,  bizzarro proprietario-chef del muniscolo Chiodi latini, dedicato a vegetariani, vegani e non solo. “Niente carne, niente pesce, niente derivati, niente tristi piatti vegani non aromatizzati. Proponiamo un nuovo approccio al cibo sano, ai cibi integrali, prestando attenzione agli ingredienti a base vegetale e servendoli tutta la loro semplicità”

Ho seguito i suoi consigli: come bevanda un sano kombucha (tè fermentato con aghi di pino) e un delicato frullato con estratto di finocchio, sedano. zucca, mela verde, limone, zenzero e zucchine, poi crema di porcini su pane raffermo, una vellutata di crescione e bietola con semi di zucca tostati, e il consigliatissimo PA-PO-BA (PAsta, Pomodoro, BAsilico) Per finire, un sorbetto Freddoloso (finocchio 90%, cardamomo, crema di prezzemolo)


Voltiamo pagina. Pizza gourmet?
TastiT, concetto insolito per la pizza. La puoi combinare come vuoi, scegliendo tra ‘terra’ o ‘mare’. Nella prima sezione c’è una grande presenza di parmigiano perché il gestore Domenico ha fatto una lunga esperienza culinaria in Emilia-Romagna, quindi prosciutto di Parma Ghirardi, culatello di Zibello, porcini, pesto di rucola con parmigiano e semi di papavero. Qualche proposta di mare?Ecco la scampiamola! che prende il nome dagli scampi crudi abbinati a un delicato guacamole appena aromatizzato con scalogno, pepe e solo una goccia di tabasco (grazie a Dio! Odio il guacamole pieno di aglio, coriandolo e cipolla!)


Per cena vi consiglio…
Il Tre Galli, situato nel cuore del quartiere romano, una delle zone più antiche di Torino. Lì sono diventato 100% piemontese! Lingua bollita con salsa verde tradizionale (acciughe, prezzemolo, pane imbevuto di aceto rosso, aglio e tuorlo d’uovo).

Poi risotto alla panissa con fagioli e pancetta, un piatto contadino tradizionale. A seguire, un delicato flan con porri e fonduta di formaggio Toma Montecauri. Fran finale: pesca farcita con una cremosa fusione di cioccolato e noci
Se non sai resistere al cioccolato…
La tua meta è il negozio di Guido Gobino dove troverai il cremino al sale, una pralina di cioccolato arricchita con sale integrale e olio extravergine di oliva, premiata nel 2008 come miglior pralina del mondo dalla prestigiosa London Academy of Chocolate

Il primo hamburger “slow food” della storia.
Dai un’occhiata a M ** Bun, il primo hamburger “slow food” della storia.
Usano solo carne lavorata nell’azienda agricola Scaglia di Rivoli, rigorosamente Km.0 ottenuta da animali allevati e nutriti con cereali e foraggi cresciuti nei loro campi, per garantire un gusto e una consistenza unici ad ogni boccone, inoltre è possibile trovare diverse tartare crude (semplici, con capperi o olive

Il menu è un mix tra il dialetto italiano e quello piemontese, gli hamburger qui sono al forno, pollo, fassona, maiale. e una zuppa invernale quotidiana. Le patate devono morire: assolutamente freschissime e grigliate alla perfezione. (dimentica quelle fastidiose fritture di fast food.)


Il mio ristorante preferito?
Cercavo la tradizione e l’ho trovata al Porto di Savona, inaugurato nel 1863 e tuttora uno dei locali più rappresentativi di Torino. Ho iniziato con una cremosa zuppa di zucca alla robiola e amaretti,  Si parte con un fritto misto piemontese. Dolce e salato con ben 9 ingredienti diversi, più torinese di così…


Poi ho avuto l’opportunità di assaggiare la finanziera, una vera delizia piemontese. Pare sia nata nel diciottesimo secolo, come omaggio dei contadini agli ufficiali di finanza. Era una ricetta povera che utilizzava gli scarti, come cervello, polmoni, testicoli, creste di gallo, ma oggi è considerata una specialità super sofisticata.


Dove alloggiare?
Ho fatto il check-in al Genova Hotel, una struttura a quattro stelle della catena Best Western Plus, a pochi passi dalla Stazione Centrale di Porta Nuova e da tutti i mezzi di trasporto. Super centrale, servizio eccellente, letto comodo, perfino una vasca idromassaggio!
La colazione è abbondante e deliziosa. Salumi freschi, un sacco di formaggi, compresi i miei tomini preferiti. Tante torte fatte in casa con frutta. Mi è piaciuto quello con pere caramellate e (ovviamente) il tradizionale cioccolato gianduja di Torino.

 

Un consiglio:  la Torino & Piemonte Card
Ingresso gratuito nei più importanti musei e mostre di Torino, nei castelli, nelle fortezze e nelle Residenze Reali in Piemonte e biglietti scontati per numerose attrazioni, eventi, giostre, incluso l’autobus City SightSeeing Torino

 

INFO
https://www.turismotorino.org/it




Neive, il borgo dei quattro vini (1° giorno)

Tre rossi, il Barbaresco DOCG, il Barbera d’Alba DOC, il Dolcetto d’Alba DOC, e un celebre bianco, il Moscato d’Asti DOCG, ma anche il pregiato tartufo bianco e le nocciole del Piemonte IGP fanno di Neive, in provincia di Cuneo, uno dei borghi da visitare e, soprattutto, da gustare. Da poco inserito tra i “Borghi più belli d’Italia” per la sua storia e le sue bellezze storico-architettoniche e paesaggistiche, non potevamo farcelo scappare per trascorrere insieme a voi un weekend autunnale tra i paesaggi delle Langhe, tanto care a Beppe Fenoglio e a Cesare Pavese.

Passeggiando tra le antiche vestigia medievali

Il borgo si estende tra l’ultima Langa del Moscato e le colline del Monferrato, una terra generosa e pittoresca. Il centro storico conserva ancora il suo impianto medievale, nonostante non rimanga più nulla dell’antica rocca. L’aspetto più evidente di questo passato antico è rappresentato dalle case dai tetti rossi, addossate le une alle altre. Dall’alto, invece, si gode uno splendido panorama sui vigneti.

Accediamo alla parte storica attraverso Porta San Rocco. A sinistra dell’arco si trova la cinquecentesca Cappella di San Rocco, a pianta quadrangolare e, poco distante Casa Demaria del XVI secolo. Di fronte alla cappella c’è invece il Palazzo dei Conti Bongioanni Cocito, in stile barocco, realizzata su progetto di Giovanni Antonio Borgese attorno al 1750. L’interno conserva alcuni pregiati affreschi, decorazioni e stucchi in stile rococò.

Neive vanta ben 36 cantine, molte delle quali sono ospitate in dimore signorili. Tra queste c’è il palazzo settecentesco dei Conti di Castelborgo, che raggiungiamo imboccando la prima strada a sinistra da via Demarca e, da qui, svoltando in via Lafleur. Nelle cantine del palazzo, dove ancora oggi avvengono pregiate produzioni vinicole, sono stati eseguiti i primi esperimenti per la vinificazione del vitigno Nebbiolo, che porteranno poi alla produzione del Barbaresco.

Proprio di fronte al palazzo si trovano invece i Giardini dei Conti di Castelborgo, dai quali si accede passando attraverso una serie di archi e cancellate di ferro battuto su cui spicca lo stemma della famiglia nobiliare, opera dell’architetto Giovanni Antonio Borgese del 1751.

Tra palazzi, cantine e distillerie

Procedendo ancora dalla Porta di San Rocco arriviamo in Piazza Italia, la più importante del borgo, circondata da case variopinte. A destra si trova la parte medievali, mentre a sinistra si trovano palazzi costruiti dopo la metà del XVI secolo. Tra questi c’è il vecchio Palazzo Comunale, noto anche come Palazzo dell’Orologio, originario del XVI secolo ma oggetto di un importante rifacimento da parte dell’architetto Borgese nel 1760.In stile rococò piemontese, è provvisto di un timpano slanciato e possente, che sorregge l’orologio.

Proprio di fronte si trova invece quella che fu la residenza di Borgese, ora sede degli uffici municipali. Nelle cantine è oggi ospitata la Bottega dei Quattro Vini, di proprietà dei produttori locali, che si alternano nella sua conduzione. All’interno, è possibile effettuare degustazioni guidate di Dolcetto, Barbaresco, Barbera e Moscato accompagnati da salumi e formaggi.

Si affaccia su Piazza Italia anche il Museo Casa della Donna Selvatica (www.distilleriaromanolevi.com) che merita senz’altro una visita. Il Museo testimonia l’arte dei fratelli Lidia e Romano Levi che hanno continuato la tradizione di famiglia producendo una grappa unica, nota come la “Grappa della Donna Selvatica”. Spicca non solo per il sapore unico, frutto di sapienti composizioni di erbe immerse nel distillato di vinacce, ma anche per l’arte con cui sono realizzate le etichette delle bottiglie, disegnate a mano. Talmente uniche che sono state identificate nella corrente artistica chiamata “Arte Selvatica”. Oggi, le bottiglie sono contese da collezionisti e dai ristoranti più famosi del mondo.

Dalla fine di Piazza Italia prendiamo poi via Cocito e saliamo fino a Pian Castello. Sulla sinistra, incontriamo il Palazzo dei Conti Cocito, la famiglia nobile più antica di Neive. Oggi il palazzo ospita il ristorante La Contea, mentre, di fronte, si trova l’enoteca Il nido della Cinciallegra, degli stessi proprietari, dove è possibile degustare vini e prodotti locali selezionati da aziende del territorio.

L’edificio privato più antico di Neive in assoluto è invece Casa Cotto, che risale agli inizi del XIII secolo. Di proprietà di una famiglia di banchieri, era provvista anche di una torretta, oggi in parte scomparsa. Durante i restauri sono stati rinvenuti nell’archivolto della porta di ingresso alcuni mattoni di epoca romana. Dello stesso periodo è la Torre dell’Orologio, del 1224, che ha incastonata nelle mura una lapide funeraria romana dedicata a una coppia di sposi.

Risale invece al X secolo la Torre del Monastero, che si incontra sulla strada per Mango. In stile romanico, è a pianta quadrata ed è l’unica testimonianza rimasta del monastero benedettino di Santa Marta del Piano. Merita una sosta anche l’arciconfraternita di San Michele, anch’essa opera del Borgese, costruita tra il 1759 e il 1789, in stile barocco sabaudo, a navata unica sormontata da una cupola a base circolare. Sul portale sono stati scolpite le allegorie dei diritti dell’uomo.

Uscendo dal centro per la porta a Nord, si incontra invece la Cappella di San Sebastiano, del XV secolo, ma ricostruita nel XVII, dedicata al santo venerato, insieme a San Rocco, per la sua protezione dalla peste.

Appena fuori dal centro storico, invece, nei pressi del cimitero nuovo, si trova la Cappella Riccardi Candiani, costruita negli anni Venti del Novecento dallo scultore torinese Carlo Biscarra. In stile neogotico, ha una facciata ispirato a quella del Duomo di Chivasso con decorazioni in cotto di ispirazione Art Nouveau e gotiche. Al suo interno si trovano invece le tombe di famiglia dei Conti di Castelborgo.

Si conclude qui la nostra visita al borgo. Nella seconda parte del nostro itinerario vi proponiamo un tour di-vino, alla scoperta dei piccoli borghi nei dintorni, con meta finale la splendida città di Alba, da visitare in occasione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco.

Neive da gustare

In questa terra così ricca e generosa, c’è solo l’imbarazzo della scelta su che cosa gustare durante il vostro soggiorno. Se una degustazione dei quattro vini è d’obbligo, tra i prodotti tipici delle Langhe ci sono le Nocciole del Piemonte IGP e il celebre Tartufo d’Alba. Ottimi anche i salumi locali, tra cui un salame dal sapore dolce e profumato al Barbaresco e i formaggi delle Langhe, come la robiola, il Murazzano, il Bra, nella versione tenera o stagionata, e il Bross.

Fermandovi in uno dei tanti ristoranti, agriturismo o trattorie che propongono menù tipici, potete scegliere tra bagna caôda, tajarin al tartufo, carne cruda all’albese o coniglio al civèt. Come secondo, o come piatto unico, il fritto misto alla piemontese, a base di carne e frattaglie. Infine, da non perdere i dolci, come la torta alle nocciole e lo zabaione al moscato, che vi proponiamo di preparare seguendo la nostra ricetta.

Torta di nocciole con zabaione al Moscato

Ingredienti

  • 250 gr di nocciole del Piemonte sgusciate
  • 280 gr di zucchero
  • 8 tuorli
  • 6 albumi
  • 80 gr di Moscato
  • Burro
  • Sale

Tritate grossolanamente le nocciole, poi frullatele con 150 gr di zucchero e in pizzico di sale. Montate a neve gli albumi con 50 gr di zucchero. Prendete una ciotola e mescolate le nocciole frullate con i 4 tuorli. Unite anche gli albumi montati a neve e mescolate delicatamente. Imburrate uno stampo di circa 25 cm di diametro e versatevi il composto livellandolo. Infornate a 170°C per circa 40 minuti. Nel frattempo, preparate lo zabaione mescolando in una casseruola gli altri 4 tuorli con 80 gr di zucchero e 80 di Moscato. Scaldate il composto a bagnomaria, poi montatelo con lo sbattitore elettrico. Servite lo zabaione appena fatto con la torta tiepida.

COME ARRIVARE

In auto: da Torino, A21 con uscita Asti Est, poi prendere la A33 Asti-Cuneo con uscita Neive. Da Asti, A33 Asti-Cuneo con uscita Neive. Da Cuneo, SS231 fino all’incrocio di Baraccone di Castagnito, poi voltare a destra e procedere per circa 6 km. Da Alba, seguire per Asti, poi all’altezza di Castagnito svoltare in direzione di Barbaresco-Mango e seguire indicazioni per Neive.

DOVE MANGIARE

*La luna nel pozzo, Piazza Italia, Neive, tel 0173/67098, www.lalunanelpozzo-neive.it Ristorante di buon livello con menù piemontese e ingredienti biologici e di qualità. Piatti a base di tartufo e buona carta dei vini. Menù degustazione da € 45 a € 58. Menù tartufo da € 110. Alla carta € 42/65

*La Cantina del Rondò, via Fausoni 7, Neive, tel 0173/679808, www.cantinadelrondo.it Propone un menù con piatti tipici delle Langhe, realizzati con ingredienti biologici, come uova e farine, e locali da piccoli fornitori. Vini delle Langhe di produzione propria. Menù da € 35, menù tartufo da € 85; alla carta da € 40.

DOVE DORMIRE

*Hotel Borgese, via Circonvallazione 1, Neive (CN), tel 0173/1950170, www.hotelborgeseneive.com Ristrutturato nel 2016, offre camere e suite arredate con materiali naturali, come la pietra di Langa, e i pavimenti in parquet. Ogni stanza è arredata secondo un tema. Nelle suite sono presenti anche doccia o vasca emozionale con aromaterapia o cromoterapia. Doppia da € 100.

*Hotel Castelbourg, via Cocito 1, Neive, tel 0173/67380, www.castelbourg.com Albergo ricavato in una casa del XVIII secolo completamente restaurata con particolare cura all’organizzazione degli spazi interni. Dispone di camere a bagni spaziosi e luminosi, arredate nei dettagli. Doppia da € 90

INFO

www.comunedineive.it




ESTATE IN MONTAGNA: Sul Monte Rosa alla scoperta dei Walser

Se d’inverno è il paradiso degli sciatori, in estate il grandissimo massiccio del Monte Rosa, le cui vette superano i 4500 metri, o re spettacolari vallate, ghiacciai, pascoli e boschi dove scoprire la natura alpina più autentica. Val d’Ayas, Valle di Gressoney e Valle di Champorcher, in territorio valdostano, e Valsesia in Piemonte: quattro valli unite da un unico denominatore: il solenne Monte Rosa. L’imponente ghiacciaio è visto da quattro angolazioni diverse: tre valli adagiate ai suoi piedi ed una che lo ammira da più lontano.

Foto di Roberto Clienti

Da non perdere per chi visita il Monte Rosa sono le pietanze della cucina Walser: il primo luglio, a Champoluc l’appuntamento goloso “Camminar Mangiando” conduce a scoprire i sapori antichi tra i villaggi walser; una degustazione itinerante, accompagnata da musica dal vivo. Si parte alle 9.30 e si sale con la funicolare a Ciarcerio: l’aperitivo è servito al Retsignon; per l’antipasto si prosegue al villaggio di Soussun, un piccolo centro immerso nella natura. Il primo piatto viene proposto al villaggio del Crest; segue una tappa al villaggio di Cuneaz per il secondo piatto, mentre la location per il dessert è il villaggio di Frantze (prenotazioni: tel. 39 3484458175).

Per chi ama le escursioni in alta quota, con gli impianti si può salire da Alagna fino al ghiacciaio di Indren e raggiungere (accompagnati dalle guide alpine) i rifugi Mantova, Gnifetti e la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa. Dall’alto dei 4554 metri della Punta Gnifetti lo sguardo spazia dalla vertiginosa parete sud del Monte Rosa su Alagna e la Val Sesia, perdendosi nella pianura Padana fino alle Alpi Marittime.

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CHI SONO I WALSER?

E’ una popolazione di origine germanica, che insediatosi intorno all’anno 1000 nel cantone svizzero Vallese (da cui Walser) si è poi diffusa in tutto l’arco alpino, conservando la propria parlata, il Tisch (da deutch). Oggi la piccola comunità walser ha diversi insediamenti alpini in Italia tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, attorno al massiccio del Monte Rosa.

Altre comunità walser si trovano in Svizzera (Canton Ticino e Grigioni), in Liechtenstein e in Austria, nel Vorarlberg, regione che confina con la Svizzera. La lingua walser, il Tisch da deutch, è ancora parlata a Gressoney, a Issime, ad Alagna, a Rimella, a Macugnaga e in Formazza. Per rivivere la tradizione non perdete l’antica Fiera di San Bernardo a Macugnaga dal 6 all’8 luglio, con una sessantina di espositori di artigianato alpino.

Gressoney Ferragosto Processione davanti al campanile di Saint Jean

 

LA RICETTA

GONFIOTTI (Hòckiené)

Ingredienti

• 3 uova
• un bicchierino di grappa
• 6 cucchiai di zucchero
• scorza grattugiata di un limone • 3 bicchieri di latte
• una presa di sale
• un pezzo di burro
• Farina q.b.
• un pizzico di lievito
• 2 mele

Mescolare le uova con lo zucchero, aggiungere la grappa, il lievito, il sale, la scorza di limone e amalgamare. un po’ per volta aggiungere il latte e la farina. sbucciare le mele, tagliarle e pezzetti e unirle all’impasto. Friggere nell’olio bollente qualche cucchiaiata di impasto nché i gon otti diventano di un bel colore dorato.

DOVE DORMIRE

Una splendida immagine del Monte Rosa è regalata dal giardino panoramico del Bed & Breakfast “Tre alberi liberi”, un’antica dimora a Riva Valdobbia, con piccolo angolo benessere e stanze strepitose, arredate con gusto. Ogni stanza ha una caratteristica, alcune mansardate, come la stanza Salice con un magnifico letto king size realizzato con legno antico e vasca idromassaggio; la stanza più intima si chiama Larice, ha uno spettacolare gioco di incastri dato dalle antiche travi recuperate, l’atmosfera è ricercata grazie ai mobili antichi come il letto, ricavato da una mangiatoia del 1800 e all’ampia doccia in pietra, corredata di idromassaggio. Il plus? I padroni di casa: Roberto, guida alpina, che accompagna gli ospiti a esplorare le montagne e Elena, appassionata di storia locale. www. trealberiliberi.it

Info www.visitmonterosa.com




Cannero Riviera: i castelli segreti del Lago Maggiore

PERCHE’ ANDARCI

Sopra un piccolo promontorio del Lago Maggiore, tra Stresa e Locarno, Cannero Riviera è un piccolo gioiello incastonato tra una ricca vegetazione mediterranea, case patronali, viette medievali e chiese votive, con un pittoresco porticciolo scavato nella roccia. Il clima mite che caratterizza questa zona, grazie al quale Cannero ha acquisito nel 1947 il secondo nome “Riviera”, favorisce un’incredibile varietà di agrumi, coltivati sin dal 1500, e la fioritura delle camelie, visibile in alcuni casi anche d’inverno. La spiaggia di Cannero, Bandiera Blu dal 2005, invita a bagni di sole e svariati sport acquatici.

DA VEDERE

I castelli di Cannero, pittoreschi ruderi della “Vitaliana”, fortezza-residenza eretta per volontà di Ludovico Borromeo nel 1519, si ergono su due isolotti rocciosi raggiungibili con mini crociere in battellino o con catamarano a energia solare. Numerose le tracce di archeologia militare per chi vuole percorrere la “linea Cadorna” un sistema di trincee e fortini, mai utilizzati, realizzato grazie al generale verbanese Luigi Cadorna per fronteggiare una paventata invasione tedesca attraverso la Svizzera, ora patrimonio di sentieri per l’escursionismo.

 

DOVE DORMIRE

Hotel Cannero Lakeside Resort****, Piazza Umberto I, 2 – 28821 Cannero Riviera (VB), tel. +39 0323 788046, www.hotelcannero.com

Antico monastero affacciato sul lago e trasformato in albergo a metà del 1800, in pieno centro storico.

 

DOVE MANGIARE

Il Cortile, Via Massimo D’Azeglio, 73, Cannero Riviera 28821 (VB), tel. 0039 0323 787213, www.cortile.net/

Nel centro storico di Cannero Riviera, nell’atmosfera ricercata di un edificio storico del XIII o XIV secolo, il ristorante Il Cortile prepara ottimi piatti locali in base alla stagione.

Per maggiori informazioni visitate il sito: www.cannero.it/it/

 




Torna Musica in quota per un weekend unico tra le vette del Piemonte

Musica in quota regalerà scenari mozzafiato e musica di qualità per un’esperienza davvero unica e intensa. Solisti, quartetti, formazioni classiche e addirittura orchestre si esibiranno in palcoscenici naturali dell’Alto Piemonte, scelti per rendere Musica in quota un festival speciale. Come per le precedenti edizioni, anche quest’estate sarà organizzata una lunga serie di escursioni in musica, tutte gratuite e con guide esperte, che culmineranno con esibizioni coinvolgenti e sempre diverse: dal pop al canto popolare, dalla musica classica al jazz. Protagonisti saranno giovani e talentuosi musicisti affiancati da nomi affermati a livello nazionale ed internazionale, come Sergio Scappini e la sua fisarmonica, uno degli ospiti più attesi, il chitarrista Renato Pompilio, la pianista Tiziana Coco, il percussionista Paolo Pasqualin e il sassofonista Giancarlo Ellena.

I concerti si potranno ascoltare dopo aver raggiunto la destinazione, con percorsi sempre diversi, adatti a escursionisti esperti ma anche a semplici appassionati. Una volta giunti in vetta, a stupire saranno i panorami di questa porzione alpina, da gustare insieme alle tipiche specialità gastronomiche di montagna.

Il percorso partirà sabato 19 maggio dal Sacro Monte Calvario di Domodossola, Patrimonio Unesco, con un concerto/presentazione del festival. Dal 16 giugno, con l’unico concerto al tramonto (tutti gli altri sono in programma alle ore 11.30), partirà il vero e proprio festival. Da Pian d’Arla si passerà al piccolo centro di Bordo nella Valle Antrona e ancora all’Alpe Cicerwald, splendida terrazza incorniciata dalla spettacolare parete est del Monte Rosa. A luglio quattro appuntamenti: al Parco Nazionale della Val Grande, all’Alpe Parpinasca e l’Alpe Prà, in Valle Vigezzo alla Colma di Toceno e nuovamente alle porte della Val Grande con la panoramica Alpe Ompio. Da non perdere gli appuntamenti dell’Alpe Cortevecchio e poi alle quote più alte della Diga dei Sabbioni in Valle Formazza e all’Alpe Monscera in Val Bognanco, per il seguitissimo concerto del 14 agosto. Si chiude con l’Alpe Aleccio in Valle Antigorio e con il gran finale sulla terrazza panoramica del Santuario della Madonna del Sasso, a picco sul Lago d’Orta. Per maggiori informazioni e per il programma completo visitate il sito www.musicainquota.it




Il tempo delle cattedrali

“Questa è il tempo delle cattedrali…”, cantava il poeta Gringoire nel celebre musical Notre Dame de Paris. E, parafrasando quei versi, il “tempo delle cattedrali” è il weekend del 23 e 24 settembre. Grazie all’iniziativa “Città e cattedrali a porte aperte” si potranno infatti visitare oltre 500 siti in Piemonte e Valle d’Aosta.

Chiese, pievi, abbazie, chiostri, cappelle e santuari apriranno al pubblico, offrendo uno spaccato della loro storie, rivelando i loro tesori e consentendo di respirare quelle atmosfere tra il timore reverenziale del sacro e il fascino estetico del bello. Inoltre, sono in programma anche eventi collaterali, tra mostre, concerti, spettacoli teatrali, reading e conferenze a tema.

Sul sito www.cattedrali.it si possono visionare i siti aperti, gli itinerari e gli eventi collaterali e scegliere secondo il proprio gusto e il proprio tempo.

Gioielli da scoprire

Per esempio, a Giaveno, nei pressi di Mondovì (TO), si può visitare la Cappella di San Sebastiano, dove recentemente è stato scoperto un affresco databile tra il Quattrocento e il Cinquecento, che racconta attraverso le immagini la storia del santo a cui l’edificio è dedicato.

Tra i gioielli di arte sacra da (ri)scoprire c’è anche la chiesa dedicata a San Bernardo di Aosta di Piozzo (Cuneo), costruita alla fine del Trecento sul basamento di una torre di guardia databile all’anno Mille.

Da non perdere anche l’itinerario guidato, in programma domenica 24 settembre ad Alba. Il tour guidato, in autobus e con filmati ad hoc, consente di andare alla scoperta de Il Roero: pregiati vini, confraternite e nobili committenti. Proprio le Confraternite, che si occupano di diffondere e preservare il culto, la tradizione e le manifestazioni religiose nel tempo, saranno le “guide” e le protagoniste di molte iniziative.

Spostandosi ad Aosta (www.cittaecattedrali.it)  si potranno ammirare gli affreschi che adornano il sottotetto della Cattedrale di Santa Maria Assunta, databili all’XI secolo, e la Collegiata dei SS Pietro e Orso.

L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e dalle Diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta per la valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico.




Formaggi e salute: i benefici e i falsi miti dei prodotti lattiero-caseari

Dal 15 al 18 settembre a Bra, in Piemonte, si terrà Cheese 2017, una manifestazione dedicata ai prodotti lattiero-caseari. Era il 1997 quando l’associazione Slow Food Italia e la città di Bra organizzarono la prima edizione dell’evento che, ogni due anni, riunisce oltre 270.000 visitatori e 300 espositori provenienti da 23 nazioni (dati 2015). Protagonisti di questa undicesima edizione sono gli Stati generali del latte crudo, in cui Slow Food riunisce quei casari che continuano a produrre formaggi con latte non pastorizzato rispettando le normative igienico sanitarie, nonostante le difficoltà quotidiane che incontrano.


La domanda che spesso ci si pone è come conciliare benessere e consumo di formaggio. Il dottor Andrea Pezzana, direttore di dietetica e nutrizione clinica all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino e responsabile Salute di Slow Food Italia afferma: “I formaggi sono alimenti altamente proteici e a elevato contenuto di grassi, ma hanno anche una buona presenza di fosforo, calcio e vitamina D. È senza dubbio consigliabile alternare il loro consumo a proteine di origine animale e vegetale nel corso della settimana, inserendoli in una dieta ricca di frutta e verdura”.
Forse il punto di vista più interessante è quello che articola il consumo dei formaggi in base alle fasce d’età: consumo moderato per i giovani adulti e attenzione particolare per i soggetti in età di crescita. Il consiglio per tutti gli amanti del formaggio è comunque di prestare attenzione al momento dell’acquisto: piuttosto che consumarne più volte nell’arco della settimana è meglio ridurre a un paio di porzioni scegliendo bene tipologia, provenienza e tipo di lavorazione. Ecco alcuni falsi miti che riguardano i formaggi.

L’etichetta, ovvero tutti i formaggi sono uguali
Nel 99% dei formaggi in commercio troveremo sempre la stessa etichetta: latte, sale, caglio. Ma come è possibile che abbiano tutti gli stessi ingredienti? La legislazione in fatto di formaggi richiede solo queste poche indicazioni. Ma se territorio, alimentazione e benessere degli animali, lavorazione e stagionatura fanno la differenza in un formaggio, allora varrebbe la pena aiutare i produttori a raccontare la loro attività e il loro approccio alla produzione. Indicazioni più dettagliate, come le etichette narranti di Slow Food, aiutano il consumatore a scegliere non solo il gusto del formaggio, ma anche il suo impatto sull’ambiente e l’appartenenza territoriale, il modo in cui l’animale vive e le ricadute che il suo acquisto ha sull’economia locale.

L’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero-caseari
Ormai da qualche mese nei prodotti lattiero-caseari ci sono nuove etichette che indicano la provenienza del latte e il paese in cui avviene il condizionamento. “Paese di mungitura: latte di Paesi non Ue”, piuttosto che “Paesi Ue” oppure “Italia” se tutto il latte proviene da allevamenti italiani. Ma quando si parla di latti ci riferiamo a un universo dalle mille sfumature che non riguardano solamente l’animale che li produce. Una bianca modenese e una podolica ci regalano latti dalle caratteristiche diverse, così come non c’è paragone tra una vacca che bruca i prati ricchi di erbe e fiori della Valle d’Aosta e una, anche della stessa razza, allevata in una stalla in pianura e alimentata con insilati. Una dicitura che copre tutti i Paesi dell’Unione europea o l’intero mondo non può essere soddisfacente. Il problema più grosso che l’etichetta non può risolvere sono quei semilavorati dai quali dipendiamo così tanto per soddisfare l’esigenza di Made in Italy a tutti i costi, come la cagliata congelata proveniente dall’estero per la produzione di mozzarella (prodotto non Dop come quella di bufala).

Fermenti industriali: non fanno male, ma nemmeno bene
I fermenti industriali sono uno dei focus dell’evento di quest’anno e ai formaggi che non li contengono Cheese 2017 dedica lo Spazio Libero. I fermenti industriali vengono aggiungi al latte quando le condizioni igienico-sanitarie dei locali di mungitura sono così perfette da azzerare la carica batterica che il latte deve avere per far partire la coagulazione. In alpeggio, quando la mungitura avviene a mano, i batteri naturalmente presenti nella stalla fanno il loro lavoro, ma nei caseifici tutto ciò è impossibile e la cosa più semplice per il casaro è aggiungere i cosiddetti starter. Questi però uniformano il gusto del formaggio, anche quando il latte di partenza è crudo e di ottima qualità. «In base alla bibliografia disponibile fino a oggi, i fermenti industriali non fanno male e inoltre scompaiono nel processo di acidificazione del latte. Scegliendo però un formaggio con starter non autoctoni perdiamo l’occasione di nutrire il nostro corpo con tutta quella carica di fermenti lattici vivi che fanno così bene alla nostra salute. Con il risultato che magari poi siamo costretti ad assumere integratori alimentari per ripristinare l’equilibrio della flora batterica», afferma Pezzana.

Fate attenzione consumatori, ma non rinunciate al formaggio!




Vette d’artificio: l’unica rassegna piromusicale tra le cime d’Italia

Migliaia sono gli spettatori che assistono alle performance piromusicali di questa rassegna, davvero unica nel suo genere a livello nazionale. Vette d’artificio è arrivata alla sua terza edizione ed è sempre più amata e seguita da turisti nazionali e internazionali e da coloro che desiderano vivere momenti emozionanti durante le vacanze estive. Musiche, fuochi d’artificio e colori diventano un motivo in più per raggiungere le quote più alte alla scoperta di località montane dal fascino mozzafiato.

La scommessa dell’evento è valorizzare le località dell’alto Piemonte che hanno aderito anche quest’anno: Mottarone, Macugnaga e San Domenico. Tra le novità, la partecipazione di Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo, che ospiterà lo spettacolo finale del 14 agosto. Per questa edizione quindi saranno quattro le tappe che diventeranno palcoscenici naturali di spettacoli piromusicali poco impattanti e attenti all’ambiente, grazie all’esperienza di GFG Pyro, azienda organizzatrice della rassegna.

Altra novità è il concorso fotografico che vedrà protagonisti gli spettatori armati di fotocamera. Fin dalla prima edizione, molte sono state le condivisioni di immagini spettacolari dell’evento. Un peccato non valorizzare questo materiale fotografico di qualità, ecco il motivo dell’organizzazione del contest. Partecipare è semplice: basterà pubblicare sulla pagina Facebook ufficiale del festival, entro il giorno successivo allo spettacolo, una foto scattata durante lo show. Le votazioni saranno il frutto di un mix tra i “mi piace” dai fan della pagina e i giudizi espressi da una giuria competente. Per chi si aggiudicherà il punteggio più alto in regalo una vacanza presso la località sede di spettacolo. I vincitori saranno quattro quindi, uno per località, e l’autore della fotografia migliore in assoluto riceverà in premio anche un’attrezzatura fotografica professionale.

Dal 28 luglio al 14 agosto, dunque, quattro imperdibili spettacoli piromusicali in quattro stupende località delle Alpi piemontesi. Per il programma dettagliato potete visitare il sito internet ufficiale www.vettedartificio.it.




Weekend tra cave e canyon: torna Tones on the Stones, un festival unico al mondo

La formula vincente di Tones on the Stones è unire a proposte artistiche di performers internazionali un palcoscenico naturale di grande impatto, costituito da cave di pietra e canyon scavati dal ghiaccio.

Spettacoli e laboratori per bambini, Piano Twelve, danze aree, Robert Henke per Nextones e il Requiem di Mozart+Aeterna di Leonardo Carrano: questo e altro durante il festival unico al mondo. Nella sua 11° edizione, Tones on the Stones offrirà un programma eccezionale, a partire dalle sedi. La stupefacente cava di beola grigia di Trontano, scavata dall’infaticabile lavoro dell’uomo, e le formazioni rocciose degli Orridi di Uriezzo, modellate dalla forza incessante di ghiaccio e acqua: due ambientazioni naturali da togliere il fiato. L’obbiettivo sarà quello di coinvolgere un più vasto pubblico possibile. Per questo grande attenzione sarà posta sulla partecipazione di ragazzi e bambini con Nextones e Tones on the Stones KIDS, due sezioni del festival dedicate rispettivamente alla musica elettronica ambientata in cava e agli eventi per i più piccoli ospitati in un vero “giardino glaciale” composto da canyon spettacolari.

Credit by Susy Mezzanotte

Durante il festival gli spettatori saranno guidati in un’esperienza coinvolgente ed emozionante, che permetterà di guardare con allestimenti inediti i maestosi scenari che si aprono in queste montagne: dalle cave plasmate dal lavoro decennale dell’uomo fino agli orridi, formazioni ricavate dalle millenarie e lente erosioni dei ghiacci e delle acque. Il festival si impegna a vincere una scommessa: portare in primo piano il valore estetico e storico di questi luoghi e trarne ispirazione per le performance artistiche.

Dal 2007, con la Direzione Artistica di Maddalena Calderoni, soprano che ha ideato e diretto questo evento unico nel mondo, Tones on the Stones propone un calendario ricchissimo.

Per maggiori informazioni e per il programma di tutti gli appuntamenti visitate il sito: www.tonesonthestones.com

Credit by Susy Mezzanotte

Credit by Susy Mezzanotte