Costiera Amalfitana fai da te. Da Ravello a Salerno

Continua l’avventura di Claudio e Simona in Costiera Amalfitana. Nella prima puntata hanno raccontato dell’itinerario da Maiori a Cetara. Nella seconda e ultima il loro viaggio prosegue alla volta di Ravello per poi arrivare fino a Salerno.

di Claudio e Simona

QUINTO GIORNO: RAVELLO

Ravello e Villa Rufolo, ritorno a piedi a Maiori (via Minori)

Arriviamo a Ravello al mattino presto, via traghetto per Amalfi e poi autobus, già strapieno alle otto del mattino. A Ravello visitiamo subito il Duomo (la cui esatta denominazione è basilica di Santa Maria Assunta e San Pantaleone, orario 9-12 e 17.30-19) dove possiamo ammirare le formelle bronzee del portone e, all’interno, i due splendidi amboni (le tribune da cui venivano proclamate le Sacre Scritture) chiamati Rogadeo e Rufolo, dai nomi dei donatori, con magnifiche decorazioni a mosaico.

Ravello, veduta di Villa Rufolo

Dopo un breve giro per il paese, entriamo a Villa Rufolo (Piazza Duomo. Tutti i giorni 9.00 – 19.00, ultimo ingresso 18.30), un complesso monumentale che porta il nome della famiglia che lo realizzò e che ebbe il suo massimo splendore nel XIII secolo (ingresso a pagamento). L’architettura di Villa Rufolo è una sintesi di architettura araba, sicula e normanna che si è sviluppata in oltre dieci secoli di storia.

Simona a Villa Rufolo

Da non perdere assolutamente il Chiostro Moresco, la Sala dei Cavalieri e la Torre Maggiore, alta trenta metri, nella parte più antica del complesso, simbolo della potenza raggiunta dai Rufolo. Dal Belvedere, poi, si ha una vista meravigliosa della Costiera, nonché dei giardini inferiori che costituiscono la naturale platea degli eventi del Ravello Festival, messi in scena sul palco proteso nel vuoto che ogni anno viene appositamente realizzato.

I giardini di Villa Rufolo

SESTO GIORNO: CAPRI, FARAGLIONI, ANACAPRI

Partenza al mattino presto da Maiori e cambio ad Amalfi per i battelli per Capri. Se il mare non è calmo, solo i battelli più grandi partono da Amalfi.  Una volta sbarcati, la prima cosa da fare è prenotare una barca per compiere il giro dell’isola (durata media 90 minuti circa). Purtroppo, non siamo riusciti ad entrare nella Grotta Azzurra a causa dell’alta marea e delle condizioni del mare. Siamo però passati in mezzo ai Faraglioni!

Capri, i celebri faraglioni

Successivamente, giretto nella mitica piazzetta di Capri e nelle vie adiacenti, (Via Longano, Via Le Botteghe) caratteristiche stradine che passano sotto archi imbiancati a calce, costeggiate da negozi e boutique di lusso.

Capri, la statua all’ingresso del porto

Con il piccolo autobus di linea abbiamo poi raggiunto Anacapri, zona più tranquilla e meno “glamour” di Capri, caratterizzata da piccole botteghe artigiane, piazze fiorite e vicoletti in pietra completamente pedonali. Risalta in questo panorama la Casa Rossa: fino alla fine dell’Ottocento, questo singolare edificio dipinto di rosso pompeiano è stata l’abitazione del colonnello americano John Clay MacKowen, che negli anni ha riempito la villa di reperti archeologici rinvenuti tra i sentieri di Capri.

Anacapri, Casa Rossa

Tra le altre cose da vedere ad Anacapri ci sono prima di tutto la Chiesa di Santa Sofia, costruita nel XVI secolo, e la chiesa di San Michele Arcangelo, tempio barocco famoso per lo splendido pavimento in maiolica del maestro napoletano Leonardo Chiaiese, raffigurante la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.

SETTIMO GIORNO: POSITANO, VILLA ROMANA

Positano è da visitare per le sue case colorate abbarbicate alla montagna, per le sue viuzze strette e tortuose piene di negozi di ogni genere, per le sue spiagge di sabbia tra le più grandi di tutta la Costiera, insomma è da visitare per il suo fascino… ma non solo.

Positano, Spiaggia Grande

Infatti, sotto la chiesa barocca di Santa Maria Assunta, più precisamente sotto la cripta di epoca medievale, si trovano i resti di una villa romana sommersa dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Grazie ad un sistema di passerelle in vetro e acciaio si possono ammirare i magnifici affreschi del “triclinium”, la sala da pranzo, ottimamente conservati.

Positano, affreschi nella Villa Romana

Info: Museo Archeologico Santa Maria Assunta, Piazza Flavio Gioia 7, tel 331/2085821, ticketoffice@marpositano.it Orari: lun-dom 9-21 da aprile a ottobre.

Positano, Chiesa di Santa Maria Assunta

Ritornati alla base, a Maiori, terminiamo la giornata con “l’ultima cena” della vacanza al Chiosco San Francesco (via Giovanni Amendola, tel 348/6057015, info@chioscosanfrancesco.it). Qui facciamo conoscenza con Franco, proprietario, gestore, cuoco, cameriere, insomma il factotum di questo minuscolo ristorante.

Chiosco San Francesco

Pesce freschissimo e pasta rigorosamente fatta in casa, come anche la birra! Franco ci svela alcuni dei suoi “segreti” per produrla, tra cui l’utilizzo di sassi prelevati dal mare per “insaporire” il mosto della birra.

OTTAVO GIORNO: SALERNO (DUOMO SAN MATTEO) E RIENTRO

Giorno del rientro. Arriviamo a Salerno in battello, abbiamo giusto il tempo di lasciare il bagaglio in stazione e dirigerci in centro a visitare il Duomo dedicato (anche) a San Matteo, patrono della città. I resti del Santo Evangelista sono collocati nella cripta risalente all’XI secolo mentre la chiesa è stata rimaneggiata dopo il terremoto del 1688 e si presenta all’interno in stile barocco.

Salerno, Duomo

Terminata la visita resta giusto il tempo per mangiare una pizza. E dove se non alla Pizzeria Giagiu’ (Via Velia, 45 Salerno, Tel. 089 995 2798), che offre pizze fatte con tutti prodotti rigorosamente “made in Sud”.

Sosta golosa alla pizzeria Giagiù

Terminata una delle migliori pizze mai mangiate, facciamo ritorno alla Stazione ma prima di prendere il treno, altra sosta per acquistare i taralli e il fantastico provolone del Monaco dei Monti Lattari. Non si può partire dalla Costiera senza aver acquistato questo “souvenir”, una vera delizia!

Ritorniamo a casa, con un po’ di nostalgia, come al termine di ogni vacanza, felici però di aver visitato alcuni luoghi tra i più belli ed affascinanti del mondo.




Costiera Amalfitana fai da te: otto giorni in paradiso

Di Claudio e Simona

Dopo una vita passata a sognare un viaggio lungo la Costiera Amalfitana, finalmente è arrivato il momento di realizzarlo. Prima questione: come ci arriviamo e come ci muoviamo in Costiera? Facendo due rapidi conti è evidente che, in due, è meglio il treno: con quelli ad Alta Velocità in meno di sei ore si va da Milano a Salerno.

Gli autori, Simona e Claudio, a Villa Rufolo

PRIMO GIORNO: MILANO-MAIORI

Partenza da Milano Centrale al mattino di buon’ora e arrivo a Salerno nel primissimo pomeriggio.

Per raggiungere Maiori ci affidiamo all’autobus di linea che passa fuori dalla stazione e che in quaranta minuti circa ci porterà a destinazione. Piccolo problema: piove, il mezzo è abbastanza piccolo (la Statale 163 della Costiera mette a dura prova l’abilità degli autisti) ed è affollato di turisti, come noi, con relativi bagagli al seguito. Una passeggera locale si lamenta ad alta voce con l’incolpevole autista per gli autobus sempre pieni di turisti in ogni periodo dell’anno, soprattutto quando il mare mosso non permette ai battelli di navigare.

Il Sentiero dei Limoni tra Maiori e Minori

Arriviamo a destinazione, prendiamo possesso dell’alloggio, (un appartamento in centro trovato grazie a booking.com, online varie scelte) posiamo i bagagli e via per il lungomare. Primo contatto con le delizie della Costiera: a caso, pranziamo presso il Chiosco San Francesco, sul lungomare (i dettagli, però, all’ultima giornata del viaggio).

Sosta golosa al chiosco San Francesco

Decidiamo poi di raggiungere Minori a piedi lungo la statale. In meno di dieci minuti siamo davanti alla pasticceria del suo personaggio più famoso oggi: Sal de Riso, (pasticciere dell’anno 2010/2011 e star del programma tv “La Prova del Cuoco”). In realtà a Minori le pasticcerie sono due, quella storica, la prima arrivando da Maiori, e quella più recente al centro. Qui una merenda o uno spuntino sono d’obbligo, trascurando per una volta il livello dei trigliceridi.

La pasticceria Sal del Riso e un gustosissimo babà

Info: Pasticceria Sal De Riso, via Roma 80, Minori, Costa di Amalfi, tel 089/877941          . Orario: lun-dom 7.00-1.00

Arcobaleno a Maiori

Ritorniamo a Maiori lungo il famoso “Sentiero dei Limoni”, seguendo le indicazioni che partono dal lungomare. Si percorrono stradine strette e si salgono decine e decine di gradini. Una volta usciti dal paese, il sentiero passa in mezzo a piante di limoni dal profumo intenso. In meno di un’ora facciamo ritorno a casa, a Maori.

SECONDO GIORNO: AMALFI

Le condizioni atmosferiche ci costringono ancora a prendere l’autobus di linea, da Maiori ad Amalfi.

Piccola nota di colore: i biglietti si acquistano nelle rivendite, ma quella mattina le uniche due aperte a quell’ora ne erano sprovviste. Saliamo ugualmente sull’autobus ma l’autista non è abilitato alla vendita dei biglietti. Ci chiediamo come fare, quando un anziano passeggero si offre di venderci lui i biglietti, avendone un blocchetto intero in tasca. In questo modo facciamo conoscenza con le molteplici risorse del territorio e dei suoi abitanti. E il prezzo pagato per il biglietto è quello ufficiale, nessuna (apparente) cresta da parte del gentile venditore!

Amalfi, cattedrale

Una volta arrivati ad Amalfi, subito visitiamo il Duomo e il suo meraviglioso Chiostro del Paradiso, risalente al XIII secolo e ornato da ben 120 colonne. Da visitare anche la cripta, con le reliquie di S. Andrea, a cui è dedicata la Cattedrale.

Amalfi, Chiostro del Paradiso

Dopo una passeggiata per le vie dell’affollatissimo centro e spuntino con l’immancabile cuoppo, (un fritto di alici, gamberi, calamari e verdure, nel caratteristico cono di carta, il cuoppo, appunto) proseguendo lungo la via principale, arriviamo al Museo della Carta.

L’imperdibile cuoppo

Visita davvero molto interessante: viene mostrata l’evoluzione della produzione della carta a partire dal medioevo fino ai giorni nostri con gli strumenti dell’epoca. Da non perdere anche la visita all’Arsenale della Repubblica Marinara, a pochi passi dal porto, ingresso gratuito.

L’Arsenale

TERZO GIORNO: SORRENTO

Terzo giorno dedicato alla visita Sorrento ma il tempo inclemente ci costringe a prendere l’autobus di linea da Amalfi (raggiunta da Maiori in battello). Il viaggio è interminabile ma ci consente di vedere panorami mozzafiato. Arrivati al capolinea (stazione di Sorrento), ci dirigiamo a piedi verso il Vallone dei Mulini, visibile dalla strada sovrastante, dove si trovano i resti di un mulino, di una segheria e di cave per l’estrazione di tufo. I ruderi sono fra due ruscelli e ricoperti da una vegetazione lussureggiante, grazie microclima caldo umido della conca.

Sorrento, Marina Grande

L’orario di arrivo ci ha impedito di visitare internamente le chiese principali, come la Cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo e la Basilica di Sant’Antonino e allora ci siamo “accontentati” di una passeggiata lungo Corso Italia per poi raggiungere la Marina Grande, dove abbiamo pranzato da O’Puledrone, cooperativa di pescatori, con pesce ottimo. Breve visita alla splendida Villa Comunale e poi ritorno in stazione per altre due ore di viaggio verso casa.

Sorrento, Villa Comunale

Info: Ristorante O’Puledrone, via Marina Grande 150, Sorrento (NA); tel 081/0124134. Aperto da aprile a ottobre a pranzo e a cena

QUARTO GIORNO: VIETRI E CETARA

Arrivati in battello fino a Vietri, ci perdiamo per le vie del centro ad ammirare le maioliche che adornano ogni abitazione e visitiamo una delle più grandi fabbriche della città. Scendiamo poi verso la Marina ad ammirare le caratteristiche case colorate.

Vietri, case colorate

Tappa successiva Cetara, in pullman. Una volta arrivati, prima di scendere verso il paese, ci preoccupiamo di acquistare la celeberrima colatura di alici. Nel piccolo porto un cartello ci ricorda che qui venne girato nel 1953 il film “L’uomo, la bestia, la Virtù”, regia di Steno con Totò protagonista. Cena (al ristorante “Cetara punto e pasta!)” con ravioli ripieni di ricotta di bufala con sugo di pomodorini gialli del piennolo e, naturalmente, colatura di alici ad insaporire il tutto.

Murale dedicato alla Colatura di alici di Cetara

Info: Cetara Punto e Pasta, Corso Garibaldi 14, Cetara (SA)

LA SECONDA PUNTATA SARA’ ONLINE DOMANI




Concorso Poesia di Viaggio: “Capri”

Continuiamo a ricevere le vostre poesie per il concorso “Poesia di Viaggio”. Pubblichiamo “Capri” che ci ha inviato Milena Nigro, un affresco che è una struggente dichiarazione d’amore per l’isola, di cui l’autrice porta un struggente ricordo nel cuore.

Se volete vedere la vostra poesia pubblicata, partecipare al concorso gratuito e avere la possibilità di vincere un fantastico weekend per due persone, qui trovate il bando completo, inclusa la sezione speciale “Poesie in Mongolfiera” riservato ai ragazzi diversamente abili o con patologie, che avranno la possibilità di realizzare un sogno.

 Capri

C’è un’isola nobile e sublime

tra le braccia del Golfo di Napoli

mondana e brulicante di gente:

Capri è il suo antico nome.

Cime rocciose prominenti

e panoramici altopiani,

ripide scogliere a precipizio

celano anguste grotte e insenature.

Antro di Tiberio quella Azzurra

dai magici giochi di colori

per la leggenda stregata dimora

di spiriti benevoli e demoni maligni.

Tre piccoli isolotti erosi

tra i limpidi fondali son detti Faraglioni.

Ombelico del mondo è la Piazzetta.

Sinuosa la Via Krupp

scende a disegnare tornanti

come un lungo serpente strisciante.

Sale un groppo nella gola

alla vista dell’immensità del mare,

azzurro e vivamente scintillante,

come anche un abile pittore

non potrebbe riprodurre sulla tela.

E vorresti chiudere ammaliato gli occhi

per stampare la sua immagine nel cuore,

o essere un candido gabbiano

per sorvolarne ogni singola onda.




Nell’incanto di Capri: incontro con Salvatore La Ragione e il suo ‘Mammà’ stellato

Tanti anni lavorando comr cameriere, per mantenermi, poi sono approdato nella cucina del grande Gennaro Esposito, dove ho lavorato per due anni e, nel frattempo, portando avanti gli studi di ingegneria informatica. Al quarto anno, sempre con Gennaro, ho deciso di fare della cucina la mia professione. Forse se non avessi fatto il cuoco mi sarei buttato sull’informatica, ma è andata così, ed eccomi qui al Mammà e sono davvero felice.

Bellissima Capri: un itinerario che mi consigli?

Bellissima e affollata… quindi ti suggerisco una passeggiata a mare, penso che non ci sia niente di meglio di quattro passi vicino alle onde, magari dopo il lunch, oppure una percorso nel territorio in cui sono cresciuto, dal mare alla montagna, attraverso orti rigogliosi, tra ricordi di vita e di esperienza… beh, proprio come la mia cucina.

Dove passi un weekend libero?

Ho rarissimi weekend liberi, quindi, se riesco a mettere insieme qualche giorno off, amo staccare la spina e organizzare un viaggio all’estero. Ho girato per l’Euopa: Romania, Francia, Montecarlo e ho un ricordo meraviglioso del Giappone, dove ho scoperto una cultura della cucina davvero variegata.

Dai viaggi porti qualcosa nel tuo menu? 

Il discorso è semplice, noi parliamo di km zero, di cucina del territorio…in realtà non è così: il mondo non è più distante come 10 anni fa e tutto ciò che viene appreso e raccolto, diventa tuo.
Per esempio, del mio menu c’è l’olio di sesamo perché comunque amo valorizzare il mio prodotto e la mia territorialità con un elemento interessante, indipendentemente da dove arrivi.
Sono aperto ad altre culture se non sono troppo invadenti: io dico sempre che la cucina non deve invadere l’immaginario.

Una prerogativa del tuo menu?

La chiarezza!  Il turista che viene a Capri ha messo in valigia tanto desiderio di avventura ma anche una certa diffidenza. Quindi è il mio compito è di mettere il cliente a proprio agio, in modo che capisca subito quello che mangerà. I miei piatti vengono presentati in tre o quattro parole e non in descrizioni chilometriche… il mio è un menu decisamente immediato.

Tanti piatti di pesce…

Si, tanti pesci ‘significativi’ rigorosamente stagionali e ognuno con una sua tradizione locale e una sua storia da raccontare. dai totani ‘alla praianese’ della zona amalfitana spesso in ricetta con patate fritte, alle alici crude che trovi nel tortino arricchito da pomodori e sapori del territorio.
Tradizione e rivalutazione, come nel caso del pesce bandiera, un pesce che si è evoluto negli ultimi 10 anni. Pensa che prima era uno scarto… noi lo facciamo gratinato, dandogli una consistenza croccante, servito come un involtino, con salsa puttanesca e puntarelle.
E per finire?
In pura dolcezza. Creme brulèe aromatizzata alle erbe, ragù di mirtillo, anice stellato.

Per una ricetta estiva, cosa ci proponi?

Un piatto che interpreta il nostro concetto di cucina basato sulla materia prima autoctona di qualità senza disprezzare influenze di altre culture culinarie con particolare attenzione all’utilizzo anche delle parti meno nobili degli ingredienti per far si che le stesse valorizzino il piatto e lo completino.

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La ricetta di Salvatore La Ragione

TAGLIATELLA DI SEPPIA

Ingredienti per 4 persone

  • 1KG Seppia
  • 150GR misticanza aromatica
  • 120gr olio di semi
  • 20gr olio di sesamo
  • 1 tuorlo d’uovo
  • Erba cipollina, erba finocchietto q.b.
  • Sale q.b.
  • 1 limone
  • 2 asparagi
  • 1 foglio di alga Nori

Procedimento
Pulire la seppia separando i corpi dai tentacoli facendo attenzione a non rompere la sacca dell’inchiostro . cuocere i corpi in acqua ad 80° per 5 minuti, raffreddare in acqua e ghiaccio. Frullare i tentacoli con l’inchiostro fino a renderlo una pomata, quindi mettere in una busta sottovuoto e con l’aiuto di un matterello preparare una sfoglia che andremo a cuocere a 85° per 6 minuti trascorsi i quali raffreddiamo immediatamente.
Nel frattempo preparare la maionese con il tuorlo d’uovo aggiungendo un filo d’olio di semi ed infine quello di sesamo, montando con una frusta il tutto, aggiustare di sale e condire con il succo di mezzo limone.
Successivamente tagliare finemente i corpi delle seppie e la sfoglia al nero tenendole separate , condirle con erba cipollina e finocchietto, olio extra vergine di oliva, sale e succo di mezzo limone, e lasciare insaporire.
Pelare la zucchina con un pelacarote, ricavando solo la parte verde e tagliarla a julienne, stesso procedimento per gli asparagi.
Impiatto
La misticanza al centro del piatto, adagiare la seppia precedentemente condita, aggiungere le zucchine e asparagi leggermente conditi con sale e olio extra vergine di oliva, la maionese e l’alga Nori tagliata a triangolini.
Come vino, consiglio un Sireo bianco (falangina,fiano) az. Agr. Abbazia di Crapolla

INFO
Mammà
Via Serafina Madre, 6 (a due passi dalla Piazzetta)
Tel. 081 837 7472
Email info@ristorantemamma.it.

Cesare Zucca
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘Turista non Turista’




FUMIKO SAKAI. L’ARMONIA DELLA CUCINA WASHOKU NEL SUO VIAGGIO TOKYO-NAPOLI

Testo e Foto di Cesare Zucca

Vico Equense (Napoli). Oggi incontro Fumiko Sakai, la Chef gipponese alla guida delle cucine de Il Bikini, l’elegante ristorante gourmet dalle cui terrazze si domina il Golfo.
Da dove arrivI?
Dal Giappone. Ho lasciato Yokohama 16 anni fa e ora mi trovo a Vito Equense, alla conduzione di questo meraviglioso ristorante. E’ stata una vera avventura, a cominciare dal mio menu mediterraneo che strizza l’occhio alla cucina nipponca. Qui la tradizione partenopea incontra la storia della mia terra. In dolce armonia il babà napoletano incontra una caprese al cioccolato e un mochi ripieno di ricotta e pere…


Come passi i weekend liberi?
Sia che mi trovi in Italia o in Giappone mi piace setacciare il territorio gastronomico.
I miei weekend hanno un comune denominatore: la scoperta di nuove culture culinarie e la ricerca del cibo storico. A Tokyo, per esempio, basta un’oretta di macchina per uscire dalla città e gustare piatti del passato cucinati come una volta, in localini ancora veri, vivi e autentici.


Mete più lontane?
Cile e Messico. Sono già nella mia lista.
Cucini a casa?
(ride) Nooo… preferisco andare da mia suocera! Sono fortunata: il mio compagno è Salvatore La Ragione, lo chef del Mammà a Capri e, con la scusa che è stellato, lascio fare a lui…


Posso curiosare nel tuo frigo di casa?
C’è ben poco, troverai qualche condimento fatto da me, come una salsa piccante con buccia di limone e peperoncino oppure qualche intingolo con un twist orientale, magari con del peperoncino verde e sale.


I tuoi piatti top?
Quelli che, secondo me, confermano la fusione della cucina nipponica a quella napoletana, come un ipotetico viaggio Tokyo-Napoli.
Tra i miei preferiti c’è il ramen freddo, con cozze, pecorino, pomodorini, frisella e rucola di scoglio. Un altro best seller è il mio carpaccio di merluzzo con insalata di rinforzo.


Cosa hai voluto portare dalla tua cucina natale?
L’armonia. Non a caso la cucina giapponese si chiama washoku, una parola composta da due caratteri: wa armonia e shoku cibo. L’armonia fa riferimento al sapiente bilanciamento degli ingredienti, alla grazia della presentazione e alla magia dell’aspetto. Nel mio piatto devono convivere realtà e illusione.
Per esempio?
Le cozze ‘false’ alla marinara. Sembrano cozze, ma i gusci sono di pane al carbone.


La tua ricetta?
Una panzanella. Ingredienti essenziali: acqua di pomodoro, cipollotti marinate in acqua, sale, aceto e pane raffermo. Evito il pan carrè perchè è troppo ’moscio’, preferisco un pane ‘cafone’, come il toscano, le friselle o i taralli. Oggi l’ho abbinata a dei gamberi rossi, ma si può usare del tonno o addirittura un uovo sodo. Condisco con sale olio e olio e abbino il tutto a un buon rosé.
Oggi cosa hai scelto?
Un imprevedibile e guizzante Franciacorta Rosé Radjian di Ronco Calino.

PANZANELLA, BON BON DI GAMBERI E GAZPACHO
Ingredienti
Per 4 persone
400 g pane raffermo
2-3 pomodori ramati
1 cipolla rossa di Tropea o 2 cipolotti Nocerino
8-10 foglie di basilico
Olio extra vergine q.b.
Aceto di vino bianco q.b.
3,4. Peperoncini di verde di fiume
20 code di gamberi rossi
50 gr burrata

Per il gaspacho
120 g pomodori
100 pr carota.
150 gr sedano.
90 cc olio.
Succo di limone  q.b.
10 foglie di basilico.
Sale  q.b

Preparazione
Spezzate il pane raffermo più piccolo possibile e mettetelo in una ciotolina
Evitate di bagnarlo con la acqua, ma procedete a un condimento olio evo e aceto.
Tagliate il pomodoro a dadini, e aggiungetelo in superficie alla ciotola di pane raffermo.
Tagliate la cipolla a fettine , trasferitela in un ciòtolino con la acqua e aggiungete un po’ di sale e un po’ di aceto per ridurre il sapore amaro.
Dopo 10 minuti aggiungete la cipolla ben scolata dall’ acqua alla ciotola di pane raffermo
Aggiungete del Basilico tagliato a mano.
Tagliate a fettine sottili i peperoncini, a cu avrete tolto i semi. Aggiungeteli in superficie alla ciotola di pane raffermo.
Fate riposare nel frigo circa 1,2 ore, poi mescolate tutto il composto.
Aggiungete un po’ di sale, olio e aceto per insaporire.
Per il gazpacho
Lavate e mondate le verdure, mettetele tutto nel bicchiere del bimby e frullate per circa 2 minuti alla massima potenza, senza far riscaldare il composto.
Filtrate la salsa ottenuta allo chinoix fine. Aggiustate di sale.
Per i gamberi
Prendete i gamberi, privateli della testa, del carapace e dell’ intestino.
Tagliateli a metà per il lungo e conditeli con sale olio e limone .
Stendete i gamberi su pellicola e farcite con una piccola sfera di panzanella .
Chiudete i lati del foglio di pellicola e create un bon bon che risulterà con i gamberi all esterno farciti di pane.
Presentazione
Impattate mettendo alla base il gazpacho, al centro il bon bon di gamberi e sopra la burrata scolata e tritata in precedenza.
Servite in piccole ciotole o piattini fondi.

INFO
Il Bikini
Strada Statale 145 Sorrentina,
Vico Equense (Napoli)
Tel.+39 081 19840029
Ronco Calino

 

 

 




Inizia la stagione dei grandi festival nelle località più belle d’Italia. Ecco gli appuntamenti del weekend

Il fine settimana a cavallo tra giugno e luglio inaugura alcuni dei più importanti festival italiani, con alle spalle una storia di successi, con i grandi nomi della musica, dell’arte e della letteratura, ma dando anche spazio ai giovani artisti e alle avanguardie. Spoleto, Capri, Roma, il Lago di Como sono le splendide location di alcuni degli eventi dove vi portiamo questo fine settimana. Venite con noi!

Spoleto, al via il Festival dei due Mondi

Da 61 edizioni in Festival dei Due Mondi punta i riflettori della scena nazionale e internazionale su Spoleto con spettacoli, installazioni, mostre, reading, insomma, tutto quello che può definirsi “arte”, coinvolgendo varie location della città e valorizzandone le bellezze artistiche e architettoniche.

L’edizione 2018 aprirà i battenti venerdì 29 giugno per concludersi il prossimo 15 luglio. Ricchissimo il programma del weekend inaugurale. Si comincia venerdì alle 8 con l’apertura della mostra “Spoleto 1959” allestita presso l’Archivio di Stato Alle 9, presso la Rocca, sarà presentata l’installazione “Canapa nera. Guardavo le macerie e immaginavo il futuro”. Nel pomeriggio, alle 18, presso il Teatro “Luca Ronconi”, prende via il progetto “European Young Theatre” a cura dell’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico.

Grande attesa, invece, per Il Minotauro, opera lirica moderna in dieci quadri commissionata dalla direzione artistica del festival a Silvia Colasanti, in scena alle 19 presso il Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti. L’opera interpreta il mito greco del Minotauro, mettendone in scena la mostruosa figura e la solitudine, contrapposta alla battagliera difesa della vita delle sue giovani vittime. Direttore dell’Orchestra Giovanile della Scuola di Fiesole sarà Jonathan Webb, mentre la regia è di Giorgio Ferrara, su libretto di René De Ceccatty.

Altro attesissimo spettacolo, alle 21.30 presso il Teatro Romano il Lucinda Childs Dance Company, che presenta una retrospettiva con estratti delle coreografie più belle di colei che è riconosciuta come icona della danza minimalista americana, tra cui Radial Courses,Katema, Dance III, Concerto, Canto Ostinato, Available Light. In replica anche sabato 30.

 

Tre gli eventi più attesi di sabato 30 giugno, il reading Novecento di Alessandro Baricco, in programma alle 20 presso il teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi e Decameron 2.0 – Le storie che ci raccontiamo per continuare a vivere di Letizia Lenzini, alle 22 a San Simone.

Domenica 1° luglio, inaugura invece l’installazione Il mistero dell’origine – Miti, trasfigurazioni scienza a cura della Fondazione Carla Fendi, presso il Teatro Carlo Melisso, alle 11.30. In programma in giornata anche le repliche del Minotauro (alle 17), del Decameron 2.0 (18.30), di Novecento (alle 20) e di Lucinda Childs: a portrait (alle 21.30).

Tra gli ospiti anche Corrado Augias, Paolo Mieli, la tappa umbra del concerto di Francesco De Gregori e gran finale, il 15 luglio con Giovanna d’Arco al rogo di Paul Claudel, che vede nei panni della santa guerriera l’attrice francese Marion Cotillard e 200 elementi sul palco tra orchestra e coro.

Info e programma completo: www.festivaldispoleto.com

 Sul Lago di Como al via il LacMus Festival

Fino all’8 luglio, nella splendida striscia di terra della Tremezzina, sul Lago di Como, si incontrano artisti di fama internazionale e giovani musicisti emergenti in occasione della seconda edizione del Festival Internazionale di Musica LacMus, fortemente voluto dal direttore d’Orchestra Paolo Bressan e dal pianista Louis Lortie. Il tema scelto per quest’anno sono gli anniversari illustri, che coinvolgono nomi immortali della musica, da Rossini a Debussy, da Tchaikovskj a Bernestein.

I concerti si svolgeranno in alcune delle location più suggestive del Lago di Como, tra cui il Santuario della Madonna del Soccorso di Ostuccio, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, villa Carlotta a Tremezzo, Villa del Balbianello a Lenno, il Grand Hotel di Tremezzo e la Greenway del Lario.

A nomi acclamati della musica internazionale come Evelina Dobraceva, August Dumay, Miguer Da Silva, Marie Pierre Langlamet, Mathieu Dufour, Héléne Mercier e Lou Lortie si affiancheranno i giovani talenti della Cappella Musicale Regina Elisabetta del Belgio. Novità di questa seconda edizione la nascita del LacMus Ensemble, un’orchestra d’archi formata da musicisti provenienti da tutto il mondo.

Info: www.lacmusfestival.com

A Capri, si parla di felicità con “Le Conversazioni”

Torna nello splendido scenario di Capri, dal 29 giugno all’8 luglio, Le Conversazioni” , il ciclo di incontri tra alcuni dei più importanti scrittori della scena internazionale, chiamati a confrontarsi su un tema, che per la 13° edizione sarà “La Felicità”.

La location delle “conversazioni” sarà la Piazzetta Tragara, con vista sui celebri faraglioni. Il Festival è itinerante e arriva a Capri dopo le tappe di New York e Roma. Ad aprire la tappa caprese sarà, venerdì 29 giugno, la scrittrice Vendela Vida, autrice di “Le luci del nord cancellino il tuo nome” (Mondadori), The Lovers e Geometrie di un panorama sconosciuto (Neri Pozza) e premiata con il Notable Books of the Year del «New York Times e con il Kate Chopin Award, conferito a scrittori le cui protagoniste scelgono percorsi anticonvenzionali.

Sabato 30 giugno, protagonista sarà l’autore americano Dave Eggers, che dialogherà con Antonio Monda. Eggers è autore del best seller “L’opera struggente di un formidabile genio” (Mondadori” candidato al premio Pulitzer per la saggistica e inserito dal Times al dodicesimo posto nella classifica dei 100 migliori libri degli ultimi dieci anni.

Domenica 1° luglio, sarà invece il turno di Helen Oyeyemi, scrittrice anglo nigeriana, autrice di White is for Witching, vincitore del Premio Somerset Maugham nel 2010, Mr. Fox, vincitore nel 2012 di un Hurston/Wright Legacy Award, Boy, Snow, Bird (Einaudi, 2016).

Info e programma completo: www.leconversazioni.it

Andrea Pazienza in mostra al Testaccio

A trent’anni dalla scomparsa, a soli 32 anni, il 16 giugno 1988 a Montepulciano, di Andrea Pazienza, considerato tra i più geniali ed ecclettici artisti italiani, al Mattatoio di Piazza Orazio Giustiniani, al Testaccio, Roma, fino al 15 luglio si può visitare la mostra Andrea Pazienza, trent’anni senza, una retrospettiva che raccoglie le sue eredità artistiche, grazie alla preziosa collaborazione dei familiari.

La mostra racconta soprattutto il Pazienza fumettista, con una particolare attenzione a chi lo ha conosciuto poco. In esposizione tavole originali delle sue opere più celebri, come Aficionados e Le straordinarie avventure di Penthotal dei primissimi anni Ottanta.

Tuttavia, si potranno trovare anche brevi excursus nel mondo del Paz vignettista e illustratore, con alcune delle sue opere più famose, ma anche prove di layout, bozzetti, schizzi ritrovati nel suo immenso archivio artistico. La mostra si può visitare da martedì a domenica dalle 12.30 alle 19.30. Biglietto intero € 12, ridotto € 10.

Info: www.arfestival.it/mostre/andreapazienza/




I Borghi di mare: da Scilla al Circeo passando per Capri, intervista impossibile con Ulisse

“Prego, mi segua. Adesso prenderemo l’ascensore per l’inferno e poi saremo arrivati”.

Saliamo su una piattaforma che sembra spuntare dalla montagna. Lo vedo armeggiare con una leva. “Ottava bolgia, ottavo cerchio….

Sono qui, all’Inferno di dantesca memoria, per incontrare Ulisse, le cui avventure sono diventate proverbiali e, proprio per questo, è annoverato tra le “Migliori Guide Turistiche Impossibili” del mondo, con tanto di attestato di riconoscimento rilasciato dalla Fondazione Omero.

Mi accoglie nella sua spelonca, dove vive da quando il Sommo Poeta gli ha concesso in comodato d’uso gratuito un alloggio nel Girone dei Consiglieri Fraudolenti.

Non altissimo, mascella volitiva, naso greco, Ulisse è proprio come me lo immaginavo.

Ulisse, come mai ha deciso di visitare l’Italia?

“Era da tanto che non mi prendevo una vacanza e volevo visitare l’Italia prima di tornare a casa dopo dieci anni sotto le mura di Troia. Io e i miei compagni abbiamo fatto una prima tappa ai piedi dell’Etna, in Sicilia, in un bel luogo pieno di pecore. Avevamo fame, ne abbiamo macellate un paio e le abbiamo arrostite. Ci siamo accorti troppo tardi che appartenevano al ciclope Polifemo. Oggi, però, i Ciclopi hanno traslocato, quindi posso consigliare ai nostri lettori una visita al bel Parco dell’Etna, magari per un bel trekking per vedere il vulcano da vicino. Per esempio, la Grande Traversata Etnea è un bel trekking di cinque giorni con tappe da 12/15 km di sentieri immersi nella natura. I più pigri possono salire, circumnavigare l’Etna usando la Ferrovia Circumetnea (info 095/541246) da Catania a Riposto. Io consiglio di non perdere una visita a Nicolosi, da cui si snoda il sentiero che porta al Rifugio Sapienza, dove si trova anche la sede delle Guide Alpine Etna Sud. Mentre si sale verso la cima, consiglio una sosta ai Crateri Silvestri per ammirare un paesaggio lunare”.

Un’altra meta che consiglierebbe ai nostri lettori?

“Sicuramente le Isole Eolie, che devono il loro nome a un illustre inquilino, Eolo, il dio dei venti. Aveva una villa favolosa sull’isola di Stromboli, un luogo straordinario e selvaggio, con la sua spiaggia di sabbie nere e la magica “Sciara del fuoco” che dalla bocca del vulcano scende lenta verso il mare. E poi, lo sperone di Strombolicchio e lo splendido borgo di Ginostra, che si trova sul lato occidentale dell’isola e si raggiunge solo via mare. Già che c’ero, ne ho approfittato per visitare anche le altre isole dell’arcipelago, tra cui la selvaggia Filicudi, con la sua vegetazione incontaminata, le sue spiagge bianche lambite da un mare cristallino e un’unica strada asfaltata che collega i piccoli borghi di Filicudi Porto, Valdichiesa e Pecorini Mare. Per farsi un’idea di come potevano essere le isole “ai miei tempi”, invece, vi consiglio Alicudi, mentre i più mondani possono scegliere Lipari, con il suo castello, le sue sorgenti termali e la bella spiaggia di Acquacalda, sovrastata dalla montagna di pomice”.

Insomma, pur di non tornare a casa, ha vissuto un’Odissea. Che cos’altro le è piaciuto dell’Italia?

“Le donne, naturalmente. A un certo punto, mi sono preso una sbandata per una bella mora, Circe, che ho incontrato presso il Promontorio del Circeo. Mentre ero suo ospite, ho potuto visitare quello che oggi è il Parco Nazionale del Circeo. Quindi vi posso caldamente consigliare una visita a Palmarola e Ponza  perle delle Isole Pontine. E poi all’antica città romana di Norba, circondata da mura massicce e costruita su una terrazza naturale che si affaccia sulla Pianura Pontina, mentre sullo sfondo si staglia la sagoma del Monte Circeo. A proposito, gli appassionati di trekking non possono perdersi la salita al Picco di Circe, dove si trovano i resti di un tempietto dedicato a Venere. Lungo il Promontorio del Circeo, poi, merita una visita la bella Spiaggetta del Prigioniero, dove si trova una singolare grotta a due piani con un balconcino naturale con vista mare. E poi  vicine ci sono Gaeta e Sperlonga, non per nulla tutta questa costa la chiamano la  Riviera d’Ulisse ”.

Lei non sembra avere molta fortuna con le donne. Dopo Circe… le Sirene.

“Avevo sentito parlare delle “bellezze” dei Faraglioni di Capri e del loro canto fatale. Così, dopo aver messo dei tappi di cera nelle orecchie dei miei uomini, mi sono fatto legare ben stretto all’albero maestro della nave per assistere all’esibizione canora delle fanciulle dalla coda di pesce senza lasciarci la pelle. E, già che ero in zona, ho potuto ammirare anche i Giardini di Augusto e fare una tappa per immergermi nella bellezza quasi soprannaturale della Grotta Azzurra”.

Il suo viaggio in Italia si è concluso in Sicilia. Ci racconta come andò?

“Prima di tornare a casa da mia moglie Penelope e da mio figlio Telemaco, avevo pensato di  prendere una scorciatoia e ho deciso di attraversare lo Stretto di Messina. Tuttavia, il fondale era popolato da mostri marini, tra cui due fratelli molto permalosi e collerici, Scilla e Cariddi. Mi salvai per miracolo, così decisi di appendere il timone al chiodo. Me ne stetti buono per un po’, ma la mia voglia di viaggiare era tale che decisi di imbarcarmi di nuovo per scoprire che cosa c’era oltre le Colonne d’Ercole, il confine del mondo allora conosciuto, che oggi si chiama Stretto di Gibilterra”.

Fu proprio a causa di quel viaggio che il nostro Ulisse si trova qui, ora, inquilino dell’Inferno dantesco, dove trascorre la sua vita da pensionato reinventandosi come guida turistica. Lo saluto e lo ringrazio per i suoi suggerimenti.

 “C’è poi riuscito qualcuno a scoprire che cosa c’è oltre le Colonne d’Ercole?”, mi chiede con uno sguardo avido di sapere. Vorrei raccontargli di Cristoforo Colombo, dell’America…Invece, gli dico che oltre Gibilterra c’è soltanto acqua. Non si sa mai che gli torni la voglia di ripartire…