Oggi, giorno di Pasqua e quindi di festa, la rubrica weekend in arte vi porta ad esplorare il magico mondo dell’Emilia Romagna. Una tappa obbligatoria per chi, come noi, ama l’arte ma anche il buon cibo. Il viaggio di oggi vi porterà in un piccolo, ma meraviglioso borgo emiliano, proclamato uno dei più bei borghi d’Italia: Gualtieri. In un panorama ai limiti del magico, viene inserita una mostra dedicata ad uno degli artisti degli artisti più eclettici e misteriosi d’Italia, Antonio Ligabue. Dall’8 maggio al 14 novembre 2021, Palazzo Bentivoglio ospiterà un nuovo corpus di opere dell’artista, selezionate da Francesco Negri.

LA MOSTRA: Ligabue, la figura ritrovata. 11 artisti contemporanei a confronto
Questa esposizione propone un inedito dialogo tra la mano di Antonio Ligabue e quella di undici artisti contemporanei che operano, per la maggior parte, in ambito figurativo: Evita Andùjar, Mirko Baricchi, Elisa Bertaglia, Marco Grassi, Fabio Lombardi, Juan Eugenio Ochoa, Michele Parisi, Ettore Pinelli, Maurizio Pometti, Giorgio Tentolini e Marika Vicari. Nella costruzione della mostra, essi avevano l’obbiettivo di porsi in dialogo con le 16 opere selezionate di Ligabue, che ha portato ad avere la figura come elemento protagonista. È infatti la figura che accomuna tutte le opere e subisce, nel percorso, una mutazione tale da diventare alla fine una mera rappresentazione del colore. Palazzo Bentivoglio diventa quindi lo spazio di un confronto di reciprocità e convergenze che invita a cogliere, nell’attualità dei linguaggi dell’oggi, lo stesso spirito trascendente e la centralità di riflessione posta sull’uomo.
“La scelta di questi artisti – spiega il curatore Matteo Galbiati – guarda alla specificità delle loro ricerche che, senza condizionamenti o scelte d’occasione, hanno sempre posto l’essenza della loro visione proprio sull’animo come centro di valore per le loro esperienze estetiche. Il loro linguaggio consacra la potenza dell’immaginazione che sa guidare lo sguardo di ogni osservatore ben oltre la singolarità del racconto specifico e rende ciascuna opera una soglia spalancata sulla sincerità del pathos umano”. Ma questo non significa che essi siano solo imitatori dell’artista novecentesco. “In loro – spiega Galbiati – prosegue l’ideale di coinvolgimento dell’altro, la connessione della realtà con un altrove denso di mistero e di tutta la sua trepidante speranza”.
Per info: sito del Museo Antonio Ligabue, +39 0522 221853, info@museo-ligabue.it
MA CHI ERA LIGABUE?
Antonio Laccabue (vero cognome) nacque a Zurigo nel 1899, da Elisabetta Costa e Bonfiglio. All’età di un anno fu dato in affido alla famiglia Gobel. Ebbe un’infanzia emotivamente molto sofferta passando da scuole speciali e ricoveri in ospedali. Nel 1919 fu mandato a Gualtieri, paese del padre, dove crebbe la sua sofferenza, che esprimeva con azioni autolesionistiche e con la pittura. Visse molti anni nella golena del Po, dove fu scoperto e aiutato dallo scultore Marino Mazzacurati. Nei suoi dipinti e nelle sculture raffigurò soprattutto animali e autoritratti come espressione della continua ricerca dell’Io, in un dialogo stretto tra sé e la natura. Fu ricoverato tre volte all’Ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. Una grande mostra alla “Barcaccia” a Roma lo lanciò a livello nazionale, ma fu un successo troncato presto da un colpo apoplettico. Morì a Gualtieri il 27 maggio 1965. Sulla tomba fu posta dall’amico Andrea Mozzali la sua maschera funebre in bronzo.

VISITARE E GUSTARE GUALTIERI
Sono paesaggi d’acqua e di terra, quelli che circondano Gualtieri, una delle piccole capitali padane, disegnata come una minuscola corte ben attrezzata dai marchesi Bentivoglio, signori delle acque e delle bonifiche. Il largo respiro monumentale del palazzo nobiliare nella bellissima piazza quasi perfettamente quadrata, poco oltre la quale respira il Po, dà il segno di un raffinato gioco prospettico e di un’ambizione teatrale. I progettisti, esperti d’arte teatrale a Ferrara, hanno voluto coinvolgere lo spettatore in una messinscena simbolica e spettacolare del potere. E dalle nebbie invernali, nei boschi a ridosso delle golene del Po, esce il fantasma di Ligabue, che qui viveva selvaggio con i leopardi della sua immaginazione.