Questa settimana vi portiamo a scoprire il quartiere Bovisa. Una volta distretto agricolo, si è trasformato negli anni in polo industriale e poi post-industriale. Oggi è una delle zone più cool di Milano.
Quanti milanesi sanno che l’industria cinematografica italiana aveva sede alla Bovisa? E quanti milanesi potrebbero associare il nome della Bovisa ad echi letterari? Ben pochi, credo, se è vero che in linea di massima Bovisa è per la maggior parte dei milanesi sinonimo di grigia periferia industriale. Lontanissima, quindi, dall’evocazione di immagini affascinanti.
Dopo avervi raccontato la scorsa settimana i “segreti” del distretto NoLo, percorriamo allora le vie di questo quartiere tutto da scoprire. Tutto nasce da una cascina d’antica data di Porta Comasina di cui non rimane traccia, la Cascina Bovisa, attorno a cui si formò nell’800 una borgata agricola poi inglobata a Milano.
Poi, dai primi anni del ‘900, questo quartiere situato a nord ovest di Milano, attraversato da più linee ferroviarie, ha avuto un importante passato industriale.
Sede del polo chimico lombardo e nazionale con l’azienda Candiani, produttrice di acido solforico, poi parte della Montecatini, di grandi industrie meccaniche come la Ceretti Tanfani produttrice di impianti per la costruzione di teleferiche e nastri trasportatori, fu anche sede della Milano Film fondata nel 1909.
Di quei tempi eroici sopravvive oggi una targa dedicata alla successiva Armenia Film in via Baldinucci, a ricordare il grande stabilimento teatro di posa dove si girarono cortometraggi e film di argomento storico e patriottico.
Qualcuno ipotizza anche che, nello stesso impianto di via Baldinucci, a metà degli anni ’30 un giovane Luchino Visconti avrebbe girato un film, il primo della sua carriera, andato perduto durante la guerra.
La vena creativa dunque cominciò a insinuarsi anche tra i muri grigi e scrostati, eretti nell’aperta campagna della Bovisa anni ’20 e ’30. Per il resto, il panorama allora era rimasto grigio e anonimo come quello di tutte le periferie industriali.
Cosa che per altro non impedì a due intellettuali, Ermanno Olmi e Giovanni Testori, di amare le nebbie e le ciminiere della Bovisa. Il primo, nato qui, scrisse il celebre Ragazzo della Bovisa, sui ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, da cui avrebbe voluto trarre un film.
Il secondo, che ogni giorno guardava le ciminiere e i gasometri della Bovisa dal treno delle Ferrovie Nord che prendeva per andare da Novate al Corriere della Sera, le dedicò scene indimenticabili intorno al Ponte della Ghisolfa, a cui si ispirò poi Luchino Visconti per Rocco e i suoi fratelli.
Ma tutto questo non sarebbe bastato per rivitalizzare la Bovisa. La sua rinascita coincide invece con la dismissione della produzione industriale e l’arrivo della seconda sede del Politecnico di Milano nel 1989.
Da allora, in uno sviluppo tumultuoso, con le vecchie fabbriche trasformate in laboratori avanzatissimi e centri di ricerca, fino al futuro Competence Center per la trasformazione digitale delle imprese, gli stabilimenti colorati a colori vivaci, l’invasione di giovani universitari, la Bovisa è diventata quartiere di tendenza.
Ottimi collegamenti con il centro tramite il Passante ferroviario e la stazione ferroviaria di Bovisa, un paesaggio fatto di vecchie case primi ‘900 alternate a moderni condomini, una miriade di nuovi locali frequentatissimi dai giovani, imponenti strutture ex industriali hanno fatto diventare la Bovisa uno dei più recenti Design District durante il Fuori Salone.
Senza dimenticare il progetto della Goccia (foto di apertura), un’area compresa tra le stazioni di Bovisa e Villapizzone, il bosco segreto di Milano, in parte inaccessibile, che ospita residui di archeologia industriale del primo Novecento e dovrebbe essere riqualificata totalmente.
Simbolo di questa nuova vitalità lo Spirit de Milan in via Cosenz, già sede della famosa Cristalleria Livellara, di grande effetto, diventata oggi locale di tendenza, affascinante di giorno e di sera, quando si anima per balli scatenati, in particolare con le atmosfere anni ‘30 della musica swing, o rassegne blues e jazz.
Infine un suggerimento. Proprio ai limiti del quartiere, in Via Bernardo Davanzati 15, si apre l’intrigante Congusto Gourmet Institute, una scuola di cucina dedicata alla cultura e all’innovazione nelle discipline gastronomiche. Il corpo docente – chef, pasticcieri, panificatori, esperti di formazione – lavora a fianco degli studenti all’interno di un’area di 1.500 mq, praticamente un campus di aule, cucine, laboratori di pasticceria e di arte bianca.