Costiera Amalfitana fai da te. Da Ravello a Salerno
Continua l’avventura di Claudio e Simona in Costiera Amalfitana. Nella prima puntata hanno raccontato dell’itinerario da Maiori a Cetara. Nella seconda e ultima il loro viaggio prosegue alla volta di Ravello per poi arrivare fino a Salerno.
di Claudio e Simona
QUINTO GIORNO: RAVELLO
Ravello e Villa Rufolo, ritorno a piedi a Maiori (via Minori)
Arriviamo a Ravello al mattino presto, via traghetto per Amalfi e poi autobus, già strapieno alle otto del mattino. A Ravello visitiamo subito il Duomo (la cui esatta denominazione è basilica di Santa Maria Assunta e San Pantaleone, orario 9-12 e 17.30-19) dove possiamo ammirare le formelle bronzee del portone e, all’interno, i due splendidi amboni (le tribune da cui venivano proclamate le Sacre Scritture) chiamati Rogadeo e Rufolo, dai nomi dei donatori, con magnifiche decorazioni a mosaico.

Dopo un breve giro per il paese, entriamo a Villa Rufolo (Piazza Duomo. Tutti i giorni 9.00 – 19.00, ultimo ingresso 18.30), un complesso monumentale che porta il nome della famiglia che lo realizzò e che ebbe il suo massimo splendore nel XIII secolo (ingresso a pagamento). L’architettura di Villa Rufolo è una sintesi di architettura araba, sicula e normanna che si è sviluppata in oltre dieci secoli di storia.

Da non perdere assolutamente il Chiostro Moresco, la Sala dei Cavalieri e la Torre Maggiore, alta trenta metri, nella parte più antica del complesso, simbolo della potenza raggiunta dai Rufolo. Dal Belvedere, poi, si ha una vista meravigliosa della Costiera, nonché dei giardini inferiori che costituiscono la naturale platea degli eventi del Ravello Festival, messi in scena sul palco proteso nel vuoto che ogni anno viene appositamente realizzato.

SESTO GIORNO: CAPRI, FARAGLIONI, ANACAPRI
Partenza al mattino presto da Maiori e cambio ad Amalfi per i battelli per Capri. Se il mare non è calmo, solo i battelli più grandi partono da Amalfi. Una volta sbarcati, la prima cosa da fare è prenotare una barca per compiere il giro dell’isola (durata media 90 minuti circa). Purtroppo, non siamo riusciti ad entrare nella Grotta Azzurra a causa dell’alta marea e delle condizioni del mare. Siamo però passati in mezzo ai Faraglioni!


Con il piccolo autobus di linea abbiamo poi raggiunto Anacapri, zona più tranquilla e meno “glamour” di Capri, caratterizzata da piccole botteghe artigiane, piazze fiorite e vicoletti in pietra completamente pedonali. Risalta in questo panorama la Casa Rossa: fino alla fine dell’Ottocento, questo singolare edificio dipinto di rosso pompeiano è stata l’abitazione del colonnello americano John Clay MacKowen, che negli anni ha riempito la villa di reperti archeologici rinvenuti tra i sentieri di Capri.

Tra le altre cose da vedere ad Anacapri ci sono prima di tutto la Chiesa di Santa Sofia, costruita nel XVI secolo, e la chiesa di San Michele Arcangelo, tempio barocco famoso per lo splendido pavimento in maiolica del maestro napoletano Leonardo Chiaiese, raffigurante la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.
SETTIMO GIORNO: POSITANO, VILLA ROMANA
Positano è da visitare per le sue case colorate abbarbicate alla montagna, per le sue viuzze strette e tortuose piene di negozi di ogni genere, per le sue spiagge di sabbia tra le più grandi di tutta la Costiera, insomma è da visitare per il suo fascino… ma non solo.

Infatti, sotto la chiesa barocca di Santa Maria Assunta, più precisamente sotto la cripta di epoca medievale, si trovano i resti di una villa romana sommersa dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Grazie ad un sistema di passerelle in vetro e acciaio si possono ammirare i magnifici affreschi del “triclinium”, la sala da pranzo, ottimamente conservati.

Info: Museo Archeologico Santa Maria Assunta, Piazza Flavio Gioia 7, tel 331/2085821, ticketoffice@marpositano.it Orari: lun-dom 9-21 da aprile a ottobre.

Ritornati alla base, a Maiori, terminiamo la giornata con “l’ultima cena” della vacanza al Chiosco San Francesco (via Giovanni Amendola, tel 348/6057015, info@chioscosanfrancesco.it). Qui facciamo conoscenza con Franco, proprietario, gestore, cuoco, cameriere, insomma il factotum di questo minuscolo ristorante.

Pesce freschissimo e pasta rigorosamente fatta in casa, come anche la birra! Franco ci svela alcuni dei suoi “segreti” per produrla, tra cui l’utilizzo di sassi prelevati dal mare per “insaporire” il mosto della birra.
OTTAVO GIORNO: SALERNO (DUOMO SAN MATTEO) E RIENTRO
Giorno del rientro. Arriviamo a Salerno in battello, abbiamo giusto il tempo di lasciare il bagaglio in stazione e dirigerci in centro a visitare il Duomo dedicato (anche) a San Matteo, patrono della città. I resti del Santo Evangelista sono collocati nella cripta risalente all’XI secolo mentre la chiesa è stata rimaneggiata dopo il terremoto del 1688 e si presenta all’interno in stile barocco.

Terminata la visita resta giusto il tempo per mangiare una pizza. E dove se non alla Pizzeria Giagiu’ (Via Velia, 45 Salerno, Tel. 089 995 2798), che offre pizze fatte con tutti prodotti rigorosamente “made in Sud”.

Terminata una delle migliori pizze mai mangiate, facciamo ritorno alla Stazione ma prima di prendere il treno, altra sosta per acquistare i taralli e il fantastico provolone del Monaco dei Monti Lattari. Non si può partire dalla Costiera senza aver acquistato questo “souvenir”, una vera delizia!

Ritorniamo a casa, con un po’ di nostalgia, come al termine di ogni vacanza, felici però di aver visitato alcuni luoghi tra i più belli ed affascinanti del mondo.
















Testo e Foto di Cesare Zucca -Nell’incanto di Capri, incontro Salvatore La Ragione, nel suo ristorante Stella Michelin Mammà. Ambiente solare, vista spettacolare, atmosfera mediterranea e un’accoglienza genuinamente cordiale. Chi è ‘mammà’? Una classica mamma campana, meticolosa nella preparazione di ogni singola portata, pignola nella scelta di ottime materie prime, unica nella sapiente realizzazione del piatto, Insomma… di “mammà” ce n’è una sola, come sta scritto sulla lavagna che troneggia sulla parete e che sentenzia: “Mammà ogni mattina ricomincia dai prodotti freschi della nostra terra per una cucina sostenibile a basso impatto ambientale!”Qui Il territorio fa da padrone nella scelta delle materie, mentre a dominare sono i sapori mediterranei e la passione dello chef per i crudi di mare.









Come passi i weekend liberi?Sia che mi trovi in Italia o in Giappone mi piace setacciare il territorio gastronomico.I miei weekend hanno un comune denominatore: la scoperta di nuove culture culinarie e la ricerca del cibo storico. A Tokyo, per esempio, basta un’oretta di macchina per uscire dalla città e gustare piatti del passato cucinati come una volta, in localini ancora veri, vivi e autentici.
Mete più lontane?Cile e Messico. Sono già nella mia lista.Cucini a casa?(ride) Nooo… preferisco andare da mia suocera! Sono fortunata: il mio compagno è Salvatore La Ragione, lo chef del Mammà a Capri e, con la scusa che è stellato, lascio fare a lui…
Posso curiosare nel tuo frigo di casa?C’è ben poco, troverai qualche condimento fatto da me, come una salsa piccante con buccia di limone e peperoncino oppure qualche intingolo con un twist orientale, magari con del peperoncino verde e sale.
I tuoi piatti top?Quelli che, secondo me, confermano la fusione della cucina nipponica a quella napoletana, come un ipotetico viaggio Tokyo-Napoli.Tra i miei preferiti c’è il ramen freddo, con cozze, pecorino, pomodorini, frisella e rucola di scoglio. Un altro best seller è il mio carpaccio di merluzzo con insalata di rinforzo.
Cosa hai voluto portare dalla tua cucina natale?L’armonia. Non a caso la cucina giapponese si chiama washoku, una parola composta da due caratteri: wa armonia e shoku cibo. L’armonia fa riferimento al sapiente bilanciamento degli ingredienti, alla grazia della presentazione e alla magia dell’aspetto. Nel mio piatto devono convivere realtà e illusione.Per esempio?Le cozze ‘false’ alla marinara. Sembrano cozze, ma i gusci sono di pane al carbone.
La tua ricetta?Una panzanella. Ingredienti essenziali: acqua di pomodoro, cipollotti marinate in acqua, sale, aceto e pane raffermo. Evito il pan carrè perchè è troppo ’moscio’, preferisco un pane ‘cafone’, come il toscano, le friselle o i taralli. Oggi l’ho abbinata a dei gamberi rossi, ma si può usare del tonno o addirittura un uovo sodo. Condisco con sale olio e olio e abbino il tutto a un buon rosé.Oggi cosa hai scelto?Un imprevedibile e guizzante Franciacorta Rosé Radjian di Ronco Calino.
PANZANELLA, BON BON DI GAMBERI E GAZPACHO
IngredientiPer 4 persone400 g pane raffermo2-3 pomodori ramati1 cipolla rossa di Tropea o 2 cipolotti Nocerino8-10 foglie di basilicoOlio extra vergine q.b.Aceto di vino bianco q.b.3,4. Peperoncini di verde di fiume20 code di gamberi rossi50 gr burrataPer il gaspacho120 g pomodori100 pr carota.150 gr sedano.90 cc olio.Succo di limone q.b.10 foglie di basilico.Sale q.b















