Il borgo murato di Montagnana (PD). Tra atmosfere medievali, palazzi palladiani e capolavori del Veronese

Di Benedetta Rutigliano

A pochi chilometri da Padova e con i Colli Euganei all’orizzonte, è possibile immergersi in un’atmosfera medievale che ancora pare intatta. Sulla pianura, a cingere il borgo senza tempo di Montagnana, si ergono ben due chilometri di mura fortificate, scandite da 24 torri e quattro porte: Porta Legnago, Porta XX Settembre, Porta Vicenza e Porta Padova, contornate dall’immancabile fossato ora verdeggiante.

Le mura vennero fatte erigere da Ezzelino da Romano e nel Trecento, durante la dominazione della famiglia dei Carraresi, furono ampliate poiché la cittadina divenne il punto di estrema difesa contro le incursioni degli Scaligeri veronesi.

 Quattro passi per Montagnana

Camminando per le strade del borgo s’incontrano numerosi edifici di pregio, tra cui Porta Legnago, detta anche Rocca degli Alberi (XIII secolo) con portone in legno di rovere originale, e il Castello di San Zeno, oggi sede del Museo Civico e nucleo più antico della cinta fortificata, irrobustito da Ezzelino nel 1242 con un mastio di 38 metri.

Bandiera Arancione del Touring Club, Montagnana svela ai turisti curiosi altri capolavori: all’interno del Duomo, costruito tra i secoli XV e XVI sulla precedente basilica romanica, sono conservati la Trasfigurazione di Paolo Veronese e un altare maggiore probabilmente del Sansovino.

Sulla piazza si affacciano una serie di importanti palazzi civili, per la maggior parte settecenteschi e di gusto veneziano: tra questi la sede del Monte di Pietà, il Palazzo Valeri e il Palazzo Settecentesco. Fuori dalla cinta muraria si trova Palazzo Pisani, progettato nel 1552 da Andrea Palladio per la nobile famiglia veneziana dei Pisani.

COME ARRIVARE

In auto: Autostrada A13 con uscita Monselice. Poi seguire indicazioni per Montagnana. In alternativa SR 10 da Venezia, Padova e Mantova.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Aldo Moro, via Marconi 27, Montagnana (PD), tel 0429/81351, www.ristorantealdomoro.com .Cucina tradizionale con elementi nuovi e creativi in un ambiente elegante

 * Ristorante Le Mura – Bar Trattoria Bigoleria, via Circonvallazione 145, tel 0429/800288. Trattoria con vista sulle mura medievali di Montagnana. Pasta fatta in casa e ingredienti genuini.

 DOVE DORMIRE

* Hotel Aldo Moro***,via Marconi 27, tel 0429/81351, www.hotelaldomoro.it

Nel centro di Montagnana sorge, all’interno di una dimora storica e gestito da tre generazioni, l’con camere confortevoli, suite, unità abitative

 * Relais Castello Bevilacqua****, via Roma 50, Bevilacqua (VR), tel 0422/93655, www.castellobevilacqua.com/it Per chi vuole provare l’ebrezza di dormire in un vero castello medievale, a soli 5 chilometri da Montagnana, nel comune di Bevilacqua

INFO

www.prolocomontagnana.it/




Ai viaggiatori piace soggiornare nei borghi. Ecco la TOP TEN delle “Bandiere Arancioni” più prenotate

CaseVacanza.it ha analizzato la ricettività extralberghiera nei 241 borghi premiati con la Bandiera Arancione del Touring e ha stilato una TOP TEN di quelli più gettonati nel 2018 dai turisti. La più presente è la Toscana. La ricerca dimostra anche che i viaggiatori che percorrono lo stivale da Nord a Sud apprezzano sempre di più un turismo non di massa, alla scoperta di piccoli gioielli, tra storia, arte e buoni sapori.

Certaldo, centro storico

I viaggiatori, Italiani e non, vanno pazzi per i borghi. Piccoli gioielli più o meno conosciuti, e per questo tutti da scoprire, di cui è costellata la nostra penisola. Veri e propri scrigni di arte, storia, opere di rara bellezza, paesaggi mozzafiato, senza dimenticare i buoni sapori, piatti e ricette realizzate con ingredienti spesso a km zero, prodotti del territorio e secondo tradizioni antiche.  Ma quali sono i “preferiti” dai turisti? CaseVacanze.it ha stilato una TOP TEN dei borghi insigniti della “Bandiera Arancione” del Touring

La Toscana è la più gettonata

Tra i 10 borghi più richiesti spicca l’alta presenza di paesi della Toscana, ben 7. Di questi, i due appartenenti a Siena, nomi blasonati come San Gimignano e Montepulciano, sono anche tra i più costosi presenti in classifica.

San Gimignano, il borgo delle torri

Per un pernottamento in una casa vacanza a Montepulciano, noto soprattutto per la ricchezza dei suoi vigneti, vengono richiesti in media 53 euro a persona. Per una notte a San Gimignano, città favorita dalla sua dislocazione a metà strada tra Firenze e Siena, servono circa 40 euro.

Veduta di Montepulciano

I borghi più convenienti

Sono, invece, quattro i borghi che rimangono sotto la fascia dei 30 euro a notte: Abetone Cutigliano nei pressi di Pistoia (29 euro), Massa Marittima vicino a Grosseto (28 euro), Trevignano Romano, nel territorio di Roma (27 euro) e Cisternino in provincia di Brindisi, che con 25 euro a notte risulta il più economico tra quelli inseriti in classifica.

Trulli a Cisternino

La natura, il paesaggio, i trulli, l’architettura spontanea del centro storico e la vicinanza al mare rendono Cisternino una meta parecchio ambita soprattutto in estate, periodo durante il quale il paese della Valle d’Itria, così come gli altri borghi a forte stagionalità estiva, vede aumentare le prenotazioni fino al 60% rispetto al resto dell’anno.

I preferiti in autunno e in inverno

E se l’estate è la stagione preferita per visitare Cisternino, nella top 10 sono presenti borghi che invece sono particolarmente richiesti in altre stagioni. Molveno (TN), ad esempio, situato sulle rive dell’omonimo lago ai piedi delle Dolomiti di Brenta, gode di particolare fortuna soprattutto nel periodo più freddo dell’anno: tra autunno e inverno le prenotazioni dei borghi dell’entroterra crescono mediamente del 35%.

Molveno e il suo lago

Trevignano Romano, per la sua collocazione tra il Lago di Bracciano e il Monte di Rocca Romana, è prediletto dai viaggiatori in primavera (+30% di occupazione rispetto al resto dell’anno). Quest’ultimo borgo, analizzando i dati relativi al numero di ospiti medi per ogni soggiorno, risulta essere quello preferito da gruppi numerosi, composti mediamente da circa 6 persone. Certaldo (FI) e San Gimignano, invece, ospitano in media rispettivamente 2,8 e 2,7 persone a soggiorno. Tutti gli altri borghi presentano numeri più omogenei, tra le 3 e le 4 persone di media.

Trevignano Romano

Massa Marittima è il borgo, tra i dieci più prenotati, che registra la durata del soggiorno medio più alta (quasi sette notti). Anche Molveno, così come i fiorentini Certaldo e Barberino Val d’Elsa, vengono scelti per soggiorni superiori alle cinque notti. Risultano, invece, più apprezzati per una toccata e fuga, per il weekend o come tappa di un viaggio più lungo, borghi come Abetone Cutigliano (PT) e Montepulciano.

Scorcio di Abetone Cutigliano

Di seguito la tabella con i dieci borghi Bandiere Arancioni più prenotati per le case vacanza nel 2018 con le informazioni relative alla durata media del soggiorno, ai costi e al numero di viaggiatori.

INFO

www.casevacanza.it

 

 




Sannio “di-vino”, da Sant’Agata dei Goti a Guardia Sanframondi (2° giorno)

Continua il nostro itinerario alla scoperta delle neo nominate “città europee del vino 2019”. Dopo aver visitato Sant’Agata dei Goti ci dirigiamo lungo la SP 110 a Guardia Sanframondi, che dista circa 32 km. Anche questa cittadina custodisce testimonianze di un passato ricco di storia. Di qui, poi, passa la via Francigena del Sud che da Roma passa per Benevento per poi proseguire verso la Puglia.

Il paese conta circa 5500 abitanti e sorge su una collina ricoperta da boschi di conifere, vigneti e oliveti, dove si producono vini unici e preziosi, come l’Aglianico e il Falanghina, ma anche l’ottimo olio extravergine di oliva del Sannio. Alcuni ritrovamenti archeologici testimoniano i primi insediamenti in questa zona già dal Paleolitico, confermati anche nel Neolitico, durante l’Età del Bronzo e quella del Ferro. Abitata anche ai tempi dei Romani, passa poi in mano ai Longobardi, che ne hanno fatto un importante avamposto grazie alla posizione sopraelevata. A questo periodo risalgono le prime fortificazioni, seguite da altre di epoca normanna, sveva e angioina.

In particolare Guardia Sanframondi ha avuto il suo periodo d’oro nel Seicento, come testimoniano le sue chiese barocche, grazie all’attività di conciatura delle pelli, talmente fiorente da consentire alla municipalità di “permettersi” di assoldare alcuni tra i più importanti artisti napoletani per abbellire le sue chiese e i suoi monumenti.

Il fascino antico del centro storico e del suo castello

Stradine di ciottoli che si avvolgono a spirale attorno all’imponente rocca longobarda, gli archi delle quattro porte che sancivano l’ingresso alla città, gli stemmi delle famiglie nobili, case gentilizie che si alternano a dimore più modeste e, di tanto in tanto, la vista che sfugge da uno scorcio e spazia sulla vallata, tra campi coltivati, vigneti e uliveti.

Cominciamo la nostra visita dal castello, la cui origine viene fatta risalire al periodo della dominazione normanna dei Sanframondo che nel XII secolo divenne la famiglia più potente della zona. Alcuni studiosi, tuttavia, sono propensi a far risalire la fortezza all’epoca longobarda, cioè al X secolo. Di sicuro, tuttavia, la rocca è stata più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, al punto da perdere la sua originaria fisionomia.

Oggi, salendo alcune scalinate o usufruendo di un ascensore di recente costruzione, si può arrivare sulla parte più alta del torrione medievale, da cui si gode di una splendida vista sulla valle. Si possono visitare anche il giardino, la grande terrazza e due sale interne, utilizzate anche per spettacoli, convegni, incontri e degustazioni che animano la stagione estiva.

Fino al 2017 il castello ospitava anche una Collezione di Farfalle con più di mille esemplari, donata al Comune nel 1990 dall’avvocato Pascasio Parente, appassionato entomologo. La mostra si può oggi visitare presso la Sala Sellaroli del Palazzo Comunale.

Lo splendore delle chiese barocche

Il torrente Ratello separa la parte medievale da quella seicentesca. Sulla via Nazionale si affaccia la bella chiesa di San Sebastiano, capolavoro del Seicento Napoletano con stucchi di Domenico Vaccaro e affreschi di Paolo De Matteis, commissionati dalla corporazione dei conciatori, che con la loro fiorente attività avevano arricchito il borgo.

Altre opere del De Matteis si trovano nella centrale Chiesa dell’Annunziata, che con le sue origini quattrocentesche è la più antica del paese, e nella chiesa di San Rocco, che si trova appena fuori le mura, nel Rione Croce. La chiesa è stata edificata nel 1575 come ex voto a San Rocco dopo una pestilenza. L’edificio si distingue per la forma slanciata che svetta sulla solida base ottagonale, a cui si accede attraverso una gradinata.

Nel Santuario dell’Assunta, dedicata, oltre che alla Vergine, anche al co-patrono della città, San Filippo Neri, si trova invece un pregiato soffitto ligneo del 1650 e una statua della Madonna del XIV secolo. Ma la sua notorietà è dovuta soprattutto al fatto che è il punto di riferimento per i suggestivi “riti settennali”, di cui parleremo fra poco.

Il paese delle fontane

Guardia Sanframondi è famosa anche per le sue fontane, presenti in gran numero e di grande valore artistico. Tra queste spicca l’imponente Fontana del Popolo del 1886, in pietra bianca, con funzioni di lavatoio e abbeveratoio, ma decorata con mascheroni, conchiglie e serpenti intrecciati.

Più semplice, ma ugualmente suggestiva, la Fontana di Piazza antica, addossata a un edifico privato sull’omonima piazza, mentre nel piccolo piazzale in cui si incontrano via Portella e via De Blasio si trova la Fontana della Portella, addossata alla parete rocciosa su cui sorge il castello. In pietra bianca locale, è stata eretta tra il XVI e il XVII secolo.

Nella parte bassa del paese, all’ombra di un vecchio platano, sorge invece la Fontana della Fontanella formata da due grandi vasche distinte che un tempo fungeva rispettivamente da lavatoio e da abbeveratoio. Tra le fontane degne di nota citiamo anche il Fontanino, tra via Vicinato Nuovo e via Pietralata, di piccole dimensioni, con un mascherone centrale e due rosoni laterali da cui fuoriesce l’acqua, la Fontana del Canalicchio, sull’omonima piazza, la Fontana San Filippo, posizionata sotto le gradinate che salgono al centro storico.

Splendida la Fontana dei due mascheroni, in via Fontana, i cui getti d’acqua fuoriescono da due mascheroni mentre, nella parte alta, campeggia lo stemma comunale lavorato a sbalzo. I mascheroni fanno parte anche delle decorazioni della Fontana del Calcare, situata tra via Calcare, via Monte Tre Croci e via Croce, mentre la Fontana del Canale, tra le più recenti, risale al 1946.

Tra via Sorgenza e Corso Umberto di trova invece la Fontana della Sorgenza, del 1916, ancora oggi luogo di sosta per cittadini e sportivi in cerca di refrigerio.

I riti settennali dell’Assunta

A Guardia Sanframondi si svolge una manifestazione religiosa unica nel mondo occidentale, i riti settennali di penitenza in onore della Madonna Assunta (www.ritisettennali.org ), che si svolgono dal primo lunedì successivo al 15 agosto fino alla domenica seguente. Gli ultimi sono stati celebrati nel 2017, i prossimi sono quindi attesi per il 2024.

Secondo alcuni studiosi, le origini di questo rito sarebbero da ricercare nei culti pagani, poi confluiti nel cristianesimo. Il documento storico più antico dei riti di Guardia Sanframondi è invece datato 1620, anno il cui il paese fu colpito da una grave carestia. Al punto che la popolazione pensò di portare in processione la statua della Madonna Assunta per chiederne la grazia.

Ancora oggi, il rito comincia con una suggestiva cerimonia di espiazione dei peccati, in cui uomini e donne indossano un saio bianco con un cappuccio e, accompagnati dal suono di un tamburo, che ne scandisce il passo, si colpiscono e di feriscono invocando il perdono per i peccati tra pianti e preghiere. I Flagellanti si colpiscono con una specie di frustino di ferro a tre corde, mentre i Battenti si colpiscono il torace con uno strumento di sughero. In occasione dei riti settennali, nel paese del beneventano giungono visitatori da tutta Italia e non solo.

Lavanella e ceci

Ingredienti

  • 600 gr di farina 00
  • Acqua a.b
  • Sale
  • ½ litro di passata di pomodoro
  • 400 gr di ceci precotti
  • Olio extra vergine di oliva
  • 1 spicchio di aglio
  • Peperoncino q.b.

Mescolate la farina con l’acqua e il sale e impastate fino a ottenere una pasta omogenea. Fatela riposare per circa 30 minuti. Nel frattempo, preparate la salsa facendo soffriggere in una pentola lo spicchio di aglio nell’olio di oliva. Unite poi la passata di pomodoro e lasciate cuocere per circa 5 minuti. Schiacciate la metà dei ceci, poi uniteli insieme a quelli interi alla salsa. Mescolate e lasciate cuocere per altri 30 minuti. Tornate poi alla pasta. Stendetela con il mattarello con ricavatene delle strisce lunghe circa 5 cm e larghe 1 cm. Lasciatele asciugare su una spianatoia cosparsa di farina per un paio d’ore. Poi cuocete la lavanella in abbondante acqua salata, scolatela, poi fatela saltare insieme alla salsa di ceci per qualche minuto aggiungendo il peperoncino. Servite calda.

COME ARRIVARE

In auto: Autostrada A1 con uscita Caianello o Caserta Sud. Per chi viene da Roma, dopo essere usciti a Caianello si può percorrere la Superstrada Canianello-Telese-Benevento con uscita Paupisi. Si prosegue poi per circa 10 km in direzione di Guardia. Per chi arriva da Napoli, uscita Caserta Sud, poi proseguire in direzione di Valle Maddaloni-Dugenta, fino a Cantinella. Da qui si imbocca la fondovalle Isclero fino alla superstrada Canianello-Telese-Benevento con uscita Paupisi e indicazioni per Guardia. Seguendo invece il nostro itinerario, da Sant’Agata dei Goti a Giardia Sanframondi ci sono circa 32 km, che si percorrono sulla SP 110.

DOVE COMPRARE

Azienda agricola La Guardiense, loc. Santa Lucia 10///105, Guardia Sanframondi (BN), tel 0824/864034, www.laguardiense.it/ Cooperativa con oltre mille soci, fondata nel 1960 è una delle più grandi d’Italia e vanta più di 1500 ettari di vigneti. Produce vini e spumanti per oltre 4 milioni di bottiglie. Attraverso il progetto Janare l’azienda valorizza e salvaguarda i vitigni autoctoni Falanghina e Aglianico. Aperto da lun a sab ore 8.30-19.30 e dom 8.30-13.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Pizzeria La Vittoria, viale della Vittoria 4, Guardia Sanframondi (BN), tel 0824/864162. Il menù offre piatti della cucina tradizionale, dall’antipasto al dessert, preparati con prodotti del territorio. Serve anche ottime pizze condite con prodotti freschi della zona.

*Il Raone, via Sant’Elena 82034, Guardia Sanframondi (BN), tel 334/8436959, https://ilraone.business.site/, trattoria tradizionale che offre piatti della cucina beneventana, anche con menù. Prezzo medio alla carta € 15 a persona, bevande escluse.

DOVE DORMIRE

*B&B Tana dell’Orso, Corso Umberto 51, Guardia Sanframondi (BN); tel 0824/864093, www.bborso.com Nel centro del paese, dispone di camere di diversa tipologia, da 2 a 4 persone. Al piano terra disponibilità di un bar per la colazione e degustazioni di vino e prodotti locali. Tariffe da € 25 a € 35 a persona a notte.

*Domus Vinea, piazza Croce 5, Guardia Sanframondi (BN), tel 345/7418793, www.domusvinea.it

Affittacamere che si affaccia sulla piazza principale del paese. È provvista al piano terra di una zona colazione con angolo cottura, mentre le due camere matrimoniali, arredate con letti in ottone, bagno, armadio, tv, riscaldamento e wi fi sono al primo piano. Tariffe da € 40 a notte.

INFO

www.comuneguardiasanframondi.gov.it

www.eptbenevento.it




Garessio, la “perla delle Alpi marittime” (1° giorno)

Una vallata che nei mesi estivi splende di un verde smeraldo, cime innevate che svettano da un lato, mentre dall’altro si intravede il turchese del Mar Ligure. Questa settimana vi portiamo a Garessio, che per la sua splendida posizione, a cavallo tra Piemonte e Liguria, si è meritato l’appellativo di “perla delle Alpi marittime”, mentre per la sua storia e le sue bellezze architettoniche e artistiche è annoverato tra i “borghi più belli d’Italia”.

Bello in tutte le stagioni, il borgo, che appartiene alla provincia di Cuneo, vanta due eccellenze: le sue terme, aperte da giugno fino a settembre, che sfruttano le benefiche acque San Bernardo, che sgorga anche dalle fontane. Scarsamente mineralizzata, l’acqua San Bernardo è utile nella cura delle infezioni biliari e renali, per i disturbi dell’apparato genito-urinario e per l’alimentazione dei neonati.

In inverno, invece, può contare sul comprensorio sciistico Garessio 2000, che comprende 30 km di piste per lo sci alpino e lo snowboard, servite da quattro sciovie e una seggiovia biposto dalla portata oraria di 1200 persone.

Il comprensorio dista appena 12 km dal centro del paese e si sviluppa sulla dorsale che separa le valli Casotto e Tanaro. Nelle giornate più limpide, dalla partenza delle piste del Mussiglione, sulla vetta del Monte Berlino, si può ammirare lo splendido panorama del Ponente ligure e lasciare spaziare la vista fino alla Corsica. Insomma, forse è l’unica pista da sci da cui…si vede il mare!

Nel cuore del borgo

Compostezza piemontese e “carattere” ligure si incrociano in questo borgo dal cuore antico, con case di mattoni e di cotto, dove prevale la tonalità del rosso e dove chiese e vestigia medievali ci riportano a un passato che risale all’epoca dei Celti. Si deve proprio a loro il toponimo Tanaro (da Tanaris, nome di una loro divinità) dato al fiume, mentre Garessio deriverebbe da garriguo, cioè “campo coperto di querce”, per la presenza di folti boschi di questi alberi sulla vicina collina di San Costanzo.

Iniziamo quindi la nostra visita al Borgo Maggiore, da dove sono passati Gozzano, Calvino e Guareschi, il cuore medievale. Percorriamo via Cavour in direzione sud, fino ad arrivare alla Porta Rose, una torre antica che oggi ospita una galleria d’arte. Qui, attorno al 1100 si trovavano le mura, le torri di cui rimane ancora qualche traccia. Porta Rose costituiva l’accesso principale a centro abitato ed era difesa da due torri e da un ponte levatoio.

Arriviamo quindi in Piazza Carrara, sulla quale si affacciano alcuni begli edifici medievali, come Casa Odda, che spicca per la facciata in pietra e per le sue finestre gotiche. Dalla parte opposta si trova invece il seicentesco Palazzo Comunale, sormontato da un’imponente torre quadrata con un bell’orologio. Nelle sale del palazzo è ospitata la Pinacoteca Civica, dedicata a Eugenio Colmo, vignettista e caricaturista, noto come Golia, le cui opere sono custodite nel museo insieme ad altre 150 di vari autori ed epoche.

Da qui la strada comincia a salire. Appena sulla destra, si nota la facciata di Casa Averame, mentre sulla sinistra spicca per bellezza la piazzetta di San Giovanni, sulla quale si affaccia la chiesa dedicata al Santo, caratterizzata da un’ampia scalinata e, al suo interno, da diciotto lunette istoriate che “raccontano la vita di San Giovanni”, risalenti alla seconda metà del Seicento.

La piazza, considerata una delle più belle del Piemonte, spicca per la singolare pavimentazione in ciottoli bianchi e neri e per la facciata in trompe.l’oeil di Casa Giugiaro. Riprendiamo ancora via Cavour, superiamo un piccolo slargo fino all’edificio noto come Isola di Caprera, poi svoltiamo a sinistra in via Montegrappa e ci troviamo nel cosiddetto Bricco, un agglomerato di abitazioni raccolte sotto la collina dominata dal castello.  

Questa parte della cittadina è, forse, quella più ricca di storia. Spicca la sede cinquecentesca delle terziarie domenicane, dalla quale parte la discesa di via Relecca, sulla quale si affacciano piccole case in pietra, dove si trasferirono gli abitanti delle frazioni in seguito alla minaccia dei Saraceni, nel X secolo. Arriviamo quindi alla Porta Jhape, unita sul lato sinistro alle mura medievali.

Gli edifici religiosi più antichi

Superata Porta Japhe parte l’antica strada commerciale che collegata il Piemonte alla Liguria. Alla destra del ponte si nota la chiesa di Santa Maria Extra Moenia, la più antica di Garessio, costruita intorno all’anno Mille e rimaneggiata nei secoli. Accanto spicca il campanile del 1448 il stile romanico gotico.

Seguiamo il percorso delle mura fino ad arrivare alla chiesa dedicata a Maria Vergine Assunta, in origine un convento domenicano poi riprogettata nel 1717 dall’architetto Francesco Gallo. Durante le guerre napoleoniche, la chiesa è stata distrutta, poi ricostruita secondo il progetto originario e riconsacrata nel 1878.

Proseguiamo oltre il ponte e arriviamo così in piazza dei Battuti Parvi e da qui costeggiamo il fiume lungo via Fasiani fino a Porta Liazoliorum, detta anche dei Viassolo. Da qui, ritorniamo nella piazza del Comune. Prendendo invece via Cavour dalla parte opposta, in salita, si arriva invece nella parte più antica del Borgo Maggiore, con le sue case medievali e dove, un tempo di concentravano botteghe e mercati. Da qui si accede alla Piazza del Mercato, dove spicca un antico vascone e una fontana. Prendendo sulla sinistra una stradina piuttosto ripida si arrivai invece a quel che resta del Castello dei XII secolo con la sinistra “torre dell’impiccato”.

Prendendo a destra si arriva invece sulla strada provinciale. L’attraversiamo per raggiungere un ponticello e poi la Cappella di San Giacomo, risalente al Seicento. Andando ancora oltre, dopo un gruppo di case a ridosso del Rio San Giacomo, sulla sinistra si innalza la Torre Clocharium, di origine medievale.

Si conclude qui il primo giorno del nostro itinerario nel cuore medievale di Garessio. Domani passeremo dalla Reggia di Valcasotto, dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, per poi visitare Monasterolo Casotto Prima, però, non ci facciamo mancare una cena a base dei sapori tipici.

Garessio in tavola

Le castagne “garessine, i funghi, i porri e le patate sono gli ingredienti dei piatti autunnali che abbondano sulle tavole di trattorie e ristoranti. I dolci, invece, sono soprattutto a base di cacao e delle celebri nocciole del Piemonte. Ottime anche le frittelle di mele, che qui si chiamano friscioi.

Ma a fare la parte del leone è la polenta, quella di ceci si chiama panissa, mentre il piatto principe di Garesso è sicuramente la polenta saracena, fatta con farina di grano saraceno e servita con un gustoso sugo a base di porri. Provate a farla anche voi con la nostra ricetta.

Polenta Saracena con salsa di porri e funghi

Ingredienti per la salsa

  • 500 gr di porri
  • 200 gr di porcini freschi o 20 gr di funghi secchi
  • 500 ml di latte
  • 500 ml di panna
  • 30 gr di farina
  • 40 gr di burro
  • 40 ml di olio extravergine di oliva

Per la polenta saracena

  • 1 kg di patate
  • 175 gr di grano saraceno
  • 175 gr di farina gialla
  • 40 gr di burro
  • 3 l di acqua
  • Sale q.b
  • Parmigiano grattugiato q.b.

Lavate e sbucciate le patate, poi tagliatele a pezzi e mettetele a bollire in un paiolo con l’acqua e portate a cottura. Unite poi le farine e il burro e fate cuocere a fuoco lento, mescolando spesso, per circa 45 minuti. Aggiustate di sale. Quando la polenta saracena sarà pronta sarà liscia e omogenea e si staccherà facilmente dal paiolo. Passate poi alla preparazione della salsa. Lavate e affettate il porro e i funghi. Mettete a soffriggere in un filo di olio il porro, poi unite i funghi e continuate la cottura per qualche minuto. Aggiungete poi la farina, poi il latte e la panna. Aggiustate di sale e continuate la cottura fino a ottenere una salsa cremosa. Servite la polenta a fette con la salsa colata e una spolverata di Parmigiano Reggiano grattugiato.

COME ARRIVARE

In auto: A5 Torino-Savona con uscita Ceva. Prendere poi la SS28 in direzione Bagnasco-Garassio, poi la SP178 in direzione Garessio -Colle Casotto.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Pizzeria “Il Farinello”, via Marro 15, Garessio, tel 0174/81365, locale tradizionale che offre piatti della cucina piemontese e pizza cotta nel forno a legna. Si possono gustare anche piatti a base di pesce, carne alla brace, oltre a polenta saracena e bagnacauda.

*Ristorante “La selva oscura”, Fraz. Trappa, via Naizonale 11, tel 0174/89254, a poca distanza dal centro abitato, offre piatti della cucina piemontese, dolci fatti in casa tra cui zabaione al Moscato, primi e secondi a base di funghi.

DOVE DORMIRE

*B&B Route 28, viale Marro 2, Garessio (CN), tel 331/789375, www.route28.it . In posizione centralissimo, la struttura è ampia e luminosa, con camere su due pieni e circondata da un grande giardino.

*B&B Vecchio Convento, Fraz. Mindino 4. Garessio (CN), tel 333/5352911, www.antico-convento.it Splendida struttura a 1000 metri di quota, a pochi chilometri dal centro abitato. Ricavato da un antico edificio in pietra, mette a disposizione degli ospiti un chiostro, una veranda panoramica con vista sulle Alpi e due camere con bagno indipendente. Doppia con colazione da € 60.

info: www.comune.garessio.cn.it




Orta San Giulio, romantiche atmosfere sul lago

Un’atmosfera romantica e fiabesca, fatta di tetti di ardesia, vicoli silenziosi che scendono fino alle placide acque del lago. Siamo a Orta San Giulio, sulle sponde del Lago d’Orta, in provincia di Novara. Cominciamo la nostra visita da Piazza Motta, chiusa su tre lati dai portici, su cui si affacciano botteghe e caffè.

Spicca il Palazzo della Comunità della Riviera del 1582, che testimonio il periodo di autogoverno della piccola comunità del luogo. Proseguiamo lungo via Olina, dove si incontrano alcuni importanti edifici storici, come Casa Olina, l’antico Ospedale seicentesco e, ai piedi di una piccola salita Casa Monti Caldara, del XVII secolo. Poco più avanti, scorgiamo Casa Bossi, sede del Comune.

Procedendo ancora, troviamo l’Oratorio di San Rocco, alcune dimore ottocentesche. Prendiamo la salita della Motta, sul lato destro della quale si trova la quattrocentesca Casa dei Nani, così chiamata per le quattro piccole finestre che sovrastano l’architrave. Sulla sinistra, poco più avanti, ecco Palazzo De Fortis Penotti, dalla facciata neoclassica.

Gli fa da contraltare, sul lato destro, Palazzo Gemelli, in stile tardo rinascimentale. La salita conduce alla chiesa di Santa Maria Assunta, che risale al 1485. Costeggiamo poi le mura di Palazzo Gemelli per arrivare alla salita che porta prima al Sacro Monte di Orta. Dedicato a San Francesco, è composto da 21 cappelle collegate da sentieri che si inoltrano nel bosco. Al loro interno conservano più di 900 affreschi e 376 sculture di terracotta.

Non può ovviamente mancare una sosta golosa. Il prodotto principe di Orta è la mortadella di fegato di maiale, a cui vengono aggiunte carni suine miste, cotenna, pancetta e una percentuale di carne di vitello. La carne viene salata e speziata, poi bagnata con il vin brulé prima di venire insaccata. Si consuma stagionata, a fette, oppure bollita e servita con polenta o puré.

Un altro piatto tipico ella zona è il Tabulon, uno spezzatino che nella ricetta originale prevede carne di asino, ottimo anche il Risotto al Pesce Persico. Il tutto accompagnato dagli ottimi vini locali, tra cui il Boca, il Gattinara, l’Erbaluce e il Bonarda.  

SECONDO GIORNO: SULL’ISOLA DI SAN GIULIO

Sorge a 400 metri dalla riva e sembra nascere direttamente dalle acque del lago. L’Isola di San Giulio si raggiunge in battello (www.navigazionelagodorta.it) o in motoscafo in pochi minuti. A essa è legata la leggenda che la vuole abitata da serpenti e mostri finché, nel 390 d.C San Giulio attraversò il lago sopra il suo mantello e vi fondò una chiesa facendone un luogo di culto.

Arriviamo sull’isola da una breve scalinata, che conduce alla Basilica, che occupa quasi tutta l’isola. Ultimata nella seconda metà dell’Ottocento, conserva ancora parti delle versioni precedenti, tra cui un’abside medievale di una costruzione del X secolo, un magnifico ambone dl XII secolo in pietra locale scolpita e quattro colonne diverse tra loro che sorreggono un parapetto decorato da un complesso scenario di sculture.

Dalla chiesa, una strada, chiamata “la via del silenzio e della meditazione”, percorre ad anello tutta l’isola. Tra i vicoli, incontriamo anche il Palazzo dei Vescovi e l’Abbazia Benedettina Mater Ecclesiae, abitato dalle monache di clausura che vivono qui stabilmente, pregando, meditando e preparando il “pane di San Giulio”.

Tapulon

È una delle ricette più antiche del territorio tra Novara e la riviera del Cusio. Risalirebbe infatti al XIII secolo e sarebbe contemporanea alla fondazione di Borgomanero. La ricetta originale prevede la carne di asino, ma oggi si prepara anche con carne di cavallo o manzo tagliata finemente.

Ingredienti

  • 1 kg di polpa magra di cavallo o vitellone macinata
  • 1 cipolla
  • 1 noce di lardo
  • 2 spicchi d’aglio
  • 2 cucchiai di olio extravergine di olivva
  • ½ bicchiere di vino rosso piemontese
  • Chiodi di garofano, foglie di lauro q.b.
  • Sale e pepe

Mescolate la carne macinata con il lardo. Tritate e rosolate la cipolla nell’olio di oliva poi unite il composto di lardo e carne macinata. Sbucciate e pestate l’aglio, aggiungetelo nella pentola insieme al sale e al pepe. Fate sobbollire per circa 20 minuti, poi aggiungete il vino rosso, i chiodi di garofano e qualche foglia di lauro. Alzate la fiamma e lasciate evaporare il liquido portando a cottura. Servite ben caldo accompagnato da polenta, purè di patate, oppure da fette di pane abbrustolito.

Il vino: Gattinara DOCG, un rosso corposo dal colore granato tendente all’arancio, dal profumo d viola e dal sapore asciutto e armonico, con il tipico fondo amarognolo. Si abbina a salumi, formaggi, carni stufate e brasate, salsicce e insaccati di fegato come la Mortadella di Orta.

DOVE COMPRARE

*Pan&Vino, Piazza Mario Motta 37, Orta San Giulio (NO), tel 393/8583293, www.panevino-orta.it  Degustazioni di formaggio, salumi e vini con possibilità di acquisto di prodotti tipici.

*Al Bouec, via Bersani 28, Orta San Giulio (NO), tel 339/5840039, www.albouec.beepworld.it Enoteca e vendita vini dove fermarsi anche per uno spuntino o un aperitivo a base di prodotti tipici, salumi, formaggi, salsicce e dolci.

COME ARRIVARE  

In auto: A26 Genova – Voltri con uscita Gravellona Toce, seguire in direzione di Omegna sulla SR229, poi per Borgomanero sulla SR229. Prendere poi la SR229 per Orta. Oppure: A8/A26 Milano Laghi con uscita Arona, seguire per Borgomanero, poi proseguire fino a Orta sula SR229.

DOVE MANGIARE

*Locanda di Orta, via Olina 18, Orta San Giulio (NO), tel 0322/905188, www.locandaorta.com . Una stella Michelin per lo chef Fabrizio Tesse che propone piatti con ingredienti di prima qualità, finezza nelle preparazioni e sapori caratteristici. Carta dei vini con 600 etichette. Prezzo medio alla carta € 51/105, menù € 45/75.

*Ai Due Santi, Piazza Motta 18, Orta San Giulio (NO), tel 0322/90192, www.aiduesanti.com Locale che si affaccia sulla piazzetta davanti all’imbarcadero per l’isola di San Giulio. Offre piatti della cucina mediterranea con ingredienti di stagione, locale e nazionale. Carta dei vini con più di 200 etichette. Prezzo medio alla carta € 28/56

DOVE DORMIRE

*Hotel La Contrada dei Monti***, via dei Monti 10, Orta San Giulio (NO), tel 0322/905114, www.lacontradadeimonti.it/. Nel centro storico di Orta, è ricavato in una casa del Settecento restaurata. Ogni piano si apre su logge ad arco e piccoli corridoi ed è caratterizzato da un colore. Le camere sono provviste di bagno con doccia o vasca idromassaggio, TV satellitare, wi fi. Doppia da € 110, junior suite da € 160.

*B&B Al Dom, via Giovanetti 57, Orta San Giulio (NO), tel 335/249613, www.aldom57.com. Splendida struttura che si affaccia direttamente sul Lago d’Orta. Le camere, arredate nei toni del bianco, hanno la vista sul lago. Doppia con colazione da € 165.

INFO

www.comune.ortasangiulio.no.it

 

 




Sassello, il borgo degli amaretti

Al confine tra Piemonte e Liguria, nella provincia di Savona, si trova il pittoresco borgo di Sassello, che a gennaio di quest’anno ha festeggiato vent’anni di Bandiera Arancione, il prestigioso riconoscimento per il turismo di qualità assegnato dal Touring Club. Il borgo può, inoltre, vantare il primato di essere stato il primo Comune italiano a ricevere il riconoscimento.

Noto fin dal Medioevo per la lavorazione del ferro, è poi diventato un importante centro turistico per le bellezze paesaggistiche e il clima mite. Il borgo vecchio è diviso tra la Bastia Soprana, del XII secolo, e la Bastia Sottana, fondata nel Quattrocento dalla potente famiglia Doria, che qui ha lasciato ricche chiese barocche e palazzi affrescati.

Facciamo due passi in centro

Il centro storico di Sassello è particolarmente ricco d architetture religiose. Merita una visita la Chiesa di San Giovanni Battista, risalente al XI secolo, che conserva al suo interno preziose tele e affreschi del Cinquecento e del Seicento. Poco distante, si trovano anche l’Oratorio del Disciplinanti del XVII che custodisce un gruppo ligneo del Maragliano, e la chiesa della SS Trinità.

Fermatevi poi un paio d’ore al Museo Civico Perrando, al civico 33 dell’omonima via. Il polo museale ospita, nella sezione etnografica, una mostra permanente di strumenti agricoli, attrezzature provenienti dalle antiche ferriere e dalle fabbriche dei celebri amaretti ed elementi di archeologia industriale.

Al piano superiore di Palazzo Perrando, invece si trova la sezione dedicata alla Storia Naturale, che vanta una collezione di fossili, reperti paletnologici, litici e relativi alle misteriose incisioni rupestri del Monte Beigua, oltre a beni appartenuti al castello della Bastia Soprana.

Nell’ex complesso del convento francescano, ristrutturato di recente, si trova il Museo Napoleonico, dedicato alla campagna del 1800 e, in particolare, ai sette giorni della Battaglia di Sassello. Qui si trova anche la prestigiosa collezione Bianchi di arte contemporanea, con opere di Mirò, Schifano e Francis Bacon.

Secondo giorno: alla scoperta del Parco del Beigua

Il borgo di Sassello si trova all’interno del Parco del Beigua, una delle aree più ricche di biodiversità della Liguria. Si estende per novemila ettari tra le province di Genova e Savona e include un paesaggio eterogeneo, fatto di prateria d’alta quota, zone umide, foreste di faggi, castagni e roveri, macchia mediterranea. Qui vivono lupi, cinghiali, caprioli, rapaci come l’aquila reale e il biancone, e uccelli notturni. Il patrimonio geologico del parco, poi, è tutelato dall’UNESCO.

Il sentiero natura nella Foresta della Deiva

Se siete appassionati di passeggiate nella natura, potete sfruttare la seconda giornata del weekend per esplorare la splendida Foresta della Deiva, che si trova alle spalle di Sassello ed è attraversata da uno dei Sentieri Natura del Parco del Beigua. Il percorso ad anello si snoda attorno alla Cima della Deiva, in un paesaggio fatto di pini e faggi e con una vista mozzafiato sulla valle sottostante. Lungo il percorso, poi, si incontrano il Castello Bellavista, una villa ottocentesca circondata da una rigogliosa vegetazione, e la Casa della Giumenta, sede di un antico essiccatoio ristrutturato che consente di conoscere storia, culture e tradizioni dell’economia della castagna.

Dal geosito del Lago dei Gulli alle incisioni rupestri di Piampaludo

Con una passeggiata attraverso la Foresta della Deiva, oppure in auto percorrendo la SP334 per circa 2,5 km si arriva al Lago dei Gulli, che prende il nome dialettale con cui sono chiamati i pesci che lo abitano. In realtà, non si tratta di un vero e proprio lago, ma di un’ansa del Torrente Erro.

Proprio l’azione delle acque, nel corso del tempo, ha dato origine alle lherzoliti, rocce a forma di sfera dal colore brunastro, con un diametro di alcuni metri, che sorgono all’interno delle rocce serpentiniche.

Un’altra bella escursione è quella che da Sassello porta alla frazione di Piampaludo, che si raggiunge in circa 25 minuti passando prima per la SP 49 e poi sulla SP31. Qui si possono ammirare esempi interessanti di “pietra scritta”, cioè “messaggi” che hanno origine nella notte dei tempi, incisi sulla dura roccia ofiolitica, che le ha tramandate fino a noi.

Si tratta di disegni fusiformi, canalette, forme geometriche, croci, dischi solari e figure antropomorfe dal significato ancora sconosciuto, che sono state lasciate in prossimità di corsi d’acqua e delle antiche aree di pascolo.

Prodotti tipici da gustare

La posizione geografica di Sassello rende particolarmente abbondante la produzione di castagne e di funghi. Per chi fosse in zona, il mercoledì si tiene nella piazza centrale del borgo il mercato dove poter acquistare direttamente i funghi freschi.

Tra le altre specialità, troviamo il patè di lardo, il prosciutto cotto alle erbe e il Salame cotto e crudo di Sassello, preparato secondo una ricetta tipica sassellese. La versione cotta prevede l’utilizzo delle parti meno pregiate del maiale, che vengono insaccate in budelli di manzo insieme a spezie, noce moscata e sale e sottoposte a cottura a 70° per 6 ore.

La versione cruda è costituita invece dall’80% di carne magra e dal 20% di grasso, che viene amalgamata con pepe intero, sale di Cervia e Barbera e insaccata in budelli di suino e sottoposta a stagionatura variabile da 1 a 8 mesi.

Un altro prodotto tipico di Sassello è il Tirotto, un pane la cui origine risale al 1900, a base di frina di grano e patate, dalla caratteristica forma tirata e leggermente arrotolata. Ne esistono diverse versioni, dalla più semplice, senza grassi aggiunti, a quella all’olio a quella con olio e patate.

Gli amaretti di Sassello

Sono famosi, ed esportati in tutto il mondo e sono preparati seguendo un’antica ricetta che risale all’Ottocento. L’ingrediente che ne rende unico il sapore sono le armelline, le mandorle dal sapore amarognolo racchiuse nel nocciolo delle albicocche. La forma è rotonda e un po’ schiacciata, la crosticina esterna nasconde un cuore morbido e profumato.

Ogni singolo amaretto viene incartato nella tradizionale carta a fiocco. Alla versione tradizionale si affianca una ricca varietà di sapori, tra cui quello ai frutti misti, al rum, al cioccolato, alle nocciole, ma anche mandarino, cocco e limone. E se volete provare a uguagliare la maestria dei pasticceri sassellesi, qui sotto vi proponiamo la ricetta degli amaretti.

Amaretti di Sassello

Ingredienti

  • 200 g mandorle pelate
  • 140 g zucchero
  • 125 g zucchero a velo
  • 50 g albumi
  • 15 g mandorle armelline amare

Nel forno preriscaldato a 200°C tostate le mandorle per un paio di minuti, poi tritatele in un mixer insieme alle armelline, allo zucchero semolato e a quello a velo, fino a ottenere una specie di farina. Setacciate il composto in una ciotola, poi aggiungete gli albumi. Mescolate con una spatola fino a ottenere un composto liscio e omogeneo. Coprite l’impasto e lasciatelo riposare in frigorifero per circa due ore. Ricavatene poi delle palline della grandezza di una noce e schiacciatele leggermente per dare la tipica forma degli amaretti. Disponeteli poi su una teglia rivestita di carta da forno e infornate a 170°C per circa 20 minuti.

INFO

www.comune.sassello.sv.gov.it/

COME ARRIVARE

In auto:  dalla Riviera Ligure, A10 Genova-Ventimiglia con uscita Albisola. Appena usciti dal casello girate a sinistra e proseguite per circa 20 km seguendo le indicazioni per Sassello. Da Torino, A6 Torino-Savona, uscire ad Altare, poi proseguire sulla SP12 e sulla SP41 fino a Pontivrea. Da qui svoltare sulla SS542 e poi sulla SS334 e seguire per Sassello. Da Asti, A33 Asti-Cuneo, proseguire sulla SS456 Asti Mare fino a Castelnuovo Calcea. Alla rotonda prendere per Nizza Monferrato e seguire le indicazioni per Aqui Terme, poi proseguire sulla SS334 per Sassello.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Palazzo Salsole, Piazza Concezione 1, Sassello, tel 019/724359, www.palazzosalsole.it

*Agriturismo Cà del Busco, Loc. Piano 1, Sassello, tel 019/724311

DOVE DORMIRE

*Hotel Pian del Sole***, Loc. Pianferioso 23, Sassello, tel 019/724255. www.hotel-piandelsole.com

*B&B Cascina Granbego, Loc. Colla 3, Fraz. Maddalena, Sassello, tel 347/7810778

DOVE COMPRARE

*Amaretti Giacobbe, loc. Pianferioso 4, Sassello, Tel 019/724860, www.amarettigiacobbe.it

*Amaretti Virginia, loc. Prapiccinin 6, Sassello, tel 019/724119, www.amarettivirginia.com

*L’Artigiana del Fungo, Loc. Aicardi 9, Sassello, tel 019/724860, www.lartigianadelfungo.it




Osimo, un piccolo scrigno d’arte e misteri

Racchiusa da antiche mura, Osimo vanta un ricco passato che ha lasciato tracce preziose. Corso Mazzini attraversa il centro storico dove si possono ammirare chiese monumentali ed eleganti palazzi. Meritano una visita la Cattedrale di San Leopardo e Santa Tecla, uno degli esempi più belli del romanico-gotico marchigiano, con il Battistero e la cripta del XII secolo.

Nel vicino cortile del Palazzo dell’Episcopio si trova anche l’ingresso del Museo Diocesano (intero € 3, ridotto € 2) che conserva reliquiari, sculture e dipinti sacri, tra cui una croce in metallo dorato attribuita a Gian Lorenzo Bernini.  Nella Basilica di San Giuseppe da Copertino, patrono della città, sono conservate le spoglie del santo e si possono visitare le stanze in cui visse i suoi ultimi giorni. Nell’ultimo altare sulla destra si trova la scenografica Visione di Sant’Antonio da Padova di Mattia Preti.

La prima chiesa che si incontra accedendo a Osimo da Porta Vaccaro è quella dedicata a San Marco Evangelista, dal prezioso interno barocco. Qui si trova la solenne pala d’altare con la Madonna del Rosario con bambino e i santi Domenico e Santa Caterina da Siena del Guercino. Gli splendidi palazzi signorili testimoniano invece la ricchezza della classe nobiliare. Tra questi c’è Palazzo Campana, ampliato nel Settecento da Andrea Vici, allievo di Vanvitelli.

Nell’ala est del palazzo si trova il Museo Civico (ingresso € 2, ridotto € 1), nelle cui cinque sale sono conservate opere che vanno dal Medioevo all’età Contemporanea, tra cui gli affreschi trecenteschi di Andrea da Bologna, il San Francesco del Guercino e la Vestizione di San Silvestro di Giovan Francesco Guerrieri. Da vedere anche Palazzo Guarnieri-Balleani Baldeschi, tra i più antichi di Osimo, che si affaccia su Piazza del Comune, Palazzo Dionisi-Carradori Gallo del XVII secolo, Palazzo Simonetti, Palazzo Sinibaldi e Palazzo Martorelli.

La misteriosa “città sotterranea”

Da non perdere una visita (intero € 8, ridotto € 6) alle Grotte di Osimo, una serie di cunicoli e di labirinti creati 2500 anni fa e rimaneggiati nel Medioevo. Ne sono stati censiti ben 88 tra grotte e nicchie, che si estendono per oltre 9000 metri tra la Grotta di Palazzo Campana, la Grotta di Piazza Dante, la Grotta Simonetti, la Grotta Riccioni e la Grotta del Cantinone.

Questo misterioso mondo sotterraneo ha visto avvicendarsi, nel corso dei secoli, i Cavalieri di Malta e i Templari, che proprio qui venivano iniziati all’ordine. Inoltre, sono molti anche i simboli pagani, da Dioniso a Mitra, ma anche tanti altri simboli ancora da interpretare e statue, che si possono ritrovare in questo misterioso labirinto. Si pensa che questo complicato sistema di cunicoli venisse utilizzato per la fuga, ma anche per conservare i cibi o per consentire il passaggio dell’acqua.

I piatti tipici dell’Osimano

Tra tutti spiccano i vincisgrassi, le tipiche lasagne marchigiane con animelle, midollo, listarelle di pollo, cervella e tartufo, a cui viene dedicata anche una sagra. Ne esistono anche varianti più “leggere” e creative. Dalla tradizione rurale arrivano invece i Buccolotti del Batte, un primo piatto che si preparava in occasione della trebbiatura. I Frescarelli all’osimana è un piatto a base di polenta di riso e farina bianca, servito con un sugo di pomodoro, salsicce e costine.

Tra i secondi, il Coniglio in potacchio viene preparato con pancella, olio, aglio, peperoncino, rosmarino e un goccio di vino bianco. Da non perdere la Crescia coi grasselli, una pizza salata a cui venivano aggiunti i ciccioli. C’è anche la versione della Crescia con le foglie, una piadina di farina, lardo e strutto, farcita con erbette di campo e, a piacere, salsiccia e salumi. In occasione della Pasqua si prepara invece la Crescia di Pasqua, una versione al formaggio.

Passando ai dolci, nel tempo di vendemmia si preparano le ciambelle di mosto all’aroma di anice. Da provare inzuppate nel vin cotto! Ottimi anche gli Sciughetti, una polenta dolce di tradizione contadina, e i Cecetti, un dolce tipico di Osimo che si prepara in occasione del Carnevale. In altre zone delle Marche vengono chiamati “scroccafusi” per il rumore che producono quando vengono addentati. E, siccome non manca molto a Carnevale, di seguito vi proponiamo la ricetta.

CECETTI DI OSIMO

Ingredienti

  • 6 uova
  • 400 gr di farina
  • 10 cucchiai di olio di mais
  • 10 cucchiaini di zucchero
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 6 cucchiai di liquore all’anice

Rompete le uova dividendo i tuorli dagli albumi. Montate a neve questi ultimi. Unite lo zucchero ai tuorli e amalgamate fino a ottenere un composto spumoso, poi aggiungetelo agli albumi. Nel frattempo, mescolate il liquore all’anice con un po’ di farina e lasciate riposare. Setacciate 400 gr di farina, aggiungete il lievito e create l’impasto insieme alle uova, all’olio e allo zucchero. Aggiungete anche il composto a base di liquore di anice.

Mettete sul fuoco una pentola con dell’acqua e portate a ebollizione. Con un cucchiaio prendete una piccola pallina di impasto e lasciatelo cadere nell’acqua. Aggiungete a poco a poco le altre e lasciate cuocere per 4/5 minuti o finché non sono venute a galla. Una volta lessati, appoggiate i cecetti su un canovaccio e lasciateli riposare per 30 minuti. Nel frattempo, riscaldate in una padella l’olio e mettete a friggere i cecetti a fuoco moderato finché non saranno dorati e cresciuti di volume. Scolateli, fateli raffreddare, e serviteli con zucchero e alchermes, oppure miele.

COME ARRIVARE

In auto: A14 Adriatica Bologna -Taranto sia da Nord che da Sud. Uscire a Ancona Sud-Osimo, poi SS16 seguendo le indicazioni per Osimo e per il centro città

DOVE MANGIARE

*Osteria dell’Arco Vecchio, via Oppia 20, tel 071/715882.

*Ristorante Enoteca Gustibus, Piazza del Comune 11, tel 071/714450.

 DOVE DORMIRE

*La Commenda, via della Commenda 1, tel 071/7103360, www.lacommenda.net .

*B&B Le Stanze di Carlotta, via Molino Guarnieri 35, tel 071/715604, www.lestanzedicarlotta.itINFO

www.osimoturismo.it




Montegridolfo, il cassero tra i colli

Nella provincia di Rimini, tra la valle del Conca e quello del Foglio sorge il borgo medievale di Montegridolfo, fulcro delle lotte tra le signorie dei Malatesta e dei Montefeltro. Annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, ha una caratteristica che lo rende unico: la presenza di un cassero risalente all’anno Mille, rimasto intatto, con un unico accesso una torre e una cerchia di alte mura che lo protegge.

Al borgo si accede attraverso la cinquecentesca Porta del Castello, sormontata dalla Torre, a cui si accede attraverso un camminamento rialzato. Oltrepassando la porta, invece si entra nel centro storico dalla piazza su cui si affaccia il Palazzo comunale e Palazzo Viviani. Vicino alle mura vale una visita anche la Chiesa di San Rocco del 1427, che custodisce una tela raffigurante la Madonna col Bambino adorata dai Santi Rocco, Giacinto e Sebastiano del Cagnacci. Splendidi anche gli affreschi de XV e XVII secolo.

In via del Borgo si trova invece il Museo della Linea dei Goti (dom e festivi 15-18, ingresso a offerta libera) che conserva testimonianze sulla Linea Gotica tra reperti, riviste, materiali bellici, equipaggiamento dei soldati e molto altro. Una delle manifestazioni più belle del borgo, invece, è la rievocazione storica La Montegridolfo Liberata che si tiene nel mese di agosto, che ricorda la liberazione della cittadina a opera del tenente Norton il 31 agosto del 1944.

Altri due edifici religiosi che valgono una sosta sono la Chiesa della Vergine delle Grazie del 1548 con la facciata seicentesca. Lungo la strada che conduce a Trebbio si incontra infine la Chiesa di San Pietro, edificata nel XX secoli sui resti di una pieve romanica.

L’inconfondibile cucina romagnola

Lasagne, tortelloni, crespelle, tagliatelle al ragù, strozzapreti e passatelli sono i gustosi primi piatti della cucina romagnola celebrata in tutto il mondo. Tra i secondi spiccano i piatti a base di carne di Mora Romagnola, un suino autoctono dal mantello scuro, o di razza bovina romagnola, con lo stomaco del bovino si prepara la trippa a cui si aggiunge pomodoro, verdure e formaggio Parmigiano.

Da non perdere i salumi e i formaggi dell’Alta Valconca. Le uve producono il rosso Sangiovese, il Trebbiano e l’Albana. Tra i dolci, da assaggiare il bustreng. La Romagna è famosa anche per i suoi “frutti dimenticati”, come il corbezzolo, la corniola, la giuggiola, la nespola, la sorba, l’azzaruola la pera volpina e la mela cotogna.

PASSATELLI

Di origine povera, sono il piatto più caratteristico della Romagna. In passato si preparavano in occasione delle feste con il tipico “ferro per i passatelli”. La versione più classica è quella in brodo.

Ingredienti

  • 4 uova
  • 200 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 200 gr di Pangrattato
  • Scorza di limone grattugiata
  • Noce moscata q.b
  • Sale e pepe

Per il brodo

  • 4/5 litri di acqua fredda
  • ¼  di gallina
  • 1 pezzo di manzo
  • 1 osso di bue
  • 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano
  • 2 pomodori
  • 3 dadi

Disponete il pangrattato a fontana, poi rompete al centro le uova, aggiungete il parmigiano grattugiato, un pizzico di noce moscata, la scorza di mezzo limone grattugiata, un mestolo di brodo, sale e pepe. Amalgamate fino a ottenere un impasto compatto e mettetelo a riposare per circa 3 ore, lavorandolo di tanto in tanto per fare sì che non risulti troppo duro. Nel frattempo preparate il brodo facendo bollire tutti gli ingredienti per circa 2 ore. Togliete poi la carne e le verdure e filtrate il brodo con un colino per renderlo più limpido. Passate l’impasto suddiviso a tocchetti nel ferro da passatelli o nello schiacciapatate fino a ottenere dei fili del diametro di circa 5 mm, rugosi e consistenti. A mano a mano che li producete potete lasciarli cadere direttamente nel brodo bollente. Lasciateli cuocere finché non affiorano in superficie. Servite accompagnati dal brodo di cottura e con una spolverata di Parmigiano Reggiano e/o noce moscata.

COME ARRIVARE

In auto, da Bologna A14 Adriatica Bologna-Ancona, uscire al casello di Cattolica-San Giovanni-Gabicce. A San Giovanni in Marignano uscire alla rotonda in direzione di Morciano-San Giovanni in Marignano e immettersi sulla SP17 in direzione Morciano-Saludecio-Montegridolfo. Da Sud, A14 Adriatica Bologna-Ancona, uscire al casello Pesaro-Urbino, poi seguire in direzione Urbino-Montefeltro, poi per Montecchio e continuare sulla SP17 in direzione di Montegridolfo. Da Rimini, SP31 con direzione Morciano, Saludecio, Montegridolfo

DOVE MANGIARE

*Trattoria del Castello, via Borgo 5, Montegridolfo, tel 0541/855174.

*Osteria dell’Accademia, via Roma 16, tel 0541/855335.

DOVE DORMIRE

*Relais Palazzo Viviani****, via Roma 38, Montegridolfo, tel 0541/855350, www.palazzoviviani.com.

*B&B La Fenice, via Catardino 55, Mondaino, tel 0541/850016, www.guesthouselafenice.it

INFO

www.prolocomontegridolfo.it