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Milano insolita. Il Lazzaretto, un itinerario sulle orme dei Promessi Sposi

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Di Franca Dell’Arciprete Scotti

In un’atmosfera surreale, in cui la Milano “da bere” è al momento solo un ricordo, scopriamo qualche luogo manzoniano legato all’attualità. Ritmi più rilassati e pause forzate ci spingono a riscoprire pagine e luoghi dimenticati. Sono le pagine dei Promessi Sposi, mai come oggi di attualità, sia nel lucidissimo disegno sociologico e psicologico della peste, sia per fortuna nella speranza ottimistica di uscirne fuori più forti di prima.

Visitando il Lazzaretto

La nostra Milano è al centro di queste pagine. Esattamente la Milano di Porta Orientale, nell’attuale zona di Porta Venezia, da cui erano entrati gli eserciti stranieri dei “lanzi” responsabili del contagio. Qui, esternamente alle mura di Milano, in campagna, sorgeva già il Lazzaretto, creato appositamente per far fronte all’epidemia di peste che colpì la città alla fine del 1400. Una enorme struttura rettangolare, “una fabbrica lunga e bassa”, che aveva al centro una chiesetta ottagonale.

Protagonista di pagine memorabili, dall’arrivo di Renzo che rimane sgomento alla vista degli appestati e di don Rodrigo, all’incontro con Lucia e Fra Cristoforo, che cosa rimane oggi del Lazzaretto seicentesco? Tutta la zona oggi è trasformata e vivacissima, attraversata dalla grande arteria commerciale di Corso Buenos Aires, un tempo Corso di Porta Orientale. Irriconoscibile, dunque, rispetto al terribile quadro che si presentava agli occhi di Renzo nel 1630.

Eppure qualche testimonianza rimane, a ricordo del passato. Prima di tutto la chiesetta centrale. Allora era una cupola sostenuta da piccole colonne, sopra un edificio aperto da tutti i lati, per cui l’altare posto al centro era visibile da ogni parte, oggi le pareti sono state murate ed è stata consacrata a San Carlo Borromeo. E sopravvive al traffico di Viale Tunisia nella sua essenziale semplicità.

Girovagando in zona si scopre anche, incredibilmente, uno spicchio di storia nascosto in via San Gregorio. Qui la chiesetta ortodossa di San Nicola, non a caso sotto il livello stradale, conserva l’ultimo gruppo integro di cellette del Lazzaretto, cioè della “fabbrica lunga e bassa”, per dirla con il Manzoni.

Poi i ricordi più suggestivi delle pagine manzoniane sopravvivono anche nei nomi delle strade intorno alla chiesetta centrale, prima di tutto ovviamente via Lazzaretto. Ci passiamo spesso senza sapere che via Tadino, via Settala, via Casati sono dedicate proprio ai personaggi citati da Manzoni, medici famosi, cappuccini, storici, tutti coinvolti nella terribile vicenda della peste.

Così, dopo la nostra virtuale passeggiata rievocativa, che ci trasporta nella Milano del 1600, così attuale in questo momento, non ci resta che aspettare “il temporale” che, come dice con ottimismo Renzo, è una grande “scopa”, che porta via il contagio. “Inizio di una nuova vita, in cui si riapriranno usci e botteghe…”.