Almeno una volta? Alle Galapagos

(Italian and English versions)

SPECIALE MARZO IN THE WORLD: GALAPAGOS

Per il nostro mese in the world abbiamo deciso di dedicare una volta alla settimana un “almeno una volta”. Un articolo che racconta, con la firma dei nostri più autorevoli autori, i loro viaggi speciali in giro per il mondo, per scoprire quelle che secondo loro sono le mete da visitare almeno una volta nella vita.

Di Giuseppe Ortolano

Il direttore mi chiede, secondo me che ho girato il mondo, dove bisogna andare “almeno una volta nella vita”. Non ho dubbi, rispondo subito «alle Galapàgos». Non c’è luogo sul pianeta terra che mi abbia incantato come queste “ colline nere che sorgono dal mare e dalla nebbia” dove “sulle rocce si muovono, a ritmo di siesta, tartarughe grandi come mucche e in mezzo a giravolte scivolano gli iguana, dragoni senza ali”, come ebbe a descriverle il capitano del Beagle, sul quale viaggiava Charles Darwin. E proprio come il celebre naturalista britannico in quella manciata di isole incantate perse nell’Oceano Pacifico sono passato “ da stupore a stupore”. Mi sono commosso ogni volta che sono sbarcato su un’isola disabitata, dove mi ritrovavo a muovermi in punta di piedi per non disturbare gli animali che la popolavano.

Mi sono emozionato ogni volta che ho nuotato tra leoni marini giocherelloni che facevano finta di venirmi addosso, per poi evitarmi all’ultimo momento. O quando mi danzavano attorno decine di piccoli e riservati pinguini. Mi sono sentito piccolo di fronte alla maestosità di una natura dove le immense colate di lava incontrano antiche foreste pietrificate e un mare cristallino. Poi ci sono state le ore passate ad ammirare il volo di fregate, sule e albatros, il dolce addormentarsi cullati dalle onde del mare, i racconti dei pescatori, le danze dei delfini, lo spettacolo delle balene. Un turbine di emozioni da vivere “almeno una volta nella vita” e rapidamente prima che i nostri comportamenti scellerati, la pesca di rapina, il surriscaldamento dei mari o altri moderni pirati, interessati alle risorse naturali dei mari e ai loro titoli in borsa, danneggino irrimediabilmente queste splendide e uniche isole incantate.

Leoni marini alle Galapagos

Chiediamo permesso ai veri padroni delle isole

Si lo so, il biglietto aereo è caro, l’ingresso al Parco costa molto e, a causa del numero chiuso, è necessario organizzare la vacanza con molto anticipo. Ma non esiste al mondo luogo che mi abbia affascinato e incantato come l’arcipelago della Galapàgos, appartenenti all’Ecuador.

Qui sono ancora gli animali i veri padroni delle isole, in gran parte disabitate. Ogni volta che sono sceso a terra mi è sembrato di essere un ospite, che doveva muoversi con attenzione, per non disturbare la fauna locale, che sembrava guardarmi con sguardo di sfida, come a ricordarmi che qui comandano loro e che il mio passaggio è tollerato, solo per poche ore al giorno.

Per una volta moderatevi nell’uso della macchina fotografica o del telefonino. Certo è affascinante portare a casa le foto delle enormi tartarughe che danno il nome all’arcipelago o delle iguana marine, tanto care alla teoria evoluzionistica di Darwin. Ma osservare estasiati il lento decollo dei pesanti albatros o il volo regale della fregata, giocare in acqua con i leoni marini, nuotare tra i pinguini e sorridere ai flamingo rosa senza dover obbligatoriamente trasformare l’emozione in fotografia non ha prezzo. Almeno per me.

Una volta sola non è bastata

Ho visitato le Galapàgos tre volte, ma ci tornerei anche domani. Un paio di volte sono atterrato all’aeroporto di Baltra, il principale dell’arcipelago, per poi imbarcarmi su piccole navi che, navigando prevalentemente di notte, portano i turisti, accompagnati da guide naturalistiche, sulle isole più interessanti.

È il tour che consiglio per iniziare a scoprire questo mondo incantato. Meglio quello che dura una settimana e che offre l’opportunità di toccare Santa Cruz (dove si trova il principale centro turistico: Puerto Ayora), Bartolomè, San Salvador, Genovesa, Isabela (la più grande dell’arcipelago con i suoi sei vulcani, dei quali cinque in attività), Fernandina, Floreana, Española e San Cristobal (il capoluogo amministrativo e sede dell’altro aeroporto). Si dorme in barca, in comode cabine con servizi, e di solito si scende a terra un paio di volte al giorno, nelle ore stabilite dal Parco per visitare le diverse isole senza arrecare particolare disturbo alla fauna. Ma la terza volta ho deciso di alloggiare sulle isole.

Pinnacle Rock

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For our month “in the world” we decided to dedicate once a week a “at least once”. An article that tells, with the signature of our most authoritative authors, their special trips around the world, to discover what they think are the destinations to visit at least once in your life.

By Giuseppe Ortolano

The director asks me, in my opinion, that I have travelled the world, where to go “at least once in my life”. I have no doubt, I immediately answer «to the Galapàgos». There is no place on planet earth that has enchanted me like these ” black hills that rise from the sea and from the fog” where “on the rocks they move, at the rhythm of siesta, turtles as big as cows and in the middle of turns iguanas slide, dragons without wings”As the captain of the Beagle, on whom Charles Darwin was travelling, described it. And just like the famous British naturalist in that handful of enchanted islands lost in the Pacific Ocean I went from “wonder to wonder”. I was moved every time I landed on an uninhabited island, where I found myself on tiptoe not to disturb the animals that populated it. 

I got excited every time I swam with playful sea lions who pretended to come at me, only to avoid me at the last moment. Or when dozens of small, reserved penguins danced around me. I felt small in front of the majesty of a nature where the immense lava flows meet ancient petrified forests and a crystal clear sea. Then there were the hours spent admiring the flight of frigates, boobies and albatrosses, the sweet falling asleep lulled by the waves of the sea, the tales of fishermen, the dances of dolphins, the spectacle of whales. A whirlwind of emotions to live “at least once in a lifetime” and quickly before our reckless behaviors, the fishing of robbery, the overheating of the seas or other modern pirates, interested in the natural resources of the seas and their stocks in the stock exchange, irreparably damage these beautiful and unique enchanted islands.

Leoni marini alle Galapagos

 

We ask permission to the true masters of the islands

 

Yes I know, the plane ticket is expensive, the entrance to the Park costs a lot and, because of the closed number, you need to organize your holiday well in advance. But there is no place in the world that has fascinated and enchanted me like the archipelago of Galapàgos, belonging to Ecuador.

Here the animals are still the real masters of the islands, largely uninhabited. Every time I came ashore I felt like a guest, who had to move carefully, not to disturb the local fauna, who seemed to look at me with a defiant look, as if to remind me that here they command them and that my passage is tolerated, only for a few hours a day.


Use your camera or mobile phone for once. Of course it is fascinating to take home the photos of the huge turtles that give their name to the archipelago or the marine iguanas, so dear to Darwin’s evolutionary theory.

But watch in ecstasy the slow takeoff of the heavy albatross or the royal flight of the frigate, play in the water with the sea lions, swim among the penguins and smile to the pink flamingo without having to necessarily turn emotion into photography is priceless. At least for me.

 

Once was not enough

I visited the Galapàgos three times, but I would go back again tomorrow. A couple of times I landed at Baltra airport, the main airport of the archipelago, and then I boarded small ships that, sailing mainly at night, bring tourists, accompanied by nature guides, on the most interesting islands.

It is the tour I recommend to start discovering this enchanted world. The one that lasts a week and offers the opportunity to touch Santa Cruz (where the main tourist center is located: Puerto Ayora), Bartolomè, San Salvador, Genovesa, Isabela (the largest of the archipelago with its six volcanoes, of which five are active), Fernandina, Floreana, Española and San Cristobal (the administrative capital and seat of the other airport). You sleep by boat, in comfortable cabins with services, and usually you go down to shore a couple of times a day, in the hours set by the Park to visit the different islands without causing particular disturbance to the fauna.  But the third time I decided to stay on the islands.




Arcipelago di Guadalupa: Come Robinson Crusoe, ma mangiando aragosta

Guadalupa 2° Giorno. All’alba il rumore del primo battello ci sveglia, oggi impiegheremo tutto il tempo a conoscere Marie Galante interna con i suoi caratteristici paesaggi rurali, con le grandi estensioni coltivate a canna da zucchero che alimentano uno dei più grandi zuccherifici di tutto l’arcipelago. Dalla collina pare un paesaggio “cristallizzato” che lo riporta indietro a mezzo secolo fa, con i suoi cabrouet, i tipici carri trainati da enormi buoi usati per movimentare grandi quantità di canne, affiancati sempre da stuoli di garzette bianche, uccelli comuni nei campi coltivati.

Da non perdere a Marie Galante l’arco naturale di Gueule Grande Gouffre sulla costa orientale, esposto a grandi ondate che, per sentinella, ha la piccola isola di Desirade.

Ma ci si può divertire anche a lasciare orme sulla sabbia finissima di Anse Feuillard, ombreggiata da enormi alberi che arrivano a lambire il mare dalle acque sempre calme perché protette dalla barriera corallina. Bisogna fare cambusa e per questo leviamo gli ormeggi di buon ora per raggiungere, sempre sull’isola di Marie Galante, il porticciolo di Grand Bourg, la cittadina capoluogo. Un grumo di case vivace, pittoresco, e un mercato che fa a caso nostro.

Frutta tropicale, verdure a chilometro zero, sul molo alcuni ragazzi ci aiutano a caricare il tutto a dimostrazione della semplicità e accoglienza, innate in questa gente. Saliamo sulla collina che domina il borgo per visitare quello che rimane dell’Abitation Murat, rovine di un enorme zuccherificio sorto nel momento d’oro dello zucchero, attorno al 1600, ora ecomuseo, dove 200 schiavi con il loro sudore coltivavano gli oltre 200 ettari della fazenda.

Dall’alto del mulino, una visione d’insieme di Grand Bourg variopinta, sullo sfondo le sfumature della barriera corallina . Tra i muri scrostati si sono insinuate le radici di giganteschi ficus che hanno saldato le pietre fra di loro in un unico intreccio molto grafico.

Come Robinson Crusoe

Facciamo il bagno in una delle calette dove rimanere soli non è raro, proprio come Robinsn Crusoe: Anse Canot , un incanto con l’acqua turchese e all’orizzonte, lontana, Guadalaupa.

Con gli occhi pieni di questa meraviglia, facciamo rotta sul piccolo arcipelago di Les Saintes, nove isolette di origine vulcanica, ma solo due abitate. Sono a 15 miglia da qui ma la loro orografia tormentata la si intuisce per le loro cime aguzze e alte. In mare aperto Anne, la nostra skipper, pronuncia parole tipo scotta, stramba, cazza, poi il silenzio e il vento, che dà il senso del navigare, dell’avanzare lentamente con lo sciabordìo delle onde sulla chiglia e la sensazione di arrivare in terre selvagge, come i primi esploratori.

Sentirsi fuori dal mondo, appagati e sconnessi totalmente. Sfilano davanti a noi falesie e grotte di scorrimento lavico, testimoni di grandi eruzioni vulcaniche che hanno forgiato Les Saintes.

Sulle pareti più ripide, nidi di albatros e poi l’entrata nella piccola baia di Terre de Haut, alquanto difficoltosa per la presenza di una grossa nave da crociera. Contrasto forte con le piccole casette colorate del borgo, in puro stile coloniale e meta preferita dei turisti, incuriositi dalle luccicanti vetrine piene di bigiotterie e dalle botteghe di artisti. Molti pescatori con rudimentali bilance vendono pesce appena pescato a 10 euro al chilo senza distinzione di specie e, come una baia che si rispetti, (questa è considerata una delle tre più belle al mondo), anche qui non manca il Pan di Zucchero, un promontorio di trachite vulcanica a colonne, che contrasta col verde della foresta e del mare, ottimo punto anche per ancorare e passare la notte.

Con pochi minuti di strada sterrata, si arriva a piedi alla più nota spiaggia dell’isola : Pompierre. Una spiaggia a mezzaluna molto frequentata da giovani, ombreggiata da un bosco di raisinier e palme, il mare non è mai mosso perché parzialmente riparata da due isolotti che impediscono mareggiate.Dalla parte occidentale, non perdete un tuffo nella splendida baia di Marigot, abbastanza larga per ancorare, e con la costa abbellita da formazioni rocciose simili a mostri preistorici, e a ben guardare abitate da numerose iguane.

La sera raggiungiamo col tender il molo e abbiamo l’imbarazzo della scelta a decidere in quale ristorantino, quasi tutti pieds dans l’eau, cenare.

La scelta cade sul Triangle con un terrazzino dove le onde arrivano a lambire i tavoli. Racconti e storie di viaggi fatti e da fare animano il gruppo davanti ad un ottimo blaff, una zuppa speziata di pesci e crostacei, poi a nanna davanti all’isolotto di Cabrit illuminato dalla luce della luna che il mare riflette.

Solo chi viaggia e conosce terre lontane
sa capire lo spirito e la mente
di ciascuno.
Costui è un vero saggio
detto indiano

 


La mia TOP TEN dei luoghi da visitare “almeno una volta”

1°Arcipelago di Guadalupa

Un sogno realizzato navigare tra queste isole, col solo rumore del vento tra le vele e delle onde che s’infrangono sulla chiglia del catamarano, staccato dai pensieri che ci assillano quotidianamente. Impagabile l’esperienza di girare nei mercati colorati caraibici e fare il bagno nelle calette più nascoste delle innumerevoli isolette.


2°- Piangrande sui Sibillini

dominata dal borgo di Castelluccio di Norcia, ferito gravemente dall’ultimo terremoto. Un angolo multicolore d’Italia tra Umbria e Marche a 1450 metri. Un autentico “elogio della primavera” quando, a fine giugno, la piana si trasforma in un luogo spettacolare di fioriture multicolori che fa esultare i visitatori da tanta bellezza.


3° -Arcipelago delle Seychelles

schegge di granito sparpagliate nell’Oceano Indiano con un biglietto da visita invidiabile: una natura benevola, e di una bellezza struggente: il paradiso in terra.


4°- L’Alta valle Pusteria, in Alto Adige

un luogo dove il tempo scorre senza fretta, dove assorbire tutta l’energia sprigionata dalla bellezza delle Dolomiti, sito UNESCO, dai fiori e dai torrenti di acqua pura.


5°- Il Madagascar

la quarta isola al mondo per grandezza, un luogo dove dimora la bellezza, e che conserva tutto il fascino dell’Africa con la sua ammaliante bellezza. Qui l’evoluzione, ancora in atto, da spettacolo.


6°-La Garfagnana

la valle del bello e del buono, così la definiva il poeta Giovanni Pascoli, una valle stretta tra le Alpi Apuane e l’Appennino. Struggente quando si capita qui in autunno col suo strabiliante “foliage”che di giorno in giorno si tramuta in una tavolozza titanica.


7° Isole Far Oe

diciotto isole di terra vulcanica appena sotto l’Islanda, ora acuminate, ora addolcite sotto cieli mutevoli di ora in ora, con la luce del nord che esalta il verde delle praterie e il viola delle brughiere. Gli impetuosi fiumi spumeggianti attendono ogni anno l’arrivo dei salmoni.


8°- Le Cinqueterre d’inverno

per me un’ottima occasione di scoprirle ogni volta in modo più autentico e intimo. Lontano dalla pazza folla chiassosa estiva, dal caldo torrido. Con le mareggiate e le lunghe passeggiate posso godere dei benefici della salsedine e del clima che qui è sempre gradevole anche in pieno inverno, magari leggendo le rime indimenticabili di Eugenio Montale che qui visse.


9°- I parchi nazionali del Cile del nord

ovvero una salita infinita per arrivare ai quattromila metri del Lauca National park e Isluga. Per me, fotografo, un delirio che mio fa consumare schede fotografiche a gogò. Vulcani dalla perfetta forma conica e ammantati di nevi perenni, laghi scintillanti che riflettono un cielo blu cobalto e geyser, che trasformano il paesaggio in un girone infernale.


10°- Laos

un viaggio entusiasmante tra natura e storia, religione e avventura. Stretto tra il Vietnam e la Thailandia il paese apre i suoi meravigliosi templi, città storiche come Luang Prabang, l’antica capitale, e, nella parte nord al confine con la Cina, una babele di etnie con costumi e usi diversissimi, una palestra per chi fotografa scene di vita quotidiana e ritratti.


Chi sono

Vittorio Giannella, 57 anni, pugliese, ma residente a Bussero (MI) collabora con importanti riviste del settore viaggi e turismo come Touring, Bell’Italia, Bell’Europa, Weekend Premium, Travelglobe…All’estero ha collaborato con Terre Sauvage, Geo, NewYork Times magazine, e con la collaborazione dell’UNESCO ha realizzato un reportage della Micronesia per la rivista Airone. Vincitore di alcuni premi, tra cui il “Tourism Photo of the Year” di Singapore, cioè la foto più rappresentativa pubblicata tra tutte le riviste mondiali nel 1995. Una sua foto è stata utilizzata come manifesto per il Film Festival della Montagna di Trento. Fa parte dei venti fotografi di Alinari Contemporary, per il rilancio della più antica agenzia fotografica del mondo.

La Prossima settimana un nuovo articolo/racconto della serie ALMENO UNA VOLTA, scritto da una importante firma del giornalismo italiano




Arcipelago di Guadalupa: I Caraibi targati “Dolce Francia”

Spesso mi chiedono perché Guadalupa per me è uno dei luoghi più belli mai visti. Il motivo è che fin da bambino sognavo di solcare con una barca lagune azzurre, fermarmi dove volevo, sostando nelle acque poco profonde delle barriere coralline e stupirmi del mondo in technicolor che vive là sotto. Tutto questo l’ho visto qui, dove le parole da sole non bastano ma devo aiutarmi con la fotografia.

È certo, qualcuno farà il pignolo. Quando direte ai vostri amici la meta dove portare in vacanza anima e corpo, qualcuno obietterà che “Guadalupa è una” e non si dica Guadalupe, errore frequente per chi non mastica mappe o atlanti. La geografia gli darà ragione ma sappiate che la “grande farfalla”, così chiamata per la sua forma, non è unica ma è circondata da decine di isole (cinque le più grandi), briciole di terra bordate da splendide spiagge con palme e mare da urlo, animate da colorati villaggi coloniali, mercati fornitissimi, e con la possibilità di tirar tardi ai ritmi sfrenati delle musiche afrocaraibiche.

Siamo nelle Antille francesi, un arco di isole che chiudono, come una cerniera lunga centinaia di chilometri, il mare dei Caraibi, un posto che bisogna visitare almeno una volta, dopotutto fa parte della Comunità Europea, anche se distante 7000 chilometri.

Dalla capitale inizia il viaggio

A Point à Pitre, la capitale economica di Guadalupa, la douce France ha lasciato il segno. L’isola, diventata Dipartimento d’oltre mare nel 1946, è attualmente una regione francese a tutti gli effetti dal 1982 e me ne accorgo pagando il taxi in euro, sì in euro. L’appuntamento con la nostra skipper Anne, per l’imbarco sul catamarano che ci porterà a zonzo nell’arcipelago nei prossimi 7 giorni, è al porto turistico di Saint Francois, ben attrezzato e animato da locali chiassosi che versano fiumi di birra locale, la Caraib, e rum tra i migliori dei Caraibi.

Le nuvole innocue che ci hanno accompagnato fin qui, nel pomeriggio si scuriscono. Per chi va in mare i capricci del tempo sono sempre da mettere in conto, e qui a Guadalupa anche se non piove molto possono scatenarsi forti temporali, e infatti poco dopo tuoni e fulmini illuminano le barche all’ancora nel porticciolo, il vento a folate porta l’odore della terra bagnata, poi la pioggia si abbatte come una cascata, per un’ora.

La mattina seguente partiamo con le vele gonfiate dagli alisei, un cielo ripulito blu cobalto e, doppiato il promontorio roccioso di Pointe des Chateaux, spumoso per le grandi onde, veleggiamo con una brezza tranquilla che ci fa percorrere le sette miglia necessarie per arrivare all’isola disabitata di Petite Terre in poche ore. L’isola, senza rilievi e piccola, ha il suo punto più elevato nel faro, noto perché uno dei primi ad aver illuminato le rotte dei colonizzatori del Nuovo Mondo a partire dal 1635.

Un unico varco (passe) consente l’entrata nella laguna dai colori meravigliosi e invitanti. A sinistra rocce acuminate con vegetazione bassa e spinosa, a destra palme svettanti lambiscono una spiaggia ad arco con sabbia finissima, di borotalco.

Col piccolo tender raggiungiamo terra, e tra le palme seguiamo il sentiero ben segnalato, che in poco tempo compie il periplo dell’isola e raggiunge l’imponente faro in pietra scura. Sui rami di acacie una grossa iguana si ricarica di “energia solare” con uno sfondo da cartolina.

Un bagno è d’obbligo in queste acque invitanti e calme, sembra quasi di ribattezzarsi. Non possiamo fermarci qui, dobbiamo proseguire e coprire le otto miglia che ci separano dall’isola di Marie Galante dove passeremo la notte.Il caldo, sui 26 gradi, è alleviato da una leggera brezza quando il catamarano scivola sull’acqua per uscire dalla laguna con “l’onda giusta”. Queste prime ore ci hanno permesso di prendere confidenza con il catamarano, l’atmosfera a bordo è ottima, un giusto mix di allegria e facilità nei rapporti, ingredienti ottimali, notoriamente non facili da trovare in un gruppo a bordo di una barca.

 Arrivo a Marie Galante

Poche ore e sfila davanti ai nostri occhi la costa boscosa di Marie Galante. Gettiamo l’ancora nel porticciolo di Saint Louis, una baia riparata e tranquilla dall’aria squisitamente caraibica, con una schiera di persone sul molo intenti a tirar su pesce per la cena, mentre a occidente, va in scena lo spettacolo del tramonto, che mette in risalto i contorni di Guadalupa col vulcano Le Soufrierè attivo e fumante, alto 1467 metri. Un tuffo con la luce che lascia intravedere ancora il fondo, poi a cena da Chez Henry, citato su tutte le guide, che si confonde tra una manciata di case color pastello.

L’ultimo battello della giornata per Pointe à Pitre, che riporta a casa pendolari, agita le acque calme del porticciolo. Nell’aria si diffondono note di musica creola e odori di olio fritto usato per cucinare gli ottimi accras, bignè ripieni di merluzzo e polpa di gamberi, sempre presenti sulle tavole isolane. Il menù del Chez Henry mette subito in risalto come la cucina creola locale sia frutto del colonialismo e dell’incontro di diversi popoli e molteplici culture; le spezie d’India profumano raffinati piatti francesi, e i forti ingredienti africani danno vita a piatti colorati e originali. Una meraviglia.

La prima notte sul catamarano è arrivata, un ultimo sorso di rum, sempre presente nella vita quotidiana di Marie Galante, perché scandisce i ritmi del lavoro, del divertimento e della socialità. Un letto ampio e comodo occupa ciascuna delle quattro cabine del catamarano, dagli oblò si può vedere uno spicchio di cielo stellato, e un leggero dondolio aiuta Morfeo ad arrivare presto.

Info

Affittare un catamarano a Guadalupa:

www.filovent.it tel. 0240708095

www.bandofboats.com

Stagione migliore per visitare l’arcipelago: da metà novembre a maggio è secca. Da giugno a metà novembre è umida e a rischio uragani.

Lingua parlata: il francese

Documenti: serve la carta d’identità ma se prevedete spostamenti in altri luoghi portate anche il passaporto.

Ricordatevi che il mercoledì pomeriggio chiudono tutti i negozi

Come arrivare:

In aereo, numerose le compagnie che arrivano a Point a Pitre, aeroporto a Guadalupa.
www.airfrance.com
www.alitalia.com
www.easyjet.com

Air Caraïbes ha una rappresentanza in Italia (Via Teglio 9 Milano, tel. 0287213421) e offre voli quotidiani da Milano, senza cambio di aeroporto a Orly-Sud, www.aircaraibes.com-

Dove dormire

Hotel Grand Palm (www.grandpalm.net) a Marie Galante,
Coco Beach Resort a 4 chilometri da Grand Bourg. Camere a due passi dal mare.
Hotel Lo Bleu a Les Saintes (www.lobleuhotel.com)

Fra le proposte più insolite: « Aqua Lodges » ville galleggianti a Saint-François, (Grande-Terre) e Terre-de-Haut a Les Saintes, innovative e rispettose dell’ambiente. E « Tendacayou Home & Spa », sito ecoturistico di capanne sugli alberi a Deshaies (Basse-Terre) nel cuore di un giardino tropicale di
2500m2. Fra le ville esclusive: « Le Jardin 4 épices » ultra elegante, sull’isola Marie-Galante e « Willisa River »2 ville nel verde in prossimità della riserva Cousteau dell’isolotto Pigeon, a due passi dalla splendida spiaggia di sabbia nera di Malendure, con marchio « ecoturismo »

Dove mangiare

Chez Henri a St.Louis, il più rinomato, ombreggiato da alte palme in riva al mare (www.chezhenri.net)
Le Triangle a Les Saintes, in Rue Du Fond do Curè tel. 0590995050

Agenda

Appuntamenti tutto l’anno. Dal Natale Kakado a Vieux-Habitants a festival di jazz, fiere gastronomiche, la Festa delle Cuoche a Pointe-à-Pitre, eventi sportivi,il famoso Carnevale della Guadalupa, in marzo, aprile e maggio.

Per saperne di più : www.leisolediguadalupa.it

Il racconto del 2° giorno di Almeno una volta continua domani, sempre su Weekendpremium.it

 




Le Galapagos: sulla linea dell’equatore ma con i pinguini (seconda parte)

Riprendiamo da dove eravamo rimasti il meraviglioso viaggio alle Galapagos, se ti sei perso la prima parte, puoi leggerla qui.

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Sì, ci ero stato già due volte, ma ci sono tornato e la terza volta ho deciso di alloggiare sulle isole abitate, per scoprire le condizioni di vita di quelle migliaia di coloni che le popolano, spesso additati come pericolosi intrusi nel paradiso naturalistico. Già perché le Galapagos sono abitate dalla metà dell’Ottocento, quando qui vennero deportati ergastolani, ladri e assassini, in quella che fu una delle colonie penali più crudeli dell’America Latina, chiusa solo nel 1959.

Puerto Villamil: il borgo dei pescatori

Il luogo che mi è piaciuto di più è Puerto Villamil, piccolo borgo di pescatori nei pressi della ex colonia penale, con i ruderi delle baracche oramai popolati solo da pigre iguane terrestri, raggiungibili in bicicletta percorrendo la mulattiera che si incunea tra la lunga spiaggia sabbiosa e l’ampia laguna, popolata dai rosei flamingo ed altri uccelli acquatici. Dal porticciolo partono le barche dei pescatori con i rari turisti che sfuggono dai tour “all inclusive” degli yacht da crociera  e scelgono di alloggiare nei semplici alberghi locali.

Attraversano la baia tra giocosi leoni marini e imponenti tartarughe marine, sfiorano una tranquilla colonia di pinguini che abita oramai stabilmente l’isola per poi raggiungere lo stretto canale d’acqua dove riposano tranquilli e pacifici i piccoli pescecani dell’arcipelago. I più coraggiosi si tuffano nelle acque trasparenti e nuotano accanto agli squali, cercando di evitare gli scherzi e le pinnate dei dispettosi giovani leoni marini.Sulla grande isola si possono anche affittare dei cavalli per raggiungere, se non sta eruttando, la cima del vulcano Selva Negra.

L’isola di San Cristobal e Puerto Baquerizo Moreno

L’altro luogo dove ho piacevolmente alloggiato è Puerto Baquerizo Moreno, il capoluogo amministrativo dell’arcipelago, sull’isola di San Cristobal. Anche qui gli alberghi sono semplici, i ristoranti piacevoli e per qualche decina di dollari si può affittare un taxi per un paio d’ore: giusto il tempo di visitare una bella laguna vulcanica ma soprattutto i ruderi dell’Hacienda El Progreso, dove nel 1904, durante una rivolta, venne assassinato l’ avventuriero Manuel Cobos, padrone di piantagioni di caffè e zucchero dove lavoravano in condizioni disumane gli ergastolani.

Certo soggiornando sulle due isole dove mi sono fermato non si ha una visione completa delle bellezze dell’arcipelago, ma ci si sente un po’ meno turisti e un po’ più viaggiatori, specie al tramonto quando si sorseggia una cerveza (birra) gelata in compagnia dei pescatori locali, ascoltando improbabili storie di mare e marinai.

L’Isola di San Cristobal, Diego Delso, delso.photo, License CC-BY-SA

 

Come Andare alle Galapagos

Tucano Viaggi
Il Tucano ha iniziato ad esplorare queste isole straordinarie nel 1977 con il rispetto di chi sa che la salvaguardia delle specie in via d’estinzione è alla base di un turismo responsabile. I viaggiatori del Tucano possono scoprire l’ “Arcipelago Incantato” con numerose soluzioni che comprendono varie crociere a bordo di lussuosi velieri, yacht o motonavi di diversa categoria. E, per chi preferisce il soggiorno in albergo, la possibilità di visitare le isole con escursioni giornaliere dal Royal Palm Hotel o dal Finch Bay Eco Hotel e l’assistenza di guide naturalistiche. La durata degli itinerari del Tucano varia tra i 10 e i 15 giorni, partenze a date libere o in condivisione a date fisse.

Tel. 011 5617061

mail: info@tucanoviaggi.com

tucanoviaggi.com

 

Il viaggio/racconto di Giuseppe Ortolano è finito, ma noi gli abbiamo chiesto di darci altri nove posti indimenticabili per completare la sua Top Ten. E lo chiederemo anche a Manuela Fiorini, anche lei giornalista/scrittrice, che martedi prossimo ci svelerà il suo posto dove andare ALMENO UNA VOLTA.

 


LA MIA TOP TEN DEI LUOGHI DA VISITARE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA  


1 Isole Galapágos in Ecuador 

Le isole vulcaniche incontaminate che suggerirono a Darwin la teoria dell’evoluzione


2 Angkor Wat in Cambogia

Vastissima area archeologica di struggente bellezza, alla quale dedicare almeno tre giorni interi


3 Copan in Honduras

La località meno frequentata della trilogia Maya dell’America Centrale, con le sue famose e misteriose steli.


4 Inari in Finlandia

L’ultimo e affascinante avamposto abitato stabilmente dall’uomo, prima del grande nulla ghiacciato, dove è possibile alloggiare in uno dei primi alberghi costruiti in Lapponia nel 1937.


5 Berenice in Egitto

A poco meno di un centinaio di chilometri dal confine con il Sudan, è la località più incontaminata e selvaggia del Mar Rosso egiziano.


6 Uyuni in Bolivia

È la porta d’ingresso per lo spettacolare Salar: un bianchissimo e accecante deserto di sale dove si possono ammirare enormi cactus, un inquietante cimitero di treni, paesaggi unici al mondo e un hotel di mattoni di sale.


7 Gerusalemme in Palestina/Israele

Con la Città Vecchia, che conserva al suo interno i luoghi più significativi delle tre grandi religioni monoteiste del mondo.


8 Monte Wuyi in Cina

La versione zen del celebre e affollatissimo Machu Picchu, si trova nella Cina del sud  nella regione dello Fujian.


9 Codera in Lombardia

Un borgo che si raggiunge solo a piedi, con una camminata di circa due ore. Per scoprire come si viveva una volta sulle montagne italiane.


10 Corn Island in Nicaragua

Piccola isola dei Caraibi nicaraguensi, dove il tempo sembra essersi fermato, tra mare cristallino e mangiate di aragoste.


 




Almeno una volta? Alle Galapagos

In questi giorni in cui l’importanza di stare a casa è fondamentale, cerchiamo di rendere più interessante la permanenza facendo viaggiare la mente in luoghi esotici. Per questa ragione, abbiamo deciso di farci raccontare, da alcune delle firme più autorevoli di Weekend Premium, i loro viaggi speciali in giro per il mondo, per scoprire quelle che secondo loro sono le mete da visitare almeno una volta nella vita.

 

Il direttore mi chiede, secondo me che ho girato il mondo, dove bisogna andare “almeno una volta nella vita”. Non ho dubbi, rispondo subito «alle Galapàgos». Non c’è luogo sul pianeta terra che mi abbia incantato come queste “ colline nere che sorgono dal mare e dalla nebbia” dove “sulle rocce si muovono, a ritmo di siesta, tartarughe grandi come mucche e in mezzo a giravolte scivolano

Giuseppe Ortolano

gli iguana, dragoni senza ali”, come ebbe a descriverle il capitano del Beagle, sul quale viaggiava Charles Darwin. E proprio come il celebre naturalista britannico in quella manciata di isole incantate perse nell’Oceano Pacifico sono passato “ da stupore a stupore”. Mi sono commosso ogni volta che sono sbarcato su un’isola disabitata, dove mi ritrovavo a muovermi in punta di piedi per non disturbare gli animali che la popolavano.

Mi sono emozionato ogni volta che ho nuotato tra leoni marini giocherelloni che facevano finta di venirmi addosso, per poi evitarmi all’ultimo momento. O quando mi danzavano attorno decine di piccoli e riservati pinguini. Mi sono sentito piccolo di fronte alla maestosità di una natura dove le immense colate di lava incontrano antiche foreste pietrificate e un mare cristallino. Poi ci sono state le ore passate ad ammirare il volo di fregate, sule e albatros, il dolce addormentarsi cullati dalle onde del mare, i racconti dei pescatori, le danze dei delfini, lo spettacolo delle balene. Un turbine di emozioni da vivere “almeno una volta nella vita” e rapidamente prima che i nostri comportamenti scellerati, la pesca di rapina, il surriscaldamento dei mari o altri moderni pirati, interessati alle risorse naturali dei mari e ai loro titoli in borsa, danneggino irrimediabilmente queste splendide e uniche isole incantate.

Leoni marini alle Galapagos

Chiediamo permesso ai veri padroni delle isole

Si lo so, il biglietto aereo è caro, l’ingresso al Parco costa molto e, a causa del numero chiuso, è necessario organizzare la vacanza con molto anticipo. Ma non esiste al mondo luogo che mi abbia affascinato e incantato come l’arcipelago della Galapàgos, appartenenti all’Ecuador.

Qui sono ancora gli animali i veri padroni delle isole, in gran parte disabitate. Ogni volta che sono sceso a terra mi è sembrato di essere un ospite, che doveva muoversi con attenzione, per non disturbare la fauna locale, che sembrava guardarmi con sguardo di sfida, come a ricordarmi che qui comandano loro e che il mio passaggio è tollerato, solo per poche ore al giorno.

Per una volta moderatevi nell’uso della macchina fotografica o del telefonino. Certo è affascinante portare a casa le foto delle enormi tartarughe che danno il nome all’arcipelago o delle iguana marine, tanto care alla teoria evoluzionistica di Darwin. Ma osservare estasiati il lento decollo dei pesanti albatros o il volo regale della fregata, giocare in acqua con i leoni marini, nuotare tra i pinguini e sorridere ai flamingo rosa senza dover obbligatoriamente trasformare l’emozione in fotografia non ha prezzo. Almeno per me.

Una volta sola non è bastata

Ho visitato le Galapàgos tre volte, ma ci tornerei anche domani. Un paio di volte sono atterrato all’aeroporto di Baltra, il principale dell’arcipelago, per poi imbarcarmi su piccole navi che, navigando prevalentemente di notte, portano i turisti, accompagnati da guide naturalistiche, sulle isole più interessanti.

È il tour che consiglio per iniziare a scoprire questo mondo incantato. Meglio quello che dura una settimana e che offre l’opportunità di toccare Santa Cruz (dove si trova il principale centro turistico: Puerto Ayora), Bartolomè, San Salvador, Genovesa, Isabela (la più grande dell’arcipelago con i suoi sei vulcani, dei quali cinque in attività), Fernandina, Floreana, Española e San Cristobal (il capoluogo amministrativo e sede dell’altro aeroporto). Si dorme in barca, in comode cabine con servizi, e di solito si scende a terra un paio di volte al giorno, nelle ore stabilite dal Parco per visitare le diverse isole senza arrecare particolare disturbo alla fauna. Ma la terza volta ho deciso di alloggiare sulle isole.

Pinnacle Rock

Domani Giuseppe Ortolano ci racconterà la seconda parte del suo viaggio, e ci aiuterà a conoscere ancora di più le Galapagos.