Milano: è Artweek

Milano: è Artweek. A Milano, città unica nota per la sua scena artistica e culturale, una serie di mostre, eventi, performance

 

Milano: è Artweek.

Circa 80 appuntamenti diffusi in tutta la città: il Comune di Milano|Cultura, in collaborazione con miart, anche quest’anno promuove e coordina Milano ArtWeek, il palinsesto diffuso in città che nella settimana dall’11 al 16 aprile propone circa 80 appuntamenti tra mostre, visite guidate, aperture speciali e performance, coinvolgendo istituzioni, fondazioni, soggetti pubblici e privati in un calendario condiviso di iniziative dedicate all’arte moderna e contemporanea.

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Anche per questa edizione main partner dell’iniziativa è Banca Generali che offre anche la possibilità di visitare gratuitamente il Museo del Novecento nella giornata di sabato 15 aprile.

 

milano-Acquario.
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Molte sono le mostre che si inaugurano nei prossimi giorni e che saranno aperte durante la Milano ArtWeek: il 4 aprile al PAC apre la personale dedicata a Yuri Ancarani, affiancata dalla Project Room dedicata a Silvia Giambrone; il MUDEC Museo delle Culture ospita gli scatti di Zanele Muholi; il Castello Sforzesco apre la mostra “SHOWBOAT. Andata e ritorno” di Giovanni Frangi.

 

 

A Palazzo Reale la grande  retrospettiva HELMUT NEWTON. LEGACY

Ideata in occasione del centesimo anniversario della nascita del fotografo, e posticipata a causa della pandemia, la mostra, in corso fino al 25 giugno 2023, offre e uno sguardo nuovo sull’unicità, lo stile e il  lato provocatorio del lavoro dell’artista.

 

-Helmut-Newton.-Fashion.-Melbourne-1955-©-Helmut-Newton-Foundation
-Helmut-Newton.-Fashion.-Melbourne-1955-©-Helmut-Newton-Foundation

Prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation di Berlino, l’esposizione,  parte di Milano Art Week, ripercorre attraverso 250 fotografie, riviste, documenti e video l’intera carriera di uno dei fotografi più amati e discussi di tutti i tempi.

 

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White Women

 

Accanto alle immagini iconiche, un corpus di scatti inediti, presentati per la prima volta in Italia, svela aspetti meno noti dell’opera di Newton, con un focus specifico sui servizi di moda più anticonvenzionali.

Lungo un percorso articolato in capitoli cronologici, i visitatori possono attraversare tutte le fasi ed evoluzioni della vita e della carriera di Newton, dagli esordi fino agli ultimi anni di produzione.

Dal 1956, operando sotto il nome anglicizzato di Helmut Newton, l’artista inizia a collaborare con Vogue Australia, Vogue Inghilterra e con Henry Talbot, nel loro studio comune a Melbourne.

Helmut-Newton.-Rue-Aubriot-Yves-Saint-Laurent-French-Vogue.-Paris-1975-©-Helmut-Newton-Foundation
Helmut-Newton.-Rue-Aubriot-Yves-Saint-Laurent-French-Vogue.-Paris-1975-©-Helmut-Newton-Foundation

 

Il fotografo raggiunge il suo stile inimitabile a Parigi negli anni sessanta: con una serie di fotografie sulle opere dello stilista André Courrèges, poi di Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, cattura lo spirito del tempo, segnato dalla rivoluzione sessuale di fine decennio.

Le diverse commissioni da parte di riviste internazionali lo spingono a viaggiare a Venezia, Londra, Milano, Roma, Montréal e Tunisi.

Negli anni settanta, uscendo dai canoni della fotografia di moda classica, realizza immagini sempre più provocatorie, stravolgendo set e impiegando modelli e stylist in modo non convenzionale.

Le sue modelle appaiono eleganti ed erotiche, anarchiche e giocose.

Palazzo Reale, fino al  25 giugno

 

 

Al Mudec “Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen”

Il Surrealismo non fu solo uno stile, un movimento artistico, quanto piuttosto un atteggiamento, un modo alternativo di essere e concepire il mondo, un modo di pensare radicalmente nuovo che trasformò le esistenze dei loro membri.

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È su questo concetto fondamentale che si sviluppano i molteplici temi della nuova mostra che il Mudec ospita a Milano “Dalí, Magritte, Man Ray e il Surrealismo. Capolavori dal Museo Boijmans Van Beuningen.”, presentando 180 opere, tra dipinti, sculture, disegni, documenti, manufatti, tutti provenienti dalla collezione del museo Boijmans Van Beuningen, uno dei più importanti musei dei Paesi Bassi, in dialogo con alcune opere della Collezione Permanente del Museo delle Culture.

Il Museo Boijmans Van Beuningen possiede una collezione di arte surrealista unica e famosa in tutto il mondo, che annovera artisti come Salvador Dalí, Max Ernst, René Magritte e Man Ray; il museo racconta un intero movimento artistico non solo esponendone le opere ma anche approfondendo con focus verticali le tecniche, gli stili, i materiali, riflettendo così i metodi e le idee di lavoro dei surrealisti. Oltre a dipinti, oggetti e opere su carta, la collezione comprende dunque numerosi libri rari, periodici e manifesti di importanti artisti e scrittori surrealisti.

Milano-artweek-mudec-surrealismo
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La scelta di curare una mostra per il Mudec ha portato a una selezione della collezione, con un focus particolare sull’interesse dei surrealisti per le culture non occidentali. La loro critica alla cultura e alla società occidentale li spinse infatti a cercare modelli alternativi. Questa ricerca li portò a venire a contatto con culture in cui gli artefatti apparivano dotati di una valenza magica e potevano esercitare una certa influenza sulla vita quotidiana. In un certo senso i Surrealisti speravano che anche le loro opere d’arte potessero avere un potere simile.

Particolare attenzione viene data all’approfondimento delle tematiche fondamentali su cui si è focalizzata la ricerca surrealista – sogno e realtà, psiche, amore e desiderio, un nuovo modello di bellezza – e attraverso opere di surrealisti meno noti, pubblicazioni e documenti storici, fornisce al pubblico una visione a 360 gradi dell’universo surrealista.

L’ampia selezione di capolavori presentati nella mostra racconta al visitatore quali fossero le principali premesse e motivazioni dei surrealisti: utilizzando oggetti trovati, tecniche automatiche o regole simili a giochi, gli artisti tentarono di escludere il razionale, nella speranza di creare uno shock poetico che avrebbe cambiato il mondo.

Mudec, fino al 30 luglio

 

“Bubble World” : una mostra immersiva a tema bolle

A Lampo Scalo Farini, un percorso multisensoriale e interattivo tra piscine giganti in cui tuffarsi, universi di realtà virtuale, simulatori di volo in mongolfiera, oceani di bolle e palloncini, e molto altro ancora.

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Milano è l’unica città italiana dove sarà proposta, l’esclusiva mostra immersiva dedicata all’affascinante mondo delle bolle: un viaggio alla scoperta di questo universo, all’interno di un microcosmo sferico dove le bolle sono protagoniste per stimolare tutti i sensi.

 

 

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Bubble World conduce  i visitatori attraverso bubbleverse fantastici e immaginari: una location unica nel suo genere, a Lampo Scalo Farini, con 11 sale a tema bolle che accenderanno la fantasia e permetteranno di scoprire come, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, l’intero universo sia fatto di… bolle! E ancora, tante attività extra e giochi divertenti lungo tutto il percorso della mostra.

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Che si tratti di bolle materiali, immateriali, di schiuma o UV, questo universo sensoriale darà ai visitatori la possibilità di vedere il mondo da una prospettiva sorprendentemente diversa e interamente composta di bolle.

Lampo Scalo Farini, Via Valtellina 5

Bubbleworldexperience.com/milano

 

 

 

Al Mudec la mostra Muholi

Da 10 anni Muholi (Umlazi, Sud Africa 1972) – una delle voci più interessanti del Visual Activism – è nell’Olimpo dei più celebrati artisti contemporanei, ma il suo lavoro coincide in toto con il suo credo, al punto che Muholi ama definirsi attivista, ancora prima di sentirsi – ed essere – artista. La sua arte indaga instancabilmente temi come razzismo, eurocentrismo, femminismo e politiche sessuali, è in continua trasformazione e i suoi mezzi espressivi sono la scultura, la pittura, l’immagine in movimento.

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Ma è con la fotografia, e in particolare con la serie di autoritratti – iniziata nel 2012 e ancora in corso – “Somnyama Ngonyama” (Ave, Leonessa Nera) che Muholi riceve il plauso planetario, in un crescendo di mostre nei più prestigiosi musei del mondo.

“Muholi, A Visual Activist” è il progetto attraverso cui il Mudec di Milano porta in Italia una selezione – curata da Biba Giacchetti e dall’artista – di oltre 60 immagini, scatti magnetici e di denuncia sociale che spaziano dai primissimi autoritratti realizzati ai più recenti lavori, tratti dal progetto artistico di Muholi, in costante evoluzione. Muholi è oggi ambassador di spicco della comunità LGBTQ+, esponendosi in prima persona.

Ogni sua immagine racconta una storia precisa, un riferimento a esperienze personali o una riflessione su un contesto sociale e storico più ampio. Lo sguardo dell’artista commuove, denuncia, inquieta lo spettatore, mentre oggetti di uso comune, ripresi in maniera fortemente simbolica, sono posti in un dialogo serrato con il suo corpo trasfigurandolo, raccontandoci ‘altro’, costringendoci a guardare fisso negli occhi di Muholi, sostenendo il suo sguardo per andare oltre il primo live

 

 

 




Dedicato a Valentina

Un’originale opera di street art in via San Cristoforo celebra un’icona memorabile degli anni ’70, creata dalla matita di Guido Crepax

Di Franca Dell’Arciprete Scotti

Valentina è bella come Louise Brooks, disturbante come un taglio di Fontana, consapevole come una lirica di Bob Dylan e libera come la musica di Charlie Parker.” È stata una figura mitica nell’immaginario collettivo degli anni Settanta e Ottanta. Creatura di Guido Crepax, insolente e sicura di sé, audace e maliziosa, tenera e inafferrabile, Valentina ha una iconografia inconfondibile.

A lei Milano dedica un’opera di street art creata in via San Cristoforo 1-3 dal titolo “Un muro che unisce”: 400 metri di muro che collega San Cristoforo al MUDEC, il MUSEO delle Culture di via Tortona.

Dopo il successo di “The Art of Banksy”, tra le mostre più visitate al Mudec e a Milano nel primo semestre 2019, e sicuramente anche tra le più discusse, si è sviluppato un dibattito su filoni artistici e tendenze culturali ancora poco conosciuti al grande pubblico, come quello della street art.

Da qui l’iniziativa di Municipio 6 e Mudec di un progetto articolato, con l’obiettivo di mostrare come la street art, nata come strumento di protesta, potesse diventare essa stessa generatrice di nuova arte.

Ecco dunque l’enorme murale che svolge anche un ruolo di riqualificazione artistica territoriale in una zona di periferia semiabbandonata: gli artisti dell’associazione culturale ‘We Run the Streets’ hanno realizzato una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto sui muri che circondano la via San Cristoforo, dalla ricicleria al ponte della Chiesa sul Naviglio Grande. Nel murale ungo 400 metri Valentina rivive in tutta la sua forza e originalità.

“Cercando Valentina”, anche sul grande schermo

Nel Mudec si è svolta anche l’anteprima del film “Cercando Valentina, il mondo di Guido Crepax” con la presenza del regista Giancarlo Soldi, che è attualmente sugli schermi. Il film tratta appunto il magico periodo alla fine anni Sessanta, quando Parigi, Londra e Milano vivono un fermento creativo, come una stessa costellazione culturale, che si ribella e si rinnova.

Guido Crepax intercetta tutte le novità di una Milano in fermento, della rivoluzione che è anche estetica e li traspone nel suo fumetto, dove arte, musica, design, cinema e moda si contaminano, rompendo e innovando gli schemi della narrazione. Valentina, la fotografa sognatrice, diventa un’icona amata da più generazioni.

“Cercando Valentina” è un viaggio alla ricerca di Valentina e del suo creatore, dove il passato si confonde col presente e la narrazione è sincopata come nelle tavole di Crepax.

www.mudec.it