Divagazioni silenziose in alta Valle Brembana con l’elettrica Subaru Solterra [Seconda parte]

di NICOLA D. BONETTI

Seconda parte

Il percorso

Partenza da Bergamo Alta, uscendo da Porta San Lorenzo (localmente nota come Porta Garibaldi, per ricordarne l’attacco di sorpresa agli Austriaci che lo attendevano invece dalla Porta principale), quindi nel fondovalle fino a raggiungere Sedrina (dove dopo il passaggio della Priula i ponti si sono moltiplicati), quindi seguendo la Valle Brembana per Zogno, San Pellegrino, San Giovanni Bianco e Piazza Brembana. Deviando qui per Olmo al Brembo e Mezzoldo: dove, salendo dall’altitudine di 835 metri si inerpicava fino a quota 1991 del valico, prima di scendere verso Albaredo per raggiungere Morbegno (SO).

Poco prima del Passo di San Marco (il nuovo nome del valico), la storia è testimoniata dalla massiccia casa cantoniera (oggi Rifugio CAI, a 1830 metri) detta Ca’ San Marco, edificata al tempo come ostello per i mercanti, con lapide che mostra il Leone di San Marco, per “marcare” il confine.

Fuori asfalto

Si lascia la strada senza timori: l’altezza da terra di 210 mm toglie la preoccupazione di toccare, che su una vettura elettrica normalmente è presente. Malgrado il fondo reso insidioso dalla precipitazione, Solterra non ha esitazioni. La sensazione di sicurezza e di costante aderenza è sempre presente.

Fuoristrada si traggono subito eccellenti impressioni. La guida è facilitata dal sistema che rende cofano e parafanghi anteriori virtualmente trasparenti, comprendo dove siano e come si muovano le ruote anteriori, per facilitare la guida fuoristrada ed evitando contatti involontari con gli ostacoli.

Tra malghe e alpeggi

Siamo lungo percorsi in quota, dove passano le moto e i pick-up diretti agli alpeggi, la manutenzione del fondo avviene alla fine della stagione invernale ma i temporali (oramai in quasi tutte la stagioni) fanno danni evidenti. Solterra sfodera la motricità tipica delle Subaru, inerpicandosi senza indugi su pendenze che molte altre vetture, non solo elettriche, non oserebbero neppure.

Al momento del test il tratto di strada – solitamente quasi semplice – era danneggiato dalle piogge: sassi o rocce sconnessi e soprattutto trasformando le protezioni trasversali per far scolare l’acqua (in legno o cemento) in gradoni non facili da superare. Né in salita (oltretutto sono bagnati), né in discesa, per paura di interferenze con il pianale che contiene le batterie. Che a ogni buon conto, ha il vantaggio di essere protetto. E non mancano i sistemi di assistenza tecnica.

La tecnica per l’offroad

X-Mode, Grip e Hill descent control sono sistemi Subaru, evoluti per Solterra: una volta attivato il selettore di X-Mode si inerpica senza sforzi. Qualche volta le ruote posteriori arrivano al limite di escursione e si staccano da terra, ma il movimento avviene in modo progressivo e la gestione della trazione non taglia all’improvviso ma sembra distribuire la coppia – tutta e già allo spunto – sulle altre ruote. C’è il Grip control a gestire la trazione e l’Hill start per la partenza in salita, in caso di fermata.

Mentre in discesa la regolazione della frenatura automatica Hdc è precisissima e con la velocità minima impostabile a tre km/h si scende meno che a passo d’uomo, evitando danni. Con un altro balzo nel passato, vediamo invece i vantaggi apportati nella storia dalla Via aperta dalla Repubblica di Venezia.

La via Priula oggi

Lungo la Valle Brembana, parte del percorso coincide con tratti della preesistente Via Mercatorum: è facile, con sguardo attento, vederne molte vestigia. Da non confondere con l’attuale ciclopedonale che da Bergamo raggiunge Piazza Brembana: suggestiva con ponti e gallerie realizzati per la ferrovia realizzata nei primi anni del 1900, portando la moda della Belle Époque alle Terme di San Pellegrino (oggi da visitare appositamente: la capitale brembana merita un weekend dedicato).

Tornando alla Via Priula, tra passaggi coperti vicini ai centri storici ma anche tra un paese e l’altro, si notano però i due maggiori tratti da Mezzoldo al Passo di San Marco e discendendo vero la Valtellina, dal Passo stesso ad Albaredo.

La strada in quota

Superato Olmo al Brembo, si devia a sinistra verso Averara, dove è spettacolare l’antica via “Sottoporticata”, la cui parte esterna è finemente affrescata: si tratta però della Via Mercatorum, che merita una sosta. Giusto prima di deviare a sinistra per Santa Brigida, Cusio e Piani dell’Avaro.

Questo è un ambiente verde a quota 1750 dall’aspetto ondulato: si trova sotto il monte omonimo che invece supera i 2000 metri. Si raggiunge tramite la strada panoramica e spettacolare con tornanti a sbalzo (come per il Passo Maloja, in Engadina), che inizia oltre il comune di Cusio. Dove ci si deve fermare alla macchinetta per pagare due euro di contributo alla manutenzione del percorso (nonché permesso di transito giornaliero, a buon mercato).

La guida elettrica in montagna

Luogo comune è che il maggior consumo in salita sia compensato dalla rigenerazione in discesa. Invece la nostra esperienza e le rilevazioni hanno calcolato che, in media, il consumo in salita si attesta sui 40 kW/100 km, mentre in discesa ne occorrono comunque nove o dieci, circa.

Meglio salire non in Eco ma con programmi più gagliardi, che aumentano la coppia e permettono di premere meno l’acceleratore. Eco invece in discesa per la massima scorrevolezza. Da notare che la migliorata efficienza di Solterra, dopo l’aggiornamento del software rispetto alla prima produzione, ha permesso una media per tutto il test – montagna e fuoristrada compresi – di soli 17,3 kWh/100 km, aumentando anche l’autonomia, consolidata attorno a 400 km.

Conclusioni

Un gita sempre entusiasmante, perfino con un’auto elettrica o, meglio una Subaru elettrica: ecco la differenza. A conferma della qualità e del carattere da autentica offroad, capace anche di sfatare il mito che le auto a batteria temano l’acqua. Infatti nella pozza finale lungo la strada, non abbiamo resistito a sollevare grandi spruzzi. Divertendoci e senza danni, con soddisfazione anche per questo.

(Ringraziamo Alexia Ribolla per la disponibilità prestata durante il test)

LA COMPAGNA DI VIAGGIO

Subaru Solterra 4e-Xperience+

Scheda tecnica

  • Lunghezza: 4690 mm
  • Motore: 2, elettrici
  • Potenza: 160 kW (218 CV)
  • Coppia: 337 Nm
  • Velocità massima: 160 km/h
  • Consumo medio dichiarato: 16-17,9 kWh/100 km
  • Consumo medio test: 17,3 kWh/100 km
  • Bagagliaio: 410-441 litri
  • Garanzia: 8 anni o 160 mila km
  • Emissioni di CO2: 0 g/km.
  • Prezzo: da 59.900 euro.



Divagazioni silenziose in alta Valle Brembana con l’elettrica Subaru Solterra [Prima parte]

di NICOLA D. BONETTI

La geografia, la morfologia e la geologia sulle montagne esibiscono paesaggi sorprendenti. Certe vallate, a torto ritenute “chiuse”, senza sbocchi in altre anche solo perché con valichi soggetti a chiusura stagionale, sono un piacere da esplorare, raggiungendo località note per lo più solo ai camminatori che, come antichi viandanti, si muovono facendo tappe nei rifugi. Che abbondano nel Parco delle Orobie, in provincia di Bergamo: dove Weekend Premium si è spinto alla guida di un’auto elettrica, seguendo le tracce di un’antica strada costruita sulla fine del 1500, la Via Priula. Per divagare poi in una zona poco frequentata, i Piani dell’Avaro nel comune di Cusio in alta Val Brembana, raggiungibile invece solo dalla fine degli anni 60. Dove sembra di essere in un altro mondo.

Nuova filosofia

Avreste mai pensato, un giorno, di partire la mattina per andare in montagna – “a rifugi”, come si dice da quelle parti – guidando un’auto elettrica? E il consumo lungo le salite? E la ricarica? E tante altre obiezioni. Invece Solterra – il cui nome è composto da termini latini e legati alla natura come alle nostre stesse vite, Sol e Terra – si dimostra anche a prova di obiezioni. Dall’autonomia che con 400 km si avvicina al dichiarato, evitando le ricariche lungo la strada (o i sentieri?) di questo genere di weekend, ma soprattutto quando, una volta arrivati alla fine dell’asfalto, il fondo si fa sconnesso. Nel nostro caso ci si è messo un forte e prolungato temporale a danneggiare il percorso, redendolo ancor più difficile. Ma per una Subaru, si sa, il meteo avverso non è mai un problema. Nemmeno se è elettrica: questa la novità.

Equilibrata in tutto

Solterra da buona elettrica ha un assetto ben piantato a terra. Subaru aggiunge i pregi del marchio: oltre al baricentro basso per le batterie nel pianale, realizza la tradizionale ricerca dell’equilibrio nel bilanciamento dei pesi.

Anche nei motori: di ugual potenza e posizionati su entrambi gli assi, bilanciando le masse e l’erogazione è paritetica, secondo la filosofia di Symmetrical All Wheel Drive, simbolo di Subaru. In questo modo lo sterzo in curva si dimostra preciso dall’inserimento all’appoggio fino all’uscita, anche sugli stetti tornanti a sbalzo del suggestivo percorso.

Comfort elevato, fino ai sedili riscaldabili con tre livelli di intensità, perfino i posteriori, con sistema rapido e molto efficace. Passando all’itinerario, cercando le tracce di antiche vie, occorre inquadrare le epoche con un excursus nei secoli scorsi.

Il contesto storico

Era ancora medioevo, nel 1428, quando la provincia di Bergamo fu parte della Repubblica di Venezia. Territorio di confine a Sud e Ovest con il Ducato di Milano, dominato dai minacciosi Spagnoli, fattore che indusse la Serenissima a studiare il modo di migliorare i collegamenti con la Svizzera (divenuta alleata come Repubblica delle Tre Leghe), tramite il confinante Cantone dei Grigioni (Graubunden, che si estendeva alla Valtellina). Collegamento diretto che poteva essere d’aiuto in caso di attacco spagnolo, fornendo truppe (con i temibili mercenari di quelle zone), armi – compreso il salnitro indispensabile per la polvere da sparo – e attrezzature, anche con effetto deterrente.

Ma non solo: un percorso diretto avrebbe favorito i commerci, evitando i pesanti dazi della Via del Lago, passante da Lecco a Colico, comunque territori ostili.

Un percorso alternativo

All’epoca l’alternativa montana da Bergamo alla Valtellina era l’antica Via Mercatorum: nome dal significato evidente, come conferma il toponimo “Trafficanti” rimasto a un abitato lungo la stessa. Contorta, con saliscendi impegnativi, saliva all’attuale Selvino sulla Valle Seriana, per costeggiare il lato Nord della Val Serina, quindi ridiscendere in Val Brembana, richiedendo più tappe e con troppi passaggi a rischio di brigantaggio.

La Repubblica di Venezia, dopo accurati studi, verso la fine del Cinquecento, concretizzò il progetto, affidandolo al podestà di Bergamo, Alvise Priuli, che fece realizzare la nuova via dal capoluogo orobico a Morbegno in Valtellina. Spendendo ben più dei duemila ducati stanziati: arrivando a 8200. Fondi compensati da tasse nelle zone dell’opera: il malcontento fu però attenuato dai vantaggi economici indotti dai traffici.

Torniamo al presente

Un presente anche un po’ futuribile, non essendo le auto elettriche ancora per tutti. Però andare in montagna con un’auto a batteria, quindi del tutto silenziosa ancorché priva di emissioni (locali), è un sottile piacere, soprattutto se la mobilità si spinge oltre l’asfalto, come vedremo.

Su strada, quando la pendenza comincia a farsi decisa, Solterra mostra altri pregi: la corposa quantità di coppia sin dai bassi regimi agevola l’andatura in salita. Si procede senza dover salire di giri con decisione, a velocità sostenuta: solo le accelerazioni laterali in curva danno la percezione della velocità reale, perché l’insonorizzazione è ottima e la tenuta di strada eccellente.

Alta montagna

Monte Avaro

Il percorso permette di apprezzare il panorama, con il cielo reso terso dal vento da Nord, freddo ma che ha spazzato il temporale. La quota è oltre il limite della vegetazione (come peraltro suggerisce il toponimo Monte Avaro) i boschi si vedono solo in lontananza, rendendo ancor più l’aspetto da alta montagna.

Monte Avaro

Il fascino di questa località è molto particolare, in tempi lontani (stavolta, solo nel secolo scorso anche se pare un’altra era) e meno restrittivi fu concessa l’organizzazione di una prova del Campionato Europeo di Trial (moto: allora il Mondiale non esisteva ancora) e di alcune gare di Trial 4×4, per la varietà di percorsi con difficoltà crescenti. Eventi pianificati giusto prima della nevicate, che allora coprivano il terreno fino a primavera inoltrata, “medicandolo” dalle tracce lasciate. Davvero altri tempi.

I vantaggi della Via Priula

Realizzata tra il 1592 e l’anno successivo con larghezza per carri a due ruote (tranne che nella zona di valico, al Passo di Albaredo, dove permetteva comunque l’incrocio di muli a pieno carico), abbreviò di 25 km il percorso lacustre e ridusse da 300 a 175 soldi il costo di ogni soma trasportata dai muli. Oltre che evitare il transito nel Ducato di Milano, che in caso di tensioni non avrebbe consentito il passaggio di armi e naturalmente truppe. Ma fu la diminuzione dei costi di trasporto a favorire i commerci, fino al punto che, nel settembre 1603 la Serenissima siglò il trattato di alleanza con le Tre Leghe, comprendente l’esenzione dai dazi sia alle merci prodotte in Italia ed esportate sia a quelle importate da Valtellina e Grigioni.

Opera mirabile

Rifugio Ca San Marco

Il pregio maggiore della Via Priula fu la semplificazione del transito superando la gola a Botta di Sedrina: ostacolo che costringeva a complessi percorsi alternativi sopra descritti, lungo la Via Mercatorum. Difficoltà tecnica che lo stesso Alvise Priuli evidenziò per l’imponenza dell’opera, con la frase «Ho fatto tagliare una strada nel sasso vivo». Un tratto di soli duecento metri, pericolosamente esposto e così descritto nel 1803 da Giovanni Maironi da Ponte: «Un pezzo di strada sostenuta da archi appoggiati sopra macigni eminenti sul Brembo, che vi passa ad una spaventosa profondità».

DOVE MANGIARE

“RISTOROBIE” GASTRONOMIA AD ALTA QUOTA

Il locale, panoramico e con posti anche all’esterno secondo la stagione, è noto per la vista ineguagliabile, e per la gestione al femminile. Paola Rovelli e Miriam Gozzi in cucina, con Claudia a Sara in sala e nei dehor, accolgono con simpatia. La gastronomia con materie prime di eccellenza fino alla selvaggina, naturalmente, e ai formaggi a km meno di zero – la malga Giupponi con capre e mucche è pochi passi) – è trattata con passione. Preparazioni curate e perfetti abbinamenti, con la scelta di vini consigliata da vere esperte.

Consigliabili la zuppa asciutta di funghi e formaggi, gli gnocchi con mirtilli, e la carne di cervo (il progetto “Selvatici e Buoni” seleziona la selvaggina locale), la cui tartare è entusiasmante, con marmellata di ribes speziati a parte. In genere gli abbinamenti variano secondo la stagione, e le erbe aromatiche sono dell’orto locale.

Con i raffinati vini, peraltro a prezzi equi, sono elementi che “valgono il viaggio”: non solo per la cornice, unica, del panorama spettacolare tutt’attorno, ovunque si guardi.

Meglio prenotare. La sera apre per gruppi.

Ristorobie

Piani dell’Avaro, 24010 Cusio (BG)

Tel. 333.47.52.942 – 338.87.34.535

www.altobrembo.it/struttura/ristorobie/

Facebook+Instagram Ristorobie

DOVE DORMIRE

RIFUGIO MONTE AVARO

È situato al “piano” più alto dei “Piani dell’Avaro” a quota 1750 metri: posizione dalla quale la vista può spaziare tra montagne e vallate. Ottima base per escursioni verso le montagne più alte della zona, è stato costruito (con la strada) da sognatori che intendevano fare dell’area una nuova stazione sciistica.

Semplice e funzionale, offre la possibilità di pernottamento, con undici camere, anche solo per evitare il rientro notturno, nel caso di libagioni.

Rifugio Albergo Monte Avaro

Piani dell’Avaro, 24010 Cusio (BG)

Tel. 340.59.81.942

Facebook Rifugio Monte Avaro

(CLICCA QUI PER LA SECONDA PARTE DELL’ARTICOLO)

(Ringraziamo Alexia Ribolla per la disponibilità prestata durante il test)

 




BOTTICINO: MARMO, AUTO, CIBO, VINO E… CALZE CHIC

di Cesare Zucca

Benvenuti a Botticino, piccolo comune nella provincia di Brescia ai piedi delle prealpi bresciane in una posizione pittoresca, sovrastato dal Monte Maddalena e circondato da numerose colline su cui sorgono vigneti e uliveti.
E’ la patria del pregiato “marmo botticino”, caratterizzato dall’estrema compattezza, con bassi valori di assorbimento e porosità, idoneo all’impiego all’esterno e rinomato per le sue caratteristiche meccaniche quali la resistenza alla compressione, alla flessione e all’usura. Per l’indiscutibile bellezza e le grandi doti di resistenza, è dunque considerato un marmo pregiato.
Utilizzato fino dai tempi dei Romani per edificare nell’antica Brixia, fino al XVII secolo nella Repubblica di Venezia, fino a costruzioni più recenti, comel’Altare della Patria a Roma, il Teatro alla Scala a Milano, la Casa Bianca a Washington, il Palazzo delle Nazioni a Ginevra, il Parlamento di Vienna, e il Basamento dell’ iconica Statua della Libertà.
Prima tappa del nostro weekend sarà proprio il Museo del Marmo di Botticino, che si snoda attraverso l’area interessata da precedenti cave e offre una vasta panoramica di attrezzi, foto e documenti relativi al mondo delle cave. Un viaggio dalla geologia alla trasformazione artistica, dalla storia estrattiva al trasporto, alla memoria storica fino alla memoria locale. Il museo organizza interessanti tour che, oltre agli spazi museali, vi portanteranno nel cuore delle cave di marmo.
NEL CALICE
Il botticino è un marmo molto importante anche per la viticultura, infatti nel terreno si trovano altissime percentuali di calcare, carbonato di calcio e altri minerali che insieme alle argille danno origine alle tipiche Marne. I minerali poi assorbiti dalle piante contribuiscono alla struttura conferendo sapidità e eleganza. Ne sanno qualcosa le attivissime sorelle Alessandra e Rossella Noventa che coltivano viti con i metodi dell’agricoltura biologica.

Alessandra e Rossella Noventa

Il cavallo di battaglia di Noventa è “L’ Aura”, un rosato giovane, fresco, profumato e minerale. Secco, elegante, sapido, persistente, è un perfetto condimento per piatti di pesce di lago, di carni bianche e vegetariani. Tra i loro gioielli troviamo il rosso “Ulivi” 2020, premiato come il più “green” tra le guide vini Slow Wine di Slow Food.
MARMO, VINO E… CALZE!
Si, a Botticino scoprirete uno dei calzifici più prestigiosi d’Italia, che da oltre settant’anni rappresenta una nicchia di mercato di altissima gamma e massima espressione artistica. Si tratta di DèPio, fondato nel 1949 dall’inventore Pio Chiaruttini che per primo brevettò brevetto l’immaglio dell’elastico nella calza. Un’invenzione rivoluzionaria che decretò la fine della giarrettiera. Oggi DèPio è guidato dalla figlia Mary e dai figli, Elisabetta e Giordano, produttori di griffatissime collezioni da donna, che sfilano sulle passerelle più prestigiode del mondo, coprendo una nicchia di mercato di altissima qualità.
Le creazioni di DèPio sono frutto di una ricerca incessante e di una massima espressione artistica, piccole opere d’arte dai filati pregiati, che vanno dalla pura lana all’alpaca, al cachemire, alla lana del bufalo tibetano sino ad arrivare al pelo di cervo, veri pezzi cult che si aggirano sui 300 euro al paio.
Ho curiosato nel loro laboratorio e ho visto creazioni per nomi stellari della moda internazionale (che per accordi con le griffes non posso rivelare) ma che presto ammirerete nelle riviste di moda.
Quali saranno le tendenze moda 2024?
La donna indosserà sexy collants coloratissimi e semi trasparenti mentre l’uomo porterà calzini scuri, a righe, pois o ispirati a disegni decò, come i calzini in seta “Del Vate” dedicati a Gabriele d’Annunzio. icona di stile e eleganza.DA VEDERE
Palazzo della Canonica
Costruito nel 1765. Sul portale in bugnato, con cancello in ferro battuto, spicca lo stemma di famiglia dei parroci don Pietro e Francesco Morari, fautori dei lavori della nuova chiesa.
Chiesa della Santissima Trinità
Sul colle di San Gallo, adiacente all’ex monastero omonimo, nato intorno al 110, da tempo immemore luogo di devozione della popolazione della frazione San Gallo, così come la Madonna con Bambino, statua lignea risalente ai primi del Seicento.
Basilica minore di Santa Maria Assunta
Arricchita da altari marmorei e pale d’altare nei secoli XVII, XVIII, XIX e XX, Chiesa dei Santi Faustino e Giovita
L’antica chiesa parrocchiale
È da ritenersi l’edificio sacro di più antica fondazione di tutta la Valverde, eretto attorno all’VIII secolo. Ospita o tre cicli pittorici eseguiti nei secoli XV, XVI e XVII
Teatro Centro Lucia
Futuristico complesso polifunzionale articolato su tre piani e una terrazza-sala “a cielo aperto”, con straordinaria vista sul paese, sulle cave e sulle montagne.Museo 1000 Miglia
Spettacolare passerella di auto storiche avvolte da allestimenti e scenografie che richiamano, agli occhi dello spettatore, i vari periodi ed epoche storiche toccati dalla corsa. Gift shop dedicato ai gadget, oggetti e abbigliamento della Mille Miglia e non solo. Potrete trovare l’abbigliamento da pilota come ad esempio tute, cuffie, caschi con visiera, occhiali, guanti e il merchandising delle principali case automobilistiche.
Nella libreria del museo troverete molte pubblicazioni sul mondo delle corse automobilistiche e diversi libri dedicati a marchi specifici e modelli particolari.Aperto anche nei week-end, una vera istituzione per il mondo dell’auto d’epoca.

La prima Luna
Sale divertimento per i più piccoli che si perderanno per ore a giocare nella sala gonfiabili e altre coinvolgenti attrazioni che mentre i genitori si gustano pizza e birra in beata pace sapendo che i loro figli si divertono un mondo.FAME?
Cascina Brugnola, Rezzato
Antica e solida struttura di campagna nel mezzo di un’ oasi di verde.
Chef Giuseppe Pasini propone una cucina dal tocco mediterraneo/internazionale, caratterizzata da piatti di carne e di pesce.

Giuseppe Pasini

Il suo menu predilige ricette semplici e nello stesso tempo sofisticate, sempre con attenzione alla qualità dei prodotti e alla stagionalità e sempre mantenendo certi ingredienti e piatti tipici del territorio, come il formaggio bagoss, il manzo all’olio, lo stracotto di pecora, il carpaccio di cervo marinato e la tipica maialata con cotechino e fagioli, a cui lo Chef dedica delle serate speciale a tema.
Oltre ai piatti in menù vi saranno proposti gustosi “fuori carta” in base alla disponibilità di prodotti freschi di stagione come il delizioso coniglio disossato e porcini o il risotto al tartufo bianco o nero, a secondo della stagione.
Trattoria Cave
Ambiente familiare e accogliente, ricca di piatti della cucina tipica Bresciana paladina dei sapori di una volta, tra cui i classici casoncelli di bagoss, di cinghiale o di cervo
Trattoria Antico Sole
Ambiente rustico, tovaglie a quadretti, ottimi taglieri di salumi, più trattoria di così…

Un particolare ringraziamento alla mia agguerrita guida Francesca Facchetti, bresciana doc.

  CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

 

 




Al Castello di Rametz il vino fa la storia

Che cosa c’è di più romantico di un castello? Ancora di più se tra le antiche mura si può anche soggiornare, dormire nelle stesse stanze degli storici abitanti, mangiare in un ristorante di qualità con un menù di prodotti tipici e degustare vini pregiati nelle cantine del maniero. Come al Castello di Rametz, a Merano, in Alto Adige, dove pregiati vini nascono tra antiche mura e dove c’è anche un Museo del Vino per celebrare una storia davvero gustosa.

Qui nascono vini storici

Circondato da dieci ettari di vigneti di proprietà, la storica tenuta del Castello di Rametz viene menzionata già in alcuni documenti del 1227. Ma è nel 1860 che, per la prima volta in Alto Adige, viene coltivata la vite del Pinot Nero, ma anche il Cabernet Sauvignon, il Riesling Renano e il Cabernet Franc. Da non perdere una visita alla cantina grande del castello, risalente al XVIII secolo, costruita interamente in pietra, con botti in rovere perfettamente allineate e illuminate.

Nella cantina piccola, del XII secolo, maturano invece i pregiati vini in Barrique. Al Castello di Rametz si può vivere una fantastica esperienza che inizia con una passeggiata tra i vigneti. È poi prevista una visita al Museo del Vino, dove in quattro ampie sale sono esposti attrezzi d’epoca utilizzati per la viticoltura.

Immancabile una visita alle cantine Grande e Piccola con degustazione di cinque vini e con un tagliere di Kaiserspeck, il pregiato salume altoatesino, e formaggi locali. E, per chi volesse fermarsi a pranzo o a cena, c’è il Ristorante “Al Castello Rametz” con menù di raffinate specialità locali, i piatti della tradizione internazionale e la qualità dei vini prodotti al castello.

INFO

CASTELLO RAMETZ,

via Labers 4, 39012, Merano (BZ), tel +39 0473 211011,

info@rametz.com, www.rametz.com




Destinazione SANTA FE: arte, shopping, sci, gastronomia, champagne e “chile”mozzafiato!

For the RED HOT CHILE SAUCE recipe in english click here

di Cesare Zucca

Pronti con il vostro taccuino dei “prossimi viaggi del bello e del gusto” ?
Riservate una pagina al New Mexico, la “Terra incantata” nel West-Ovest degli Stati Uniti. La sua storia, le leggende, le bellezze naturali, l’arte, la ricca cucina al sapore di “chile” il peperoncino piccante, l’artigianato, i turchesi e una miriade di attività ed eventi fanno del New Mexico una destinazione da sogno.
La nostra meta è a Santa Fe, la più antica capitale degli Stati Uniti, ufficialmente fondata dagli spagnoli nel 1610. Caratterizzata dalle sue costruzioni in adobe, un antico impasto di argilla, sabbia e paglia  mescolata a erba secca e fango, patrimonio di molte famiglie che si tramandano questa tradizione da generazione in generazione.

Santa Fe e’ una cittadina veramente a misura d’uomo, che merita una visita per scoprire come l’influenza della cultura dei nativi sia ancora forte e capace di personalizzare cucina, arte, cultura, architettura e spirito. Frequentata da artisti e celebrità, Santa Fe è soprattutto un centro internazionale d’arte, un susseguirsi di gallerie e spazi espositivi. Oltre 250 gallerie e una dozzina di festival d’arte in uno dei più grandi mercati d’arte degli Stati Uniti
I weekend sono spettacolarmente animati, tutto l’anno. Dovunque vibra musica dal vivo, canti, balli e fantastiche vibrazioni per gentile concessione di musicisti locali che fanno echeggiare i loro strumenti da ponti, dai balconi, dalle piazze. ARTE!
Imperdibile un giro a Canyon Road dove scoprire tesori nelle numerose e varie gallerie d’arte, ma anche per ammirare i meravigliosi giardini e gli edifici dallo stile unico.
In Luglio, l’annuale  “Art Santa Fe” vede la partecipazione di rinomati galleristi da tutto il mondo.
Visitatissimo il Museo d’Arte Folk.
Vero tempio dell’immagine e della creatività e quindi meta dovuta di una visita a Santa Fe  è il Museo dedicato alla grande artista Georgia O’Keeffe che di queste terre si innamorò, dipingendole con colori e suggestioni indelebili. Accoglie oltre 2.2 milioni di visitatori da tutto il mondo e è il museo d’arte più visitato nello stato del New Mexico e l’unico museo al mondo dedicato a questa artista di fama internazionale.

Un quadro di Georgia O’Keeffe

Anche in inverno !
Ski Santa Fe offre 86 piste diverse a sole 16 miglia dal centro di Santa Fe , magari con una tappa per una birra da Totemoff’s o da Railyard, WinterBre w 2023 dove potrete assaggiare la creazioni di 17 birrifici artigianali del New Mexico
Lensic Performing Arts Center
Costruito nel 1931, lo storico  nel cuore del centro, appena fuori dalla Plaza, ospita ogni tipo di musica, classica, jazz, moderna, di provenienze diverse come flamenco spagnolo, salsa cubana, samba brasiliana, valzer parigino oltre a ospiti celebri come Lyle Lovett a Benise “Il principe Spagnolo della Chitarra”

SHOPPING !
Scopriretei tesori artigianali unici in una suggestiva odissea dello shopping in squisite boutique e affascinanti edifici storici.. Che tu stia cercando moda o mobili, stivali da cowboy o cinture concho, salsa o gioielli in argento e turchese, sarai ricompensato in questo paradiso dello shopping di specialità e meraviglie del sud-ovest da tutto il mondo. Troverete arte popolare locale, nazionale e internazionale, oggetti d’antiquariato, cimeli, tappeti, tessuti, arte tribale e globale e una vasta gamma di gioielli raffinatI.
Sotto il lungo portico del Palazzo dei Governatori troverete botteghe, shops, bancarelle multicolori: ad ogni angolo c’è un posticino dove fermarsi a curiosare e a fotografare! E non c’è  sotto la pioggia o vento o neve che trattenga i venditori a aprire le loro bancarelle per proporre gioielli, ceramiche. oggetti in argento, tutti artiginali. Il Winter Mercado, situato all’interno dell’edificio El Museo de Cultural con la partecipazione di 40 paesi, non è solo un luogo dove fare acquisti, ma una vera esperienza…

A TAVOLA !
La cucina del New Mexico è molto variegata: americana, indigena, messicana e spagnola. Tra le sue specialità troviamo i “burrito” (chili, uova, formaggio e fagioli racchiusi in una tortilla)l le “sopaipillas“, una specie di frittella di pasta che si mangia come contorno agli altri piatti oppure da sola, come dessert, e in questo caso servita con miele.

sopaipillas

Volete davvero sperimentare la cucina newmexicana?
Allora non fatevi mancare un “pozole”,  uno dei piatti più autenticamente messicani. Di origine precolombiana, a base di maiale, arricchito da un trionfo di sapori e fragranze legate a tradizioni antichissime e preparato con tipici ingredienti locali, tra cui mais, chile gajilio, lime, verdure e spezie eccetera. Assolutamente da sperimentare….

Il vero re a tavola è il chile, piccantissimo peperoncino rosso o verde, protagonista assoluto  e condimento storico dei piatto newmexicani. Su tutti i tavoli troverete un vasetto o una bottiglietta di “red hot chili sauce”

La sua ricetta non è complicatissima, ma richiede tempo e un’attenta ricerca di ingredienti…. meglio portarsi a casa qualche bottiglietta per poi goderselo al vostro ritorno. Se proprio volete cimentarvi e fare bella figura con gli amici … troverete la ricetta originale a fine articolo.

A TAVOLA!
Santa Fe è popolata da eclettici ristoranti che propongono la New Mexican cuisine, dove i sapori tradizionali dei nativi indiani incontrano gli ingredienti che gli spagnoli portarono dall’Europa, fino a ricette più innovative, create da chef di fama internazionale.
Nei menù troverete grigliate di carne, pietanze piccanti e piatti  della tradizione, come huevos rancheros, burritos, enchilladas, fajitas, tortillas,tacos e i chimichangas, ripieni di fagioli, pollo, carne macinata.
Tra i ristoranti più conosciuti: Coyote Cafè, SantaFe Cafè, mentre per un’esperienza davvero “New Mexico” , vi consiglio Da Casa Sena dove la specialità è un pesce al cartoccio, avvolto in una vero mattone di “adobe”: il camerie-e ve ne regalerà un pezzetto, quale souvenir portafortuna., mentre per chi ama la carne, Rio Chama serve una bistecca da Oscar.
E nel calice?
Ottimi i vini locali, tra cui un adorabile e davvero poco costoso, mentre una margarita o una buona birra messicana non mancano mai. .Non fatevi mancare un calice di Champagne Gruet Brut  ottimo e davvero a buon prezzo. Fondata nel 1984, Gruet Winery è specializzata in vini spumanti Méthode Champenoise.
Di proprietà e gestione familiare, l’azienda produce spumanti a base di Pinot Nero e Chardonnay e una piccola collezione di vini fermi, con radici originarie della casa di Champagne di Gilbert Gruet a Bethon, in Francia. Più di 25 annate dopo, Gruet Winery ha ottenuto consensi senza precedenti e rimane uno dei preferiti dai migliori sommelier della nazione.

L’ultima settimana di Settembre vive il tradizionale Santa Fe Wine & Chile Fiesta, un appuntamento annuale di cinque giorni che celebra i migliori vini che Santa Fe ha da offrire. Partecipano oltre 60 ristoranti partecipanti e 90 aziende vinicole partner. Ospiti , esperti e amanti e visitatori “gourmet” arrivano da tutto il mondo per questa festa unica nel suo genere.

DOVE DORMIRE 
La Posada Resort e Spa
Per un soggiorno davvero magico. Sorge laddove nel 1882 c’era la lussuosa residenza del mercante Abraham Staab. Fa parte della Internazionalmente conosciuta, offre abitazioni, “casitas” e suites con uno scoppiettante caminetto, una SPA rinomata per la filosofia dei trattamenti e una splendida piscina

Ve l’avevo promesso… Siete pronti a sfidare la sferzata di una vivacissima salsa al chile?
Ecco come prepararla a casa e far rimanere i vostri ospiti… a bocca aperta!

RED HOT CHILI SAUCE

Ingredienti

  • 20-25 baccelli di peperoncino rosso del Nuovo Messico essiccati,.Potete scegliere quelli meno o più piccanti oppure una combinazione
  • 4 tazze di acqua o brodo di pollo (uso suddiviso)
  • 2 cucchiai di olio vegetale
  • 1 cipolla media, tritata
  • 3 spicchi d’aglio tritati
  • 1 o 2 cucchiaini di origano messicano essiccato sbriciolato o maggiorana
  • 1 cucchiaino di sale, o più a piacere

Prepaazione

  1. Tostare i baccelli di peperoncino interi essiccati in una padella pesante a fuoco medio finché non sono caldi e rilasciano la loro fragranza, da 1 a 2 minuti per lato.
  2. Rimuovi immediatamente i peperoncini dalla padella. Quando è abbastanza freddo da maneggiarlo, spezza ogni baccello di peperoncino in più pezzi (indossando guanti di gomma o di plastica se la tua pelle è sensibile), scartando il gambo e i semi.
  3. Metti metà dei pezzi di peperoncino in un frullatore e versa metà dell’acqua o del brodo. Purea fino a quando non è quasi liscia ma con alcune macchioline di peperoncino ancora visibili nel liquido.
  4. Riscaldare l’olio in una pentola capiente a fuoco medio. Aggiungere la cipolla e l’aglio e rosolare per diversi minuti fino a quando la cipolla è molle.
  5. Versare la miscela di peperoncini frullati, quindi aggiungere l’origano e il sale.
  6. Frullare i restanti peperoncini con l’acqua rimanente e versarli nella salsa nella padella. Ridurre il fuoco a medio-basso e cuocere a fuoco lento per un totale di 20-25 minuti.
    7. Dopo circa 15 minuti, assaggia la salsa e regola i condimenti. Quando sarà pronta, la salsa sarà cotta abbastanza da ricoprire densamente un cucchiaio ma comunque cadrà facilmente. Utilizzare caldo o refrigerare per un uso successivo

INFO
https://www.santafe.org/

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’
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CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 

Are you ready to challenge the kick of a lively chili sauce?
Here’s how to prepare it at home and leave your guests… amazed!

RED HOT CHILI SAUCE

Ingredients

20-25 dried New Mexico red chili pods. You can choose milder or hotter, or a combination
4 cups water or chicken stock (split use)
2 tablespoons of vegetable oil
1 medium onion, chopped
3 minced garlic cloves
1 to 2 teaspoons crumbled dried Mexican oregano or marjoram
1 teaspoon salt, or more to taste

Preparation

Toast the dried whole chile pods in a heavy skillet over medium heat until hot and releasing their fragrance, 1 to 2 minutes per side.
Immediately remove the chiles from the pan. When cool enough to handle, break each chili pod into several pieces (wearing rubber or plastic gloves if your skin is sensitive), discarding the stem and seeds.
Place half of the chili pieces in a blender and pour half of the water or broth. Puree until almost smooth but with some pepper flecks still visible in the liquid.
Heat the oil in a large pot over medium heat. Add the onion and garlic and saute for several minutes until the onion is mushy.
Pour in the blended chile mixture, then add the oregano and salt.
Blend the remaining chiles with the remaining water and pour them into the sauce in the pan. Reduce the heat to medium-low and simmer for a total of 20 to 25 minutes.
7. After about 15 minutes, taste the sauce and adjust the seasonings. When ready, the sauce will be cooked enough to thickly coat a spoonful but still fall easily.
Use hot or refrigerate for later use

INFO
https://www.santafe.org/




Colli Euganei: natura, storia, vini e “giuggiole” per un dolce weekend con Petrarca

di Cesare Zucca
For the “zaleti” recipe in english click here

Pronti a passare un weekend speciale nell’incanto dei Colli Euganei e scoprire  un meraviglioso borgo antico, ricco di storia, arte, enogastronomia e… tante giuggiole?

Tutto super…. a cominciare dalla nostra eccezionale guida, nientemeno che Messer Francesco Petrarca.  Il sommo Poeta amò immensamente questa terra e questo borgo, fino a curarne personalmente costruzioni e lavori di restauro, a comiciare dalla sua casa, fino al mausoleo dove volle essere seppellito
Arquà Petrarca è uno dei borghi più suggestivi d’Italia, sede del Parco Letterario Francesco Petrarca e dei colli Euganei, istituzione che vuole preservare e comunicare le sensazioni che hanno ispirato tanti autori per le loro opere, facendole rivivere al visitatore e elaborando interventi che ricordano l’autore, la sua ispirazione e la sua creatività attraverso la valorizzazione dell’ambiente, della storia e delle tradizioni di quel luogo.

Il Poeta, la classica corona di alloro e la sua amata Musa ispiratrice , Madonna Laura

Petrarca sarà la vostra guida in un viaggio attraverso un itinerario in 7 targhe letterarie http://www.parcopetrarca.com/i-luoghi-del-parco/arqua-petrarca/, mentre in tutto il Parco letterario che comprende 17 comuni del Parco Regionale dei Colli Euganei saranno a breve 5  che ritraggono frasi di diversi autori che hanno immortalato il paesaggio e quei luoghi tanto celebrati nella letteratura italiana e internazionale da autori famosi. La bellezza silenziosa e incantevole dei Colli Euganei è stata fonte di ispirazione per scrittori, poeti e artisti, come Bruce Chatwin, Percy e Mary Shelley,  Lord Byron, Ugo Foscolo e Gabriele d’Annunzio

DA VEDERE A ARQUA’
Casa Petrarca
Petrarca, vi abitò dal 1369, sopravvisionò di persona la ristrutturazione, apportò modifiche , tra cui la creazione di arcate e trasformò il palazzo due unità abitative, per sè e per la sua famiglia. Attualmente sono ancora conservati, lo studiolo in cui morì il poeta, con sedia e libreria (pare) originarie.
Da ricordare, inoltre, la nicchia in cui è custodita la mummia della gatta che si dice fosse appartenuta al Poeta.

la nicchia in cui è custodita la mummia della gatta che si dice fosse appartenuta al Poeta.

FONTANA E TOMBA DEL PETRARCA
La fontana del Petrarca è struttura che in realtà preesisteva all’arrivo del Poeta e alla quale veniva per attingere l’acqua, tanto che forse vi fece eseguire anche dei lavori di restauro. L’arca, in marmo rosso di Verona, che tuttora contiene le spoglie del Poeta ricalca l’esempio degli antichi sarcofagi romani.

FONTANA E TOMBA DEL PETRARCA

ORATORIO SS TRINITÀ E LOGGIA DEI VICARIDatato 1181,  era una Chiesa molto cara al Petrarca, che vi era solito recarsi a pregare . Nuovo nuovo nuovo il sito dell’oratorio che ora è visitabile su prenotazione www.oratorioarqua.com)CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
Ricca di affreschi di scuola veneto-bizantina in particolare una Madonna con il Bambino del secolo XI). Sono emersi poi altri affreschi risalenti al XV secolo di scuola post giottesca.
FONDAZIONE MUSICALE MASIERO E CENTANIN
Mostra permanente di antichi pianoforti. Nella Villa ad Arquà è possibile visitare il museo costituito di 25 pianoforti del XVIII e XIX secolo, a coda, a tavolo, verticali e di altre forme inconsuete.SE IL WEEKEND SARA’ IN PRIMAVERA…
Nelle vicinanze di Arquà (verficate siano aperti, recentemente sono stati chiusi ma solo in maniera temporanea) tanti luoghi storici di grande interesseVilla Barbarigo, a Valsanzibio una frazione di Galzignano Terme
Una sontuosa dimora del 1600, così spettacolare che è stata ribattezzata la piccola Versailles. Giocate a perdervi nello straordinario giardino-labirinto.

Villa Barbarigo

Castello Cini, Santuario delle Sette Chiese e Villa Duodo a Monselice
Imponente complesso architettonico, anticamente castello, poi torre difensiva fino a diventare una Villa. La Sala del Consiglio con affreschi e stalli lignei alle pareti,la sala Jacopino con camino smussato e la cucina con una ricca collezione di utensili nella Casa romanica medioevale e rinascimentale; l’Armeria, preziosa sala con pareti affrescate e motivo carrarese a scacchiera bianca e rossa che racchiude una delle più importanti collezioni di armi e armature d’Italia.
Castello Catajo,  Battaglia Terme
Insolita villa veneta con 360 stanze, decorate dagli stupefacenti affreschi di GianBattista Zenotti, Fu ideato nel 1570 dalla ricca famiglia Obizzi come teatro per ricevere e divertire i loro ospiti. Balli glamour, scene di battaglie navali, enormi produzioni teatrali… probabilmente i più grandi organizzatori di feste di tutti i tempi.

Castello Catajo

Storia e buon vino
Colori, sapori e profumi raccontati in oasi ambientali, antiche abbazie, castelli, ville, agriturismi e negli straordinari vini dei Colli Euganei,, dai Fior d’Arancio, un Moscato molto dorato, fino a una varietà di bianchi dal tipico colore giallo paglierino e dal profumo di gelsomino, come Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon rossi, lChardonnay, Merlot e il mio preferito, lo spumante Serprino.

Quando si dice “ dolce come un brodo di giuggiole”...

La giuggiola è il frutto prodotto dalla pianta del giuggiolo, che produce delle drupe ovoidal  dal colore rosso scuro e dal sapore dolce. Le giuggiole si possono consumare fresche subito dopo la raccolta oppure si possono conservare per lungo tempo essiccandole o mettendole sotto spirito; si prestano inoltre per preparare confetture e sciroppi, o come ingrediente per farcire dolci secchi e biscotti. Il frutto del giuggiolo è inoltre l’ingrediente principale della ricetta di un particolare liquore, conosciuto come “brodo di giuggiole”.

giuggiole fresche

Le giuggiole sono il perfetto connubio con gli zàleti, tipici dolci di Arquà.
Sono biscotti secchi tipici della tradizione contadina, dove si fa largo uso della farina di mais. L’aggiunta delle giuggiole conferisce a questi un sapore più dolce e sfizioso.

giuggiole essiccate

L’ ideale è servire questi biscotti friabili con qualche vino fresco da dessert, come il Moscato Fior d’Arancio Docg dei Colli Euganei o in abbinamento al liquoroso Brodo di Giuggiole ottenuto con il frutto delle giuggiole di Arquà. Servito freddo è un ottimo digestivo, ma si può sorseggiare anche caldo come punch. Con l’aggiunta di un buon prosecco diventa un ottimo aperitivo. Si può mettere anche sul gelato e sulla frutta, tipo ananas e fragole, per scoprire un gusto molto ricercato.

E NEL CALICE…
Per restare nel territorio Euganeo, consiglio bianco Val di Spie un viaggio sperimentale nel mondo dello spumante della Cantina Vignale di Cecilia, di Paolo Brunello, situata a Baone. Un bianco  che trizza l’occhio al passato, rifermentando naturalmente in bottiglia, senza successiva sboccatura, “sur lies”. Divertente slalom fra uva Glera e Garganega, trae dalla prima la semplicità e dalla seconda la freschezza.Il suo nome trae spunto dalla Val de Spin, selvaggia valletta in cui si trova il vigneto di Garganega.
oppure un  autentico e vero Malterreno Quota 101, le cui uve vengono raccolte a mano nel mese di settembre, quando il sole le ha rese belle e mature .Perfetto come aperitivo, accompagna primi piatti o secondi di pesce e carni bianche e colora i biscotti di Arquà.

Malterreno Quota 101 e il tradizionale Fior d’Arancio

Da queste meravigliose colline vulcaniche proviene lo Spumante Moscato Giallo IGT di Maeli Colli Euganei  un vino ricco di emozioni e allo stesso tempo degno ambasciatore di questo prestigioso territorio. Imbottigliato con i propri lieviti e rifermentato in bottiglia secondo l’antico metodo ancestrale. Appena versato nel calice, libera note sulfuree che poi lasciano il posto a profumi di agrumi. Vino di grande personalità aromatica sia al naso che al palato, la presenza dei lieviti gli dona una particolare consistenza ma di facile beva.

DOVE MANGIARE
Osteria Del Guerriero
Antica osteria nel cuore del borgo, sapori e profumi antichi della cucina veneta, dal family comfort food ai tradizionali cicchetti, preparati con prodotti stagionali a km0  e accompagnati dai migliori vini veneti

Osteria del Guerriero

Al Tavern
Una nuova avventura firmata dall’esperienza e dalla passione per l’enogastronomia di Roberto Veronese con le risorse straordinarie del territorio. Nel menu spiccano che celebrano un luogo incantato, che da sempre ammalia poeti e viaggiatori

Al Tavern

I Ronchi
Nato alla fine degli anni ’80, ambiente schietto, panorama suggestivo, un menù alla carta che varia in base alla stagione e che propone la ristorazione tipica dei Colli Euganei.

I Ronchi

Miravalle
Il nome non tradisce le aspettative: un bel panorama e gli gnocchi fatti in casa con ragù di cinghiale ne confermano l’ottima cucina.

Miravalle

E NEI DINTORNI…

Antica Trattoria Da Ballotta, Torreglia
Tempio dell’enogastronomia Euganea e italiana,
Più di Cinque Secoli di Storia  , come appare in un’ antica mappa, dove la terra circostante era nota come “campagna detta dell’osteria”. Oggi, nella sua elegante veranda,  un tempo officina per riparare le antiche carrozze, si gusta un menu fedele alle radici del passato e attento alla cucina di oggi.

Un piatto dell’ Antica Trattoria Ballotta

Incalmo
Ambiente ricercato per un menu gourmet. Ciascun piatto può essere abbinato a un vino, selezionato tra piccoli ma intensi vitigni autoctoni che esaltano il territorio italiano e oltre confine

Incalmo

Antica Trattoria Taparo, Torreglia
Datata 1921. Celebra la tradizione con l’innovazione senza mai lasciarsi coinvolgere dagli eccessi. Da non perdere il “percorso del baccalà” stoccafisso cucinato in 3 modi diversi.

Antica Trattoria Taparo

Trattoria Al Sasso, Teolo
Gestione famigliare da più di 70 anni. Famoso pollo fritto e non solo: i tagliolini con morchelle e lumache, “risi e bisi” con prosciutto di Montagnana, tagliatelle allo spezzatino di manzo, cotechino con fagioli in tocio, anatra alle marasche… vado avanti?…

Trattoria Al Sasso

E siamo arrivati al dolce ! Curiosi di scoprire la ricetta dei biscotti di Arquà ?
Ecco la ricetta !

ZÀLETI ALLE GIUGGIOLE

Zàleti alle gIuggiole

  • 120 g di giuggiole mature tritate grossolanamente
  • 60 ml di rum
  • 150 g di farina di grano
  • 150 g  di farina di mais
  • la scorza grattugiata di 1/2 limone
  • un pizzico di sale marino
  • 1 cucchiaino di lievito in polvere
  • 3 tuorli d’uovo
  • 150 g di zucchero semolato
  • 130 g di burro, fuso e raffreddato:

Preparazione
Immergere i pezzi di giuggiola nella grappa per almeno un paio di ore o, meglio ancora, per tutta la notte. Mentre si preparano i biscotti, preriscaldare il forno a 180°C.
Foderare un vassoio per biscotti con carta da forno e mettere da parte.
Unire la farina bianca, farina gialla di mais, la scorza di limone, il sale e il lievito in una piccola ciotola. In una ciotola più grande, sbattere i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto giallo e spumoso, o comunque fino a quando lo zucchero si sarà sciolto completamente. Aggiungere il burro fuso al mix di farine, quindi unire delicatamente il tutto al composto di uova. Mescolare e poi aggiungere le giuggiole sgocciolate, incorporandole in maniera omogenea all’impasto.
Per sagomare i biscotti, afferrare una noce di impasto e farlo rotolare tra le mani.
Cercate di dare una forma piatta leggermente ellittica, per distribuirli con più facilità sul vassoio foderato.
Ripetere l’operazione fino a quando si finisce la pasta, lasciando pochi centimetri tra ogni biscotto. Cuocere in forno per 13-15 minuti, o fino a quando l’aspetto superficiale dei biscotti appare bene dorato.
Togliere dal forno e lasciare raffreddare i biscotti su una griglia.

ALLOGGIO E BENESSERE
Dopo una gironata di visite e percorsi , sarà bello rilassarsi e dedicarsi al proprio benessere. A pochi chilometri dal Arquà troverete Abano Terme, famosa in tutto il mondo come le “Terme di Venezia”, grazie alle straordinarie qualità curative dell’acqua termale e dell’argilla biotermale o fango invecchiato: una vera medicina senza effetti collaterali.

Abano Ritz Hotel è una meta ideale che si distingue per servizi, accoglienza e professionalità- Lo raggiungerete dopo una breve passeggiata lungo Viale delle Terme è il centro storico della città abbellito dalla Cattedrale, il Duomo di San Lorenzo,  fondata nel X secolo e che conserva ancora il suo campanile trecentesco. Abano Ritz Hotel offre camere spaziose, eleganti altre che a spazi vagamente retro e dll’atmosfera suggestiva, vanta due piscine, la SPA, rituali di benessere ed esperienze culinarie  immersi in un territorio ricco di cultura e folklore, oltre che di golf e altri sport.

INFO

Parco Petrarca, Monselice e Battaglia Terme si possono raggiungere anche da Padova in barca lungo il canale Battaglia, che usava anche Petrarca per spostarsi dalla sua casa di Padova ad Arquà. https://www.anticheviedinavigazione.it/it/default.aspx)
www.visitabanomontegrotto.com
www.parcopetrarca.com
Parco Petrarca e Colli Euganei
Abano Terme

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Guimaraes: weekend al “vinho verde” nel borgo dove è nato il Portogallo

di Cesare Zucca
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Weekend in Portogallo?
Oggi vi portiamo a Guimaraes, alla scoperta di  un vero gioiellino medievale, una città Patrimonio Unesco che sembra essere rimasta indietro nel tempo, piccole viuzze circondate da antiche case, palazzi trecenteschi,  chiese, conventi e botteghe di artigianato locale.


Guimaraes, borgo suggestivo ricco di gastronomia , vino e storia, infatti è considerato considerata la “culla della nazione, perchè qui nacque e regnò  Alfonso Henriques, Primo Re del Portogallo e da qui partì la grande avventura della Nazione.

Alfonso Henriques , il primo Re del Portogallo

DA VEDERE

Largo da Oliveira, nel Centro Storico, dove spiccano la Igreja de Nossa Senhora da Oliveira e la Loggia Gotica
Convento de Santo António dos Capuchos
l’Igreja de São Miguel, la chiesa in cui venne battezzato re Alfonso I.


Palazzo dei Duchi di Braganza, costruito nel 1400 secondo lo stile delle abitazioni signorili francesi e caratterizzato dai 39 insoliti comignoli in mattoni. All’interno si trova un imponente sala banchetti con uno splendido soffitto in legno  e una ricchissima collezione di pregiati arazzi e di porcellane cinesi.
Il Castello  costruito nel 10 ° secolo per proteggere la popolazione dagli attacchi dei Mori e Normanni e in seguito ampliato da Re Afonso, che fu battezzato nella piccola cappella romanica accanto al castello. Parco Penha bellissimo sito naturale raggiungibile in funicolare.

Plataforma das Artes e da Criatividade, museo e centro culturale che espone le opere di Josè de Guimaraes, uno dei più importanti pittori portoghesi.

CITTA’ GREEN

Quando l’energia solare si sotituisce ai fornelli per cucinare salsicce…

La città proclama la sua devozione al green a cui dedica unìintera settiama, popolata da bancarelle, street food, vendiat di piante e fiori , tutti prodotti del territorio, mentre per un tuffo nel verde e una vista spettacolare della citta’ vi aspetta il Parco Penha bellissimo sito naturale raggiungibile in funicolare

LA CUCINA TIPICA DI GUIMARAES E I PIATTI DELLA TRADIZIONE

L’arte della buona cucina e del buon mangiare è associata all’intera regione del Minho ea Guimarães, con ricette tradizionali tramandate di generazione in generazione. Trionfano le zuppe di verdure e legumi, del territorio, come le rape, i fagioli. il cavolo cappuccio o il tipico “brodo verde”.

il tipico “brodo verde”.

Il pane trova la sua forma più tradizionale nel pane di mais, e gli antipasti includono il chorizo ​​arrosto, le polpette di merluzzo, la “stretta di mano di merluzzo”, i ventrigli di pollo, il polpo in salsa verde. Tra i piatti principali segnaliamo il “rojões à Minhota con porridge di sarrabulho”, il “pica-no-chão”, la “trippa ripiena”, il capretto arrosto, il “racheado cod”, il baccalà con pane e il gustoso polpo “à Lagareiro”,

rojões à Minhota con porridge di sarrabulho”

DOLCI TENTAZIONI

Confeitaria Clarinha
Da più di 70 anni, è considerata la migliore pasticceria di Guimarães e la sua vetrina straripa di torte e dolci appena preparati. Tante specialità della tradizione:  Torta de Guimarães , Douradinhase  e Toucinho-do-Céu ghiotta torta di mandorle.

I “VINI VERDI” DI GUIMARAES
Guimarães fa parte della regione vinicola del Vinho Verde, popolata da quintas locali, che producono l’omonimo vino, dal gusto fresco e leggero. Inaspettato e sorprendente.
La Strada del Turismo del Vino di Guimarães è composta da 10 aziende vinicole. aperte a ospitare visite e degustazioni. Alcune di queste quintas dispongono sia di ricercate residenze sia di alloggi rurali, che consentono un soggiorno nella calma della natura circostante.

Una “quinta” spettacolare : Casa de Sezim

Tra tutte vi segnaliamo la suggestiva Casa de Sezim , casa coloniale nata nel 1376, poco distante da Guimaraes. Circondata dai vigneti e foreste millenare, offre magniche sale e camere matrimoniali, decorate con arredi originali e suggestive stampe del 1800, quando già da allora il suo Vinho Verde era apprezzato.
Oggi dai locali vitigni, tra cui Loureiro, Arinto, Azal, la Casa produce meravigliosi vini come il Sezin DOC, Loureiro, Sauvignon Blanc oltre ai premiati Grande Escolha, Reserva.

Jose Paulo Pinto de Mesquita e i suoi vini prodotti a Casa de Sezim

DOVE ALLOGGIARE E MANGIARE BENE…

Hotel Da Oliveira
Nel cuore della città, nella Piazza omonima.
Tutte le camere sono dedicate a personalità storiche della città e sono dotate di aria condizionata, bagno privato con set di cortesia e asciugacapelli, TV via cavo a schermo piatto e tablet, minibar e balcone che si affaccia sulla bellissima Piazza.
Il personale vi accoglierà con simpatia e professionalità, nel salottino dell’ingresso troverete  the e tisane a disposizione degli ospiti e una biblioteca dove scegliere un libro e rilassarsi nella sala comune. Per conoscere meglio la zona circostante e il centro storico, la reception aperta 24 ore su 24 mette a disposizione degli ospiti i servizi di noleggio auto e biciclette

In più potrete cenare nel suo ristorante HOOL che nella sua sala storica, nel dehors e nell’ ampia terrazza propone un menù vario, compresi piatti tradizionali portoghesi e piatti internazionali.
Al timone della cucina troviamo la Chef Liliana Moura, mentre il menu vede la consulenza del pluripremiato Chef Vítor Matos.

CONOSCIAMO GLI CHEF

Liliana Moura

Liliana Moura è uno spirito libero e fantasioso. “Anche quando cucino a casa, mi racconta, pur amando inventare e sperimentare, mi piace ricorrere a prodotti tipici della cucina portoghese, come il nostro Quejo Ilha Sao George, un formaggio che vagamente ricorda il parmigiano che insaporisce un piatto vegetariano fatto con barbabietole, fichi, vaniglia e aceto balsamico.

Barbabietola e fichi insaporiti dal Formaggio dell ‘Isola San Giorgio“Hool propone una cucina dall’ influenza mediterranea, mi spiega Liliana, creativa e multisensoriale, utilizzando i migliori prodotti, freschi e genuini, dal produttore alla tavola, spesso trasformandoli ma senza cancellarli, mantenendone ed esaltandone tutto il gusto. Ogni ingrediente è accuratamente realizzato in sfumature di colore e trame diverse, creando composizioni visive accattivanti e appetitose.”


“Oltre al menu “a la Carta” troviamo “Raízes”, percorso attraverso le radici di prodotti, sapori e profumi di una cucina delicata e sensoriale mentre “Terra Mãe”,  un’avventura tra i prodotti e le loro origini, con senso di responsabilità per le loro culture e profondo rispetto per la terra e la sua essenza”

“Nel menu, continua Liliana, troverete molti vegetali del nostro territorio, come il couve galega, una particolare varietà di cavolo dal colore verde cupo, tipico del Portogallo che amo accoppiare al baccalà fritto nella nostra versione del “Bacalhau a La Narcisa””

La versione di HOOL del tradizionale “Bacalhau à la Narcisa”

” Sentimento, delicadeza, dedicação, amor, essência…”cosi definisce la sua cucina Vitor Matos, che ho incontrato per una breve intervista.

Buongiorno Vitor, domanda di rito: quale auto guida?
BMW M2 grigio chiaro. Mi piace molto la sua velocità e la sua giovinezza
Qual è stato un viaggio indimenticabile?

La Thailandia, per la sua diversità culturale e gastronomica, sono affascinato dalle sue spezie i dolci, le salse, i sapori di agrumi.

Un delizioso piatto di HOOL: capesante, burro “marinhas”, funghi morcella, finocchio gamberi, accompagnato da un vino bianco della Valle del Douro

Un luogo del suo territorio dove ritorna spesso?
Le Isole Azzorre, per la natura e la calma che mi trasmettono. Ogni volta che sono lì, mi sento più vivo e mi fa dimenticare tutto il resto.

Le isole Azzorre, famose per l’omonimo anticiclone che condiziona il meteo dell’Europa intera, sono un arcipelago nel mezzo dell’oceano Atlantico, regione autonoma del Portogallo. –

l piatto che “non scordera’ mai”?
La “Zuppa del contadino”, fatta in grandi pentole di ferro, cucinata da mia nonna. Semplice, schetta, Ineguagliabile!
C’è un piatto che ama mangiare solo se cucinato da qualcun altro?
(sorride) Certo, è il capretto cotto preparato in una tradizionale pentola di argilla nera e servito in una Tavera vicino alla mia città natale., in un ambiente accogliente, pieno di ricordi e grande fonte di ispirazione.

Il mezzo più comodo per raggiungere Guimaraes è il treno, dalla stazione di Sao Bento di Porto, circa 1 ora di viaggio.

INFO
Visit Guimaraes

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

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Guimaraes let’s spend a “vinho verde” great moment in the city where Portugal was born
By Cesare Zucca

Today we take you to Guimaraes, to discover a real medieval gem, a Unesco Heritage city that seems to have remained behind in time, small alleys surrounded by ancient houses, fourteenth-century palaces, churches, convents and local craft shops.

Guimaraes is considered the “cradle of the nation”, in fact Alfonso Henriques, the first King of Portugal, was born here and from here the history of the nation began.

TO BE SEEN
Largo da Oliveira, in the Old Town, where the Igreja de Nossa Senhora da Oliveira and the Gothic Loggia stand out
Convento de Santo António dos Capuchos –
Igreja de São Miguel, the church where King Alfonso I was baptized.

Palace of the Dukes of Braganza, built in 1400 in the style of French stately homes and characterized by 39 unusual brick chimneys. Inside is an imposing banquet hall with a splendid wooden ceiling and a rich collection of fine tapestries and Chinese porcelain.
The Castle built in the 10th century to protect the population from attacks by the Moors and Normans and later enlarged by King Afonso, who was baptized in the small Romanesque chapel next to the castle Park Penha beautiful natural site accessible by funicular

Plataforma das Artes and da Criatividade, museum and cultural center that exhibits the works of Josè de Guimaraes, one of the most important Portuguese painters

GREEN CITY

When solar energy replaces the stove for cooking sausages …

The city proclaims its devotion to the green to which it dedicates an entire week, populated by stalls, street food, vendiat of plants and flowers, all local products, while for a dip in the green and a spectacular view of the city, the Penha Park awaits you offering a beautiful natural site accessible by funicular

THE TYPICAL CUISINE OF GUIMARAES AND THE DISHES OF TRADITION

The art of good cooking and good eating is associated with the entire Minho region and Guimarães, with traditional recipes handed down from generation to generation. The local vegetable and legume soups triumph, such as turnips and beans. cabbage or the typical “green broth”.

il tipico “brodo verde”.

Bread finds its most traditional form in cornbread, and starters include roasted chorizo, cod meatballs, “cod handshake”, chicken gizzards, octopus in green sauce. Among the main dishes we point out the “rojões à Minhota with sarrabulho porridge”, the “pica-no-chão”, the “stuffed tripe”, the roasted young goat, the “racheado cod”, the cod with bread and the tasty octopus ” à Lagareiro “,

rojões à Minhota con porridge di sarrabulho”

SWEET TEMPTATIONS

Confeitaria Clarinha
For more than 70 years, it has been considered the best pastry shop in Guimarães and its showcase is overflowing with freshly made cakes and desserts. Many traditional specialties: Torta de Guimarães, Douradinhase and Toucinho-do-Céu delicious almond cake.

THE “GREEN WINES” OF GUIMARAES
Guimarães is part of the Vinho Verde wine region, populated by local quintas, which produce the wine of the same name, with a fresh and light taste. Unexpected and surprising.
The Guimarães Wine Tourism Route consists of 10 wineries. open to host visits and tastings. Some of these quintas have both refined residences and rural accommodations, which allow a stay in the calm of the surrounding nature.

Una “quinta” spettacolare : Casa de Sezim

Among all we point out the suggestive Casa de Sezim, a colonial house born in 1376, not far from Guimaraes. Surrounded by vineyards and millenary forests, it offers magnificent halls and double bedrooms, decorated with original furnishings and evocative prints from the 1800s, when its Vinho Verde was already appreciated since then.
Today from the local grape varieties, including Loureiro, Arinto, Azal, the House produces wonderful wines such as Sezin DOC, Loureiro, Sauvignon Blanc and see award-winning photos Grande Escolha, Reserva,

Jose Paulo Pinto de Mesquita with Casa de Sezim Wines

WHERE TO STAY AND EAT WELL …

Hotel Da Oliveira
In the heart of the city, in the square of the same name.
All rooms are dedicated to historical personalities of the city and are equipped with air conditioning, private bathroom with complimentary toiletries and hairdryer, flat screen cable TV and tablet, minibar and balcony overlooking the beautiful square.
The staff will welcome you with sympathy and professionalism, in the entrance lounge you will find tea and herbal teas available to guests and a library where you can choose a book and relax in the common room. To get to know the surrounding area and the historic center better, the 24-hour reception offers guests car and bicycle rental services.

In addition you can dine in its HOOL restaurant which in its historic hall, in the dehors and in the large terrace offers a varied menu, including traditional Portuguese dishes and international dishes.
At the helm of the kitchen we find Chef Liliana Moura, while the menu sees the advice of the award-winning Chef Vítor Matos.

LET’S MEET THE CHEFS

Liliana Moura

Liliana Moura is a free and imaginative spirit. “Even when I cook at home, she tells me, I love to invent and experiment, I like to use typical products of Portuguese cuisine, such as our Quejo Ilha Sao George, a cheese vaguely reminiscent of Parmesan cheese that flavors a vegetarian dish made with beets, figs, vanilla and balsamic vinegar”

Barbabietola e fichi insaporiti dal Formaggio dell ‘Isola San Giorgio

“Hool offers a cuisine with a Mediterranean influence, explains Liliana, creative and multisensory, using the best fresh and genuine products from the producer to the table, often transforming them but without deleting them, keeping them and enhancing all the flavor. Each ingredient is carefully crafted in different shades of color and textures, creating captivating and appetizing visual compositions. “

“In addition to the ” a la Carta ” menu you will find” Raízes “, a journey through the roots of products, flavors and aromas of a delicate and sensorial cuisine while” Terra Mãe “, an adventure between products and their origins, with a sense of responsibility for their cultures and deep respect for the earth and its essence “

“On the menu, continues Liliana, you will find many vegetables from our territory, such as couve galega, a particular variety of cabbage with a dark green color, typical of Portugal that I love to pair with fried cod in our version of” Bacalhau to La Narcisa “”

HOOL’s version of the traditional “Bacalhau à la Narcisa”

“Sentimento, delicadeza, dedicicação, amor, essência …” This is how Vitor Matos defines his cuisine about him, whom I met for a short interview.

Good morning Vitor, let’s start with the ritual question: which car do you drive?
BMW M2 light gray. I really like his speed of him and his youth
What was an unforgettable trip?
Thailand, for its cultural and gastronomic diversity, I am fascinated by its spices, sweets, sauces, citrus flavors.

A delicious dish of HOOL: scallops, marinhas butter, morcella mushrooms, fennel, prawns, accompanied by a white wine from the Douro Valley

A place in your territory where you often return?
The Azores Islands, for the nature and calm they transmit to me. Every time I’m there, I feel more alive and it makes me forget everything else.

The Azores islands, famous for the homonymous anticyclone that affects the weather of the whole of Europe, are an archipelago in the middle of the Atlantic Ocean, an autonomous region of Portugal. –

The dish that you “will never forget”?
The “Soup of the farmer”, made in large iron pots, cooked by my grandmother. Simple, schetta, incomparable!
Is there a dish that you love to eat only if it is cooked by someone else?
(smiles) Of course, it’s the cooked kid prepared in a traditional black clay pot preparared in a tipical restaurant in Tavera near my hometown, such a welcoming environment, full of memories and a great source of inspiration.

The most convenient way to reach Guimaraes is by train, from Sao Bento station in Porto, about 1 hour journey.

INFO
VISIT GUIMARAES
CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 



OLTRE CANOVA: UN WEEKEND SULLE PROSECCO HILLS

Di Raffaele d’Argenzio

Ecco un Weekend con Gusto, con il gusto del buono e il gusto italiano del bello, che si sublimano questa volta in un Wine Weekend dal Massiccio del Grappa alle colline dell’Asolano, dove si trovano l’arte del Canova ed il vino spumante più venduto al mondo.

Facciata della Gipsoteca – museo Canoviano

Ma come scegliere il percorso del nostro weekend? Varie indicazioni le abbiamo trovate sul sito visitproseccohills.itquello di una dinamica rete di imprenditori locali innamorati del proprio territorio, che insieme al buono dell’enogastronomia vogliono farne scoprire anche il bello.

DA POSSAGNO AD ASOLO, DA CANOVA ALLA DUSE

Non si può non cominciare che da Possagno, dove il 1° novembre 1757 nacque il celebre scultore Antonio Canova, di cui nel 2022 si sono celebrati i 200 anni dalla morte, avvenuta a Venezia il 13 ottobre1822.

Calchi in gesso delle opere di Canova alla Gipsoteca

Qui, oltre alla casa natale, c’è la Gypsotheca, con i calchi in gesso delle sue opere, comprese anche quelle gigantesche, che oggi si trovano sparse in tutto il mondo. La Gypsotheca consente quindi di vedere in un solo giorno tutta la sua produzione. Recentemente, a queste opere si è aggiunto anche il quadro da poco ritrovato della Maddalena Penitente. 

Riproduzioni delle opere di Canova

Importanti sono poi i bozzetti in gesso o in terracotta che Canova creava prima di realizzare l’opera in marmo. Il piccolo Antonio nacque da una famiglia di scalpellini che, visto il suo talento, lo mandò a bottega a Venezia.

Bozzetti di Canova

Da Venezia si spostò poi a Roma dove, ispirandosi all’arte dell’antichità, diventò il maggior rappresentante del Neoclassicismo. A Possagno si trova anche il maestoso tempio che custodisce le sue spoglie.

Il tempio in cui riposa Antonio Canova

Dopo Canova ci aspetta l’incontro con Eleonora Duse, ad Asolo, interessantissimo borgo che dà il nome anche all’Asolo Prosecco Superiore DOCG, che occupa la parte centrale della scala del Prosecco.

Il castello di Asolo

I suoi portici, il castello, la Rocca, i panorami, la casa della Cornaro regina di Cipro e la casa di Eleonora Duse ne fanno una tappa interessante e coinvolgente. La mitica attrice qui si riposava dopo le sue stancanti tournée nel mondo, raggiunta talvolta da Gabriele D’Annunzio, e proprio qui ora giace nel cimitero di Asolo, accanto alla chiesa di Sant’Anna.

Casa di Eleonora Duse ad Asolo

Da non dimenticare la camera 202 dell’Albergo Al Sole, dove lei amava soggiornare durante i lavori di restauro della sua casa. E se ai suoi tempi in questo albergo si mangiava bene come adesso, capiamo meglio perchè lo avesse scelto.

Weekend sulle Prosecco Hills

Ma a proposito di gusto per la cucina locale, è interessante il ristorante ANTICA ABBAZIA, a Borso del Grappa, dove si gustano prodotti locali ed anche birre artigianali di loro produzione, oltre naturalmente al Prosecco d’Asolo. Di questo ristorante ci ha colpito favorevolmente lo spazio che il proprietario Emanuele dà ai giovani: dal direttore di Sala allo chef. Naturalmente sotto il suo occhio vigile. Da ricordare gli gnocchi con i funghi e le porzioni stellari, spaziali, non da ristorante stellato.

Uno dei piatti del menù del ristorante Antica Abbazia e le Cantine di Villa Sandi

ALTRE TAPPE DA NON PERDERE

Altre tappe che consigliamo sono la maestosa cantina Villa Sandi, in villa stile palladiano, con oltre un chilometro di cantine, a Crocetta del Montello. La palladiana Villa Maser, patrimonio UNESCO, del 1550, con l’effervescente ristorante Ca’ Diamante.

Villa Sandi e una delle botti della sua cantina da cui nasce il Prosecco

A Cornuda è da visitare assolutamente la La Tipoteca Italiana, il più importante polo museale dell’arte della stampa, da Gutenberg a oggi, per capire da dove veniamo e quanto si deve alla stampa. Importante è anche vedere il percorso della grafica e della comunicazione.

Una sala della Tipoteca

Ma non finisce qui, ci sono altre cose da assaporare per il nostro gusto del buono e del bello. Ma ve ne parleremo in un prossimo weekend.




Vienna, città imperiale, verde, eclettica e… al dolce sapore di Torta Sacher

(Sacher Torte ‘s recipe in English at the end of article)

di Cesare Zucca

Un weekend del bello e del gusto?
La risposta è Vienna, città eclettica che spazia dall’Art Nouveau, al gotico, al barocco, al celebre “Ringstraßenstil”. Vi aspetta una città d’arte, storia, innovazione e delizie-enogastronomiche.
GREEN
Vienna è una delle città più verdi del mondo Più di duemila parchi e giardini , il Prater, Vienna Woods e Lobau n il Wienerwald (il bosco viennese), i vigneti e l’area del Danubio mentre nel Volksgarten in primavera troverete più di 400 varietà di rose.

Il Prater

MUSICA
Vienna è musica: la Filarmonica, l’Opera e l’Orchestra Sinfonica. In questa cittò hanno vissuto Franz Schubert, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, di cui potrete visitare la casa.

Nella casa di Beethoven

LE STELLE BIANCHE
La Scuola di Equitazione Spagnola, patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO e unica istituzione al mondo che pratica l’equitazione classica nata dall’alta scuola del Rinascimento, dove potrete ammirare stupefacenti coreografie dei cavalli lipizzanI in armonia con la musica.
Attenzione: niente foto, niente flash, potrebbero infastidire i cavalli.

KLIMT
Visita d’obbligo al lussuoso  Palazzo Belvedere dove vi aspetta il ‘Bacio’, di Klimt, icona univesale di eros e bellezza. Vi consiglio di visitare anche la sua casa-atelier nel 13° distretto, dove scoprirete attrezzi, tele, abiti e le famose modelle particolarmente significative nella vita dell’Artista.

L’atelier di Klimt

MUSEI
Hofburg , Museumsquartier, Kunsthistorisches con opere d’arte degli Asburgo e Klimt, e il Museo Albertina che ospita periodicamente delle mostre straordinarie.

VIENNA E LA TORTA SACHER: DOVE MANGIARE

Labstelle Wien, gastronomia di alto livello, ottimo pesce e verdure del blün.
Se invece volete gustare la tipica eno-gastronomia austriaca, tuffatevi in una delle taverne heuriger, dove impera la tradizionale wiener schnitzel, di taglio bovino o maiale. 

Tra le più frequentate la Stift St Peter, Heuriger Sirbu, Welser nei borghi di Oberlaa, Mauer e Hernals e quelle nei quartieri di Stammersdorf e Strebersdorf al di là del Danubio.

Una succulenta wiener schnitzel,

IN CARROZZA!
Godetevi la città con un giro in  ‘flaker’  tradizionale carrozza trainata da cavalli. Scoprirete piazze fino ai viali dei parchi del Castello di Schönbrunn, dove un tempo soggiornò l’Imperatore Franz e l’ imperatrice Sissi. A proposito di Sissi, sapevate che la bellissima imperatrice andava pazza per le dolcissime violette di zucchero che troverete un po’ dappertutto.

L’Imperatrice Sissi e le sue violette di zucchero

VINO
Gemischte Satz, la vigna mista, i vitigni di Veltliner, Riesling, Pinot Bianco o vari vini rossi. Tra i vini più amati: Gemischte Satz, Grüne Veltliner o Blaue Zweigelt.

Il popolare Blaue Zweigelt.

La degustazione più suggestiva sarà nel Abbazia di Klosterneuburg.  Nella sua storica cantina, che vanta 900 anni di  produzione vinicola, vi aspetta un’imperdibile visita guidata e una degustazione vini nella più antica azienda vinicola dell’Austria. Attraverso un’esplorazione suggestiva e istruttiva del complesso di cantine barocche che, sostenuto da muri di mattoni spessi un metro, si estende su quattro livelli fino a una profondità di 36 metri.

L’ Abbazia e la Cantina di Klosterneuburg

i SUGGESTIVI “CAFE'”
Vienna ha una lunga tradizione nella cultura del caffè, Cosa meglio di un caffè servito con tutte le regole e magari accompagnato da un dolce viennese?

Un Cafè viennese, tra dolci squisitezza. selfie di rigore….

Ecco la mia top list
Hawelka Famosi buchten, bigné alla vaniglia.
Landtmann 125 anni. Qui sono tutti passati, da Freud a Lady Gaga
Mozart Torta di biscotto, crema ai pistacchi, mousse di cacao
Sperl Marmi e specchi fine ‘800. Frequentato dai veri viennesi
Central  Spettacolare ma troppo turistico

L’ICONICA E MERAVIGLIOSA TORTA SACHER
Impossibile lasciare Vienna senza aver visitato il Cafè Sacher per gustatare una fetta di Torta Sacher, orgoglio nazionale, dolce simbolo della città e forse la torta al cioccolato più famosa del mondo.
Fu inventata nel 1832 dall’allora sedicenne Franz Sacher per il principe Klemens von Metternich e da allora ha conquistato il mondo. Da degustare con un caffè, un the o con un buon vino locale.  Abbiamo scoperto la ricetta di Ernst Knam, uno dei Maestri Pasticceri più conosciuti e ve la raccontiamo .

Ernst Knam e gli ingredienti della “sua” Torta Sacher. (Foto Courtesy Facebook )

TORTA SACHER

Ingredienti
75 gr. cioccolato fondente a pezzetti
65 gr. burro
20 gr. zucchero a velo
qb un pizzico di vaniglia in polvere
3 uova
90 gr. zucchero semolato
65 gr. farina 00
250 gr. crema ganache
150gr. confettura di albicocche
qb burro e farina per lo stampo
Ingredienti per la ganache
250 ml. panna liquida
375 gr. cioccolato fondente in pastiglie o a pezzetti
Preparazione
Versate la panna in una casseruola e mettetela a scaldare sul fuoco.
Portatela in ebollizione, poi aggiungete il cioccolato fondente.
Mescolate accuratamente con un cucchiaio di legno, finché il cioccolato non si sarà completamente sciolto e ben amalgamato con la panna.
Raccogliete il cioccolato fondente in una ciotola; quindi fatelo fondere a bagnomaria. Intanto, in una terrina, montate con una frusta il burro con lo zucchero a velo, il sale e la vaniglia. Quando il composto é ben amalgamato, unisci un po’ alla volta i tuorli leggermente sbattuti, mescolate e aggiungete il cioccolato fuso.
A parte, in una ciotola ampia, montate a neve con una frusta gli albumi insieme allo zucchero e uniteli delicatamente all’impasto.
Mescolate con cura fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Versate il tutto in uno stampo imburrato e infarinato del diametro di circa 22-24 cm e ponete nel forno preriscaldato a 170°C per 35-40 minuti.
Sfornare la torta e lasciatela raffreddare; quindi toglietela dallo stampo, capovolgendola delicatamente. Tagliatela a metà in senso orizzontale con un coltello sottile, a sega, in modo da ottenere 2 dischi.
Preparare ora la ganache. Portate a bollore la panna in un pentolino e versarvi il cioccolato tritato o in pastiglie, amalgamare con una frusta sino a quando la ganache non sarà del tutto emulsionata. Con una spatola stendetene uno strato sul primo disco e chiudete la torta con il secondo disco.
Spalmate la confettura su tutta la superficie della torta; quindi ricoprite il dolce con la rimanente ganache. Mettete in frigorifero per 20 minuti finché la glassa non si solidifica.

L’originale “Sacher Torte “servita nell’Hotel Sacher , Vienna

CIOCCOLATO… DOVUNQUE! 
Visto che siete lì…. perchè non godersi un momento davvero indimenticable…
Nella Sacher Spa godete di coccole per il corpo e l’anima , grazie ai trattamenti che combinano gli ingredienti più preziosi della fava di cacao per un piacere esclusivo e per il massimo del benessere.  Nei trattamenti viene utilizzata una gamma di prodotti teneri, cremosi e profumati: la linea Time to Chocolate®, pensata per addolcire l’anima e nutrire la pelle, lasciandola più morbida e levigata che mai. Ricchi di effetti nutrienti e vitali, i prodotti sono la ricreazione ideale per la pelle delle clienti. La cura cremosa al cioccolato, in particolare il burro di cacao, fornisce risultati immediati, una pelle più soda e garantisce un aspetto radioso con un effetto duraturo.

INFO
www.klimtvilla.at
www.wien.info/
www.austria.info

For the English version of the htstory and the recipe of the SACHER CAKE, Just click Next>

Here the story and the recipe of the …
THE ICONIC AND WONDERFUL SACHER CAKE


It is impossible to leave Vienna without visiting the Cafè Sacher to enjoy a slice of the Sacher cake, national pride, sweet symbol of the city and perhaps the most famous chocolate cake in the world.

.
It was created in 1832 by the then 16-year-old Franz Sacher for Prince Klemens von Metternich and has since conquered the world. To be enjoyed with a coffee, a tea or a good local wine. We have discovered the recipe of Ernst Knam, one of the best known Master Pastry Chefs and we will tell you about it.

Ernst Knam e gli ingredienti della “sua” Torta Sacher. (Foto Courtesy Facebook )

SACHER TORTE

Ingredients
75 g. chopped dark chocolate
65 g. butter
20 g. powdered sugar
a pinch of vanilla powder to taste
3 eggs
90 g. caster sugar
65 g. flour 00
250 g. Ganache cream
150gr. Apricot jam
to taste butter and flour for the mould
Ingredients for the ganache
250ml. liquid cream
375 g. dark chocolate in pellets or pieces
Preparation
Pour the cream into a saucepan and heat it over the heat.
Bring to the boil, then add the dark chocolate.
Mix thoroughly with a wooden spoon until the chocolate has completely melted and well blended with the cream.
Collect the dark chocolate in a bowl; then let it melt in a water bath. Meanwhile, in a bowl, whip the butter with the icing sugar, salt and vanilla with a whisk. When the mixture is well blended, add the lightly beaten egg yolks a little at a time, mix and add the melted chocolate.
Separately, in a large bowl, whip the egg whites with a whisk until stiff together with the sugar and gently fold them into the mixture.
Mix carefully until a homogeneous mixture is obtained.
Pour everything into a buttered and floured mold with a diameter of about 22-24 cm and place in the preheated oven at 170°C for 35-40 minutes.
Take the cake out of the oven and let it cool; then remove it from the mold, gently turning it upside down. Cut it in half horizontally with a thin, saw-like knife, in order to obtain 2 discs.
Now prepare the ganache. Bring the cream to the boil in a saucepan and pour in the chopped chocolate or in tablets, mix with a whisk until the ganache is completely emulsified. With a spatula, spread a layer of it on the first disc and close the cake with the second disc.
Spread the jam over the entire surface of the cake; then cover the dessert with the remaining ganache. Refrigerate for 20 minutes until the glaze sets.

The original “Sacher Torte” served in the Hotel Sacher, Vienna

 




Umbria: Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni

di Raffaele d’Argenzio

Umbria, Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni. A volte capita un colpo di fortuna e a me è capitato d’affacciarmi un mattino da un’antica finestra e vedere quel miracolo della natura che è l’Umbria.

Qui è più facile che appaiano magie. Una terra senza tempo che muore e rinasce per restare sempre la stessa. È stato un lungo weekend, forse davvero po’ magico, alla scoperta di cantine, indicatemi dall’efficiente e ospitale Movimento Turismo del Vino dell’Umbria. Ma oltre le cantine, ho scoperto, a volte riscoperto, borghi, chiese, castelli e inaspettati musei come quello del Vetro a Piegaro e quello di Narni sotterranea.

Senza accennare alle tracce dei Cavalieri Templari e a quelli di Malta, che qui ancora risiedono nel Castello di Magione. Cavaliere anch’io, cavalcando una penna ed un taccuino, prima di raccontavi le tappe di questo lungo weekend, ringrazio l’Umbria con queste mie parole che, se volete, potreste chiamarle poesia.

UMBRIA D’AUTUNNO

Chiese e Castelli si tingono d’antico
mentre il cuore verde ruba l’oro ai suoi tramonti.
Le vigne ora sono strade ricamate 
e nelle etrusche cantine il  vino riporta
un caldo ricordo nelle vene.
E le foglie diventano farfalle.
Raffaele d’Argenzio, novembre 2022

A Orvieto, alla scoperta del vino degli Etruschi ai giorni nostri

La storia di Orvieto è, senza dubbio, segnata dal vino fin dall’epoca degli Etruschi, che per primi vi coltivarono la vite, intuendo peraltro le potenzialità del terreno tufaceo della zona per la vinificazione. Anche successivamente il vino ebbe una valenza notevole sul territorio se, come testimonia un importante documento conservato nell’archivio del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto proprio il vino veniva usato come moneta per il pagamento delle maestranze. Non di meno, oggi, il vino è prodotto simbolo del territorio, che gode, dal 1971, anche della Denominazione di Origine Controllata.

Il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto

La visita a Orvieto non può prescindere dal maestoso Duomo, una delle più importanti testimonianze architettoniche e artistiche del tardo Medioevo, in cui spiccano la facciata riccamente decorata e gli splendidi affreschi di Luca Signorelli, che adornano la Cappella Nova.

La Cappella Nova con gli affreschi di Luca Signorelli

Una passeggiata per il centro storico ci permetterà di scoprire la grande importanza rivestita da Orvieto in ogni epoca, di cui sono testimoni silenziosi i suoi numerosi monumenti, palazzi e musei. La visita a Orvieto, tuttavia, non può prescindere dalla conoscenza delle sue cantine e delle produzioni enologiche.

Il Duomo di Orvieto in tutta la sua bellezza

L’offerta enoturistica del territorio orvietano è particolarmente ricca. Noi di Weekend Premium, in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino dell’Umbria, abbiamo visitato alcune cantine di Orvieto e della vicina Ficulle.

Umbria: Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni. Palazzone, cantina e boutique hotel con vista sulla città

Realizzata in un antico ospitale per pellegrini risalente al Trecento, Palazzone è cantina e boutique hotel, gestito dalla famiglia Dubini. La struttura, storica e dotata di tutti i comfort, è circondata dai vigneti, con una meravigliosa vista su Orvieto e su Rocca Ripesena, permettendo un soggiorno rilassante e di qualità. È possibile anche effettuare diverse esperienze degustative degli ottimi vini della cantina, che esprimono bene il carattere del territorio.

La cantina Palazzone si trova in un edificio del Trecento

Per informazioni e prenotare il soggiorno o una delle degustazioni proposte: www.palazzone.com

Alle Cantine Neri il vero “vino degli Etruschi”

Immersa nel verde delle colline orvietane, in un alternarsi di vigneti e oliveti, Cantine Neri firma una produzione boutique di vini bianchi e rossi, oltre a una apprezzata Muffa nobile, per cui l’azienda è nota anche all’estero. Il turista ha l’opportunità di fare interessanti visite guidate ai luoghi di produzione, tra cui un’antica tomba etrusca, usata per l’invecchiamento e degustazioni di vino e prodotti del territorio.

La sede delle Cantine Neri

È possibile prenotarle direttamente online sul sito www.cantineneri.it

Castel Noha, fra tradizione e innovazione

A pochi chilometri da Orvieto, nel territorio di Ficulle, la Cantina Castel Noha è il frutto del progetto enologico di Valentino Cirulli, che parte dalla tradizione vitivinicola umbra per combinarsi con una visione decisamente moderna della produzione e del ruolo della cantina. A caratterizzarla, l’uso di tecnologie all’avanguardia e la presenza di spazi per ristorazione, eventi e degustazioni. Castel Noha si presenta, dunque, come sintesi perfetta fra tradizione e innovazione.

Veduta di Castel Noha

Info e prenotazioniwww.castelnoha.com

Nella Tenuta Vitalonga nascono i vini bio

Alla Tenuta Vitalonga la tradizione etrusca del vino è ancora fortemente presente nelle antiche grotte e nella tecnica delle “viti maritate”, molto usata nella zona.  Passeggiando tra le vigne non è difficile imbattersi in conchiglie preistoriche che raccontano come un tempo queste terre fossero sommerse dal mare. Paesaggi unici, Vini rigorosamente bio che nascono in stretto contatto con il territorio e che lo rappresentano in ogni bottiglia.

I vigneti della Tenuta Vitalonga a Ficulle

Info e prenotazioni: www.vitalonga.it

Il nostro wine weekend in Umbria continua. Nella seconda e ultima puntata andremo alla scoperta della tradizione vitivinicola del Lago Trasimeno, dei sui prodotti tipici e del Museo del Vetro, ci sposteremo poi al Castello di Magione, passeremo per Madrevite, per poi concludere la nostra avventura nelle splendide Narni e Amelia.




Monferrato nel calice: alla scoperta della Azienda agricola Montalbera

(italian and english version)

Benvenuti nella parte occidentale della Provincia di Asti, tra il fiume Tanaro e le ripide colline del Moscato, caratterizzata da un paesaggio prevalentemente collinare, arricchito da borghi storici tra cui Moncalvo, Grazzano Badoglio, Montemagno, Vignale, tante piccole perle in un mare di colline e paesaggi vitivinicoli divenuti patrimonio dell’UNESCO. Scoprirete gli infernot, antichissime cantine sotterranee dove da secoli si mette il vino ad affinare, grazie alla temperatura costante e il grado di umidità, ideali per invecchiare e affinare spumanti e vini, Vi apettano tanti borghi da scoprire, ognuno con le proprie delizie gastronomiche locali e vini eccellenti.

Torre di S,Guido a Montemagno

Pochi chilometri e siamo a Castagnole Monferrato, dove scopriamo l’Azienda agricola Montalbera, una suggestiva struttura che, oltre alla produzione di vini doc, offre una showroom per degustazioni vini, sale relax, sessioni di yoga nella barricai, piscina con idromassaggio affacciata sui vigneti,

Tutt’intorno, trionfa un vero anfiteatro di vigne dove nascono molte varietà di vini (Barbera d’Asti, Grignolino, Viognier, Monferrato Nebbiolo) e “last but not least” il Ruchè docg, un rosso prodotto da un vitigno autoctono, rinato grazie alle ricerche di Franco Morando. Vengono lavorate le particelle più selezionate come il Ruché Laccento e il Ruché Limpronta e 12 mesi di legno per avere la Docg

Tutto è cominciato negli anni Ottanta, quando la famiglia Morando ha iniziato (e continua) ad acquisire terreni oltre agli attuali 175 ettari. Grazie a loro è avvenuta la rinascita del Ruchè, un rosso prodotto da un vitigno autoctono omonimo tipico di otto paesi e altre varietà (Barbera d’Asti, Grignolino,Viognier, Monferrato Nebbiolo) Ruchè è un vino dal carattere inconfondibile dallo sgargiante color rosso granato, ai piacevoli sentori floreali di rosa e viola, le note fruttate di albicocca e la speziatura che emerge con l’evoluzione lo rendono immediatamente riconoscibile nel bicchiere.

 

Oggi il Ruchè è conosciuto e apprezzato sulle tavole nazionali ed internazionali per le sue caratteristiche uniche ed affascinanti che hanno origine da questo straordinario terroir. “ Il Ruché per il Monferrato è un sogno, una meraviglia, rappresenta la possibilità di emergere per tutto il territorio” racconta il Ceo Franco Morando, che, per la prima volta ha voluto applicare su un vitigno a bacca nera la tecnica e lo studio della vendemmia notturna, che già da diversi anni l’azienda aveva realizzato sui vini bianchi

Franco Morando

L’assaggio del Barbera d’Asti Superior, ci porta in un mondo di eccellenze, dove spiccano i ruchè LA TRADIZIONE,  LACCENTO, LIMPRONTA  Parliamo di vini caldi, piacevole e di rara setosità, dal profumo Intenso, persistente con sentori di petali di rosa e frutti di bosco che evolgono in spezie orientali e pepe nero.

E le bollicine?
Scoprite gli Extra Dry, Cuvée Rosé e Cuvée Blanche Metodo Martinotti e l ’ottimo 120+1 un, lasciatemelo dire, champagne piemontese. Un progetto sposato dall’enologo Luca Caramellino e concluso da Morando. “La prima bottiglia stappata dovrà riposare 40 giorni, poi il mio giovane campione sarà presentato a Parigi, in Francia. Perché il nostro 120+1 è a tutti gli effetti uno ‘champagne’, Io condivido….

DOVE DORMIRE

Per chi volesse passare una notte da sogno, magari dopo un tour in cantina e una ricca degustazione dei vini Montalbera accompagnata dalle delizie delle eccellenze gastronomiche del territorio…. beh, proprio girato l’angolo potrà alloggiare in una delle Wine Suites, quattro alloggi indipendenti dove accoglienza, servizio, privacy, relax, confort e un panorama mozzafiato sono garantiti… Vi verrranno consegnate le chiavi, proprio come se foste a casa vostra: riservatezza e squisita accoglienza rendono il soggiorno indimenticabile.

Un ringraziamento speciale a Franco Morando, Eleonora, Veronica, Daniel e tutto il fantastico team Montalbera

English version

English version

In Castagnole Monferrato (Asti) in Piedmont, Italy, we discovered the Montalbera farm, a suggestive structure which, in addition to the production of excellent wines, offers a showroom for wine tastings, relaxation rooms, yoga sessions in the barrel room, swimming pool and jacuzzi overlooking the vineyards.

All around triumphs a true amphitheater of vineyards where many varieties of wines are born (Barbera d’Asti, Grignolino, Viognier, Monferrato Nebbiolo) and “last but not least” the Ruchè docg, a red produced from an indigenous vine, reborn thanks to the research of Franco Morando whose the most selected particles such as Ruché LACCENTO and Ruché LIMPRESA are processed 12 months of wood to obtain the Docg.i.

Here is an extremely elegant, silky, warm wine on the palate, with a great balance that reflects the international taste of the modern taster and attentive to innovative pleasures, matured in steel tanks and subsequently bottled positioned horizontally at a controlled temperature, Ruchè is a wine with an unmistakable character with a bright garnet red colour, pleasant floral hints of rose and violet, fruity notes of apricot and the spiciness that emerges with evolution making it immediately recognizable in the glass

Today Ruchè is known and appreciated on national and international tables for its unique and fascinating characteristics which originate from that extraordinary terroir that is Monferrato.
Oggi il Ruchè è conosciuto e apprezzato sulle tavole nazionali ed internazionali per le sue caratteristiche uniche ed affascinanti che hanno origine da quello straordinario terroir che è il Monferrato.

“For Monferrato, Ruché is a dream, a wonder, it represents the possibility of emerging for the entire territory” says CEO Franco Morando, who, for the first time, wanted to apply the technique and study of the night harvest, which the company had already carried out on white wines for several years

 

Franco Morando

Tasting the Barbera d’Asti Superiore, we realize that we are in a universe of excellency.
Among the Montalbera ruchès, LA TRADIZIONE, LACCENTO and LIMPRONTA stand out. Tasting the Barbera d’Asti Superire, we realize that we are in a universe of warm wines  , pleasant and of rare silkiness with an intense, persistent aroma with hints of rose petals and wild berries in jam. uby bone tending towards garnet, Intense, persistent with tending aromatic memories and typical hints of berries, which evolve into oriental spices and black pepper.

What about sparkling ?
Discover the Extra Dry, Cuvée Rosé and the Cuvée Blanche Metodo Martinotti, while the120+1 stands out, as a true Piedmontese champagne. A project embraced by the oenologist Luca Caramellino and concluded by Morando. “The first bottle uncorked will have to rest for 40 days, then my young sample will be presented in Paris, France. Because our 120+1 is in all respects a ‘champagne’.

For those who want to spend a dream night, perhaps after a tour of the cellar and a rich tasting of Montalbera wines accompanied by the delights of the gastronomic excellence of the area… well, just around the corner you can stay in one of the Wine Suites, four independent accommodations where hospitality, service, privacy, relaxation, comfort and a breathtaking view are guaranteed… You will be given the keys, just as if you were at home: confidentiality and exquisite hospitality make your stay unforgettable.

The different types of Suites are characterized by elegant simplicity and furnishings that recall the typical “Tropeziana” tradition with furnishings and design elements that blend well with the surrounding natural context, always respecting the historicity of the terroir.

Montalbera, attentive to sustainability, including social sustainability, has changed the working hours of the 22 workers in the countryside, which become more than 90 during the harvest, moving them to less hot and muggy moments of the day, in the morning from 6am while the evening harvest begins in the late afternoon.

 

 




Weekend alla scoperta dei vini del Monferrato Astigiano

(italian and english version)

Benvenuti nella parte occidentale della Provincia di Asti, tra il fiume Tanaro e le ripide colline del Moscato, caratterizzata da un paesaggio prevalentemente collinare, arricchito da borghi storici tra cui Moncalvo, Grazzano Badoglio, Montemagno, Vignale, tante piccole perle in un mare di colline e paesaggi vitivinicoli divenuti patrimonio dell’UNESCO. Scoprirete gli infernot, antichissime cantine sotterranee dove da secoli si mette il vino ad affinare, grazie alla temperatura costante e il grado di umidità, ideali per invecchiare e affinare spumanti e vini,.

Asti

Gli amati del bello troveranno luoghi storici e notevoli strutture d’arte a cominciare da Palazzo Mazzetti di Asti, il capoluogo della provincia che fu “Municipium” romano, poi sede del ducato di Asti e del Ducato longobardo ricordati nell’ annuale Palio Storico tra i più antichi d”Italia, che offre al pubblico uno spettacolo senza eguali grazie alla corsa di cavalli montati senza sella.

Le bandiere del Palio Astigiano nelle strade della città.


Vi aspettano Palazzo Alfieri, il Museo del Risorgimento, il Castello medioevale, la suggestiva Torre di San Vittore a Montemagno e tanti borghi da scoprire, ognuno con le proprie delizie gastronomiche locali e vini eccellenti.

Torre di S,Guido a Montemagno

Pochi chilometri e siamo a Castagnole Monferrato, dove scopriamo l’azienda agricola Montalbera, una suggestiva struttura che, oltre alla produzione di vini doc, offre una showroom per degustazioni vini, sale relax, sessioni di yoga nella barricai, piscina con idromassaggio affacciata sui vigneti,

Tutt’intorno, trionfa un vero anfiteatro di vigne dove nascono molte varietà di vini (Barbera d’Asti, Grignolino, Viognier, Monferrato Nebbiolo) e “last but not least” il Ruchè docg, un rosso prodotto da un vitigno autoctono, rinato grazie alle ricerche di Franco Morando. Vengono lavorate le particelle più selezionate come il Ruché Laccento e il Ruché Limpronta e 12 mesi di legno per avere la Docg

Tutto è cominciato negli anni Ottanta, quando la famiglia Morando ha iniziato (e continua) ad acquisire terreni oltre agli attuali 175 ettari. Grazie a loro è avvenuta la rinascita del Ruchè, un rosso prodotto da un vitigno autoctono omonimo tipico di otto paesi e altre varietà (Barbera d’Asti, Grignolino,Viognier, Monferrato Nebbiolo) Ruchè è un vino dal carattere inconfondibile dallo sgargiante color rosso granato, ai piacevoli sentori floreali di rosa e viola, le note fruttate di albicocca e la speziatura che emerge con l’evoluzione lo rendono immediatamente riconoscibile nel bicchiere.

 

Oggi il Ruchè è conosciuto e apprezzato sulle tavole nazionali ed internazionali per le sue caratteristiche uniche ed affascinanti che hanno origine da questo straordinario terroir. “ Il Ruché per il Monferrato è un sogno, una meraviglia, rappresenta la possibilità di emergere per tutto il territorio” racconta il Ceo Franco Morando, che, per la prima volta ha voluto applicare su un vitigno a bacca nera la tecnica e lo studio della vendemmia notturna, che già da diversi anni l’azienda aveva realizzato sui vini bianchi

Franco Morando

L’assaggio del Barbera d’Asti Superior, ci porta in un mondo di eccellenze, dove spiccano i ruchè LA TRADIZIONE,  LACCENTO, LIMPRONTA  Parliamo di vini caldi, piacevole e di rara setosità, dal profumo Intenso, persistente con sentori di petali di rosa e frutti di bosco che evolgono in spezie orientali e pepe nero.

E le bollicine?
Scoprite gli Extra Dry, Cuvée Rosé e Cuvée Blanche Metodo Martinotti e l ’ottimo 120+1 un, lasciatemelo dire, champagne piemontese. Un progetto sposato dall’enologo Luca Caramellino e concluso da Morando. “La prima bottiglia stappata dovrà riposare 40 giorni, poi il mio giovane campione sarà presentato a Parigi, in Francia. Perché il nostro 120+1 è a tutti gli effetti uno ‘champagne’, Io condivido….

DOVE DORMIRE

Per chi volesse passare una notte da sogno, magari dopo un tour in cantina e una ricca degustazione dei vini Montalbera accompagnata dalle delizie delle eccellenze gastronomiche del territorio…. beh, proprio girato l’angolo potrà alloggiare in una delle Wine Suites, quattro alloggi indipendenti dove accoglienza, servizio, privacy, relax, confort e un panorama mozzafiato sono garantiti… Vi verrranno consegnate le chiavi, proprio come se foste a casa vostra: riservatezza e squisita accoglienza rendono il soggiorno indimenticabile.

Prossima tappa
La storica Distilleria Mazzetti d’Altavilla Monferrato fin dal 1846 produce grappa, curandone la distillazione, effettuata con una fonte di calore che crea l’evaporazione delle parti volatili di una sostanza ad una precisa temperatura e la ricondensazione del vapore in liquido. Varcata la porta di ingresso il visitatore può immergersi in un concentrato di storia, leggenda, natura ed ancora arte, profumi e aromi. La sua Torre Panoramica con il percorso di salita alla cima condito da racconti e curiosità, regala la vista a 360° sull’arco collinare e alpino mentre la Distilleria e la Barricaia accolgono i visitatori.
In una terra di “ruchè” non poteva mancare la Grappa 7.0 
che in soli tre anni ha saputo far breccia nel palato della new generation. Con zero impatto ambientale degli impianti di produzione, l’uso di fonti energetiche rinnovabili e un packaging moderno che strizza l’occhio alla tradizione, la 7.0 fa da scenario glamour a un distillato d’elite che esprime i sentori  per una generazione curiosa ed esigente.

Oltre al ruchè troverete innumerevoli grappe di vino: moscato, barolo, brachetto, barbaresco oppure suadenti gusti di caffè. mirtillo, fragola. limone e tanta altra frutta accuratamente selezionata, raccolta fresca in stagione, per poter dare tutto il suo meglio.

Volete sorprendere i vostri ospiti?
Gran finale tavola con i simpaticissimi “Zuccherini Spiritosi”, perfetti flambè dopo-pasto che , accanto ai gusti tradizionali, propongono nuovi intriganti sapori, come l’assenzio, lo zenzero con arancia e caffè, rosa canina, liquirizia e menta…
Accendeteli e decorare il vostro piatto all’ insegna del gusto e dello stupore. Successo garantito!

Continuiamo il nostro viaggio enologico per arrivare a Vignale Monferrato, dove sorge (è proprio il caso di dirlo) il futuristico ingresso della Cantina Hic et Nunc, un progetto visionario, contemporaneo, esperienziale, capitanato da Massimo Rosolen e Valentina Pascarella e da un team giovane, accompagnato e guidato da professionisti del settore.

Potrete visitare i vigneti, la cantina, degustare i loro vini in abbinamento con i sapori del territorio, fare shopping nel wine shop. Una vera full immersion per chi vuole approfondire gli aspetti più enologici e per chi vuole unire l’esperienza con il pernottamento in una delle sette accoglienti camere e magari un tuffo in piscina.
Un luogo “trasparente” dove le grandi vetrate sui vigneti permettono agli ospiti di gettare l’occhio sull’esterno e l’interno della produzione vitivinicola, seguendo l’intero processo di vinificazione.

Tra i vini di Hic et Nunc, vorrei citare Mète, un brut rosè dalla bella acidità, perfetto con formaggi delicati e Monbullae, bollicina di qualità, fresco e deciso, dai delicati sentori di petali di rosa che sfumano in miele e spezie, Ideale come aperitivo e per le crudité di mare.

Dalla cantina Hic et Nunc: a sinistra Mele. a destra Monbullae

Massimo è un paladino dell’innovazione. ma anche della tradizione. Tra le sue  “missioni” il recupero del baratuciat, varietà a bacca bianca rara ed antica che genera il Felem, un vino affascinante, che si distingue per la sua personalità distintiva, la struttura ben definita e il carattere fruttato e minerale.
Un vero e proprio gioiello enologico, dove ogni bottiglia viene accuratamente etichettata e numerata a mano, per poi essere consegnata in un esclusivo cofanetto.

Vini eccellenti per una cucina locale gustosa, dove i tradizonali piatti “poveri” si alternano a rivisitazioni “gourmet”, dal classico Bonèt Monferrino nuove interpretazioni e ricette innovative.
Curiosi di saperne di più?
Giovedi prossimo Weekend Premium vi porterà nel paradiso gastronomico del Monferrato Astigiano e
Arrivederci!

Un ringraziamento speciale a Franco Morando, Eleonora, Veronica, Daniel e tutto il fantastico team Montalbera

For the english version, click Next>

Discovering Montalbera wines and the enchantment of Monferrato Astigiano (Piedmont, Italy)

Text and Photos © Cesare Zucca
(italian and english version)

Welcome to the western part of the province of Asti, between the Tanaro river and the steep Moscato hills, characterized by a predominantly hilly landscape, enriched by historic villages including Moncalvo, Grazzano Badoglio, Montemagno, Vignale, many small pearls in a sea of hills and wine-growing landscapes which have become a UNESCO world heritage site, featuring places of art such as Palazzo Alfieri, the Risorgimento Museum, Palazzo Mazzetti.

In Castagnole Monferrato (Asti) in Piedmont, Italy, we discovered the Montalbera farm, a suggestive structure which, in addition to the production of excellent wines, offers a showroom for wine tastings, relaxation rooms, yoga sessions in the barrel room, swimming pool and jacuzzi overlooking the vineyards.

All around triumphs a true amphitheater of vineyards where many varieties of wines are born (Barbera d’Asti, Grignolino, Viognier, Monferrato Nebbiolo) and “last but not least” the Ruchè docg, a red produced from an indigenous vine, reborn thanks to the research of Franco Morando whose the most selected particles such as Ruché LACCENTO and Ruché LIMPRESA are processed 12 months of wood to obtain the Docg.i.

Here is an extremely elegant, silky, warm wine on the palate, with a great balance that reflects the international taste of the modern taster and attentive to innovative pleasures, matured in steel tanks and subsequently bottled positioned horizontally at a controlled temperature, Ruchè is a wine with an unmistakable character with a bright garnet red colour, pleasant floral hints of rose and violet, fruity notes of apricot and the spiciness that emerges with evolution making it immediately recognizable in the glass

Today Ruchè is known and appreciated on national and international tables for its unique and fascinating characteristics which originate from that extraordinary terroir that is Monferrato.
Oggi il Ruchè è conosciuto e apprezzato sulle tavole nazionali ed internazionali per le sue caratteristiche uniche ed affascinanti che hanno origine da quello straordinario terroir che è il Monferrato.

“For Monferrato, Ruché is a dream, a wonder, it represents the possibility of emerging for the entire territory” says CEO Franco Morando, who, for the first time, wanted to apply the technique and study of the night harvest, which the company had already carried out on white wines for several years

 

Franco Morando

Tasting the Barbera d’Asti Superiore, we realize that we are in a universe of excellency.
Among the Montalbera ruchès, LA TRADIZIONE, LACCENTO and LIMPRONTA stand out. Tasting the Barbera d’Asti Superire, we realize that we are in a universe of warm wines  , pleasant and of rare silkiness with an intense, persistent aroma with hints of rose petals and wild berries in jam. uby bone tending towards garnet, Intense, persistent with tending aromatic memories and typical hints of berries, which evolve into oriental spices and black pepper.

What about sparkling ?
Discover the Extra Dry, Cuvée Rosé and the Cuvée Blanche Metodo Martinotti, while the120+1 stands out, as a true Piedmontese champagne. A project embraced by the oenologist Luca Caramellino and concluded by Morando. “The first bottle uncorked will have to rest for 40 days, then my young sample will be presented in Paris, France. Because our 120+1 is in all respects a ‘champagne’.

For those who want to spend a dream night, perhaps after a tour of the cellar and a rich tasting of Montalbera wines accompanied by the delights of the gastronomic excellence of the area… well, just around the corner you can stay in one of the Wine Suites, four independent accommodations where hospitality, service, privacy, relaxation, comfort and a breathtaking view are guaranteed… You will be given the keys, just as if you were at home: confidentiality and exquisite hospitality make your stay unforgettable.

The different types of Suites are characterized by elegant simplicity and furnishings that recall the typical “Tropeziana” tradition with furnishings and design elements that blend well with the surrounding natural context, always respecting the historicity of the terroir.

Montalbera, attentive to sustainability, including social sustainability, has changed the working hours of the 22 workers in the countryside, which become more than 90 during the harvest, moving them to less hot and muggy moments of the day, in the morning from 6am while the evening harvest begins in the late afternoon.

The historic Mazzetti d’Altavilla Monferrato Distillery has been producing grappa since 1846, taking care of its distillation, carried out with a heat source that creates the evaporation of the volatile parts of a substance at a precise temperature and the recondensation of the vapor into liquid. Once through the entrance door, the visitor can immerse himself in a concentration of history, legend, nature and even art, perfumes and aromas.
Its Panoramic Tower with the route up to the top peppered with stories and curiosities, offers a 360° view of the hilly and Alpine arc while the Distillery and the Barrique cellar welcome visitors.
In a land of “ruchè” Grappa 7.0 could not be missing, which in just three years has managed to make inroads into the palate of the new generation. With zero environmental impact of the production plants, the use of renewable energy sources and modern packaging that winks at tradition, the 7.0 is the glamorous backdrop to an elite distillate that expresses the aromas for a curious and demanding generation .

In addition to ruchè you will find countless wine grappas: Moscato, Barolo, Brachetto, Barbaresco or persuasive coffee flavours. blueberry, strawberry. lemon and many other carefully selected fruits, harvested fresh in season, to be able to give all its best.

Do you want to surprise your guests?
Grand finale table with the very nice “Spirit Sugars”, perfect after-meal flambés which, alongside traditional flavours, offer new intriguing flavours, such as absinthe, ginger with orange and coffee, rose hips, liquorice and mint…
Light them and decorate your dish with taste and amazement. Guaranteed success!

We continue our wine journey to arrive in Vignale Monferrato, where (it is appropriate to say) stands the futuristic entrance of the Hic et Nunc winery, a visionary, contemporary, experiential project, led by Massimo Rosolen and Valentina Pascarella and a young team , accompanied and guided by professionals in the sector.

You can visit the vineyards, the cellar, taste their wines combined with the flavors of the area, go shopping in the wine shop. A true full immersion for those who want to delve deeper into the more oenological aspects and for those who want to combine the experience with an overnight stay in one of the seven welcoming rooms and perhaps a dip in the pool.
A “transparent” place where the large windows overlooking the vineyards allow guests to glimpse the outside and inside of the wine production, following the entire winemaking process.

Among the wines of Hic et Nunc, I would like to mention Mète, a brut rosé with beautiful acidity, perfect with delicate cheeses and Monbullae, a quality sparkling wine, fresh and decisive, with delicate hints of rose petals that fade into honey and spices, ideal as aperitif and for seafood crudités.

From the Hic et Nunc winery: Mele on the left. on the right Monbullae

Massimo is a champion of innovation. but also of tradition. Among his “missions” is the recovery of baratuciat, a rare and ancient white grape variety that generates Felem, a fascinating wine, which stands out for its distinctive personality, well-defined structure and fruity and mineral character.
A true oenological jewel, where each bottle is carefully labeled and numbered by hand, and then delivered in an exclusive box.

Excellent wines for tasty local cuisine, where traditional “poor” dishes alternate with “gourmet” reinterpretations, from the classic Bonèt Monferrino to new interpretations and innovative recipes.
Curious to know more?
Next Thursday Weekend Premium will take you to the gastronomic paradise of Monferrato Astigiano
Arrivederci!

The tradizional Bonèt with ciocholate and amaretto. Next Thursday we wil tell you he originalrecipe!

Many thanks to Franco Morando, Eleonora, Veronica, Daniel and all the Montalbera Wines team!

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles.art, entertainment. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style

 

 






SICILIA “VULCANICA” DENTRO IL CALICE: L’ETNA DOC, FIGLIO DEL FUOCO

di Roberta Ceudek

La Sicilia, terra di forti colori e tradizioni ancora vive, meta culturale per eccellenza che conserva molti reperti archeologici della Magna Grecia – a Selinunte, Siracusa, Taormina…-, patria italiana del Barocco con le splendide cattedrali di Noto e di Ragusa Ibla, una delle mete preferite dal turismo straniero e dagli stessi italiani grazie alle spiagge lambite da acque cristalline -Mondello, Scala dei Turchi, l’Isola dei Conigli – è anche apprezzata per i prodotti gastronomici che la terra, il Mar Mediterraneo e la fatica dei produttori ci regalano: i fichi d’India e le arance profumate, il sale delle saline di Trapani, il tonno delle Tonnare ancora in attività, il marzapane, il cioccolato di Noto…e così via!

La splendida Taormina

Ma c’è uno dei simboli per eccellenza dell’Isola, l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa con i suoi circa 3.329 mt slm – anche se ogni fonte… riporta altezze diverse!- che vale davvero una visita approfondita. Paesaggi dalle atmosfere lunari, scenografici contrasti tra pietra scura e lava incandescente e una vegetazione tenace che riesce a ricavarsi spazi vitali in un ambiente ostile. In un’escursione di mezza giornata o una giornata intera si riescono a concentrare panorami inusuali e altamente suggestivi: campi lavici formati da colate recenti o antiche, paesini distrutti dalle eruzioni, crateri spenti, l’impressionante caldera della Valle del Bove, grotte vulcaniche. E poi naturalmente loro, le grandi star dell’Etna: i crateri sommitali ancora attivi.

La maestosità dell’Etna

È possibile visitare il vulcano con una guida o da soli, ovviamente studiando prima il percorso in tutta sicurezza. Partendo da Catania si dovrà raggiungere il paese di Nicolosi e arrivare fino ai crateri sommitali, da dove parte la funivia e da dove iniziano passeggiate che arrivano oltre i 2000 metri. L’Etna, “La Muntagna” come la chiamano i catanesi, si può visitare a piedi, in mountain bike, in jeep o…in treno: la Ferrovia Circumetnea vi assicura un biglietto per uno spettacolo naturale indimenticabile!

La Ferrovia Circumetnea

I suoli del vulcano, ricchi di minerali, combinati ad un clima unico, con forti escursioni termiche, offrono sede perfetta a specialità apprezzate in tutto il mondo: il Pistacchio di Bronte, le fragole dolci di Maletto che si raccolgono sui terrazzamenti alternati a boschi di castagne, querce e pini, il miele e lo zafferano di Zafferana Etnea, l’olio EVO dop intenso e piccante, la fellata e il capocollo, salumi di prodotti sui Monti Nebrodi…

Vigneti sull’Etna

Tutte meraviglie alimentari da abbinare al vino principe dell’Etna, l’Etna DOC. In versione “Rosso”, prodotto da viti di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, oppure “Bianco”, con uve Carricante, Catarratto, e in minor percentuale anche Minnella, tutte varietà autoctone allevate sui muretti a secco che scalano i fertili terreni del vulcano e raccolte rigorosamente a mano, l’Etna DOC è figlio di un terroir unico, un mosaico sfaccettato composto da ben 133 contrade. Sono quindi molte le aziende vitivinicole che producono vini “vulcanici”, frutto del microclima etneo, ma oggi voglio raccontare un Etna DOC Rosso un po’ speciale…

L’Etna DOC Riserva Signum Aetnae di Firriato: back… to the future!

Il Vulcano da cui parte questa storia, che inizia oltre 150 anni fa e arriva dritta dritta nel Futuro, è proprio l’Etna, dove la vite, sui suoli “giovani” dell’ultima colata lavica, ha trovato dimora ideale per produrre uve di straordinaria unicità. Ed è proprio qui che Firriato, azienda vitivinicola tra le più prestigiose, tra vigneti esposti su ampi terrazzamenti ma anche sui fianchi di antiche sciare di lava, posti ad altezze variabili dai 650 sino a oltre i 950 metri sul livello del mare, ha sviluppato un progetto di recupero e di valorizzazione unico in tutto il territorio dell’Etna, dopo aver scoperto un antico vigneto pre-fillossera. Un vigneto con età certificata tra i 140 ed i 155 anni, come risultato dalle analisi dendrocronologiche ed ampelografiche del CNR e del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Palermo.

In contrada Verzella, sul versante nord del vulcano, si cela quindi un tesoro raro e prezioso, un superstite, una “vigna delle meraviglie”, le cui piante, straordinarie per forma, dimensione, forza vitale, si distinguono da tutte le altre per la formazione del tronco, spesso evoluto in cerchi concentrici, spire e braccia contorte. Creature che il tempo ha forgiato portandole fino a noi, cariche di storia eppure vitali, tenaci, fruttifere, in grado di sopravvivere per oltre un secolo.

Si tratta di viti a piede franco, proprio come quelle dei vigneti di tutta Europa prima che la fillossera, a fine ‘800, ne attaccasse gli apparati radicali,  distruggendo un patrimonio di varietà e biodiversità impossibile da ricreare… Ed è da questo vigneto, che è un vero e proprio museo a cielo aperto, dov’è possibile ricostruire la storia della viticultura etnea, che nasce l’Etna DOC Riserva Signum Aetnae, fiore all’occhiello della produzione etnea di Firriato, che unisce le uve di Nerello Mascalese ad altre varietà reliquia, per creare un vino di potenza e struttura, capace di rispecchiare in modo verticale e autentico il suo Terroir di elezione, e che, arrivando da lontano nel tempo, promette anche grande longevità: dal passato, grazie alla Volontà dell’uomo, alla sua cura e alla sua curiosità e passione, rinasce oggi per noi un Riserva da Collezione.

Ed è proprio guardando lontano, ma in avanti nel tempo, stavolta, che Firriato ha voluto conferire al suo vino di punta una dimensione nuova, dotando ogni singola bottiglia di un sigillo di autenticità e innovazione che rappresenta quasi un unicum nel panorama vitivinicolo italiano, europeo e forse mondiale: ognuno dei 2.436 esemplari di Etna D.O.C. Riserva Signum Aetnae annata 2015 è stato dotato di ben tre codici anti-contraffazione e, adottando il sistema blockchain, può essere codificato, su richiesta, come NFT  (Non-Fungible- Token). In pratica, gli NFT sono dei certificati che attestano l’autenticità, l’unicità e la proprietà di un oggetto digitale.

I token non fungibili vengono registrati in una blockchain, una sorta di registro digitale che conserva tutte le informazioni ed i passaggi di proprietà dell’oggetto stesso e non possono essere copiati o in qualche modo alterati: sono unici ed originali, e l’uno non vale l’altro. Oggi gli NFT vengono usati principalmente nel mercato dell’arte, per autenticare un’opera d’arte e attribuirne la proprietà.

Ecco allora che l’abbinamento di una bottiglia di  Signum Aetnae 2015 al proprio NFT di fatto èleva il valore della singola bottiglia, rendendola prezioso oggetto da collezione: grazie alla scrittura in blockchain dell’intera tracciabilità e della storia del vino, a partire dalla vendemmia fino alle future vendite, compresi i trasferimenti di proprietà, chi acquista oggi uno di questi rari vini potrà vederne crescere il valore mano a mano che gli altri esemplari vengano aperti e consumati, e il suo acquisto sarà tutelato da tentativi di frode o di furto.

Sempre guardando al Futuro, Firriato ha voluto legare questo innovativo sistema di possesso degli NFT di Signum (gli S-NFT) all’impegno ambientale che fin dagli esordi anima la famiglia Di Gaetano nel voler tutelare il pianeta attraverso azioni concrete: i proventi ricevuti dalla vendita di S-NFT verranno infatti interamente devoluti ad enti impegnati al raggiungimento dei nuovi obiettivi di riduzione della CO2. Come tiene a spiegare Federico Lombardo di Monte Iato, COO di Firriato “Il Signum Aetnae 2015 apre quindi le porte ad una nuova visione del vino digitale: noi abbiamo voluto che fosse Il Signum Aetnae ad inaugurare il nuovo corso, perché sintetizza all’interno di un calice tutta l’essenza di Firriato, ovvero la tradizione, l’innovazione, l’unicità, la qualità, in tutte le sue espressioni”.

Da buone radici, dunque, solo ottime idee per il Futuro! Unico neo, il doversi astenere, per amor di collezione, dallo stappare e bere questo nettare rosso rubino brillante, figlio del fuoco, affinato per ben 2 anni in botti di rovere francese provenienti dalle foreste di Allier, Tronçais e Jupilles, i cui pregiati legni sono stati stagionati all’aria aperta per circa 3 anni e che danno a questo vino il proprio segno distintivo, il “Signum”, ovvero il sigillo…

Per saperne di più: https://firriato.it/  e Signum Ætnæ, il Sigillo dell’Etna – Firriato Winery (signumetna.it)

 




Weekend a NARNI dove il Medioevo rivive, la tavola festeggia, i ‘manfricoli’ trionfano

di Cesare Zucca
For the english version click here Eccoci a Narni, provincia di Terni in Umbria, uno straordinario borgo… sopra e sotto!
Antica fortezza romana, era anticamente chiamata Narnia ed è stata celebrata nei romanzi di C.S. Lewis e nel film “Le cronache di Narnia”. Oggi si snoda tra piazze, botteghe, viuzze, scalinate e impareggiabili scorci panoramici, tra cui il più suggestivo si trova in direzione del ponte sul Nera, dove potrete ammirare il maestoso arco superstite del Ponte di Augusto, costruito neI  I secolo a.C.Narni non è solo un suggestivo borgo medioevale, ma è capace di stupirci anche per il suo unico sottosuolo, uno scrigno ipogeo di misteri, domus romane e riserva di acque, catacombe cristiane e prigione degli inquisitori, oggi visitabile dal pubblico, grazie a una scoperta casuale, fatta da alcuni giovani del posto, che ha portato alla luce un’antica chiesa del XII secolo, riccamente affrescata. In un percorso stupefacente che si snoda tra acquedotti, cisterne romane, cunicoli, cripte e perfino la sala delle torture del Tribunale dell’Inquisizione, con un’ inquietante cella che ancora mostra i graffiti incisi dai prigionieri in attesa di essere condannati.condannati.
Risaliamo alla luce, dove ci attende la Rocca quattrocentesca del cardinale Albornoz, il Palazzo dei Priori con la splendida torre civica, la Loggia del Gattapone e il Museo Multimedievale della Corsa all’Anell, Palazzo Eroli, sede del Museo della Città e del Territorio.
Il museo ospita reperti dalla protostoria di Narni e la Pinacoteca che conserva la celebre Annunciazione di Benozzo Gozzoli. Il percorso è accompagnato da proiezioni, riproduzioni multimediali e musiche evocative che approfondiscono in maniera emotiva e coinvolgente quanto viene mostrato.Un suggestivo cammino che porta al Ponte sul Nera, vi condurrà proprio faccia faccia con il maestoso Arco del Ponte Augusto, amato soggetto e fonte d’ispirazione per tanti pittori seguaci della corrente “en plain air” paladina del dipingere all’aperto.

L’ Arco di Augusto dipinto da William Turner, artista della corrente “en plain air”

Dopo aver visitato la Rocca accediamo al centro storico attraverso la Porta delle Arvolte, affiancata da due torrioni che hanno ancora al loro interno le stanze utilizzate dai soldati. Sulle pareti esterne sono ancora visibili, invece, le feritoie. Percorriamo via Roma fino a Piazza Garibaldi caratterizzata dalla Fontana costruita su un’antica cisterna medievale. Tanti gioielli da visitare, tra questi il Duomo di San Giovenale, dedicato al patrono della cittàSi può visitare anche il campanile, in stile in parte romanico e in parte rinascimentale, Palazzo del Podestà, oggi sede del Municipio, al cui interno sono conservati reperti archeologici e affreschi del Torresani, Rocca Albornoz uno dei luoghi più suggestivi della città per la sua storia e per la sua posizione dominante la rupe su cui è distesa Narni,

Chiesa di San Domenico nella Cappella del Rosario troverete splendidi affreschi quattrocenteschi di scuola fiamminga. e la Chiesa di Sant’Agostino, del XV secolo con la Cappella di San Sebastiano, decorata dal Torresani.LA CORSA DELL’ANELLO
Fino a metà Maggio, Narni si veste di Medioevo e con la macchina del tempo catapulta la sua atmosfera e le sue vie nel lontano 1371, anno al quale si ispira la 55esima edizione della Corsa all’Anello, una delle più straordinarie rievocazioni storiche dell’Umbria Medievale, un palio dove i migliori Cavalieri del territorio dovevano infilare con una lancia, al galoppo, un piccolo anello di ferro sospeso in aria.Fame?
La cucina di Narni è robusta, saporita e nutriente , braciola di gnocchetti alla fraportana, maiale arrosto, salsicce di maiale arrosto, fegatelli arrosto, stinco del principe, insalata e cicoria ripassata. Molti prodotti del territorio, come i tartufi,  le lenticchie di Castelluccio, i salumi e insaccati, i dolci della tradizione, come la ciaramicola pasquale, l’impastoiata, le buonissime torte al formaggio e la torta al testo, farcita da capocollo locale. Da questo territorio verde, nasce anche un ottimo Olio EVO di moraiolo, leccino, frantoio.

I veri re della tavola sono i manfricoli, fatti di pasta fatta a mano, impastata con acqua e farina, cotta al dente e condita con sughi saporiti e servita in tanti stili diversi, dalla fraportana, alla principesca, al cinghiale.
Ovviamente imperano i manfricoli alla narnese, piatto iconico della città di Narni.
La ricetta tradizionale è semplice, per 4 persone occorrono 400gr di farina, 50gr di olio di oliva DOP dell’Umbria, un uovo, sale che vengono lavorati fino ad ottenere una pasta morbida ed elastica. Dopo aver fatto riposare l’impasto per circa mezz’ora, si stende la sfoglia con il matterello e si tagliano delle larghe fettucce di pasta che vengono attorcigliate intorno ad un asticella di ferro. Dopo una mezz’ora vengono cotte in abbondante acqua salata. Il tradizionale condimento per i “manfricoli” è un sughetto fatto con aglio, olio, peperoncino e pomodorini a pezzi, soffritti in padella per soli 15 minuti e serviti con una spruzzata di pecorino.

i “manfricoli alla narnese” ricetta classica

Quando i manfricoli diventano”gourmet”
Federico Montecchiani e Giacomo Petti del ristorabte Il Fondaco propongono in una rivisitazione in chiave contemporanea che comunque contiene tutti gli elementi principali della ricetta originale, ma con una lavorazione speciale, a cominciare dalla pasta fatta con farina. acqua e purea di prezzemolo, mentre i pomodorini sono in forma semi dry appassiti in forno a 100 gradi per 3 ore. L’aglio, sbianchito nel latte, diventa una piacevole purea .mentre la salsa è un’ acqua concentrata estratta dall’emulsione di pomodori a grappolo, datterini, basilico, carota e sedano e infine il prezzemolo si trasforma in una nuvola che dona una spinta dal punto di vista cromatico visivo. Finale “tradizione”: un giro di Olio extravergine

Federico Montecchiani e i suoi manfricoli “gourmet”

… E NEL CALICE?
Per un piatto così saporito, niente di meglio un accoppiamento con il celebre Rosso dell’ Umbria, dal profumo intenso e quel tocco giustamente tannico, ottimo anche con carni alla brace la frittata al tartufo e la torta ai formaggi. Lungo la strada di Montini in una posizione incredibilmente bella, troveremo le vigne Santo Iolo con ottimi ottimi Sauvignon, Syrah e un impeccabile Merlot, dal rosso rubino e riflessi violacei, aromi di frutta, marasca e ribes nero, toni speziati di vaniglia, radice di liquirizia e note minerali  di grafite nel finale

Pronti per un weekend del bello, del gusto e di un’avventura mediolevale?
Narni vi aspetta!

INFO
Corsa dell’ Anello

https://www.turismonarni.it/

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

For the recipe in english, turn page, Click Next>

Welcome to Narni, province of Terni in Umbria, Italy
An ancient Roman fortress, it was formerly called Narnia and was celebrated in the novels of C.S. Lewis and in the film “The Chronicles of Narnia”. Today it winds through squares, shops, alleys, stairways and incomparable panoramic views, among which the most suggestive is found in the direction of the bridge over the Nera, where you can admire the majestic surviving arch of the Augustus Bridge, built in the 1st century BC.

Narni is famous for THE RACE OF THE RING that until mid-May dresses the city and the visitors in the Middle Ages outfits and with the time machine catapults its atmosphere and its streets back to 1371, the year which inspired the 55th edition of the Corsa all’Anello, one of the most extraordinary historical re-enactments of the Medieval Umbria, a palio where the best Knights of the area had to gallop into a small iron ring suspended in the air with a spear.


Narni’s cuisine is robust, tasty and nutritious, with Fraportana-style gnocchetti chops, roast pork, roast pork sausages, roast livers, prince’s shin, salad and sautéed chicory. Many local products, such as truffles, lentils from Castelluccio, cured meats and sausages, traditional sweets, such as the Easter ciaramicola, the mixed dough, the delicious cheese cakes and the torta al testo, stuffed with local capocollo. An excellent EVO oil from moraiolo, leccino, frantoio is also born from this green area.

The real kings of the table are the manfricoli, made of hand-made pasta, mixed with water and flour, cooked al dente and seasoned with savory sauces and served in many different styles, from fraportana, to princely, to wild boar.
Obviously the manfricoli alla narnese dominate, the main dish on the menu of Il Fondaco, located in the historic center.. We are welcomed by the Chef ……… who, with the help of the exuberant Mariana, offers typical dishes of the lower Umbrian cuisine including traditional manfricoli alla Narnese.

Do you want the recipe? Here you go!

I MANFRICOLI “TRADITIONAL STYLE”

Ingredients for 4 people
400gr of flour
50gr of DOP olive oil from Umbria
salt
Preparation
Mix 400 g of flour with 50 g of extra virgin olive oil, an egg and a little salt to obtain a soft and elastic dough
After letting the dough rest for about half an hour, cut the dough with a rolling pin
Cut large strips of dough which will be twisted around an iron rod (similar to a wool iron)
Wait half an hour and then cook them in plenty of salted water
The best dressing for “manfricoli” is a sauce made with garlic, oil, chilli pepper and cherry tomatoes, fried in a pan for just 15 minutes. If you like, pecorino cheese can also be added.
When manfricoli become “gourmet”
Federico Montecchiani and Giacomo Petti
of the restaurant Il Fondaco offer a contemporary reinterpretation that still contains all the main elements of the original recipe, but with a special processing, starting with the pasta made with flour. water and parsley puree, while the cherry tomatoes are semi-dry and dried in the oven at 100 degrees for 3 hours. The garlic, blanched in milk, becomes a pleasant puree, while the sauce is a concentrated water extracted from the emulsion of vine tomatoes, datterini tomatoes, basil, carrots and celery and finally the parsley turns into a cloud that gives a boost from a chromatic point of view. Final “tradition”: a round of extra virgin olive oil
.

Federico Montecchiani created the manfricoli “gourmet”


… AND IN THE GLASS?
For such a tasty dish, nothing better pairing with the famous Red of Umbria, with an intense aroma and that rightly tannic touch, also excellent with grilled meats, truffle omelette and cheese cake. Along the Montini road in an incredibly beautiful position, we will find the Santo Iolo vineyards with excellent Sauvignons, Syrahs and an impeccable Merlot, with ruby red and violet reflections, aromas of fruit, morello cherry and blackcurrant, spicy tones of vanilla, licorice and mineral notes of graphite in the finish

Are you ready for a weekend of beauty, taste and a medieval adventure?
Narni is waiting for you!

INFO
Race of the Ring

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CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles.art, entertainment. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 

 




HUA HIN, Thailandia (Part.2) Scoprite la città regale, mercati, nuovo design, vino e un hotel …da re

(Part.2)
For the english version, click hereEccoci ancora a Hau Hin, città della Thailandia, situata a circa 150 km a sud di Bangkok, nella provincia di Prachuap Khiri Khan. E’ una destinazione romantica ed elegante nata circa 100 anni fa, quando i membri della famiglia reale trascorrevano qui le loro estati.

Palazzo Maruekhathaiyawan Cha-Am

Hua Hin è conosciuta non solo per le lunghe spiagge, la storica Stazione Ferroviaria di Palazzo Maruekhathaiyawan e il Palazzo Maruekhathaiyawan Cha-Am ma anche perchè è recentemente diventata meta e alloggio di artisti e creativi che hanno trovato in questa città l’atmosfera e la traquillitò perfetta per creare le loro opere.

Ah dimenticavo… il vino !
Ho scoperto prodotti locali di ottima qualità  Chi avrebbe mai detto che, oltre alla storia, all’arte, alla natura, al cibo, ai buddha… avrei gustato un piacevole vino ” Made in Hua Hin?”

DOVE ALLOGGIARE
Centara Grand Beach Resort & Villas Hua Hin 
Un luogo magnifico progettato per evocare lo spirito degli anni ’20.
Sensibilmente ampliato e rinnovato, conserva l’aria e l’eleganza di quell’epoca passata.

Le influenze coloniali incontrano i comfort moderni e le viste rilassanti si possono avere sulle piscine o sui giardini magici, popolati da elefanti e altri animali.

Ho avuto una sorpresa ancora più grande nello scoprire i suoi quattro ristoranti super top che offrono una varietò di cucine , tutte minuziosamente curate, dalla scelta degli ingredienti ,freschissim,i al pesce cucnato in mille modi ai piatti tradizionali tailandesi alle salse speziate con le insuperbili miscele del posto.

Per una cena romantica , si va al Coast Beach Club, praticamente in riva al mare conosciuto per le sue grigliate di carne e di pesce,. Railway, elegante ristorante in stile coloniale Ispirato alla famosa stazione di Hua Hin, piatti internazionali e specialità locali, Suan Buam, dal menu che utilizza solo carni e verdure di allevamento locale coltivate nelle regioni di Hua Hin e Cha-am.

Coast  Beach Club & Bistro Il ristorante in riva al mare del Centara

Hagi propone un’ utentica cucina giapponese con un tocco moderno, freschissimi sushi e sashimi e il sushi più freschi, croccanti tempura e pesci grigliati davanti sotto i vostri occhi sulle piastre teppanyaki.

le piastre “teppanyaki”. e il pesce freschissimo di Hagi

Per gustare un the indImenticabile , l’appunto pomeridiano è al Museum un caffè dal il fascino del vecchio mondo, dove stile coloniale, arredamento vintage, i cimeli dell’era ferroviaria e le note di un’ arpa suonata dal vivo,conferiscono al Museo il fascino del tempi regali.

il rito del the servito al Museum

Shopping?
Tuffatevi nel Cicada Market, mercato all’aperto che prorpone arte, artigianato, gastronomia, moda, oggetti decorativi, dipinti, sculture. Aperto solo nelle sere del fine settimana, il mercato è solitamente pieno di gente del fine settimana proveniente da Bangkok. Si trova fuori Petchkasem Road, a circa metà strada tra la città di Hua Hin e Khao Takiab.

Fame “on the road”?
Il mercato di Chatchai (mercato notturno di Hua Hin) è un antico mercato, costruito nel 1926  in omaggioa al re. Oggi è un mercato di souvenir, oltre che di cibi freschi e conservati. Troverete include eccellenze locali come i granchi blu, gamberi tigre, piedini di maiale alla griglia, intriganti prodotti culinari e squisiti ristoranti.…E NEL CALICE ?
L’inaspettatamente straordinario vino thailandese !
Non perdere l’occasione di visitare il vigneto Hua Hin Hills Vineyard, situato a 45 km a ovest. Piacevoli tour enologici vengono organizzati ogni giorno in modo che i visitatori possano assistere alla produzione dei migliori vini in Thailandia. Per coloro che non vedono l’ora di trascorrere un momento in un luogo tranquillo e silenzioso, questa è davvero una delle migliori mete. Ero molto curioso di tutto e l’adorabile staff dell’hotel ha organizzato una visita al vigneto situato a meno di un’ora di distanza.

Monsoon Valley

Questo escursione sarà una bellissima occasione per vedere suggestive piantagioni di ananas che conducono a un sorprendente e inaspettato vigneto di oltre 100 ettari.
E la sorpresa potrebbe non finisce li, poiché c’è l’opportunità di visitare la proprietà sul dorso di un elefante, rigorosamente rispettato dagli autisti , visto che gli elefanti hanno sempre la precedenza…Un’ ampia ed elegante sala degustazione domina la vallata, in una posizione privilegiata in quanto beneficia di un microclima più fresco con brezze provenienti dalle colline. La tenuta è stata voluta da Red Bull! Chalerm Yoovidhya, uno tra gli uomini più ricchi della Thailandia, che, nel corso dei suoi studi all’estero, ha scoperto la passione per vino. Chalerm ha raccolto la sfida di coltivare l’uva nella sua terra natva, dimostrando al mondo che i grandi vini possono essere realizzati anche alla 13a latitudine dell’emisfero settentrionale.Avrete la possibilità di assaggiare alcuni dei vini disponibili presso il vigneto tra cui un ottimo brut blanc de blancs, che mette in risalto le delicate note floreali delle uve chenin blanc, colombard e viognier che compongono questo spumante dal metodo classico champenoise.
Oltre al colombard bianco, vi consiglio il medio dolce chenin blanc, per nulla stucchevole, anzi ideoneo all’ abbinamento con piatti di carne piccanti e insalate di mare. Tra le due bottiglie “Cuvée de Siam”  mi ha molto colpito il rosso, realizzato con i vitigni più antichi di shiraz e sangiovese“REGINA DELLA TRANQUILLITA’ ” E NUOVA CAPITALE DEL DESIGN
Da qualche anno Hua Hin vive una nuova realtà grazie a una giovane generazione di artisti, creatvi e designer che hanno trovato in questa città la tranquillità e l’atmosfera ideonea alla realizzazione delle loro arti. Lontano dalla rumorosa (e costosa) Bangkok. Questa “migrazione” di artisti è un processo che è avvenuto in molte città  troppo caotiche e diventate scomode per chi ha bisogno di concentrazione per lavorare, basterà citare Williamsburg, “rifugio” di molti artisti che hanno preferito abbandonare la caotica New York.

Sculture e gioielli d nuovi artisti tailandesi

Tra i designer tailandesi di maggior spicco, va citato Nuttapong Charoenkitivarakorn e la sua “no waste” collezione di pezzi nati dall’intreccio di corde di cotone avanzate dalla fabbricazione di arredi più convenzionali. Così particolari e affascinanti che il regista di “Hunger Games” li ha voluti come parte della scenografia.

Nuttapong Charoenkitivarakorn e la sua collezione “Sculpture”

Per chi si fosse perso la Part.1 del nostro racconto su Hua Hin, ecco il link
INFO
www.tourismthailand.org

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HUA HIN, Thailand (Part.2) Discover the royal city, markets, new design, wine and a hotel…where you will feel like a king...
Hua Hin is one of the top tourist destinations of Thailand from its great amount of attractions and activities – plus it isn’t far from Bangkok. The City has many incredible Beaches, mountains, viewpoints, Temples, night markets, water parks, and fine diners for you to choose from and enjoy at any time of the year.

Hua Hin features a beautiful, powdery sand Beach, numerous seaside Seafood restaurants, a lively night market, numerous Beach activities, and some great inland activities, not least of which is golfing at some of Thailand’s most renowned courses. Just down the coast at Takiab Bay, visitors can take seaside horseback rides and visit a hilltop Buddhist Temple with a spectacular view. Accommodation along the Beach and on the streets leading away from the sea ranges from simple guesthouses to luxury resorts and includes some of the finest spa-retreats in the world. Hua Hin is accessible via train, bus, or car and the seaside community of 60,000 residents is a fine example of warm and welcoming Thai hospitality.

Here we are again in Hau Hin, Thailand, located about 150 km south of Bangkok, in the province of Prachuap Khiri Khan. It is a romantic and elegant destination born about 100 years ago, when members of the royal family used to spend their summers here.

Palazzo Maruekhathaiyawan Cha-Am

Maruekhathaiyawan Cha-Am Palace
Hua Hin is known not only for its long beaches, the historic Maruekhathaiyawan Palace Railway Station and the Maruekhathaiyawan Cha-Am Palace but also because it has recently become a destination and accommodation for artists and creatives who have found the perfect atmosphere and tranquility in this city to create their works.

Oh I forgot… the wine!
I discovered excellent quality local products, but who would have thought that, in addition to nature, food, buddhas… I would have tasted a pleasant “Made in Hua Hin” wine?WHERE TO STAY
Centara Grand Beach Resort & Villas Hua Hin,
A magnificent venue designed to evoke the spirit of the 1920s.
Sensibly enlarged and renovated, it retains the air and elegance of that bygone era.
Colonial influences meet modern comforts and relaxing views can be had of the pools or magical gardens, populated by elephants and other animals.I had an even bigger surprise to discover its four super top restaurants that offer a variety of cuisines, all meticulously cared for, from the choice of very fresh ingredients to fish cooked in a thousand ways to traditional Thai dishes to spicy sauces with the unsurpassed local blends.For a romantic dinner, go to the Coast Beach Club, practically on the seashore known for its grilled meat and fish. Railway Elegant Colonial Style Restaurant Inspired by the famous Hua Hin Station, international dishes and local specialties, Suan Buam, from the menu using only locally farmed meats and vegetables grown in Hua Hin and Cha-am regions.

Coast

Coast  Beach Club & Bistro The restaurant on the seashore of the Centara
Hagi offers authentic Japanese cuisine with a modern twist, the freshest sushi and sashimi and the freshest sushi, crispy tempura and fish grilled right before your eyes on teppanyaki plates.

le piastre “teppanyaki”. e il pesce freschissimo di Hagi

To enjoy an unforgettable tea, the afternoon note is at the Museum, a café with an old-world charm, where colonial style, vintage furnishings, memorabilia from the railway era and the notes of a live harp, give the Museum the charm of royal times.

il rito del the

Shopping?
Dive into the Cicada Market, an open-air market that offers art, handicrafts, gastronomy, fashion, decorative objects, paintings, sculptures. Only open on weekend evenings, the market is usually packed with weekend crowds from Bangkok. It is located off Petchkasem Road, about halfway between Hua Hin Town and Khao Takiab.

Fame “on the road”?
Chatchai Market (Hua Hin Night Market) is an old market, built in 1926 as a tribute to the king. Today it is a souvenir market, as well as fresh and preserved foods. You will find includes local excellences such as blue crabs, tiger prawns, grilled pig’s feet, intriguing culinary products and exquisite restaurants.

And in the cup? The unexpectedly extraordinary Thai wine!
Don’t miss the opportunity to visit the Hua Hin Hills Vineyard, located 45 km to the west. Pleasant wine tours are organized daily so that visitors can witness the production of the best wines in Thailand. For those who are looking forward to spending a moment in a peaceful and quiet place, this is truly one of the best destinations. I was very curious about everything and the lovely hotel staff arranged a visit to the vineyard located less than an hour away.

This excursion will be a wonderful opportunity to see suggestive pineapple plantations that lead to a surprising and unexpected vineyard of over 100 hectares. The surprises may not end there, since there is the opportunity to visit the property…riding an elephant, strictly respected by the drivers, given that elephants always have the right of way…A large and elegant tasting room overlooks the valley, in a privileged position as it benefits from a cooler microclimate with breezes coming from the hills. The estate was commissioned by Red Bull! Chalerm Yoovidhya, one of Thailand’s richest men, who, during his studies abroad, discovered a passion for wine. Chalerm took up the challenge of growing grapes in his native land, demonstrating to the world that great wines can also be made at the 13th latitude of the northern hemisphere.You will have the opportunity to taste some of the wines available at the vineyard including an excellent brut blanc de blancs, which highlights the delicate floral notes of the chenin blanc, colombard and viognier grapes that make up this sparkling wine from the classic champenoise method. In addition to the white colombard, I recommend the medium sweet chenin blanc, not cloying at all, on the contrary ideal for pairing with spicy meat dishes and seafood salads. Between the two bottles “Cuvée de Siam”  I was very impressed by the red, made with the oldest vines of shiraz and sangiovese “QUEEN OF TRANQUILITY” AND NEW CAPITAL OF DESIGN
For some years now, Hua Hin has been living a new reality thanks to a young generation of artists, creatives and designers who have found in this city the tranquility and the ideal atmosphere for the realization of their arts. Away from noisy (and expensive) Bangkok. This “migration” of artists is a process that has taken place in many cities that are too chaotic and have become uncomfortable for those who need concentration to work. It is enough to mention Williamsburg, the “refuge” of many artists who have preferred to leave the chaotic New York.

Sculture e gioielli d nuovi artisti tailandesi, Sculptures and jewelery by new Thai artists

Among the most prominent Thai designers, Nuttapong Charoenkitivarakorn and his “no waste” Sculpture collection of pieces born from the weaving of cotton ropes left over from the manufacture of more conventional furnishings should be mentioned. So particular and fascinating that the director of “The Hunger Games” wanted them as part of the scenography.

Nuttapong Charoenkitivarakorn and his “Sculpture” collection

For those who missed Part.1 of our story about Hua Hin, here is the link

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Toblino, tra Laghi e bollicine di Trento Doc Antares

Di Giampietro Comolli (Presidente Osservatorio OVSE)

Luogo di accoglienza storica sulla via delle Alpi, verso le capitali imperiali d’Europa, Toblino ha un castello sul lago, contornato da boschi di lecci e percorsi da fare a piedi o in bicicletta, sui crinali e in valle. In auto si va dalla Val di Non alla Valle del Sarca, dai borghi di Terlago (con il suo lago balneabile) e Ranzo, e ai castelli di Lasino e Madruzzo.  Un habitat omogeneo, dove acqua, terra e aria creano una diversità naturale e lasciano tracce di memoria. Estetica e bellezza del paesaggio qui sono la regola.

Terlago

Da gustare: La vite alligna e produce, su terrazzi esposti e allevati per carpire ogni raggio di sole, e le fresche brezze mattutine della montagna. Qui un vitigno internazionale come lo Chardonnay ha trovato, da più di 120 anni, un nuovo luogo di elezione mondiale. Il tutto diventa qualità, struttura, profumi, gusto in un calice di Antares Trento Doc Nature millesimato, bollicine tradizionali. Alla Cantina Toblino sono fedeli al territorio con le etichette Manzoni Bianco, Muller Thurgau, Rebo e Lagrein di matrice trentina. Da abbinare ai piatti dell’Hosteria: dal carpaccio di carne salata alla delicata e aristocratica trota delle Alpi.

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