Auto & Donna

Forum Donne al Volante, dopo 18 anni dalla nascita di AUTO e DONNA

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E’ bello vedere tante donne che amano il mondo delle auto, perchè le donne hanno più sensibilità, amano la bellezza, e sono attente alla sostenibilità e quindi noi di Autoedonna dobbiamo essere contente.
Proprio per questo Amiche di Autoedonna siamo andate a Milano, presso il prestigioso Hotel Enterprise, ad ascoltare un talk show di Donne alla guida della automotive soprattutto nel settore della mobilità,che hanno illustrato come l’apporto femminile stia concretamente contribuendoal cambiamento all’interno delle aziendee, più in generale, all’evoluzione dell’approccio alla “nuova” mobilità.
Ecco a voi le testimonianze di esperienze che mostrano come il panorama sia molto cambiato rispetto agli anni Ottanta e Novanta, aprendo molte porte anche in ambienti come quello dei veicoli industriali dove le donne erano viste con perplessità. Tuttavia ci sono ancora vuoti da colmare rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei.
“Donne al volante. Il tocco femminile alla guida di un’azienda automotive”. “Mobilità a motore tra sogno e realtà”.

Fiat 1100 del Museo Nicolis

Sonoquesti i titoli dei due talk show che hanno animato il nuovo appuntamento promosso da #FORUMAutoMotive, tenutosi a Milano presso l’Enterprise Hotel.
Otto donne manager che occupano, dopo averli conquistati sul campo, ruoli e incarichi importanti all’interno di grandi realtà nel settore automotive.
Sono Maura Carta, Presidente Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A., Cinzia Caserotti, Direttore Vendite Italscania S.p.A., Livia Cevolini, CEO di Energica, Lidia Dainelli, Direttore Comunicazione e membro CDA Jaguar Land Rover Italia, Silvia Nicolis, Presidente Museo Nicolis, Daniela Paliotta, Responsabile Risorse Umane di Mercedes-Benz Italia, Fabiola Tisbini, direttore vendite Growing Industries IBM e Roberta Zerbi, Responsabile Alfa Romeo mercati Emea. C’è chi è stata chiamata a occupare una posizione di rilievo nell’attività di famiglia, e chi ha dovuto conquistarsi lo spazio in importanti multinazionali a colpi di competenze e professionalità partendo da lontano, da anni in cui le donne in posizioni che contano erano viste con diffidenza.

Come Roberta Zerbi, che dopo avere ricordato come il suo primo lavoro nell’ambiente sia stato quello di rinnovare l’immagine delle officine, è arrivata alla posizione che ricopre oggi vincendo la concorrenza maschile. «Le generalizzazioni sono limitanti – sostiene – se dovessi dire osservando come lavorano uomini e donne in azienda che cosa gioca a vantaggio delle colleghe, è l’attenzione ai dettagli. Quella capacità per mettere in pratica le idee di grandi progetti».
Lidia Dainelli ricorda invece come sia stata fondamentale «la convinzione in ciò che si vuole realizzare. Ma serve un valore aggiunto, la capacità di prendere decisione, la caparbietà di voler sempre e comunque trovare una soluzione. Alle donne si chiede se auto è bella, ma siamo in grado di fare molto di più, perché la nostra forza è quella di lavorare fuori dagli schemi, una capacità che non tutti gli uomini hanno. Senza tuttavia dimenticare che bisogna sapersi adattare ai tempi, perché oggi sarebbe impossibile occuparsi di pubbliche relazioni con il metodo che si usava solo cinque anni fa».


Ma il successo all’interno delle aziende è determinato anche da quel tocco di femmilità che fa la differenza, che ogni donna manager identifica in chiave personale. Mentre da più parti arriva la richiesta di donne impegnate in studi più tecnici. Da questo punto di vista, Fabiola Tisbini è orgogliosa del progetto NERD avviato da IBM, al quale ha lavorato attivamente. «NERD, acronimo di “non è roba per donne”, nasce per creare le competenze del futuro, condizionando l’orientamento delle donne. Quando siamo partiti non c’erano donne iscritte nelle facoltà di informatica, quindi siamo partiti avvicinando le ragazze già dal terzo anno di liceo, mostrando loro app e laboratori con i quali abbiamo dimostrato che si tratta di materie per esprimere creatività. Oggi le donne iscritte sono più di 5.000 a un progetto tutto italiano che coinvolge sette università italiane».