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Nel Pavese, tra castelli e musei, alla ricerca del misterioso Jinba Ittai con la Nuova MAzda CX-30

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Guidare un’auto, per certi versi, è un’esperienza sensoriale. In maniera inconscia, il cervello riceve feedback, positivi o negativi, che provengono da varie sorgenti: posizione di guida, visibilità, disposizione e manovrabilità dei comandi, bilanciamento dinamico, comfort, risposta degli organi meccanici. Se solo uno di questi elementi stona, lo si percepisce subito, soprattutto in  un viaggio più o meno lungo. Viceversa, se tutto è accordato alla perfezione, si è seduti su una di quelle vetture che ti fanno stare bene. Non è un caso che la nuova Mazda CX-30 trova la sua dote migliore nell’ottimo equilibrio generale. Un approccio zen che è anche un cavallo di battaglia della Casa giapponese. Abbiamo cercato di comprenderlo nel nostro Weekend nel Pavese, al volante della CX-30 2.0 122 CV Skyactiv-G M Hybrid, con cambio manuale a 6 marce e allestimento Exclusive (il top di gamma).

Così, girando per la bassa Lombardia, a due passi da Milano, in una zona ricca di storia e atmosfera, guidando siamo andati alla ricerca del famoso, ma segreto, Jinba Ittai, come lo definisce Mazda. La prima meta del nostro viaggio è Sant’Angelo Lodigiano. Feudo del vescovado di Lodi nel XII secolo, passò poi ai Visconti. Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, vi fece erigere un poderoso castello (nel 1370) che rappresenta ancora oggi l´edificio di maggior prestigio del paese ed è uno degli esempi meglio conservati di tutta la Lombardia. Restaurato all’inizio del ‘900 da Gian Giacomo Morando Bolognini, oggi ospita anche vari musei.

Visita al castello

Il Castello Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano vanta tre magnifici musei: il museo Morando Bolognini, il museo del pane e il museo di storia dell’agricoltura.

Prima tappa del nostro viaggio con la Mazda CX-30 è Sant’Angelo Lodigiano, con il Castello Bolognini.

Realizzato nei primi decenni del 1900, il museo Bolognini apre al pubblico 24 saloni arredati in maniera sontuosa, secondo lo stile di “Casa-Museo”, offrendo ai visitatori la possibilità di rivivere antiche e suggestive atmosfere. È possibile  ammirare mobili, quadri e vasellame risalenti al periodo compreso tra il ‘700 e il ‘900, oltre a lavori artigianali in ferro battuto. Di particolare interesse, la biblioteca, che ospita circa 2.000 volumi, oltre a una ricca armeria, (che contiene circa 500 pezzi di varie epoche e provenienze). Degne di nota, anche la Sala del Trono, la Sala degli Antenati, la Cappella, la Sala degli Specchi e le Sale da Pranzo.

Il museo del pane è allestito in quattro sale: nella prima sono presentati i cereali (materia prima per i diversi “pani” del mondo), nella seconda sono illustrate, con impostazione didattica, le varie fasi del ciclo “grano-farina-pane”, mentre la terza sala raccoglie oltre 500 forme di pani (pani veri) delle regioni italiane e di molti paesi europei ed extraeuropei. Nella quarta sala, infine, sono visibili le attrezzature per la produzione del pane. In più, composizioni di pani artistici realizzate da abili maestri panificatori.

Il museo di storia dell’agricoltura racconta le evoluzioni di quest’antica attività, a partire dai primordi (neolitico), dall’età romana, medievale e rinascimentale, fino a quella moderna. Un ampio settore è dedicato all’agricoltura tradizionale lodigiana, con la ricostruzione di botteghe artigiane: falegname-carradore, fabbro-maniscalco, sellaio, oltre a due stanze contadine (cucina e camera da letto). In una sala, si passano in rassegna i contributi delle civiltà extraeuropee alla nostra agricoltura. Nel cortile, invece, sono esposti carri agricoli e macchinari della prima industrializzazione delle campagne.

La compagna di viaggio

Non è un mistero che la Mazda ambisca a far parte del remunerativo segmento premium. Con la CX-30, crossover che si inserisce fra la CX-3 e la più grande CX-5, la Casa di Hiroshima fa un ulteriore passo in questa direzione. Il modello adotta la più recente evoluzione del linguaggio stilistico Kodo, design artistico profondamente legato alla tradizionale estetica giapponese. L’affinamento di ciascun elemento, secondo il  principio “less is more”, ha creato superfici straordinariamente pulite e belle e ha portato nel segmento dei crossover  compatti una silhouette del tutto originale. Il design del corpo vettura è caratterizzato dalla linea di cintura alta e dal padiglione basso e sportiveggiante, abbinato a una parte inferiore più da Suv, come per sottolineare l’unione fra praticità e dinamismo.

La nuova Mazda CX-30 è disponibile con l’ottimo diesel 1.8 da 116 CV. Se, però, non si fanno tanti chilometri e si tiene una guida tranquilla, la scelta migliore può rivelarsi il 2.0 benzina Skyactiv-G mild hybrid da 122 CV, sempre regolare (in grado di funzionare a due cilindri per migliorare l’efficienza ai bassi regimi). Si avverte la mancanza del turbo, soprattutto quando si affonda l’acceleratore. Per fortuna, viene in aiuto l’eccellente manovrabilità del cambio manuale. In compenso, l’auto è molto silenziosa. Al comfort contribuiscono anche le sospensioni. Infine, gli indecisi, possono optare per l’originale motore Skyactiv-X, il benzina che va come un diesel.

Gli interni della nuova Mazda CX-30.

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Un nitrito, un galoppo e un alone di mistero

Sappiamo tutto della nostra CX-30, ma ci resta ancora da sapere cos’è il Jinba Ittai, nonostante i nostri sforzi per scoprirlo. Ma ormai  non abbiamo più tempo, il primo giorno del nostro weekend volge al termine. Il segreto resta, ma in questa sera d’inverno che cala veloce, sentiamo il nitrito di un cavallo che galoppa. Sarà un segnale?

(Domani, su weekendpremium.it,  la seconda parte del nostro weekend con la Mazda CX-30.)