Napoleone e Milano nelle architetture, nello stile, nell’arte: i luoghi di un rapporto intensissimo, dall’Arco della Pace alla Pinacoteca di Brera
Il 5 maggio 2021 tutto il mondo ha ricordato e celebrato il bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte.
E Milano non può certamente mancare, vista la storia importante che lega Napoleone e Milano.
Infatti Milano è stata la capitale del primo Stato unitario che porta il nome di Italia, nato dopo l’arrivo dell’esercito della Francia repubblicana, di cui Napoleone era il giovane generale.
Da quegli anni fino alla Restaurazione, che segue la sconfitta di Napoleone, Milano fu al centro di una vera rivoluzione politica e culturale.
E si configurò come un laboratorio di modernità, secondo la sua più tipica vocazione.
Napoleone e Milano
I segni di questi anni intensissimi si possono leggere nel territorio.
Tanto per cominciare, ricordiamo che Napoleone Bonaparte, arrivato in città nel 1796, fu incoronato re d’Italia nel Duomo di Milano il 26 maggio del 1805.
Quindi ideò un grandioso progetto di trasformare a livello urbanistico ed architettonico la nostra città.
Quali sono i luoghi più rilevanti che mostrano l’impronta del progetto napoleonico?
Sicuramente tutta l’area all’interno del Parco Sempione, dall’Arco della Pace alla Loggia Reale della Palazzina Appiani.
Non a caso l’area si conclude proprio con il Foro Bonaparte dedicato al grande uomo politico.
Si deve all’architetto Luigi Canonica la costruzione dell’Arco della Pace, che doveva idealmente aprirsi sulla strada del Sempione che portava da Milano a Parigi e dell’Arena civica, che era pensata come un anfiteatro destinato a sfilate militari, corse di bighe e gare sportive.
E infatti ancora oggi si conserva la Loggia Napoleonica all’interno della Palazzina Appiani.
La città quindi cambiò il proprio volto tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, ovviamente all’insegna dello stile neoclassico.
E intanto l’arrivo dei francesi e di Napoleone comportava anche il moltiplicarsi della vita sociale, una nuova moda che veniva d’oltralpe, una vera e propria frenesia per il teatro, la danza, la musica.
Anche La Scala conobbe straordinari balli e un mutamento di gusto musicale capitanato da Rossini.
A Palazzo Reale Napoleone fece realizzare una sala del trono appositamente per la sua incoronazione a Re d’Italia nel 1805.
Oggi possiamo ammirare quello che resta delle fastose decorazioni della volta: decorazioni geometriche e vegetali, riquadri in monocromo che raffigurano vittorie alate, un grande ottagono al centro in cui si intravvede la figura di Napoleone assiso in trono in veste di Giove.
Al centro della sala era collocato il trono dorato con baldacchino disegnato dall’architetto imperiale Luigi Canonica, di cui ci resta un disegno preparatorio.
Invece i cinque affreschi dell’Appiani che decoravano la Sala del Trono, l’Apoteosi di Napoleone e le quattro lunette con le virtù, la Forza, la Giustizia, la Temperanza e la Prudenza, sono conservati nel Museo di Villa Carlotta a Tremezzo.
Ma è soprattutto a Brera che si avverte l’impronta del progetto napoleonico con il suo forte appoggio alle arti.
L’inaugurazione della Pinacoteca dell’Accademia di Brera nel 1809, fu l’inizio del progetto di creare a Milano un “Piccolo Louvre”.
Brera doveva diventare un museo nazionale a imitazione di quello parigino, che avrebbe dovuto raccogliere i frutti del genio artistico italiano.
Il grande nome dell’epoca era Andrea Appiani, che contribuì allo spostamento di moltissime opere d’arte all’interno della Pinacoteca.
E il maggiore scultore neoclassico dell’Ottocento, Antonio Canova, con cui Napoleone ebbe uno stretto rapporto professionale, gli dedicò la statua più famosa. Una copia esatta in bronzo della statua marmorea si trova oggi proprio al centro del cortile d’onore del palazzo di Brera: Napoleone é idealizzato come un colossale Marte pacificatore, abbigliato secondo i costumi dell’antica Grecia.
Napoleone e Milano a Brera
La Biblioteca Braidense, dove si conserva l’autografo del Cinque maggio di Alessandro Manzoni, non poteva mancare all’appuntamento celebrativo dei 200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte.
Si intitola “La Milano di Napoleone: un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821” la mostra di grande spessore culturale che possiamo vedere alla Braidense fino al 10 luglio.
Rarissimi documenti e autografi dell’epoca: autografi di Pietro Verri, la prima edizione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis e quella dei Sepolcri, un esemplare postillato da Stendhal, per ammirare infine le stesure autografe del Cinque maggio e i documenti della sua larga diffusione, compresa la traduzione di Goethe.
Arricchiscono il percorso i ritratti di tre protagonisti, in quadri che fanno parte del patrimonio della Braidense: gli oli su tela di Giuseppe Diotti, Ritratto di Napoleone I imperatore (1810); di Filippo Pistrucci, Ritratto di Ugo Foscolo (1822), che riporta sul verso una redazione autografa del sonetto-autoritratto di Foscolo; e quello con Alessandro Manzoni a 20 anni (1805), già attribuito a Maria Cosway.