PREMIUM INTERVIEW MATTEO CACCIA: Come scoprire la Romagna “selvatica”, dove il MOSTO di vino sgorga insieme al MOSTO delle idee

Premium Interview: Matteo Caccia, attore, autore, conduttore, e anche direttore artistico dell’evento MOSTO, il succo delle idee che sgorga nei vigneti DAL NESPOLI

Sono  qui all’evento MOSTO, fra i vigneti dei poderi DAL NESPOLI,  a Civitella di Romagna, dove la cultura  delle parole sì sposa alla cultura del vino, perché anche il vino ha prodotto una propria cultura, con suoi autori ed anche con la sua forza  che sa svegliare i cuori e le passioni.

Fra gli antichi vigneti e la moderna cantina, arriva il profumo del mosto succo d’uva e quello dei boschi del Parco delle Faggete Casentinesi, sul vicino Appennino tosco-romagnolo, sito Unesco dal 2017. Matteo Caccia volteggia fra i suoi  grandi ospiti con competenza ma senza ansia, dando l’impressione  di goderselo anche lui questo weekend in Romagna.

 

Oltre questo, qual è il tuo “weekend premium” che non dimenticherai e dove, secondo te,  tutti  almeno per una volta dovrebbe andare?

Tutti dovrebbero andare almeno una volta nella Valle del Bidente, una valle che divide la Romagna dalla Toscana,  l’Appennino forlivese dal casentino. È una zona ancora un po’ selvatica, ma il cibo, i luoghi e le persone sono splendide. Ogni weekend di Mosto per me è stato un weekend indimenticabile. E non solo per il festival, anche per la Valle del Bidente. Se passate da quelle parti andate a dormire e mangiare alla Locanda della Campanara, Roberto e Alessandra vi faranno sentire a casa.

La Locanda della Campanara nella Valle del Bidente

 

Quale auto guidi e usi per i tuoi weekend? E quale sarà la prossima ?

Da quando ho potuto permettermi di comprare un auto sono un subarista convinto. Ho avuto una vecchia Forester e ora ora ho una Subaru XV, sono auto fatte da ingegneri senza grilli per la testa. Solide e sicure La prossima sarà sicuramente una Subaru ma  ibrida.

La Subaru XV guidata da Matteo Caccia

 

Non è possibile non chiederti come ha influito su di te la pandemia e come hai reagito.

Ho cercato di tenere la testa su piccoli obiettivi quotidiani. Lavorare al programma radio, finire un podcast, cucinare, portare fuori il cane, fare bici su dei rulli in terrazzo.  Ho cercato di stare concentrato sul presente, cercando di immaginare però cose belle per il futuro.

 

E  cosa è cambiato in MOSTO, rispetto a quello dello scorso anno?

In primis nella durata, invece che 3 giorni il festival è durato 2 giorni, per il resto, a parte il distanziamento e la contingentazione dei posti per le regole anti contagio, direi che è cambiato poco, i nomi e il titolo  Moto Perpetuo, era stato scelto già prima dell’emergenza sanitaria

 

Matteo Caccia

Come scegli l’argomento  annuale di MOSTO?

Ogni anno mi domando “che senso ha raccontare delle cose, oggi? Il 2018 è diverso dal 2019, il 2019 diverso dal 2020. E’ piuttosto facile: si respira l’aria e si capisce quale domanda quell’anno ha maggiore bisogno di avere una risposta.

 

Qual è il fine del progetto MOSTO, di cui sei il direttore artistico e forse anche l’ideatore?

Il progetto è nato dalla volontà di Marco Martini di Poderi dal Nespoli, come progetto di comunicazione. Alla Quarta edizione possiamo però dire che il festival ha preso ormai una sua direzione quasi indipendente.

Nel tuo programma Linee d’Ombra, nel pomeriggio su RADIO 24, hai raccontato qualche storia di pandemia e dintorni?

Sì per tutto il periodo della quarantena abbiamo raccontato i “diari della quarantena”. A modo nostro, abbiamo cercato di sbirciare dentro alle finestre delle case, grazie agli italiani che con le loro storie scostavano le tende e ci permettevano di farlo.

 

E storie di vino e dintorni?

Ci arrivano molte storie legate al cibo, ad avvenimenti accaduti grazie alla conviviali della tavola, del buon cibo e del buon bere (qualunque cosa significhi!)

 

E perché lo hai chiamato Linee d’ombra?

Insieme alla direzione della radio volevamo un titolo che definisse una direzione precisa con un suono accattivante. Storie che hanno un confine nel mezzo. Una linea di passaggio da un prima a un dopo. Senza dimenticare il mio amore per Conrad.

Cos’è la cultura, come hai cominciato farla diventare un lavoro?

Qualcuno dice che “la cultura è tutto ciò che rimane quando si è dimenticato tutto”. Io non sono un intellettuale, tuttalpiù sono un autore. Ho declinato questa definizione in ambiti diversi, il teatro per poco tempo, la radio, la scrittura, la curatela di eventi come Mosto. Un po’ di lavoro, un po’ di pazienza, un po’ di fortuna.

 

I giovani hanno bisogno di cultura? Perché?

La cultura è una definizione troppo ampia per poter essere applicata ad una categoria e definirla utile. La cultura sono i libri, ma son anche i videogiochi. Il teatro è cultura, ma lo è anche lo sport, il cinema, la tv, i fumetti. Tutto sta nel scegliere quella che ci interessa, che ci è utile. Umberto Eco diceva che i libri allungano la vita, forse la cultura fa lo stesso.

 

Ci rivedremo fra i vigneti della Romagna il prossimo anno ?

Certamente Sì..

 

Un’ultima domanda: secondo me ci sono dei luoghi, direi bellissimi e  magici, che danno attimi di felicità: tu hai provato questi attimi e dove?

Per anni ho frequentato la scuola di vela di Caprera. Tutto l’arcipelago de La Maddalena è un luogo splendido,  con un’anima identitaria di antica marineria. Sui monti di Caprera, cosparsi di fortificazioni militari abbandonate, quando il vento di ponente soffia dalle bocche di Bonifacio sembra di essere sospesi su un paradiso che ci aspetta.

Foto Wikipedia: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:La_Maddalena_Archipel_Aerial_view.jpg

CHI È MATTEO CACCIA

Nato a Novara nel 1975, ora lo si vede a Milano. Attore, autore, conduttore e  direttore artistico, raccoglie  e scrive storie. E  le racconta  alla radio e dal vivo, per iscritto e a voce. Lo ha fatto a Radio2, dove ha scritto e condotto “Amnèsia” , “Una Vita” e  “Pascal”. Nel 2019 Torna a Radio 24 dove aveva iniziato con “VendoTutto”, “Voi siete qui” e ora è in onda tutti i giorni alle 15 con Linee d’ombra”Ha creato e conduce “Don’t tell my mom”, storyshow in scena ogni primo lunedì del mese a Milano. Nel 2018 è uscita per Audible la sua prima serie podcast in cui racconta la storia di un meccanico infiltrato nei Narcos sudamericani in 10 puntate. Ha scritto tre libri: “Amnèsia” e “Il nostro fuoco è l’unica luce” per Mondadori e l’ultimo “Il silenzio coprì le sue tracce” per Baldini&Castoldi.E’ Maestro del biennio “Brand New” dedicato alla comunicazione d’impresa presso la Scuola Holden di Torino