NELLE MARCHE GREEN ALLA RICERCA DEL PARCO SEGRETO

Un long  Weekend  nella regione che scopriamo green e con un Parco importante anche se ancora poco conosciuto: il  Simone e Simoncello. Le Marche ci sorprendono per la  natura e per il numero di aree attrezzate

Di Marina Cioccoloni

Avevamo sentito parlare tanto del Parco dei Sibillini nelle Marche paradiso dell’outdoor. Ma pochi sanno che nella Regione c’è anche un altro parco candidato a diventare Parco Nazionale, il parco naturale interregionale Sasso Simone e Simoncello. In questo territorio si producono eccellenze che ci hanno incuriosito, e così decidiamo di andare alla scoperta di queste zone dove i camper non solo sono i benvenuti, ma trovano a disposizione numerose aree attrezzate, alcune anche riconosciute come “aree di eccellenza”.

CON   IL MOTORHOME LAIKA ECOVIP DA BORGO PACE ALL’ABBAZIA DI SAN MICHELE

Per questo itinerario abbiamo scelto un compagno di viaggio speciale, un camper eccezionale, uno degli ultimi modelli immessi sul mercato dalla Laika, primaria azienda nazionale tra le più qualificate in materia di allestimenti di veicoli ricreazionali. Parliamo del modello H3109 della nuova generazione di motorhome Ecovip, un mezzo che ha da poco vinto il Red Dot Award per il design.

Alla guida di questo fantastico mezzo usciamo dall’autostrada A1 ad Arezzo dirigendoci verso Città di Castello, qui lasciamo la vallata umbra e ci inoltriamo verso il valico di Bocca Trabaria che segna il confine tra Umbria e Marche dividendo la valle del Tevere da quella del Metauro.

La salita è sostenuta ma con l’Ecovip H3109 non è affatto un problema, il motore risponde egregiamente, la sterzata è ottima e le curve scorrono fluide.

La guida poi è facilitata dall’ampia visuale del parabrezza e che ci permette di ammirare un paesaggio che si fa via via sempre più interessante. Siamo circondati dal verde intenso di boschi che fanno da cornice ad un territorio ancora incontaminato. Entriamo nel comune di Borgo Pace. Mai nome scelto fu più azzeccato: il senso di pace che emana dall’ambiente che ci circonda conferma che il nostro desiderio di natura e serenità sarà completamente soddisfatto. La frazione di Lamoli, (N 43.62295, E 12.25512), un grappolo di case ai piedi dell’Alpe della Luna con un’ottantina di abitanti, per secoli è stato un paese di boscaioli, e i parapetti stondati dell’antico ponte ricordano quando i boscaioli li usavano per fare il filo alle asce prima di inoltrarsi nei boschi. La località era famosa già nell’antichità per i maestosi abeti bianchi, con i fusti dritti e alti fino a 40 metri, molto ricercati dai romani per la costruzione delle navi e poi dai papi che se li facevano mandare a Roma per la costruzione delle basiliche di San Pietro e di San Giovanni. I tronchi venivano trascinati con i buoi su per il valico e poi a valle fino al Tevere da dove prendevano la via fluviale. Gli abeti bianchi e i boscaioli non ci sono più, ma il ricordo di quei tempi è rimasto nel nome del valico: Bocca Trabaria dal latino trabis, trave.  Poco distante da qui, nella Valle di Parchiule, sopravvive qualche carbonaio, anche questo mestiere destinato a scomparire per mancanza di giovani disposti a prendere il testimone.

Tra i boschi di Lamoli parla un passato che non c’è più, come testimonia anche il museo dei colori naturali allestito nel chiostro attiguo all’Abbazia di San Michele Arcangelo. Un piccolo ma interessantissimo museo che racconta la storia dei colori naturali usati fino all’avvento dei colori chimici e la raccolta del guado, un’erba spontanea utilizzata per colorare di blu i tessuti fino all’arrivo in Europa dell’Indaco dalla lontana India. Il museo presenta, oltre al procedimento per estrarre il colore dalle foglie del guado, la diffusione della pianta e delle macine per la triturazione e la mappa dei centri di raccolta. Il più importante era a Sant’Angelo in Vado che deve il suo nome proprio all’importanza che aveva il guado nella sua economia (Guado = Vado). Sono illustrate anche le altre piante “tintorie” utilizzate nell’antichità per colorare, come lo zafferano, l’ortica, le noci, gli strumenti utilizzati per estrarre il colore, le tecniche ecc.  Interessanti i programmi e i corsi di tintura organizzati oltre a numerose attività, dai laboratori alle escursioni, per un’offerta a 360 gradi. L’Oasi di San Benedetto gestisce l’ostello, la foresteria, il rifugio escursionistico e il ristorante con la terrazza affacciata sul prato dove vengono messe a dimora le piante tintorie utilizzate nei laboratori.

SOSTA E RIPARTENZA

Pienamente soddisfatti di questo primo contatto con la zona e le sue eccellenze riprendiamo il nostro motorhome e arriviamo all’area di sosta di Mercatello sul Metauro (N 43.647312, E 12.334402).

Scarico, carico e attacco luce a disposizione, la bellissima area è a due passi dal centro storico che si presenta con un pedigree di tutto rispetto: Mercatello non solo fa parte dei borghi più belli d’Italia ma è anche Bandiera Arancione del Touring Club e ha la curiosa particolarità di avere due sante patrone, Santa Veronica Giuliani e Santa Margherita della Mitola.  La cittadina, racchiusa tra le antiche mura e caratterizzata dall’interessante ponte che scavalca il Metauro, ha un centro storico con numerose case antiche e conta notevoli vestigia tra cui la Chiesa di San Francesco che tra le opere d’arte conserva il crocifisso di Giovanni da Rimini e la duecentesca Madonna col Bambino di Bonaventura di Michele.

Sotto i portici della piazza centrale troviamo due tappe interessanti: la vetrina dell’Associazione Merletto dei Ricordi, dove ammirare e acquistare i magnifici lavori a tombolo della scuola nata grazie all’opera di Suor Stefanilde Zappa qui arrivata dopo la seconda guerra mondiale e che il comune dopo anni di oblìo ha deciso di riportare a nuova vita. Vera Baffioni, classe 1939, ancora ricorda quei tempi, quando da scolara e poi da maestra, ha contribuito alla diffusione del lavoro a tombolo a Mercatello insegnandolo a numerose allieve che oggi trasmettono il loro sapere alle giovani generazioni.  Poco più avanti ecco l’antica macelleria Pierantoni, dove acquistare il meglio della norcineria locale come la Goletta stagionata, insignita della denominazione comunale d’origine.

 

Perché Mercatello è anche una rinomata meta gastronomica: la goletta croccante alla mercatellese con cavolo verza è uno dei piatti tipici locali, come le tagliatelle ai funghi porcini o ai tartufi. I suoi boschi infatti celano il tartufo nero estivo o scorzone, da assaporare al ristorante da Uto per un pranzo rigorosamente a km 0 da concludere con il tipico liquore di visciole fatto dalla sorella di Uto.

Lasciato Mercatello la nostra prossima tappa è Sant’Angelo in Vado (N. 43.66247, E12,40999), altra città storica nota per il tartufo, il teatro Zuccari, la bellissima Chiesa di San Filippo dalla splendida cupola e l’insolita pianta ottagonale, dove è in corso la Mostra “Gli Ori di Sant’Angelo in Vado”.

Ma la chicca da non perdere è la Domus del Mito. Già da tempo si sapeva della presenza della città romana di Tifernum Mataurense nel campo della Pieve, ma gli scavi sono iniziati solo nel 2003, e hanno portato alla luce una grande domus gentilizia del I secolo d.C. con magnifici mosaici con elementi floreali, animali, figure umane e geometriche. I lavori continuano per portare alla luce altre porzioni della città romana ma il sito è già visitabile.

L’ARRIVO AL PARCO

Da Sant’Angelo in Vado saliamo verso Carpegna e il monte omonimo: il nostro desiderio di natura incontaminata ci spinge verso il Parco Naturale Interregionale Sasso Simone e Simoncello, un polmone verde con una salita molto amata da Pantani, che partiva da Cesenatico per venire ad allenarsi proprio su quella che oggi si chiama la salita di Pantani. E’ una strada che parte dal centro abitato di Carpegna con una pendenza media del 10% e del 12% negli ultimi due km, frequentatissima dai ciclisti. Lungo la strada scritte ricordano il campione, come la famosa frase “il Carpegna mi basta”. Noi non pretendiamo di essere bravi come lui e quindi con il camper raggiungiamo la vasta radura di pino nero d’Austria con il cippo che ricorda i prigionieri austriaci che nel 1917 piantumarono la zona, il monumento stilizzato con una rappresentazione di un ciclista in ricordo di Pantani, un’area pic nic con punto ristoro e un campeggio.

Oltre la strada è sbarrata e si può continuare solo in bici o a piedi. Da qui partono diversi sentieri, noi ci sistemiamo al fresco degli alberi (N 43.785570, E 12.338830) e decidiamo di affrontare quello più caratteristico, il 101 che conduce verso l’eremo della Madonna del Faggio.

 

 

Man mano che saliamo il bosco di pini lascia il posto ai cerri (nel parco è presente la cerreta naturale più grande d’Europa) e arrivati in quota si allarga il panorama. Sotto di noi si incontrano i confini di tre regioni: Toscana, Marche ed Emilia-Romagna: in basso Carpegna, da una parte Badia Tedalda, dall’altra Pennabilli, a destra si intravede l’inconfondibile skyline di San Marino con le sue torri e lo sguardo arriva fino al mare. Ci assale la sensazione di immensità che il luogo emana e il desiderio di rimanere a lungo ad ammirare questo straordinario paesaggio, quindi lasciamo il sentiero 101 e imbocchiamo il 104 per ridiscendere a valle.

Tornati in paese e sistemati nell’area di sosta (N 43.781482, E 12.339223) ci rechiamo in centro per visitare il Palazzo dei Principi di Carpegna,

un imponente maniero del 1600 costruito dall’architetto Antonio De Rossi su indicazione del cardinale Gaspare Carpegna. La visita comprende le cucine, le stalle, la cappella privata con i reliquiari (circa 1500 reliquie) e il cuscino dove ha posato il capo San Filippo Neri, le stanze del piano nobile, la sala del trono e si conclude nel giardino allietato dalla bella fontana del Bufalini. I quadri degli antenati alle pareti, gli arredi originali perfettamente conservati e le foto di famiglia ne fanno un palazzo vivo, ancora abitato per diversi mesi all’anno dai Principi Antonio e Clara di Carpegna Falconieri, discendenti da una delle più nobili famiglie del Montefeltro.  I Principi ci accompagnano nella visita e ci raccontano la storia della loro nobile famiglia, risalente al 600 d.C. (i primi documenti scritti che la citano risalgono al 1182) e imparentata con i Montefeltro, i Malatesta, i Falconieri e altri rami della nobiltà Romana (la mamma di Antonio vive a Roma a palazzo Massimo) e che conta numerosi cardinali, vescovi, podestà, un senatore del Regno d’Italia, il fondatore dell’ASCI (Associazione Scouts Cattolici Italiani) e la fondatrice dell’AGI (Associazione Guide Italiane).  Nel palazzo durante la Seconda Guerra Mondiale furono nascoste numerose opere d’arte che riuscirono così a superare indenni il conflitto.

Carpegna, con un microclima asciutto e circondata da boschi che invitano alla sosta e che le hanno valso la bandiera bianca per la qualità dell’aria, è una piccola realtà di 1700 abitanti, una città viva e frequentata da turisti e ciclisti grazie anche al Parco. In progetto, come ci ha rivelato il sindaco, Mirko Ruggeri, c’è un bike park per rispondere alle esigenze di un turismo che sta cambiando volto e la trasformazione del Parco da Naturale in Nazionale.

L’ultima sosta la dedichiamo alla visita della Pieve romanica di San Giovanni Battista,

l’edificio ecclesiastico più antico del Montefeltro, con un piccolo monastero adiacente dove vive una comunità di 13 monaci benedettini. Un’oasi di pace che invita al raccoglimento.  Interessante anche l’attiguo laboratorio artigiano “antica stamperia Carpegna” dove le tele vengono stampate ancora a mano secondo le antiche tecniche.

Prima di lasciare Carpegna non tralasciamo di assaggiare il prosciutto locale, dal gusto dolce e delicato la cui produzione segue un preciso disciplinare e che nel 1992 ha ottenuto la DOP. Una tradizione nata nel medioevo grazie ai numerosi boschi di querce che fornivano un’ottima base alimentare per l’allevamento dei suini.

La prossima tappa è Sassocorvaro, dove l’archistar Massimiliano FucKsas firmò il suo primo lavoro, il Palazzetto dello Sport.

Il paese è dominato dall’imponente rocca di Francesco di Giorgio Martini che sovrasta il fiume Foglia e il lago di Mercatale (N 43.78081, E 12.49624). La rocca fu voluta da Ottaviano Ubaldini, per secoli condannato all’oblìo e oggi riconosciuto come fratello amatissimo di Federico da Montefeltro. Un interessante bassorilievo conservato ad Urbino ritrae i due personaggi con le loro effigi: armatura e insegne militari per Federico, ramo d’ulivo e libri della conoscenza per Ubaldino.  La rocca era il rifugio preferito da Ubaldino ed è carica di simbolismi, a cominciare dalla sua pianta a tartaruga, i giochi di luce, i messaggi occulti e i rimandi a personaggi arcani. Proprio nella rocca di Sassocorvaro durante la Seconda Guerra Mondiale Pasquale Rotondi, storico dell’arte e sovrintendente delle Marche, in gran segreto riunì oltre 6.500 opere d’arte (tra cui i capolavori la Tempesta del Giorgione, l’Annunciazione del Perugino e la Flagellazione di Piero della Francesca) che così si salvarono dalla furia della guerra.

Per la sosta scendiamo al lago di Mercatale dove esiste un’area attrezzata e un comodo ristoro (N 43.77754, E 12.48929).

ALLA RICERCA DELLA NATURA INCONTAMINATA

Proseguiamo il percorso verso Urbania da dove deviamo per Acqualagna. Il nostro desiderio di outdoor ci conduce verso le gole del Furlo, nel percorso storico della Via Flaminia che collegava Roma al Mare Adriatico. Un comodo parco attrezzato (N 43.63977, E 12.71584) è il luogo ideale per lasciare il camper e avventurarci a piedi lungo le selvagge gole scavate dal fiume Candigliano.

Regno dell’aquila reale, del falco pellegrino, del gheppio, del lupo appenninico, di daini e caprioli la Riserva Riserva Naturale Statale Gola del Furlo è un vero e proprio paradiso per chi ama stare a contatto con la natura. Numerosi i sentieri e i trekking, molti dei quali adatti a tutti, dalle famiglie con bambini agli escursionisti più allenati.

C’è anche un parco avventura con tre percorsi di diversa difficoltà. I primi due adatti a bambini dai sei anni e alti almeno 110cm e un altro più impegnativo per bambini più grandi. Comodo per famiglie con figli che vogliono provare l’ebrezza dell’avventura.

Scendiamo a Pergola, e nel quartiere dei tintori visitiamo la Chiesa di Santa Maria delle Tinte. Ritroviamo il guado che avevamo lasciato a Lamoli in questa zona dove le essenze naturali venivano trasformate in colori. Un quartiere fuori del centro storico, per via degli odori di lavorazione non sempre piacevoli. La Chiesa, dalla forma ottagonale e dall’esterno in cotto rosso, all’interno è un trionfo di stucchi e gessi bianchi. Curiose le quattro porte finte dipinte su quattro lati e nessuna sacrestia. Colpiscono le splendide panche del ‘700 in legno, consumate dal tempo ma cariche di storia e dipinte con gli stemmi araldici di nobili famiglie, putti, fiori e allegorie.

Saliamo a Serra Sant’Abbondio per proseguire verso l’Eremo di Fonte Avellana. La strada sale tra i boschi del Monte Catria costeggiando il fiume,

poi sempre più in alto fino all’Eremo del 980 ancora abitato da 8 frati la cui vita è scandita dalle preghiere, i vespri, le lodi e l’ospitalità. Chi è alla ricerca di pace può soggiornare nella foresteria e partecipare alle numerose proposte che spaziano dagli esercizi spirituali ai corsi di erboristeria, yoga e meditazione. Si può pranzare prenotando in anticipo e pernottare nel comodo parcheggio tra gli alberi (N 43.47049, E 12.72494). Siamo fuori dal mondo e in quest’oasi di silenzio e natura appagati dalla bellezza dell’ambiente terminiamo il nostro girovagare alla scoperta degli scenari naturali dell’entroterra marchigiano.

Il Compagno di viaggio

Il Laika Ecovip H3109 è uno dei modelli top di gamma dell’azienda toscana con uno schema abitativo tra i preferiti attualmente, con i letti gemelli in coda su gavone passante raggiungibile tramite due sportelloni esterni simmetrici. Allestito su base meccanica Fiat Ducato ha una lunghezza complessiva di 699 cm. e il rivestimento esterno in alluminio.  Cilindrata cc 2300 e quattro le varianti di potenza, da quella base di 120 CV a 180 CV. Cambio manuale a 6 marce + 1. Velocità massima 160 km/h. Massa in ordine di marcia kg 3.015. L’impiantistica di bordo comprende una Truma Combi per la produzione di acqua calda e il riscaldamento, l’impianto elettrico di ultima generazione e una comoda valvola ad azionamento elettrico per lo scarico delle acque grigie.

Gli interni sono raffinati e molto luminosi, grazie anche al maxi oblò panoramico e le finestre simmetriche oltre all’ampio parabrezza. Pratico il soggiorno con televisore da 32” e semidinette integrata con la cabina di guida grazie alle poltrone girevoli e comoda poltroncina laterale. Il blocco cucina consta di un lavello rotondo in acciaio inox e il fornello a tre fuochi e tre ampi cassettoni oltre ai pensili a soffitto e la colonna frigo da 140 litri in versione slim. La porta d’accesso alla zona bagno con una seconda porta in metacrilato permette di isolare la zona notte e contemporaneamente assicurare la privacy della toilette con box doccia separabile.  La zona notte consta di due letti gemelli al di sotto dei quali sono presenti due armadi guardaroba. Il matrimoniale basculante sopra la cabina guida fa salire a quattro il numero dei posti letto disponibili.

Prezzo base 84.590 €