Le news di settembre, tra mostre, vendemmia e Dolomiti

Con settembre torna la nostra rubrica dedicata alle novità nel mondo del turismo, tra eventi a tema, pacchetti turistici, esperienze enogastronomiche e tanto altro. Ecco quelle di questa settimana selezionate per voi.

Due ville per due mostre sulla riviera del Brenta

Villa Pisani e Villa Loredan a Stra (VE), dal 5 settembre al 3 ottobre, ospitano due mostre dello stesso artista, Marco Tagliaro, milanese, classe 1942, con l’obiettivo di valorizzare la Riviera del Brenta e il paesaggio veneto.  La retrospettiva “Villa Pisani nel paesaggio veneto”, curata da Gianna Marcato e allestita nelle tre sale, alle quali si accede dal magnifico colonnato del Museo di Villa Pisani, comprende 66 opere, realizzate con diverse tecniche, tra olii, acquerelli, incisioni, ed esposte in ordine cronologico. Il percorso inizia con un disegno del 1959 a inchiostro di china su carta, che riproduce un interno della chiesa di San Giovanni e Paolo, e termina con tre acquerelli realizzati nell’estate del 2021, dedicati a Villa Pisani.

La seconda mostra, “Claritas. Luci e colori della Riviera del Brenta”, curata da Luciana Sidari, raccoglie 25 nuovi acquerelli di Tagliaro che rappresentano l’esterno o particolari di alcune ville venete, dalla Malcontenta a Stra, realizzati nel periodo segnato dalla pandemia. Ingresso libero.

INFO: www.polomusealeveneto.beniculturali.it  

A Fontanafredda c’è la Festa della Vendemmia

A Serralunga d’Alba (CN), nel cuore delle Langhe, la cantina Fontanafredda presenta la Festa della Vendemmia 2021 #Renaissance, che si tiene venerdì 10 e sabato 11 settembre, all’insegna del buon vino e del buon cibo, della sostenibilità, della musica e dell’intrattenimento. Durante tutta la durata dell’evento si alterneranno musica dal vivo e dj set.

Gli eventi musicali accompagnano la ricercata proposta gastronomica a firma Alciati, che ritorna anche in questa edizione con formule adatte per tutti i gusti: Apericena a Fontana, il Ristoro del Langarolo, pranzo e cena intorno al lago by Osteria Disguido, Pic Nic Gourmet e l’imperdibile street food targato Guidoristorante. Non mancheranno nemmeno le visite guidate alle cantine storiche con possibilità di acquisto.

Oltre al vino, poi, non mancheranno i cocktail del The Beach Green Concept Club e le birre artigianali del birrificio Baladin. Non mancherà nemmeno l’intrattenimento sia per i bambini che per gli adulti, con giochi educativi nel verde, come lo spettacolo “Io sono foglia viaggiante”, i trampoli itineranti e la pigiatura dell’uva a piedi nudi, dedicata ai più piccoli, sabato alle 17. Per l’accesso alla manifestazione è necessario il Green Pass e la prenotazione online.

INFO: www.villaggionarrante.it e www.fontanafredda.it

 Scoprire la Marmolada da quattro punti panoramici mozzafiato

Bella per natura e ricca di storia, la Marmolada (3343 mslm) custodisce un patrimonio inestimabile, dalla storia dell’evoluzione geologica delle Dolomiti a quella legate alle vicende della Grande Guerra. Grazie agli impianti di risalita di Marmolada Move to the top, si possono raggiungere punti panoramici insoliti, da cui avere una vista mozzafiato sulle Dolomiti, Patrimonio UNESCO, sui ghiacciai perenni, sulle vallate che si estendono a perdita d’occhio. Tra questi c’è la terrazza panoramica di Punta Rocca, che si può raggiungere comodamente con l’ascensore posizionato all’interno della stazione di arrivo.

C’è poi La Grotta della Madonna, un luogo sacro e suggestivo. La statua della Vergine è stata consacrata da papa Giovanni Paolo II nel 1979 e dietro cela una piccola finestra dalla quale, soprattutto quando c’è la neve, si può godere di uno spettacolo incredibile sul versante Sud della Marmolada, sul Rifugio Falier e il centro geografico delle Dolomiti in Valle Ombretta.

Un altro splendido punto di osservazione, che necessità però di un’attrezzatura particolare, c’è la Zona Monumentale Sacra con le sue gallerie, dalle quali scorgere panorami inediti. Ogni finestra panoramica, infatti, è una feritoia nella roccia creta dai soldati che hanno combattuto qui durante la Prima Guerra Mondiale. Tra le gallerie da non perdere c’è quella che consente di ammirare il panorama della cima del Piz Boé, ma anche il punto di osservazione della Forcella a Vu e delle creste della Marmolada appena sopra Serauta.

Dal Punto panoramico di Serauta, a 3000 metri, si può osservare poi uno dei panorami più belli sui Monti Civetta, Pelmo e Antelao. Uscendo dalla stazione di Serauta, poi, si incontra un enorme cuore di legno, dietro ai quali si scorgono i profili dei tre monti.

INFO: www.funiviemarmolada.com

Al Quellenhof Luxury Resort Lazise relax e divertimento “danteschi”

Dal 14 settembre, il Quellenhof Luxury Resort di Lazise, 5 stelle nello splendido scenario del Lago di Garda, propone in una location da sogno, iniziative speciali dedicate ai 700 anni della morte di Dante Alighieri e alla sua opera universale, la Divina Commedia. Un omaggio declinato tra l’offerta wellness e quella enogastronomica, che diventa un’occasione unica per vivere un’esperienza tra lusso, relax e divertimento.

Tra le iniziative c’è la possibilità di intraprendere un viaggio sensoriale attraverso i tre regni di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Presso l’Onda Spa, con saune, zone relax, laghetto balneabile e piscine si può fare un viaggio interiore durante un trattamento yang o rilassarmi in sauna durante le ventilazioni a tema Divina Commedia.

Nell’elegante bar dell’Hotel o nel panoramico Pool Bar a bordo piscina si possono invece gustare i cocktail dai nomi suggestivi ispirati ai personaggi più celebri che Dante incontra nei tre regni, da Francesca da Rimini al Frate Gaudente, da Tolomea a Beatrice. Infine, la cantina dei vini, con le sue oltre 800 pregiate etichette, crea la suggestiva atmosfera per cene di degustazione con la sommelier Michela Cavedoni. Ogni venerdì viene poi proposto un interessante bling tasting abbinato alle eccellenze culinarie delle Regioni italiane e ispirato ai luoghi della vita di Dante: Firenze, Bologna, Verona e Ravenna.

INFO: www.quellenhof-lazise.it




Speciale “IN VIAGGIO CON DANTE”, che nei suoi versi ha “unito” l’Italia

 

 

Tanti hanno celebrato Dante in occasione dei 700 anni dalla sua morte, ma noi lo abbiamo fatto a modo nostro, invitandovi a visitare i luoghi che testimoniano il suo passaggio e gli altri che lui ha descritto per raccontare l’Italia dei suoi tempi.

Abbiamo iniziato con un servizio molto importante partendo da Firenze e attraversando le foreste del Casentino, che di certo lo hanno ispirato e che ha descritto come “…la selva oscura”, per poi arrivare a Ravenna dove si trova la sua tomba e il suo monumento funebre, con la scritta DANTIS POETAE SEPOLCRUM. Altro servizio è stato realizzato a Treviso, dove pochi sanno che è passato e dove, nella chiesa di San Francesco, è sepolto suo figlio Pietro.

Poi abbiamo continuato portandovi a Firenze, a Verona, in Lunigiana, a Padova, ma anche a Ravenna e a Venezia, ricostruendo le tappe del doloroso esilio che caratterizzò la sua vicenda umana e poetica. Inoltre in questo speciale IN VIAGGIO CON DANTE vi invitiamo anche a trascorrere i vostri weekend nei luoghi come Gradara, Lerici, Sarzana, Fano…che lui ci ha descritto insieme ai protagonisti dell’Italia di allora, ma che lui ha reso eterni, nella sua opera più importante, caposaldo della storia della letteratura italiana, la Divina Commedia, che ha scritto proprio durante gli anni da esule, e portata a termine poco prima della morte.

“Tu proverai sì come sa di sale/lo pane altrui, e come è duro calle/lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, scrive Dante nel Canto XVII del Paradiso.

E, sebbene Dante avesse avuto la possibilità, facendo ammenda, di tornare a Firenze, non lo fece per non tradire se stesso, continuando il suo esilio diventando di fatto cittadino d’Italia.

Dante, per conoscere meglio la sua vicenda umana e poetica

L’esilio da Firenze iniziò nel 1302, mentre Dante era a Roma per un’ambasciata presso il Papa. Qui venne a sapere che, durante la sua assenza, era stato condannato in contumacia, e dichiarato colpevole, durante un processo-farsa, orchestrato per eliminarlo come avversario politico. Per evitare la condanna, Dante avrebbe dovuto pagare entro tre giorni cinquemila fiorini, corrispondenti a 50 mila euro di oggi. Dante, però, preferì non tornare a Firenze.

Ma che cosa portò Dante al processo che condizionò tutto il resto della sua vita?

Per capirlo, dobbiamo capire la situazione politica in cui si trovava Firenze al tempo del poeta. L’Italia era divisa tra Guelfi, sostenitori del Papa, e Ghibellini, sostenitori dell’Imperatore. Firenze, che non apparteneva allo Stato Pontificio, era Guelfa, ma al suo interno c’erano due fazioni: i Guelfi Neri, che di fatto erano la “longa manus” di Bonifacio XVIII, che influenzava la politica della città, e i Guelfi Bianchi, a cui apparteneva Dante, che non vedevano di buon occhio l’influenza papale nelle decisioni politiche fiorentine.

Dante, che era stato priore per i Guelfi Bianchi, ed era già famoso come letterato, venne “fatto fuori” da un complotto politico quando i Guelfi Neri divennero il partito dominante. Fu accusato di corruzione, appropriazione indebita di denaro pubblico, estorsione e di avere avvantaggiato la fazione dei Bianchi a danno dei Neri abusando della sua funzione istituzionale. Il giudice era tal Cante Gabrielli da Gubbio, Podestà di Firenze, Guelfo Nero.

Dante, quando ricevette l’invito a comparire davanti al tribunale, preferì rimanere a Roma, accettando, di fatto l’esilio. Un altro processo a suo carico, successivamente, ne decretò persino la condanna a morte. Durante l’esilio, gli venne anche offerta la possibilità di tornare a Firenze, a fronte del pagamento di un’ammenda e di trascorrere qualche mese in carcere, ma Dante non accettò per non subire l’umiliazione.

I luoghi dell’esilio di Dante

Da Roma, Dante si diresse quindi verso Verona, dove chiese ospitalità a Bartolomeo della Scala. Bene accolto per la sua fama di poeta e intellettuale, nella città scaligera rimase due anni, dal 1302 al 1304. Verona, con il suo fiume e le colline, gli ricordava un po’ la sua Firenze. La speranza di tornare nella sua amata città, tuttavia, non lo abbandonò mai. Tanto che, da Verona, scrisse un’accorata lettera ai fiorentini che esordiva con “Popolo mio, che cosa ti ho mai fatto?”, nella quale chiedeva il condono della pena. Ma la richiesta non venne presa in considerazione.

Nel 1305, muore Bartolomeo della Scala e Dante inizia le sue peregrinazioni fra Treviso, ospite di Gherardo da Camino, Bologna e Padova, dove si pensa che, tra il 1304 e il 1306, abbia incontrato Giotto, di cui forse divenne amico, mentre il grande pittore era impegnato a realizzare il suo capolavoro: la Cappella degli Scrovegni.

Dante si spostò poi in Lunigiana, fra Toscana e Liguria e, dopo aver girovagato tra Luni e la foce del fiume Magra, si stabilì presso i Malaspina, ospite del conte Marcello, che era stato condottiero guelfo nella Battaglia di Pistoia. Per lui portò a compimento un’ambasciata presso il Vescovo di Luni, nel 1306. In Lunigiana, Dante visse un periodo di relativa tranquillità, che gli consentì di cominciare a scrivere il suo capolavoro, la Divina Commedia.

Nel 1308, Dante visse per un breve periodo anche a Lucca, si dice ospite di una nobildonna di nome Gentucca, con cui ebbe una relazione sentimentale. Il nome di Gentucca, compare nel canto XXIV del Purgatorio, il che confermerebbe l’omaggio a una donna a cui il poeta era affezionato.

Veduta di Lucca

Nel 1310 si riaccende in Dante la speranza di ritornare a Firenze. Questa speranza ha il volto e il nome di Arrigo VII di Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero chiamato in Italia da papa Clemente V per porre fine alle lotte tra Guelfi e Ghibellini nel nord Italia. Mentre il poeta è ospite nel Castello di Poppi, nell’aretino, di Guido da Battifoglie, scrive a nome della contessa una lettera a Margherita di Brabante, moglie dell’imperatore, affinché appoggi la causa degli esiliati fiorentini.

Il Castello di Poppi

Anche nel 1311, mentre è ospite del Conte Brandino nel Castello di Porciano, scrive un’accorata lettera al popolo fiorentino, esortandolo ad avere fiducia nell’imperatore. Proprio Arrigo VII si può identificare nel veltro che nel I Canto dell’Inferno scaccia le tre fiere. Le speranze di Dante si spengono con la morte di Arrigo VII, avvenuta improvvisamente il 24 agosto 1313 a Buonconvento, nei pressi di Siena.

Il castello di Porciano

Dante riprende quindi le sue peregrinazioni nelle corti più importanti del nord Italia, barattando opere e favori in cambio di ospitalità. Nel 1317 torna a Verona, sotto Can Grande della Scala, favorevole al potere imperiale. Da qui l’erronea definizione di Ugo Foscolo nei Sepolcri, che definisce Dante “il ghibellin fuggiasco”, anche se, di fatto, Dante non fu mai ghibellino.

L’ultimo periodo e la conclusione della Commedia

Nel 1319 Dante viene ospitato a Ravenna da Guido da Polenta, gran mecenate e signore illuminato. Dante è affascinato dalla città, che definisce “la seconda Roma” per la bellezza dei suoi mosaici. Qui porta a termine il Paradiso. A Ravenna viene raggiunto dai suoi figli, Pietro, che aveva studiato giurisprudenza a Padova e a Bologna, Jacopo e Antonia, che gli fu vicina fino alla fine. Alla fine dell’estate del 1321, Guido da Polenta lo manda come ambasciatore a Venezia presso il Doge Giovanni Soranzo.

Monumento a Dante e Virgilio, a Venezia

Il doge, tuttavia, non accoglie affatto Dante con tutti gli onori, anzi, come sgarbo, anziché scortarlo in nave fino a Ravenna per il ritorno, di fatto lo costringe ad attraversare le Valli di Comacchio. A causa di quel viaggio, Dante si ammala di malaria e si spegne a Ravenna il 13 settembre del 1321, senza avere rivisto l’amata Firenze. Guido Da Polenta gli riserva funerali solenni nella basilica di San Francesco e gli fa erigere il sepolcro appena fuori dalla stessa basilica, dove Dante riposa ancora oggi.

Le Valli di Comacchio, l’ultimo viaggio di Dante

In questo speciale dedicato al Sommo Poeta, e sul sito www.weekendpremium.it nella rubrica “In viaggio con Dante”, vi porteremo alla scoperta di quei luoghi che hanno visto il suo passaggio, durante l’esilio, ma anche citati nella Commedia o prima che il destino lo allontanasse definitivamente dalla sua Firenze. Continuate a seguirci.

La tomba di Dante a Ravenna

 

Di seguito i link per leggere  gli itinerari già pubblicati sul sito

I LUOGHI DELL’ESILIO

Verona, alla corte scaligera

Il “treno di Dante” da Firenze a Ravenna

Sarzana, il cuore della Lunigiana

Noli, l’antica Repubblica marinara 

Treviso, sulle orme di Dante

Ravenna e i mosaici più belli del mondo

I LUOGHI DELLA DIVINA COMMEDIA

Fano, la “città della fortuna”

Lerici, atmosfere dantesche nel “Golfo dei Poeti”

Casentino, nel Parco di Dante

San Leo, il borgo sulla rupe

In bicicletta con Dante nel Parco delle Foreste Casentinesi

Bismantova, la montagna del Purgatorio

Gradara, il borgo di Paolo e Francesca

Da Fiesole a Bibbiena, sulle colline di Dante

 

 

 




In viaggio con Dante. Verona, alla corte scaligera

Verona è intimamente legata a Dante e alla sua vicenda umana e letteraria. Fu, infatti, il primo rifugio del Sommo Poeta dopo essere stato esiliato da Firenze e qui vi trascorse sette anni, prima agli inizi del Trecento, sotto la signoria di Bartolomeo della Scala, liberale e ghibellino, poi sotto Cangrande I, tra il 1312 e il 1318. A Verona, poi, portò a termine la Divina Commedia, completando il Paradiso. Ma tutta la sua opera è ricca di citazioni alla potente famiglia dei Della Scala e a Verona.

Scrive infatti Dante nel Paradiso:

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello/sarà la cortesia del gran Lombardo/che ‘n su la scala porta il santo uccello;/ch’in te avrà sì benigno riguardo/che del fare e del chieder, tra voi due/ fia primo quel che, tra li altri/è più tardo.

Paradiso – XVII, v.70

Parole che Dante fa pronunciare al suo antenato Cacciaguida, che incontra nel Cielo di Marte o degli Spiriti combattenti per la Fede, in Paradiso, e che gli profetizza sia l’esilio sia l’ospitalità che troverà a Verona. Nei versi, è citata infatti la scala, lo stemma degli Scaligeri che si vede ancora oggi in molti monumenti di Verona legati alla signoria, e le ali d’aquila, anch’esse riportate nello stemma come simboli del vicariato imperiale.

Statua di Dante in Piazza dei Signori

La nostra rubrica “in Viaggio con Dante”, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della morte del poeta, questa settimana è dedicata proprio a Verona.

I luoghi di Dante a Verona

Il nostro itinerario non può che partire da Piazza dei Signori, o Piazza Dante, dove svetta un monumento dedicato proprio al Sommo Poeta. La statua, che ritrae Dante con espressione assorta, è stata eretta nel 1865 ed è opera dello scultore Ugo Zanonni. Una curiosità, il volto di Dante si basa su diverse illustrazioni e sulla maschera mortuaria del grande fiorentino.

Piazza dei Signori o Piazza Dante

Su Piazza dei Signori si affaccia anche il palazzo di Cangrande I, di cui Dante fu ospite durante il suo esilio veronese, e il Caffè Dante, uno dei locali storici della città, luogo di ritrovo dei Carbonari durante il Risorgimento.

Il Caffè Dante

Piazza dei Signori è collegata a Piazza delle Erbe, dove si può salire sulla Torre Lamberti e visitare le Arche Scaligere, situate accanto alla chiesa di Santa Maria Antica. In stile gotico, custodiscono i sepolcri di alcuni illustri personaggi della famiglia Della Scala, tra cui quello di Bartolomeo, che per primo diede ospitalità a Dante, e il Mausoleo di Cangrande I, la cui statua che lo raffigura a cavallo è una copia dell’originale, conservata nel museo di Castelvecchio. Negli anni Trenta, il sarcofago di Cangrande è stato aperto nella speranza di trovare una copia autografata della Divina Commedia. Così non fu, ma il corpo di Cangrande, scomparso in circostanze misteriose, nel 1329, venne trovato mummificato. Ulteriori studi, nel 2004, permisero di stabilire che il grande scaligero fu avvelenato.

Le Arche Scaligere

Ci spostiamo quindi in zona Duomo. Nelle vicinanze si trova la Chiesa di Sant’Elena, dove Dante, nel 1320, tenne la dissertazione Questio de aqua et terra, di fronte agli intellettuali veronesi, prima di partire per Ravenna, dove morirà per le conseguenze della malaria l’anno successivo. All’epoca, la chiesa era di proprietà del Capitolo dei Canonini, che gestiva anche la Schola dove si formavano i nuovi sacerdoti.

La Chiesa di Sant’Elena

Apparteneva al Capitolo anche la Biblioteca Capitolare, la più antica del mondo tra quelle esistenti, fondata nel 517 d.C. Anche se non ci sono prove certe che Dante l’abbia frequentate per condurre le sue ricerche per la stesura della sua opera, ciò è molto probabile, al punto che molti studiosi ancora sono alla ricerca di qualche manoscritto dantesco che potrebbe celarsi in qualche angolo della biblioteca. Tra i gioielli custoditi, invece, c’è L’indovinello Veronese, il più antico esempio di documento scritto in volgare italiano.

Dante e Romeo e Giulietta

Verona è famosa soprattutto per la vicenda di Romeo e Giulietta. Nella città scaligera, infatti, Shakespeare ambientò la sua tragedia. Pochi, tuttavia, sanno, che potrebbe essere stato proprio Dante a ispirare la celebre tragedia. Sulla facciata della cosiddetta “Casa di Romeo”, infatti, si trovano i versi della Divina Commedia in cui Dante parla di “Montecchi e Cappelletti”.

“Vieni a veder Montecchi e Cappelletti/ Monaldi e Filippeschi, uom senza cura/color già tristi, e questi con sospetti.

Purgatorio VI – vv 106-108

La Casa di Romeo con i versi di Shakespeare e di Dante

È l’invettiva che Dante fa nel Purgatorio contro l’imperatore Alberto d’Austria, invitandolo a vedere come è ridotta l’Italia, devastata dalle lotte tra famiglie guelfe e ghibelline. Tra queste cita, appunto, Montecchi e Cappelletti, variazione di Capuleti, come dimostrerebbe lo stemma familiare presente sulla Casa di Giulietta, che ha tra i simboli un cappello. Inoltre, un altro indizio che nella tragedia shakesperiana ci sia “lo zampino di Dante”, è l’ambientazione, nella Verona scaligera, quando al potere c’era Bartolomeo. Anche la Casa di Romeo e la Casa di Giulietta, quindi, possono essere considerati “luoghi di Dante”.

Gli altri luoghi di Dante a Verona

Altri luoghi di Verona sono stati di ispirazione a Dante. Tra questi c’è la celebre Arena di epoca romana, che il fiorentino sicuramente vide e che con la sua struttura a gradoni e cerchi ricorda morfologia dell’Inferno dantesco. Oppure il portale in bronzo di San Zeno, che ricorda la porta dell’Inferno. Di sicuro, si sa che Dante conosceva bene la chiesa, dal momento che nel Purgatorio incontra l’abate, suo contemporaneo.

L’Arena di Verona ricorda la struttura dell’Inferno dantesco

Per portare a compimento la stesura del Paradiso, invece, Dante ebbe molte consultazioni con i frati del monastero agostiniano di Sant’Eufemia. Di sicuro, poi, Dante vide la splendida chiesa di San Fermo, che era in costruzione proprio nel periodo in cui il poeta soggiornava a Verona. Si tratta di una delle chiese storiche di Verona e si trova tra il Ponte Navi e via Cappello, la stessa della Casa di Giulietta.

Infine, dalla basilica di San Zeno, Dante ha assistito di sicuro al Palio, un’antichissima corsa a piedi che prevedeva per il vincitore un drappo di lana verde. Infatti, nel Canto VI dell’Inferno (vv 121-124), Dante descrive la corsa delle anime dei sodomiti, tra le quali incontra anche il suo maestro Brunetto Latini, proprio come il Palio: “Poi si rivolse, e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna; e parve di costoro quelli che vince, non colui che perde”.

La basilica di San Zeno

La Famiglia Alighieri oggi

Il legame tra Dante e Verona continua ancora oggi. Infatti, i figli del poeta, raggiunta la maggiore età, furono costretti anch’essi a lasciare Firenze e lo raggiunsero a Verona. Qui il figlio Pietro, che aveva studiato giurisprudenza alla prestigiosa università di Bologna, divenne notaio, sempre grazie all’intercessione dei Della Scala. Con la sua famiglia si stabilì in un palazzo nel centro di Verona, davanti alla Chiesa di Santa Anastasia, mentre all’interno della Chiesa di San Fermo gli Alighieri avevano una cappella di famiglia.

La tenuta Serego Alighieri in Valpolicella

Nel 1353, Pietro acquista una tenuta in Valpolicella, a Gargagnago. Nel 1500, però, rimane un’unica discendente diretta degli Alighieri, Ginevra, che sposa il nobile veronese Marcantonio Serego. Per non perdere il cognome, quindi, viene fondata la casata dei Serego Alighieri  , che ancora oggi, da ventuno generazioni, è proprietaria della tenuta in Valpolicella, che produce vini rinomati, tra cui il celebre Amarone. Nella tenuta si possono effettuare visite guidate con degustazioni di vini.

COME ARRIVARE

In auto: A4 Serenissima Milano-Venezia, con uscita Verona Sud, poi seguire le indicazioni per il Centro Storico. A22 Brennero-Modena, raggiungere il raccordo con l’A4 in direzione Venezia, poi uscire a Verona Sud. In treno: Stazione Verona Porta Nuova, con fermate da tutte le principali linee del Nord Italia.

DOVE DORMIRE

*Hotel Milano & Spa***S, Vicolo Tre Marchetti 11, Verona, tel 045/5916, www.hotels2go.it/  Nel centro storico di Verona, a 50 metri dall’Arena, dispone di camere con arredi eleganti, centro benessere, noleggio bici. Terrazza con idromassaggio con vista sull’Arena.

*Hotel Verona***, Corso di Porta Nuova 47/49, Verona, tel 045/595944, www.hotelverona.it A 5 minuti a piedi dall’Arena, questo boutique hotel di design offre camere con arredi contemporanei, TV LCD, Wi Fi gratuito. Noleggio bici e salotto con tablet.

*Hotel Giulietta e Romeo***S, Vicolo Tre Marchetti 3, tel 045/8003554, www.giuliettaeromeo.it A 200 metri da Piazza Bra e a 50 metri dall’Arena, offre camere con bagno privato, climatizzatore e TV LCD e minibar.

DOVE MANGIARE

*Osteria Il Bertoldo, vicolo Cadrega 2a, tel 045/8015604, www.osteriabertoldo.com. Menù con piatti della cucina italiana e napoletana, serviti in un locale di atmosfera intima e romantica.

*La Vecia Mescola, vicolo Chiodo 4, Verona, tel 045/8036608, www.trattoriaverona.it Menù con specialità venete, tra cui polenta e baccalà, in ambiente intimo, con decorazioni e tappeti.

*La Cantina del 15, Corso Castelvecchio 15, Verona, tel 045/2215914, www.lacantinadel15.com  Specialità veronesi, servite in due salette dall’ambiente curato e suggestivo e giardino estivo.

INFO

www.danteverona.it

www.turismoverona.eu/




In viaggio con Dante. Fano, la “città della Fortuna”

Continua il nostro “Viaggio con Dante” nei luoghi citati e spesso, anche visitati di persona dal Sommo Poeta, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della sua morte. Tra i luoghi forse meno noti, legati alla vicenda umana e letteraria di Dante ci sono anche le Marche. In particolare, nel V Canto del Purgatorio, Dante e Virgilio raggiungono il secondo Balzo dell’Antipurgatorio, dove incontrano i “morti per forza”.

Qui hanno un colloquio con tre anime, la prima delle quali è Jacopo del Cassero, un giovane condottiero fanese ucciso a tradimento mentre si trovava a Padova. Il giovane dice a Dante “se mai vedi quel paese/che siede tra Romagna e quel di Carlo/ che ti mi sie di tuoi preghi cortese/ in Fano, sì che ben per me s’adori/pur ch’i possa purgar le gravi offese”, chiedendogli di riferire ai suoi concittadini di pregare per lui affinché si abbrevi la sua permanenza nell’Antipurgatorio.

Morte di Jacopo del Cassero

Jacopo del Cassero è sepolto nella Chiesa di San Domenico e l’epigrafe sulla sua tomba ricorda per struttura il verso dantesco. Entrambi, poi, riportano i temi del tradimento e della sfortuna. Alcuni studi recenti, poi, hanno ipotizzato che Dante avesse conosciuto di persona il giovane condottiero in occasione della Battaglia di Campaldino, nel 1289 e che avesse rapporti stretti con la famiglia Del Cassero. Proprio durante un soggiorno nella città, avrebbe visitato la tomba di Jacopo, rimanendo colpito dall’epigrafe.

Che cosa vedere: la Fano romana

Fano è una città ricca di storia e testimonianze artistiche e architettoniche, ma anche naturalistiche. Se non si può prescindere dalla visita alla Chiesa di San Domenico, dove si trova l’ultima dimora di Jacopo del Cassero, non dimentichiamo che Fano è stato un importantissimo nodo commerciale e viario, che collegava la via Flaminia alla costa Adriatica, già ai tempi dei Romani, quando si chiamava Fanun Fortunae.

Interno della Chiesa di San Domenico

Moltissime le testimonianze di questo glorioso passato, a partire dall’Arco di Augusto, porta di accesso alla città romana, fatta costruire da Augusto nel 9 d.C. Il punto migliore per ammirare l’Arco sono gli splendidi Giardini del Pincio.

Arco di Augusto

Vicino all’Arco di Augusto si trova la Chiesa di San Michele, che ospita il Museo della via Flaminia, dove, attraverso tablet e visori, si può fare un salto indietro nel tempo e ammirare la Fano romana attraverso la realtà aumentata.


Si può poi proseguire verso le Mura Augustee, anch’esse volute dal primo imperatore di Roma. Accedendo alla MEMO – Mediateca Montanari, nei sotterranei, si può visitare l’Augusteum, un edificio dedicato al culto dell’imperatore, risalente al I secolo a.C. Merita una visita, se avete tempo, anche il Museo del Palazzo Malatestiano, con conserva i reperti più belli ritrovati a Fano e dintorni.

L’Augusteum

La rocca, le chiese e il teatro

Da non perdere una visita alla Rocca Malatestiana e al Bastione Sangallo, che si trovano all’estremità nord orientale dell’antica cinta muraria romana. L’aspetto attuale si deve a Sigismondo Pandolfo Malatesta, che a partire dal 1433 ristrutturò completamente un complesso preesistente del XIV secolo. Attualmente, ospita eventi e spettacoli. Il Bastione Sangallo, invece, è stato voluto da papa Giulio II ed è stato progettato da Antonio da Sangallo a scopo difensivo.

L’imponente Rocca Malatestiana

Assai suggestiva per la sua unicità l’ex Chiesa di San Francesco, un monumento a cielo aperto, poiché privo del tetto, crollato in seguito a un terremoto nel 1930. Di origine medievale, è uno dei complessi più belli della città, ed è stato modificato nell’Ottocento con atmosfere decisamente romantiche.

Chiesa di san Francesco

In particolare, nel sottoportico della Loggia si trovano le tombe malatestiane di Paola Bianca Malatesta, Pandolfo III e Bonetto di Castelfranco. La prima è un capolavoro di scultura tardogotica dell’artista veneziano Filippo di Domenico, mentre quella di Pandolfo III viene attribuita a Leon Battista Alberti.

Da non perdere, poi, una visita al Teatro della Fortuna, che si trova nel Palazzo del Podestà, in piazza XX settembre. Progettato da Luigi Poletti tra il 1845 e il 1963, è stato danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e riaperto solo nel 1998 dopo importanti restauri.

Il teatro della Fortuna

Sempre in piazza XX Settembre si trova il Museo Archeologico e Pinacoteca del Palazzo Malatestiano, suddiviso in una Sezione Archeologica, dalla preistoria all’età romana, una Sezione Ceramica e Numismatica, la Pinacoteca con capolavori realizzati tra la fine del XIII e il XVIII secolo, tra cui opere di Guercino e Guido Reni, e la Sala Morganti, che ospita mostre temporanee.

Il porto e il litorale

Non dimentichiamo, poi, che Fano è una città di mare, con una lunga tradizione marinara. Vale la pena regalarsi una passeggiata lungo El Gugul, una via che costeggia il porto e in cui si concentra la vita dei pescatori fanesi.

El Gugul

Da non perdere, invece, una passeggiata al tramonto sul Molo dei Trabucchi, oppure percorrere la Passeggiata del Lisippo, che costeggia la Marina dei Cesari da una parte e il mare dall’altra, terminando ai piedi di una riproduzione della statua del Lisippo. Infine, ci si può rilassare nelle spiagge cittadine del Lido, più sabbiosa, o della Sassonia, per chi preferisce i ciottoli.

Passeggiata del Lisippo

COME ARRIVARE

In auto: A14 Adriatica da Bologna con uscita Fano, poi seguire per Fano Centro. Da Roma, prendere l’A24 e poi l’A14 verso Bologna. Oppure, la via Flaminia verso il valico di Scheggia percorrendo la E45 via Perugia. Da Milano, A1 fino a Bologna, poi la A14 in direzione Ancona con uscita Fano. Da Sud: direttrice Roma-Pescara-Ancona.

 DOVE DORMIRE

*Hotel Elisabeth Due ****, Piazzale Amendola 2, Fano (PU), tel 0721 823146, www.hotelelisabethdue.it . Di fronte alla spiaggia di Fano e a soli 10 minuti dalla Rocca Malatestiana. Ottimo ristorante con cucina italiana e regionale.

*Hotel Corallo***, via Leonardo da Vinci 3, Fano (PU), tel 0721/804200, www.hotelcorallo-fano.it Ad appena 50 metri dalla spiaggia, dispone di camere con balcone, piscina e solarium, ristorante con cucina tipica e connessione wi fi gratuita.

*Castello di Montegiove***, Strada Comunale di Monte Giove 1, Fano (PU), tel 0721/864123, www.castellomontegiove.it Immerso in un vasto parco, offre le atmosfere suggestive di un vero castello, ma con tutte le comodità moderne.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Vecchia Fano, via Bonaccorsi 21 A, Fano (PU), tel 0721/803493, www.ristorantevecchiafano.it/  Ottimi piatti della cucina fanese e regionale, sia di mare che di terra. Carne e pesce alla brace.

*Taverna del ghiottone, via Roma 87 B, Fano (PU), tel 0721/808102, www.ilghiottonefano.it Ricco menù di piatti di pesce e di carne, dall’antipasto ai secondi.

*Osteria della Peppa, via Vecchia 8, Fano (PU), tel 331/6454088, www.osteriadellapeppa.it  Menù con piatti marchigiani preparati con ingredienti a km zero, serviti in un ambiente suggestivo con pareti di pietra.

INFO

www.turismofano.it




Il “Treno di Dante” è un convoglio a vapore che viaggia tra Firenze e Ravenna

Partirà ufficialmente il 3 luglio il Treno di Dante, con corse tutti i weekend, il sabato e la domenica, fino al 10 ottobre, a eccezione del 7 e 8 agosto (per lavori di manutenzione sulla linea).

È un’altra delle splendide iniziative da non perdere, in occasione delle celebrazioni per i 700 anni della morte del poeta. Si potrà così andare alla scoperta di alcuni dei luoghi più cari a Dante, che lo hanno visto protagonista o che sono stati da lui citati. Il Treno di Dante, infatti, collega idealmente Firenze, con partenza dalla Stazione di Santa Maria Novella, dove il Sommo poeta è nato nel 1265, a Ravenna, dove trascorse gli ultimi suoi anni di vita, portò a termine il suo capolavoro, e morì, nel 1321.

Il Treno di Dante, poi, non è un comune treno, ma uno splendido convoglio storia a carbone e a vapore, composto da tre vetture “centoporte”, un vagone bagagliaio attrezzato anche per il trasporto delle biciclette e trainato da un locomotore d’epoca. I posti a sedere sono 234, ma potranno essere occupati solo per la metà per rispettare le norme anti Covid.

In viaggio con Dante sulla “Faentina”

Il Treno di Dante collegherà Firenze, con partenza alle 9 del mattino, a Ravenna e percorrerà la linea ferroviaria storica “Faentina”, la transappenninica costruita nell’Ottocento tra Toscana ed Emilia Romagna, tra paesaggi mozzafiato da ammirare in questo viaggio “lento”, tra storia e natura.

La tratta storica della Faentina

Sono previste quattro fermate, durante le quali sarà possibile scendere e visitare castelli, monumenti, borghi medievali e colline facenti parte del parco letterario “Le Terre di Dante”. Vediamo allora le tappe del viaggio.

Dopo aver lasciato Firenze, il Treno di Dante prosegue verso Vaglia, il primo Comune del Mugello. La prima fermata è a Borgo San Lorenzo, che divenne dominio fiorentino nel 1290. San Lorenzo rimase tuttavia fedele ai Guelfi, i sostenitori del Papa, e subì, nei decenni seguenti, molti attacchi della fazione Ghibellina, sostenitrice dell’imperatore. Dante prese parte al Convegno di san Godenzo, tenutosi l’8 giugno 1302.

Borgo San Lorenzo

Si risale in carrozza e si continua verso Ronta, per poi toccare Scarperia e San Piero a Sieve, sempre nella provincia di Firenze, antichi domini della potente famiglia de’ Medici. Si sale poi verso le colline di Vicchio, dove nacquero Giotto e Beato Angelico e si oltrepassa lo splendido borgo di Crespino del Lamone. Si fa poi la seconda fermata a Marradi, che ha dato i natali al poeta Dino Campana. Il borgo è legato a Dante da un curioso aneddoto. Durante i primi tempi del suo esilio, durante la fuga da Firenze, il Sommo Poeta giunse a Marradi, dove gli fu rubato il cavallo.

Alle sue rimostranze, gli venne risposto che gli abitanti di Marradi erano tutti galantuomini. Al che, con l’arguzia che lo distingueva, Dante rispose con un gioco di parole, di cui esistono due versioni differenti. La prima sostiene che l’autore della Divina Commedia abbia esclamato “Sì’, marradi!”, altri che sia stato più esplicito uscendosene con un “Marradi, piantan fagioli e nascon ladri!” Oltre a ciò, il borgo vanta una storia antichissima. Qui ci sono infatti tracce di insediamenti dei Liguri, degli Etruschi e dei Celti, finché non venne conquistata dai Romani, che nel 59 a.C vi fecero costruire la prima strada che collegava Firenze a Faenza, facendone un importante snodo di comunicazione e punto di sosta per i viaggiatori.

Scorcio di Marradi

Dalla Toscana, il Treno di Dante entra poi in Romagna, dove fa la terza fermata a Brisighella, in provincia di Ravenna, annoverano tra i “Borghi più belli d’Italia”. Durante il suo esilio, che lo portò in giro per il nord Italia, Dante venne ospitato nella Rocca manfrediana. Altre eccellenze del borgo sono la medievale Torre dell’Orologio, del XIX secolo, e il Santuario di Monticino, del XVIII. Brisighella è famosa anche per le sue terme.

Brisighella con la rocca manfrediana

Si risale in carrozza e si fa una quarta sosta a Faenza, sempre nel ravennate, celebre il tutto il mondo per le sue ceramiche, ma anche perché Dante, nella Divina Commedia, la cita più volte, insieme a personaggi che fecero parte della storia della città. Da vedere la splendida Piazza del Popolo, cuore pulsante di Faenza, dove si affacciano il Palazzo Comunale e il Palazzo del Podestà. Da non perdere una visita al Museo Internazionale delle Ceramiche (MIC), 

L’ingresso del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza

Infine, si risale in carrozza con destinazione finale Ravenna, dove si trova la tomba di Dante. Qui, infatti, il Sommo Poeta trovò la morte, nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, a 56 anni, dopo aver contratto la malaria durante una sfortunata ambasciata a Venezia, che lo costrinse ad attraversare le paludose Valli di Comacchio. Ravenna è celebre per i suoi monumenti e i suoi meravigliosi mosaici.

La Tomba di Dante a Ravenna

Si risale poi sul Treno di Dante e si ritorna a Firenze, dove l’arrivo alla Stazione di Santa Maria Novella è prevista per le 18.

INFO

Prossimamente saranno rese note le modalità per l’acquisto dei biglietti per il Treno di Dante e i pacchetti turistici che includono




In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Lo primo tuo refugio e ‘l primo ostello
sarà la cortesia del gran Lombardo
che ‘n su la scala porta il santo uccello;
ch’in te avrà sí benigno riguardo
che del fare e del chieder, tra voi due,
fia primo quel che, tra li altri, è più tardo.

Paradiso – XVII, v. 70

In queste tipiche terzine dantesche parla Cacciaguida, un antenato di Dante, che gli preannuncia l’esilio e l’ospitalità che troverà a Verona. Infatti pochi sanno che proprio a Verona Dante trovò un rifugio dopo essere stato esiliato da Firenze, trovando in essa una nuova patria. Per questo motivo per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte del famoso poeta, Verona è una delle città protagoniste del progetto #annodiDante. Un percorso a cielo aperto tra piazze e monumenti, chiese, palazzi e biblioteche, con una mappa d’autore che guida il visitatore, orientato da segnaletiche e app. Si tratta di un’inedita mostra diffusa, realizzata dai Musei Civici, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale, in collaborazione con Università di Verona e Diocesi di Verona. La città intera quindi ricorda il poeta mettendosi in mostra come un vero e proprio museo a cielo aperto.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona. Foto di Fabio Tura

 

DANTE A VERONA: città ispiratrice della Divina Commedia 

Il progetto veronese prevede un duplice omaggio: a Dante e alla città di Verona, che lo accolse dopo l’esilio da Firenze, e ne diventò seconda patria. Sono infatti numerosi i luoghi legati alla presenza di Dante, fonti di ispirazione per la Divina Commedia, e oggi è possibile, grazie alle tracce contenute nelle sue opere, ricostruire passaggi cruciali della vicenda veronese. La città non è quindi mero sfondo alla vicenda dantesca, ma ne diventa, essa stessa, protagonista e ispiratrice: come? Verona ha scelto di valorizzare la sua singolarità, rispetto alle altre città dell’esilio, ideando una mostra diffusa, un itinerario che si snoda nei luoghi della presenza e della tradizione dantesca. Verona, infatti, ci parla ancora dell’epoca di Dante: ripercorrendo le stesse strade, contemplando un paesaggio, entrando nei palazzi, visitando le chiese, osservando le immagini dipinte e scolpite che, oltre settecento anni fa, il Poeta stesso poté scoprire e ammirare.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia

Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti e illustrati in una mappa, preziosa guida che conduce i visitatori alla scoperta dei luoghi direttamente legati alla presenza di Dante; e perfino delle tracce dei suoi figli e dei suoi eredi. La mappa non è stata pensata solo per i turisti: ogni cittadino veronese potrà riscoprire, come portato per mano dal Poeta, il piacere di essere visitatore attento e privilegiato della propria città. Ogni luogo dantesco della mappa è segnalato in situ con un apposito pannello. Con un semplice tocco sul proprio cellulare tramite QRcode, il visitatore potrà accedere a un’espansione digitale dei contenuti della mappa, ulteriore approfondimento del proprio itinerario.

 

 

IL PERCORSO DELLA MAPPA: I LUOGHI LEGATI A DANTE

Ecco che coì comincia il viaggio alla scoperta di Dante nella splendida Verona. Prima tappa è Piazza dei Signori, centro del potere, sia durante la Signoria scaligera che dopo la sua caduta. Al centro vi è collocata una statua del Poeta, in marmo di Carrara, opera emblematica della Verona risorgimentale. Realizzata dallo scultore Ugo Zannoni nel 1865, in occasione del sesto centenario dalla nascita, fu inaugurata la notte tra il 13 e il 14 maggio alle 4 del mattino per scongiurare la censura degli austriaci, allora al governo della città scaligera. Quest’anno, per le celebrazioni dantesche, il monumento è stato sottoposto a un accurato restauro (grazie alla sponsorizzazione di Zalando) e restituito nella sua intera bellezza alla città.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, Piazza dei Signori

Si prosegue con Palazzo della Ragione, edificato verso la fine del XII secolo quale palazzo comunale, uno tra i primi in Italia, che oggi ospita la Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. Qui, la mostra diffusa trova un prezioso raccordo e ulteriori sviluppi tematici a carattere storico-artistico nelle esposizioni in programma: La mano che crea. La galleria pubblica di Ugo Zannoni (fino al 5 ottobre 2021, a cura di Francesca Rossi), un tributo allo scultore Zannoni, noto come uno dei protagonisti dell’esplosione del mito di Dante nelle arti figurative dell’Ottocento, ricordato per la lunga carriera animata dall’impegno civile a favore della cultura e dei musei cittadini. E Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona (11 giugno–3 ottobre 2021, a cura di Francesca Rossi, Tiziana Franco, Fausta Piccoli), realizzata con il contributo e il patrocinio del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, vero e proprio snodo della mostra diffusa che presenta una significativa selezione di opere d’arte e testimonianze storiche dal Trecento all’Ottocento, per approfondire due precisi fulcri tematici. Il primo riguarda il rapporto tra Dante e la Verona di Cangrande della Scala e il successivo revival sette-ottocentesco della Divina Commedia e di un Medioevo ideale. Il secondo, strettamente connesso al precedente, dedicato al mito, tutto scaligero e shakespeariano, di Giulietta e Romeo. Temi sui quali si fonda, ancora oggi, la fama di Verona.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona: Palazzo della ragione (foto di verona.com)

Le tappe successive sono: Palazzo del Capitanio, inizialmente residenza scaligera e costruzione recente ai tempi di Dante, quindi sede, sotto il dominio della Serenissima (1405-1796), del Capitano veneto – da qui il nome attuale – e poi, dal tardo Ottocento, degli uffici giudiziari. Palazzo della Provincia, oggi Prefettura, dimora che si fece costruire Cangrande della Scala. Le Arche Scaligere, sepolcro della famiglia della Scala, costruite presso la chiesa di Santa Maria Antica. Sono sepolti qui alcuni dei personaggi citati da Dante: Alberto I (morto nel 1301) e i suoi figli Bartolomeo I (1304), Alboino (1311) e Cangrande (1329). L’arca di Bartolomeo si distingue per l’insegna della scala sormontata da un’aquila; di Cangrande restano sia il primo sarcofago, dove fu deposto subito dopo la morte improvvisa e misteriosa. L’enigma sarà svelato prossimamente dall’indagine sul DNA condotto dalle Università di Verona e di Firenze in collaborazione con il Civico Museo di Storia Naturale di Verona), sia il sontuoso monumento che gli fece realizzare Mastino II, suo nipote, sopra la porta della chiesa, quando diede avvio alla trasformazione monumentale e dinastica del cimitero.

Arche scaligere, di Verona. Tomba di Cansignorio in primo piano, la chiesa di Santa Maria Antica e la tomba di Cangrande I della Scalae il diritto la tomba di Mastino II.
foto di: Didier Descouens

Sempre sulle orme dell’Alighieri, si arriva poi alla chiesa di San Zeno Maggiore, capolavoro del romanico lombardo. Dante, nel XVIII canto del Purgatorio, incontra Gerardo, abate di San Zeno vissuto al tempo del Barbarossa e gli fa esprimere un giudizio pessimo su Giuseppe, figlio illegittimo di Alberto I della Scala e abate di San Zeno dal 1292 al 1313. Il nostro Poeta potrebbe essere stato ispirato, per la figura dell’abate, dall’epigrafe incisa sul fianco sud della chiesa, che ricorda l’abate Gerardo e le opere da lui promosse al tempo del sovrano svevo.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, Chiostro San Zeno

Di qui si prosegue per Sant’Elena, adiacente alla Cattedrale, che conserva in buona parte la sua compagine alto-medievale. Il 20 gennaio 1320, Dante vi tenne una lezione pubblica per spiegare il fenomeno dell’emersione delle terre sopra la superficie dell’acqua. Forse sperava di conquistare così l’ammissione all’insegnamento nello Studio, la scuola superiore di Verona che stava diventando una rinomata Università, ma gli venne preferito il maestro di logica Artemisio. Alla fine del testo della Questio de aqua et terra si legge: «[…] definita da me, Dante Alighieri, il minimo dei filosofi, durante il dominio dell’invitto Signore messer Cangrande della Scala, Vicario del Sacro Romano Impero, nell’inclita città di Verona, nel tempietto della gloriosa Elena […]».

Durante il suo primo soggiorno veronese Dante frequentò quasi certamente anche la Biblioteca Capitolare, una delle più antiche del mondo, il cui scriptorium era attivo forse già dal VI secolo. La Capitolare ospitava, già allora, antichi manoscritti di alcuni fra i classici meno noti al Medioevo, come la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, le Historiae di Livio, Catullo. In un breve passaggio del De vulgari eloquentia, scritto tra il 1303 e il 1305, Dante cita una lista di autori classici – tra i quali «Titum Livium, Plinium, Frontinum, Paulum Orosium, et multos alios» – e rivela che una «amichevole insistenza» lo invitava a consultarli («Quos amica sollicitudo nos visitare invitat»).

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Mons. Bruno Fasani prefetto della biblioteca Capitolare di Verona
foto di: https://www.travelglobe.it/

La mappa ci conduce poi a tre chiese: Sant’Anastasia, solo un cantiere durante i soggiorni danteschi a Verona, che un tempo ospitava nel suo primo chiostro la più antica tomba veronese di famiglia degli Alighieri. San Fermo Maggiore – anch’essa in costruzione negli anni in cui Dante era presente a Verona – che nel transetto destro della chiesa conserva l’elegante cappella funeraria che Pietro IV e Ludovico Alighieri, discendenti del Poeta, fecero allestire a metà del Cinquecento. Quindi Sant’Eufemia, legata a Dante solo per via indiretta: il teologo Egidio Romano espose nel suo De regimine principum – opera composta prima del 1285 – alcune teorie cosmologiche che il Poeta avrebbe affrontato nella Questio de aqua et terra. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la Questio fosse un falso composto da qualche teologo di Sant’Eufemia e attribuito a Dante per avvalorare le dottrine del Romano. A Sant’Eufemia, inoltre, furono sepolti i figli di Guido Novello da Polenta, che ospitò Dante a Ravenna e che il Poeta menziona nella sua Egloga a Giovanni del Virgilio.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Parte posteriore chiesa di San Fermo Maggiore, Verona.
Foto di: Andrea Bertozzi

 

…MA ANCHE LUOGHI LEGATI AI DISCENDENTI DI DANTE

In mappa anche luoghi legati ai discendenti del Poeta: come Piazza delle Erbe, dove, secondo l’umanista Moggio Moggi, Pietro Alighieri, figlio di Dante, recitò un capitolo in terzine sulla Commedia. O anche Palazzo Bevilacqua, abitazione del figlio di Dante, di fronte alla chiesa di Sant’Anastasia. Ma questi sono solo alcuni! 

L’ultima parte del percorso è una passeggiata tra i luoghi della tradizione dantesca.
Il trecentesco Palazzo Marogna vantava, nel Cinquecento, un’articolata decorazione ad affresco – oggi purtroppo appena visibile – che, secondo il pittore ottocentesco Pietro Nanin, raffigurava due scene della Divina Commedia. Dante che corre verso Virgilio, inseguito dalle fiere, e Beatrice su un carro, dipinta nell’atto di svelarsi il volto, secondo quanto riporta il XXXI canto del Purgatorio. È questa l’unica figura che appena si distingue oggi.

Tappa finale della mostra diffusa è Castelvecchio, che Dante non vide (fu costruito a partire dal 1354 per iniziativa di Cangrande II della Scala) ma che oggi accoglie, come sede museale, importanti testimonianze della Verona dell’età di Dante: sculture del Maestro di Sant’Anastasia, dipinti di stretta influenza giottesca, parte del corredo funerario della tomba di Cangrande della Scala e gli originali delle statue equestri di Cangrande e Mastino II, provenienti dalle Arche Scaligere.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona: Museo di Castelvecchio

In occasione dell’anno dantesco, altro fulcro della mostra diffusa è l’esposizione, in sala Boggian, Dante negli archivi. L’Inferno di Mazur (fino al 3 ottobre, a cura di Francesca Rossi, Daniela Brunelli, Donatella Boni): 41 acqueforti e acquetinte che Michael Mazur produsse ispirandosi alla prima cantica della Divina Commedia. L’opera grafica è accompagnata dalla traduzione del poeta Robert Pinsky, amico dell’artista.

L’immagine coordinata della mostra diffusa è stata elaborata a partire dal disegno di Sandro Botticelli Dante e Beatrice. Paradiso II. L’opera è stata resa disponibile, eccezionalmente, per la sola sede di Verona, assieme ad altri due disegni botticelliani per Paradiso IV, Paradiso XVII, dal Kupferstichkabinett dei Musei Statali di Berlino. I tre disegni saranno esposti alla mostra Tra Dante e Shakespeare. Il mito di Verona alla Galleria d’Arte Moderna Achille Forti.

In viaggio con Dante. I luoghi di Verona nascosti nella Divina Commedia
Verona, GAM

Questa tappa veronese è solo uno degli spazi che abbiamo dedicato al grande poeta fiorentino. Per gli appassionati, ecco le altre mete!

In viaggio con Dante. Lerici, atmosfere romantiche nel Golfo dei Poeti

In viaggio con Dante. Sarzana, il cuore della Lunigiana

In viaggio con Dante. San Leo, il borgo sulla rupe

In viaggio con Dante. Noli, l’antica Repubblica Marinara

In viaggio con Dante: Bismantova, la montagna del Purgatorio

In viaggio con Dante. Gradara, il borgo di Paolo e Francesca

In viaggio con Dante: A Ravenna, dove ci sono i mosaici più belli del mondo [PT.1]

In viaggio con Dante: A Ravenna, dove ci sono i mosaici più belli del mondo [PT.2]




In viaggio con Dante. Lerici, atmosfere romantiche nel Golfo dei Poeti

“Tra Lerice e Turbia la più diserta,

la più rotta ruina è una scala,

verso di quella, agevole e aperta”

Purgatorio III (49-51)

Anche Dante rimase incantato dalla bellezza di Lerici, splendido borgo marinaro in provincia de La Spezia. E, dopo di lui, anche Petrarca, Boccaccio e i grandi del Romanticismo, da Lord Byron a Shelley, fino a Carducci e D’Annunzio. Ecco perché questo tratto della costa ligure viene chiamata “Il Golfo dei Poeti”.

Ma torniamo a Dante, in questa nuova puntata della serie dedicata al Sommo Poeta in occasione dei 700 anni dalla sua morte. Nel Purgatorio, Dante cita Lerici per descrivere la ripida rupe mentre sale sulla montagna. Si sa che l’autore della Divina Commedia visitò Lerici e Portovenere durante il suo soggiorno in Lunigiana. Nel 1306, infatti, fu ospite di Franceschino di Mulazzo durante il suo ruolo di mediatore per la pace di Sarzana, poi siglata il 6 ottobre di quello stesso anno, tra il Vescovo di Luni e i Marchesi Malaspina.

Nello stesso giorno, Dante proseguì per Castelnuovo Magra per presiedere alla firma ufficiale del trattato. Possiamo, allora, immaginare con gli occhi di allora che cosa vide e impressionò Dante di questi splendidi paesaggi e questo mare terso, magari scegliendo proprio Lerici per un weekend.

Lerici, che cosa vedere nel centro storico

Il monumento più importante di Lerici è il Castello di San Giorgio, che domina il borgo da un promontorio. Costruito tra il XII e il XIII secolo, è stato recentemente restaurato e ospita al suo interno il Museo Geopaleontologico. Dalle sue mura si gode una splendida vista di Lerici e dei borghi vicini. Potete scegliere se salire con l’ascensore, oppure, se siete sportivi, salire i 168 gradini che portano al cospetto delle mura.

Veduta di Lerici con il castello di San Giorgio

Splendido anche l’Oratorio di San Rocco, con la sua Torre, risalente al Duecento e costruito su un edificio precedente. La Torre, invece, è stata costruita in epoca romana a scopo difensivo ed è stata successivamente trasformata in campanile.

La torre medievale dell’oratorio di San Giorgio

Tra le dimore storiche che meritano una sosta in centro storico ci sono Ca’ Doria e Ca’ Rugia. Nella prima abitò Andrea Doria e risale al Cinquecento. La seconda è invece un bell’esempio di casa-torre che mantiene ancora le alcune sue caratteristiche, come la scala esterna in marmo e il balcone decorato in arenaria.

I giardini di Villa Marigola

In cima al promontorio che separa Lerici dalla frazione di San Terenzo si trova invece la splendida Villa Marigola, del Settecento, fulcro del romanticismo ottocentesco e particolarmente cara a Percy Shelley e a sua moglie Mary, autrice di Frankenstein, che vi passarono molto tempo durante i loro soggiorni in Liguria.

Le spiagge di Lerici

Lerici è soprattutto un borgo marinaro e meta ideale a chi vuole abbinare un weekend di storia, cultura e relax. La spiaggia cittadina è il Lido di Lerici, una lunga distesa di sabbia attrezzata. Spostandosi verso ovest, invece, si raggiunge la Venere Azzurra, una spiaggia libera e sabbiosa. Avanzando ancora, si incontra la Spiaggia di San Terenzo, una striscia di fine sabbia chiara abbracciata tra l’azzurro del mare e i colori vivaci delle case della frazione.

Il Lido di Lerici

Per chi ama le spiagge meno frequentate e selvagge, ci sono le Spiagge di San Giorgio, tre calette ai piedi del promontorio dove sorge il Castello. Sono divise dagli scogli e si affacciano su una baia spettacolare, tra vegetazione mediterranea e acque cristalline.

Una delle spiagge di San Giorgio

Nella frazione di Fiascherino, invece, si trova l’Eco del Mare, una spiaggia da cartolina che domina una delle insenature più belle di tutta la Liguria. Si raggiunge tramite una scalinata con vista panoramica mozzafiato.

La spiaggia Eco del Mare

Altre magnifiche spiagge nei dintorni sono la Marianella Deliziosa, Baia Blu, poco distante dal borgo di San Terenzo, tra Punta Santa Teresa e Punta Galera, e La Caletta, tra Lerici e Tellaro, che si raggiunge solo via mare.

Le escursioni nei dintorni di Lerici

Se avete tempo, da Lerici potete fare delle belle escursioni nelle sue frazioni, San Terenzo, Fiascherino e Tellaro, splendidi borghi marinari con spiagge meravigliose e testimonianze storiche.

Tellaro

Per esempio, potete partire dal Castello di Lerici e, con una passeggiata di appena 2 km, arrivare al Castello di San Terenzo, di origine cinquecentesca. Anch’esso arroccato su uno sperone di roccia a picco sul mare, fu costruito a scopo difensivo, oggi ospita mostre e spettacoli. Si sviluppa su due livelli, quello più basso a pianta pentagonale e tre torri, e uno superiore, più antico, con una sola torre. Dal castello si gode una vista mozzafiato. Ne vale proprio la pena.

Il castello di San Terenzo

Un’altra splendida escursione è quella che parte da Lerici alla volta dei Monti San Lorenzo, che si trovano alle spalle del borgo. Qui si trova un sito megalitico composto da pietre disposte in modo che la luce del sole al tramonto, in particolare nel periodo attorno al solstizio d’estate, formi su di esse una farfalla dorata.

Il fenomeno della Farfalla dorata

COME ARRIVARE

In auto: A12 Genova-Livorno con uscita Sarzana, poi seguire le indicazioni per Lerici. In treno: scendere a Sarzana, poi collegamenti con Lerici in autobus. In alternativa, scendere a La Spezia e poi in autobus fino a Lerici.

DOVE MANGIARE

*L’Ancora di Lerici, piazza Garibaldi 26, Lerici (SP), tel 0187/966229, www.lancoradilerici.it Menù di qualità con piatti di carne e di pesce fresco del golfo. Da provare le cozze, preparate in diverse versioni. Assortita carta dei vini, primo tra tutti il Vermentino.

*Il Frantoio, via Cavour 21, Lerici (SP), tel 0187/964174. Ottimo menù di pesce, dall’antipasto ai secondi. Tra i primi, spiccano le deliziose abbinate tra pesto ligure e pesce.

*Bontà Nascoste, via Cavour 52, Lerici (SP); tel 0187/965500, www.bontanascoste.it In un ambiente curato e raffinato, si possono gustare specialità di pasta e pesce, anche crudo.

DOVE DORMIRE

*Hotel Florida***, Lungomare Biaggini 35, Lerici (SP), tel 0187/967332, www.hotelflorida.it In splendida posizione fronte mare e a 10 minuti da Lerici. Dispone di una bella terrazza panoramica con vista sul Golfo dei Poeti. Animali ammessi.

*Albergo Serena***, via della Libertà 22, loc. Cerri, Lerici (SP), tel 0187/988632, www.albergoserena.net In una splendida località sulle colline liguri, a 2,5 km da Lerici.

*Hotel Cristallo***, via Fiascherino 158, loc. Frascherino, Lerici (SP), tel 0187/967291, www.hotelcristallolerici.it A 200 metri dal mare e a 2,5 km dai traghetti per le Cinque Terre, dispone di un giardino e di un terrazzo sul Golfo dei Poeti. Alcune camere hanno il balcone vista mare.

INFO

www.lericicoast.it




In viaggio con Dante. Sarzana, il cuore della Lunigiana

Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni della morte di Dante Alighieri, continua il nostro “Viaggio con Dante” nei luoghi visitati o citati dall’autore della Divina commedia. Questa settimana andiamo insieme a Sarzana, in provincia de La Spezia. In posizione strategica tra Liguria, Toscana ed Emilia Romagna, vanta una storia antichissima, che risale alla città romana di Luni. Qui si susseguirono grandi famiglie, come i Castracani, i Malaspina e i Visconti.

E anche Dante soggiornò nella città, come attesta un atto notarile del 1306, conservato presso l’Archivio di Stato di La Spezia. Tra gli illustri ospiti della città ci sono poi il poeta Pier delle Vigne, citato dallo stesso Dante nell’Inferno, Guido Cavalcanti, San Francesco d’Assisi e, in tempi più recenti, Vittorio Alfieri e Alessandro Manzoni.

L’atto notarile che attesta la presenza di Dante a Sarzana nel 1306

Dante a Sarzana

Durante le sue lunghe peregrinazioni da esule, Dante arrivò a Sarzana il 6 ottobre 1306, con uno scopo ben preciso: siglare la pace tra la potente famiglia dei Malaspina dello Spino Fiorito, e il Vescovo Conte di Luni, il genovese Antonio di Nuvolone da Camilla, che era invece protetto dalla nobile famiglia dei Fieschi, Conti di Lavagna.

Il “ricordo” del passaggio di Dante a Sarzana in piazza Matteotti

Tra le due parti era in atto in atto una controversia che durava da anni, spesso sfociata in episodi di guerriglia e una vera e propria faida familiare. Dante ricevette l’incarico di procuratore dei Malaspina nella Piazza della Calcandola, che oggi è Piazza Matteotti. La nomina fu siglata da un atto formale, stilato dal notaio sarzanese Giovanni di Parente di Stupio, alla presenza del marchese Franceschino di Mulazzo. Dopo la nomina, Dante e il notaio si trasferirono poi a Castelnovo per la sottoscrizione dell’atto di pace con il Vescovo Conte di Luni.

Che cosa vedere a Sarzana: i castelli

Il cuore di Sarzana è la cittadella murata cinquecentesca, racchiusa dalle mura con quattro torrioni, rimasta pressoché intatta. Il centro storico si sviluppa lungo le vie Mazzini e Bertoloni, tra Porta Parma e Porta Romana, che sorgono lungo l’antica via Francigena. Su queste via si affacciano importanti palazzi nobiliari, tra cui il Palazzo Remedi, il Palazzo del Podestà Lucciardi e il Palazzo Municipale.

La fortezza Firmafede

Da non perdere una visita alla Fortezza Firmafede, simbolo della città. Fatta costruire da Lorenzo De Medici su una precedente fortezza del 1249, rimaneggiata da Castruccio Castracani nel 1324, si compone di un corpo centrale a forma di quadrilatero, che racchiude un maschio centrale, ed è circondata da un fossato esterno. Qui si tengono importanti eventi culturali, tra cui il Festival della Mente.

La fortezza durante un evento serale

Vale la pena raggiungere il Colle di Sarzanello, a 2 km dalla città, per ammirare la Fortezza di Sarzanello, che domina la vallata del fiume Magra. Si trova nel luogo in cui sorse il nucleo originario in cui si stabilì la popolazione dall’antica Luni. Si presenta come un borgo murato con all’interno un palazzo fortificato, residenza del vescovo. Si può raggiungere anche a piedi, percorrendo il sentiero Montata di Sarzanello, e attraversando panorami di rara bellezza. La fortezza è visitabile anche al suo interno e ospita eventi e spettacoli.

Le antiche chiese e le pievi

Tornando nel centro storico di Sarzana, in via Rossi si trova la Pieve di Sant’Andrea, la più antica struttura religiosa della città, che risale al X secolo, ma rimaneggiata in quelli successivi. Oggi si presenta come la tipica architettura religiosa medievale, con una torre campanaria e una facciata decorata da un portale cinquecentesco sormontato dal Sidus, una stella a otto punte, simbolo dei consiglieri Anziani del Comune di Sarzana, detentori del potere legislativo.

Il sidus sul rosone della chiesa di Sant’Andrea

Spostandosi in via Nicolò V, vale una visita la Cattedrale di Santa Maria Assunta, originaria del Duecento ma ultimata nel 1474. Papa Nicolò V, nativo di Sarzana, vi fece altri importanti interventi nel corso del Cinquecento. In stile romanico gotico, con una facciata di marmo e un rosone, conserva al suo interno diversi tesori d’arte, come le pale di Domenico Fiasella del 4132 e il crocifisso detto la “Croce di Mastro Guglielmo”, del 1138, considerato unico nel suo genere. Nella facciata, poi, in alto a sinistra, spicca una spada conficcata nel marmo bianco, le cui origini e significato rimangono ancora misteriosi.

La cattedrale di Santa Maria Assunta

Passando in via San Francesco, si notano la chiesa omonima e il Chiostro, che si dice siano stati fondati dal Santo di Assisi, qui di passaggio, nel 1238. Al suo interno ci sono i sepolcri decorati del figlio di Castruccio Castracani, morto bambino nel 1322, e del vescovo Bernardo Malaspina, morto nel 1340.  Nel chiostro si trovano invece due curiose iscrizioni, una in latino e una in lingua austro-bavarese, probabilmente risalente al periodo in cui la Repubblica di Genova si avvaleva di mercenari tedeschi.

Facciata della Chiesa di San Francesco

I palazzi nobiliari di Sarzana

Vale una sosta anche il Palazzo Municipale, in Piazza Luni, del XV secolo, che presenta elementi di stile fiorentino e genovese. Nel porticato del cortile interno sono stati inseriti diversi frammenti provenienti dall’antica città romana di Luni. Splendido anche il grande scalone in stile rinascimentale.

La facciata del Palazzo Municipale

In Piazza Matteotti si trova invece Palazzo Parentucelli Calandrini, del Trecento. Il palazzo prende il nome da Tommaso Parentucelli, divenuto poi papa Nicolò V, fondatore della Biblioteca Vaticana.

Palazzo Parentucelli Calandrini

In via Mazzini si può ammirare il Teatro Impavidi, l’unico di Sarzana. Costruito su un antico convento di frati domenicani nel 1807, si compone tra tre ordini di palchi con un loggione al centro. Splendide le decorazioni e gli stucchi di stampo barocco.

Interno del Teatro Impavidi

Infine, spostatevi in via Mazzini dove si trova la casa dei Bonaparte di Sarzana, la famiglia di Napoleone. Qui visse Gabriele Bonaparte, figlio di Francesco, che nel 1567 si trasferì ad Ajaccio, in Corsica, la città che poi darà i natali al discendente più celebre della famiglia: Napoleone Bonaparte.

Che cosa mangiare a Sarzana

C’è solo l’imbarazzo della scelta tra i piatti di terra e di mare, con influenze emiliane e toscane. Da provare i tordei, ravioli fatti di pasta sfoglia ripiena con un composto di carne di maiale, mortadella, parmigiano, uova, bietole, scarola e borragine, da gustare conditi con il ragù di carne.

I tordei, ravioli di carne e verdura

Tra i primi tipici ci sono anche i testaroli, a base di acqua, farina e sale, conditi con il classico pesto ligure, ma buoni anche con olio e formaggio. Per un aperitivo o uno spuntino, non perdetevi i panigacci o gli sgabei, che assomigliano allo gnocco fritto emiliano, ma di forma allungata, da mangiare da soli oppure con salumi e formaggi.

Passando ai piatti di pesce, provate gli spaghetti con i muscoli, oppure i maccheroncini con tonno e olive taggiasche, o, ancora, gli spaghetti con alici, pinoli e pangrattato. E non dimenticate di accompagnare il tutto con un buon Vermentino o un altro dei vini dei Colli di Luni.

COME ARRIVARE

In auto: A12 Genova-Livorno con uscita Sarzana. Oppure la A15 Parma-La Spezia con la stessa uscita. Si può anche percorrere la SS62 del Passo della Cisa o la SS63 del Passo del Cerreto.

DOVE MANGIARE

*I Fondachi, via dei Fondachi 40, Sarzana (SP); tel 0187/622819. Locale tipico, con menù di piatti tradizionali, tra cui focacce farcite. Ottimo il battuto di baccalà con cipolle in agrodolce e olive taggiasche.

*Il Loggiato, via Bonaparte 11, tel 0187/620165, Sarzana (SP), www.pasticceriagemmi.it In un edificio del Cinquecento, offre un ambiente romantico e raffinato, con una splendida terrazza che si affaccia sul centro storico. Menù con piatti stagionali.

*Osteria dei Sani, via Torrione Testaforte 11, Sarzana (SP), tel 0187/620829, www.osteriadeisani.it . Ricavato in una chiesa sconsacrata del Cinquecento, offre un menù di cucina biologica, piatti di pesce e tipici. Buona carta dei vini.

DOVE DORMIRE

*La Villetta, via Sobborgo Emiliano 24, Sarzana (SP), tel 328/2626440, www.albergolavilletta.net Hotel in posizione strategica tra il centro di Sarzana, le spiagge di Marinella e Bocca di Magra e le Cinque Terre. Camere semplici con tutti i comfort. Animali ammessi.

*Caterina Park Hotel*** , via della Cisa III, Sarzana (SP), tel 0187/622095, www.santacaterinaparkhotel.it Alle porte di Sarzana, circondato da ulivi secolari e giardini, dispone di camere dotate di ogni comfort, tra cui 9 suite, 18 junior suite ideali per le famiglie.

*Al Sant’Andrea***, via Variante Aurelia 34, Sarzana (SP), tel 0187/621491, www.alsantandrea.com A 2 km dalla fortezza Firmafede, dispone di ristorante, camere con arredi in legno, TV satellitare, wi fi e parcheggio gratuito.

INFO

www.ilovesarzana.it

www.comunesarzana.gov.it




I 15 Parchi Italiani più popolari, in testa il Parco di Dante

Gli esperti di SaveOnEnergy  hanno fatto una ricerca per scoprire quali sono i Parchi Nazionali più popolari in Europa, istituendo un indice di 100 punti e prendendo in considerazione il numero di hashtag su Instagram, le valutazioni degli utenti su TripAdvisor e il volume di ricerche su Google.

La ricerca di SaveOnEnergy consente di stilare anche  una classifica tutta Italiana.

Ecco la TOP 15 dei Parchi Italiani.

    1) Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi,         Monte Falterona e Campigna

  1. Parco Nazionale del Gran Paradiso
  2. Parco Nazionale dell’Arcipelago della Maddalena
  3. Parco Nazionale dello Stelvio
  4. Parco Nazionale del Gargano
  5. Parco Nazionale delle Cinque Terre
  6. Parco Nazionale dell’Asinara
  7. Parco Nazionale della Sila
  8. Parco Nazionale del Gennergentu
  9. Parco Nazionale dell’Aspromonte
  10. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
  11. Parco Nazionale del Pollino
  12. Parco Nazionale del Vesuvio
  13. Parco Nazionale Val Grande

Parco Nazionale dell’Alta Murgia

 

Il Parco delle Foreste Casentinesi, tra i 10 più popolari d’Europa

  

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai per una selva oscura,

ché la diritta via era smarrita

 Così inizia la Divina Commedia. Ma che cosa intendeva Dante per “selva oscura”? Molti studiosi ormai la identificano per un luogo ben preciso, quello delle foreste del Casentino, oggi incluso nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, le cui faggete secolari sono entrate a fare parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Il territorio del Parco delle Foreste Casentinesi, tra Toscana e Romagna

 

Autunno nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

Ebbene, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, con un rating di 92 punti, è tra i 10 parchi più popolari d’Europa. Un motivo in più non solo per visitarlo, scegliendo tra i tanti itinerari, ma anche per puntare sui Parchi Nazionali Italiani per fare ripartire il turismo, incentivando le attività all’aria aperta, le passeggiate e tutte le attività “covid safe”.

Escursionisti nel parco

Non solo. Si è visto infatti che i parchi sono anche un motore per l’economia dei piccoli Comuni che si trovano nel loro territorio, in particolare per i giovani, che sono incentivati ad aprire attività legate al turismo, come strutture ricettive, ristoranti, ma anche aziende agricole e Agriturismi.

Dante e il Casentino

Torniamo a Dante e al suo rapporto con il Casentino, un vero e proprio “luogo dell’anima”, fatto di una natura incontaminata, foreste secolari di faggi, abeti e castagni, fino ad arrivare alle sorgenti dell’Arno, che nasce alle pendici del Monte Falterona.

Le sorgenti dell’Arno sul Monte Falterona

In queste valli, Dante trascorre buona parte del suo esilio, ospite, di volta in volta, dei vari nobili della zona. Alcuni tra i più famosi Canti della Divina Commedia sono stati scritti nei castelli di Romena, Porciano e Poppi, e molti di questi luoghi sono citati nel capolavoro del Sommo Poeta. Non dimentichiamo, poi, le tante testimonianze storiche presenti sul territorio del Parco, tra cui l’Eremo di Camaldoli, il Santuario della Verna, le antiche pievi romaniche e i castelli.

L’Eremo di Camaldoli

È poi possibile percorrere il Cammino di Dante, a tappe o anche una tappa alla volta. Il tratto toscano parte da Montemignaio e tocca Castel San Niccolò, Pratovecchio Stia, Poppi, Chiusi della Verna, Bibbiena, Chitignano, Subbiano, Talla, Castel Focognano e Ortignano Raggiolo.

Evento organizzato lungo il Cammino di Dante

Il Cammino di Dante nel Casentino si ricongiunge poi al Cammino di Dante generale, che da Ravenna porta a Firenze e da Firenze torna a Ravenna. Da non perdere una visita al Castello di Montemignano, splendido borgo che sorge sotto al passo della Consuma, e alla splendida pieve romanica dedicata a Santa Maria Assunta.

I luoghi di Dante da non perdere

Tra i luoghi danteschi da non perdere nella parte toscana c’è il la tomba di Cristofaro Landino da Pratovecchio, che si trova nella chiesa dedicata a San Donato a Borgo della Collina, lungo il tratto del percorso che da Castel San Niccolò porta a Pratovecchio Stia. Landino, umanista e presenza fissa alla corte di Lorenzo il Magnifico, è stato il primo grande commentatore della Divina Commedia.

Il borgo medievale di Castel San Niccolò

Da Borgo alla Collina parte poi il sentiero n° 26 che porta al lago e alla Pieve di Romena e, da qui, sale fino al castello di Romena . Da qui, prendendo il sentiero n° 2 Romena e poi la Vecchia Strada della Consuma, si arriva al luogo dantesco dell’Omomorto, dove si trova una macia di pietre collocata nel punto in cui venne bruciato vivo Mastro Adamo, un falsificatore di fiorini che Dante cita nel XXX Canto dell’Inferno.

Il castello di Romena

Il luogo si trova al confine tra il feudo dei Conti Guidi e i territori di Firenze, proprio come monito per i falsari. Secondo la leggenda, chiunque passi da Omomorto deve gettare una pietra nel luogo dove lo sventurato venne bruciato vivo.

Nei dintorni di Pratovecchio Stia si trova invece il Castello di Porciano, che ospitò Dante. Qui l’esule fiorentino scrisse due delle sue Lettere più importanti, “Agli scelleratissimi fiorentini” e “All’imperatore Arrigo VII”. Mentre Dante si trovava al castello, poi, scampò all’arresto e probabilmente alla morte. Avvertito che i gendarmi di Firenze erano venuti per arrestarlo, fuggì rapidamente verso Stia e si imbatté proprio nelle milizie, che gli domandarono se al castello vi fosse un tal Dante Alighieri. Il poeta, allora, rispose loro con un astuto e diplomatico “Quando i’ v’ero, ei v’era”. I gendarmi lo salutarono e proseguirono verso il castello, lui, invece, si salvò la pelle!

Il castello di Porciano dove fu ospite Dante

Dal Castello di Porciano ha inizio la seconda tappa del Cammino di Dante che arriva fino alle Sorgenti dell’Arno, sul Monte Falterona. Dante immortalò la descrizione del luogo nel Canto XIV del Purgatorio (vv 16-34).

Targa con i versi del Purgatorio presso le sorgenti dell’Arno

Vicino alle sorgenti si trova anche il Lago degli Idoli, sacro agli Etruschi, così chiamato perché essi erano usi gettare nelle sue acque statuette raffiguranti diverse parti anatomiche in bronzo, ritenendo che le acque avessero proprietà magiche e curative.

Il Lago degli Idoli, sacro agli Etruschi

Lungo la terza tappa, che parte da Pratovecchio Stia a Camaldoli, da non perdere il Monastero di Camaldoli, menzionato da Dante nel V Canto del Purgatorio. L’intero complesso è formato dal Monastero e dall’Eremo, fatto costruire dai monaci Camaldolesi, fondati da San Romualdo, già seguace di San Benedetto.

Il complesso di Camaldoli, citato da Dante nel Paradiso

Ordine e fondatore sono ricordati da Dante nel XXII Canto del Paradiso (vv.46-51) quando, nel Settimo Cielo, quello di Saturno, dove si trovano i contemplanti, Dante e Beatrice incontrano proprio San Benedetto.

INFO: www.parcoforestecasentinesi.it

 




In viaggio con Dante. San Leo, il borgo sulla rupe

Nell’anno in cui si celebrano i 700 anni della morte di Dante Alighieri, vi proponiamo un “viaggio” sulle tracce del Sommo Poeta, sia nei luoghi citati nella Divina Commedia, sia in quelli che hanno fatto parte della sua vicenda umana. Dante, fiorentino, ma esule per le sue posizioni politiche, visitò gran parte del Nord Italia, citando molti luoghi anche nelle sue opere.

Questa settimana riprendiamo ancora una volta il Canto IV del Purgatorio, dove Dante cita diversi luoghi d’Italia.

Vassi in San Leo e discendesi in Noli,

montasi su in Bismantova e ‘n Cacume

con esso i pié; ma qui convien ch’om voli;

Purgatorio, Canto IV, 25-27

Dopo avervi parlato di Bismantova e di Noli, questa settimana andiamo a San Leo, in provincia di Rimini, “capitale” storica della Valmarecchia, annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, dalla storia lunga e travagliata, di cui sono rimaste numerose testimonianze, tra cui la più famosa sono le “prigioni” del Conte di Cagliostro, celebre alchimista, che qui trovò la morte. Da San Leo passò anche San Francesco d’Assisi e, appunto, Dante.

Dante e San Leo

Che cosa lega il poeta fiorentino a San Leo? Sicuramente deve esserci stato, perché nel celebre verso del Purgatorio lo cita insieme ad altri luoghi “impervi” e di difficile accesso per descrivere una salita piuttosto faticosa. Probabilmente, Dante visitò San Leo durante le sue frequentazioni con Ugoccione della Faggiola, signore della vicina Casteldieci, che era stato podestà ad Arezzo.

Ritratto di Ugoccione della Faggiola

Di fede ghibellina, aveva dato filo da torcere ai Lucchesi e ai pisani, estendendo la sua minaccia a mezza toscana, arrivando a sconfiggere i Guelfi e i Fiorentini nella battaglia di Montecatini, il 29 agosto 1315. Ugoccione sosteneva la causa degli esuli e Dante ripose in lui la speranza di tornare a Firenze, speranza disattesa dagli eventi successivi. Ugoccione si spostò poi in Romagna, poi a Gubbio, fino a diventare uomo di Cangrande della Scala, signore di Verona, che per un certo periodo ospitò lo stesso Dante.

San Leo, fortezza inespugnabile

Il borgo medievale è situato su una grande rupe rocciosa, tra la Repubblica di San Marino e la Riviera di Rimini. Geograficamente “inespugnabile” per le pareti a strapiombo e le robuste fortificazioni, si raggiunge solo attraverso un’unica strada ripida, che taglia in due la montagna e conduce direttamente alla punta più alta dello sperone di roccia: la celebre Fortezza, realizzata nel XV secolo.

In origine, la città si chiamava Monte Feretrus e deriva da un insediamento romano sorto attorno al tempio di Giove Feretrio. Oggetto di contesa per la posizione strategica nel corso dei secoli, è stata conquistata definitivamente nel 1441 da Federico da Montefeltro, che la strappò ai Malatesta, signori della Val Marecchia.

La cella del Conte di Cagliostro

Nel 1631 passò allo Stato Pontificio, che ne fece di fatto un “carcere duro” per detenuti politici o “scomodi”, come il celebre Conte di Cagliostro, che vi morì nel 1795, o Felice Orsini, passato a miglior vita nel 1844.

San Leo, che cosa vedere

Oggi San Leo è un concentrato di testimonianze del suo lungo e glorioso passato. Imprescindibile una visita alla rocca, per ammirare il panorama di tutta la Val Marecchia e sul centro medievale sottostante. Qui si può vedere anche la cella dove morì il Conte di Cagliostro, dopo averci passato gli ultimi quattro anni della sua vita.

Vale la pena poi visitare la bella pieve romanica di Santa Maria Assunta, attorno alla quale si sviluppa il nucleo medievale. Originaria dell’epoca carolingia, è stata poi ricostruita in stile romanica, tra il VIII e il X secolo. Nel 1173, è stata poi eretta anche la cattedrale, in stile romanico lombardo, costruita in pietra arenaria e con elementi di epoca romana.

La pieve romanica di Santa Maria Assunta

Accanto, si trova la possente torre campanaria in stile bizantino. In Piazza Dante Alighieri si trovano invece Palazzo Della Rovere, residenza dei conti di Montefeltro prima e dei duchi di Urbino poi, oggi sede del Municipio, Palazzo Nardini, che nel 1213 ha ospitato San Francesco, mentre il Palazzo Mediceo, ospita oggi il bel Museo di Arte Sacra, che conserva dipinti, sculture e arredi dal XIV al XVIII secolo. In fondo alla piazza si trova anche la bella chiesa della Madonna di Loreto. 

Il Duomo di San Leo

Non dimenticate poi di gustare i prodotti tipici della Val Marecchia. Tipico di San Leo è il Balsamo di Cagliostro, un digestivo a base di erbe locali e liquirizia, che si produce ancora alla maniera artigianale. Tra gli altri prodotti da non perdere ci sono anche il miele, il formaggio alle foglie di noce, le ciliegie e le patate della Valmarecchia, il Mandolino del Montefeltro, un salume ricavato dalla spalla del maiale stagionata, il tartufo bianco e nero e i celebri vini di Romagna Sangiovese e Trebbiano. Tra i piatti della tradizione troviamo il coniglio al finocchio selvatico, i Tortelloni di San Leo e la pasticciata alla Cagliostro.

Un prodotto tipico di San Leo, il Mandolino dei Montefeltro

COME ARRIVARE

In auto: A14 (in direzione di Ancona per chi viene da Nord, in direzione Napoli e poi Pescara per chi arriva da Sud). Uscire a Rimini Sud. Seguire per Repubblica di San Marino, poi per Montefeltro e San Leo. Immettersi poi sulla SP per Novafeltria. A Pietracuta di San Leo svoltare a sinistra per San Leo.

DOVE MANGIARE

*Osteria la Corte di Berengario II, via Michele Rosa 74, San Leo (RN), tel 0541/916145, www.osterialacorte.it Locale con 60 coperti di cui 18 situati in un romantico soppalco. Il ristorante, disposto su tre piani e dall’atmosfera storica, tra pietre a vista e travi in legno, offre un menù di piatti tradizionali della Valmarecchia realizzati con ingredienti di produttori locali.

*Ristorante Locanda La Rocca, via Giacomo Leopardi 16, San Leo (RN), tel 0541/916241, www.laroccasanleo.it Locale ricavato in un’ex falegnameria con arredi rustici, travi a vista e pareti di pietra. Propone piatti della cucina romagnola con buona carta dei vini.

DOVE DORMIRE

*Il Castello***, Piazza Dante Alighieri 12, San Leo (RN), tel 0541/916214, www.hotelristorantecastellosanleo.com  In pieno centro storico, in un palazzo del Cinquecento recentemente ristrutturato, dispone di 14 camere, alcune con arredi originali dell’Ottocento e con vista panoramica, tutte con bagno privato, telefono e TV.

*B&B Belvedere, via Pietro Toselli 19, San Leo (RN), tel 0541/916361, www.belvederesanleo.it  A soli 3 minuti a piedi dal centro e dalla Cattedrale di San Leone, offre camere accoglienti con vista sulla valle, TV e Wi fi gratuito. Ricca colazione a buffet. Anche bar e ristorante-pizzeria. Doppia con colazione da € 60, tripla da € 75.

INFO

www.san-leo.it




In viaggio con Dante. Noli, l’antica Repubblica Marinara

Vassi in San Leo e discendesi in Noli,

montasi su in Bismantova e ‘n Cacume

con esso i pié; ma qui convien ch’om voli;

Purgatorio, Canto IV, 25-27

Continua il nostro “Viaggio con Dante”, alla scoperta dei luoghi che sono stati citati nel suo capolavoro assoluto, la Divina Commedia, ma anche quelli che il Sommo Poeta ha visitato personalmente.

Dopo avervi presentato Gradara e Bismantova, questa settimana ci spostiamo in Liguria, in provincia di Savona, dove si trova il borgo medievale di Noli, su cui sventola la Bandiera Blu del Touring e annoverato tra i Borghi più belli d’Italia”.

Ai tempi di Dante, Civitas Nauli era una roccaforte guelfa e Repubblica Marinara dal 1193, alleata di Genova e ai ferri corti con Savona. Dante la visitò nel 1306, mentre si recava in Francia, e rimase talmente colpito dalla sua bellezza da decidere di immortalarla nell’architettura del Purgatorio, sebbene “nascosta” da artefatti poetici.

Visitare Noli sulle tracce di Dante

Visitare Noli, oggi, significa vedere quello che, più o meno, vide lo stesso Dante. Siamo nel Ponente Ligure, tra Capo Noli e Punta Vescovato. Il centro storico è uno splendido esempio di architetture medievali e conserva ancora 72 torri, di cui 8 originali.

Una targa ricorda il passaggio di Dante nella Loggia della Repubblica

Di questa, la Torre di San Giovanni si può visitare. Si cammina per le strade ammirando antichi palazzi nobiliari e la cinta muraria che conduce fino al Castello di Monte Ursino, protetto da due pieghe della montagna e a picco sul mare azzurro.

Il Castello di Monte Ursino con la conta muraria

Seguendo uno splendido portico si arriva poi al Palazzo Comunale, anch’esso di origine medievale, la cui Torre Civica è una delle otto originali rimaste. Tra gli edifici religiosi spicca la Cattedrale di San Paragorio, a tre navate e con un portico quattrocentesco. Al suo interno, oltre ad alcuni sepolcri, si trovano alcuni affreschi del trecento, una cattedra del Duecento e un crocifisso ligneo di pregevole fattura.

La Cattedrale di San Paragorio

Merita una visita anche la Cattedrale di San Pietro, del 1200, ma restaurata nel 1600. Arrivando fino alle pendici del monte, si arriva al Palazzo Vescovile, oggi un hotel con ristorante stellato, che conserva ancora affreschi e arredi d’epoca. Interessante il Museo Civico Diffuso, che comprende i due begli itinerari del “Sentiero del Pellegrino”, e l’antica “Strada Romana di Voze”.

Pescatori sulla spiaggia di Noli

Percorrendo invece la Passeggiata dei Pescatori si arriva fino al Mercato ittico di Noli. La cittadina, dal 2014, è Presidio Slow Food per i cicciarelli, i tipici pesci del golfo che si pescano ancora secondo l’antica tradizione della sciabica.

Frittura di cicciareli

Da non perdere, poi, un momento di relax sulla bella spiaggia sabbiosa che si estende da Capo Vescovado a Capo Noli, abbracciata da una piccola baia ad arco. Le acque cristalline in cui si bagna sono Bandiera Blu dal 2013. Non per niente, Noli è meta degli amanti delle attività subacquee, della vela e del windsurf.

Spiaggia dei Pescatgori

La Passeggiata Dantesca

Quando Dante arriva a Noli, nel 1306, si sta dirigendo in Francia e sta percorrendo la mulattiera che si snoda sulle alture del golfo. Oggi, è possibile percorrere la Passeggiata di Dante, un percorso segnalato che si addentra nell’entroterra, regalando scorci di rara bellezza e monumenti interessanti.

La segnaletica della Passeggiata Dantesca

Il percorso parte da via XXV Aprile, a Noli, dove si incontra la segnaletica. Si prosegue poi sul sentiero che risale il versante orientale di Caponoli e si passa accanto alle vestigia delle chiese romaniche di San Lazzaro e di Santa Margherita. Si arriva quindi sul crinale, in località Semaforo. Di qui si prende a destra e si percorre la via sterrata che si snoda lungo il crinale per circa 1,5 km. Arrivati in località Cian du Feru si svolta a destra e si sala fino a Crovi.

Lo splendido panorama sul percorso della Passeggiata Dantesca

Si raggiunge poi il bivio Terrerosse e si prende prima a destra poi a sinistra. Si prosegue fino alla segnalazione di “Sentiero ripido” e si svolta a destra attraversando il Bosco del Perasso. Si incontra poi una strada asfaltata che risale fino a Voze. Si passa dal centro storico, poi si prende l’antica mulattiera, o strada romana, che in una ventina di minuti riporta a Noli.

DOVE DORMIRE

*Hotel Palazzo Vescovile****, Piazzale Rosselli, Noli, tel. 019/7499059, www.hotelvescovado.it Hotel di charme ricavato nell’antica sede dell’arcivescovado di Noli. Si affaccia in uno degli angoli più suggestivi della costa, tra Capo Noli e il Castello di monte Ursino.

*Hotel Glicine***, Piazza Garibaldi 7, Noli, tel 019/748168, www.albergoilglicine.eu Nel centro storico di Noli a soli 200 metri dalle spiagge, offre camere arredate in colori pastello con wi fi gratuito.

DOVE MANGIARE

*U bucun du preve, via Musso 16, Noli (SV), tel 019/7485289, trattoria nel centro storico con piatti della cucina ligure e particolare attenzione ai prodotti del territorio.

*Da Pino, via Sartorio 4, Noli (SV), tel 348/4251148 https://pino.playrestaurant.tv/ Piatti di pesce e della cucina ligure. Buona carta dei vini.

INFO

www.comunenoli.gov.it




In viaggio con Dante: Bismantova, la montagna del Purgatorio

«Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova in cacume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli;

dico con l’ale snelle e con le piume
del gran disio, di retro a quel condotto
che speranza mi dava e facea lume»

(Dante, Purgatorio, canto IV, vv.25-30)

La nostra rubrica “In viaggio con Dante”, questa settimana vi porta sulla Pietra di Bismantova, nel Comune di Castelnovo ne’ Monti, in provincia di Reggio Emilia, in Emilia Romagna. Dante non solo la cita lo splendido monolito, che ricorda un po’ nella forma il celebre Ayers Rock australiano, nel IV canto del Purgatorio, ma molti studiosi concordano che proprio la “pietra” abbia ispirato la geografia del Monte del Purgatorio, contribuendo a determinare la struttura di tutta la seconda Cantica della Divina Commedia.

Dante e la “Pietra”

Dante descrive la Montagna del Purgatorio come un monte altissimo, che si erge su un’isola, con lati composti da balzi rocciosi e uno spazio pianeggiante sulla sommità, dove colloca il Giardino dell’Eden. Una descrizione assai simile alla Pietra di Bismantova, che era conosciuta nel Medioevo e che lo stesso Dante ebbe modo di vedere di persona, nel 1306, mentre era in viaggio verso Luni, in provincia de La Spezia. Ne rimase talmente affascinato che decise di salire fino alla sua sommità, ammirando il meraviglioso panorama. La caratteristica forma della Pietra è poi stata ripresa nei secoli da diversi “illustratori” della Divina Commedia, tra qui il più celebre è Gustav Doré, alla fine dell’Ottocento.

Bismantova, un luogo “magico”

Per la sua forma singolare, la Pietra di Bismantova è stata da sempre un luogo legato alla divinità, al mistero, al sacro. Già nel XI secolo a.C. le sue pendici furono scelte per ospitare una necropoli (Campo Pianelli), mentre ai suoi piedi sono sorti spesso accampamenti militari, mentre la sommità era destinata ai luoghi di culto. Nei secoli, poi, sono aumentate le leggende legate a fatti misteriosi.

Scavi nella necropoli di Campo Pianelli

Nel 1617 ai piedi della rupe i monaci benedettini costruirono un eremo, oggi diventato Santuario Mariano. Al suo interno sono conservati splendidi affreschi del XV secolo, tra cui quello che raffigura la Madonna di Bismantova, oggetto di pellegrinaggi fin dai tempi più antichi. I pellegrini partivano, spesso senza scarpe, da Castelnovo e risalivano fino all’eremo lungo l’antico sentiero per poi continuare la salita fino alla sommità della Pietra.

Il Santuario Mariano alle pendici delle Pietra

Il monolito ha da sempre esercitato un’attrazione magnetica sugli abitanti di Castelnovo, al punto che esiste ancora l’espressione dialettale al mal d’la Preda (Il male della Pietra) per indicare la nostalgia per la propria terra da parte di chi è costretto a starvi lontano.

La Pietra oggi, tra antichi borghi e Parmigiano Reggiano

Territorio a vocazione rurale fin dai tempi più antichi, quello attorno alla Pietra vede la fondazione di Castelnovo ne’ Monti solo nel XV secolo, intorno a quello che era il Castrum Novo, nel XI secolo. Oltre al capoluogo, comprende i borghi di Campolungo, Carnola, Ginepreto, Maro Casale e Vologno, nei quali è possibile ammirare testimonianze del ricco passato. È anche territorio di produzione del Parmigiano Reggiano. Nella Latteria di Casale, per esempio, nascono 6000 forme all’anno, mentre in quella di Carnola 5000.

La salita alla Pietra

Per seguire le orme di Dante e salire sulla Pietra di Bismantova si lascia l’auto nel parcheggio ai suoi piedi e si comincia a salire lungo un facile sentiero che arriva alla cima in circa 30 minuti. Si tratta di un bellissimo percorso panoramico accessibile a tutti, affiancato da imponenti pareti di roccia da un lato e i panorami sempre più belli a mano a mano che si sale.

Il sentiero che sale sulla cima della Pietra di Bismantova

Fino ad arrivare in cima alla rupe, dove lo sguardo si apre su un’ampia radura da cui si gode lo splendido panorama della vallata e del crinale dell’Appennino tosco-emiliano a 360°. E si ha la sensazione di volare, la stessa che provò Dante.

Il Giro della Pietra

Un altro bell’itinerario da percorrere è il Giro della Pietra, un percorso ad anello di 16 km di strada asfaltata che consente di ammirare la rupe da tutti gli angoli e, nello stesso tempo, passare da borghi e paesini che animano il territorio. Si parte da Castelnovo ne’ Monti e si toccano Carnola, Ginepreto, Vologno, Maro Casale e Campolungo, tra campi e boschi. Si può percorrere l’anello a piedi, in bicicletta, oppure di corsa, con i roller o con i bastoncini da Nordic Walking.

Podisti lungo il Giro della Pietra

Inoltre, è possibile ammirare anche il Sentiero della Via Crucis, con 14 stazioni realizzate su tavole di ceramica e affisse a pannelli di legno. Inaugurato nel 2012, è un sentiero adatti a tutti e che parte e arriva in Piazzale Dante, ai piedi della Pietra di Bismantova.

La Pietra, una palestra di roccia

La Pietra, poi, è un’eccellente palestra di roccia, la più importante dell’Emilia Romagna. Arrampicatori e appassionati di tutte le età e livello si cimentano sulle sue numerose vie tracciate, da quelle lunghe e quelle classiche a quelle più moderne, di diverse difficoltà. Inoltre, una via ferrata consente agli escursionisti più esperti di raggiungere la cima attraverso passaggi e paesaggi di rara bellezza.

INFO

www.lapietraelabismantova.it




Il 25 marzo è il Dantedì: ecco le iniziative più belle

“Considerate la vostra semenza / fatti non foste per viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno, XXVI, 118-120).

Il prossimo 25 marzo sarà il Dantedì, il giorno dedicato a Dante, il Sommo Poeta di cui quest’anno si celebrano anche i 700 anni dalla morte. Saranno tantissime le iniziative in tutta Italia, anche se tutte virtuali, a causa della pandemia. Tra laboratori di realtà aumentata, videogiochi, cacce al tesoro, cori basati sulle terzine della Divina Commedia, conferenze e letture, sarà un’occasione per tutti per riscoprire i versi immortali del grande fiorentino.

Ma perché è stato scelto il 25 marzo come Dantedì? Perché è stato proprio in questo giorno, Equinozio di Primavera del 1300, che Dante, in compagnia di Virgilio, ha iniziato il suo viaggio nei tre regni d’Oltretomba. Abbiamo selezionato alcune delle iniziative più belle.

Caccia al tesoro “dantesca”

Un evento “senza frontiere”, quello organizzato in occasione del Dantedì, il 25 marzo, da Play the City e Elesta Art Travel. Si tratta di una caccia al tesoro virtuale sulle tracce di Dante, nei luoghi in cui ha vissuto il sommo poeta. E tutto senza muoversi di casa. Si parte da Firenze e si toccano, con l’ausilio di Google Street View, Roma, Pisa, Treviso, Padova, Verona e Ravenna.

La Monte del Purgatorio

Ci si muoverà virtualmente lungo tutto lo stivale, per un totale di 18 luoghi danteschi, risolvendo giochi di abilità ed enigmi, si seguiranno indizi e si cercherà di scoprire anche alcune terzine nascoste della Divina Commedia. La formula è stata sperimentata con successo nei mesi scorsi e ha visto la partecipazione di più di 400 giocatori da tutta Italia.

Per iscriversi cliccate qui

Il Dantedì al Forte di Bard (AO)

Lo splendido Forte di Bard, in Valle d’Aosta, fa da sfondo al progetto, per ora solo online, “Omaggio a Dante 1321-2021” allestito all’interno della Cappella della fortezza e dedicato alla Divina Commedia. La mostra, che rimarrà allestita fino al prossimo 6 giugno, nella speranza di poterla aprire ai visitatori, ruota attorno a un prezioso incunabolo “La Comedia del Divino Poeta Fiorentino Dante Aleghieri”, stampato a Brescia nel 1487 da Bonino De Boninis, uno dei primi editori a utilizzare in Italia la stampa a caratteri mobili inventata da Gutenberg.

La fortezza di Bard

De Boninis decise infatti di stampare un’edizione assai pregiata della Divina Commedia, arricchendola con 60 xilografie realizzate da altrettanti artisti dell’epoca. L’opera esposta a Bard proviene dalla collezione del Castello di Castiglione di Bagnone, in provincia di Massa.

Info: www.fortedibard.it

Il Dantedì a Verona

Fittissimo il calendario delle iniziative che Verona, dove il Sommo Poeta fu più volte ospite di Cangrande della Scala, dedica al Dantedì. Si inizia con il video La Verona di Dante”, un viaggio nei luoghi di Dante in città per la regia di Fabrizio Arcuri e musiche di Giulio Ragno Favero e letture di Francesca Barra. A intervallare il racconto, ci sarà l’attore Claudio Santamaria che leggerà alcuni brani danteschi.

Monumento equestre a Cangrande della Scala

Saranno invece attori e ospiti speciali come Lino Guanciale, Filippo Nigro, Isabella Ragonese, Vinicio Marchioni e Leo Gullotta a realizzare tracce audio di 15 minuti ciascuno per il Dante’s box, per fare immergere gli spettatori nei versi danteschi, resi più vivi da musiche originali.

L’attore Lino Guanciale sarà una delle “voci” di Dante

La storica dell’Arte Francesca Rossi, direttrice dei Musei Civici di Verona, presenterà poi l’immagine coordinata legata alla mostra Tra Dante e Shakespeare, il mito di Verona, ispirata a uno dei disegni realizzati da Sandro Botticelli per illustrare il Paradiso. La mostra si terrà poi presso la Galleria d’Arte Moderna “Achille Forti” a Palazzo della Ragione dal 7 maggio al 3 ottobre 2021.

Dante e Shakespeare, due giganti della letteratura a confronto

La chiusura del Dantedì, alle 17.30, è invece affidata al dialogo in diretta streaming tra il dantista Zygmunt Baranski dell’Università di Cambridge e il filologo Paolo Pellegrini dell’Università di Verona, autore del recentissimo libro “Dante Alighieri. Una vita” (Einaudi).

Per seguire le iniziative: www.danteaverona.it

Il Dantedì a Modena

Un doppio omaggio, a Dante e al dantista Marco Santagata, recentemente scomparso, quello che si tiene il 24 marzo, alle 18, in diretta streaming su Facebook e sul canale Youtube delle Biblioteche di Modena e Archivio Storico. Il giornalista e scrittore Roberto Barbolini ed Ermanna Montanari, autrice, attrice e direttrice artistica del Teatro delle Albe presenteranno il libro postumo di Santagata: “Le donne di Dante” edito da Il Mulino. Si tratta di un itinerario tra parole e immagine, tra realtà storica e invenzione letteraria in cui Santagata racconta delle donne di casa Alighieri, tra cui la madre Bella, la moglie Gemma Donati e Beatrice Portinari, a quelle della Divina Commedia, da Francesca da Rimini a Matelda.

Dante incontra Beatrice

INFO: www.comune.modena.it/biblioteche

Dantedì sulla Pietra di Bismantova (RE)

 “Vassi in Sanleo e discendesi in Noli, montasi su Bismantova e ‘n Cacume con esso i piè; ma qui convien ch’om voli; dico con l’ale snelle e con le piume del gran disio, di retro a quel condotto che speranza mi dava e facea lume” – Dante, Purgatorio, canto IV, vv. 25-30

La Pietra di Bismantova avrebbe ispirato a Dante la Montagna del Purgatorio

In questi versi Dante ha reso immortale la Pietra di Bismantova, nel Comune di Castelnovo Monti, sull’Appennino reggiano, dando le sue fattezze alla montagna del Purgatorio. La Pietra si trova nel territorio del Parco Nazionale dell’Appennino tosco emiliano che, si dice, Dante vide personalmente, nel 1306, mentre si recava da Padova alla Lunigiana per trattare la pace tra i Malaspina e i vescovi di Luni. In occasione del Dantedì, alle 20.45, si tiene l’incontro “Dante Alighieri, tra Lunigiana e Bismantova e, a seguire, la presentazione del libro “Bismantova, la Montagna del Purgatorio” (Corsiero, 2021) a cura degli autori Clementina Santi e Giuseppe Ligabue.

INFO: www.parcoappennino.it

Il Dantedì a Ravenna

A Ravenna c’è la tomba di Dante e la città romagnola dedica all’autore della Divina Commedia una serie di iniziative. Come Futura Dante live, in diretta streaming dalla Biblioteca Classense, che include una serie di laboratori didattici rivolti alle scuole sulla figura di Dante e sulla sua opera. Il 25 marzo, presso la tomba di Dante, si tiene invece “Luce e poesia”. Alle 9.30 il sindaco di Ravenna aprirà la tomba del poeta e rabboccherà l’olio donato dai fiorentini e che arde in maniera perenne.

La tomba di Dante Ravenna

Seguirà una lettura del primo Canto della Divina Commedia da parte di Mara Dirani. Ci si sposta poi alla Biblioteca Cassense per la diretta del cortometraggio “Dante, per nostra fortuna”, di Massimiliano Finazzer Flory. Alle 21.30, il cantautore Lorenzo Baglioni conduce “Suona Dante”, con gli artisti under 35 del progetto “Il treno di Dante” che saranno protagonisti, fino al 21 giugno, di performance nelle stazioni di Ravenna, Firenze e Faenza.

Il calendario completo su www.vivadante.it

Il Dantedì a Napoli

Sono due le iniziative dedicate a Dante che l’Università di Napoli “Federico II” propone in occasione del Dantedì. La prima è Re-doneDanteNella selva dei media, un progetto per integrare la prestigiosa tradizione degli studi danteschi della più antica università laica d’Europa con uno sguardo attento a nuovi media attraverso cui l’opera di Dante continua a trovare nuove forme di rielaborazione. La musica, i videogiochi, i fumetti, l’illustrazione e l’installazione ambientale sono solo alcune delle forme contemporanee attraverso le quali Dante continua a parlare al pubblico.

Piazza Dante a Napoli

Il progetto propone brevi video con conversazioni tra ricercatori del Dipartimento di Studi Umanistici ed esperti di nuovi media e artisti contemporanei. La seconda iniziativa, invece, è un viaggio ultraterreno in 7 giorni: una serie di brevi narrazioni dei sette giorni del viaggio dantesco fatte dai membri del gruppo di ricerca “Illuminated Dante Project” che saranno illustrate con immagini dei più famosi codici miniati della Commedia.

L’Università Federico II di Napoli

I video dei due progetti saranno caricati dal 25 marzo sui portali www.unina.it e www.dante.unina.it




In viaggio con Dante. Gradara, il borgo di Paolo e Francesca

Nell’anno di Dante, in qui si celebrano i 700 anni della morte del Sommo Poeta, comincia il nostro viaggio alla scoperta dei luoghi che hanno fatto parte della sua vicenda umana e poetica. E anche se ancora non si può viaggiare, noi ve li presentiamo, in modo che possiate metterli tra le mete da visitare appena si potrà.

Ritratto di Dante

Questa settimana andiamo a Gradara, in provincia di Pesaro Urbino, nelle Marche, borgo medievale su cui sventola la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, ma anche meta degli innamorati per aver fatto da sfondo all’infelice amore tra Paolo e Francesca, che Dante incontra nel Girone dei Lussuriosi nel suo immaginario viaggio nei tre regni d’Oltretomba nel suo capolavoro universale, la Divina Commedia.

La rocca di Gradara

Dante descrive il tragico amore tra i due giovani nel V Canto dell’Inferno, con versi immortali. Come “vuolsi così colà dove si puote/ciò che si vuole, e più non dimandare, oppure “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende” e “Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse”, fino alla terzina che ha sancito il mito romantico di Paolo e Francesca ““Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, /mi prese del costui piacer sì forte, /che, come vedi, ancor non m’abbandona”.

Paolo e Francesca tra storia e mito

Nonostante collochi Paolo e Francesca all’Inferno, come il peccato di adulterio richiede nella morale medievale, Dante guarda con benevolenza all’infelice amore tra i due giovani, al punto da commuoversi al racconto di Francesca fino a svenire. “Mentre che l’uno spirto questo disse/l’altro piangea; sì che di pietade/io venni men così com’io morisse. E caddi come corpo morto cade. Benevolenza confermata dal fatto che il poeta pone i lussuriosi nel II Cerchio infernale, tra i peccati meno gravi.

Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca nel Girone dei Lussuriosi (incisione di Gustav Doré)

Ma chi erano Paolo e Francesca e che cosa c’è di vero nella storia narrata da Dante? All’epoca di Dante, la loro storia era sulla bocca di tutti e il poeta probabilmente la conobbe da Bernardino da Polenta, fratello maggiore di Francesca, con la quale aveva combattuto contro gli Aretini nella battaglia di Campaldino, nel 1289, qualche anno dopo la morte dei due giovani sventurati, avvenuta nel 1285.

È Boccaccio, tuttavia, a definire i contorni della vicenda e a tramandarla come noi oggi la conosciamo. Tutto inizia quando la giovane Francesca da Polenta, figlia del signore di Ravenna Guido, viene data in sposa per ragioni politiche a Gianciotto Malatesta, figlio di Malatesta da Verrucchio, signore di Rimini. Gianciotto era brutto e deforme e Francesca si innamora di suo fratello minore Paolo.

Dante immagina che la passione tra i due sia scoppiata leggendo un libro del ciclo arturiano che narrava dell’amore proibito tra Lancillotto e Ginevra. Dante, tuttavia, non dice dove l’adulterio è stato consumato, né dove i due amanti, scoperti da Gianciotto, vengono da questi uccisi. Tuttavia, con il tempo, si identifica come teatro della triste storia la Rocca di Gradara, di proprietà della potente famiglia Malatesta.

Morte di Paolo e Francesca

Per fare di Francesca un’eroina romantica, vengono taciuti alcuni particolare. Come, per esempio, che Paolo era anch’egli sposato con Beatrice Orabile, contesa di Ghiaggiolo, che gli aveva dato due figli. E che Gianciotto, il marito tradito, un anno dopo aver ucciso la moglie e il suo amante si risposò con Zambrasina Zambrasi ed ebbe una vita assai lunga.

Visitare la Rocca di Gradara

Se le possenti mura della Rocca di Gradara potessero parlare racconterebbero una storia lunga e tormentata. Dopo il casato dei Malatesta, infatti, nel 1463 subentrarono gli Sforza di Pesaro. A Giovanni Sforza, papa Alessandro VI Borgia diede in sposa la figlia quattordicenne, la famosa Lucrezia Borgia, che dimorò con il marito nella rocca fino al 1497, quando lo stesso Papa sciolse il matrimonio. Gradara passò quindi sotto i domini del fratello di Lucrezia, Cesare Borgia, detto il “Valentino”. Alla morte di Alessandro VI, il successore, Giulio II Della Rovere affida Gradara al nipote Francesco Maria II e la potente famiglia governerà il borgo fino al 1631, quando tornerà nei possedimenti della Chiesa.

Ritratto di Lucrezia Borgia che abitò per un periodo nella rocca di Gradara

La visita alla rocca comincia dopo il ponte levatoio, dal quale si accede al Cortile d’Onore. Su di esso si affaccia il mastio nel quale si trovano la Sala delle Torture e le prigioni. Si sale poi al piano nobile, dove si ammirano il Salone di Sigismondo e Isotta, la Sala della Passione, la Sala Malatestiana, il Camerino di Lucrezia Borgia, la Sala del Leone Sforzesco, la Camera del Cardinale, la Sala dei Putti, la Sala Rossa, la Sala del Consiglio, la Cappella Gentilizia e, soprattutto, la Camera di Francesca.

Le mura della rocca di Gradara

Vi si acceda tramite un passaggio stretto dalla Sala del Consiglio. La sala è stata restaurata negli anni Venti del XX secolo dall’ingegner Zanvettori ed è stata ispirata interamente alla tragedia di Gabriele D’AnnunzioFrancesca da Rimini”, poi interpretata a teatro dalla sua amante Eleonora Duse.

Eleonora Duse interpretò Francesca da Rimini nell’omonima tragedia di Gabriele D’Annunzio

La sala mostra tutti i particolare del dramma dannunziano, dal leggio con il “libro galeotto” e due sedili accostati, il letto in posizione angolare e persino la botola da cui Paolo tentò di fuggire invano, prima di essere passato a fil di spada da Gianciotto. Si può vedere inoltre l’abito di scena che la stilista Alberta Ferretti ha creato partendo dai disegni originali di quello indossato dalla Duse nella sua interpretazione di Francesca da Rimini.

Abito di scena di Francesca da Rimini nella Camera di Francesca

Gradara, che cosa vedere nel borgo

Oltre alla rocca, vale la pena trascorrere un weekend a Gradara per visitare le bellezze del borgo medievale, che svetta su un colle a 142 metri di altitudine. A circa un km dal centro storico si trova il Cimitero Inglese, dove sono sepolti 1191 soldati del Commonwealth morti nell’autunno del 1944 nei combattimenti sulla Linea Gotica.

Ingresso del Cimitero Inglese

Al centro storico si accede invece attraverso la Porta dell’Orologio e si arriva in Piazza V Novembre. Qui, a sinistra, si trovano il Municipio e la Chiesa del Santissimo Sacramento, che custodisce le reliquie di san Clemente, martire romano del II secolo.

La Porta dell’Orologio da cui si accede al borgo di Gradara

A destra della Porta dell’Orologio, invece, si trova l’accesso ai camminamenti di ronda da cui si gode di uno splendido panorama dall’alto, lasciando spaziare la vista dalla valle del fosso Taviolo al promontorio di Gabicce e all’Adriatico. La cinta muraria di Gradara è lunga 700 metri e intervallata da 14 torri a pianta quadrata e merlate.

Camminamenti di ronda sulle mura del castello di Gradara

Una volta scesi di nuovo fino alla Porta dell’Orologio si può percorrere via Umberto I, che porta al centro medievale, tra case basse e botteghe artigiane. Tra i palazzi signorili degni di nota ci sono il settecentesco Palazzo Rubini Vesin, vecchia sede del Municipio. Si arriva poi al Museo Storico, al cui interno si trova una delle grotte sotterranee scavate nella collina.

Palazzo Rubini Vesin

Tra una torre e il campanile della chiesa di San Giovanni Battista si trova una seconda Porta risalente al 1290, ma restaurata a fine Settecento. Nella chiesa si possono ammirare alcune opere d’arte, tra cui una pala d’altare settecentesca e il Crocifisso ligneo della prima metà del Seicento. Il Crocifisso ha la particolarità di creare l’illusione di muoversi. Infatti se lo si osserva da destra, il suo volto appare sofferente, osservandolo dal centro agonizzante e da sinistra morto.

Il crocifisso ligneo nella Chiesa di San Giovanni Battista

Infine, non dimenticate di gustare il Tagliolino con la Bomba, il piatto tipico di Gradara la cui tradizione “povera” risale alla Prima Guerra Mondiale.

Il tagliolino con la bomba, piatto tipico di Gradara

DOVE DORMIRE

*La Loggia Relais***, via Dante Alighieri 1, Gradara (PU), tel 0541/964154, www.laloggiagradara.it Ai piedi della rocca e vista sul castello, dispone di terrazzo con vasca idromassaggio e spa. Ambiente raffinato.

*Terra di Gradara, via Sotto il Bosco 2, Gradara (PU), tel 0541/9305, www.terradigradara.it A 100 metri dalla rocca, la struttura è circondata da un vigneto, da un uliveto e da un frutteto. Dispone di spa, solarium e piscina esterna riscaldata anche in inverno.

*Al Borgo***, via Mancini 36, Gradara (PU), tel 0541/969586, www.affittacameregradara.com A pochi passi dalla rocca, dispone di cinque alloggi, di cui uno, la “Torre”, con vista panoramica sul borgo e sulla riviera Adriatica.

DOVE MANGIARE

*Tavernetta Paolo e Francesca, via Umberto I 24, Gradara (PU), tel 333/1969263, www.tavernettapaoloefrancesca.it Ottimi piatti della cucina emiliano romagnola e, naturalmente, l’irrinunciabile piadina fatta in casa.

*Mastin Vecchio, via Dante Alighieri 5, tel 338/8190845, www.mastinvecchiogradara.it Ricavato in una struttura del Duecento con giardino, offre piatti casalinghi tra pareti di mattoni in un’atmosfera suggestiva.

*Taverna nel Luppolo, Passeggiata degli Innamorati, Gradara (PU); tel 338/8456351, www.tavernadelluppolo.it Ristorante birreria con piatti della cucina casereccia e tradizionale.

INFO

www.gradara.org

www.roccadigradara.org