Il lato B dei suoi angioletti affacciati alla balconata ha fatto il giro del mondo. Un po’ perché gli angioletti fanno sempre tenerezza (vedi quelli della Madonna Sistina di Raffaello finiti sui cuscini, i poster o le scatole di cioccolatini), e un po’ perché, in questo caso, l’inganno ottico, il trompeoeil, della cupola spalancata sul cie lo è un capolavoro di illusionismo del Rinascimento. Merito del genio audace di Andrea Mantegna (1431-1506), visibile nella Camera Picta (o Camera degli Sposi), affrescata nella torre del Castello di San Giorgio a Mantova, è diventata un’icona del Quattrocento italiano, la più splendida e vertiginosa decorazione cortese radicata nell’immaginario popolare. Che, purtroppo, dopo le scosse di terremoto del 2012 e i danni strut turali riportati dalla torre, è rimasta chiusa al pubblico per verifiche e consolidamenti. Ma poi a Pasqua è stata riaperta l’ala del Castello che Mantegna trasformò in un sacrario laico del buon governo dei Gonzaga.

Aveva ventinove anni il pittore padovano, umile figlio di un falegname, cresciuto fra le pecore e labottega dello Squarcione che gli insegnò il mestiere a suon di ceffoni, quando ricevette l’invito di Ludovico Gonzaga a trasferirsi a Mantova per diventare pittore di corte. Il suo curriculum, già ricco di imprese in terra veneta, convinse il marchese, tipico principe umanista col piglio del condottiero e l’intelligenza del letterato, adaffidare a lui, intorno al 1465 ,la celebrazione della sua famiglia, della moglie Barbara di Brandeburgo (da qui il riferimento agli “sposi”) e dei loro figli: una fotografi.a della vita a palazzo, fra ricevimenti, cortei di caccia, nani, servi, pavoni, cani e cavalli, coronata, il alto, proprio dal motivo allegro dei famosi putti col fondo schiena (e i pisellini) al vento; miracolo d’ironia di un maestro capace di bucare il soffitto con un artificio prospettico rigorosissimo (premessa al Cristo morto di Brera), per poi riempirlo di creaturine allegre e disinibite. Felice del risultato, Ludovico gli regalò un terreno su cui costruire la propria dimora, oggi conosciuta come Casa del Mantegna,a due passi da Palazzo Te.

Volendo mettere in agenda una gita a Mantova, il percorso dovrà comunque partire dal Palazzo Ducale e dal Castello che, per festeggiare la riapertura della Camera, hanno unito le forze, diventando ufficialmente Complesso museale di Palazzo Ducale, e offrendo ai visitatori un tour fra cortili, giardini e appartamenti, compresolo Studiolo e la Grotta di Isabella d’Este, moglie del marchese Francesco II, first lady delle arti e della cultura del Rinascimento. Lungo il tragitto, è allestita per l’occasione una mostra sui pezzi della collezione privata di Romano Freddi, concessa in comodato al Comune e ricca di un centinaio di opere, fra cui spiccano ritratti dei Gonzaga firmati da Rubens, una Crocifissione giottesca e un dipinto di Giulio Romano, altro genio della pittura ardita.