Un weekend d’arte al mese: ecco i 12 TOP del 2024

Il 2024 si prospetta come un anno ricco di opportunità per gli amanti dell’arte e della cultura, con una serie di destinazioni straordinarie in Italia che offrono esperienze uniche. Questo itinerario artistico promette di trasportare i viaggiatori in un affascinante viaggio attraverso secoli di storia, architettura e creatività. Scopriamo insieme le 12 tappe imperdibili da includere nei tuoi weekend del 2024. Come? Lo abbiamo chiesto alla redazione, a validi esperti e a illustri firme* di Weekend Premium, che da sempre promuove le eccellenze scegliendo le destinazioni migliori. Abbiamo letteralmente “messo ai voti” alcune mete della nostra bella Penisola: ecco i 12 TOP Weekend d’arte del 2024, uno per ogni mese.

*Hanno votato i TOP Weekend (in ordine alfabetico): Rosanna Bianchi Andreotti, Benedetta d’Argenzio, Francesca Binfaré, Marina Cioccoloni, Damiano De Crescenzo, Giovanna Ferrari, Manuela Fiorini, Antonio Marangi, Beba Marsano, Giuseppe Ortolano e Cesare Zucca.

1. AOSTA, COGNE E GRAN PARADISO (VALLE D’AOSTA)

Se amate la montagna, la storia e gli spazi verdi, o innevati in inverno, regalatevi nel 2024 un weekend in Valle d’Aosta. Dedicate il primo giorno per vedere Aosta, la “Roma delle Alpi”, suo primo nome latino, essendo stata fondata dai Romani nel 1158 a.C. in posizione strategica per accedere alla Via delle Gallie. Tantissime le vestigia romane da ammirare in città, su cui spicca l’Arco di Augusto, del 25 d.C. Impossibile non notare poi la Porta Pretoria, ingresso orientale alla città, e l’anfiteatro romano sono testimoni della sua antica grandezza. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, con i suoi affreschi e opere d’arte, aggiunge un tocco di spiritualità al tuo weekend. Per un’esperienza completa, passeggiare per il centro storico è un viaggio nel tempo tra case medievali e botteghe artigianali.

Splendido anche il Criptoportico forense, nell’area del foro romano, che congiungeva il tempio di Auguro e quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva. Superbo il Teatro Romano, oggi inglobato nel Monastero delle Suore di Santa Caterina. Cuore dello shopping è invece la centrale Piazza Cavour, con negozi e locali. Alle spalle della piazza, si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni Battista. Tra i musei da non perdere, invece, c’è il MAR – Museo Archeologico, insieme all’Area Megalitica. Da Aosta spostatevi poi nel delizioso paese di Cogne, a circa 40 minuti dal capoluogo, porta di Accesso al Parco Nazionale del Gran Paradiso.

2. AQUILEIA E GRADO (FRIULI VENEZIA GIULIA)

 Aquileia e Grado, patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono gemme nascoste nel nord-est dell’Italia. Aquileia, con i suoi maestosi mosaici romani, è una finestra aperta sul passato, è una delle mete da mettere in lista per un weekend nel 2024. Con Ravenna e Brescia, Aquileia è il più importante sito archeologico dell’Italia settentrionale. La sua storia è veramente tutta da scoprire. Fondata nel 181 a.C. dai Romani come colonia militare, è diventata presto una delle principali città dell’Impero, grazie alla sua posizione strategica sulle rive del fiume Natisone, che all’epoca era navigabile, e a pochi chilometri dal mare. Fulcro del sito UNESCO è il foro romano con la splendida Basilica.

Da non perdere il Porto Fluviale, uno degli esempi meglio conservati nel mondo romano. Tra i Musei da non perdere c’è poi il Museo Archeologico Nazionale, che racconta la storia della città dalla sua fondazione. Durante una visita ad Aquileia, poi, imprescindibile un assaggio del Prosciutto di San Daniele Dop. Tra gli altri prodotti tipici c’è anche il salam tal aset, un salame fresco cotto nell’aceto e nelle cipolle. A 14 km da Aquileia si trova poi la bellissima Grado, con le sue spiagge e gli sport acquatici, ma bella anche in inverno con i suoi presepi galleggianti. 

3. CASERTA CON LA REGGIA E SAN LEUCIO (CAMPANIA)

Se non ci siete ancora stati, Caserta vale certamente un weekend nel 2024. La città infatti ha molto da offrire, a partire dalla celeberrima Reggia, a cui dedicare un’intera giornata. Gareggia in bellezza con la famosa reggia di Versailles ed è un inno al Barocco, al Neoclassico e alla sontuosità, tempio dell’arte e della bellezza con gli splendidi Giardini Reali e i parchi del complesso Vanvitelliano.

Tuttavia, lasciati gli sfarzi della reggia borbonica, vale la pena dedicare il secondo giorno alla visita di Casertavecchia, che dista circa 10 km da Caserta, splendido borgo medievale di origine longobarda. Qui, Pier Paolo Pasolini ambientò il suo Decameron, nel 1971. Si trova a 400 metri di altezza alle pendici dei Monti Tifanini e si presenta come un dedalo di case e antichi palazzi, sovrastati dal campanile del Duomo e dalle vestigia del suo castello. Un’altra frazione di Caserta che vale una visita è San Leucio, a 3,5 km dal centro. Nata come città utopistica, fondata da Ferdinando IV di Borbone per ritirarsi dalla vita di corte dopo la morte del primogenito, rispettava criteri urbanistici rigorosi, con case dotate di servizi igienici e acqua corrente. Qui c’era anche una fiorente produzione industriale di seta, apprezzata in tutto il mondo. Anche oggi, si può vedere quello che resta del setificio.

4. CASTELSARDO (SARDEGNA)

Situata sulla costa nord della Sardegna, Castelsardo è un affascinante borgo medievale con una vista spettacolare sul Mar Mediterraneo. In posizione superba al centro del golfo dell’AsinaraCastelsardo è splendida città per un weekend d’arte (da vedere la smagliante pala del Maestro di Castelsardo nella concattedrale di Sant’Antonio Abate), famosa nel mondo per i riti della Settimana Santa, una tradizione secolare, portata avanti dalla confraternita di Santa Croce fin dal XVI secolo.

Giornata cruciale è quella del lunissanti, durante la quale si effettua un affollato pellegrinaggio alla vicina basilica di Tergu. Castelsardo si distingue per una cucina spiccatamente di mare. Fiore all’occhiello l’aragosta e il tipico Sa Cassola, una zuppa di pesce del golfo. Tutto da accompagnare con un buon Vermentino di Sardegna.

 5. LUCCA (TOSCANA)

Lucca, circondata da mura cinquecentesche perfettamente conservate, è una destinazione toscana ricca di arte e cultura. Nel 2024 Lucca celebra i cent’anni della morte del suo concittadino più celebre, Giacomo Puccini, con un fitto calendario di eventi. È quindi l’occasione giusta per un weekend nella città toscana, che quest’anno si è anche aggiudicata l’Oscar Italiano del Cicloturismo, assegnato alle ciclovie e alle città che promuovono il turismo sostenibile per la Ciclopedonale Puccini, lunga 58 km, che collega Lucca a Torre del Lago.

Ma Lucca colpisce anche per il suo impianto urbano, la sua arte e i suoi monumenti, tra cui l’anfiteatro romano del I sec. d.C, la Cattedrale di San Martino e i suoi tesori, tra cui la reliquia del Volto Santo, custodita in un tempietto nella navata sinistra. Nella sagrestia, invece, si trova una delle opere più famose di Jacopo della Quercia, il Sarcofago di Ilaria del Carretto. Da non perdere poi una visita al Museo dell’antica zecca, all’Orto Botanico e, naturalmente, alla Casa Museo di Giacomo Puccini, in cui il compositore visse fino a 22 anni. Noleggia una bicicletta e percorri il perimetro delle mura per una vista panoramica della città.

6. MANTOVA E SABBIONETA (LOMBARDIA)

Entrambe Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Mantova e Sabbioneta hanno fatto parte dei domini della potente famiglia dei Gonzaga e si possono visitare entrambe in un weekend. Fondate secondo l’ideale di “città perfetta rinascimentale” hanno visto alternarsi i più grandi artisti del suo tempo, tra cui Leon Battista Alberti, Andrea Mantegna e Giulio Romano. Mantova è anche la città natale del poeta Virgilio (è infatti di origine romana).

Un itinerario ideale parte da Ponte San Giorgio per poi arrivare nel cuore della città, il centro storico e ammirare, la Rocca di Sparafucile, il Castello di San Giorgio con la Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna. In Piazza Sordello si affacciano lo splendido Duomo e il maestoso Palazzo Ducale, simbolo della potenza della famiglia Gonzaga. Di fronte, si trova il più modesto Palazzo Bonacolsi, abitazione signorile dei primi signori di Mantova. Imperdibile, invece, la visita a Palazzo Te, una delle più belle ville italiane capolavoro di Giulio Romano. 

Sabbioneta, la piazza

Dedicate il secondo giorno alla visita di Sabbioneta, accedendovi da Porta Vittoria o da Porta imperiale. Arrivate a Piazza Ducale per ammirare la facciata del Palazzo Ducale, fulcro della vita politica di Vespasiano Gonzaga. Da non perdere, infine, le delizie della cucina mantovana, tra cui il risotto alla pilota, i tortelli di zucca, gli agnoli, i tortelli amari, il bollito accompagnato dalla celebre mostarda, il cotechino e la torta sbrisolona.

7. MATERA (BASILICATA)

Matera, con i suoi caratteristici sassi e le grotte scavate nella roccia, è una delle destinazioni più affascinanti d’Italia. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, Matera offre un’esperienza unica nel suo genere. Dedicare un weekend a Matera significa visitare la terza città più antica del mondo. La città della Basilicata, infatti, si piazza al terzo posto, con 10 mila anni di storia, dopo Aleppo, in Siria, che ne ha 13 mila, e Gerico, in Cisgiordania, che ne ha 12 mila. Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è famosa per i suoi Sassi, su cui il sole si riflette meravigliosi giochi di luce a ogni ora del giorno.

Colpisce il colpo d’occhio di questa città unica, scavata nel tufo e che si sviluppa lungo i pendii della Gravina, una valle profonda. Oggi, tra i Sassi si possono ammirare residenze, locali, botteghe artigiane ristrutturate. Incamminatevi nella zona più antica, costituita dai rioni di Sasso Barisano Sasso Cavernoso, divisi dal Colle della Civita. Qui si trovano il Duomo, le chiese scavate nel tufo, tra cui la Chiesa di San Giovanni e di San Domenico, le più antiche. Lungo “Il Piano” si sviluppa invece la città nuova, con i rioni più moderni ed eleganti. Non mancate di fermarvi ad ammirare il tramonto.

8. PAESTUM (CAMPANIA)

Paestum, antica città greca, è celebre per i suoi tre maestosi templi dorici. Un weekend a Paestum, da mettere in calendario in primavera vuol dire regalarsi un tuffo nella storia. Nota anche come Pesto, fino al 1926, la città è stata fondata dai coloni Achei nel VI secolo a.C.  La sua storia, tuttavia, continua ancora oggi, poiché offre la possibilità di visite archeologiche che ne testimoniano la sua unicità. In particolare è possibile ammirare zone sacre, come il santuario settentrionale e meridionale, ma anche il Foro d’epoca romana (l’antica agorà greca) con le sue strutture pubbliche, l’area abitativa, l’area termale e le mura difensive.

Il museo invece è organizzato in sezioni diverse che, tramite racconti ed immagini, raccontano la storia di Paestum a partire dall’età preistorica e protostorica, la Poseidonia d’epoca greca per poi finire con la colonia romana. Inoltre è possibile ammirare le metope arcaiche del favoloso Tempio di Hera collocate presso la foce del Sele.

9. PESARO (MARCHE)

Affacciata sull’Adriatico, coniuga la bellezza artistica con la splendida costa marchigiana. Pesaro, patria di Gioacchino Rossini, Città creativa per la musica Unesco, è Capitale italiana della cultura, teatro per tutto il 2024 di un cartellone di circa mille eventi (perfetto per tutti i weekend d’arte in programma). Due su tutti? Il Rossini Opera Festival in una super edizione e la mostra evento su Federico Barocci ai Musei Civici, scrigno della Pala di Pesaro di Giovanni Bellini.

Un capolavoro del Rinascimento maturo, che incanta per le misure monumentali, il minuzioso lavoro di carpenteria, l’impalcatura prospettica, la luce di una pittura capace di trasformare in smalto i colori. Da vedere, ancora, il Museo nazionale Rossini, che racconta il grande compositore in chiave multimediale, e Villa Imperiale, progettata da Gerolamo Genga e decorata, tra gli altri, da Bronzino e Dosso Dossi per gli svaghi estivi di Francesco Maria I della Rovere, duca di Urbino.

10. SPELLO (UMBRIA)

Un borgo medievale immerso tra colline verdi, è noto per la sua bellezza e tranquillità. Un weekend a Spello, splendido borgo dell’Umbria, in  provincia di Perugia, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, consente di unire arte, storia e gusto. Il periodo migliore? La nona domenica dopo Pasqua per assistere alla celebre Infiorata del Corpus Domini, un evento molto suggestivo per il quale il borgo umbro è famoso in tutta Europa.

Durante la notte, gli infioratori tappezzano le vie del centro storico di tappeti floreali per consentire a tutti di ammirarli fin dal mattino successivo. Durante la visita, entrate dalla grandiosa Porta Consolare e percorrete i suggestivi vicoli, ammirando scorci e panorami, e fermandovi per ammirare i beni artistici, come la chiesa Santa Maria Maggiore con affreschi del Pinturicchio, Sant’Andrea e San Lorenzo. Uscendo da Porta Venere, poi, si ammirano le belle Torri di Properzio. Da non perdere i piatti della tradizione, tra cui gli gnocchi di patate al sugo d’oca, gli strangozzi al tartufo nero e la Torta al Testo, di antica origine romana.

11. TORINO (PIEMONTE)

Torino, città elegante e raffinata, è un paradiso per gli amanti dell’arte e circondata dalle Alpi, offre un mix irresistibile di cultura, storia e gastronomia. Compie duecento anni il Museo Egizio di Torino, nella top 10 delle attrazioni turistiche più amate d’Italia. Per il bicentenario si presenta con un nuovo look, che riempie d’orgoglio questa superba città d’arte, che brulica di musei d’eccezione meno mediatici e tutti da scoprire. Esempi? La Galleria Sabauda, pinacoteca con collezioni da capogiro.

Il Museo Civico in Palazzo Madama, 70mila opere dall’Alto Medioevo al Barocco, tra cui quel Ritratto d’uomo di Antonello da Messina, vertice della ritrattistica rinascimentale. La Biblioteca Reale, custode di un corpus inestimabile: ben tredici fogli autografi di Leonardo da Vinci, tra i quali il celeberrimo Autoritratto, e un manoscritto, il Codice sul volo degli uccelli.

12. URBINO (MARCHE)

Urbino, città natale di Raffaello, è un gioiello rinascimentale. In pieno centro storico, per esempio, si trova l’Oratorio di San Giovanni con il suo meraviglioso ciclo di affreschi quattrocenteschi, opera dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino, tra gli interpreti più importanti del tardo gotico marchigiano. A circa 2 chilometri da centro, in piena campagna, sorge invece la Chiesa di San Bernardino, chiamata anche Mausoleo dei duchi, poiché destinata ad accogliere le spoglie di Federico da Montefeltro.

Si ritiene che sia il risultato della collaborazione tra Giorgio Martini e Bramante, di cui tipico è lo stile semplice all’interno della struttura. Gli amanti della tavola adoreranno essere avvolti da pietanze ricche di funghi e tartufi. Ma sappiate che il prodotto tipico locale è la crescia, una specie di piadina da accompagnare con il Salame di Montefeltro, con il Prosciutto di Carpegna, con il pecorino di fossa e, soprattutto, con la Casciotta, un pecorino D.O.P. di origini antiche molto apprezzato anche da Michelangelo.

Questo itinerario artistico attraverso l’Italia nel 2024 promette non solo di soddisfare la tua sete di bellezza artistica ma anche di immergerti in viaggi di storia, cultura e autenticità. Ogni tappa offre un’esperienza unica, un viaggio attraverso i secoli che ti lascerà con ricordi indelebili e una profonda connessione con il patrimonio artistico italiano. Preparati a essere affascinato, ispirato e a vivere un’avventura culturale senza pari. Buon viaggio!

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Ad Arcevia, “Una domenica andando a Polenta” tra castelli e antichi sapori

Un weekend con Gusto da mettere in calendario, quello che potrete trascorrere ad Arcevia, splendido borgo in provincia di Ancona, nelle Alte Marche, in occasione della 16° edizione di “Una domenica andando a polenta”, un evento che si svolge nelle domeniche 20 e 27 febbraio e 6,13, 26 e 27 marzo per celebrare un eccellente prodotto locale, il “mays ottofile di Roccacontrada” con cui si produce una polenta unica, antica e gustosa. Si tratta, infatti, di una varietà autoctona di granoturco che, una volta macinato a pietra, fornisce una farina di grande pregio, ingrediente principe per la preparazione di una prelibata ed esclusiva polenta.

Dove mangiare la Polenta di Arcevia

“Andando a Polenta” coinvolge undici ristoranti dislocati sul territorio comunale, nei quale, per le sei domeniche dell’evento, vengono proposti menù a prezzo fisso con piatti realizzati con il mays ottofile di Roccacontrada, arricchiti con altri prodotti tipici del territorio, come il celeberrimo Verdicchio dei Castelli di Jesi, il vino bianco più premiato dalle Guide Enologiche italiane.

I ristoranti e gli agriturismi che sono coinvolti sono: Agriturismo il Leccio, Fattoria Bio Casale Venezia, Il Rustico, La Baita, La Cantina di Bacco, La Grotta di Loretello, Le Betulle, Osteria Nido dell’Astore, Park Hotel, Piccolo Ranch, Pinocchio, Stazione di Rosta.

Da vedere ad Arcevia

E, dopo aver gustato la Polenta, non può mancare una visita ad Arcevia, l’antica Roccacontrada, uno splendido borgo con una storia plurimillenaria, che sorge su una collina di 535 metri che domina la Valle del Misa, un fiume che dall’Appennino scorre fino a Senigallia, attraversando un sinuoso paesaggio collinare che degrada dolcemente verso l’Adriatico.

Arcevia è anche terra di castelli. Nei suoi 125 kmq di territorio ce ne sono ben nove. Queste meravigliose fortificazioni medievali arroccati sulle alture dominano le vallate sottostanti, come Avacelli, Castiglioni, Caudino, Loretello, Montale, Nidastore, Palazzo, Piticchio e San Pietro in Musio.

L’evento “Andando a polenta è promosso dal Comune di Arcevia, che è sede di una tappa speciale del Gran Tour delle Marche, il circuito di eventi realizzato da Tipicità e ANCI Marche, in collaborazione con Regione Marche e Banca Mediolanum.

INFO

www.arceviaweb.eu

 

 




Andare o tornare nelle Marche: il weekend giusto

Di Raffaele d’Argenzio

Certo ci vorranno giorni per togliere quella terrea melma dalle strade, dalle case, dalle chiese e dai negozi, ancora aperti al sole dell’estate. Poi è arrivata quella maledetta notte del 14 settembre che ha spento il sole su Senigallia e sulle Marche. Quando leggerete questo editoriale, probabilmente il fango sarà stato già ripulito, ma chi lo toglierà dagli occhi dei Marchigiani che sono famosi per saper accogliere nella loro terra viaggiatori e turisti e offrire loro un’ospitalità aperta, spontanea, calda, quasi familiare?

Chi toglierà la tristezza dai loro occhi per aver perso quasi tutto, per dover licenziare i loro dipendenti sapendo che ora più che mai hanno bisogno di quel lavoro? Non lo so, ma so che il mondo del turismo può, deve fare qualcosa. Come quando si cade da cavallo e bisogna subito risalirci, così dobbiamo andare presto nelle Marche, a Senigallia e in tutto quel territorio che deve tornare subito a riaccendere le cucine, preparare le camere, sfornare vincisgrassi e brodetti di pesce. E devono tornare a splendere anche le stelle di due dei ristoranti più stellati ristoranti d’Italia: ULIASSI di Mauro Uliassi e LA MADONNINA DEL PESCATORE di Moreno Cedroni.

L’acqua invade il centro di Senigallia durante l’alluvione del 14 settembre

Allora andiamo, o torniamo, nelle Marche, a Senigallia e dintorni, per vivere un WEEKEND CON GUSTO, andiamo e torniamo a rivedere le loro bellezze e a gustare le eccellenze della loro cucina. Quando vedrete un sorriso in quegli occhi che oggi piangono, sappiate che è anche merito vostro. Siatene orgogliosi, avrete fatto la cosa giusta, anzi il weekend giusto!

E ora vi presento SENIGALLIA, con le sue bellezze e sue eccellenze.

Senigallia, tra mare, storia, gusto e divertimento

Senigallia è una città per tutte le stagioni, grazie alla sua posizione tra il mare e le colline, ma è anche ricca di attrattive, grazie alla sua lunghissima storia, con testimonianze dal periodo romano e medievale, senza parlare delle eccellenze culinarie e dei prodotti tipici che nascono da una terra ricca e generosa.

Due passi nel centro storico

Se decidete di visitare Senigallia in autunno, non perdete l’occasione di visitare il suo splendido centro storico, attraversato dal fiume Misa. Cominciate dalla Rocca Roverasca, un’imponente fortezza che unisce diversi stili architettonici, testimonianza di diversi rifacimenti. Commissionata dalla potente famiglia Della Rovere, è costituita da un corpo centrale, la residenza signorile, e una parte esterna, adibita a fortezza militare. È spesso sede di mostre ed eventi, e si possono visitare i sotterranei, gli appartamenti signorili, i camminamenti di ronda e le torri attraverso tour guidati.

La rocca roverasca

Dalla terrazza della Rocca, poi, si possono ammirare la bella Piazza del Duca, con il Palazzo Ducale e la Fontana delle Anatre, eretta per celebrare la costruzione del nuovo acquedotto e la bonifica delle paludi. Accanto al Palazzo Ducale si trova anche il Palazzetto Baviera, che spicca per i suoi ricchi stucchi.

Piazza del Duca con il Palazzo Ducale e la Fontana delle Anatre

Proseguendo sotto i Portici Ercolani, con le loro arcate in pietra d’Istria che corrono lungo la riva destra del Misa, si arriva al Foro Annonario, risalente al 1834. Costruito in stile neoclassico è caratterizzato da un portico circolare con 24 colonne doriche. Qui si svolge il tradizionale mercato del pesce e quello di frutta e verdura.

I romantici Portici Ercolani

I Musei da non perdere

Meritano una sosta anche Piazza Roma, nel cuore del centro storico, su cui si affaccia il seicentesco Palazzo del Governo, oggi sede degli uffici comunali, e dove si trova la bella Fontana del Nettuno. Nelle vicinanze si trova anche Palazzo Mastai-Ferretti che ospita al suo interno il Museo Pio IX con oggetti, arredi e quadri appartenuti a papa Pio IX e alla sua famiglia, i nobili Mastai Ferretti.

Il Museo Pio IX a Palazzo Mastai Ferretti

Sotto al Teatro La Fenice, poi, si trova l’Area Archeologica dove si possono ammirare diversi reperti di età romana e una delle 130 tombe di epoca medievale rinvenute durante i restauri.Senigallia, poi, è nota anche come “Città della fotografia” grazie al Gruppo Fotografico Misa, che ha vantato tra i suoi esponenti maestri del calibro di Giuseppe Cavalli e Mario Giacomelli.

Il Museo dell’Informazione e delle Fotografia

Oggi gli scatti che hanno fatto la storia, ma anche le opere di giovani talenti, si possono ammirare presso il Musinf – Museo Comunale di Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia, che ospita anche mostre ed eventi a tema. Si trova vicino al Teatro La Fenice. Nei pressi del Duomo, invece, vale una sosta la Pinacoteca Diocesane di Arte Sacra che custodisce capolavori del Perugino e di Piero della Francesca.

Il Duomo e le altre chiese

A Senigallia sono tantissimi anche gli edifici religioni. Si può partire dal Duomo, cioè la Chiesa di San Pietro Apostolo, che si trova in Piazza Garibaldi, in stile tardo barocco, a tre navate e a croce latina. Al suo interno si trova il misterioso sarcofago di San Gaudenzio. Bella anche la Chiesa della Croce, con l’interno barocco e l’esterno in stile rinascimentale, mentre la Chiesa di Santa Maria del Ponte al Porto spicca per lo stile neoclassico.

Il Duomo di Senigallia

Se avete tempo, passate anche dalla Chiesa della Madonna della Misericordia e da quella di Santa Maria delle Grazie, che comprende anche un convento e il Museo di Storia della Mezzadria “Sergio Anselmi”.

Le spiagge e La Rotonda sul Mare

Ben 14 km di spiaggia finissima costeggiano il litorale di Senigallia, al punto che questo tratto è conosciuto come “la spiaggia di velluto”. Inoltre su queste acque sventola la Bandiera Blu per la loro limpidezza, la qualità ambientale e i servizi offerti.

La celebre Rotonda sul Mare

Qui si trovano stabilimenti, bar, ristoranti e locali ma, soprattutto, la Rotonda sul Mare, simbolo della città. Questa affascinante costruzione sembra sorgere dalle acque ed è situata su palafitte. Di notte si illumina di una luce particolare e romantica mentre, d’estate, è il fulcro della movida.

I Borghi nei dintorni

Non solo Senigallia, sono tanti anche i piccoli borghi antichi nei dintorni che custodiscono preziosi gioielli di arte, storia e architettura. Alcuni di loro sono stati colpiti dall’alluvione ed è per questo che, anche per queste piccole realtà, l’invito è quello di andare o ritornare per aiutarli a rialzarsi. Per esempio, a poca distanza da Senigallia si trova Trecastelli, nato dalla fusione dei comuni di Monterado, Ripe e Castelcolonna. Da non perdere il palazzo nobiliare di Monterado, la splendida cinta muraria di Castelcolonna e il castello di Ripe.

Veduta di Trecastelli

Proseguendo si incontra Corinaldo, il paese che ha dato i natali a Santa Maria Goretti, con il suo splendido centro storico e le sue spettacolari mura medievali, considerate le meglio conservate di tutte le Marche. Tra i fiori all’occhiello anche il Teatro Goldoni.

Il centro storico di Corinaldo

Sulla vallata del Cesano si affaccia poi Castelleone di Suasa, prima di arrivare al quale merita una sosta il sito archeologico della Città Romana di Suasa, che conserva i resti del foro e di una domus con meravigliosi mosaici.

L’Area Archeologica romana di Suasa

Percorrendo la strada verso Arcevia si incontrano i castelli di Nidastore, Loretello, San Pietro e Palazzo. Ad Arcevia si possono invece ammirale la bella Collegiata di San Medardo, con preziose opere di Giovanni della Robbia, Luca Signorelli, Ercole Ramazzani e i Giardini Leopardi.

Veduta di Arcevia

Tornando invece verso Senigallia, si incontrano le frazioni di Arcevia Avacelli e Pitticchio. Arrivando a Serra de’ Conti si può fare una visita al Museo di Arti Monastiche. Ancora pochi chilometri e si arriva a Barbara, il cui nome è dedicato a Santa Barbara ed è stato fondato attorno all’anno Mille.

Il castello di Barbara

A soli 4 km si trova Ostra Vetere, con il suo campanile neogotico accanto alla chiesa di Santa Maria di Piazza. Splendido l’impianto urbanistico a terrazze con le strade collegate a scalinata e gli androni che si affacciano sulla vallata del Misa, che risalgono al periodo compreso tra il XIV e il XV secolo. Prima di tornare a Senigallia ci si può poi fermare a Ostra, cinta da imponenti mura e con un pregevole centro storico che include edifici di pregio, come il Teatro della Vittoria e la torre civica del XV secolo. Alle porte del borgo si trova poi il Santuario della Madonna della Rosa.

Il centro di Ostra

Ultima tappa, Morro d’Alba, che ha dato il nome a uno dei più apprezzati vini della regione, il “Lacrima”. Nel centro storico si trova la passeggiata delle Scarpa, un lungo porticato che abbraccia il nucleo principale del borgo. Dai belvedere sulle torri pentagonali si può ammirare un panorama mozzafiato.

I sapori di Senigallia

Durante il vostro weekend a Senigallia, non perdete l’occasione di degustare i piatti e i prodotti tipici di questa meravigliosa terra. Il piatto principe è il brodetto senigalliese, che si prepara con 13 diversi tipi di pesce, cucinati lentamente con un soffritto di cipolla, concentrato di pomodoro e aceto.

Il brodetto, piatto principe di Senigallia

Dalla tradizione marinara arrivano la grigliata e il fritto misto dell’Adriatico. La prima si accompagna rigorosamente con pane grattugiato insaporito con aglio prezzemolo, mentre nel secondo non possono mai mancare le zanchette, i guattoli e la parazzola. E, per accompagnare i piatti di pesce, non possono mancare il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Bianchello del Metauro.

Lo spettacolare Fritto Misto dell’Adriatico

Chi invece preferisce i piatti di terra, ci sono l’oca arrosto, la salsiccia matta e la gustosa porchetta, cotta nel forno a legna e insaporita con finocchietto selvatico. Da accompagnare con un buon “rosso”, come il Lacrima di Morro d’Alba o il Rosso Conero. Ottima anche la pizza con il formaggio con pecorino secco grattugiato e pecorino fresco a pezzetti. Tra i dolci spicca invece il ciambellone, mentre, nel periodo autunnale, sono da non perdere le ciambelle con il mosto profumate all’anice.

Tra i prodotti tipici c’è il Salame di Frattula

Tra i prodotti tipici da portare a casa come ricordo del vostro weekend vi segnaliamo l’olio di oliva da produttori locali, il salame di Frattula, ricavato da suini allevati all’aperto secondo un rigido disciplinare e i pani prodotti con farina di grani coltivati a Senigallia e nei comuni limitrofi.

INFO

www.feelsenigallia.it

www.turismo.marche.it




Weekend di Halloween. Un viaggio “horror-gourmet” nella notte delle streghe

di Cesare Zucca –

Halloween è alle porte. La notte delle streghe ci riserverà sorprese, paure, brividi, incantesimi, emozioni e tante zucche dal sogghigno malefico.
Fortunatamente molte finiranno in padella, per diventare piatti meravigliosi e squisitezze a tavola…e non solo: le più pregiate vi regaleranno un meraviglioso trattamento di bellezza…

Benvenuti nel “Horror-Gourmet tour”!

Curiosi? Curiose? Pronti per un viaggio “horror-gourmet”?

Ecco dove andare se amate le emozioni soprannaturali e dove NON andare se … siete fifoni!


Partiamo da lontano…

USA. Siamo a Salem in Massachusetts, il famoso Paese delle Streghe, meta di visitatori americani e stranieri, attirati dalle sue architetture, dalle eredità marinare, dalle straordinarie storie dei suoi antenati e da tutto ciò che sa di magico.

Il processo alle streghe di Salem , dipinto da Harrison Matteson. (© Peabody Essex Museum)

Qui infatti le stregonerie, vere o presunte, sono di casa fin dal 1862 quando scoppiò la witch hysteria, la caccia alle streghe che vide violente persecuzioni e esecuzioni capitali di giovane donne ingiustamente accusate di poteri satanici. A Salem operano piu’ di 400 streghe “autorizzate” che potete incontrare dappertutto, nelle loro tane, nel supermercato oppure mentre fanno tranquillamente quattro chiacchere al bar.

due streghe per le strade di Salem

Triora, Imperia

Torniamo in Italia, la gemella italiana di Salem è Triora, a 800 metri di altitudine nell’entroterra ligure. Nel 1500, questo suggestivo borgo medioevale  è stato teatro di un celebre processo contro alcune donne accusate di eseguire riti magici, di causare pestilenze e addirittura di praticare il cannibalismo. Il borgo conserva un fascino oscuro che continua ad attirare turisti curiosi.

Triora

Qui troverete  il Museo della stregoneriae e la “cabotina” ovvero la grotta delle streghe, mentre in Agosto si festeggia la Strigòra, grande Festa delle Fattucchiere. Ad Halloween viene generalmente organizzata una suggestiva festa popolata da zucche grignanti, losche figure incappucciate e fuochi accesi che fanno da sfondo a uno spettacolo emozionante e interattivo che piace a grandi e piccini.

Villa delle Streghe a Cortenova, Lombardia

Conosciuta come “Casa Rossa” questa straordinaria abitazione, oggi completamente abbandonata, si è meritata l’appellativo di “Villa delle streghe” in seguito alla diffusione di alcune storie legate a episodi di satanismo e perfino a una fontana che zampillava sangue.

La Villa delle Streghe

Monticello d’Alba, Piemonte

Si dice che nell’interno del Castello di proprietà dei Conti di Roero,  si aggiri il fantasma di Chiara, figlia diciottenne del Cont, promessa in sposa ad un distante cugino. Chiara, tuttavia, si invaghì di un ufficiale francese e convinse i genitori a farle sposare il suo vero amore. Il cugino, geloso e possessivo, si presentò alle nozze e accoltellò a morte l’ufficiale. Fu catturato e giustiziato ma la povera Chiara passò il resto della vita aggirarandosi nei meandri del castello.

Palazzo Vallemani, Ancona

Anche le Marche, regione serena, ospitale e sempre allegra, non ci risparmia sorprese horror. Si racconta che negli anni della Seconda Guerra Mondiale, Palazzo Vallemani, locato nei pressi di Serra San Quirico, abbia vissuto una terribile esecuzione di massa nella quali sarebbero state assassinate più di 20 persone. Alcuni dei coraggiosi che si sono avventurati al suo interno, parlano di strani suoni nelle stanze, di apparizioni di ombre, di improvvisi rumori. Recentemente, nelle stanze dell’edificio è stato realizzato un video che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta: i filmati sarebbero risultati completamente neri,  con un sottofondo di una triste melodia suonata al violino. Brrr….

Castello di Montebello a Poggio Torriana

Anche Rimini, dolce e festaiola ha la sua buona dose di mistero…
La protagonista è la piccola Azzurrina,, figlia di Uguccione di Montebello. La bimba era nata albina, cosa insolita e malvista, ritenuta opera del diavolo. Per tenerla nascosta ai cortigiano e al popolo del borgo, Uguccione la richiuse in una stanza e di lei non si seppe più nulla. Si dice peró che il suo fantasma vaghi nel castello e che si manifesti al solstizio d’estate.

castello-di-montebello-Azzurrina

La stanza di Azzurrina © Castello di Montebello Facebook

Il Castello , Trani

Non uno ma bensì due fantasmi sembrerebbero popolare le notti di questo Castello: Sifridina, contessa di Caserta, tenuta prigioniera per 11 anni all’interno delle segrete e  Armida, giovane donna uccisa dal marito perché sospettata di tradimento. Chi l’ha vista ha detto che la donna si presenta velata da un misterioso mantello rosso.

Castello di Roppolo, Piemonte

Al suo interno si aggirano i fantasmi di  Bernardo Valperga di Mazzè e di sua moglie, scomparsi misteriosamente nel 1400. Molti secoli dopo, vennero trovati i resti di uno scheletro che esami approfonditi hanno attribuito proprio a Bernardo. E la moglie? Pare che di notte si agggiri nelle stanze in cerca del marito…

La Rocca di Gradara nelle Marche e Il Castello di Santarcangelo in Romagna

Due località famose, oltre che per la storia di due sfortunati amanti, anche per il fantasma  Francesca, la Dama Bianca, che venne uccisa dal marito Gianciotto Malatesta quando la sorprese amoreggiare con Paolo, fratello di Gianciotto. Francesca, nonostante sia stata Immortalata dalle leggendarie narrazioni di Dante, Shakespeare, D’Annunzio e musicata da Zandonai, pare non essersi data pace e ancora oggi  terrorizza da sempre gli abitanti del borgo. Si dice infatti che lo spirito della sventurata si aggiri nel castello nelle notti di luna piena.

Paolo e Francesca

In un “Halloween weekend gourmet” non poteva mancare uno Chef fantasma….

E’ Giuseppe, il cuoco di corte al Castello di Rivalta, che dicono aggirarsi irrequieto tra le stanze, spegnendo le luci, mettendo in moto gli elettrodomestici o accendendo i fornelli…

A proposito di chef…..

Nei menu della notte delle streghe, la grande protagonista è notoriamente la zucca. Cucinata in mille modi, dalle ricette più elaborate e quelle velocissime… già pronte in vasetto. Servita come contorno o delizioso ripieno nella pasta fatta a mano, nel classico risotto, nelle buonissime zuppe, nei dolci e perfino nei drinks.

Zuppe , fatte in casa o … pronte in vasetto …

Zucca forever…

Beh, forse ho un po’ esagerato con il sottotitolo, ma considerato il mio cognome …
concedemi questo momento di gloria…. In effetti tutto il mondo celebra la ‘regina degli ortaggi’. Negli Stati Uniti si festeggia ThanksGiving con l’americanissima pumpkin pie, torta cremosa alla zucca, in Spagna, a Valencia, troverete i tradizionali buñuelos de calabaza, i dolci delle  feste religiose, in Baviera  la zucca diventa kürbissuppe, una zuppa arricchita con patate e carote, in Corea il hobakjuk, un porridge servito con sfere di riso, in Brasile il ricco piatto camarão na moranga con i gamberi, mentre in Turchia si trasforma in kabak tatlisi un dolce con le noci, mentre in India la zucca du ka halwa  viene servita in umido con saporite spezie e lavorata con latte e zucchero come dessert con mandorle, anacardi e pistacchi.

Dall’India al Brasile

Naturalmente anche in Sud America, oggi il paese gourmet di tendenza, non mancano piatti di zucca. Dal Perù i picarones, frittelle dolci con patate e farina, aromatizzate con cannella, chiodi di garofano e anice, in Cile sopaipillas, crocchette dolci di zucca e farina. in Messico, per celebrare il Día de Muertos, si cucina la  calabaza en tacha, dove la zucca viene marinata con cannella, succo d’arancia e piloncillo, tipico zucchero dell’ America Latina, mentre In Argentina viene portata in tavola la carbonada en zapallo, uno spezzatino di carne, dove la zucca fa da scodella.

la carbonada argentina

La troviamo dolce anche in Egitto, dove si serve il kar’ assaly, un ripieno a base di zucca, aromatizzato con cardamomo, cannella, acqua di fiori d’arancio e miele, il tutto stratificato da uvetta, noci e cocco grattugiato. In Iran si serve il ghalie kadoo, uno stufato di zucca e lenticchie, In Afghanistan si gusta il challaw kadu dove la zucca, dapprima abbrustolita viene fatta cuocere in una miscela a base di cipolla, aglio, zenzero, curcuma, coriandolo, peperoncino in polvere e salsa di pomodoro, un piatto saporito spesso servito con agnello e yougurt.

Dall' Afghanistan il challaw kadu
Dall’ Afghanistan il challaw kadu

Particolarmente gustosa la sankhya lapov cambogiana, dove la zucca cruda viene svuotata e riempita con una miscela di latte di cocco, zucchero di palma (occhio… ho detto di palma, non di canna) e uova, per poi essere cotta al vapore. Un avolta raffreddata viene tagliata a fette che rivelano il dolce e tenero ripieno. Vi assicuro , una bontà e nemmeno troppo difficile da fare.
Come faccio a saperlo? Durente un viaggio in Cambogia, ho seguito una classe di sankaya e l’ho rifatta al ritorno , un successone!

Sankhya lapov tipico dolce cambogiano, servito da una Chef di Siem Reap e nella mia versione italiana, non male, dai…

La zucca, la regina delle purée”

Da sola o accompagnata da altre verdure, sa regalare il profumo del bosco, il sapore della castagna e la magia degli incantevoli colori delle foglie autunnali. Compatta e dolce, e’ un meraviglioso contorno per carni robuste e saporiti formaggi Lo Chef Cosimo Landolfa, al timone del Ristorante EXIT Gastronomia Urbana, di Milano, l’ha accoppiata a un’ animella di vitello passata nel burro e guarnita da crumble di amaretto. Che delizia!

Animella e zucca, l’accoppiata vincente nel piatto di Landolfa

…e in italia…

La ritroviamo nel classico risotto, nelle zuppe, come gnocchi, con le polpette, con il baccalà e come gustoso ripieno in un tanti tipi di pasta fresca tra cui i ravioli, i cappellacci, i celeberrimi tortelli conditi con burro, salvia e amaretto. Sono nati nel 1500,a Mantova,  ma sono ormai conosciuti in mezzo mondo… ne sa qualcosa il Pastificio Zini che li esporta in piu di 40 paesi diversi tra cui Francia, Inghilterra, Spagna, Australia ,Corea, USA, Cina.

Tortelli di zucca con amaretto di Zini, un successo modiale

La zucca si scatena: nei gnocchi, nelle creme e pureè. in formati multicolori, al naturale, speziata o allo zenzero… e in un delizioso risotto pronto in “2 minuti” di Viva la Mamma

QUANDO LA ZUCCA SI INNAMORA DEL…MANGO
Los Angeles: Barbara Pollastrini  chef dell’ Heroic Deli & Wine Bar, si è divertita con i nuovi paccherini di zucca e mango di Rustichella d’Abruzzo e ha creato un piatto dai colori autunnali, accompagnato da una crema di patate e porri e guarnito con chips di funghi, uovo di quaglia e croccantini di albicocche secche. In Abruzzo , Massimiliano Cappucci al timone del Trabocco Punta Rocciosa “sposa” la zucca al mango adagiandoli su una saporita crema di pecorino. 

La creazione californiana di Barbara Pollastrini e quella abruzzese di Massimiliano Cappucci di cui vi diamo la ricetta.

La ricetta dei paccherini alla zucca firmata da Cappucci

A Felino, vicino a Parma, lo chef Achille Fereoli della Trattoria Pane e Salame si è ispirato al prodotto più famoso della sua città: il salame e li ha interpretati con una pasta di salame, crema di porro  e amaretti.

Achille Fereoli

PACCHERINI, PASTA DI SALAME, PECORINO E AMARETTI
Ingredienti 6 persone, 500 gr di salame fresco, macinato sottile, 1 bicchiere di olio extra vergine, 1/2 litro di latte, rosmarino,alloro, qb, kg 1-1/2 di porro tagliato a rondelle sottili 100 gr amaretti sbriciolat.  PreparazioneIn un tegame alto mettere la pasta di salame, olio, rosmarino e alloro. Cuocere 10 minuti a fuoco vivace, poi aggiungere il porro, il latte e far cuocere per circa 1 ora a fuoco medio. Versare la pasta e far cuocere al dente. Per finire, una bella spruzzata di amaretti

Arrivano le streghe: misteriose, sexy e magiche…
Ecco i look di Halloween 2021

Non c’è budget per il costume?
No problem: tuffatevi nell’armadio o dove avete archiviato i vecchi vestiti, sceglietene uno nero e…via con il re-styling: bucare, macchiare, strappare, sfrangiare, sfilacciare, agire senza pietà.

Non dimenticatevi della zucca, anche in versione minigonna…

E il trucco?
Teatrale, naturalmente: occhi fumè, labbra esagerate, unghie finte lunghe e graffianti, qua e là qualche taglio insanguinato, da realizzare con un intenso rossetto rosso
Accessoriatevi
:
Insetti, ragni, ragnatele e tante tarantole, dovunque. Mentre nel negozietto cinese troverete scheletri, teschetti e fantasmi in plastica da applicare a orecchini, borse, scarpe e collane.


Da realizzare in cartone
Tutti i segni zodiacali con Arieti e Scorpioni. In testa alla classifica la stella con la punta in alto che simboleggia il potere della stregoneria.
In testa:
Parrucche, trecce, extentions multicolore, fiori appassiti, corone di carta e naturalmente i classici cappellacci a tesa larga.

Il classico cappellaccio della strega
Il classico cappellaccio della strega

Colore
Black is magic, quindi nero, nero, nero, con qualche concessione al grigio e al viola.
Magie nascoste (o quasi)
II vostro intimo più provocante indossato a vista o sotto una cappa di pizzo trasparente… chi l’ha detto che le streghe non possano essere sexy ?

…e poi la zucca fa bene alla pelle e allo spirito…

Bardolino, Lago di Garda. Per un trattamento viso, la BIO – Spa di Aqualux ha optato per la regina degli ortaggi invernali, rigorosamente selezionata tra quelle provenienti dalle aziende agricole che non utilizzano fertilizzanti o pesticidi.

Nella Spa dell’ Aqualux di Bardolino la zucca è protagonista di un esclusivo trattamento di benessere sostenibile, un vero e proprio booster di energia!

La zucca, prodotto molto diffuso nel basso veronese e nel mantovano, è  un ottimo alimento a livello nutrizionale e una perfeetta alleata per la cura della pelle, ricca di caroteni, pro-vitamina A e svariati minerali, tra cui fosforo, ferro, magnesio e potassio, vitamina C e vitamine del gruppo B.


E’ ideale per donare alla pelle del viso un vero e proprio concentrato di energia  e mettere in atto una potente strategia antiossidante; contiene infatti anche i flavonoidi, che combattono i radicali liberi dell’ossigeno, mantenendo le cellule più giovani.

Dopo una profonda detersione e una delicata esfoliazione la pelle del viso è pronta per ricevere l’applicazione di una maschera a base di polpa di zucca finemente tritata, yogurt, miele e cannella, preziosa spezia dall’azione idratante e purificante. Durante l’applicazione della maschera, in cabina viene diffuso l’aroma di menta che aiuta ad allontanare fatica, stress e nervosismo.


Dopo aver rimosso la maschera, un delicato e rilassante massaggio contribuirà ad esaltare la tonicità, la compattezza e la luminosità del viso.  Per finire, un infuso caldo di mela rossa e cannella, particolarmente utile a livello energizzante e stimolante.
Il trattamento viso dura circa 50 minuti e costa 70 Euro.

Forthe recipe in english , just click Next>

Italian Pumpkin Dishes
We find the pumpkin in the classic risotto, in soups, as gnocchi, with meatballs, with cod and as a tasty filling in many types of fresh pasta including ravioli, cappellacci, the famous tortelli seasoned with butter, sage and amaretto. They were born in 1500, in Mantua, but are now known all over the world … the Pastificio Zini exports them to more than 40 different countries including France, England, Spain, Australia, Korea, USA, China.

Tortelli di zucca con amaretto di Zini, un successo modiale

La zucca si scatena: nei gnocchi, nelle creme e pureè. in formati multicolori, al naturale, speziata o allo zenzero… e in un delizioso risotto pronto in “2 minuti” di Viva la Mamma

Pumpkin goes wild: in gnocchi, creams and purees. multicolored formats, natural, spiced or with ginger … and in a delicious risotto ready in “2 minutes” by Viva la Mamma

WHEN PUMPKIN FALLS IN LOVE WITH … MANGO
Los Angeles: Barbara Pollastrini, chef of the Heroic Deli & Wine Bar,, enjoyed the new pumpkin and mango paccherini from Rustichella d’Abruzzo  and created a dish with autumnal colors, accompanied by a cream of potatoes and leeks and garnished withmushroom chips, quail egg and dried apricot crunches. In the Marche region, Massimiliano Cappucci at the helm of Trabocco Punta Rocciosa, in the Marche region, “marries” mango with pumpkin by placing the pasta on a tasty pecorino cream.

La creazione californiana di Barbara Pollastrini e quella abruzzese di Massimiliano Cappucci di cui vi diamo la ricetta.

In Felino, near Parma, chef Achille Fereoli of Trattoria Pane e Salame was inspired by the most famous product of his city: salami and interpreted them with a salami paste, leek cream and amaretti. Here the recipe

Achille Fereoli

PACCHERINI, GROUNDED SALAMI,  PECORINO CHEESE AND AMARETTI
Ingredients 6 people, 500 gr of fresh salami, finely ground, 1 glass of extra virgin olive oil, 1/2 liter of milk, rosemary, bay leaf, to taste, 1-1 / 2 kg of leek cut into thin slices 100 gr crumbled amaretti.
Preparation Put the salami paste, oil, rosemary and bay leaf in a high pan. Cook for 10 minutes over high heat, then add the leek, milk and cook for about 1 hour over medium heat. Pour in the pasta and cook until al dente. Finally, a nice splash of amaretti



Si parte per un ricchissimo tour “gourmet”! Destinazione: Marche

(Italian and English versions)

Testo e foto di Cesare Zucca @2021

C’era una volta la “vergara”…

La cucina marchigiana è rimasta profondamente radicata ad una civiltà storicamente rurale, dove la primadonna era la vergara, la massaia in cucina. I suoi piatti, schietti e robusti, sapevano utilizzare tutto ciò che era disponibile, creando delizie che ancora oggi possiamo gustare nel territorio marchigiano.

una “vergara” d’oggi

Frittata di trippa, frittata arrotolata e tagliata a striscioline ripassate in una salsa di pomodoro. Le famose olive ascolane, farcite con carne, pangrattato e formaggio grattugiato, quindi infarinate, passate nell’uovo, nel pangrattato e fritte, Ecco la pasticciata pesarese, uno stracotto di bue al vino rosso con lardo, cannella, chiodi di garofano salsa di pomodoro, mentre a Senigallia trionfano i cutanèi, gnocchetti “poveri” composti da acqua, farina e poche uova.

Le deliziose olive ascolane

Lo scettro però va ai vincisgrassi, la pasta più celebre della cucina marchigiana, tagliata a  larghe strisce, condita con rigaglie di pollo e cotta al forno. Tanti piatti di coniglio, allevato nelle zone interne tra Ascoli, Macerata e Fabriano, il più saporito è quello in porchetta, farcito con spezie e finocchietto selvatico  o in umido con vino bianco, aglio, peperoncino ed erbe aromatiche.

un piatto di vincisgrassi
un piatto di vincisgrassi

E i piatti di pesce ?

Sbizzarritevi: lumachine di mare, molluschi cotti in umido con pomodoro, mentuccia e finocchio selvatico., stoccafisso all’ anconetana stracotto in abbondante vino bianco, pesto di acciughe, sedano, carote, cipolla, peperoncino, erbe aromatiche, pomodori pelati, olive nere e patate e il famoso brodetto, piatto diffuso in gran parte della costa adriatica con numerose varianti negli ingredienti.

Il tradizionale “brodetto” il piatto più rappresentativo del mare delle Marche, servito al tavolo di La Liscia di Mr. Ori, Fano.

Ecco i super stellati

Uliassi, Senigallia (tre Stelle Michelin)
Mauro Uliassi, lo Chef che ha conquistato 3 stelle Michelin, 5 Cappelli Espresso, 3 Forchette del Gambero Rosso. Mauro superstar ha aperto il suo ristorante a Senigallia nel 1990, insieme alla sorella Catia. La sua è una cucina, ricca di contaminazioni, varianti, sensazioni, ricordi e… tanto mare…

Mauro Uliassi 3 Stelle Michelin

Madonnina del Pescatore,  Senigallia (Due Stelle Michelin)
Estro, creatività, curiosità, sperimentazione. Incontriamo Moreno Cedroni e una cucina, incentrata per lo più sul pesce, dove si abbina la fantasia alla capacità di fondere le materie prime: dal Susci, alla Costoletta di rombo. Ogni portata è curata al dettaglio per far vivere all’ospite un’esperienza gustativa unica nel suo genere. Due meritatissime Stelle Michelin.

Moreno Cedroni

Andreina , Loreto ( Stella Michelin)
Proprio come sussurra il menu… le sorprese non mancano Chef Errico Recanati sorprende e ci delizia con i suoi piatti top: fungo alla brace, fegato, ostrica e milza essiccata, piccione e anguilla laccata,  agnello di sopravvissana, coratella, animelle e cipolla fino al dessert: zuppa d’ananas cotto sotto la cenere e un gelato di yogurt quasi croccante

Errico Recanati
Errico Recanati

Nostrano, Pesaro (Stella Michelin)
Dalla cucina di Stefano Ciotti escono le migliori verdure di stagione e riesce a stupirci con la bistecca di pomodoro alla griglia con i lamponi e l’aceto balsamico, l e le spettacolari zucchine ripiene. Tanto mare:  canocchie, calamari, calamaretti, seppie, vongole nostrane e una strizzatina d’occhio alle carni: agnello, piccione, l’anatra, animelle ed il coniglio cucinati espressi, con lunghe cotture e poi ripassati in casseruola per conferire loro l’onore e la dignità che meritano.

Stefano Ciotti
Stefano Ciotti

Tra le ‘attrazioni culinarie’ di Fano c’è anche lui: Antonio Scarantino non solo perchè uno dei più giovani e  brillanti chef italiani, ma anche perchè, visto il fisico da fotomodello e il viso da Paul Newman… è considerato uno degli chef più sexy della Penisola…

Antonio Scarantino e uno dei suoi piatti top” nel menu di AlMare  “cubo di branzino al sale, alghe wakame, maionese di cipollotto e pak-choi”

Antonio è di origini siciliane, con un passato vissuto in Germania, in Francia e in Italia, al fianco di chef di fama mondiale, come Massimo Bottura e autentici maestri, come Franco Clerici ed Emilio Barbieri. Oggi è al tiimone di due ristoranti: Trattoria La Tressa, nome che richiama la il naturale fenomeno climatico che preannuncia una violenta e improvvisa tempesta di mare. Naturale ma travolgente, proprio come la cucina di Scarrantino

Sulla tavola della Tressa trionfa il polpo: in insalata con calamari e verdue oppure il suo Tentacolo di polpo alla brace su crema di pomodori porchettati e

Di fianco alla Tressa, locato in una strabiliante costruzione futuristica, vagamente in stile Guggheneim,  troviamo l’apprezzato e elegante AlMare dove Scarantino ama rivisitare in chiave creativa piatti della cucina tradizionale con atmosfere di altri luoghi e alri tempi.

AlMare: un aperiivo al tramonto e poi le delizie di Scarantino.
AlMare: un aperiivo al tramonto e poi le delizie di Scarantino.

Il Galeone, Fano
Non a torto il menu degustazione si intitola i “Profumi dell’Adriatico”, la spiaggia è a due passi e i superlativi piatti di pesce colorano le tavole bianche, impreziosite da un essenziale e elegante………. richiamo a una cucina che celebra il territorio e strizza l’ occhio a terre lontane.

Marco Vegliò e un suo piatto che sa veramente di mare: cappelletti di squacquerone innaffiati da un brodo affumicato di canocchie

Siamo in un fresco e giovane ristorante dove Chef Marco Vegliò è al timone di una rotta che punta verso una creatività moderata, ricca di apporti regionali, di citazioni esotiche, di accenni agrodolci, piacevolmente serviti in opportune contaminazioni.

Eleganti e discrete fusioni:un ombrina arrostita e accompagnata da scorzonera e aglio nero. Un tataki di ricciola. estratto di carota e zenzero

Ottimi o ottimissimi….

Da Mario al Ponte Rosso, Osteria della Peppa, Alla Lanterna,  Da Maria,  Fano
La Canonica, Casteldimezzo
Lo Scudiero, Nostrano,  Pesaro
Emilia, Ancona

Uno spettacolare tramonto dal Ristorante Emilia, Ancona

La Gioconda, Cagli
Burro e Alici, Marolta
Villa Marchese del Grillo, Fabriano
Casa Rapisarda, La Torre, Numana
La Liscia da Mr.Ori, Fano

Prima e dopo… un freschissimo rombo liscio “soaso” cucinato in guazzetto dalla Chef Francesca Paradisi del ristorante La Liscia da M.Ori, Fano

Al Mandracchio, Osteria Sara, Ginevra , Sot’Ajarchi, Ancona
Al Cuoco di Bordo, Trattoria Vino e Cibo, Senigallia
Clandestino Sushi Bar, Portonovo
Cavallini, San Severino
Osteria Ophis, Offida
Osteria Zanchetti, Fossombrone
Osteria del Borgo, Gradara

Tra i meravigliosi borghi delle Marche: Offida e Gradara

Da Dario, Porto Recanati
Galileo ,Civitanova
Emilio, Fermo
Retroscena, L’Arcade, Porto San Giorgio
Degusteria Del Gigante, San Benedetto del Tronto

Le straordinarie eccellenze casearie delle Marche

tre eccellenze casearie delle Marche

Formaggio… risorgi!
Risale al XV secolo la tecnica dell’infossatura che serviva a nascondere i cibi in fosse segrete per proteggerli dalle incursioni delle truppe aragonesi che depredavano il paese. Il formaggio può essere prodotto con latte di pecora (gusto aromatico e sapore piccante), di vacca (delicato, leggermente acidulo e salato con retrogusto amarognolo) o di misto, di entrambi i latti (gusto equilibrato con sentori amari). Il formaggio viene avvolto in un sacchetto di tela e accatastato fino all’imboccatura della fossa, quindi coperto con altra tela per evitare la traspirazione.

Come un novello Lazzro…Il saporito formaggio di fossa risorge etorna alla luce

La fossa misura tipicamente tre metri di altezza e viene preparata bruciando la paglia all’interno per rimuovere l’umidità e l’aria umida e per ridurre i batteri, che possono essere dannosi per la fermentazione. Infine un coperchio di legno sigillato con gesso, e poi ricoperto di sassi e sabbia.  

la sfossatura
la sfossatura

Questo lungo processo di fermentazione conferisce al formaggio un sapore particolare, oltre ad una riduzione di siero e grasso. Ha una forma irregolare, una consistenza dura o semidura e facilmente friabile e un colore che va dal bianco all’ambrato. Il profumo è forte, con sentori di zolfo, muffa, tartufo e un sapore pungente sul lato amarognolo.

Sibilla e la sua lacrima…di gioia

La Mozzarella STG La sigla sta per specialità tradizionale garantita e sicuramente mantiene le promesse.E’ un  formaggio fresco a pasta filata, morbido, a fermentazione lattica dal sapore: caratteristico, sapido, fresco, delicatamente acidulo.  Quando la tagliate ne uscirà una deliziosa “lacrima” bianca, una lascrima non triste però anzi, quasi un gioiso saluto di buona degustazione

La mozzarella STG eccellenza delle Marche

Mille modi per utilizzarla nei vostri piatti, dai più semplici ai più gourmet: nei risotti, negli gnocchi Alla Sorrentina, nella parmigiana, sulle paste, sulle uova e tartufo, nei fritti: panzerotti di riso, supplì, arancini e crocchette sono solo alcuni esempi di vere e proprie prelibatezze, caratterizzate da un gusto deciso e un apporto calorico elevato

Mille utilizzi della mozzarella STG in cucina

Tra i piatti più famosi troviamo la “Mozzarella In Carrozza”, tipica della zona del Lazio e della Campania e la leggendaria ” Caprese” il piatto top dell’estate e estivo naturalmente sulla pizza!  Il mio piatto preferito?  ?  I deliziosi spiedini con i bocconcini La Sibilla Tre Valli pomodori ciliegini e una foglia di brasilico freschissimo. Semplicità, gusto e felicità!

Delizioamente accoppiata a pomodorini e basilico

Casciotta superstar

Ecco la famosa Casciotta di Urbino prodotta da Tre Valli, un formaggio  tipico della provincia di Pesaro-Urbino e dintorni, conosciuto già nel XVI secolo e amato perfino da Michelangelo Buonarroti. Friabile, tenera, gradevolmente profumata di latte fresco.

La casciotta di Urbino, tanto amata dal Maestro Michelangelo Buonarrotti e…anche da me!

La delicatezza del sapore la rende versatile e ingrediente giusto per le ricette più diverse, sposando perfettamente pietanze ricche di apporti proteici, digeribili, tradizionali ma anche creative e moderne.

Deliziosa.. sempre

Servita da sola, con pane rustico, assieme a salumi, lardo, prosciutto oppure una robusta polenta abbrustolita. Perfetta spruzzata su paste con verdure, oppure a dadetti allìora dell’aperitivo accompagnata da carnose olive ascolane.Meravigliosa in insalata, con fichi freschi, pere William, marmellate o miele di acacia, magari accoppiata ad un vino passito di medio corpo.

Sempre al posto giusto: Su un tagliere o spruzzata su un piatto di pasta di grano duro e verdure…

Tartufo che bontà!

Le Marche lo celebrano con eventi e feste tutto l’anno animati da show cooking, mostre-mercato e degustazioni. In molte località rinomate per la bellezza paesaggistica e dei suoi borghirescono diverse varietà di tartufo.  A sud, in provincia di Ascoli Piceno troverete il tartufo Nero, Tuber melanosporum e nella provincia di Pesaro Urbino il pregiato Tuber magnatum pico, tartufo bianco. In estate il protagonista assoluto è il Tartufo Nero estivo, comunemente noto con l’appellativo ‘Scorzone”

Arriva l’estate con il suo tartufo nero detto “scorzone” protagonista del Tarfufo Award” 2021

Tra le numerose città produttrici di tartufo spiccano Acqualagna, Sant’Angelo in Vado, Pergola, Fossombrone, Amandola, Apecchio.  Queste città e i loro Chef hanno voluto celebrare il tartufo nero in un evento senza precedenti  e si sono dati riuniti in un golossimo e profumatissimo evento dal titolo “Tartufo Award 2021″ che si è svolto nell’incantevole Resort La Ginestra a Acqualagna, nel magica Gola del Furlo, un territorio di grande bellezza naturalistica, archeologica e geologica

il Resort La Ginestra nell’incantevole Gola de Furlo

Ci sono I mille modi per servire il tartufo, dal carpaccio di Marchigiana di Alessandro Valentini, su crostino con mousse di ricotta e maggiorana, a collaudati abbinamenti sia con un sorprendente uovo cotto a bassa temperatura proposto da Gianluca Passetti  (Il Gatto e la Volpe, Senigallia) o con la tradizionale tagliatella, rigorosamente fatta a mano, di Paola Antonioli (Mancinelli, Fossombrone)

Acqualagna: un’ accoppiata vincente: il tarfufaro Giorgio dell’ Azienda Remedia e la scatenata Lilla, infaticabile trovatartufi alla carica. Foto @ Cesare Zucca

Non mancano accostamenti insoliti come il cappellaccio su vellutata di patate e tartufo, un piatto creato da Daniele Galvani (I Palazzi, S Angelo in Vado) oppure  il capocollo di maiale brasato al vino cotto con pesche della Val d’Aso firmato Aurelio Damiani, mentre i golosi di dolci ameranno ‘Nero su Nero’, l’afrodisiaco dessert di Michele Renga (La Ginestra, Passo del Furlo) servito su tartelletta di pasta frolla con crema di melanzane, noci e miele di timo selvatico, disco di cioccolato 90% e composta di Tartufo Nero. Che bontà…….

UCM United Cities of Marche! Ecco gli chef uniti in una missione comune: celebrare il tartufo nero , diamante delle Marche . Ecco I “magnifici sei”dei Tartufo Awards. Foto@ Cesare Zucca

E nel calice?

Certamente un Bianchello del Metauro, un bianco bianco prodotto nelle Marche con i vitigni Biancame e Malvasia bianca lunga, E’ un vino preciso, giovane e versatile, dal colore giallo paglierino e dal sapore secco, fresco, gradevole. Ottimi gli Asdrubale e Pian dei Fori della Azienda Agricola Mariotti Cesare, vini precisi, giovani e versatili, dal colore giallo paglierino e dal sapore secco, fresco, gradevole…

Tra le eccellenze marchigiane, il Bianchello Mariotti Cesare e il Formaggio di Fossa di Sogliano

L’accoppiata ideale

L’iniziativa Bianchello d’Autore è dalla unione di alcune storiche produttrici del Bianchello Metauro DOC  ed è stata affidata all’ esperienza e alla professionalità di una attenta scelta di nove produttori locali, le cui etichette  portano in tavola un vino che sa accompagnare con armonia le più varie pietanze, sopratutto quelle di pesce, tra cui una vera icona della cucina marchigiana: il brodetto.

I magnifici nove del Bianchello e le loro etichette
I magnifici nove del Bianchello e le loro etichette

Non potevamo non finire se non con una vera icona della cucina marchigiana!

E’ il famosissimo brodetto, un piatto nato a bordo dei pescherecci come zuppa di “pesce povero”. Un super misto di mazzole, rana pescatrice, gattuccio, tracina, razza, boccaincava, pesce san pietro, canocchie, seppie, scorfano venivano cucinati con olio, cipolla, concentrato di pomodoro e aceto.

un calice di Bianchello ben si accompagna al tradizionale e saporito brodetto di pesce

INFO
Turismo Marche
Per info ristoranti, dettagli, menu, orari e undirizzi, cliccate sul nome in orange

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘Turista non Turista’

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Acqualagna: a winning combination: the Tarfufaro Giorgio of the Remedia Company and the unleashed Lilla, truffles-founder in charge

Once upon a time there was the “vergara

The Marche cuisine has remained deeply rooted in a historically rural civilization, where the prima donna was the vergara, the housewife in the kitchen. Her dishes, straightforward and robust, knew how to use everything that was available, creating delights that we can still taste today in the Marche region.

una “vergara” d’oggi

Tripe omelette, omelette rolled and cut into strips sautéed in a tomato sauce. The famous Ascoli olives, stuffed with meat, breadcrumbs and grated cheese, then floured, passed in egg, in breadcrumbs and fried, Here is the pasticciata Pesaro, a stew of beef in red wine with lard, cinnamon, cloves, tomato sauce , while in Senigallia the cutanèi triumph, “poor” dumplings made up of water, flour and a few eggs.

Le deliziose olive ascolane

Perhaps the winners are the vincisgrassi, the most famous pasta of the Marche cuisine, cut into large strips, seasoned with chicken giblets and baked in the oven. Many dishes of rabbit, raised in the inland areas between Ascoli, Macerata and Fabriano, the tastiest is the one in porchetta, stuffed with spices and wild fennel or stewed with white wine, garlic, chilli and aromatic herbs.

un piatto di vincisgrassi
un piatto di vincisgrassi

What about fish dishes?

Get creative: sea snails, molluscs cooked in stew with tomato, mint and wild fennel, stockfish in Ancona cooked in abundant white wine, anchovy pesto, celery, carrots, onion, chilli, aromatic herbs, peeled tomatoes, black olives and potatoes and the famous brodetto, a dish widespread in much of the Adriatic coast with numerous variations in the ingredients.

Il tradizionale “brodetto” il piatto più rappresentativo del mare delle Marche, servito da La Liscia da Mr.Ori, Fano

Ecco i super stellati

UliassiSenigallia (three Michelin Stars)
Mauro Uliassi, the Chef who has won 3 Michelin stars, 5 Espresso Hats, 3 Forchette del Gambero Rosso. Mauro superstar opened his restaurant in Senigallia in 1990, together with his sister Catia. His is a cuisine, full of contaminations, variations, sensations, memories and… a lot of sea….

Mauro Uliassi 3 Stelle Michelin

Madonnina del Pescatore,Senigallia (Two Michelin Stars) Inspiration, creativity, curiosity, experimentation. We meet Moreno Cedroni and a cuisine, mostly focused on fish, where imagination is combined with the ability to blend raw materials: from Susci, to Costoletta di turbbo. Each course is carefully detailed to make the guest experience a unique taste experience of its kind. Two well-deserved Michelin stars.

Moreno Cedroni

Andreina , Loreto ( Stella Michelin)
Proprio come sussurra il menu… le sorprese non mancano Chef Errico Recanati sorprende e ci delizia con i suoi piatti top: fungo alla brace, fegato, ostrica e milza essiccata, piccione e anguilla laccata,  agnello di sopravvissana, coratella, animelle e cipolla fino al dessert: zuppa d’ananas cotto sotto la cenere e un gelato di yogurt quasi croccante

Errico Recanati
Errico Recanati

NostranoPesaro (Michelin Star) The best seasonal vegetables come out of Stefano Ciotti‘s kitchen and he manages to amaze us with the grilled tomato steak with raspberries and balsamic vinegar, and the spectacular stuffed courgettes. Lots of sea: mantis shrimp, squid, baby squid, cuttlefish, local clams and a wink at the meats: lamb, pigeon, duck, sweetbreads and rabbit cooked express, with long cooking and then sautéed in a casserole to give them the honor and dignity they deserve.

Stefano Ciotti
Stefano Ciotti

Among the ‘culinary attractions’ of Fano there is also Chef:Antonio Scarantino not only because is one of the youngest and most brilliant Italian chefs, but also because, given the model physique and  the “Paul Newman face” … he is considered one of the sexyest chef of Italy. 

Antonio Scarantino and one of his top dishes “Sea bass cube in salt, wakame seaweed, spring onion mayonnaise and pak-choito.

Antonio is of Sicilian origins, but with a past lived in Italy, Germany, France, alongside world-famous chefs, such as Massimo Bottura and authentic masters, such as Franco Clerici and Emilio Barbieri. Today he in charge of AlMare, located in an amazing futuristic building, vaguely in Guggheneim style. There Scarantino loves to revisit traditional cuisine in a creative way with atmospheres of other places and times.

The other is Trattoria La Tressa, a fish restaurant that revisits traditional dishes in a creative way. The name recalls the natural climatic phenomenon that heralds a violent and sudden storm of the sea. Natural but overwhelming, just like Scarrantino’s cuisine

Octopus triumphs on the Tressa table: in a salad with squid and green vegetables or its grilled octopus tentacle on a cream of porchetted tomatoes

Il Galeone, Fano
It is not without reason that the tasting menu is called the “Perfumes of the Adriatic”, the beach is a stone’s throw away, the superlative fish dishes … on the white tables embellished with an essential and elegant ………. reference to a cuisine that celebrates the territory and winks at distant lands.

A Marco Vegliò’ dish that really tastes of the sea: squacquerone cappelletti washed down with a smoked mantis shrimp broth

We are in a fresh and young restaurant where Chef Marco Vegliò is at the helm of a route that points towards moderate creativity, rich in regional contributions, exotic citations, bittersweet hints, pleasantly served in appropriate contaminations. 

Elegant and discreet fusions: a roasted croaker accompanied by salsify and black garlic. A yellowtail tataki. carrot and ginger extract.

Ottimi o ottimissimi…. Too good to be true….

Da Mario al Ponte Rosso, Osteria della Peppa, Alla Lanterna,  Da Maria,  Fano
La Canonica, Casteldimezzo
Lo Scudiero, Nostrano,  Pesaro
La Gioconda, Cagli
Burro e Alici, Marolta
Emilia, Ancona

Uno spettacolare tramonto da Emilia

Villa Marchese del Grillo, Fabriano
Casa Rapisarda, La Torre, Numana
Al Mandracchio, Osteria Sara, Ginevra , Sot’Ajarchi, Ancona
Al Cuoco di Bordo, Trattoria Vino e Cibo, Senigallia
La Liscia da Mr.Ori , Fano

Prima e poi… un freschissimo rombo liscio “soaso” cucinato in guazzeto dalla Chef Francesca Paradisi del  ristorate La Liscia da M.Ori , Fano

Clandestino Sushi Bar, Portonovo
Cavallini, San Severino
Da Dario, Porto Recanati
Galileo ,Civitanova
Emilio, Fermo
Retroscena, L’Arcade, Porto San Giorgio
Degusteria Del Gigante, San Benedetto del Tronto
Osteria del Borgo, Gradara
Osteria Zanchetti, Fossombrone

THE EXCELLENCE OF 3 CHEESES

Cheese … rise again!
Formaggio di Fossa di Sogliano Tre Valli
The technique of the infossatura (the burying) is dated back to the 15th century and used to hide food in secret pits to protect them from the raids of the Aragonese troops who were plundering the country. The cheese could be made with sheep’s milk (aromatic taste and a piquant flavor), cow’s milk (delicate, slightly sour and salty with a bitter aftertaste) or ‘misto’, from both milks (well-balanced taste with bittery hints).

Come un novello Lazzaro…Il saporito formaggio di fossa risorge etorna alla luce

The cheese is wrapped in cloth bag and stacked right up to the mouth of the pit then covered with more canvas to prevent transpiration. The pit measures typically three meters high including the neck with a base of about 78 inches in circumference. It is prepared by burning straw inside to remove moisture and the damp air and to reduce bacteria, which may be harmful to fermentation. Finally a wooden lid sealed with plaster or chalk, and then covered with stones and sand.

la sfossatura

The ‘resurrection’

This peculiar process of fermentation gives the cheese a particular flavor, as well as a reduction of whey and fat. It has an uneven shape, a hard or semi-hard and easily friable consistency and a color that spans from white to amber. The aroma is strong, with hints of sulphur, mold, truffles and a pungent taste on the bitterish side.

Mozzarella TSG and its tear … of joy
The acronym stands for traditional specialty guaranteed and certainly keeps its promises. It is a soft, lactic-fermented fresh cheese with a characteristic, savory, fresh, delicately acidic flavor. When you cut it, a delicious white “tear” will come out, not a sad one but on the contrary, almost a joyful greeting of good tasting.

La mozzarella STG eccellenza delle Marche

A thousand ways to use it in your dishes, from the simplest to the most gourmet: in risotto, in gnocchi Alla Sorrentina, in parmigiana, on pasta, on eggs and truffles, in fried foods: rice panzerotti, supplì, arancini and croquettes are just a few examples of real delicacies, characterized by a strong taste and a high caloric intake

Mille utilizzi della mozzarella STG in cucina

Among the most famous dishes we find the “Mozzarella In Carrozza”, typical of the Lazio and Campania area and the legendary “Caprese” the top dish of the summer and of course on pizza! My favorite plate? ? The delicious appetizers of ovolini Sibilla, cherry tomatoes and a leaf of fresh basil. Simplicity, taste and happiness!

Delizioamente accoppiata a pomodorini e basilico

Casciotta superstar

Here is the famous Casciotta di Urbino, a typical product of the province of Pesaro-Urbino and its surroundings, already known in the 16th century and even loved by Michelangelo Buonarroti i

tre eccellenze marchigiane del caseificio Tre Valli

Crumbly and soft, pleasantly scented with fresh milk. The delicacy of the flavor makes it versatile and the right ingredient for the most diverse recipes, perfectly marrying dishes rich in protein, digestible, traditional but also creative and modern.
Delicious .. always!
Served alone, with rustic bread, together with cold cuts, lard, ham or a robust toasted polenta. Perfect sprinkled on pasta with vegetables, or diced at aperitif time accompanied by fleshy Ascoli olives. Wonderful in salads, with fresh figs, William pears, jams or acacia honey, perhaps paired with a medium-bodied raisin wine.

Sempre al posto giusto: Su un tagliere o spruzzata su un piatto di pasta di grano duro e verdure…

Truffle… what a  treat!
It is a gem of the Marche region: an authentic king of the table, with an intense and unmistakable aroma.
The Marche cities of truffles and their Chefs gathered in a greedy and fragrant event entitled “Tartufo Award 2021” starring the black summer truffle, commonly known as‘ Scorzone “

Arriva l’estate con il suo tartufo nero detto “scorzone” protagonista del Tarfufo Award” 2021

Among the numerous truffle producing cities, Acqualagna, Sant’Angelo in Vado, Pergola, Fossombrone, Amandola, Apecchio stand out. These cities and their Chefs wanted to celebrate the black truffle in an unprecedented event and gathered in a greedy and fragrant event entitled “Tartufo Award 2021” which took place in the enchanting Resort La Ginestra Ginestra a Acqualagna, in the amazing Gola del Furlo

il Resort La Ginestra nell’incantevole Gola de Furlo

There are a thousand ways to serve truffles, from the carpaccio of Marchigiana by Alessandro Valentini, on crouton with ricotta and marjoram mousse, to tested combinations with both low temperature cooked egg proposed by Gianluca Passetti (Il Gatto e la Volpe, Senigallia) or with Paola Antonioli’s tagliatella (Mancinelli, Fossombrone)
There is no shortage of unusual combinations such as cappellaccio on cream of potatoes and truffles, a dish created by Daniele Galvani (I Palazzi, S Angelo in Vado) or pork capocollo braised in cooked wine
with peaches from Val d’Aso signed Aurelio Damiani, while those with a sweet tooth will love ‘Nero su Nero’, the dessert by Michele Renga (La Ginestra, Passo del Furlo) served on a shortcrust pastry tart with ricotta cream, walnuts and honey of wild thyme, 90% chocolate disc and black truffle compote

UCM United Cities of Marche! Here are the chefs united in a common mission: to celebrate the black truffle, the diamond of the Marche. Here are the “magnificent six” of the Tartufo Awards. Photo @ Cesare Zucca

What In the glass?
Certainly a Bianchello del Metauro, a white white produced in the Marche with the Biancame and long white Malvasia vines, It is a precise, young and versatile wine, with a straw yellow color and a dry, fresh, pleasant taste of wild thyme, a disc of chocolate 90% and black truffle compote

Tra le eccellenze marchigiane, il Bianchello Mariotti Cesare e il Formaggio di Fossa di Sogliano

The Bianchello d’Autore Projet is from the union of some historic producers of Bianchello Metauro DOC and has been entrusted to the experience and professionalism of a careful choice of nine local producers, whose labels bring to the table a wine that can accompany with harmony the most varied dishes, especially those of fish, including a true icon of the Marche cuisine: the brodetto.

I magnifici nove del Bianchello e le loro etichette
I magnifici nove del Bianchello e le loro etichette

Great ending!
The brodetto, a dish born on board fishing boats as a soup of “poor fish”. A super mixture of mazzole, monkfish, dogfish, weever, ray, boccaincava, St. Peter’s fish, mantis shrimp, cuttlefish, redfish were cooked with oil, onion, tomato paste and vinegar.

un calice di Bianchello ben siaccompagna al tradizionale e saporito brodetto di pesce

INFO
Turismo Marche
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CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Born in Milan, lives between New York, Milan and the rest of the world.
For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles and both traditional and innovative gastronomic delights.
He meets and interviews top chefs from all over the world and to ‘steal ‘their recipes… All of them treasured in his blog, with a “Non Touristy Tourist ” style




ITALIA DEL GUSTO. Tre TOP RICETTE da Monterosso (SP), Torre di Palme (FM) e Alghero (SS)

Stiamo per ri-partire. Molte regioni dal prossimo 18 maggio apriranno le spiagge e, se tutto andrà bene, dal prossimo 1°giugno potremo pensare a programmare le vacanze. Anche se saranno diverse, con qualche precauzione in più, potremo viaggiare e godere dei paesaggi e dei sapori della nostra bella Italia. Intanto, nella nostra rubrica “ITALIA del Gusto” vi diamo un assaggio, come sempre con tre TOP RICETTE da altrettante località a Nord, Centro e Sud.

Monterosso (SP) e la “sua” Torta di riso

Amata da Montale, Byron e Shelley, che a Monterosso, hanno lasciato segni del loro passaggio, la più occidentale delle Cinque Terre è un gioiello incastonato tra alte scogliere, un mare cristallino e un ricco entroterra fatto di terrazzamenti dove crescono viti, olivi e alberi di limone.

Da non perdere le sue spiagge, belle in tutte le stagioni. Chi arriva in treno si troverà, appena fuori dalla stazione, sul lungomare Fegina. Qui si trovano subito due piccole spiagge libere di sabbia e ciotoli, mentre altre dotate di stabilimenti si trovano presso l’attracco dei traghetti che portano alle altre Cinque Terre e al Golfo dei Poeti.

Camminando fino alla fine del lungomare di Fegina, in direzione di Levanto, invece, si incontra un’altra spiaggetta. Alla fine di questa, dove comincia il piccolo porto, si trova l’imponente scultura del Gigante, un’opera di ferro e cemento armato di 14 metri, opera di Arrigo Minerbi e dell’ingegner Levacher del 1910. La gigantesca scultura è stata commissionata da Giovanni e Juanita Pastine, due monterossini tornati in patria dall’Argentina.

La passeggiata nel centro storico può invece partire dalla duecentesca Chiesa di San Giovanni Battista, con la facciata di marmo bianco e serpentino verde e un rosone gotico traforato in marmo. Dietro la chiesa si trova l’Oratorio della Confraternita dei Neri, in stile barocco. che risale al XVI secolo, quando, durante la Controriforma, nacquero confraternite laiche dedite alle opere di bene. Poco distante si trova anche l’Oratorio della Confraternita dei Bianchi, che deve il suo nome al colore dell’abito utilizzato durante le cerimonie dagli adepti.

Vale una visita anche il Castello di Monterosso, con le sue belle torri merlate. La posizione è davvero mozzafiato. Sorge infatti su uno sperone roccioso a strapiombo sul mare. Visitatelo al tramonto, è ancora più suggestivo.

Tra le escursioni da non perdere, invece, c’è quella a Punta Mesco, a cui si arriva attraverso un sentiero panoramico che passa dal vecchio semaforo. Quasi sulla cima, si incontra la villa “Delle due Palme” di Eugenio Montale, dove il Premio Nobel per la Letteratura amava trascorrere lunghi periodi e nella quale ha scritto capolavori come Ossi di Seppia, Mediterraneo e Meriggi di Ombre.

Altre due belle escursioni sono quelle che portano al Colle dei Cappuccini, dove, nella Chiesa di San Francesco è custodita una Crocifissione attribuita a Van Dick. La seconda invece porta al Santuario di Nostra Signora di Soviore, appena sopra Monterosso, il più antico santuario mariano di tutta la Liguria.

Tra i sapori di Monterosso, invece, c’è la tipica torta di riso, che potete fare anche voi con la nostra ricetta.

Torta di riso di Monterosso

Ingredienti
• 400 gr di farina
• 300 gr d riso
• 3 uova
• 100 gr di grana grattugiato
• 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
• 150 gr di ricotta
• 15 gr di funghi secchi
• Sale q.b

Mettete a bagno i funghi secchi in acqua tiepida. Lessate il riso in acqua salata e scolate al dente. Lasciatelo raffreddare, poi versatelo in una terrina e unite la ricotta, le uova, i funghi tritati e un pizzico di sale. Amalgamate il tutto. Preparate l’impasto per la base con la farina, il sale e un cucchiaio di olio di oliva. Ricavatene 4 sfoglie sottili. Stendetene due in una teglia unta di olio. Ungete anche le sfoglie, poi versatevi sopra il composto e livellatelo. Ricoprite con le altre due e richiudete facendo un orlo. Ungete la superficie con una pennellata di olio e infornate a 180° per circa 45 minuti.

INFO
www.lecinqueterre.org

Torre di Palme (FM) e il Brodetto di Porto San Giorgio

Sorge sulla cima di un colle, a 100 metri sul livello del mare Adriatico, sul quale si affaccia, regalando panorami e scorci mozzafiato. Siamo a Torre di Palme, nella provincia di Fermo, nelle Marche. Lasciate l’auto nel parcheggio all’ingresso del borgo e incamminatevi nel centro storico, che si può visitare con una rilassante passeggiata di un’ora. Gli edifici più interessanti si affacciano su via Piave, che taglia il borgo da est a ovest.

Da non perdere la splendida Torre merlata, risalente al XIII secolo, facente parte di un complesso difensivo che comprendeva altre cinque torri e una cinta muraria con camminamenti coperti. Bellissimo anche il Palazzo Priorale, attuale sede del Municipio, con il suo campanile a forma di vela, un arco a tutto sesto murato nella facciata e una splendida meridiana.

Fermatevi per una visita alla Chiesa di Sant’Agostino, in stile tardo gotico, una bella costruzione in mattoni a vista che custodisce al suo interno tesori come il Polittico di Vittore Cribelli, un sarcofago di età longobarda, una tavola di Vincenzo Pagani e una reliquia della croce.

Proseguendo lungo la via, arriviamo poi alla Chiesa di Santa Maria a Mare, costruita tra il XII e il XIII secolo. L’interno è in stile neoclassico, abbellito con splendidi affreschi della scuola giottesca e di quella dei fratelli Sanlimbeni.

Di fronte alla chiesa sorge poi l’Oratorio di San Rocco del XII secolo, sulla cui facciata cinquecentesca campeggia lo stemma di Torre di Palma. Infine, fermatevi in Piazza Amedeo Lattanzi per ammirare dalla terrazza panoramica una vista mozzafiato sul mare Adriatico e su tutto il litorale.

Tra le escursioni da non perdere c’è quella al Bosco del Cugnolo, che si raggiunge attraverso un facile sentiero di 2 km segnalato dal CAI, dal quale si arriva alla Grotta degli Amanti, che deve il suo nome alla vicenda di due innamorati, Antonio e Laurina. Durante le guerre coloniali del XX secolo, Antonio tornò a casa per una licenza di pochi giorni, ma, anziché tornare al fronte, fuggì con l’amata Laurina. I due si nascosero in una piccola grotta di arenaria scavata nelle pareti di tufo, circondata dal bosco.

Tra i piatti di mare da non perdere, c’è il Brodetto di Porto San Giorgio, un piatto “povero” che costituiva il pasto dei pescatori dell’Adriatico. Con il tempo, ha raggiunto un alto valore gastronomico e culturale, al punto che il Comune di Porto San Giorgio, che dista appena 12 km da Torre di Palme, ha codificato il brodetto come De.Co (Denominazione Comunale).

Il Brodetto di Porto San Giorgio

Ingredienti

  • 1,5 kg di pesce misto tra sgombro, gattuccia di mare, merluzzo, suro, scorfano, pesce di San Pietro, gronco, rosciolo, sogliola, arfanciu, razza, rana pescatrice, tracina, gallinella di mare, pesce prete, cicala di mare, totani, seppie, calamati, moscardini, scampi, gamberi e mazzancolla
  • 380 gr di olio extravergine di oliva
  • ½ peperoncino tagliato sottile
  • Acqua di mare o sale marino q.b
  • ¼ di aceto di vino
  • 5 spicchi di aglio, 1 rametto di prezzemolo
  • 1 cipolla
  • 1 peperone
  • Salsa di pomodoro + 2 pomodori rossi
  • Pane raffermo a fette

Tritale finemente il prezzemolo e l’aglio e metteteli a rosolare in una casseruola. Tagliate a cubetti i pomodori rossi e aggiungeteli. Aggiungete le cozze e le vongole pulite e lavate e lasciate bollire finché non si saranno aperti. Unite poi la seppia e i calamari tagliati a pezzetti. Coprite la pentola e lasciate bollire a fuoco medio per circa 10 minuti. Unite quindi tutti i pesci a eccezione degli scampi e delle triglie, che cuociono più in fretta. A questo punto unite l’aceto e la salsa di pomodoro. Aggiungete anche il peperoncino e il peperone tagliato a cubetti e aggiustate di olio. Lasciate cuocere il brodetto per circa 30 minuti, a fuoco moderato e coperto. Nel frattempo, tagliate il pane a fette e servite insieme al brodetto quando sarà pronto e ben caldo.

INFO

www.comune.fermo.it
www.fermoturismo.it

Alghero e l’aragosta alla catalana

 Viene chiamata anche Barceloneta per la sua storia, ma anche per le architetture e persino nel dialetto, retaggio della dominazione spagnola. Alghero è una delle perle della Sardegna, tra monumenti, paesaggi mozzafiato, un mare da sogno e una cucina che risente degli influssi regionali e spagnoli, come la celebre aragosta alla catalana.

La visita alla città comincia con una passeggiata lungo i Bastioni, per ammirare le torri difensive tra cui San Giacomo, San Giovanni, Vincenzo Sulis e della Maddalena. Dopo aver ammirato il panorama dalla Torre di Sant’Elmo, una scalinata conduce alla Piazza Civica, sulla quale si affacciano Palazzo de Ferrera, Casa de la Ciutat, e la Duana Real.

Nel centro storico si trova la Cattedrale di Santa Maria, in stile catalano. Tra gli edifici religiosi, meritano una sosta anche la Chiesa di San Michele con la cupola policroma e la Chiesa della Misericordia. Da visitare anche il suggestivo Museo del Corallo, ospitato nell’elegante Villa Costantino. Splendida anche la passeggiata serale sul Lungomare Dante e Valencia, circondati da ville in stile liberty.

Tra le escursioni da non perdere c’è quella alle Grotte di Nettuno, formazioni naturali di origine carsica, che si raggiungono scendendo una scalinata di 654 gradini chiamata la Escala del Cabirol. In alternativa, dal porto turistico partono i traghetti che consentono di raggiungere le grotte via mare.

Le Grotte di Nettuno si snodano per 4 chilometri sotto il Promontorio di Capo Caccia, un’altra eccellenza naturalistica da non perdere, ma non solo. Qui, infatti sono stati rinvenuti importanti reperti archeologico, mentre i fondali sono un paradiso per gli amanti delle immersioni. Sotto le acque cristalline si trova infatti la Grotta di Nereo, la più estesa grotta sommersa di tutto il Mediterraneo, culla del prezioso corallo rosso. Il promontorio fa parte dell’Area Marina di Capo Caccia che ha tra i suoi “abitanti”, il regale grifone.

Tra le bellezze naturali da non perdere c’è anche Punta Giglio, un promontorio di roccia calcarea dove si trovano diverse roccaforti con postazioni per i cannoni usati durante la Seconda Guerra Mondiale. Qui si trovano alcune grotte marine, che si possono visitare con un’immersione. Se amate il mare, dirigetevi invece verso Porto Conte, che fa parte di un parco naturale di oltre 5000 ettari e ospita diverse specie di animali.

Tra le spiagge più famose ci sono Le Bombarde, Il Lazzaretto, Mugoni, Cala Dragunara, la Spiaggia della Speranza, Punta Giglio e la Spiaggia del Porticciolo.

Non dimentichiamo, poi, che la zona è ricca di complessi nuragici, come quello di Palmavera, che include insediamenti successivi. La parte più antica è stata realizzata tra il 1600 e il 1300 a.C, la seconda tra il 1300 e il 1150 a.C, mentre la più recente attorno all’anno 1000 a.C.

Da non perdere anche una visita alla Necropoli di Anghelu Ruju, la più grande necropoli della Sardegna con 31 tombe a ipogeo. L’altra sua caratteristica è quella di essere una Domus de Janas, cioè una “casa delle fate” (o delle streghe) con la tipica forma a pozzetto.

Durante gli scavi per costruire l’acquedotto di Alghero, poi, è emersa la Necropoli di Santu Pedru, composta da dieci tombe, tra cui spicca la Tomba dei Vasi Tetrapodi, composta da nove celle. Di seguito, invece, vi sfidiamo a preparare la celebre aragosta alla catalana.

Aragosta alla catalana

Ingredienti

  • 2 aragoste da 500 gr cadauna
  • 300 gr di cipolle
  • 600 gr di pomodori
  • 1/3 di litro di olio extravergine di oliva
  • Succo di limone q.b
  • Sale e pepe nero macinato

Mettete a bollire le aragoste in acqua bollente per circa 45 minuti. Affettate le cipolle, mettetele a bagno in e tagliate i pomodori a spicchi. Preparate la vinaigrette sbattendo l’olio, il limone, il sale e il pepe macinato. In una pirofila mettete uno strato di cipolle e pomodori e versate sopra una parte della vinaigrette. Tagliate l’aragosta in pezzi ed eliminate il carapace. Versate sull’aragosta il rimanente delle vinaigrette. Lasciate riposare un paio d’ore prima di servire.

INFO

www.algheroturismo.eu




Torre di Palme (FM), il Medioevo a strapiombo sul mare

Sorge sulla cima di un colle, a 100 metri sul livello del mare Adriatico, sul quale si affaccia, regalando panorami e scorci mozzafiato. Siamo a Torre di Palme, nella provincia di Fermo, nelle Marche, a metà strada tra due delle località turistiche più rinomate, Porto San Giorgio e Marina di Altidona. A poco più di 20 km si trova anche San Benedetto del Tronto.

Lo sviluppo del borgo, oggi annoverato tra “i più belli d’Italia” di deve ai monaci agostiniani, che costruirono il primo nucleo del castello e del sistema difensivo, dal momento che le coste adriatiche erano spesso battute dai pirati. Nel tempo, alle solide architetture medievali si sono aggiunti anche i raffinati edifici rinascimentali.

A spasso per il borgo antico

Lasciate l’auto nel parcheggio all’ingresso del borgo e incamminatevi nel centro storico, che si può visitare con una rilassante passeggiata di un’ora, tra stradine, chiese, palazzi, ma anche piccoli alberghi e ristorantini dove gustare i piatti gustosi della tradizione culinaria marchigiana.

Gli edifici più interessanti si affacciano su via Piave, che taglia il borgo da est a ovest. Da non perdere la splendida Torre merlata, risalente al XIII secolo, facente parte di un complesso difensivo che comprendeva altre cinque torri e una cinta muraria con camminamenti coperti.

Bellissimo anche il Palazzo Priorale, attuale sede del Municipio, con il suo campanile a forma di vela, un arco a tutto sesto murato nella facciata e una splendida meridiana.

Le chiese ricche di storia

Fermatevi per una visita alla Chiesa di Sant’Agostino, in stile tardo gotico, una bella costruzione in mattoni a vista che custodisce al suo interno tesori come il Polittico di Vittore Cribelli, un sarcofago di età longobarda, una tavola di Vincenzo Pagani e una reliquia della croce.

Poco distante si incontra anche la piccola chiesa di San Giovanni del Mille, che si caratterizza per i suoi archetti pensili. Al suo interno si trovano alcuni pregevoli affreschi del XV secolo.

Proseguendo lungo la via, arriviamo poi alla Chiesa di Santa Maria a Mare, costruita tra il XII e il XIII secolo. L’interno è in stile neoclassico, abbellito con splendidi affreschi della scuola giottesca e di quella dei fratelli Sanlimbeni che raffigurano il volto di Sant’Andrea, San Sebastiano, Santa Lucia, San Nicola da Tolentino, San Francesco e Santa Caterina d’Alessandria.

Di fronte alla chiesa sorge poi l’Oratorio di San Rocco del XII secolo, sulla cui facciata cinquecentesca campeggia lo stemma di Torre di Palma.

Infine, fermatevi in Piazza Amedeo Lattanzi per ammirare dalla terrazza panoramica una vista mozzafiato sul mare Adriatico e su tutto il litorale.

Il Bosco del Cugnolo e la leggenda della Grotta degli Amanti

Tra le escursioni da non perdere c’è quella al Bosco del Cugnolo, che si raggiunge attraverso un facile sentiero di 2 km segnalato dal CAI. La passeggiata si inoltra in un paesaggio di rara bellezza, tra macchia mediterranea e una flora fatta di lecci, corbezzoli e fiori profumati a pochi passi dal mare.

Dal sentiero si arriva alla Grotta degli Amanti, che deve il suo nome alla vicenda di due innamorati, Antonio e Laurina. Durante le guerre coloniali del XX secolo, Antonio tornò a casa per una licenza di pochi giorni, ma, anziché tornare al fronte, fuggì con l’amata Laurina. I due si nascosero in una piccola grotta di arenaria scavata nelle pareti di tufo, circondata dal bosco.

Ricercato come disertore, Antonio si rifugiò con Laurina presso la chiesetta di San Filippo Neri, poi, poco prima di cadere nelle mani delle autorità, i due amanti decisero di morire insieme gettandosi nel fosso di San Filippo.

La Cavalcata dell’Assunta

È la rievocazione storica più antica d’Italia. Risale infatti al 1182 un documento che testimonio come, in occasione della Festa dell’Assunta, il 15 agosto, i castelli assoggettati a Fermo si impegnavano a portare un “palio bellum et bonum”.

Un documento successivo, risalente al 1436, il Missale De Firmonibus, testimonia invece l’importanza della Cavalcata e del suo corteo storico. Momento clou, ancora oggi, è la Corsa del Palio, che si svolge nel pomeriggio di Ferragosto e vede concorrere le dieci contrade, tra cui Torre di Palme. Per l’occasione, il borgo torna alle atmosfere medievali e fa da sfondo al suggestivo corteo storico, alle cene in Contrada e alla cerimonia della Lettura del Bando.

Se siete a Torre di Palme, non mancate di visitare il pittoresco Mercatino dell’Artigianato, che si svolge ogni martedì di luglio e agosto nel centro storico, che per l’occasione viene “invaso” da bancarelle, luci e colori.

Il Brodetto di Porto San Giorgio

Un piatto “povero”, che costituiva il pasto dei pescatori dell’Adriatico. Con il tempo, ha raggiunto un alto valore gastronomico e culturale, al punto che il Comune di Porto San Giorgio, che dista appena 12 km da Torre di Palme, ha codificato il brodetto come De.Co (Denominazione Comunale). Tra le “clausole”, è incluso il divieto di prepararlo con pesce congelato o proveniente da zone diverse del Mare Adriatico. Per essere ancora più “fiscali”, nel vero brodetto si dovrebbero usare solo pesci pescati nel Compartimento Marittimo di Porto San Giorgio, Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto. Vi lasciamo la ricetta

Ingredienti

·        1,5 kg di pesce misto tra sgombro, gattuccia di mare, merluzzo, suro, scorfano, pesce di San Pietro, gronco, rosciolo, sogliola, arfanciu, razza, rana pescatrice, tracina, gallinella di mare, pesce prete, cicala di mare, totani, seppie, calamati, moscardini, scampi, gamberi e mazzancolla

·        380 gr di olio extravergine di oliva

·         ½ peperoncino tagliato sottile

·        Acqua di mare o sale marino q.b

·        ¼ di aceto di vino

·        5 spicchi di aglio, 1 rametto di prezzemolo

·        1 cipolla

·        1 peperone

·        Salsa di pomodoro + 2 pomodori rossi

·        Pane raffermo a fette

Tritale finemente il prezzemolo e l’aglio e metteteli a rosolare in una casseruola. Tagliate a cubetti i pomodori rossi e aggiungeteli. Aggiungete le cozze e le vongole pulite e lavate e lasciate bollire finché non si saranno aperti. Unite poi la seppia e i calamari tagliati a pezzetti. Coprite la pentola e lasciate bollire a fuoco medio per circa 10 minuti. Unite quindi tutti i pesci a eccezione degli scampi e delle triglie, che cuociono più in fretta. A questo punto unite l’aceto e la salsa di pomodoro. Aggiungete anche il peperoncino e il peperone tagliato a cubetti e aggiustate di olio. Lasciate cuocere il brodetto per circa 30 minuti, a fuoco moderato e coperto. Nel frattempo, tagliate il pane a fette e servite insieme al brodetto quando sarà pronto e ben caldo.

COME ARRIVARE

In auto: da Nord e da Sud prendere l’A14 con uscita Fermo – Porto San Giorgio. Continuare sulla SS 16, attraversare Porto San Giorgio e seguire le indicazioni per Fermo. Da Ascoli Piceno prendere la SP 235, continuare in direzione della superstrada Ascoli-Mare RA11, seguire per San Benedetto del Tronto – Ancona, continuare sulla SS 16 e, dopo aver attraversato porto San Giorgio, seguire indicazioni per Fermo e per Torre di Palme.

DOVE MANGIARE

*La Fonte di Mosé, via Fonte di Mosé 18, Torre di Palme (FM), tel 0734/53763, www.lafontredimose.it Locale di lunga tradizione che propone un menù di piatti della cucina marchigiana di carne e di pesce con un’accurata selezione di materie prime.

*La Torre, via Duca degli Abruzzi 10, Torre di Palme (FM), tel 339/310 3968. Nel centro storico del borgo, offre piatti della cucina locale e pizza. Buona carta dei vini. Prezzo medio alla carta € 30 a persona.

DOVE DORMIRE

 *Hotel Villa Lattanzi*****, Contrada Cugnolo 24, Torre di Palme (FM), tel 0734/53711, www.villalattanzi.it Ricavata dell’antica dimora dei Conti Adami, la villa sorge a ridosso del mare, circondata dalla macchia mediterranea. Doppia da € 125.

 *La Casa di Torre di Palme, Piazza Amedeo Lattanzi 4, Torre di Palme (FM), tel 338/7697837, www.lacasaditorredipalme.it B&B in splendida posizione panoramica. Doppia da € 90.

INFO

www.comune.fermo.it
www.fermoturismo.it




Da Raffaello. Raffaellino del Colle, a Urbino una grande mostra curata da Vittorio Sgarbi

C’è sempre una buona occasione per visitare la splendida Urbino. Quella in più è la splendida mostra “Da Raffaello. Raffaellino dal Colle”, ospitata fino al prossimo 13 ottobre presso le Sale del Casellare del Palazzo Ducale. Curata da Vittorio Sgarbi, la mostra fa da apripista alle celebrazioni urbinati del 2020 per il quinto centenario della morte di Raffaello Sanzio (1483-1520) del quale Raffaellino del Colle è stato uno dei più fedeli seguaci. Pittore colto e intelligente, pur meno noto del suo maestro, è stato in grado di elaborare una delle espressioni più autentiche del Manierismo al di fuori di Firenze.

La mostra e il percorso di visita intende ripercorrere l’attività del discepolo del “divin pittore” che, pur essendo stato molto attivo nelle Marche, necessità di una rivalutazione storica e di una maggiore divulgazione. Per la prima volta si potranno ammirare, finalmente riunite, alcune delle sue opere più significative, provenienti da chiese e musei di Roma, Cagli, Mercatello sul Metauro, Perugia, Piobbico, Sansepolcro, Sant’Angelo in Vado, Urbania, Urbino. Il percorso sarà introdotto da due opere di Raffaello custodite nella raccolta dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma: una tavoletta, pressoché inedita, con la Madonna con il Bambino e l’affresco staccato con Putto reggifestone.

 “Era giusto fare questa mostra”, ha detto il curatore Vittorio Sgarbi, “Per celebrare i cinquecento anni dalla morte di Raffaello, nel 2020, dopo Roma il secondo polo è certamente Urbino, dove Raffaello è nato e c’è una sua presenza ideale. Abbiamo concepito una mostra monografica come quelle di nuova invenzione, dedicata a un intellettuale, scrittore, amico di Raffaello, che muove musica, teatro, cinema. Raffaellino del Colle è un pittore nato a Sansepolcro, ma pronto, già giovanissimo, a sentire lo spirito di Raffaello trovandosi con lui a lavorare nelle stanze vaticane nel 1517. Porta con sé quella luce ed è la nostalgia, quasi come quella di un figlio, verso Raffaello. Sarà come scoprire un pittore inedito, bello e luminoso. Spero sia l’occasione per mostrare un grande artista marchigiano, come all’inizio del secolo avvenne per Lotto”.

La mostra si può visitare da maggio a settembre, da martedì a domenica con orario 10-13 e 15-19; in ottobre da martedì a giovedì con orario 10-13; venerdì, domenica e festivi con orario 10-13 e 15-18. Il biglietto costa € 7, ridotto per gruppi, studenti e convenzioni € 5; 6-18 anni € 3; fino a 5 anni, disabili e accompagnatori gratis.

Gli eventi per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo e Raffaello

La mostra, promossa dal Comune di Urbino, con il contributo della Regione Marche e del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei cinquecento anni della morte di Raffaello Sanzio, è l’evento di apertura del nuovo ciclo di esposizioni diffuse tra Urbino, Fano e Pesaro che si terranno fino alla fine dell’estate dal titolo “Mostre per Leonardo e Raffaello”, nell’ambito degli eventi promossi da MIBAC per i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, nel 2019, e di Raffaello Sanzio, nel 2020.

A Fano, per esempio, inaugurerà il prossimo 11 luglio, la mostra “Leonardo e Vitruvio. Alla ricerca dell’armonia. I leggendari disegni del Codice Atlantico” a cura di Guido Beltramini, Francesca Borgo e Paolo Clini, ospitata presso la Sala Morganti del Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano. A Pesaro, invece, dal 13 luglio, Agostino Iacurci sperimenterà una visione contemporanea del De Architectura di Vitruvio con un progetto originale dal titolo “Agostino Iacurci Tracing Vitruvio. Viaggio onirico tra le pagine del De architectura” che si potrà vedere a Palazzo Mosca, sede dei Musei Civici.

INFO

www.mostreleonardoraffaello.it




Osimo, un piccolo scrigno d’arte e misteri

Racchiusa da antiche mura, Osimo vanta un ricco passato che ha lasciato tracce preziose. Corso Mazzini attraversa il centro storico dove si possono ammirare chiese monumentali ed eleganti palazzi. Meritano una visita la Cattedrale di San Leopardo e Santa Tecla, uno degli esempi più belli del romanico-gotico marchigiano, con il Battistero e la cripta del XII secolo.

Nel vicino cortile del Palazzo dell’Episcopio si trova anche l’ingresso del Museo Diocesano (intero € 3, ridotto € 2) che conserva reliquiari, sculture e dipinti sacri, tra cui una croce in metallo dorato attribuita a Gian Lorenzo Bernini.  Nella Basilica di San Giuseppe da Copertino, patrono della città, sono conservate le spoglie del santo e si possono visitare le stanze in cui visse i suoi ultimi giorni. Nell’ultimo altare sulla destra si trova la scenografica Visione di Sant’Antonio da Padova di Mattia Preti.

La prima chiesa che si incontra accedendo a Osimo da Porta Vaccaro è quella dedicata a San Marco Evangelista, dal prezioso interno barocco. Qui si trova la solenne pala d’altare con la Madonna del Rosario con bambino e i santi Domenico e Santa Caterina da Siena del Guercino. Gli splendidi palazzi signorili testimoniano invece la ricchezza della classe nobiliare. Tra questi c’è Palazzo Campana, ampliato nel Settecento da Andrea Vici, allievo di Vanvitelli.

Nell’ala est del palazzo si trova il Museo Civico (ingresso € 2, ridotto € 1), nelle cui cinque sale sono conservate opere che vanno dal Medioevo all’età Contemporanea, tra cui gli affreschi trecenteschi di Andrea da Bologna, il San Francesco del Guercino e la Vestizione di San Silvestro di Giovan Francesco Guerrieri. Da vedere anche Palazzo Guarnieri-Balleani Baldeschi, tra i più antichi di Osimo, che si affaccia su Piazza del Comune, Palazzo Dionisi-Carradori Gallo del XVII secolo, Palazzo Simonetti, Palazzo Sinibaldi e Palazzo Martorelli.

La misteriosa “città sotterranea”

Da non perdere una visita (intero € 8, ridotto € 6) alle Grotte di Osimo, una serie di cunicoli e di labirinti creati 2500 anni fa e rimaneggiati nel Medioevo. Ne sono stati censiti ben 88 tra grotte e nicchie, che si estendono per oltre 9000 metri tra la Grotta di Palazzo Campana, la Grotta di Piazza Dante, la Grotta Simonetti, la Grotta Riccioni e la Grotta del Cantinone.

Questo misterioso mondo sotterraneo ha visto avvicendarsi, nel corso dei secoli, i Cavalieri di Malta e i Templari, che proprio qui venivano iniziati all’ordine. Inoltre, sono molti anche i simboli pagani, da Dioniso a Mitra, ma anche tanti altri simboli ancora da interpretare e statue, che si possono ritrovare in questo misterioso labirinto. Si pensa che questo complicato sistema di cunicoli venisse utilizzato per la fuga, ma anche per conservare i cibi o per consentire il passaggio dell’acqua.

I piatti tipici dell’Osimano

Tra tutti spiccano i vincisgrassi, le tipiche lasagne marchigiane con animelle, midollo, listarelle di pollo, cervella e tartufo, a cui viene dedicata anche una sagra. Ne esistono anche varianti più “leggere” e creative. Dalla tradizione rurale arrivano invece i Buccolotti del Batte, un primo piatto che si preparava in occasione della trebbiatura. I Frescarelli all’osimana è un piatto a base di polenta di riso e farina bianca, servito con un sugo di pomodoro, salsicce e costine.

Tra i secondi, il Coniglio in potacchio viene preparato con pancella, olio, aglio, peperoncino, rosmarino e un goccio di vino bianco. Da non perdere la Crescia coi grasselli, una pizza salata a cui venivano aggiunti i ciccioli. C’è anche la versione della Crescia con le foglie, una piadina di farina, lardo e strutto, farcita con erbette di campo e, a piacere, salsiccia e salumi. In occasione della Pasqua si prepara invece la Crescia di Pasqua, una versione al formaggio.

Passando ai dolci, nel tempo di vendemmia si preparano le ciambelle di mosto all’aroma di anice. Da provare inzuppate nel vin cotto! Ottimi anche gli Sciughetti, una polenta dolce di tradizione contadina, e i Cecetti, un dolce tipico di Osimo che si prepara in occasione del Carnevale. In altre zone delle Marche vengono chiamati “scroccafusi” per il rumore che producono quando vengono addentati. E, siccome non manca molto a Carnevale, di seguito vi proponiamo la ricetta.

CECETTI DI OSIMO

Ingredienti

  • 6 uova
  • 400 gr di farina
  • 10 cucchiai di olio di mais
  • 10 cucchiaini di zucchero
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 6 cucchiai di liquore all’anice

Rompete le uova dividendo i tuorli dagli albumi. Montate a neve questi ultimi. Unite lo zucchero ai tuorli e amalgamate fino a ottenere un composto spumoso, poi aggiungetelo agli albumi. Nel frattempo, mescolate il liquore all’anice con un po’ di farina e lasciate riposare. Setacciate 400 gr di farina, aggiungete il lievito e create l’impasto insieme alle uova, all’olio e allo zucchero. Aggiungete anche il composto a base di liquore di anice.

Mettete sul fuoco una pentola con dell’acqua e portate a ebollizione. Con un cucchiaio prendete una piccola pallina di impasto e lasciatelo cadere nell’acqua. Aggiungete a poco a poco le altre e lasciate cuocere per 4/5 minuti o finché non sono venute a galla. Una volta lessati, appoggiate i cecetti su un canovaccio e lasciateli riposare per 30 minuti. Nel frattempo, riscaldate in una padella l’olio e mettete a friggere i cecetti a fuoco moderato finché non saranno dorati e cresciuti di volume. Scolateli, fateli raffreddare, e serviteli con zucchero e alchermes, oppure miele.

COME ARRIVARE

In auto: A14 Adriatica Bologna -Taranto sia da Nord che da Sud. Uscire a Ancona Sud-Osimo, poi SS16 seguendo le indicazioni per Osimo e per il centro città

DOVE MANGIARE

*Osteria dell’Arco Vecchio, via Oppia 20, tel 071/715882.

*Ristorante Enoteca Gustibus, Piazza del Comune 11, tel 071/714450.

 DOVE DORMIRE

*La Commenda, via della Commenda 1, tel 071/7103360, www.lacommenda.net .

*B&B Le Stanze di Carlotta, via Molino Guarnieri 35, tel 071/715604, www.lestanzedicarlotta.itINFO

www.osimoturismo.it




Moresco, il fascino della torre

Dalla nebbia emerge la sagoma del castello che si innalza sul colle che domina la Valle dell’Aso. Al di là di esso, lo sguardo spazia fino al mare e alle città di Fermo e Monterubbiano. Siamo nelle Marche, nella provincia di Fermo, e Moresco, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, è un piccolo gioiello tutto da scoprire.

Simbolo della città è la splendida Torre Eptagonale del XII secolo, sulla quale si può salire fino al Belvedere per ammirare il dolce profilo delle colline sfumato dalla foschia. Accoglie i visitatori al loro arrivo nel borgo la Torre dell’Orologio, risalente al XIV secolo e porta di ingresso al delizioso centro storico a forma elissoidale.

Il centro si sviluppa attorno alla piazza triangolare circondata da un portico mentre, tutt’attorno, quasi ci si perde nel dedalo di stradine pittoresche, dove il tempo sembra essersi fermato. Merita una sosta la bella Chiesa di San Lorenzo, che custodisce alcune preziose te del XVII e del XVIII secolo. Nella Chiesa dalla Madonna dell’Olmo, invece, si può ammirare un grande affresco di Vincenzo Pagani. Altri due piccoli gioielli sono il piccolo Teatro di Santa Sofia e l’oratorio dedicato alla Madonna della Salute.

In un borgo così ricco di storia non potevano mancare i musei. Vale una visita la Pinacoteca Comunale “Patrizio Gennari” (Piazza Castello 15, orario invernale: sab-dom 15-17, ingresso gratuito) che conserva la tavola di Vincenzo Pagani La Madonna in gloria col Bambino e i santi Lorenzo, Rocco, Sofia e Nicola di Bari del 1529 e una tela raffigurante Santa Sofia. Presso il Museo dell’Auto e della Moto “Pietro e Roberto Nardi” si può invece ripercorrere tutta la storia dell’auto, dalla carrozza alla Ferrari.

La ricca cucina fermana

Se durante la visita sovviene un certo languorino, si può fare una sosta per gustare le specialità di Moresco, come la pizza di fichi o la polenta con le vongole. Molte ricette della cucina fermana, poi son preparati con erbe spontanee, come l’ottima zuppa di erbe e cereali, le tagliatelle di ortica o i fiori di acacia fritti.

Come antipasto o spuntino, si possono invece scegliere i formaggi o i salumi tipici, come il ciauscolo, il ciabuscolo, la lonza o le salsicce stagionate. Tra i primi piatti, vi consigliamo i vincigrassi, la versione marchigiana delle lasagne, o i maccheroncini di campofilone. Specialità della costa sono i piatti di mare, come la rana pescatrice al forno. Non possono mancare le olive all’Ascolana spesso consumate in abbinamento a cubetti di crema pasticcera impanati e fritti.

Tra i dolci, troviamola cicerchiata, le sfrappe, le frittelle e, tra i dolci delle festività natalizie, il frustingo, di cui vi proponiamo la ricetta.

Frustingo

È il dolce delle festività natalizie diffuso in tutte le Marche e della provincia di Fermo in particolare. Di origine contadina, ne esistono diverse varianti, da quelle più povere a quelle arricchite con ingredienti “nobili” come il cacao e il caffè

Ingredienti

  • 1 kg di fichi secchi
  • 300 gr di noci sgusciate e tritate
  • 200 gr di mandorle tostate e tritate
  • 200 gr di pane raffermo a fette
  • 4 caffè senza zucchero
  • ½ litro di mosto cotto
  • 2 cucchiai di cacao amaro
  • 100 gr di farina di mais
  • 100 gr di farina 00
  • 90 gr di pangrattato
  • Scorza grattugiata di arancia
  • Sale e pepe q.b
  • Olio extravergine di oliva
  • Rhum a piacere

Tritale i fichi secchi e fateli cuocere in acqua calda per circa 30 minuti. In una ciotola, mettete il pane raffermo a fette e versateci sopra i fichi con la loro acqua di cottura fino a bagnare tutto il pane. Fate riposare per 5/6 ore. Amalgamate insieme tutti gli altri ingredienti, lasciando per ultimo il pangrattato per regolare la consistenza dell’impasto. Aggiungete il composto al pane con i fichi e disponete il tutto in una o più teglie di alluminio unte con un velo di olio. Cuocete in forno preriscaldato a 180° C per circa un’ora, finché non si forma una crosticina. Sfornate e servite freddo.

COME ARRIVARE

A14, da Nord in direzione Ancona, da sud direzione Napoli, uscire a Pedaso, poi seguire le indicazioni per Ancona, continuare sulla SS16, attraversare Marina di Altidona e proseguire seguendo le indicazioni per Moresco. 

DOVE MANGIARE

*Agriturismo La Meridiana, via Forti 8, Moresco, tel 340/1086430, www.agrimeridiana.it.

*Trattoria Conte Tebaldo, piazza Castello 19, Moresco, tel 347/2660279.

DOVE DORMIRE

*Agriturismo La Pieve, Contrada Latrocella 11, loc. Altidona, tel  0734/936452, www.agriturismolapieve.net

*Agriturismo La Meridiana, via Forti 8, Moresco, tel 0734/223881 – 340/1086430, www.agrimeridiana.it

 

 




Weekend nelle Marche: un tuffo nell’arte cinquecentesca

Le Marche sono una regione meravigliosa, piena di cultura, arte, tradizioni e natura. I marchigiani sono ospitali e forti, lo dimostra come hanno reagito al tragico sisma. Ecco perché consigliamo di trascorrere un weekend in questa terra. Motivo in più è l’inizio di una mostra a Macerata, parte del progetto “Mostrare le Marche”. Questa iniziativa Biennale della Regione Marche è nata con l’intento di valorizzare nel biennio 2017-2018 il patrimonio culturale delle aree colpite dal sisma, attraverso la promozione di attività espositive realizzate utilizzando le opere d’arte provenienti dai musei e dalle collezioni pubbliche ed ecclesiastiche colpite dall’ultimo terremoto, e messe in sicurezza presso i depositi attrezzati del MIBACT.

Alla rassegna di Macerata, la seconda dopo Loreto, seguiranno ad Ascoli Piceno, presso la Pinacoteca Civica e Sala Cola dell’Amatrice, la mostra “Cola dell’Amatrice pittore eccentrico tra Pinturicchio e Raffaello”, a Fermo, nella Chiesa di San Filippo, “Il Rinascimento a Fermo. Tradizione e Avanguardie, da Nicola di Ulisse a Carlo Crivelli”, a Fabriano, all’Oratorio San Giovanni, “Orazio Gentileschi caravaggesco errante nelle Marche” e a Matelica, “Milleduecento. Civiltà figurativa fra Marche e Umbria al tramonto del Romanico”.

La mostra “Capriccio e Natura: Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita” coglie l’occasione del temporaneo trasferimento ai Musei civici di Palazzo Buonaccorsi dei dipinti della Chiesa di Santa Maria delle Vergini a Macerata per un ripensamento completo di quel cantiere e del suo ruolo nello svolgere artistico nelle Marche alla fine del XVI secolo. La mostra vuole evidenziare i valori di tutto il territorio, caratterizzato da un’altissima presenza di beni artistici e di opere architettoniche di eccezionale pregio e interesse, gravemente colpito dal sisma del 2016 e che dovrà quanto prima essere oggetto di una graduale restituzione.

Il progetto “Mostrare le Marche” è una importante rassegna di episodi d’arte e di architettura per altrettanti itinerari storico-artistici, parte dei quali oggi purtroppo gravemente colpiti dal sisma. Su di essi la mostra a Macerata intende portare attenzione coinvolgendo un più largo pubblico nella percezione e nella condivisione della urgente necessità di avviare per questo territorio una grande opera di restauro.

INFO

Capriccio e Natura: Arte nelle Marche del secondo Cinquecento. Percorsi di rinascita

a cura di Anna Maria Ambrosini Massari e Alessandro Delpriori

Musei civici  di Palazzo Buonaccorsi, Via Don Minzoni 24, Macerata

Dal martedì alla domenica: 10:00-18:00. Aperture straordinarie il Lunedì di Pasqua, lunedì 23 aprile e lunedì 30 aprile 2018. Chiusura 25 dicembre. Apertura 1 gennaio: 15:00-18:00

Biglietto: Intero: 7€; Ridotto 5€; gratuito per bambini e ragazzi fino a 14 anni, due accompagnatori per ogni gruppo scolastico, accompagnatore disabile, accessibilità.

Info point biglietteria, bookshop e servizi visita:  Musei civici di Palazzo Buonaccorsi  0733/256361,

info@maceratamusei.it, www.maceratamusei.it, Facebook e Twitter: @maceratamusei




Terremoto: va salvato anche il salame-eccellenza

Dopo le ultime tragiche  vicende che hanno sconvolto il territorio del centro Italia, rivolgiamo un pensiero a quei borghi che ospitano i prodotti d’eccellenza di questo territorio, importanti non solo per i cittadini ma anche e soprattutto per la storia culinaria italiana.

Ciauscolo: è un tipo di insaccato tipico delle Marche. E’ prodotto in particolare nel territorio di Macerata, soprattutto nella zona dei Monti Sibillini e quindi in parte anche nel vicino territorio umbro. È un salame spalmabile, fatto con polpa e grasso di maiale, il tocco in più è dato da sale e spezie aggiunte, quali pepe nero e aglio pestato. In alcuni casi viene aggiunto anche il “vino cotto”, ma le possibilità di aggiungere ingredienti vari cambia a seconda della zona e della cultura del territorio. La stagionatura di questo insaccato varia da due settimane ad alcuni mesi, a seconda che lo si voglia più o meno morbido, e alla fine di questo periodo è pronto per essere gustato.salame-spalmabile

Lenticchie di Castelluccio di Norcia: la storia di questo legume risale a molti anni orsono. La lenticchia viene coltivata sulle alture di 1500 metri a Castelluccio, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questo prodotto è prevalentemente di nicchia, poiché la quantità media prodotta all’anno è molto limitata, anche a causa delle condizioni climatiche particolari in cui cresce e questo le permette anche di non essere trattato con conservanti. Un’altra caratteristica importante della lenticchia di Castelluccio è la buccia sottile e tenera che consente direttamente la cottura senza ammollo, riducendo notevolmente tempi di preparazione.

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Tartufo nero della Valnerina: è uno dei prodotti tipici della zona umbra che caratterizza il suo territorio e ne ha da sempre determinato un grande valore economico. Andare alla ricerca dei tartufi permette di stare a contatto con la natura e con il bel paesaggio della Valnerina, dove sono presenti tre diverse specie di tartufo: il Tartufo Nero Pregiato di Norcia che si raccoglie dal 1 dicembre al 31 marzo; il Tartufo estivo, anche conosciuto come scorzone, che come indica il nome si trova da dal 1 giugno al 31 agosto; ed infine il Tartufo Nero Invernale che si raccoglie dal 1 ottobre al 31 novembre.

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Anice:  questa preziosa erba dei Monti Sibillini  è un ingrediente forte di una tradizione  locale  e secolare  di queste zone. Per questa eccellenza, dal 1868 la famiglia Varnelli è impegnata nel campo della produzione di liquori di qualità. L’anice viene celebrato da vari progetti che impegnano la famiglia produttrice nel valorizzare il prodotto, la sua conservazione e la sua lavorazione per creare uno dei liquori più famosi della zona di Muccia.

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Zafferano: nel territorio delle Marche, nelle aree interne, ha trovato il suo habitat naturale dopo essere stato importato dall’Asia minore. Chiamato “oro rosso” per il  colore dei pistilli, ma soprattutto per il valore che ha nel mercato,  infatti il suo prezzo elevato lo porta ad essere paragonato all’oro. L’Italia produce circa 500 kg di zafferano all’anno, parte di questi si producono proprio nelle Marche.

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Settembre al mare

Calmo, romantico ed economico: il mese di tendenza per le vacanze

Tra le mete preferite Sicilia e Sardegna, facilmente raggiungibili con voli e traghetti meno affollati e più convenienti.

In Sardegna
Con le montagne del massiccio del Gennargentu che si immergono dritte in mare, il Golfo di Orosei è un susseguirsi spettacolare di scogliere, insenature e piccole baie bagnate da acque turchesi. Perfetto da esplorare a piedi grazie ai sentieri che collegano le numerose calette, o con il kayak per andare alla scoperta delle silenziose grotte marine.
A metà tra questi paesaggi unici e la riserva marina di Tavolara, l’Hotel Cala della Torre è un indirizzo prezioso per gli appassionati di immersioni e snorkeling.
Sette notti in pensione completa con spiaggia e animazione da 689 euro a persona.

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Hotel Cala della Torre **** Via Cagliari, 48 Siniscola (NU) – Tel.0784 8134 www.caladellatorre.it

In Sicilia
Tra le bellezze della Valle dei Templi di Agrigento e il Barocco di Ragusa, Modica e Noto la costa meridionale della Sicilia offre spiagge circondate dalla macchia mediterranea e mare cristallino.
Situato accanto al castello di Falconara, l’omonimo resort è immerso nel verde, con solarium affacciato sulla scogliera, piscina e Spa. Il Ristorante “Pure Emozioni” e i trattamenti benessere anche per lui ne fanno un indirizzo perfetto per le coppie o chi voglia viaggiare alla scoperta dei tesori enogastronomici e culturali della Sicilia. A partire da 98 euro a persona al giorno in mezza pensione con accesso alla Spa. Durante il soggiorno viene offerta la visita a una cantina locale per degustare i vini siciliani.

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Falconara Charming House&Spa **** Superior SS115, km 243, Marina di Butera (CL) – Tel.0934-1965300 www.falconararesort.it

Nelle Marche
A chi cerca un mare facilmente accessibile anche in treno, Pesaro offre 7 km di spiaggia accanto a numerose proposte culturali. Ogni Mercoledì di Settembre, nel parco del Monte San Bartolo, è possibile visitare Villa Imperiale (XV-XVI secolo), mentre nel centro storico è aperto il Museo della Marineria Washington Patrignani: ospitato in una residenza liberty racconta l’identità marinara della città.
Il 5 stelle Hotel Excelsior mette a disposizione spiaggia con cabine in legno ed eleganti ombrelloni ben distanziati, per garantire tranquillità e privacy, area relax con vasche idromassaggio e salottini, ristorante gourmet e Spa vista mare.
Soggiorni a partire da 98 € a persona al giorno (pernottamento con colazione).

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Hotel Excelsior ***** Lungomare Nazario Sauro 30/34, Pesaro – Tel.0721-630011 – www.excelsiorpesaro.it




Il Grand Tour dall’Adriatico alle Colline Pettinate

Porto San Giorgio e Montappone propongono un weekend di esperienze con i sapori adriatici ed i copricapo dei vip.

Il Grand Tour delle Marche, il circuito di eventi “esperienziali” nato per Expo 2015, focalizza la sua attenzione sul Fermano, con un week end a cavallo tra le prelibatezze marinare e le affascinanti creazioni manuali dell’entroterra!

Vongolopolis

Dici vongola e pensi… alle Marche! E sì, perché sono proprio le Marche, con 170 km di litorale adriatico, la regione che vanta la flotta di vongolare più importante d’Italia.

E per tre giorni, Porto San Giorgio si trasforma nella città della vongola! Dal 29 al 31 luglio, Vongolopolis propone un circuito di iniziative dedicato al pregiato mollusco bivalve, per gustarlo in tutte le sue innumerevoli varianti, in abbinamento ai vini marchigiani.

Da venerdì a domenica, nel centro città, sarà visitabile il Villaggio Vongolopolis, che propone diverse attività dedicate alla vongola. A partire dall’Aperifish, con stuzzicherie marinare abbinate al “nettare di bacco”, rigorosamente Made in Marche. Nella giornata inaugurale, in programma anche un talk show con volti noti, accademici ed esperti di settore, per scoprire le doti e le qualità di questo straordinario frutto del “mare nostrum”. A seguire, Vongolopolis per il sociale, con lo spettacolo “Voci nel silenzio”.

Per i più piccoli il villaggio Vongolopolis mette a disposizione “Moby Dick”, un’area di svago per imparare divertendosi, con tanti contenuti educativi, giochi, incontri e laboratori, degustando gli hamburger di pesce, una merenda sana e sfiziosa. Un’attività che sviluppa il progetto “Pappafish-mangia bene, cresci come un pesce”, promosso dalla Regione Marche, alla quale tiene molto Catia Ciabattoni, assessore al turismo e alla pesca del Comune di Porto San Giorgio.

Nell’area portuale, regno dei vongolari, venerdì sera menù a tema proposto dallo Chef Quinto Fabiano (chalet Minonda), mentre sabato sera sarà di scena il talentuoso Nikita Sergeev (L’Arcade). Si preannuncia molto suggestiva la serata finale di domenica, con una performance teatrale “in banchina” che prevede la rappresentazione dell’Odissea” e, a seguire, la spaghettata dei vongolari, con musica e ambientazioni legate al mondo della pesca.

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Per gli amanti del fashion e per i cultori dell’italian style, spostandosi nel variegato ed ordinato paesaggio che caratterizza l’entroterra fermano, la tappa d’obbligo è a Montappone, per la Festa del cappello. Dal 29 al 31 luglio un’autentica full immersion nel mondo dei copricapo, in una terra che ha fatto della lavorazione di questo capo d’abbigliamento la sua icona.

Da non perdere la visita al Museo del Cappello e all’inconsueta Mostra del Cappellaio pazzo. Per i più curiosi ci sarà la possibilità di cimentarsi nei laboratori dedicati alla lavorazione della paglia, con la sapiente assistenza delle pagliarole di Montappone, divenute nel tempo vere e proprie star della manualità tradizionale marchigiana. Non mancheranno musiche e balli popolari, da godere degustando i piatti della tradizione locale.




Paolo Andreucci e Peugeot 208 T16 in “Io la guido così – Terra”

Peugeot – Paolo Andreucci, il pluricampione pilota di Peugeot Sport Italia, ci porta a bordo della 208 T16, con cui disputa il Campionato Italiano Rally, sui veloci ed insidiosi sterrati tipici dell’interno delle Marche.

Ma parliamo un po’ della Terra: «Affacciate sul mare Adriatico al centro dell’Italia, con poco più di un milione e mezzo di abitanti distribuiti nelle cinque province di Ancona, città capoluogo, Pesaro e Urbino, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, e appena un comune su quattro superiore ai cinquemila abitanti, le Marche, da sempre “porta d’Oriente” del nostro Paese, sono l’unica regione italiana al plurale.Caratterizzata dalla presenza dei monti Appennini, che dolcemente degradano lungo vallate parallele fino al mare. La regione si contraddistingue per la rara bellezza che l’ha resa terra di grandi personalità, da Giacomo Leopardi a Raffaello, da Giovan Battista Pergolesi a Gioachino Rossini, da Gaspare Spontini a Padre Matteo Ricci a Federico II, che qui sono nati» riporta il sito ufficiale del Turismo Marche.

Una regione davvero particolare, sia per la cultura che raccoglie che per le emozioni che può regalare a chi sa come sfruttarla, proprio come il Team Peugeot che con la 208 guidata da Andreucci ci ha regalato uno squarcio diverso dal solito.




LA REGIONE MARCHE E’ LA RIVELAZIONE DEL TURISMO 2014

La regione Marche è stata la rivelazione del turismo del 2014. Gradara è la città più romantica, Senigallia ideale per i giovani, Numana la preferita dalle famiglie. Anche per il 2014 è la costa adriatica ad attirare il maggior numero di turisti ma, secondo il portale di turismo PaesiOnLine (www.paesionline.it), quest’anno sono le Marche la regione che ha fatto registrare l’incremento più significativo. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, i commenti alle località marchigiane sono aumentati complessivamente del 57%.

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Questo trend è stato rilevato anche dalle amministrazioni locali, al punto che la Regione Marche sta lavorando ad un provvedimento, che dovrebbe essere approvato nelle prossime settimane, volto a destagionalizzare i flussi turistici, con chalet e ristoranti in riva al mare aperti anche d’inverno.

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Secondo quanto emerge dall’analisi di commenti e recensioni inseriti dagli utenti di PaesiOnLine, le città marchigiane vengono apprezzate non solo per vacanze balneari, ma anche per altre tipologie. Ad esempio, Gradara è tra le città italiane considerate più romantiche (al tredicesimo  posto della classifica generale). Qui si trova il Castello dove, secondo la leggenda, nacque l’amore tra Paolo e Francesca, cantato anche da Dante nella Divina Commedia.

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Gli amanti delle feste e del divertimento sembrano, invece, apprezzare in modo particolare Senigallia al dodicesimo posto della classifica delle città italiane per la categoria “giovani e single”.

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All’inizio di agosto la città ospita il celebre Summer Jamboree, il Festival Internazionale di musica e cultura dell’America anni ’40 ’50, che in 10 giorni ha registrato oltre 350.000 presenze. La città è, però, ricca di eventi tutto l’anno.

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Per vacanze in famiglia, magari con bambini piccoli, l’ideale sembra essere Numana all’ottavo posto tra le mete preferite per questa categoria e vera e propria rivelazione 2014, i cui commenti rispetto all’anno precedente sono quasi raddoppiati. Anche quest’anno insignita della bandiera blu, Numana è una cittadina pulita e tranquilla, giudicata “sicura” dalla maggior parte degli utenti PaesiOnLine che vi hanno soggiornato.

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La sua posizione la rende ottimale per visitare parchi naturali, come quello del Conero, ideali per un’escursione con bambini. La seconda attività più segnalata da fare in questa città è, infatti, il birdwatching nel Parco del Conero, che ospita uccelli dai colori sgargianti come l’airone rosso.