Basilicata: alla scoperta di ALIANO. Non è facile da raggiungere, è una destinazione per molti sconosciuta, un luogo che ha ispirato il capolavoro di Carlo Levi, dove il tempo si è fermato e perfino Cristo non è arrivato…

 




La Toscana chiude l’Anno del Cibo Italiano con una giornata dedicata ai “tesori del turismo” e con una lectio magistralis di Philippe Daverio

“L’Arte del Gusto e il Gusto dell’Arte”, questo il titolo della giornata con cui la Toscana ha voluto chiudere in bellezza (e bontà!) l’Anno del Cibo Italiano. Ospite d’eccezione Philippe Daverio, che ha incantano la platea gremita del Pellegrinaio di Santa Maria della Scala, a Siena, con la sua lectio magistralis, parlando di foie gras, salsicce e passando dai fagioli al gelato.

Il noto storico dell’arte attraversa i secoli analizzando i punti di forza e di debolezza dell’enogastronomia spiegando l’enorme influenza della tradizione italiana e toscana, sulla cultura del cibo a livello mondiale.

“L’Italia”, ha detto Daverio, “deve sempre avere coscienza di questo, della sua straordinaria capacità di mescolare, della sua forza di attingere da altri paesi, di trasformare e di ottenere sempre qualcosa di sublime”. All’Italia manca invece ancora la capacità della grande narrazione, secondo Daverio, è necessario imparare ad usare in modo enfatico la nostra eredità culturale.

Si è parlato della dimensione territoriale della cultura: “Il Giardino di Daniel Spoerri e il ristorante Non solo Eat Art” con Roberto Rossi, proprietario del ristorante “Silene” e gestore dei servizi all’interno del parco; dell’ integrazione e reciproca valorizzazione tra musei e ristoranti: “Il Museo e il Giardino di Villa Bardini e La Leggenda dei Frati” con Filippo Saporito. Infine, Christian Borchi, dell’Antica Porta di Levante di Vicchio, ha parlato della cultura e dei prodotti tipici nei borghi: “L’influenza del territorio sulla cucina nella terra dei Medici”.

Oltre al tema dell’arte si è parlato anche dei dati sul turismo enogastronomico e la professoressa Roberta Garibaldi, dell’Università degli Studi di Bergamo ne ha illustrato le tendenze nazionali e internazionali e Mauro Rosati, Direttore Generale della Fondazione Qualivita, ha parlato, invece, delle Indicazioni Geografiche e della cultura della qualità.

Spunti interessanti sono emersi anche nel pomeriggio la cui prima parte è stata dedicata alla comunicazione enogastronomica: “Dallo story telling al menu: l’arte di sapersi raccontare” con gli interventi di Maurizio Masini, Direttore del Master in Comunicazione d’Impresa dell’Università di Siena ,  Paolo Chiappini, Direttore di Fondazione Sistema Toscana, Aldo Fiordelli, giornalista de Le Guide de L’Espresso e Giulia Scarpaleggia, autrice del blog Julskitchen.

La giornata si è conclusa con un interessante confronto sulle: “buone pratiche del “Bel Paese” in merito a turismo ed enogastronomia, con gli interventi di Alessandro Tortelli del Centro Studi Turistici di Firenze Raffaela Stradiotto, della Regione Piemonte; Silvia Burzagli, dirigente della Regione Toscana e Marta Javarone di Toscana Promozione Turistica.

Il pranzo, con un menu ispirato al legame tra cibo ed arte è stato preparato da alcuni cuochi di Siena che fanno parte di Vetrina Toscana: Pierino Fagnani detto Bagoga del ristorante Grotta di Santa Caterina, Giuseppe Fasciano de Il Nuovo Babette, Marco Gagliardi de Particolare di Siena, Elisabetta e Giuseppe Stiaccini dell’Antica Trattoria La Torre.

 




Il 2018 Sarà l’Anno del Cibo Italiano. E noi ve lo avevamo anticipato…

Noi di Weekend Premium ci abbiamo sempre creduto. Per questo vi abbiamo sempre proposto, itinerari e mete in cui il buon cibo, il paesaggio, l’arte e i borghi più belli d’Italia si integravano per farvi assaporare, ammirare, stupire di fronte alla bellezza e alle eccellenze del nostro Bel Paese. Vi abbiamo proposto le ricette della tradizione, i prodotti tipici, gli scorci e gli itinerari più curiosi.

Adesso, arriva la conferma che sì, abbiamo avuto ragione! Il 2018 sarà l’Anno Nazionale del Cibo Italiano. Lo hanno annunciato i ministri Dario Franceschini e Maurizio Martina, che uniranno le forze del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo per valorizzare e mettere a sistema le tante straordinarie eccellenze del nostro Paese.

“Abbiamo un patrimonio unico al mondo”, ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina, “che grazie all’anno del cibo potremo valorizzare ancora di più. Dopo la grande esperienza di Expo Milano, l’esperienza agroalimentare nazionale torna ad essere protagonista in maniera diffusa in tutti i territori”.

E ha aggiunto: “Lo faremo dando avvio al nuovo progetto dei distretti del cibo. Lo faremo coinvolgendo i protagonisti a partire da agricoltori, allevatori, pescatori, cuochi. E credo che in quest’ottica sia giusto dedicare l’anno del cibo ad una figura come Gualtiero Marchesi, che ha incarnato davvero questi valori facendoli conoscere a livello internazionale”.

Durante tutto il 2018, saranno attivate iniziative per fare conoscere i paesaggi rurali, saranno coinvolte le filiere in uno stretto legame tra cibo, arte e paesaggi, anche attraverso l’Enit e la rete delle ambasciate italiane nel mondo per evidenziare come il patrimonio enogastronomico faccia parte del patrimonio culturale e dell’identità italiana.

Si punterà poi sulla valorizzazione dei riconoscimenti UNESCO legati al cibo, come la Dieta Mediterranea, i paesaggi delle Langhe Roero e Monferrato, Parma come città creativa, la vite ad alberello di Pantelleria e all’Arte del pizzaiolo napoletano.

Anche noi di Weekend Premium continueremo a portarvi alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche italiane, come abbiamo sempre fatto, proponendovi sempre nuovi itinerari, nuove “Ricette di viaggio”, nuove mete da scoprire.  Di seguito, vi riproponiamo l’articolo che abbiamo postato in occasione del prestigioso riconoscimento a Patrimonio dell’Umanità conferito all’Arte del Pizzaiolo Napoletano.

L’arte della pizza napoletana vale un Patrimonio (Unesco)

Il consiglio dell’Unesco, riunito a Jeju, in Corea del Sud, ha votato all’unanimità. L’arte del pizzaiolo napoletano è Patrimonio Culturale dell’Umanità. Per l’Italia è il 58° Bene tutelato, il 7° Patrimonio immateriale riconosciuto e il 9° in Campania. Un’occasione in più per visitare Napoli.

di Raffaele d’Argenzio

Bellissima vittoria, anche perché è stata conquistata dall’arte di tanti e tanti napoletani che l’hanno portata in tutto il mondo. Infatti i due milioni di firme sono stati raccolti dall’Italia all’Australia, da Parigi a New York. Bellissimo questo nostro premio che si deve all’arte di tante persone, certo è solo artigianato, manualità, ma qualcosa d’artistico ce l’ha. Non è un singolo artista, ma tanti piccoli artisti della pizza: i pizzaioli napoletani.

E questo è bello, sociale, partecipativo. L’arte, fra virgolette, scende fino a noi, entra dentro di noi, con il gusto e l’allegria di una pizza ben fatta. Come ci sono tanti pittori, ci sono anche tanti tipi di focacce, ma la pizza è quella che, come il pittore-artista, ha qualcosa in più rispetto agli altri. E la pizza oltre agli ingredienti, ha dentro di sé allegria, sole e musica.

Ricordo che a Vienna, in un novembre di tanti anni fa, c’eravamo fermati in un locale a bere un bicchiere di vino novello, e il gruppo che suonava, cominciò a intonare una canzone napoletana, forse ‘O sole mio, e noi italiani abbiamo cominciato a canticchiare, ma presto anche un gruppo di viennesi ci seguì, ma mentre noi dopo le prime parole ci fermammo, perché non sapevamo tutte le parole, loro proseguirono: la sapevano TUTTA.

I due milioni di firme li dobbiamo ai nostri emigranti che all’inizio del secolo scorso hanno portato nel mondo, insieme ai loro sacrifici, anche la canzone napoletana e la pizza, permettendoci ora di appendere un’altra “stella” alle 57 dell’Unesco, permettendoci di essere ancora primi nel mondo. Dobbiamo dire grazie anche a loro.