CHEF ANDREA ANTONINI: CUCINA STELLATA SOTTO LE STELLE DI ROMA

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA –

Chef Andrea Antonini, 27 anni, al timone dello stellato Imago, locato al sesto piano del leggendario Hotel Hassler la cui storia è costellata di ospiti celebri come Lady Diana, Audrey Hepburn, Tom Cruise, Madonna, George Clooney.

Lì ho passato una serata indimenticabile a cominciare dalla vista mozzafiato, dall’atmosfera impareggiabile, dal servizio impeccabile e soprattutto dalla raffinata cucina di Andrea Antonini, che ho rivisto la mattina dopo per una piacevole intervista vivacizzata da un graditissimo incontro a sorpresa con Mr. Roberto Wirth, la cui famiglia da tre generazioni si occupa dell’ hotel e di Imago.

“Un ristorante, racconta Wirth, che continuerà a sorprendere sempre di più. Fu il primo ristorante a Roma locato all’ultimo piano di un albergo e da allora ha sempre continuato a richiamare una clientela di tutto il mondo, diventando una meta riconosciuta ai massimi livelli della ristorazione italiana ed internazionale.”

Buongiorno Andrea, congratulazioni per la tua nuova posizione di Executive Chef di Imago.Grazie, Imago ha una stella Michelin da oltre 10 anni. Il proprietario e direttore Roberto Wirth, ha voluto che fosse un giovane Chef alla nuova conduzione di questo ristorante conosciuto in tutto il mondo e ha scelto me. È stata una grande gioia ed è una grandissima responsabilità.Anche la Guida Michelin ha iniziato a riconoscere giovanissimi chef. Cosa ne pensi?
A prescindere dai riconoscimenti, chi sceglie questo lavoro è una persona che ha accettato di fare una vita di fatiche, indipendentemente dalla direzione del ristorante. Sono felice quando vedo premiare un giovane chef e magari un ristorante non necessariamente di alta cucina perché significa che Michelin ha voluto dare un riconoscimento alla dedizione e alla volontà.

Un aneddoto sul tuo debutto a Imago?
Devo premettere che abbiamo aperto in 5 giorni. Non avevo la brigata, non c’era il menu,eravamo in 6, ora siamo in 13. Avevo inserito nel menu un piatto a cui tengo molto: piccione, estratto di camomilla, lardo e borraggine. Il piatto era previsto con la sua coscetta a fianco, ma era impossibile, così ho deciso di far uscire prima il piccione e poi il resto, quasi fosse un’appendice. I clienti l’hanno presa bene ed è diventata una prerogativa di alcune portate: dall’astice, al raviolo di pollo, dal fegatino post-triglia al corallo dopo-capasanta.

Un top nel menu di Imago: astice con base di lavanda e rosmarino, me lo racconti?
Amo le affumicature. Oggi si usa di tutto: griglie, Green Egg, Josper… Io amo operare su una base di legno o erbe dall’aroma potente, come il rosmarino e la lavanda, appoggiare il prodotto e coprire con una cloche. Il fumo che si forma all ‘interno cuoce, affumica e soprattutto profuma.


I tuoi primi ricordi in cucina ?
Non sono uno di quegli chef dai ricordi legati alla cucina con la mamma e la nonna…
Mia mamma era calabrese, papà napoletano , la cucina , come in molte famiglie italiane, era un argomento importante, però a me non è mai interessato. Preferivo giocare a pallone, andare a nuotare. I miei primi ricordi di cucina sono duri : avevo 18 anni ero lavapiatti in una mensa a Roma.

Se io venissi a curiosare nel tuo frigo di casa, cosa troverei di sicuro?
Acqua, verdure, un po’ di mare, magari un branzino da fare alla griglia con accanto qualche verdura, per me un lunch perfetto.
Mai nel frigo…
Tofu e prodotti troppo speziati.

Come vedi il panorama gastronomico internazionale?
Secondo me esistono cinque movimenti.
Il Sud Europa, mi riferisco a Francia e Italia, i classici nel mondo. Poi il Nord Europa, la Spagna, grande maestra e iniziatrice, il Giappone che continua a influenzare chef di tutto il mondo, infine il Sud America: Messico, Peru, Cile e aggiungerei il Brasile che ultimamente sta acquistando spazio nel panorama internazionale.


Influenze sulla cucina italiana?
Devo dire che da noi oggi c’è molta contaminazione. Io non sono tedesco o francese… sono italiano e ho la grande fortuna di avere i prodotti migliori del mondo. Per esempio gli agrumi, della Sicilia sono insuperabili, non capisco perché io debba ordinare una cassetta di yozu dal Giappone…


Le tue destinazioni preferite?
Visitare il Sud Africa e le sue cIttà: Johannesburg, Cape Town, Stellenbosch, per esempio.
Qualche ispirazione da quei viaggi nel tuo menu?
Per me, l’ispirazione prioritaria è sempre la stagionalità, mentre dai viaggi può scattare un’ idea di contaminazione che ovviamente porta a adottare quel prodotto o quella spezia.

Dove ami passare un weekend?
Amo follemente il mare. Amo gli squali, probabilmente se non fossi diventato uno chef, sarei stato un biologo marino. Se ho un weekend libero, punto verso Ponza, Palmarola, le Isole Pontine, posti incantevoli e dove si mangia anche bene.

Torniamo a tavola. La ’pecora nera’ è il tuo piatto più discusso. Me ne vuoi parlare?
E’ un dessert dove impera il ‘tutto è di pecora’: latte, ricotta, gelato e topping, nascosto in un cespuglio nero di zucchero filato. Sì, se n’è parlato parecchio… perché si è abituati a collegare al dolce colori come il bianco il rosso, il marrone e non di certo il nero. Se ti trovi davanti a un dolce nero il cervello si stacca e si chiede cos’è. Quando usci la notizia fu un assalto di domande e inquisizioni, ricordo che Mr Wirth mi disse: “Andrea, sembrerebbe in questo momento a Roma sia tu la pecora nera …

La ricetta di Andrea Antonini
INSALATA DI CAPESANTE, POMODORI, FINOCCHI

LECHE TIGRE ALL’ITALIANA:

-8 gr peperoncino dolce senza semi
-40 gr zenzero pelato
-12 gr basilico
-12 gr prezzemolo
7 gr sale
40 gr acqua

Lavorare tutti gli ingrediente al mortaio pestando bene tutti gli elementi. Lasciar riposare 10 minuti. Passati i 10 minuti, incorporare 180 gr di succo di lime e 100 gr succo di limone. Lasciar riposare 10 minuti. Preparare 50 gr di dentice tagliati a cubetti e, a seguire, versare sopra il composto precedentemente filtrato. Lasciare riposare il tutto ancora 10 minuti. Frullare il tutto, passare allo chinoix fino ed incorporare 40 gr di olio EVO e 20 gr di base xantana.
Una volta completa, marinare per 10 minuti le capesante, precedentemente tagliate a metà..

GELATINA ACQUA POMODORO
Frullare grossolanamente i pomodori datterini e lasciar filtrare in carta 1 notte. Ottenuta l’acqua, legare con l’1% di agar-agar e stendere il composto (spessore di circa 1mm) su placche (dopo aver portato ad ebollizione).Tagliare della forma desiderata.
SALSA POMODORO BRUCIATO:
Tostare in forno a 200 G i pomodori datterini con olio, sale, aglio, timo, scalogno. Una volta caramellato frullare i pomodori solamente con lo scalogno. Passare allo chinoix fino.
PICKLE LIQUID:
225 ml aceto bianco
100 gr zucchero
anice stellato 1 pz
1 bacca cannella
3 chiodi garofano
Portare tutto a bollore. Lasciar raffreddare e filtrare.
Tagliare i cetrioli dello spessore di 1 mm, ricavarne dei rettangoli di 2×3 cm e marinare 3 ore nel pickle liquid. Tagliare i baby finocchi dello spessore di 2 mm e marinare 5 minuti nel picke liquid.
IMPIATTAMENTO:
Disporre un coppapasta di 7 cm di diametro nel centro del piatto (fondina),e collocare 4 fettine di capasanta marinata. Aggiungere poca marinata e aggiungere dei cristalle di sale maldon. Coprire completamente le capesante con le lamelle di pomodoro trasparente. Coprire il tutto con la gelatina di acqua di pomodoro e decorare con salsa di pomodoro arrostito, cetrioli e finocchi marinati. Completare aggiungendo aneto e nepitella.

INFO
Imago
Hotel Hassler
Piazza Trinità dei Monti, 6, Roma

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Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.