In Namibia con un autentico 4X4

La Namibia è la vera Africa, di cui ormai parlano tutti e di cui abbiamo già parlato anche noi, ma stavolta è “Auto&Donna” a raccontarvela in una meravigliosa avventura 4×4.

Di Francesca Sirignani

La magia di un paesaggio unico al mondo, le emozioni della scoperta, gli occhi pieni della bellezza di una natura selvaggia che lascia senza parole: un viaggio in Namibia non è tale senza trascorrere qualche tempo immersi in questo scenario surreale, un viaggio che permette di ammirare i principali parchi nazionali, le città caratterizzate da architetture coloniali e le dune del Namib.

E stavolta “AUTO&DONNA” ha voluto vivere l’Africa in fuoristrada. Un tour in 4X4 è sempre un’esperienza meravigliosa: che si tratti di un’impresa epica di più anni o di una vacanza di un paio di settimane. Si tratta di rievocare un senso di libertà, sperimentare una vita pura, fare nuove amicizie, esplorare luoghi diversi che fanno parte della lista dei desideri di molti viaggiatori.

La dilagante moda dei SUV ha negli anni imborghesito sempre più le vetture 4×4 da cui derivano. I SUV moderni, ormai, sono vetture sofisticate che non si prestano certo ai duri impieghi africani. Lo sanno bene le guide di queste parti che utilizzano ancora vetture 4×4 progettate nel secolo scorso e principalmente prodotte in Giappone. Come il glorioso Nissan Patrol, protagonista del nostro viaggio, con tanti chilometri sulle spalle, ma privo di tutto ciò che può rompersi. Il Patrol ha un telaio convenzionale a longheroni, traverse e ponti rigidi come quelli di camion, caratteristiche heavy duty perfette per rompersi il meno possibile

La Namibia è la destinazione giusta per chi non si accontenta del mare e della vacanza organizzata, poiché sa regalare numerose occasioni di scoperta e di avventura alla ricerca della libertà: dai deserti, il Namib e le dune del Kalahari, che si tuffano verso l’Atlantico, alla savana con colonie di leoni, zebre, antilopi, elefanti e giraffe. Dal suo canyon, all’alba sulla Duna di sabbia 45, con i suoi 390 metri di altezza (la più alta del mondo), dal surf sulle dune al kayak nelle lagune, da un volo in mongolfiera sul deserto a percorsi divertenti a bordo di un 4×4.

Namibia del nord. 1° e 2° giorno: Roma – Windhoek – Windhoek – Otjiwarongo

Ci troviamo all’aeroporto di Roma Fiumicino e partenza per Windhoek con voli Qatar, facendo uno scalo a Doha, per una durata complessiva del viaggio di 15 ore circa. Arrivati in Namibia, il giorno dopo iniziamo il nostro tour a bordo di un Nissan Patrol, da Windhoek, per poi arrivare a Okahandja, fino al nostro alloggio a Otjiwarongo.

Un tour in questo affascinante Paese, generalmente, inizia proprio con la visita della sua capitale Windhoek: moderna ed europea nel centro e nelle zone residenziali dei bianchi, povera e africana nei sobborghi dei neri. Poco per volta, fortunatamente, la rigida separazione tra bianco e nero si sta allentando.

Windhoek non è solo la capitale del Paese bensì anche l’unica grande città della Namibia: sede del governo, importante nodo stradale e centro economico e culturale. Vi si trova l’unica università della Namibia e, alle porte della città, si trova l’unico aeroporto internazionale.

Windhoek è dunque la prima tappa del viaggio per la maggior parte dei turisti provenienti dall’Europa. La città si trova a circa 1.600 metri sopra il livello del mare. D’estate non fa quindi molto caldo mentre d’inverno, talvolta, fa sensibilmente freddo.

Per gli standard africani, la Namibia dispone di una rete stradale molto ben sviluppata. Il 90% delle strade, tuttavia è costituito da piste di ghiaia (pads) che vengono regolarmente curate con imponenti pialle. Inoltre bisogna ricordare che in Namibia si guida sul lato sinistro quindi il volante è sempre a destra. Sulle strade asfaltate di grande comunicazione il limite di velocità è pari a 120km/h, sulle strade in ghiaia a 100 km/h. Nei centri abitati il limite si abbassa a 60 km/h.

Guidare in fuoristrada

Attenzione: anche in Africa i radar si trovano proprio dove uno non se li aspetta. Ma guidare un fuoristrada non ha niente a che vedere con la velocità, sui terreni difficili contano molto di più la sicurezza e l’obiettivo di non bloccarsi. Per riuscirci ci vogliono prudenza e soprattutto esperienza.

Fondamentale è tracciare una traiettoria ideale ed essere pronti a sterzare in tempo alle infinite buche e cercare, quindi, di risparmiare botte troppe decise e sassi taglienti, ricordandoci che il più semplice guasto può provocare ritardi e problemi enormi in Namibia.

Non bisogna neanche farsi indurre dagli autoctoni a sfrecciare a gran velocità perché loro hanno anni di esperienza su queste piste. Non si devono, inoltre, ignorare i cartelli di pericolo, ad esempio curva o dosso, e non bisognerebbe mai guidare sulle piste di notte. Carretti non illuminati, trainati da asini, possono comparire improvvisamente, i dissesti della strada sono pressoché invisibili e si deve mettere in conto di trovarsi degli animali sul percorso. Inoltre, sarebbe bene sfruttare ogni possibilità di rifornirsi di carburante: talvolta la stazione di servizio a cui si puntava è chiusa o è rimasta anch’essa a secco.

Un viaggio in fuoristrada in Namibia è anche divertimento, scoperta, avventura. Ci si può fermare quando si vuole per fare una foto o per ammirare un paesaggio mozzafiato. Non occorre una particolare preparazione, ma è indispensabile avere spirito di adattamento, godersi ogni momento del viaggio inclusi gli imprevisti, che ne danno un valore aggiunto!

3 ° e 4° giorno: da Otjiwarongo all’ Etosha National Park

Dopo una colazione, partiamo con il nostro fuoristrada verso il Parco Nazionale di Etosha. La guida del Nissan Patrol continua a essere molto piacevole, seppur diversa da molte moderne vetture: il cambio e lo sterzo sono precisi, ma un po’ duri per una donna. La frenata, garantita da 4 dischi, è ottima.

Solidità e affidabilità sono verificate. Sia davanti che dietro, possono sedersi comodamente anche i più alti e robusti. Il baule, poi, è veramente ampio con un accesso comodo grazie al doppio portellone posteriore, largo, alto, profondo e di forma regolare con ganci per fermare il carico.

Entriamo nel cuore della Namibia, arrivando all’Etosha National Park: il più grande parco del Paese e anche uno dei più famosi in Africa. Situato a nord, non lontano dal confine con l’Angola, ha una superficie di circa 22.000 chilometri quadrati e ospita una gran varietà di animali. Gli “inquilini” più illustri in cui ci si imbatte sono elefanti, rinoceronti, zebre, giraffe, struzzi, antilopi e, soprattutto, i leoni.

Qui è possibile avvistare un gran numero di animali nello stesso luogo, grazie al numero esiguo di pozze d’acqua durante la stagione secca (la nostra estate) che costringe così gli animali a concentrarsi insieme per bere.

Il parco si può percorrere con auto in lungo e in largo nelle aree riservate al pubblico rispettando i limiti di velocità (60 km/h) e il divieto assoluto di scendere dal veicolo: qui infatti è l’uomo a essere ingabbiato. I momenti migliori per avvistare gli animali sono solitamente le prime luci dell’alba e il tardo pomeriggio.

All’interno del parco si trovano tre campi ottimamente gestiti dove è possibile mangiare e pernottare in confortevoli “bungalow”, con camere singole o doppie, acquistare anche generi alimentari, benzina, ufficio postale e un centro di informazioni.

L’Etosha National Park, però, è molto di più. Quasi in nessun altro luogo si incontrano mandrie così grandi. Ecco perché i safari nell’Etosha National Park sono fra le esperienze più forti di un viaggio in Namibia.

Il parco nazionale misura oltre 300 km da est a ovest e 110 km da nord a sud. La sua estensione è pari a quella di metà della Svizzera. L’altitudine media è di circa 1.100 metri. Su questo ampio paesaggio non soffia alcuna brezza rinfrescante. Il sole brucia incandescente e anche l’aria sembra provenire da un phon…

Distanza di viaggio: 183,7 km

5 ° giorno. Etosha Sud a Sesfontein

Dopo colazione lasciamo l’Etosha Park e guidiamo, via Kamanjab, verso un villaggio Himba. La visita a questa straordinaria tribù sarà un punto culminante del nostro viaggio attraverso la Namibia. Nessuna fotografia o parola sono in grado di catturare la dignità e l’orgoglio con cui tali individui veri vivono in armonia con la natura.

Gli Himba sono persone semi-nomadi e sono uno dei gruppi etnici più fotografati della Namibia, grazie al loro aspetto unico. Le donne Himba hanno un aspetto particolare e possono dedicare molte ore alla loro cura di bellezza ogni mattina, sfregando i loro corpi con una crema a base di grasso e di polvere di ocra che dà al corpo una sfumatura rossastra.

Si tratta di un miscuglio fantastico che protegge la pelle dal sole e persino dal freddo della notte. Cosa inimmaginabile per gli europei, visto il caldo: presso gli Himba lavarsi è vietato, una consuetudine che si spiega con la cronica mancanza di acqua.

Ci sono circa da 20.000 a 50.000 persone Himba che vivono nel nord della Namibia, nella regione del Kunene. Parlano la stessa lingua degli Herero e allevano prevalentemente bovini e capre. Abiti, acconciatura e gioielli sono di particolare importanza per l’Himba.

Sul territorio della Namibia vivono, attualmente, nove maggiori gruppi etnici. I popoli Bantu, che parlano le lingue Bantu (tra cui gli Ovambo e i Kavango), costituiscono più dell’80% della popolazione. Ai popoli Bantu appartengono anche gli Herero. Le donne Herero, in particolare, sono interessanti, perché ancora oggi indossano gli abiti ampi e i grandi cappelli che hanno adottato in epoca vittoriana dalle donne delle missioni.

Gli Himba, invece, sono il popolo africano che ha saputo, forse, preservare al meglio le sue tradizioni e i suoi riti. Se le donne di questo popolo di pastori, in passato seminomade, sono in gran parte diventate stanziali, gli uomini si spostano ancora con le loro greggi per le savane.

Distanza percorsa: 390,5 km

E domani…la seconda parte