Di Paolo Pobbiati
Provate a immaginare di camminare per ore in mezzo a una folla della quale, girandovi a 360°, non riuscite a vedere la fine. Però sapete che quella folla si estende anche molto più in là, per chilometri nelle vie della città da cui anche voi siete partiti ore prima e che dall’altro lato si interromperà trovando un fiume, ma per ricominciare sull’altra sponda. Ecco, avete immaginato il Kumbh Mela, il più grande pellegrinaggio del mondo, che richiama ogni volta decine di milioni di fedeli indù e che si svolge secondo un complesso calendario.

Esiste un Purna Kumbh Mela, che però tutti chiamano Maha Kumbh, il Grande Kumbh, che si svolge ogni tre anni a rotazione in quattro città diverse: Prayagraj (nota anche come Allahabad), Haridwar, Ujiain e Nasikh, secondo un complicato calcolo delle posizioni di Sole, Giove e Luna all’interno delle costellazioni di Leone, Toro, Capricorno e Scorpione. Viene alternato con l’Ardha Kumh, il Piccolo Kumbh, che si svolge a Prayagraj e ad Haridwar ogni sei anni. E questo avviene da almeno quattordici secoli.

In una civiltà di origine contadina che dipende da sempre dalla disponibilità di acqua e dalle piene stagionali che rendono fertili i terreni, nell’immaginario religioso induista i fiumi hanno una rilevanza particolare e a ciascuno corrisponde una divinità. La dea Ganga, nasce dalle ciocche dei capelli di Shiva e dai picchi dell’Himalaya attraversa tutto il subcontinente indiano sino al Golfo del Bengala. Tutti i luoghi dove si svolge il Kumbh hanno la caratteristica di essere bagnati da fiumi sacri: alla periferia di Prayargaj si congiungono Gange e Yamuna, l’altro fiume sacro per eccellenza, e qui, tra gennaio e febbraio del 2025, 120 milioni di persone sono venuti a immergersi nel punto di congiunzione per il Maha Kumbh.

Era il mio decimo viaggio in India, ma aver passato alcuni giorni a questo evento straordinario ha rappresentato uno dei momenti più emozionanti vissuti in questo paese. La folla in sé è già uno spettacolo unico. È davvero difficile descrivere una moltitudine di milioni di persone che si spostano contemporaneamente per arrivare a immergersi nelle acque sacre e contemporaneamente dare l’idea della straordinaria varietà umana da cui è composta. Ci si muove tutto sommato con ordine, la folla non diventa quasi mai ressa, anche se qualche settimana prima del mio arrivo c’erano stati alcune decine di morti per la calca.

Ci sono uomini, donne e bambini di ogni casta e di ogni classe sociale, monaci e sacerdoti, sadhu, hijira, in un’atmosfera solenne e nel contempo festante e giocosa. Intorno un mondo, colorato e affascinante come solo l’India può dare: ci sono padiglioni mobili di ashram e scuole religiose, altri che forniscono ai pellegrini cibo e bevande, carretti e ambulanti che vendono frutta e ogni altro genere di merci, acrobati e ragazzine equilibriste, piccoli templi e le tende dei sadhu, i monaci itineranti che girano nudi coperti di cenere e che dispensano energiche benedizioni ai fedeli. Vacche sacre, bardate con paramenti ricamati o decorate con polveri colorate di sandalo diventano oggetto di venerazione da parte di pellegrini.

Qua e là bambine e bambini in costume da varie divinità tra le più popolari, Krishna, Shiva, Durga e persino una elaborata Kali. Dovunque compaiono manifesti che mostrano il premier Modhi insieme a leader religiosi o con lo sfondo di immagini del Kumbh Mela riprese dall’alto, con lo sguardo benevolo e benedicente. Un modo scaltro per accreditarsi come protettore della patria e della religione in quello che sta diventando un vero e proprio culto della personalità secondo la sua innegabile attitudine a una concezione autarchica dello stato.

Poco per volta si arriva vicino alla riva: lì la folla diventa più fitta e caotica a mano a mano che si avvicina alla congiunzione dei due fiumi, in un andirivieni di persone che si spogliano e si cambiano i vestiti prima e dopo il bagno rituale e che risalgono sulla sabbia. L’atmosfera è incredibile: su un fronte di diverse centinaia di metri migliaia di uomini e donne nell’acqua limacciosa del fiume si bagnano, pregano, compiono i riti antichissimi che questa liturgia prevede, sollevando l’acqua del fiume con delle ciotole per poi versarsela sul capo, e mettendo su coppette fatte di foglie offerte di fiori e polvere di sandalo insieme a piccoli stoppini accesi intrisi di olio di canfora per poi immergersi tre volte per essere completamente avvolti nella sacralità dell’acqua, recitando le preghiere.

Si percepisce l’emozione di questo momento che per un fedele rappresenta il punto apicale della propria vita spirituale. È uno spettacolo che mi ha ricordato quello descritto dai Vangeli del battesimo che Giovanni Battista impartisce ai fedeli e fra loro Gesù. Molti, oltre all’aspetto religioso, esprimono il piacere di bagnarsi in quelle acque – peraltro inquinatissime – e oltre a pregare giocano, si divertono e trovano gioiosamente sollievo dall’afa che ci circonda in un tripudio di benedizioni e di selfie. Non ci sono sacerdoti o officianti, ciascuno fa per sé o per il suo gruppo famigliare o di amici, in questo l’induismo è una religione individuale, dove la relazione con la divinità è ricercata senza mediazioni di altri.

I bagni continuano per tutta la giornata e poi anche la notte, sotto la luce dei numerosi lampioni. Sull’altra sponda del Gange, raggiungibile attraverso ponti pedonali galleggianti a senso unico, si trovano immensi padiglioni in grado di ospitare migliaia di persone, altri torneranno verso la città, la maggior parte si accamperà alla bene e meglio nell’area presso il fiume, dove potranno bagnarsi ancora alle prime luci dell’alba. Torneranno alle proprie città e villaggi con bottiglie e taniche piene dell’acqua sacra di Gange e Yamuna, a memoria di questo momento importante.

Come viaggiare in India
Andare in India è tutt’altro che difficile. Magari non consiglierei come primo viaggio un Kumbh Mela, ma ci sono centinaia di destinazioni affascinanti. Ci sono decine di agenzie che organizzano viaggi per ogni budget e per ogni esigenza, in gruppo o individuali, che forniscono servizi per viaggi di carattere culturale, naturalistico o per chi ha interessi di carattere religioso o spirituale. Un rapido giro su internet è sufficiente per farsi un’idea della soluzione più adatta. Non è difficile nemmeno muoversi per conto proprio.

Nella maggior parte dei luoghi di interesse turistico non è difficile trovare alloggi e trasporti, magari aiutandosi con internet o i social, ma un aiuto interessante può essere dato da agenzie locali. Quella che utilizzo io è BellaIndia Tours (https://bellaindiatours.it/ ): sono competenti e molto disponibili. Il mio referente Manny – Ravinder Kumar – oltre a parlare un ottimo italiano, è sempre disponibile e ha la professionalità e la flessibilità necessarie per accontentare anche un viaggiatore esigente come me.
INFO: www.incredibleindia.gov.in/en

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