PONZA, L’ISOLA DI MODA DAI BORBONI ALLE FENDI

Testo e foto: Raffaele D’Argenzio

 

Ci vorrebbero tante pagine per parlare di Ponza, della sua geografia e della sua storia. Si trova nel Lazio, ma vi si parla il napoletano, vi abbonda il pesce ma ha anche una ricca cucina di terra. Ha pochi alberghi ma tanti B&B. Ha poca acqua ma produce del buonissimo vino, tra cui il “biancolella”, portatovi dagli abitanti di Ischia durante il regno dei Borboni. Passata dall’amore dei Borboni, di cui conserva il ricordo, a quello delle sorelle Fendi, ha vissuto uno splendido isolamento, un po’ snob, ma ora Ponza ha allargato la sua ospitalità e ha lanciato la stagione estiva con circa 80 eventi.

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E i Borboni vi hanno lasciato anche questo splendido porto, un anfiteatro sul mare che subito ti abbraccia, ti coccola, ti fa sentire di casa. Vi hanno lasciato gli eredi degli ischitani, che tuttora parlano in napoletano e “mangiano” in napoletano, cosa che rende quest’isola ancora più suggestiva e accogliente. Ponza non è molto conosciuta, questa principessa del Mediterraneo è stata sempre “colonia” di un turismo elitario di attori, giornalisti, velisti e grandi nomi del mondo della moda, che anche non volendo respingevano gli altri. Ma oggi, invece, i ponzesi hanno aperto le porte (ed anche il porto…) e le loro case ai turisti con circa N3000 opportunità, fra cui B&B, ville e appartamenti. E creando 80 eventi per vivacizzare tutta la stagione estiva.

 

ALLA SCOPERTA DELL’ISOLA

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Cominciamo dal nome, che ha diverse origini, ma noi preferiamo la versione che la fa derivare da pontia, sorta dal mare, appellativo che veniva dato anche ad Afrodite (dal greco pontos, mare). Invece Ponzio Pilato pare non ci sia mai stato, oppure di sfuggita. E Ponza deve aver fatto innamorare anche i Borboni, perché vi fecero opere intelligenti e notevoli, come appunto il porto che conta tre livelli: quello dei moli, poi quello della via Carlo Pisacane con i negozi, e poi della strada più in alto con l’accesso alle case che danno sul porto. È un’isola dalle coste splendide che conviene ammirare via mare, con una barca, un gommone, un gozzetto. La cooperativa dei Barcaioli Ponzesi può fornire anche barca con marinaio. Una delle tappe è  Chiaia di Luna, una bellissima spiaggia, con parete altissima e suggestiva. Poi le  Grotte di Pilato, dove i Romani allevavano murene, che ritenevano animali sacri. E poi a  Cala Feola si può mangiare sul mare al ristorante La Marina, dove il cuoco è Aniello, rustico nei modi, nell’aspetto e nei saporosi piatti di pesce. Puntata romantica bisogna farla ai  Faraglioni di Lucia Rosa, dove raccontano la storia, vera, della bella e ricca Lucia Rosa che, siccome non poteva sposare il suo bel ma povero contadino, si lanciò dalla scogliera e dalle rocce il suo povero corpo fu recuperato proprio dal suo amato. Mille cale, grotte, mille emozioni. Ma Ponza merita anche una passeggiata sulla Green Road  che porta sulle colline, che una volta erano piene di alberi e vigne.

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Oggi si sta recuperando il tempo perduto, con nuovi vigneti di Biancolella d’Ischia. Un weekend non basta per viverla e visitarla, bisogna allungarlo in un long weekend. Le cose da non perdere sono: il giro dell’isola in barca, la passeggiata sul porto, la colazione al Bar Gildo nel corso Carlo Pisacane, la strada sopra il porto, con brioche e sfogliatelle fatte al momento. I tanti negozietti pieni di idee e di ironia. Una visita alla mostra dello Stracquo (opere realizzate con ciò che il mare riporta a riva) al Centro Polivalente “I Cameroni dei Confinati”. Una gita a Palmarola è imperdibile, così come una visita nella cisterna romana, in via Dragonara, appena restaurata e resa accessibile. Così come una cena o solo un bicchiere di Biancolella per l’aperitivo all’Hotel Chiaia di Luna, dalle cui terrazze vedrete un bellissimo panorama e assisterete a magnifici tramonti su Palmarola.

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Per cena è necessario mangiare all’Orèstorante, il ristorante del simpaticissimo e dinamico Oreste Romagnolo

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e all’Acqua Pazza di Gino Pesce, stellato Michelin. Da non perdere, in alto sulla costa, A Casa di Assunta. Ma certo altri ne scoprirete da soli. Se andate a Ponza ci tornerete, come ci torneremo anche noi.

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