VIBOLDONE, PREZIOSA ABBAZIA NEL MILANESE
Di Raffaele d’Argenzio
(con la collaborazione della Prof. Giovanna Ferrari)
Si sognano i grandi viaggi, ma a volte ci sono anche piccoli viaggi, gli urban weekend, che vale la pena di fare, perché si scoprono preziosità che danno ugualmente emozioni. E un’emozione ce l’ha data l’abbazia di Viboldone, a San Giuliano Milanese, (a 20 minuti da Milano). Ci ha incuriosito subito, perché non è stata costruita dai Benedettini, ma dagli Umiliati. Chi erano costoro?
Si parte per andare a scoprilo. Come compagna di viaggio per questo urban weekend abbiamo scelto la piccola Mazda 2. Perchè? Per non essere come tutti, per distinguerci.
COMPAGNA DI VIAGGIO: Mazda2 Hybrid
É una vettura di segmento B con un sofisticato motore Full Hybrid. Frutto di un accordo tra Mazda e Toyota, condivide l’ottimo progetto che ha dato vita anche alla gettonata Yaris. A guardarla, il design è moderno e accattivante, oltre ad essere anche sportivo grazie alla grande “bocca” anteriore e ai generosi passaruota laterali. All’interno si percepisce l’uso di materiali di prima qualità, lo spazio è sufficiente per ospitare comodamente 5 persone, mentre i loro relativi bagagli vengono ospitati in un vano da 286 litri, limitato dalle forme sinuose della coda. Ma per un urban weekend va benissimo. Alla Mazda 2 Hybrid piace visitare Milano, ed è attenta ad andar piano per usare il motore elettrico e non dar fastidio.
DAI GRATTACIELI ALL’ABBAZIA
Non resistiamo ed andiamo a vederci le tre torri di City Life e a fare un po’ di shopping. Due passi nel parco e un giro intorno alla Fontana delle 4 stagioni (creata per la fiera campionaria del 1927) e poi si parte verso l’Abbazia. Arriviamo a Piazzale Corvetto, ma invece di prendere l’autostrada A1, scegliamo la via Emilia che ci porta a San Giuliano Milanese, e poi a Viboldone, che ne è frazione. La nostra campagna di viaggio rallenta, procede in elettrico e si ferma davanti al cancello dell’Abbazia.
La chiesa si staglia nel cielo con la sua facciata di cotto impreziosita da bifore a vento e da statue di marmo che ricordano i protettori del luogo: la Vergine col bambino tra sant’Ambrogio e san Giovanni da Meda nella lunetta del bianco portale, e san Pietro e san Paolo in due nicchie.
L’abbazia di Viboldone fu fondata nel 1176, nello stesso anno della vittoria dei Comuni della Lega Lombarda contro l’imperatore Federico Barbarossa a Legnano. L’edificio originario di epoca romanica fu completato nel 1348 in stile gotico e poi rimaneggiato nel ‘600 dagli Olivetani, che chiusero le finestre delle navate laterali sostituendole con altari.
L’interno è illuminato dal grande oculo della facciata, e quasi ovunque è affrescato da maestri di scuola giottesca, non tutti identificati, di cui va ricordato almeno Giusto de’ Menabuoi, autore del Giudizio Universale osservabile nel tiburio, copia del Giudizio del suo maestro Giotto, che si trova nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Gli affreschi, con storie di Cristo, Crocefissione, Madonna col Bambino, sono pieni di figure femminili, che richiamano la forte presenza delle donne in questo ordine religioso.
COSTRUITA DAGLI UMILIATI: MA CHI ERANO COSTORO?
Ce lo ha raccontato il gentile Ferdinando Reati, dell’associazione Amici dell’abbazia di Viboldone. Gli Umiliati erano un ordine religioso nato negli anni ’60-’70 del 1100, nello stesso periodo dei Valdesi, dei Patari e di altri movimenti evangelici tardo medioevali. Il gruppo era composto da laici e chierici, che si riunivano in semplicità di costumi e in spirito antigerarchico in case dove collaboravano, in preghiera e lavoro, uomini e donne.
Un affresco in cui sono raffigurati gli Umiliati
Il loro centro più potente divenne proprio l’abbazia di Viboldone, ma le loro “case” e chiese erano un po’ ovunque nell’Italia settentrionale. Erano abili nella tessitura di pregiati panni di lana e stimatissimi amministratori di terreni. Nella piana attorno a Viboldone – da “Vicus Boldoni”, borgo dei Boldoni – avevano, con i monaci cistercensi, irregimentato le risorgive, lì abbondanti, creando le “marcite”, vasti campi irrigui che sfruttando il continuo fluire delle acque davano fino a 8 tagli di fieno l’anno. Divennero perciò col tempo un ordine potente e ricco.
Perché allora chiamarsi “umiliati”? Perchè furono “umiliati” dall’anatema papale del 1184, che li colpì come eretici, per aver disobbedito al divieto di celebrare riti religiosi nelle loro riunioni comunitarie e di predicare in pubblico, attività riservate al clero. Agli Umiliati succederanno gli Olivetani (Benedettini), successivamente costretti a lasciare l’abbazia quando questa fu soppressa dal governo austriaco. Nel 1941 il cardinale Ildefonso Schuster, dopo anni di abbandono, offrì l’abbazia a una comunità di monache benedettine, che tuttora vi abitano e si dedicano al restauro e ad attività di editoria religiosa e teologica.
L’ABBAZIA OGGI
L’abbazia e il suo bel campanile resistono tuttora tra svincoli autostradali, linee ferroviarie, gli aerei in atterraggio sull’aeroporto di Linate e la incombente urbanizzazione. L’alta velocità, la A1 e la via Emilia sono solo a 600 metri, ma basta percorrerli a piedi per ritrovare il silenzio e l’armonia di un paesaggio costruito pazientemente durante secoli. Delle bonifiche e delle capacità idrauliche degli Umiliati di Viboldone rimangono le risaie che la circondano, alimentate dall’acqua del canale della Vettabbia, di origine romana, che porta le sue acque al Lambro e poi al Po.
L’associazione degli Amici di Viboldone e altri gruppi di cittadini di San Giuliano Milanese esortano le autorità locali a prendersi cura degli edifici circostanti l’abbazia, abitati fino a vent’anni fa da contadini e salariati, ma che oggi sono in abbandono e potrebbero cadere in mano alla speculazione edilizia. Speriamo anche noi che l’Abbazia e il suo borgo restino così, a ricordarci questa pace che dura da oltre 800 anni.
Una pace che abbiamo ritrovato nel viale pedonale che dall’Abbazia porta alla stazione di San Giuliano, lungo il quale si vedono canali, risaie e forse anche le marcite. In fondo troviamo la stazione ferroviaria ed anche il ristorante La Ruota, buonissimo, ma inaspettatamente toscano. Intorno, però, ci sono agriturismi e ristoranti con piatti locali.
È ora di tornare a Milano, la Mazda 2 ci aspetta paziente e sembra sorriderci. Riparte in silenzio, per non disturbare. Il nostro urban weekend è finito.
INFO: www.viboldone.com
Mazda2 Hybrid 116 CV SELECT
La plancia risulta dominata dal display centrale dedicato all’infotainment impianto multimediale da 8 pollici che fornisce numerose informazioni e gestisce la connettività per smartphone, l’impianto audio e la navigazione. Il powertrain full hybrid spesso si viaggia a emissioni zero (in partenza, a basse velocità e nel veleggio), questo permette di ottenere consumi bassi. Se si vogliono ottenere prestazioni brillanti basta premere i sull’acceleratore e i 116 CV si sentono tutti, per contro anche la rumorosità diventa accentuata.
Scheda tecnica
Motore: Full Hybrid Electric 1.5 VVT; Potenza: 116 CV; Velocità massima: 175 km/h; Consumi ciclo WLTP: 3,8-4 l/100 km; Cambio: automatico e-CVT;
Prezzo della versione provata: 31.020 euro.