Modena, un viaggio tra arte, sapori e motori (1° parte)

Di Manuela Fiorini

Modena è la mia città. Per questo scriverne è difficile. Per prima cosa perché chi ci è nato e ci vive rischia di perdere quello stupore che si intravede in chi visita un luogo per la prima volta. Prima di mettermi a scrivere, ho quindi voluto fare un esperimento chiedendo ad alcuni amici: “Che cosa pensi se ti dico “Modena”?

Qualcuno ha risposto “Ferrari”, qualcuno altro “Pavarotti”, altri “Vasco Rossi” (che è originario di Zocca, in Appennino, ma in questo caso…ha fatto fede la provincia!), altri ancora “Tortellini”, oppure “Aceto Balsamico”, “Zampone” o “Lambrusco”, con riferimento alle eccellenze enogastronomiche del suo ricco territorio.

C’è chi ha risposto prontamente “Ghirlandina”, cioè la sua maestosa torre campanaria, simbolo della città. Pensandoci bene, Modena è sicuramente tutto questo, ma anche qualcos’altro, quel qualcosa in più che la rende speciale agli occhi di chi ci è nato. Per questo voglio parlarvi della mia città, e consigliarvi di visitarla…Per una volta!

La Cattedrale, alla scoperta dei segreti del “libro di pietra”

Da modenese, il primo luogo che vi porterei a visitare è il cuore della città, rappresentato da Piazza Grande, su cui si affaccia la Cattedrale e su cui svetta la torre campanaria, la Ghirlandina, simbolo della città. Sulla piazza si affaccia anche il Palazzo Comunale, che insieme al Duomo, alla piazza stessa e alla Ghirlandina sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 1997.

Partiamo dal Duomo, che per i Modenesi è la Casa di San Geminiano, il santo Patrono, che si festeggia il 31 gennaio con una tradizionale e coloratissima fiera. Per l’occasione, la tomba del Santo, che riposa nella cripta, viene aperta e tutti possono rendere omaggio alle sue spoglie. È proprio sull’originaria tomba del Vescovo di Modena, morto il 31 gennaio del 397 d.C che è stata costruita la cattedrale, la cui prima pietra è stata posata il 9 giugno del 1099 per volontà dei modenesi. Il mandato fu conferito all’architetto Lanfranco, mentre le sculture a Wiligelmo, che ne fece un capolavoro.

Sulla facciata principale, infatti, in una sequenza che sembra quella di un film, sono scolpite scene dell’Antico Testamento, che avevano la funzione di tramandare le Sacre Scritture anche a chi non sapeva leggere. I due leoni “stilofori” che sorreggono il portale maggiore provengono probabilmente da un sepolcro romano. Il portale è cesellato di fini raffigurazioni scultoree, alcune raffiguranti elementi della natura, altre i profeti. Spicca per bellezza e unicità il rosone gotico, opera trecentesca dei Maestri Campionesi, sormontato dalla “croce di San Geminiano”, sotto alla quale sono scolpiti i simboli degli Evangelisti.

Il consiglio è quello di prestare molta attenzione a ogni particolare della cattedrale, perché ogni scultura, anche la più piccola, non è solo una semplice decorazione. Prendendo a destra dalla facciata, vi troverete in Piazza Grande e costeggerete il lato sud, dove si trova la bella Porta dei Principi, con l’architrave che riporta episodi della vita di San Geminiano.

Sul lato che dà sulla piazza si trova anche la grandiosa Porta Regia, in marmo rosso di Verona, con due maestosi leoni stilofori. La porta è sormontata da un’edicola che conserva una statua di San Geminiano. Si tratta di una copia, per vedere l’originale, dovete recarvi ai Musei del Duomo, che si trovano proprio accanto alla cattedrale. A destra, noterete uno strano “arco”, si tratta di un osso di balena, probabilmente rinvenuto durante gli scavi, e attribuito a un drago o a qualche altro animale mitologico.

Continuate a costeggiare la cattedrale in senso antiorario, all’altezza delle tre absidi, immettetevi su via Lanfranco, una minuscola stradina ottocentesca che dà il meglio di sé la sera, illuminata dalle luci calde dei lampioni e sovrastata dalla mole della Ghirlandina. Qui si trova la porta della Pescheria, preceduta, come le altre, da due leoni stilofori. Spicca per la bellezza ma, soprattutto, per la particolarità delle sue decorazioni scultoree. Ci sono, per esempio, le raffigurazioni dei mesi dell’anno attraverso le allegorie dei mestieri.

Sull’architrave, invece, sono raffigurate favole francesi con protagonisti gli animali. Sull’arco, invece, sono rappresentate scene del Ciclo Arturiano dei Cavalieri della Tavola Rotonda, la più antica al mondo. La prima versione scritta delle avventure di Re Artù, infatti risale infatti al 1136, cioè a ben vent’anni dopo il termine della costruzione della porta. Ma una spiegazione logica c’è: le storie sarebbero state tramandate oralmente e portate fino a Modena dai tanti pellegrini che affollavano la via Emilia per recarsi a Roma. All’interno, suddiviso in tre navate, sono conservate opere di grande valore. Tra le più belle, il Presepe in terracotta di Antonio Begarelli, del 1527, la Madonna della Pappa di Guido Mazzoni, del 1480. Le statue, in terracotta dipinta, sono a grandezza naturale. Il presepe si trova nell’abside di destra.

Accanto, quasi invisibile, c’è la misteriosa lapide di Gundeberga. Si tratta di una stele funeraria di una nobildonna Longobarda, rinvenuta durante i lavori di restauro del Duomo, nel 1881, e utilizzata per rinforzare il muro della cattedrale. Il mistero ruota attorno alla datazione riportata nell’iscrizione, che ha fatto nascere alcune teorie sul tema degli “universi paralleli”.

Piazza Grande e il Palazzo Comunale

Sul lato Sud della Cattedrale si apre Piazza Grande, anch’essa Patrimonio UNESCO. Sul lato di Nord Est troverete la facciata del Palazzo Comunale costituita da un grande portico seicentesco e dalla Torre dell’Orologio. Se vi trovate a Modena nel periodo di Carnevale, non perdetevi una delle tradizioni più belle, lo Sproloquio della Famiglia Pavironica, le maschere locali, che dopo aver percorso le strade della città, si affacciano dal balcone del Municipio per commentare in maniera goliardica i fatti più importanti dell’anno e prendere in giro politici, sportivi e autorità locali. Il tutto in dialetto modenese!

Sul lato del Palazzo Comunale che fa angolo con via Castellaro, si trova una figura di donna, è la Statua della Bonissima, un altro dei simboli della città. Databile attorno al 1268, mantiene il mistero su chi sia la donna rappresentata. Alcuni studiosi sostengono si tratti di Matilde di Canossa, altri di Bona, nobildonna che mise a disposizione il suo patrimonio per aiutare il popolo durante una carestia. Un’altra ipotesi la vuole invece come allegoria della “Buona Stima”, cioè l’ufficio preposto all’affidabilità delle misure in ambito commerciale.

Sotto al Palazzo Comunale, noterete invece una grossa pietra dalla forma grezza. Potrebbe a prima vista passare inosservata, invece, la Preda Ringadòra, in dialetto modenese, ha una storia antica quasi quanto la città. Questo grosso blocco di calcare rosso di Verona, infatti, nel Medioevo era utilizzata come “pietra del vituperio”.

Chi si macchiava di reati minori, come il fallimento o non avere pagato un debito, veniva esposto al pubblico ludibrio e costretto a fare ammenda in modi umilianti e fantasiosi, deriso dai presenti. È stata poi un “pulpito” dal quale tenere comizi e arringare la folla (da cui il nome di Pietra Arringatora), ma anche il luogo dove venivano esposti i cadaveri di chi moriva di morte violenta, affinché venissero riconosciuti dai parenti, e come luogo dove venivano effettuate le esecuzioni.

La Ghirlandina e i Musei del Duomo

Ho lasciato per ultima la Ghirlandina, simbolo della città e amatissima dai modenesi. La torre campanaria da secoli veglia su Modena dai sui 86,12 metri di altezza. Il suo nome deriva dalle “ghirlande”, cioè le due balaustre, che decorano la parte ottagonale, ma c’è anche una seconda teoria, secondo la quale la torre assomiglierebbe alla Giralda di Siviglia, somiglianza attribuitale dalla copiosa comunità di ebrei spagnoli stabilitisi in città nel XVI secolo.

I primi sei piani sono a base quadrata e sono stati costruiti in contemporanea alla cattedrale e rimasero tali fino al 1261. È allora che i modenesi chiamarono Arrigo da Campione per dare un nuovo assetto, e aspetto, alla loro amata torre. C’è chi sostiene che sia stato per vanità: la torre originaria, infatti, risultava più bassa delle torri dei “rivali bolognesi”. Tuttavia, la ragione più probabile è che, a un certo punto, si è verificato un cedimento del terreno che ha fatto pericolosamente pendere la torre verso la cattedrale. La guglia di gusto gotico aggiunta in un secondo tempo, compensa la pendenza bilanciandola verso il lato opposto.

In alcuni periodi dell’anno, come la Festa del Patrono, il 31 gennaio, e alcune aperture straordinarie, la Ghirlandina si può visitare all’interno. Un’esperienza faticosa, ma che vale veramente la pena di fare. Una prima scaletta conduce a un atrio utilizzato come archivio, poi alla Sala della Secchia Rapita. Qui si può vedere una copia del celebre “trofeo di guerra” strappato dai modenesi ai modenesi durante la Battaglia di Zappolino del 1325 e cantata da Alessandro Tassoni nell’omonimo poema eroicomico. La “secchia” custodita nella torre è solo una copia, dopo successivi tentativi di “rapimento”, infatti, l’originale è stata messa al sicuro nel Camerino dei Confirmati del Palazzo Comunale.

Dalla sale parte poi la ripida scala a chiocciola che conduce alla vetta. Dopo aver salito circa duecento scalini si arriva alla Stanza dei Torresani, dove un tempo vivevano i guardiani della torre. Salendo ancora, si arriva alla sala delle campane, la più grande delle quali pesa ben due tonnellate. Da qui una scala a chiocciola seicentesca conduce alle balaustre della cuspide, fino alla vetta, da cui si gode una vista superba sulla città. Scendendo dalla torre, in via Lanfranco, valgono una visita i Musei dei Duomo (www.museidelduomodimodena.it). Comprendono il Museo Lapidario, che conserva preziosi reperti scultorei e testimonianze della costruzione della Cattedrale nei secoli. Tra queste ci sono alcune lastre di marmo di epoca romana del I sec. d.C e alcune pietre provenienti dalla chiesa originaria, sulla quale è stata costruita l’attuale cattedrale.

Da non perdere la sala dove sono custodite le metope originali del Duomo, il cui stile si ispira alla Grecia classica. Molte di esse rappresentano esseri mostruosi, tratti dal Liber Monstruorum che illustrava gli esseri che vivevano oltre i confini del mondo conosciuto. Il Museo del Duomo è invece stato istituito nel 2000 in occasione del Giubileo e custodisce il Tesoro della Cattedrale, tra statue, crocifissi lignei, dipinti, arazzi e codici miniati.

Dalla via Emilia al Palazzo Ducale

Da Piazza Grande, fate una piccola deviazione e prendete a destra, per ammirare, subito dietro la piazza principale, Piazza XX settembre, dove oggi si tengono concerti e spettacoli. Dal civico 29 si accede alla Galleria del Pane, uno dei tre ingressi dello splendido e suggestivo Mercato Coperto Albinelli.

Costruito negli anni Venti in stile liberty su modello dei mercati francesi, è uno dei più belli e meglio conservati in Italia. Le cancellate di ferro vi apriranno un mondo antico, ma moderno al tempo stesso, un variegato mondi di colori, sapori, profumi, tra banchi e botteghe in muratura, dove acquistare frutta e verdura fresca, ma anche carne e pesce, pane e dolci, fiori, ma anche qualche tipicità da gustare in loco. Il mercato è aperto tutti i giorni dalle 6.30 alle 14.30.

Proprio di fronte all’ingresso principale del Mercato, in via Albinelli, al civico 40 si trova la storica Trattoria Aldina. Aperta negli anni Cinquanta, si trova al primo piano di un palazzo. Se volete gustare i piatti tipici della cucina tradizionale modenese, dai tortellini in brodo di cappone al carrello di bolliti, dalle tagliatelle alle lasagne, passando per gli arrosti e finendo con una fetta di bensone da immergere nel Lambrusco, oppure con una zuppa inglese, siete nel posto giusto.

Tornate poi verso Piazza Grande, attraversatela e dirigetevi verso la via Emilia, la vena pulsante di Modena che attraversa il centro e che vi condurrà…ovunque voi vogliate andare. Sulla sinistra, proprio sotto la Ghirlandina, troverete la piccola Piazza Torre, con il monumento ad Alessandro Tassoni, e il sacrario dei Partigiani. Voltate a destra sulla via Emilia e, dopo pochi passi, a sinistra in via Farini.  Noterete subito, proprio di fronte a voi, l’imponente facciata del Palazzo Ducale.

Vi consiglio due tappe golose prima di arrivare al palazzo. La prima è proprio alla fine di via Farini, sulla vostra sinistra. Si tratta dell’Salumeria Giusti, un locale storico tra i più antichi d’Europa. Risale infatti al 1605.

Facendo una piccola deviazione in Largo San Giorgio, a sinistra, al civico 99, fermatevi alla Pasticceria Remondini (www.pasticceria-remondini.it) , storica pasticceria che risale al 1936 e che possiede ancora un laboratorio artigianale e una cucina interna che “custodiscono” i segreti dei dolci della tradizione modenese, dagli amaretti di Modena al bensone, dalla torta di tagliatelle ai cannoli alla crema di cui il celebre tenore Luciano Pavarotti andava matto.

A casa del Duca

Torniamo ora verso via Farini e arriviamo in Piazza Roma. Dopo il recente rifacimento, la piazza è uno splendido palcoscenico su cui campeggiano fontanelle, giochi d’acqua e, di sera, giochi di luce che illuminano la facciata del palazzo ducale. Sulla destra si vede la statua dedicata a Ciro Menotti, patriota protagonista dei moti del 1831, fatto giustiziare dal duca Francesco IV dopo uno storico voltafaccia.

Dalla parte opposta, addossata alle mura di un palazzo rosso, si trova la curiosa Fonte d’Abisso, una fontanella da cui sgorga acqua purissima, direttamente da una sorgiva naturale di cui il terreno è ricco.

Veniamo ora alla visita al Palazzo Ducale, che è attualmente sede dell’Accademia Militare, tra le più prestigiose in Italia. Per questo il palazzo si può visitare solo su prenotazione (allo 059/2032660 o www.visitmodena.it/palazzo-ducale ), a gruppi il sabato e la domenica. Si potrà così entrare “a casa dei duchi” e ammirare la magnificenza di quello che viene considerato il primo palazzo barocco d’Europa.

La visita comincia dal Sacrario, che si incontra appena oltrepassato il portone d’ingresso, con i nomi dei caduti della Prima e Seconda Guerra Mondiale, inaugurato da Vittorio Emanuele II durante la sua visita a Modena nel 1929. Si entra poi nel Cortile d’Onore in stile barocco. Ha pianta quadrangolare ed è circondato da una serie di colonne ioniche e doriche, sormontate dalle statue che decorano le logge.

A sinistra, si apre lo spettacolare Scalone d’Onore, che ricorda quello di Palazzo Barberini a Roma, e che, si dice, fosse percorribile anche a cavallo. Si arriva quindi alle logge del primo piano e, da qui, alle sale storiche, alcune delle quali sono occupate dal Museo dell’Accademia Militare. Altre invece ospitano gli ambienti del circolo ufficiali.

Sono aperte alle visite al pubblico la Galleria dello Stringa, che prende il nome dal pittore Francesco Stringa, vissuto nel XVII secolo, che ne dipinse il soffitto, la Galleria dei Bronzi e la Sala Colleoni, con al centro un grande tavolo, sotto al quale, si dice, si nascondevano le spie del duca per riferirgli i commenti dei suoi collaboratori.

Dalla Sala del Trono, si accede allo splendido Salottino d’Oro, che si può vedere solo dall’esterno. Fatto costruire da Francesco III nel 1756 è interamente rivestito da pannelli di oro zecchino. Nei secoli, sono “sopravvissuti” a razzie, furti e fughe perché i pannelli, rimovibili, potevano essere spostati e nascosti a seconda delle necessità.

Uscendo dal Palazzo Ducale, prendendo a sinistra su Piazza Roma, si arriva in Corso Canalgrande. Sulla sinistra valgono una passeggiata i Giardini Ducali, con la Palazzina Vigarani. Uscendo dai giardini e proseguendo lungo Corso Canalgrande, nell’arco di circa un chilometro si incontrano alcune eccellenze.

Tra queste Palazzo Margherita, che ospita la Biblioteca dedicata allo scrittore Antonio Delfini, la Galleria Civica e il Museo della Figurina. Poco più avanti, al civico 90, si trova la Casa Natale di Ciro Menotti. Proseguendo ancora, la statua di Luciano Pavarotti sembra dare il benvenuto agli spettatori del Teatro Comunale, intitolato al grande tenore modenese scomparso nel 2007.

Poco dopo il Palazzo di Giustizia, si incrocia la via Emilia, che taglia in due Corso Canalgrande. Lungo la parte sud si affacciano alcuni palazzi storici, come il Palazzo del Principe Foresto, al civico 30, che ospitò personalità illustri dal Papa Leone X a Francesco I di Francia, da Lorenzo de’ Medici a Vittorio Emanuele II di Savoia. Al civico 27 si trova invece la cassa di Chiara Marini, amante del Duca Ercole III. Lungo la via si trova anche la casa del patriota Nicola Fabrizi e, al civico 20, Palazzo Seghizzi Coccapani e la bella Chiesa di Santa Maria delle Assi.

Le chiese più belle del centro storico

In Canalgrande si affaccia uno degli edifici religiosi più importanti della città dopo la Cattedrale, Si tratta della chiesa di San Vincenzo, che conserva una preziosa tela del Guercino e dove sono sepolti diversi membri della famiglia Estense, tra cui Francesco I, Francesco II, Francesco IV e Laura Martinozzi, nipote del cardinal Mazzarino e duchessa reggente. Da San Vincenzo può partire un itinerario ideale alla scoperta dei principali monumenti religiosi del centro storico.

Tra questi c’è la chiesa di Santa Maria della Pomposa, (Aedes Muratoriana), una delle chiese più antiche della città, risalente al 1153, sede parrocchiale e dimora del celebra letterato e storico modenese Ludovico Antonio Muratori dal 1716 al 1750. L’annessa canonica è sede della Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano. La zona della Pomposa è particolarmente ricca di locali e negozi, nonché cuore della “movida” estiva con centinaia di giovani che si riversano per le strade dall’ora dell’aperitivo fino a tarda sera.

Spostandosi sulla via Emilia, proprio di fronte a Corso Duomo si trova la chiesa del Voto, Deve il nome ad un voto pronunciato da Francesco I d’Este nel 1630, quando la città venne investita da una terribile pestilenza. Il morbo cessò ed il duca fece erigere la chiesa, che dedicò alla Madonna della Ghiara.

La chiesa di San Francesco, in largo San Francesco, sorge sull’antica sede di un convento di seguaci del santo, che giunsero qui nel 1221, quando il loro fondatore era ancora vivo. L’ attuale chiesa venne costruita a partire dal 1244, anche se la sua costruzione fu molto lenta: due secoli dopo non era ancora completata! La facciata esterna è di stile gotico mentre, all’interno, ospita uno dei capolavori di Antonio Begarelli, la Deposizione del Cristo dalla Croce, un gruppo di tredici statue immortalate in un intenso e drammatico episodio evangelico.

Vale una deviazione in via Stella, anche solo per vederla da fuori, dal momento che le prenotazioni si fanno anche con diversi mesi di anticipo, L’Osteria Francescana dello “chef numero uno al mondo” Massimo Bottura. Tre stelle Michelin e un primo posto al World’s 50 best restaurants ne fanno uno degli orgogli della città. Il menù degustazione parte da € 250, bevande escluse, ma è un’esperienza da fare…per una volta.

I Musei da non perdere

Prendetevi una giornata per visitare alcuni dei più importanti musei del centro storico. I principali si trovano in Piazzale Sant’Agostino, testimonianza dell’urbanistica settecentesca. Qui, il duca Francesco III d’Este fece costruire due grandi edifici, l’Ospedale e l’Albergo dei Poveri (1771) che, circa un secolo più tardi, venne trasformato dal Comune nell’odierno Palazzo dei Musei. Qui sono concentrati, il Museo di Arte medievale e moderna, il Museo Civico del Risorgimento, il Museo Lapidario Estense, il Museo Archeologico Etnologico e la Gipsoteca Graziosi.

Una delle collezioni più importanti a livello nazionale è conservata nella Galleria Estense. I capolavori di Tintoretto, del Veronese, Guido Reni, Jacopo Bassano, Correggio, Cosmé Tura, Tommaso da Modena, Guercino, dei Carracci, El Greco e molti altri, costituiscono il tesoro che, alla fine del Cinquecento, i duchi trasportano a Modena da Ferrara.

Nonostante la vendita dei cento quadri più importanti al re di Polonia, avvenuta nel 1746 per sanare il disastrato bilancio del ducato (oggi per lo più conservati a Dresda), la Galleria Estense rimane una delle collezioni d’arte più rinomate a livello nazionale. Tra i pezzi più celebri, ricordiamo i due ritratti del duca Francesco I d’Este, la tela di Velasquez ed il busto di marmo di Bernini.

Sapori sotto la Ghirlandina

I prodotti tipici e la cucina tradizionale modenese sono conosciuti e rinomati in tutto il mondo. Il territorio della provincia è zona di produzione del celebre Parmigiano Reggiano e del Prosciutto di Modena, ma anche dell’Aceto Balsamico tradizionale di Modena e del Lambrusco, un vino rosso frizzante, distinto in tre varietà: il Lambrusco di Sorbara, dall’aroma più delicato, il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, dalla caratteristica schiuma rossa, il Salamino di Santacroce, dal sapore armonioso.

Fin dai tempi più antichi l’alimentazione di questa zona della Pianura Padana si è fondata sul formaggio e sulla carne di suino, dal quale, ancora oggi, deriva una fornita varietà di gustosi salumi, come la mortadella, i salami, la coppa di testa ed i ciccioli.

Tra i piatti tipici, troviamo lo zampone, carne macinata di maiale insaccata nella cotica della zampa anteriore, il cotechino, di lavorazione simile, ma diverso per aspetto e spessore della cotenna. Entrambi si gustano con i fagioli o con il purè. Dal maiale si ottiene anche lo strutto, indispensabile per ottenere lo gnocco, triangoli di pasta fritti, da gustare imbottiti con i salumi.

Originaria della zona montana, la tigella o crescentina è di forma tonda e viene cotta sulla pietra. Si gusta ripiena di salumi, formaggi molli e con il caratteristico pesto modenese, un battuto di lardo, aglio e rosmarino. Assai singolare per preparazione e forma è il borlengo, una sottilissima sfoglia ottenuta cocendo in un’apposita piastra un impasto di acqua e sale, condito, una volta cotto, con la cunza, il pesto di lardo, e gustato con salumi e formaggi.

Tradizionalmente conteso con la vicina Bologna, il tortellino, è un quadretto di pasta sfoglia ripiegata su un trito di carne di maiale, prosciutto e Parmigiano reggiano, da gustare in brodo di cappone. Tra i primi ricordiamo anche i tortelloni, le tagliatelle, le lasagne e i passatelli, una pasta ruvida a forma di vermicelli a base di Parmigiano Reggiano, pangrattato, uova e noce moscata, da mangiare in brodo.

Tra i dolci, il bensone, un pane dolce cotto al forno e decorato con grani di zucchero, da gustare tagliato a fette e intinto nel vino. Gli amaretti, sono dolcetti morbidi, ottenuti da una pasta di mandorle e zucchero. Infine, la celebre Torta Barozzi, inventata nel XIX secolo da Eugenio Gollini, pasticcere di Vignola, che la dedicò al suo famoso concittadino, l’architetto Jacopo Barozzi. Una curiosità: la torta è prodotta, tutt’ora, dagli eredi di Gollini, secondo una ricetta segreta e tutelata da un marchio brevettato.

E, dopo una pausa golosa, si conclude qui la prima parte, quella storica e culturale dedicata a Modena. Tuttavia, Modena è il cuore pulsante della Motor Valley. Nella seconda parte, vi porteremo alla scoperta dei Musei, delle aziende, degli eventi legati all’automobile, alla velocità e ai bolidi che ci hanno fatto sognare, come Ferrari, Maserati e Pagani.

CHI È MANUELA FIORINI

È giornalista freelance e scrittrice. Scrive di turismo, enogastronomia, salute e benessere. Come narratrice ha pubblicato alcuni romanzi e racconti in diverse antologie e riviste. Nella foto si trova in cima alla Ghirlandina. La sua pagina Facebook è https://www.facebook.com/manuelafioriniauthor/.

COME ARRIVARE

In auto: si può prendere l’A22 del Brennero o l’A1 Milano-Napoli con uscita Modena Nord o Modena Sud. Chi arriva da altre città dell’Emilia Romagna può prendere anche la SS9 Via Emilia.

DOVE MANGIARE

*L’Erba del Re, via Castelmaraldo 45, Modena, tel 059/218188, www.lerbadelre.it Una Stella Michelin per questo ristorante elegante e raffinato, che propone piatti della cucina tradizionale modenese rivisitate dall’estro e dalla fantasia dello chef Luca Marchini. Prezzo medio alla carta € 65.

*Da Enzo, via Coltellini 17, Modena, tel 059/225177, nel centro storico, offre piatti della cucina tradizionale modenese, tra cui tortellini, gnocco e tigelle. Fascia di prezzo alla carta € 20-40.

*La Taverna dei Servi, via dei Servi 37, Modena tel 059/217134, www.tavernadeiservi.it Locale ricavato in una cantina del Seicento a due passi dal Duomo, con mattoni a vista e volte a botte. Offre piatti della cucina tradizionale modenese, tra cui piatti freddi, zuppe, antipasti con salumi e Parmigiano Reggiano, lasagne, tortellini e tortelloni. Prezzo medio alla carta € 33.

DOVE DORMIRE

*Hotel PHI Canalgrande****, Corso Canalgrande 6, Modena, tel 059/217160, www.hotelcanalgrandemodena.it In centro storico e in un palazzo d’epoca, offre camere con wi fi gratuito, colazione a buffet e terrazza con piante per un soggiorno rilassante. Doppia da € 187.

*Hotel Cervetta 5***, via Cervetta 5, Modena, tel 059/238447, www.hotelcervetta5.com A 200 metri dal Duomo e a 500 dal Palazzo Ducale, facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione ferroviaria, offre camere arredate in modo semplice e funzionale. Doppia con colazione da € 147.

*Hotel Europa***, Corso Vittorio Emanuele 52, Modena, tel 059/217721, situato nella via alle spalle del Palazzo Ducale, comodo al centro storico offre camere confortevoli con TV satellitare, Wi fi gratuito, minibar, servizio in camere 24 h. A disposizione ristorante, lounge bar e business center. Doppia con colazione da € 98.

INFO

www.visitmodena.it