CHEF DOMENICO CANDELA, NAPOLI. MICHELIN REGALA UNA STELLA A GEORGE.

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA  –

Devo confessare che ho scoperto la cucina di Domenico Candela molti mesi fa. Era una bellissima serata di fine maggio, sulla terrazza del ristorante George, un’ incantevole finestra che si apre sul Golfo di Napoli e sul  magico Vesuvio.

L’incanto è continuato a tavola. Dai primi bocconi mente e palato hanno preso il volo…e ho sentenziato: “Tutto questo merita una stella Michelin, quasi quasi aspetto a scrivere il mio pezzo…”
Beh, avevo ragione: in Novembre la stella è arrivata, coronando il talento e l’impegno di Domenico, della sua cucina e di tutto il suo meraviglioso staff, dove lo Chef sfoggia tecnica, sperimentazione e sapiente fusione di sapori, con grande rispetto alla tradizione e amore per la sua terra, come il suo ‘omaggio a Napoli’ con crema di cipolla bruciata, yogurt greco e crema di menta, dalle candele ‘alla genovese‘ di coniglio ischitano, al San Pietro marinato con alghe combu, carote di Polignano e limone di Sorrento, al piatto ‘iberico’: baccalà delle isole Far Oer, cotto dolcemente in olio al limone, risone Di Nola, chorizo e piquillos, zabaione di pesce allo zafferano, alle verdure di contorno che provengono da Sarno, alle zucchine alla scapece, una tipica marinatura con spezie, erbe,  aglio e scalogno, ai pastifici Dei Campi e Gerardo di Nola, allo spaghettone di Gragnano, in perfetto connubio con i pomodorini campani.


Parlami del George
George è un progetto nato circa un anno fa. Arrivavo da quattro anni in Francia e tante convivenze con maestri italiani. Qui trovi un po’ un riassunto delle mie esperienze di vita e di ristorazione, ricerca e contaminazione con gli Chef che ho affiancat, da Antonio Guida del Pellicano, a Stefano Mazzoni del Quisisana, a altri teriitori, come le Langhe, senza tuttavia dimenticare le mie origini campane.

Quanto tempo prima studi il menu?
Circa due mesi, tenendo conto della stagionalità e del contesto internazionale della clientela, visto che siamo al Parker’s un hotel cinque stelle lusso, quindi clientela internazionale e piuttosto esigente, attenta alla gastronomia campana ma anche aperta a nuovi percorsi.


E’ un menu che presenta
primi tradizionali, come lo spaghetto al pomodoro, la famosa genovese, coniglio, baccalà, ma che ama viaggiare in altre regioni come la bagacauda o il tipico bagnetto verde piemontese.

Parliamo di viaggi?
Mi piace viaggiare sia per ricerche gastronomiche sia per piacere personale. Sono stato in Chile, in Perù. L’ultimo viaggio è stato in Giappone, a Tokyo, Yokohama e Kyoto, che mi ha colpito molto e dove  mi piacerebbe fare uno stage di pura cucina giapponese, vorrei conoscerne meglio la tradizione. gli  apparati, le tecniche.

Quando hai del tempo libero dove vai per il weekend
Sono libero solo la domenica, mi piace passarla in casa , in familia, rilassarmi, staccare la mente e perchè no ?… cucinare qualche piatto semplice che mi ricollega alla tradizione campana.
Cosa sognavi di fare da grande?
Di certo non lo chef (ride)… piuttosto sognavo di fare il calciatore, ero bravino…


Il primo ricordo in cucina?
Forse è banale, ma mi è rimasto nel naso il profumo del pane che nonna faceva nel forno in cortile .Ah, poi l’ insostituibile parmigiana di melanzane di mia mamma. La migliore del mondo!
Veniamo alla tua meravigliosa ricetta… qual è il segreto?
L’equilibrio è  il segreto del gusto di questo particolare piatto, bilanciato nella grassezza del pesce fresco, reso anche amaro dalla cottura alla brace, con la dolcezza della zucchina, un prodotto speciale preso dalla tradizione ortolana napoletana.

A queste punte sensoriali si aggiunge la sensazione di freschezza frutto dello iodio e la sapidità dell’ostrica raccolta nei ravioli di daikon che impreziosiscono e completano la ricetta, l’aglio nero con i suoi sentori di liquirizia e le proprietà antiossidanti regala un quid di benessere e una nota aspra e dolce all’assaggio.

ROMBO CHIODATO COTTO ALLA BRACE CON PUREA DI ZUCCHINI AFFUMICATA, RAVIOLI VEGETALI DI DAYCON CON OSTRICHE E AGLIO NERO DI VOGHERA

Per 4 persone
Preparazione del rombo:

Iniziate ad eviscerare e lavare bene il rombo. Quando il pesce e ben pulito iniziare a sfilettare i 4 filetti del dorso e dalla pancia ben precisi.
Per la purea di zucchine
200g di zucchine vari colori
4g sale
1g pepe
2g aceto di Lampone
Per il raviolo di Daycon
300g Ostriche Fines de Claire Marennes
100g di Zucchine
5g erba cipollina
100g Daycon
4 g aglio nero di Voghera
Olio di semi di zucca
Per la salsa
250g Fumetto Pesce
100g Mata Rose’ Villa Matilde
100g Latte
10g Burro 1 limone
Per il rombo
560g Rombo
5g olio Evo
10g erbe aromatiche
40 g di burro demi sel
Preparazione della purea di zucchine
Tagliare le zucchine in 3 parti ognuno grigliarli per darle un saporeaffumicato e amarostico. In seconda fase mettere le zucchine a cuocere avvolte in carta stagnola con olio e sale e pepe a 200 gradi al forno per circa 30 minuti.Quando tutto e ben cotto frullare a caldo nel bimby aggiustando di olio e sale ed aceto di lampone.
Preparazione del raviolo
Pelare il Daycon con l’aiuto di una mandolina giapponese ottenere dei dischi di 4 cm per poi farcirli con con il ripieno ottenuto dalle varie brunoise di ostrica, zucchine, aglio nero ed erba cipollina
Preparazione della salsa
Mettere a ridurre il fumetto con il Mata Rosè e in secondo momento aggiungere il latte e il burro ed emulsionare il tutto aggiustando di acidità con qualche goccia di succo di limone fresco.
Finitura
Cuocere il filetto del rombo in un primo momento in padella con il burro demi sel, per poi finire la cottura alla griglia. Quando il pesce è cotto alla goccia posizionare nel piatto i 3 ravioli di daycon e le 3 quenelle di purea di zucchine affumicata. Guarnire con foglie di oxalis e un filo di olio di semi di zucca.
Buon Appetito!INFO
George Restaurant
Grand Hotel Parker’s
Corso Vittorio Emanuele, 135.
Napoli. Tel. +39 081 761 2474

 

 




ALBERTO FACCANI, DUE STELLE MICHELIN : “DA GRANDE FARO’ IL CUOCO”

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA  –

Cesenatico. Elegante, essenziale, doppiamente stellato, mi accoglie il Magnolia, il regno del giovane Chef Alberto Faccani. Design, stile, sul tavolo un tocco floreale con una bianca astromeria, il giglio variegato del Perù. I piatti realizzati da Faccani colpiscono per bellezza, impeccabile precisione,  freschezza intellettuale, abbinamenti cromatici e per la magia del  gusto. A partire dagli amuse-bouche dello chef, tra cui un delicato tramezzino al tartufo nero e un sorprendente passatello fritto
Piatti che raccontano l’amore per la sua terra e per il suo mare, come nel ‘risotto Riviera Adriatica’ un carnaroli insaporito da cozze, vongole, alghe e brodetto di pesce e il suo ‘calamaro,
carbonara e tartufo nero’, un piatto magico, dove il tuorlo d’uovo va spezzato e mescolato per ottere un’insolita carbonara dove la pasta è il calamaro.

Se hai un weekend libero, dove ti piace passarlo?
In famiglia  con i miei bambini qui a Cesenatico e se esco dalla mia città mi piace ispezionare il territorio e curiosare qua e là tra ristoranti e specialità gastronomiche.
Qualche viaggio all’estero che ti ha particolarmente interessato?
In Francia, alle Mauritius e a Tokio, dove ho passato 10 giorni per organizzare tre cene. E’ nato tutto qui, dei clienti giapponesi mi hanno proposto di riportare le mie specialità nel loro paese e il bello è stato che ogni giorno ci portavano ad assaggiare diversi tipi di cucina e quindi il mio bagaglio culturale si è ampliato ulteriormente.


Qualche richiamo alla tua cucina?
Si, ho notato delle somiglianze, per esempio certi piatti di udon, fatto con grano saraceno e acqua hanno certe similarità e ai nostri tipici strozzapreti.

Se io curiosassi nel tuo frigo di caa, troverei sempre…
Tutto perfettamente inscatolato e ben suddiviso… sono un maniaco dell’ordine!
Se ti potessi identificare in uno dei tuoi piatti?
Sarei un dolce, il mio ‘uovo tropicale’, praticamente la ricreazione di nuovo in versione dessert, quasi un trompe-l’œil che nasconde frutto della passione, un albume di mousse di cocco racchiusi in un guscio di burro di cacao e vaniglia… alla prima occhiata sembra davvero un uovo.


In tre aggettivi, il tuo ristorante è…
Dinamico, solido, educato.
Come sei tu?
Sì, innanzitutto dinamico. Sono piuttosto riservato, mi piace fare gli affari miei.
Niente esposizione televisiva?
Non non mi interessa per niente, la mia missione e far star bene il cliente che viene qua e si siede al tavolo del mio locale.
Hai spesso affermato che da piccolo dicevi “da grande farò il cuoco”, ma se non fossi diventato cuoco cosa saresti diventato?
Non so, forse sempre un cuoco.


Il tuo primo ricordo in cucina?
A cinque anni, con le mie nonne Ada e Filippina, a strizzare passatelli e cappelletti
C’è un piatto che mangi solo se cucinato da qualche d’un altro?
Il colombaccio di Uliassi, ineguagliabile.
Sei un seguace di…
Un certo tipo di cucina manuale. Ho notato che talvolta certi chef sono più esperti in una fermentazione che nel fare una besciamella… mi piacerebbe una maggiore conoscenza delle ricette delle nostre nonne, che la parola ‘fermentazione’ non sapevano assolutamente cosa significasse.


Cucina rivisitata?
Direi piuttosto una cucina ‘amplificata’ e, se possibile, migliorare un piatto, non stravolgerlo, quasi come una
canzonetta che diventa una sinfonia.

La ricetta di Alberto Faccani
UOVO TROPICALE


Ingredienti per quattro persone
Per la mousse di cocco
Albume: 40 gr
Zucchero semolato 75 gr
Acqua 25 gr
Latte di cocco: 125 gr
Panna: 125 gr
Colla di pesce: 4 gr
Burro di cacao: 200 gr
Cioccolato bianco: 200 gr
Succo di frutto della passione
Per il crumble di cocco
150 gr di cocco rapè
75 gr di acqua
75 gr di zucchero
Lime
Per l’inserto al frutto della passione
Congelare il succo in uno stampo a forma sferica

Macedonia di frutta tropicale:
Per la mousse di cocco, mettere a bagno la colla di pesce in acqua fredda.
Preparare una meringa italiana con albume, zucchero ed acqua, mettere a scaldare il latte di cocco e sciogliervi la colla di pesce, incorporare il latte di cocco alla meringa, semimontare la panna fresca ed aggiungerla al composto.
Colarlo in uno stampo apposito di silicone a forma di uovo, congelare ed aggiungere l’inserto al frutto della passione.Una volta congelato ricoprirlo con una copertura 1/1 di burro di
cacao e cioccolato bianco.
Per il crumble: preparare uno sciroppo di acqua e zucchero e versarlo sopra al cocco rapè,
stendere il composto in una teglia e cuocere a 175 °C per 20 minuti
Posizionare in una fondina il crumble di cocco, grattarvi il lime ed posizionarvi sopra l’uovo
tropicale; a parte servire una macedonia di frutta tropicale.

INFO
Magnolia




Bergamo è “Città Creativa UNESCO” grazie ai suoi formaggi

Bergamo ce l’ha fatta! Lo scorso 30 ottobre è stata dichiarata dall’UNESCO “Città creativa” per la gastronomia, grazie al valore della sua produzione casearia, che vanta ben 30 formaggi tradizionali, di cui 9 DOP e 3 Presidi Slow Food. Un’eccellenza dal valore inestimabile, basti pensare che in Italia i formaggi DOP sono solo 50 e Bergamo da sola ne produce quasi un quinto.

Si tratta per la città del secondo importante riconoscimento UNESCO. Nel 2017, infatti, le Mura che circondano la Città Alta sono state inserite nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il recente riconoscimento, quindi, offre una buona, anzi, un’ottima occasione per trascorrere nella città lombarda un weekend con gusto!

Le DOP che valgono un…patrimonio

Tra i 9 formaggi DOP della produzione casearia bergamasca troviamo il Bitto DOP, ricavato dal latte vaccino intero a cui è possibile aggiungere al massimo il 10% di latte caprino crudo. Ha la forma cilindrica, con una crosta giallo paglierino, liscia e compatta. Il sapore è salato con una sfumatura dolce-amara, che si fa più intensa nei formaggi più stagionati.

Altra DOP è il Formai de Mut dell’Alta Val Brembana, che si presenta in forme di 8/12 kg dalla crosta sottile, asciutta e rugosa e la pasta giallo grigiastra a seconda della stagionatura. Ha un sapore dolce e salato e un profumo che ricorda il burro fresco. Come non citare poi il Gorgonzola, nelle versioni dolce e piccante, con stagionatura minima di 50 od 80 giorni. La pasta è tipicamente cremosa, morbida con le tipiche venature verdi.

Il territorio di Bergamo è poi zona di produzione del Grana Padano, dal sapore dolce, sapido e acido nella bassa stagionatura e più intenso con note piccanti nell’alta stagionatura. Altra deliziosa DOP è il Provolone Valpadana, dalla tipica pasta filata e dal sapore dolce o piccante. Si presenta in forme e peso variabili.

Troviamo poi il Quartirolo Lombardo, un formaggio di latte vaccino intero o parzialmente scremato, dalla forma di parallelepipedo. Nella versione fresca non presenta crosta, che è invece presente in quella più stagionata. Il sapore è acido e sapido per il formaggio più fresco e più dolce e piccante nelle forme stagionate.

Le altre DOP sono il Taleggio, dalla crosta umida e commestibile e dalla pasta saporita e morbida, il Salva Cremasco, prodotto in due pezzature: piccola, fino a 2 kg, e grande, fino a 5 kg e dal sapore salato, leggermente acido, e il Strachitunt, dalla crosta giallo rossastra e rugosa e dal sapore dolce con sfumature amarognole.

Quattro passi nel centro storico…aspettando l’ora di pranzo

Lo sapevate? Bergamo sorge su sette colli, proprio come Roma! La città, poi, è caratterizzata da scale e scalette di varie dimensioni, che conducono a piazzette, passaggi stretti, strade di ciottoli fiancheggiate da muretti. La città è divisa in due parti, Bergamo Alta e Bergamo Bassa.

Il nostro itinerario a piedi parte da Bergamo Bassa, con subito una sosta golosa alla storica Pasticceria Balzer (www.balzer.it), nei pressi della stazione dei treni, per rifornirci di energia. La scelta imprescindibile? Una fetta di Torta Donizetti, dedicata al celebre compositore e concittadino.

Proseguiamo quindi lungo via Tasso fino a incrociare via Pignolo, una suggestiva strada acciottolata sulla quale si affacciano botteghe artigiane, atelier di artisti e palazzi nobiliari. Da via Pignolo arriviamo prima in Piazzetta Delfino e poi voltiamo in via San Tommaso seguendo le indicazioni per Piazza Carrara.

Qui troviamo l’Accademia Carrara, istituita nel 1794, e oggi Pinacoteca di alto livello, custode di capolavori di grandi maestri, tra cui Raffaello, Tiziano; Botticelli, Mantegna e Lorenzo Lotto. Proprio di fronte alla Pinacoteca si trova invece la Galleria d’Arte Moderna (GAMeC), per chi preferisce gli artisti contemporanei.

Dall’Accademia prendiamo quindi via della Noca, dove di trova una scaletta che conduce a Porta Sant’Agostino, una dei quattro accessi a Bergamo Alta.

Bergamo Alta, tra le storiche mura e…la stracciatella!

Bergamo Alta è uno delle poche città capoluogo ad avere il centro storico circondato completamente da mura. Le Mura Veneziane, così chiamate perché fatte erigere dalla Repubblica di Venezia tra il 1561 e il 1588 per difendersi dai nemici, si estendono per un perimetro di circa 5 km e dal 2017 fanno parte del Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Una volta arrivati a Bergamo Alta, imbocchiamo via della Fara, tenendo la rocca a sinistra per ammirare il Complesso di Sant’Agostino. Circa a metà strada, ci imbattiamo nella bella Fontana del Lantro, una grande cisterna sotterranea cinquecentesca, anche se le origini sarebbero medievali, che riforniva d’acqua tutta la città. Si può visitare da aprile a ottobre, ma ne vale la pena per immergersi in un affascinante città sotterranea fatta di cunicoli e anfratti.

Dalla fontana prendiamo via Boccola e arriviamo davanti a Porta Sant’Alessandro. Qui si trova un altro locale “storico”, la gelateria La Marianna, dove, nel 1961, è stato inventato uno dei gusti di gelato più amati: la stracciatella.

Nel cuore di Bergamo Alta

Percorrendo via Colleoni arriviamo poi nel cuore della città, Piazza Vecchia, dall’aspetto un po’ retrò, fulcro del potere politico della municipalità nei secoli. Al centro spicca la barocca Fontana Contarini, mentre tra gli edifici che si affacciano sulla piazza ci sono il Palazzo della Ragione, la più antica sede comunale di tutta la Lombardia, e la Torre Civica, detta “Il campanone”. Se avete tempo, potete salire sulla torre, alta 43 metri, e ammirare uno splendido panorama della città e del Castello di San Vigilio.

Passiamo oltre il portico che costeggia Piazza della Ragione e arriviamo in Piazza Duomo, dove si trova la splendida Cattedrale di Sant’Alessandro (Duomo) che fa restare a bocca aperta per il contrasto tra le sue candide mura esterne e l’interno decorato di arazzi, dipinti e la spettacolare Cappella del Crocefisso.

Ancora più bella è la vicina Basilica di Santa Maria Maggiore, il cui nucleo originario risale al 1137 e che presenta alcuni elementi gotici all’esterno, tra cui i leoni siti vicino alle porte laterali. All’interno, invece, sono custoditi preziosi arazzi del XVI secolo. Qui si troverebbe anche il sepolcro del compositore Donizetti.

Sulla piazza si affaccia anche la splendida Cappella Colleoni, fatta costruire dal capitano di ventura Bartolomeo Colleoni nel Quattrocento. In stile rinascimentale, colpisce per la sua facciata variopinta in marmo rosso e bianco e per le decorazioni, tra cui spicca la statua equestre di Colleoni. All’interno si trovano anche i sarcofagi dei membri della famiglia tra cui la splendida tomba dell’amata figlia Medea. Sempre in Piazza Duomo, date un’occhiata anche al Battistero.

Se avete tempo, da Piazza Duomo incamminatevi verso la Rocca per ammirare un altro splendido panorama della città. La Rocca è circondata dal Parco delle Rimembranze, dove si trova il Museo Storico.

In funicolare al Castello di San Vigilio e ritorno a Bergamo Bassa

Subito dopo Porta Sant’Alessandro si trova la stazione della funicolare che conduce al colle di San Vigilio a 500 metri di altezza. Qui, oltre al panorama mozzafiato, si trova il Castello di San Vigilio, che merita una sosta.

Dopo aver visitato il castello, potete riscendere con la funicolare oppure tornare a piedi fino ad arrivare in Via Borgo Canale, una strada caratteristica con ciottoli e case colorate, dove sorge la Casa Natale di Gaetano Donizetti.

Scendiamo poi di nuovo verso Bergamo Bassa con la funicolare che prendiamo in Piazza Mercato delle Scarpe.

È ora di fare un po’ di shopping. Ci dirigiamo in via XX settembre, dove si trovano negozi e botteghe dove trovare davvero di tutto. Cuore della movida, invece è Piazza Matteotti, dove si trovano diversi locali e ristoranti.

Prima di ripartire, fermatevi a pranzo o a cena per gustare i casoncelli, la tipica pasta ripiena di carne, simbolo della cucina bergamasca insieme alla polenta, oppure le foiade, un primo piatto fatto di una sfoglia sottile, tagliata a quadretti e condita con formaggio o funghi.

Qui sotto, invece, vi lasciamo la ricetta delle lasagne con pesto e Bitto DOP.

LASAGNE CON PESTO E BITTO DOP

Ingredienti

  • 200 gr di farina 00
  • 70 gr di farina di grano saraceno
  • 2 uova
  • 600 gr di coste sbollentate in acqua salata
  • 1 litro di latte
  • 80 gr di burro
  • 80 gr di farina 00
  • 200 gr di Bitto Dop
  • 2 patate lesse
  • Noce moscata q.b
  • Sale

Preparate la pasta per le lasagne unendo le due farine, le uova, un po’ d’acqua. Impastate fino a ottenere un impasto liscio e omogeneo, poi avvolgetela in una pellicola e lasciate riposare per 30 minuti. Nel frattempo, mettete a lessare le patate, poi tagliatele a cubetti. Fate altrettanto con il Bitto DOP. Preparate la besciamella facendo fondere il burro e gli 80 gr di farina, completate con il latte, il sale e la noce moscata. Fate bollire mescolando per non fare formare i grumi. Riprendete la pasta e ricavate una sfoglia sottile, dallo spessore di circa 0,3 mm. Tagliatela in rettangoli poco più piccoli della teglia da forno e cuocetela per circa 7/8 minuti in acqua salata. Scolatela e mettetela ad asciugare su un canovaccio da cucina. Ricoprite il fondo della teglia con un velo di besciamella, appoggiatevi sopra la pasta, ricoprite ancora con la besciamella, poi con le foglie delle coste, un po’ di patate lesse e il Bitto a cubetti. Procedete con altri due strati e finite con il Bitto. Infornate a 180°C per 30 minuti. Servite le lasagne calde.

COME ARRIVARE

In auto: autostrada A4 Milano-Venezia con uscita Bergamo. Poi seguire per il centro città.

DOVE MANGIARE

*Osteria Al Gigianca, via Broseta 113, Bergamo, tel 035/5684928, www.algigianca.com Segnalato sulla Guida Slow Food-Osterie d’Italia propone i piatti della cucina bergamasca e lombarda, tra cui casoncelli, risotti, paste ripiene, coniglio alla bergamasca, stracotti e il pescato del Lario e del Sebino. Carta dei vini con più di 150 etichette.

*Trattoria Sant’Ambroeus, Piazza Vecchia 2, Bergamo, tel 035/237494, www.trattoriasantambroeus.it, Il locale si affaccia sulla suggestiva Piazza Vecchia, cuore di Bergamo Alta. Ricavato in un edificio del XI secolo, propone piatti della cucina tradizionale bergamasca e milanese, sia di carne che di pesce, alcuni rivisitati con fantasia. Le paste fresche e la pasticceria sono giornalmente fatte in casa.

DOVE DORMIRE

*Best Western Hotel Cappello d’Oro****, viale Papa Giovanni XXIII 12, Bergamo, tel 035/4222711, www.bwhotelcappellodoro-bg.it/ Ricavato in un’antica locanda ristrutturata, trasformata in albergo nel 1900, vanta una tradizione di 150 anni. Al fascino della tradizione antica aggiunge tutti i comfort più moderni. Doppia da € 161.

*Hotel Città dei Mille***, via Autostrada 3/C, Bergamo, tel 035/317400, www.hotelcittàdeimille.it A 900 metri dal centro storico, a 3 minuti dal casello dell’A4 e a 7 dall’aeroporto di Orio al Serio, l’hotel ha uno stile ispirato alla storica spedizione di Garibaldi. Colazione a buffet con dolci e salati. Doppia da € 99

INFO

www.visitbergamo.it




Giorgio Rosato, cuoco “Diversamente C.H.E.F.” a trazione integrale

Dal 4×4 ai fornelli, dalle marce ridotte alle ricette d’Autore. Questo, in sintesi il percorso professionale che ha portato in cucina Giorgio Rosato, giornalista automotive ed ex-direttore di Autoruote 4×4 che, appesa al chiodo la leva della trazione integrale, ha preso in mano mestoli e padelle per reinventarsi in una nuova professione. Oggi partecipa a numerose trasmissioni televisive su Alice TV, pubblica ricette certificate su “MySocialRecipe” e ha presentato il suo primo “Menù degustazione” in un noto ristorante della Langhe.

Quando hai deciso di trasformare la tua passione per la cucina in una professione?

Due anni fa, quando mi sono iscritto a un corso per diventare chef. Subito dopo ho iniziato a partecipare alle trasmissioni di Alice TV e a pubblicare le mie creazioni su MySocialRecipe, dove ho presentato le mie prime ricette “Diversamente C.H.E.F.” basate sulla mia idea di “global creative cousine“, molto diversa sia da quella fusion sia da quella etnica, che nasce dalle idee e dagli ingredienti acquisiti nel corso dei miei viaggi intorno al mondo.

Quanto ha influito sulla tua cucina il fatto che hai viaggiato moltissimo in tutto il mondo?

Indubbiamente molto, finora ho visitato 71 paesi in tutti e cinque i continenti e da ogni viaggio, da ogni esperienza gastronomica a essi legata, sono scaturiti spunti, idee o ingredienti che, successivamente elaborati e sviluppati, hanno dato origine alle mie ricette fuori dal coro.

Cos’è “Diversamente C.H.E.F”?

Nel mondo dell’alta cucina è in corso da alcuni anni un fenomeno per cui il contenitore (chef stellati e vetrine televisive) è diventato di gran lunga più importante del contenuto (bontà delle ricette, qualità delle materie prime e abilità nella preparazione). Diversamente C.H.E.F. è un progetto gastronomico che nasce proprio con l’obiettivo di proporre e divulgare una serie di ricette “fuori dal coro” che riconducano l’attenzione dei buongustai, e degli appassionati di cucina, soprattutto sul cibo piuttosto che sulle rockstar dei fornelli e sulle vetrine televisive.

E perché hai scritto chef con la punteggiatura, come fosse una sigla?

Perché in questo caso il termine chef è utilizzato come acronimo della locuzione “i Cuochi Hanno Esautorato i Fornelli”, e la mia cucina auspica il recupero del piacere del cibo con l’intento di far riscoprire una nuova dimensione degli alimenti. Sia attraverso una inedita e inconsueta lettura delle ricette tradizionali, sia mediante la creazione di piatti originali e insoliti dove le regole esistono solo per essere stravolte, anche se gli ingredienti sono sempre più o meno gli stessi.

Mi sembra un progetto molto ambizioso, non ti spaventa navigare nelle insidiose acque dell’arte culinaria di oggi?

Certamente, ma la mia è una sorta di cucina corsara che cercherà di navigare nelle insidiose acque dell’arte culinaria, dove solo le portaerei e le corazzate delle star mediatiche dell’alta cucina riescono a restare a galla. Ma anche un vascello corsaro riesce a volte a librarsi in aria come il gabbiano Jonathan Livingstone, costantemente alla ricerca di nuove soluzioni di volo.

Un grande chef ha infatti dichiarato che in cucina non bisogna mai dare niente per scontato…

È vero, infatti in cucina tutte le combinazioni sono possibili e anche le prospettive risultano flessibili in base al tipo di approccio che si ha con il cibo. Pensiamo alla pizza: l’impasto di preparazione è una sfera formata da lievito e farina, quando esce dal forno la sua forma è rotonda, la scatola che la trasporta è quadrata e la fetta che arriva nel piatto è triangolare.

Come sei approdato sugli schermi di Alice TV?

Nella maniera più semplice, ho inviato una richiesta via mail e dopo due settimane mi hanno convocato. E poiché è andata bene, mi hanno chiamato per registrare anche altre trasmissioni. Ho iniziato con “Casa Alice Insieme” e poi con “20 Anni Insieme“, la serie che celebra i primi venti anni del network che ricorrono proprio quest’anno. Nel frattempo, ho iniziato a pubblicare le mie ricette su MySocialRecipe,il sito più importante del settore.

Non c’è il rischio che qualcuno possa rubare qualche idea da una tua ricetta, o addirittura riproporla integralmente spacciandola per propria?

Anche se la cucina è condivisione e piacere di spartire i piatti con tutti i gastronauti, le ricette d’Autore pubblicate su MySocialRecipe garantiscono un minimo di tutela da predatori del “copia&incolla” che, in ogni caso, non rappresentano un’insidia. Del resto, la storia ce lo insegna, non basta avere tra le mani uno Stradivari per suonare come Paganini…

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Non tutti i cuochi lo ammettono, ma nella maggior parte dei progetti nel cassetto si insinua sempre, prima o poi, l’idea dell’apertura di un proprio ristorante. Anch’io non sono immune da questa ambiziosa tentazione. Nel mio caso, però, sarei orientato verso un locale molto esclusivo, con al massimo 25/30 coperti, in grado di offrire una cucina di qualità che, pur rimanendo nel solco della tradizione italiana, non sia estranea da contaminazioni varie e dall’utilizzo di tecniche innovative.

Il tuo weekend preferito che consigli di fare agli altri?

Uno dei luoghi ideali per un breve weekend rigenerante è senz’altro il lago di Viverone., tra Milano e Torino. Un’oasi di pace e tranquillità dove il tempo non sembra essere scandito dagli orologi, ma solo dall’alternarsi delle albe nebbiose disegnate sulle acque del lago e dai profumi del pesce grigliato che invadono l’aria all’approssimarsi del tramonto. Oltre ai weekend sul lago di Viverone e sul lago d’Orta, ogni tanto mi concedo anche qualche scappatella marina, come nella scorsa estate quando, partendo da Alassio, ho circumnavigato l’isola di Gallinara.

Il paese da visitare?

Tra i quelli visitati recentemente, uno dei più interessanti è l’Armenia, sia per il suo immenso patrimonio storico, artistico e culturale che per la relativa vicinanza all’Italia. Ottima la cucina e le strutture recettive che, grazie alla florida condizione economica, offrono ristoranti e alberghi di altissimo livello, in grado di soddisfare anche le richieste dei più esigenti globetrotter occidentali. Il livello di benessere, molto elevato, è tangibile anche dalle auto che circolano per le strade della capitale dove ho incrociato persino una Maybach e una Rolls-Royce Ghost. Alcuni anni fa, inoltre, il governo, per limitare il traffico a Yerevan, ha introdotto una legge speciale che limita a un massimo di quattro il numero delle auto di scorta al seguito del vip di turno.

L’auto con cui fai i tuoi weekend?

Fin da bambino ho sempre amato le auto anfibie, da quando mio padre un giorno tornò a casa dal lavoro con l’ultima copia di “Quattroruote” sulla cui copertina campeggiava l’immagine di un Maggiolino VW in acqua impegnato nella traversata dello stretto di Messina. Questa passione è letteralmente esplosa alcuni anni fa, quando mi sono recato presso un’azienda specializzata inglese per farmi costruire un veicolo anfibio su misura, allestito ovviamente su meccanica 4×4, con trazione integrale e marce ridotte, che ho portato in Italia e immatricolato tra mille difficoltà, sostenendo costi da capogiro.

La ricetta: EscargBurger con fondutina di Castelmagno

Ingredienti (per 4 persone)

  • 300 g di carne di chiocciola
  • 300 g di maiale
  • 200 g di Castelmagno
  • 200 ml di panna liquida
  • 300 g di patate dolci
  • 4 baby mais
  • 200 g di germogli di soia
  • 3 uova
  • 1 lime
  • 1 carota • 1 cipolla • 2 spicchi d’aglio •
  • prezzemolo
  • 100 g di
  • burro chiarificato
  • olio evo
  • 1/2 lt di olio di arachidi
  • sale e pepe
  • 4 foglioline di vene cross

Bollire le chiocciole per un’ora e mezza in acqua salata e, a fine cottura, tritarle finemente nel frullatore a immersione insieme a 1-2 cucchiai di olio. Tritare la carne di maiale e scottarla leggermente in padella con aglio, cipolla, prezzemolo e carota finemente tagliuzzati. Mettere a bollire le patate dolci e, una volta trasformate in purè, inserire il composto in una sac à poche, mentre nel frattempo si fonde il Castelmagno in un pentolino antiaderente, aggiungendo la panna liquida e un pizzico di sale e pepe.

Friggere in olio di arachidi i germogli di soia e i baby mais tagliati a metà nel senso della lunghezza e preparare l’impasto per l’hamburger unendo la carne di chiocciola a quella di maiale, aggiungendo le uova (strapazzate) e un po’ di sale e pepe. Inserito il composto in un coppapasta (8 cm) si procede alla cottura (4/5 minuti per lato) in una padella antiaderente con burro chiarificato, aromatizzando con del succo di lime e un po’ di scorza grattugiata. Adagiare l’escargburger nel piatto versandovi sopra la fondutina di Castelmagno e la vene crosse, completando il dressage con i germogli di soia e una duchesse di patate dolci sormontata dai baby mais.




TERRY GIACOMELLO: RICERCA, STUDIO, UN PO’ DI PAZZIA E LA RICETTA DI UN TAGLIOLINO MAI VISTO…

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA

Parma: ho incontrato Terry Giacomello, al timone del ristorante Inkiostro, stella Michelin.
Giacomello vanta molte prestigiose esperienze all’estero al fianco di top chef della gastronomia mondiale ta cui  Marc Veyrat, Michel Bras, Alex Atala, Andoni Luis Aduriz. Tanti viaggi: Brasile, Belgio e sopratutto in Spagna, dove ha avuto la possibilità di collaborare per più di 4 anni con Ferran Adria nel leggendario El Bulli.
I suoi piatti sono sempre unici e ben strutturati, frutto di grandi ricerca e studio approfondito.


Il tuo nome che mi ricorda certi Italoamericani di Brooklyn…
No, io sono italianissimo: mamma triestina e papà friulano, proprietari di una piccola locanda dove papà si occupava della cucina e mamma cucinava, talvolta per dovere ma anche spesso per diletto, ed era fenomenale.
Qualche ricordo dei suoi piatti ?
La besciamella, la lasagna, lo strudel, il tiramisù e certe buonissime pizze. Penso che la mia passione sia nata proprio nella cucina di casa. Poi sono iniziati i viaggi che mi hanno portato in tante nazioni, per poi tornare in Italia, dove da 4 anni mi occupo di Inkiostro.

Un piatto che ti ricorda la tua infazia? 
La patata fondente. Mi riporta agli anni passati a fianco di mio zio, anche lui chef, a pelare patate per poi fare questo piatto che si ispira alla classica cucina francese, dove la patata viene cotta per ore ed ore nel burro e nel fondo di carne. La faccio ancora e in realtà ho riprodotto la patata con il manitolo, l’interno è un soffice di patata e fuori è inserito un gel di fondo di carne.

Se hai un weekend libero, come lo passi ?
A casa, con la mia compagna e i figli. Il lavoro qui è così intenso per cui quei rari momenti di  tempo libero sono tutti per i miei cari. Qualche volta facciamo delle escursioni fuori città o nel territorio, sempre con un occhio alla gastronomia degli altri perchè mi piace sperimentare nuovi  un po’ per il curiosità è un po’ per evadere dal traffico settimanale, rilassarmi e sopratutto…lasciare che lavorino gli altri….


Che macchina guidi?
Una Opel Astra
L’auto dei tuoi sogni?
Una Lamborghini nera.
Viaggi all’estero?
Ho lavorato tanto la Spagna, per me è stata un’esperienza essenziale.


Hai portato qualche piatto della cucina iberica nel tuo menu?
Più che piatti o ricette ho assorbito certe tecniche di cucina e di trattamento degli ingredienti
Che cibo ti affascina? 
Tutto quello che si muove, insetti inclusi.
Mangio di tutto sono molto curioso anche di cose che sulla carta non sono proprio le mie preferite.
Nel tuo frigo di casa troviamo sempre…..
Formaggi di tutto l mondo  e burro. Talvolta anche ingredienti insoliti che magari mi hanno regalato. Li metto in frigo  e al momento giusto amo sperimentarli e vedere cosa succede
Mai…
Cose pronte
Descrivi Inkiostro
Affascinante, moderno, non troppo carico o sfarzoso, minimalista ma accogliente,

Un’occhiata al tuo menu. Piuttosto spinto, direi
Pasta di zucchero mixata a aceto dolce, una mummia imbalsamata con un’alga, la carne dell’esofago di gallina nel piatto ‘gioco di parole’ (ce n’è più di uno ) Eh lo So FA GOla.
C’è f
antasia, ricerca, sacrificio, ironia e novità.

Qualche eredità delle tue terre?
Certo,  la trota salmonata che ho sposato a olio di cipresso, succo di crespino e frutta secca, l’uso della scorzonera che si è trasformata in ‘betulla’ con tartufo, crema di mandolre amare e una foglia di patata, l’utilizzo di certe resine, i testaroli in civet di maiale, piselli, mosciame di tonno, frutto della passione.

Piatti pittorici, Che artista ti piace?
Mi piacciono le ‘pazzie’ visive di Van Gogh.
Un po’ di pazzia anche nella tua cucina?
Forse, ma pur sempre la conseguenza di studio e ricerca, però si un po’ di pazzia c’è, da lavorare la carne del collo di una gallina a servire un dolce che ho chiamato ‘limone ammuffito’…

La ricetta di Terry Giacomello
TAGLIOLINO DI BIANCO D’UOVO, IL SUO ROSSO, CREMA DI PARMIGIANO, CAVIALE DI TARTUFO NERO

ingredienti:
acqua
albume d’uovo
aceto di vino bianco
acqua di tartufo nero
parmigiano reggiano 24 mesi
Mescolare 200gr di acqua con 120 gr di albume cotto precedentemente in acqua bollente e aceto quindi stendere su placca
Mettere la placca nella macchina sottovuoto e procedere alla disidratazione del composto
Togliere dal sottovuoto, tagliare a striscioline come fosse una tagliatelle tradizionale
Nel frattempo procedere con la realizzazione del caviale di tartufo tramite sferificazione dell’acqua del tartufo nero
Per la fonduta di parmigiano, sciogliere il parmigiano reggiano in un po’ di acqua e panna, aggiustando di sale e pepe
Servire il tagliolino adagiandolo in un piatto fondo con foglie di timo fresco e sale maldon. Aggiungere la fonduta di Parmigiano, ed ultimare con il rosso dell’uovo ed il caviale di tartufo. INFO
Inkiostro

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.

 




Sciocolà, a Modena un lungo “ponte” di…cioccolato

Il “ponte” di Ognissanti più dolce che ci sia è a Modena, dove, dal 31 ottobre al 3 novembre, si tiene la seconda edizione di Sciocolà, un appuntamento che sommergerà il centro storico con colori, sapori e profumi, con oltre 100 stand espositivi e più di 50 maestri cioccolatieri provenienti da tutta Italia che faranno conoscere, degustare e apprezzare il “cibo degli dei” in tutte le sue forme e declinazioni.

Sportivi…al cioccolato

Il tema dell’edizione 2019 sarà lo sport, naturalmente, nella sua versione più dolce. Nella centrale Piazza Matteotti, per esempio, sarà allestito il Louvre del Cioccolato, un museo di opere d’arte realizzate tutte con il cioccolato dal maestro cioccolatiere Stefano Comelli per celebrare i grandi protagonisti dello sport.

Sarà infatti realizzato il gagliardetto del Modena F.C, la squadra di calcio che milita in serie C, che verrà donato ai giocatori, mentre lo schiacciatore del Modena Volley e della Nazionale Ivan Zaytsev riceverà il premio Sciocolà d’Oro, un pallone da pallavolo realizzato in cioccolato bianco.

Nel ricordo del grande Marco Simoncelli, poi, la Fondazione che porta il suo nome verrà omaggiata con una riproduzione in cioccolato del casco del campione, come simbolo dell’impegno che egli ha sempre portato avanti a favore di soggetti svantaggiati.

Di cioccolato saranno anche i pezzi degli scacchi utilizzati per giocare un golosissimo torneo che vede sfidarsi 80 giocatori tra i 6 e i 16 anni con la presenza di campioni nazionali di diverse categorie. E chi “mangia” una pedina all’avversario, dovrà mangiarla sul serio!

Pezzo forte della manifestazione sarà la Ferrari F2004 con la quale Michael Schumacher ha vinto il maggior numero di titoli. Sarà fedelmente riprodotta in scale 1:1 dal maestro cioccolatiere Mirco della Vecchia, come omaggio per i 50 anni del pluricampione, e per la sua realizzazione saranno impiegati ben 20 quintali di cioccolato, gentilmente offerto da Callebaut.

Non mancherà poi la tradizionale Infiorata, che omaggerà un altro grande campione di F1, Ayrton Senna, nel 25° anniversario della sua scomparsa.

A Sciocolà, cioccolato…per tutti i gusti

I 50 maestri artigiani cioccolatieri e pasticcieri proporranno una ricca varietà di prodotti, fa quelli più tradizionali a quelli più ricercati e innovativi. Si potranno così trovare dai classici cremini ai tartufi con la nocciola tonda gentile delle Langhe ai macarons al croccante. Tra le proposte più curiose, le praline al Parmigiano Reggiano o i macarons ricoperti.

Tra le delizie curiose anche i dolci in vaso, cotture a base di cioccolato e classici come i dragès al liquore, i cuneesi al rhum, i liquori al cioccolato e la torta al sangiovese. Non mancherà nemmeno il cioccolato bio e quello senza glutine.

I prodotti del territorio modenese, poi, incontreranno il cioccolato nell’esclusivo cioccolatino per Sciocolà 2019, creato dal Maestro Cioccolatiere Marisa Tognarelli, che delizierà il palato anche con esclusivi connubi enogastronomici tra prodotti modenesi e cioccolato, tra cui quello con l’Aceto Balsamico Tradizionale, oggetto anche del concorso per la Miglior Pralina.

Dolci esperienza tra “cioccosfide” e “cioccoyoga”

A Sciocolà non mancheranno nemmeno le disfide, tutte rigorosamente a base di cioccolato. La Scuola Alberghiera e di Ristorazione di Serramazzoni vedrà competere otto “campioni” del corso di specializzazione in pasticceria a colpi di accostamenti insoliti per gusto, forma e colore, mentre i maestri dello shaker di Liquid Art si contenderanno la finale del Sciocoliquid Contest per il titolo di “Re del cocktail al cioccolato”.

Non mancheranno nemmeno le esperienze, come il CioccoYoga, che, grazie al maestro cioccolatiere Franco Pasquale, consentirà di sperimentare a occhi chiusi pregiate tipologie di cioccolato. Nella Fabbrica del cioccolato, invece, i maestri torinesi mostreranno come nasce il cibo degli dei, dalle fave di cacao al prodotto finale.

INFO

www.sciocola.it




ALBA: GUIDA AL WEEKEND CON IL TARTUFO

Ad Alba, in occasione della Fiera Internazionale del Tartufo bianco, lo chef Davide Oldani ha presentato un moderno tagliatartufi, denominato Xfetta, per affettare in maniere adeguata il prezioso tubero. A Barberesco si è invece tenuta la “Penultima cena”, una performance di Anotherview in cui assaporare le Langhe, una meta ideale per un weekend con gusto.

Di Giusy Serafino.

È iniziata la grande festa dei weekend con sua Maestà Il tartufo bianco di Alba, nel magico scenario delle Langhe. Un territorio affascinante per il senso di pacata eleganza che lo contraddistingue come in un quadro d’autore.

Ogni anno qui si svolge la “Fiera internazionale del tartufo bianco”, giunta alla 89esima edizione, che attira estimatori da ogni parte del mondo alla ricerca di curiosità o aspetti innovativi.

Lo chef Davide Oldani, stella Michelin, ha presentato, presso l’Alba Truffle, il tagliatartufi “Xfetta”, per non affettare male e rovinare il tartufo pregiato…Un grande show, da parte del meno pretenzioso degli chef stellati.

Il prezioso accessorio, realizzato da Ambrogio Sanelli, è composto da un unico pezzo d’acciaio e da una lama fissa, per avere fette uguali, senza variazioni di sapore. La caratteristica del Tuber magnatum pico è quella di produrre piacere attraverso le sue proprietà organolettiche, rendendo unici piatti anche molto semplici come l’uovo in cocotte o in camicia, i piatti di pasta fresca, come ravioli o tajarin, o la battuta di fassona.

Presso il ristorante Casa Nicolini, una location di pregio con vista incantevole sul paesaggio collinare, lo chef ha presenziato a una singolare performance denominata “La penultima cena”, un’opera d’arte moderna, modernissima: 12 pasti per dodici persone, uno ogni 2 ore. Tutto in presa diretta, per una lunga tavola conviviale che si protrae per 24 ore, dinanzi al magnifico scenario dei vigneti, con lo sfondo delle colline Patrimonio UNESCO e la torre di Barbaresco, nell’omonima località.

Si tratta di Anotherwiew, un progetto di Marco Tabasso, Tatiana Uzlova e Robert Andriessen, che consiste nella realizzazione di “Finestre nomadi digitali”, ognuna delle quali racconta un giorno della vita di un luogo diverso del mondo. In contrasto con la nostra realtà in rapido movimento e frammentata, si invita lo spettatore a godersi il lento scorrere del tempo dalla prospettiva della propria casa.

Ospiti del mondo dell’arte, della cultura e dell’enogastronomia si sono susseguiti insieme a personaggi della tradizione piemontese (trifolai e collezionisti di vini) per gustare piatti tipici su cui la grattata di tartufo è stata d’obbligo. Ma Alba, oltre che mangiar bene, consente altri aspetti di gusto, come singolari musei, castelli prestigiosi e innumerevoli opere d’arte.

LA CULTURA DEL GUSTO ANCHE NELL’ARCHITETTURA

Partendo dalla centralissima piazza Risorgimento, ci si imbatte nel Palazzo Comunale, eretto sul foro della città romana, e sede del governo della città nel Medioevo; la Cattedrale di San Lorenzo, di fondazione paleocristiana e poi romanica.

In piazza Rossetti, oltre al Museo Diocesano con il suo bel campanile, si trova il Centro studi “Beppe Fenoglio”, casa museo dello scrittore, fronteggiata dal monumento di Umberto Mastroianni, con documenti sulla sua vita, ma anche sulla città e sulla Fiera del Tartufo.

A poca distanza, La Chiesa di San Giuseppe, eretta dalla Confraternita dei Pellegrini a partire dal 1656, ricorda le forme tipiche dell’architettura della Controriforma.

La struttura del Teatro Sociale “Giorgio Busca” è unica in Italia poiché la sala ottocentesca a “ferro di cavallo”, opera dell’architetto Busca e la grande sala di fine ‘900, si affacciano su un unico palcoscenico; nel foyer è visibile un’area archeologica romana.

Sulla piazza si affacciano la chiesa di Santa Caterina di fondazione medievale, ricostruita nel XVIII secolo, ora dedicata al culto ortodosso e il Seminario Vescovile del XVIII secolo. La Chiesa di San Domenico, con il convento dei Domenicani, venne costruita a partire dal 1292, e ha la facciata in stile romanico-gotico.

Il Complesso della Maddalena, invece, è stato un monastero delle suore domenicane, fondato dalla Beata Margherita di Savoia nel 1448, ospita in autunno la Fiera del Tartufo Bianco di Alba. Il profilo della città è però costituito da torri, residenze nobiliari e case-torri medievali che rammentano la floridezza di epoca comunale (XII-XII sec).

DOVE MANGIARE

*Osteria La Fermata “, Corso Bra,56 tel. 0173/36 67 63, Alba (CN), cucina tipica di Langa e Roero, www.osterialafermata.com

*Ristorante Casa Nicolini, Strada Nicolini Basso, 34 Barbaresco (CN), tel 0173/638139, www.casanicolini.it

DOVE DORMIRE

*B&B La terrazza sulle torri, viale Torino 6, Alba (CN), tel 0173/440741, www.laterrazzasulletorri.it. A soli 9 minuti a piedi dalla Cattedrale e dal castello Grinzane Cavour.

*Hotel Ristorante I Castelli ****, viale Torino 14, alba (CN), tel 0173/361978, www.hotel-icastelli.com. A poca distanza dai principali monumenti della città, doppia da € 149.

INFO

*Fiera Internazionale del Tartufo bianco d’Alba, www.fieradeltartufo.org

*Ente turismo langhe Monferrato Roero, Piazza Risorgimento, 2 + 39 0173 35833, www.langheroero.it

*Piemonte on wine, Servizio gratuito prenotazioni visite nelle cantine www.piemonteonwine.it

*Consorzio turistico Langhe Monferraro Roero, Servizio gratuito prenotazioni www.tartufoevino.it




VERONA: CHEF GIANCARLO PERBELLINI, TRA CASA,TEATRO E STELLE

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA –

Benvenuti in Casa Perbellini, o meglio nel Teatro Perbellini…
Il ristorante che vanta due stelle Michelin e che vi accoglie con una squisita ma pur sempre disinvolta regia teatrale. Effetto spettacolo: dai volteggi del personale, che ricordano passi di danza, alle cucina, rigorosamente a vista, quasi un palcoscenico animato dalle coreografie della brigata, alla pasticceria a sorpresa che spunta come per magia dalla pancia di un clown e via

evia fino al rito della tovaglia che viene stesa davanti al commensale, molto ‘Locandiera’ di Goldoni…Piccoli momenti di teatro che elevano la cosi tanto scrutata ‘sala,’ ne esaltano il servizio, l’accurezza in cucina e nello stesso tempo regalano un mood di casa.


Mi trovo a Verona, lascio alle mie spalle la superba Cattrale di S. Zeno e mi apre la porta proprio lo Chef Giancarlo Perbellini il creatore, o regista, di questoa ‘casa’ dall’atmosfera pulita, serena, sofisticata, mai banale.
Perchè Casa Perbellini è speciale?
La gente entra intimorita in certe cattedrali stellate, si prova un certo senso di disagio nel varcare la soglia… Io ho voluto creare qualcosa che sembrasse estremamente semplice anche se nella realtà non lo è affatto. Ecco in sala trovi solo 18 coperti, nessun maggiordono, niente uniformi, ma  ragazze in jeans e scarpe ‘Perbellini’ un modo per rompere degli schemi.


Dove passi un  week end libero?
A casa, perchè sono sempre in giro, tutto l’anno… Magari fuori a cena con amici.
Se ho un po’ di tempo vado in Sardegna in estate e in qualche posto caldo in inverno.
Che auto guidi?
Passo da una IGO a una BMW X1
I tuoi viaggi ?
Quasi sempre per lavoro. Ho viaggiato tanto in Asia, avevo un ristorante a Hong Kong.
Mi ha particolarmente colpito il Vietnam, dove ho scoperto profumi, sapori e una cucina di una delicatezza straordinaria. Ho amato tanto anche il Peru, dove, nei banchetti in strada, ho ritrovato la realtà dei profumo della frutta, Mi sembrava di essere in un campo di fragole, sensazioni che mi riportano alla mia infazia e che fortunatamente trovo ancora nel Sud Italia.


Il tuo primo ricordo in cucina?
Nonno Ernesto: pasticcere, barista, ristoratore e promotore di un catering primordiale, quando andava nelle case a cucinare. A casa però, cucinava solo nelle grandi occasioni con un repertorio ben preciso. Immancabili piatti erano il suo fantastico risotto con i cardi e la sua pasta reale, che ho portato anche qui.
Le tue esperienze in cucina?
Un lunga permanenza a Isola Rizza, 24 anni,  poi l ‘evoluzione; 5 anni di Casa Perbellini, il BIstro a Milano, nato per gogliardia come espressione più semplice di Casa, sempre con cucina a vista e il piacere di riproporre la tradizione italiana.


Qualche imput da un viaggio all’estero?
Ogni viaggio ti arricchisce e porta qualcosa di nuovo e interessante, anche se sono paladino della cucina riconoscibile e della memoria del gusto, sono comunque aperto a  divagazioni.
Se tu fossi un piatto del tuo menu, saresti…
Il mio wafer al sesamo, tartare di branzino, caprino all’erba cipollina e sensazione di liquirizia:  guai a chi me lo tocca…. è come un figlio! oppure il guanciale di maialino iberico cotto con la birra, servito con pure di lievito madre e servito con cappuccio croccante: la genesi dei Perbellini.
Un piatto che preferisci mangiar se cucinato da un’altra persona?
Si, il riso e patate di mia mamma Silvana. Il suo trucco era di  irrorararlo di grana padano e lasciarlo riposare per qualche minuto, per creare quella pellicina che tuttora costituisce per me un ricordo visivo davvero indimenticabile.


Questo porta dolci a sorpresa è davvero unico …
Si, un oggetto di Alessi che ho trovato per caso, una faccia buffa tra un clown e Arlecchino, Qui  siamo nella contrada di San Zeno, la patria di Papà del Gnocco, la tipica maschera di Verona e questo oggetto richiama i colori del nostro Carnevale.
Allegria, con in più una dolce sorpresa…

CONTROFILETTO DI MANZO, LATTUGA ROMANA ALLA PIASTRA, EMULSIONE AL DRAGONCELLO, ACETO DI SAMBUCO, CAPPERI FRITTI E SAMBUCO

PER LA MAIO AL DRAGONCELLO:
30 GR DRAGONCELLO IN FOGLIE
180 GR LATTUGA
50 GR ALBUME
500 ML VINACCIOLO
Q.B. SALE, PEPE E ACETO
PER L’ACETO DI SAMBUCO:
300 ML CARPIONE MIX
200 GR FIORI DI SAMBUCO
10 GR XANTANA
PER IL CARPIONE:
350 GR DI ACETO BIANCO
350 GR L ACQUA
350 GR L VINO CHARDONNAY
8 GR DI ZUCCHERO
4 GR DI SALE
INGREDIENTI:
Q.B. SENAPE, SALE, PEPE, CAPPERI
4 LATTUGA SUCRIN
PER LA LATTUGA SUCRIN:
SBIANCHIRE LA LATTUGA, TAGLIARLA A META’, CONDIRLA CON OLIO EXTRA VERGINE E SCOTTARLA IN UNA PADELLA ANTIADERENTE.
PER IL CONTROFILETTO:
PULIRE LA CARNE DALLE NERVATURE E DALLE PARTI TROPPO GRASSE. FARE PORZIONI DI CARNE DA 100 GR. PISTRARELA, LASCIARLA CRUDA AL CUORE E METTERLA POI A MACERARE NELL’ACETO DI SAMBUCO
PER L’ACETO:
PORTARE A BOLLORE TUTTI GLI INGREDIENTI DEL CARPIONE, METTERE IN INFUSIONE PER UNA NOTTE IL SAMBUCO FRESCO.
QUANDO IL SAMBUCO E’ PRONTO PASSARE AL FINE E LEGARE CON LA XANTANA FINO A CONSISTENZA
PER LA MAIO DRAGONCELLO:
FRULLARE IL DRAGONCELLO, L’INSALATA, L’ALBUME E IL CONDIMENTO FINO AD OTTENERE UNA CREMA LISCIA. MONTARE ALL’OLIO FINO AD OTTENERE UNA MAIONESE STABILE.
PROCEDIMENTO:
PIASTRARE LA LATTUGA PRECEDENTEMENTE SBIANCATA IN ACQUA SALATA E CONDIRLA CON L’ACETO LEGATO.
PIASTRARE LA CARNE E FARLA MACERARE, TAGLIARLA E CONDIRLA CON IL GEL D’ACETO DI SAMBUCO.
IMPIATTARE A PIACERE CON LA MAIONESE, LA SENAPE E I CAPPERI FRITTI

INFO
Casa Perbellini

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.

 




Bobbio (PC) è il “borgo dei borghi”

Non è solo uno dei “borghi più belli d’Italia”, ma, dallo scorso 20 ottobre, Bobbio è anche il Borgo dei Borghi. Ha conquistato infatti la prima posizione del talent di Rai Tre “Il borgo dei borghi”, sbaragliando 60 candidati, poi rimasti in venti “finalisti”. Una ragione in più per sceglierlo per il nostro weekend con gusto.

L’incoronazione di Bobbio a “Borgo dei borghi” è avvenuta nell’ambito della puntata finale, condotta da Camila Raznovich, Philippe Daverio, Mario Tozzi e Margherita Granbassi, il cui voto “di qualità” pesava per il 50%, mentre il restante 50% era in mano alla giuria popolare.

In finale sono arrivati i borghi di Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa (Sicilia) piazzatosi al secondo posto, al terzo Rotondella, in provincia di Matera (Basilicata), in quarta posizione Laigueglia, nel savonese (Liguria).

Bobbio, una bellezza antica che conquista

A conquistare le due giurie sono stati i diversi aspetti che si concentrano in questo piccolo borgo di appena 3500 abitanti che sorge sul fiume Trebbia, al confine con tre regioni, Emilia, Liguria e Toscana, dalle quali, nel corso dei secoli, ha assorbito la storia, la cultura e le tradizioni fino a trasformarle in un unico affascinante mix.

Bellezze artistiche, paesaggistiche, cultura, architettura, storia ed enogastronomia hanno conquistato il cuore dei giurati, affascinati dai suoi vicoli di ciottoli, le strade su cui si affacciano antichi portici, e poi ponti, conventi, chiese che riassumono l’eredità romana, longobarda e carolingia. Tracce di un primo nucleo abitativo sul Trebbia si hanno infatti fin dal Neolitico, ma è nel 14 a.C, in epoca romana, che nasce l’antica Bobium.

A Bobbio il Medioevo è di casa

A lasciare un segno indelebile a Bobbio è il monaco irlandese Colombano, che nel 614 fonda qui un monumentale monastero, tra i più grandi e importanti d’Italia, e non solo, con un complesso che include, tra gli altri edifici, una basilica affiancata dal porticato che la collega all’abbazia, oggi sede del Museo dell’Abbazia e dello scriptorium.

Un altro simbolo di Bobbio è il suo ponte romanico, noto come Ponte del Diavolo o Gobbo, per il suo profilo arcuato e le sue undici arcate, l’una diversa dall’altra, che si susseguono lungo i 280 metri del monumento.

Suggestivo il centro storico, con le sue strade di ciottoli, dove valgono una visita Piazza San Francesco, il Monastero di San Francesco, in stile francescano rustico del XIII secolo con un chiostro del XV e la chiesa ricostruita in stile barocco nei primi anni del Settecento. Splendida anche la chiesa della Madonna dell’Aiuto del 1621.

Assai significativo anche il Castello Malaspina, fatto costruire nel 1503 da Corradino Malaspina. Una volta passato alla famiglia Visconti divenne poi sede del Podestà per poi passare ancora una volta di mano alla famiglia Dal Verme. Dal 1956 è proprietà dello Stato e, ancora oggi, si presenta in tutta la sua imponenza. Da non perdere il magnifico panorama sul borgo e sulle montagne che si ammira dal cortile interno.

Bobbio, un borgo “da film” per tutte le stagioni

Bobbio ha dato i natali al regista Marco Bellocchio, che ogni anno organizza qui un rinomato Festival del Cinema, attirando intellettuali, curiosi, appassionati e semplici turisti che contribuiscono a mantenere vitale questo piccolo gioiello della Valtrebbia.

Non dimentichiamo, poi, le bellezze paesaggistiche, con un fiume, il Trebbia, in gran parte balneabile, colline verdi su cui nascono le viti di Nebbiolo e Dolcetto e gli scorci del Monte Penice, che ogni anno, nel periodo estivo attraggono migliaia di turisti.

Nel periodo invernale, invece, si popola di sciatori e amanti degli sport sulla neve grazie alle due piste e al campo scuola servita da una manovia e da uno skilift.

Il Borgo dei Borghi in tavola

Bobbio è una delle mete gourmet più interessanti d’Italia per la gustosa commistione di prelibatezze della gastronomia piacentina, come i deliziosi salumi, tra cui coppa, salame e ciccioli e influenze di Liguria e Toscana.

Tra i primi piatti spiccano gli anolini all’uovo, i pisarei e fasò, il riso alla zucca, la bomba di riso, i tortelli ripieni e i tipici maccheroni alla bobbiese, con sugo di funghi o di stracotto, che sa solo spopola anche tra i secondi, insieme alla selvaggina e alle grigliate. Un tipico piatto autunnale sono poi le lumache “alla bobbiese”. Tra i dolci, tipico e il croccante di mandorle e zucchero.

Maccheroni alla bobbiese

La particolarità di questo piatto è che i maccheroni sono realizzati servendosi di un ferro da calza.

Ingredienti

Per la pasta

  • 500 gr di semola di grano duro
  • 500 gr di farina 00
  • 4 uova intere
  • Olio extravergine di oliva q.b.
  • Un pizzico di sale
  • Acqua q.b.

Per il sugo

  • 150 gr di macinato di maiale
  • 150 gr di macinato di manzo
  • 150 gr di macinato di pollo
  • 1 bottiglia di passata di pomodoro
  • 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
  • 50 gr di funghi porcini secchi
  • 1 bicchiere di vino rosso
  • 1 cipolla, 1 carota, 1 gambo di sedano, 1 spicchio di aglio
  • Prezzemolo q.b
  • Sale e pepe
  • Parmigiano grattugiato

Setacciate le farine e disponetele a fontana su un tagliere, poi rompete al centro le uova, aggiungete un pizzico di sale, un filo di olio e un po’ d’acqua e impastate per bene. Lasciate riposare la pasta per circa 30 minuti, poi, se volete seguire il metodo tradizionale, ricavate delle strisce rotonde e tagliatele a dadini. Prendetene due alla volta e avvolgetele alle estremità del ferro da calza. Con il palmo della pano allungatele fino a ottenere i maccheroni, lunghi circa 10 cm. Poi sfilateli e disponeteli ad asciugare.

Nel frattempo, preparate il ragù. Tritate la cipolla, il sedano e la carota e fate rosolare in un cucchiaio di olio d’oliva insieme allo spicchio d’aglio che poi eliminerete. Mettete poi a rosolare i tre tipi di macinato e sfumate con in vino. Aggiungete poi la passata di pomodoro, il concentrato, il sale e il pepe. Lasciate cuocere per circa un’ora. A metà cottura unite anche i funghi porcini. Cuocete i maccheroni in abbondante acqua salata, scolateli. Serviteli con il sugo e una spolverata di Parmigiano grattugiato e prezzemolo tritato.

COME ARRIVARE

In auto: da Nord e da Est, A1 con uscita Piacenza Nord; da Sud A21 con uscita Piacenza Sud, da Ovest A21 con uscita Piacenza Ovest. Seguire per Piacenza e, arrivati qui, proseguire lungo la tangenziale seguendo le indicazioni per Bobbio imboccando la SS45.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Enoteca San Nicola, via San Nicola 11, ang. Contrada dell’Ospedale, Contrada San Nicola, Bobbio (PC); tel 0523/932355, www.ristorantesannicola.it Nel centro del borgo, è ricavato in un convento del Seicento. Nel menù ricette tradizionali, alcune con accostamenti ricercati. Ampia scelta di vini.

*Osteria Braceria Il Barone, Contrada di Porta Nova 11, Bobbio (PC), tel 0523/932093, www.osteriailbarone.it Locale accogliente con un menù di piatti realizzati con prodotti di stagione e materie prime di qualità. Ottimi i salumi. Tra i primi piatti ci sono zuppe, minestre, pasta artigianale anche ripiene, mentre tra i secondi di carne ci sono stufato, arrosti, stracotti e grigliate.

DOVE DORMIRE

*B&B Il Viandante, Loc. Bargo 5, Bobbio (PC), tel 370/3529467, www.bbilviandante.it In posizione panoramica, a soli 7 minuti a piedi dal centro storico. Le camere si affacciano sul bosco, si può scegliere quelle con bagno privato o in comune. La colazione è servita nell’ampio salone ed è a base di torte e marmellate fatte in casa. Doppia con colazione da € 60.

*Albergo Ristorante Il Giardino, Piazza San Francesco 12, Bobbio (PC); tel 0523/936247, www.albergobargiardino.it Nel centro del paese con splendida vista sul borgo, dispone di 15 camere spaziose e tranquille. A disposizione ristorante con cucina tradizionale e bar con aperitivi e drink. Doppia da € 75.

INFO

www.comune.bobbio.pc.it




Da Mira a Stra, un weekend con gusto sulla Riviera del Brenta (2° giorno)

In questa seconda tappa del nostro itinerario, dopo aver visitato Dolo, saliamo di nuovo a bordo del Burchiello e riprendiamo il nostro lento navigare lungo il Brenta, cullati dalle sue acque placide, mentre ville e giardini dal fascino antico ci scorrono davanti agli occhi.

Ci fermiamo a Mira, per visitare alcune delle sue bellissime ville, antiche dimore di villeggiatura dei nobili veneziani e scrigni di preziose opere d’arte.

Mira, tra i capolavori di Palladio e Tiepolo

A Mira si trova l’unica villa progettata dal celebre architetto Andrea Palladio lungo il Brenta: Villa Foscari, nota anche come “La Malcontenta”. Sul perché di questo nomignolo “sinistro” ci sono diverse ipotesi e leggende. Una di queste racconta di come uno dei fratelli Foscari, sospettando dell’infedeltà della giovane moglie, l’avesse di fatto rinchiusa nella villa.

La tristezza e il malcontento della sposa le sopravvissero nel nome dato alla residenza. Si dice anche che fantasma dell’infelice si aggiri ancora tra queste mura palladiane. Un’ipotesi più “razionale” invece, fa riferimento al fatto che le acque del fiume allagassero spesso la zona, perché “malcontenute” dagli argini.

Seguendo ancora il Brenta, facciamo tappa a Villa Contarini Pisani, detta Villa dei Leoni, un complesso cinquecentesco di rara bellezza che incluse, oltre al corpo centrale, una barchessa, oggi sede del Teatro Comunale, e un oratorio, dove si possono ammirare alcune copie degli affreschi di Gian Battista Tiepolo.

Gli originali, purtroppo, sono stati venduti e si trovano in Francia, ma si può comunque immaginare la loro raffinata bellezza, come nell’affresco che ricorda l’arrivo alla villa di Enrico III, futuro re di Francia.

In città si trova anche una delle sedi della Mira Lanza, la storica fabbrica di candele e saponi costruita qui nel 1928, ma che vanta una tradizione che risale all’Ottocento.

Nei dintorni di Mira, Villa Farsetti e Villa Widmann

Facciamo una tappa anche a Santa Maria in Sala, dove si trova Villa Farsetti, che ricorda una piccola Versailles. E c’è un motivo. Il suo proprietario e committente, l’abate Farsetti aveva avuto l’onore di visitare la reggia francese e ne era rimasto folgorato. Al punto da farsi costruire una villa, nel 1770, che la ricordasse.

In località La Riscossa visitiamo anche Villa Widmann, un complesso con oratorio e barchessa che risale alla fine del Settecento e che ha visto tra i suoi ospiti illustri, come Carlo Goldoni, il Cardinale Sarto, patriarca di Venezia, il musicista Igor Stravinski e Gabriele D’Annunzio.

Lascia a bocca aperta in sontuoso Salone delle Feste, affrescato da Giuseppe Angeli nel 1765. I dipinti riproducono scene mitologiche incorniciate da volute rococò, fasce policrome e cornici.

Tra gli affreschi che spiccano c’è il Ratto di Elena a cui fa da contraltare, sulla parete opposta il Sacrificio di Ifigenia. Sul soffitto, invece, è dipinto il tema della Gloria che sorride ai Widmann e un’apprezzabile rappresentazione di Diana con Amorini.

Villa Pisani, la “regina” delle Ville venete

Riprendiamo quindi la nostra navigazione lungo il Brenta e arriviamo a Stra per visitare forse la più bella e famosa delle ville venete: Villa Pisani, che ogni anno attira ben 150 mila visitatori.

Siamo subito colpiti dalla sua maestosa facciata, che introduce a un imponente complesso centrale di 15 mila mq, che comprende 168 stanze. Tra queste il gigantesco Salone delle Feste, dove si trova l’Apoteosi della famiglia Pisani, affresco di Gian Battista Tiepolo. Splendide anche la Sala del Trionfo di Bacco, la Stanza della Musica e il Salotto Napoleonico.

Commissionata nel Settecento da Almorò Pisani, la villa è stata progettata da Girolamo Frangimelica e successivamente rivista da Francesco Maria Preti, uno degli architetti più famosi dell’epoca.

Lascia a bocca aperta il magnifico parco con il labirinto di siepi di bosso con al centro una torretta sormontata da una statua di Minerva. Benché richiami alla classicità e al mito di Minosse in particolare, pare che il labirinto sia stato costruito per allietare i visitatori con una sorta di “gioco amoroso”. Una dama si nascondeva nella torretta e solo dopo aver trovato la strada per il centro i “cavalieri” potevano conoscerne l’identità.

Fanno parte del complesso anche la Terrazza Belvedere, la ghiacciaia, la coffee house, le scuderie, l’orangerie e la piscina, costruita nel 1911 dall’Università di Padova per alcuni studi idraulici e in seguito, abbandonato lo scopo scientifico, abbellita con statue provenienti da altre ville venete.

Villa Pisani in passato è stata teatro di importanti incontri storici e amorosi, come quello tra Vittorio Emanuele e la consorte Rosa Vercellana, ha ospitato Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse, ma è anche stata scelta come set da Pier Paolo Pasolini per il suo film Porcile, del 1969, e da Laura Pausini per il videoclip Simili.

Oggi, la villa è sede del Museo Nazionale Villa Pisani (www.villapisani.beniculturali.it/) e conserva arredi e opere d’arte del Settecento e Ottocento, oltre a ospitare eventi e mostre.

Villa Foscarini Rossi e il Museo della Calzatura

Non ci lasciamo scappare una visita alla seicentesca Villa Foscarini Rossi (www.villafoscarini.it) la cui architettura si ispira alla concezione di Palladio e del Longhena.

Al suo interno è ospitato il suggestivo Museo della Calzatura (www.museodellacalzatura.it ), con la mostra permanente “Calzature d’autore” che raccoglie 1700 modelli di calzature di lusso realizzate nei settanta anni di attività di Rossimoda, frutto della collaborazione del calzaturificio con in marchi più importanti, tra cui Fendi, Saint Laurent, Ungaro, Givenchy, Vera Wang e molti altri. Alle calzature femminili si aggiunge la produzione maschile per marchi celebri come Porsche.

Una seconda esposizione raccoglie invece una parte della collezione di arte moderna di Luigino Rosso, proprietario di Villa Foscarini e presidente di Rossimoda.

E alla fine…gustiamo il baccalà all’Osteria del Baccalà da Linda

Non potevamo concludere il nostro viaggio lungo il Brenta senza assaggiare una delle specialità venete più famose, il baccalà. Pare che malleabile merluzzo sotto sale sia stato importato in Veneto da un certo Pietro Querini nel 1400, direttamente dalle isole Lofoten. Con il tempo, elaborato e impreziosito di ingredienti, è diventato un caposaldo della cucina veneta.

Il luogo ideale per gustarlo è l’Osteria del Baccalà da Linda, un vero e proprio “tempio del gusto” dove provare il baccalà in tutte le possibili varianti e declinazioni, dal tradizionale baccalà mantecato alle frittelle, da quello alla vicentina, ma anche al forno con patate e olive.

Il tutto preparato dalle mani sapienti di Linda, che il suo baccalà lo prepara letteralmente con amore, dal momento che lo abbraccia pure!

A tavola lungo il Brenta

Il baccalà è in buona compagnia sulle tavole della Riviera del Brenta. La cucina locale si basa infatti su ingredienti forniti direttamente dalla laguna e dal Mar Adriatico, tra pesci e crostacei.

Tra i piatti, “stagionali”, ci sono i bovoleti, lumachine con aglio e prezzemolo, mentre il primavera e in autunno si preparano le moleche, granchi fritti che nelle stagioni “di mezzo” si presentono tenerissimi, oppure le masanete, granchi femmina lessati e con un condimento di aglio, olio e prezzemolo.

Tra gli antipasti, non mancano le sarde in saor, sardine fritte e marinate in una salsa agrodolce con cipolla, uvetta e pinoli, la capelunghe, i canestrelli gratinati, le capesante, la granseola, il baccalà mantecato, ma anche gamberetti, sautè di cozze e vongole veraci e gli schie, i gamberetti della laguna di Venezia.

Abbondano anche i primi piatti di mare, come il risotto al nero di seppia o agli scampi, i bigoli in salsa di sarde, il broetto, una zuppa di pesce, gli spaghetti allo scoglio o con le biberasse, le vongole della laguna venera.

Per quanto riguarda i secondi, ottime le grigliate miste con scampi, seppioline e mazzancolle, ma anche orate, branzini e rombi. Senza dimenticare l’anguilla, il branzino al sale, le sarde fritte, ma anche sogliole, cefali, code di rospo, triglie, salmone, pesce San Pietro al forno o ai ferri.

Il tutto accompagnato dai pregiati vini veneti, tra cui il frizzante Prosecco, o i fermi, come il Sauvignon, il Soave Classico, il Moscato Secco, il Pinot Grigio, lo Chardonnay e il Lugana.

COME ARRIVARE

In auto: A14 Milano-Venezia, uscire al casello di Padova Est-Dolo-Mestre, poi prendere la SS11 Mestre – Venezia e uscire allo svincolo Mira-Oriago. Seguire per Mira o Stra.

DOVE MANGIARE

*Osteria del Baccalà da Linda, Piazza Marconi 61, Stra (Ve), tel 049/9801844. Trattoria dall’atmosfera familiare dove gustare il baccalà in tutte le sue declinazioni, tra cui quello mantecato alla zucca e alla veneta con polenta. E per chi non sa scegliere c’è la degustazione con diversi piatti a base di baccalà .

*Trattoria dall’Antonia, via Argine destro del Novissimo 75, Mira (VE), tel 041/5675618, www.trattoriadallantonia.it In splendida posizione sulle rive del Brenta, circondato da piante e fiori colorati, propone una cucina a base di pesce e frutti di mare della tradizione veneta. Prezzo medio alla carta da € 35 p.p.

DOVE DORMIRE

*Villa Patriarca****, via Miranese 25, Mirano (VE), tel 041/5703618, www.villapatriarca.it Struttura ricavata in una villa veneta del Settecento, circondata da un rigoglioso giardino. Dispone di due piscine, ristorante, bar. Possibilità di organizzare escursioni a Venezia e alle ville del Brenta. Doppia da € 65.

*Hotel Park Venezia, via Venezia 92, Stra (VE), tel 049/503182, www.parkvenezia.com Circondato da un parco di 6000 mq, l’hotel si trova vicinissimo a Villa Pisani e a 10 e 20 minuti di auto da Padova e Venezia. Doppia da € 70.

INFO

www.larivieradelbrenta.it

www.ilburchiello.it




IL MONDO FESTEGGIA ‘PASTA DAY’: LE RICETTE DI UN TOP CHEF COREANO, UN AMERICANO E UN BRASILIANO

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA –

La pasta è servita!
Il 25 Ottobre è “World Pasta Day”: a casa, al ristorante, in versione street food, sua Maestà la Pasta sarà festeggiata (e gustata) in tutto il mondo.

Tre top chef internazionali si sono riuniti a Pescara per realizzare una loro secialità, ognuno mantenendo le proprie origini culinarie e la propria identità. Tutti hanno scelto le paste artigianali di Rustichella d’Abruzzo che in questa occasione ha festeggiato il primo raccolto dell’anno,
Conosciamoli:
Per cavalleria, ladies first, ecco Barbara Pollastrini, Executive Chef di Heroics, Santa Monica  California USA. Al suo fianco Douglas Benatti, Chef e Proprietario di Enosteria, San Paolo, Brasile e Chanoh Lee, Food Artist, Seul, Corea.
Li ho incontrati per parlare di viaggi, gastronomia e delle loro ricette.

BARBARA POLLASTRINI
Barbara, dove spendi un weekend libero?
Lascio Los Angeles e cerco posti tranquilli,  Silver Lake  è tra i miei preferiti
Un viaggio importante?
A Tokyo per lavoro e per studiare la cucina giapponese, da cui ho adottato il rispetto per un modo di cucinare intelligente, senza sprechi.
Cosa ordinano solitamente i tuoi clienti californiani?
Lei un’insalatona e lui una pasta, (che lei assaggia alla grande)
E un italiano?
Probabilmente il mio Oh My God, un ricco panino superfacito con salame, prosciutto, formaggio e verdure.
La tua ricetta ?
Un piatto che ho chiamto Santa Barbara (ride) no, non sono io … solo perchè ogni ingrediente viene da Santa Barbara, una ricetta comunque ripetibile anche in Italia.

DOUGLAS BENATTI
Una buona destinazione x un weekend in Brasile?
Il litorale al nord di San Paolo
La tua ricetta?
Un’insolita carbonara di paccheri all’ananas, vongole, calamari, bacon affumicato e burro tipico del Sud del Brasile.
Se non fossi diventato uno chef, saresti stato…
Un giocatore di basket, da ragazzo ero un vero campione.
Se venissi a trovarti a San Paolo, dove mi porteresti?
Non ho dubbi, nella regione Minas Gerais: meravigliosi caseggiati coloniali, storia, ecoturismo, e gastronomia.

CHENOH LEE
Vive a Seul, Corea. Dopo due ristoranti si è tasformato in food artist
Seul è parecchio conciata. Scappi mai?
Si, ma in un’ora di auto trovi villaggi dove si può trovare del vero kimchi.
Che auto guidi ?
Una Audi cabriolet A 5, ma il mio sogno è la Porsche oppure una Aston Martin proprio come James Bond…
Cucina coreana o italiana?
Da noi c’è molta processo fermentativo, in Italia gli ingredienti sono più utilizzati al naturale.
La tua ricetta?
Un piatto che mi ha ispirato la regione dell’Abruzzo.

Curioso nel vostro frigo di casa e di sicuro troverò…
Douglas: Formaggio e cime di rapa
Chenoh: Uova, visto che preferisco coprare solo quanto è necessario per la giornata e di sicuro mangerò delle uova.
Barbara: Uova e poco altro perché a casa cucino raramente.

Non troverò mai..
Douglas: interiora di qualsiasi animale
Chenoh: Coca Cola
Barbara: sugo di pomodoro in scatola. Deve essere fresco o niente…

La ricetta di Barbara Pollastrini
THE SANTA BARBARA
Per gli spaghetti:
80 gr di pasta blu alla spirulina Rustichella
2  gr di sale
Per la salsa
3 cucchiai di burro fatto in casa ai ricci di mare
1 puntina di aglio tritato
Il corallo del gambero (ottenuto spremendo la testa)
Per la decorazione del piatto:
1 Gambero di Mazara
1 cucchiaio di caviale Beluga
1 riccio di mare
1 viola
Per la Pasta:
Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua bollente salata, scolare al dente.
Tagliare la calotta superiore ai ricci  e asportare delicatamente con un cucchiaino le uova interne, ponendole in una terrina con del ghiaccio.
Preparare il burro fatto in casa e frullare le uova precedentemente ricavate dal riccio di mare, lasciando una lingua di riccio per la decorazione finale.
Nel frattempo, in un padella far ammorbidire il burro ai ricci a temperatura ambiente, aggiungere l’aglio e il corallo del gambero e amalgamare il tutto
Nel frattempo friggere la testa del gambero fino a che diventa croccante.
Rosolare per qualche istante la coda di gambero su una padella con un pochino di sale e pepe
Scolare gli spaghetti e versarli nel tegame, rimestare delicatamente per un minuto a fuoco spento, fino a che il burro si scioglie completamente.
Impiattare la pasta, adagiare il gambero  e la sua testa al lato degli spaghetti, aggiungere del uova del riccio e il caviale.
Decorare con un fiore

La ricetta di Douglas Benatti
PACCHERI ALL’ANANAS CON VONGOLE E CALAMARI

Ingredienti

Un pacchetto di Paccheri All’Ananas Rustichella
Guanciale (0.22lb)
Pecorino (0,22 libbre)
Grana Padano (0.22lb)
Tuorlo d’uovo (0,33 libbre)
Calamari (0.44lb)
Vongole (0.44lb)
Vino bianco (1.69 once)
Cipolla (0,11 libbre)
Aglio (1 spicchio)
Bottarga (scorza)
Prosciutto croccante per decorare
Preparazione
Cuocere la pasta in acqua bollente per 12 minuti
In una padella, friggere il guanciale e l’aglio, quindi aggiungere la vongole, la cipolla e il vino. Mettere il coperchio sulla padella e far in modo che i gusci delle vongole si aprano.
Aggiungere i calamari e un minuto dopo aggiungere i tuorli, il pecorino e il grana padano, mescolando sempre con un cucchiaio.
Infine, aggiungere la pasta e un po ‘di acqua di cottura.
Aggiungere il sale e la bottarga.
Decorare con prosciutto crudo e servirlo.

La ricetta di Chenou Lee
SPAGHETTI ALLA CURCUMA , ZENZERO E CARBONE

Ingredienti
Per 2 persone
1 aragosta
5 gamberi
1 calamari
100 g di mirepoix ( battuto di verdure di stagione)
Puree di pomodoro 100 ml
300 ml di olio
100 g di spaghetti Rustichella d’Abruzzo curcuma, zenzero
50 g di spaghetti Rustichella d’Abruzzo al carbone
Preparazione
Sbollentare l’aragosta e togliere la pelle
Pulire i gamberi
Tagliare i calamari
Soffriggere mirepoix, aragosta e gamberi sgusciati
Aggiungi la purea di pomodoro e olio bollente per 40 minuti
Macchia e versare in padella
Cuocere la pasta
Mentre cuoci la pasta
Cuocere aragosta e gamberi e passarre i calamari in olio
Condire il pesce con limone, sale, pepe
Condire gli spaghetti l’ olio e il pesce.
Aggiungere le erbe

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.

 




Navigando lungo il Brenta. Dolo, tra ville e buoni sapori veneziani (1° giorno)

Un weekend “lento”, navigando placidi lungo il Brenta, lontano dalla “pazza folla” che prende d’assalto Venezia, a bordo del Burchiello, imbarcazione veneziana del Settecento che collegava, e collega ancora, in una romantica minicrociera, Venezia a Padova, per consentire ai nobili veneziani di raggiungere le loro sontuose ville per la villeggiatura.

Dotato di una grande cabina in legno, finemente decorata e provvista di alcuni balconi per ammirare lo gli splendidi panorami, il Burchiello scorre placido lungo il fiume, in un ideale viaggio nel tempo, mentre la guida ci racconta la storia, l’arte, la cultura e qualche aneddoto sulle meravigliose ville del Brenta.

Dolo, tra ville, canali e antichi mulini

La prima tappa del nostro viaggio è Dolo, già luogo di villeggiatura apprezzato dai nobili della Serenissima e da Carlo Goldoni. Grazie alla sua posizione favorevole ai commerci, deve il suo sviluppo alla costruzione dei suoi Molini, nel XVI secolo.

Immortalati anche dal Canaletto in un suo celebre dipinto, oggi rappresentano uno degli scorci più suggestivi di Dolo. Oggi, invece, ospitano un wine bar dove, nella sala interna, si possono ancora ammirare gli ingranaggi del mulino.

Unico nel suo genere, invece, lo Squero, un cantiere di barche che fungeva anche da riparo.

Le ville e i palazzi di Dolo

Costruite per la maggior parte tra Cinquecento e Seicento, le ville di Dolo sono accomunate dallo stile. Tra le più belle c’è Villa Ferretti Angeli, dalla facciata scenografica e un parco accessibile al pubblico. Rocca Ciceri, invece, è oggi sede di un hotel.

C’è poi la splendida villa Brusoni Scalella, un complesso che include, oltre alla casa padronale, anche una barchessa, un oratorio e un rigoglioso parco all’inglese di tre ettari. Spicca invece per i preziosi stucchi che adornano le sue grandi sale la sontuosa Villa Concina.

A Dolo si trovano anche alcuni splendidi palazzi nobiliari, come palazzo gMolin, con le sue ricche decorazioni sulla facciata, palazzo De Goetzen che spicca per le sue finestre triangolari e curvilinee. A Palazzo Duodo, invece, sono custoditi preziosi dipinti del Ricci e del Visentini.

Ancora, da vedere, il Duomo, eretto tra il 1770 e il 1776, con il suo campanile di 82 metri, che omaggia il corrispettivo veneziano. Da non perdere poi una visita alle Porte del Dolo, forse l’edificio più antico del paese, dove avveniva il pagamento dei dazi, e la Seriola, un canale artificiale che collegava Dolo a Maranzan.

A Dolo una sosta golosa al gusto di torrone

Prima di risalire sul Burchiello, facciamo una sosta golosa presso il Torronificio Scaldaferro (www.scaldaferro.it), che dal 1919 produce torrone veneziano con soli ingredienti naturali, ma anche il celebre mandorlato.

Premiato dal Gambero Rosso nel 2010 per il “Miglior Torrone d’Italia”, propone anche abbinamenti curiosi e golosi, tra cui mandorlato e formaggi, oppure con salse, confetture e gelatine, vino e birra. Da non perdere il gelato al torrone e frutta candita.

Deliziati e soddisfatti nel palato, riprendiamo quindi la nostra navigazione lungo il Brenta, alla volta di Mira e di Stra, dove vi porteremo nella seconda parte del nostro itinerario. Prima, però, vi lasciamo la ricetta del Baccalà mantecato, uno dei piatti tipici che abbiamo assaggiato.

Baccalà mantecato

Ingredienti

  • 700 gr di baccalà fresco o sotto sale
  • 200 ml di latte
  • 1 spicchio di aglio
  • Prezzemolo q.b
  • 200 ml di olio extravergine di oliva

Se usate il baccalà sotto sale lasciatelo prima in ammollo per almeno 48 ore cambiando spesso l’acqua. Sciacquate il baccalà, poi mettetelo in una pentola e copritelo con il latte misto ad acqua. Fate bollire per circa 20 minuti, poi lasciatelo raffreddare nel suo liquido di cottura a fiamma spenta. Scolate il baccalà ed eliminate la pelle, poi con le mani sbriciolate la polpa, eliminando eventuali lische. Mettete la polpa sbriciolata in una ciotola e unite l’olio a filo, poi mescolate con una spatola di legno per almeno 15 minuti, finché non otterrete un composto liscio. Unite poi anche il prezzemolo e l’aglio tritati e mescolate. Servite tiepido con i crostini di pane o polenta o la polentina bianca.

COME ARRIVARE

In auto: A14 Milano-Venezia, uscire al casello Dolo-Mirano e seguire indicazioni per Dolo.

DOVE MANGIARE

*Bacaro dei Storti, via Mazzini 13, Dolo (VE), tel 041/5640298. Osteria dall’atmosfera familiare con menù tipico a base di pesce, tra cui baccalà, gamberoni, seppioline, alici e vini della casa.

*I Molini del Dolo, via Garibaldi 3, Dolo (VE), tel 041/5101012, www.molinidolo.com In splendida posizione con vista sugli antichi mulini. Si mangia accompagnati dal rumore dell’acqua in una sala accogliente, in legno. Menù di piatti tradizionali, anche a base di pesce, e pizza.

DOVE DORMIRE

*B&B Dimora Naviglio, via Brenta Bassa 67, Dolo (VE), tel 335/365365, www.dimoranaviglio.it In splendida posizione, immerso nel verde, dispone di camere spaziose, con arredi d’epoca. Accoglienza familiare. Doppia da € 64.

*Hotel Villa Alberti***, via Tito 90, Dolo (VE), tel 041/4266512, www.villalberti.com Ospitato in una villa del Settecento, si trova a poca distanza dalle barchesse di Villa Valmarana, da Villa Widmann e dal Parco di Villa Belvedere. Le camere, tutte diverse, sono arredate in stile classico e sobrio, con pavimenti in legno, terrazzo, riscaldamento, aria condizionata, wi fi. Doppia da € 92.

INFO

www.larivieradelbrenta.it

www.comune.dolo.ve.it

www.ilburchiello.it




IN ESCLUSIVA: SANDRA MILO SI TRASFORMA IN CHEF: “IL MIO PIATTO ‘DA CONQUISTA'”

INTERVISTA DI CESARE ZUCCA –

Quando? Una magica notte di luna piena. Dove? Alla Vigna di Sarah, nella meravigliosa Vallata del Prosecco, Chi ho incontrato? Un’icona del cinema italiano, l’incomparabile Sandra Milo.
Quasi tutti la conoscono come la biondissima, sexy, svampita e irriverente Musa di Federico Fellini, pochi sanno che Sandra nasconde un animo gentile e una felicità interiore colorati da  quel suo inimitabile pizzico di follia. Ah dimenticavo… con mia grande sorpresa ho scoperto che dietro un’immagine piuttosto frivola, si nasconde una poetessa… Sandra infatti scrive bellissime poesie che ha raccolto nel suo libro ‘Il corpo e l’anima’. E poi ho scoperto che è un’eccelente chef. Leggere per credere…


Parliamo di auto, cosa guida Sandra Milo?
Sandra da qualche giorno… non guida più..( ride)
Mi e’ scaduta la patente e non trovo il tempo per rinnovarla…
La sua auto da sogno?
Da ragazza ero pazza per le Ferrari, il mio ‘dream car’era la Ferrari 250 GT California, mitica star degli anni ’60, la più desiderata dai divi di Hollywood.

Ma poi col tempo mi piacevano sempre di più le macchine belle dentro, ma fuori un po’ ’vissute’, dalla carrozzeria un po’ scassata,  perchè mi toglievano la responsabilità di non doverle acciaccare , magari urtando contro un palo o facevendo manovra nei posteggi. Niente panico, tanto erano giò conciate…
Dove trascorre un weekend libero?
A casa mia (ride), con il telefono rigorosamente staccato…
Un viaggio che ricorda con piacere?
Ho viaggiato tanto, ma sempre per lavoro. Ho girato mezzo mondo ma non ricordo di aver fatto un viaggio solo per piacere. Un destinazione che ho particolarmente amato è stata  l’Argentina: Buenos Ayres è una città fantastica. me ne sono innamorata, al punto di occuparmi di un ristorante, il Porto Rose.


Lo gestiva lei?
Più che gestire… ero sempre in cucina , si. la cuoca ero io!
Ama cucinare ?
Cucinare è un’ arte che ha una durata brevissima e che va coltivata come una disciplina artistica. Ci sono molti ‘chef’ in giro ma solo alcuni sono veri artistI, abili non solo nell’innovazione e nella presentazione, ma soprattutto negli accoppiamenti e nei dosaggi, capaci di rispettare individualemte i sapori, senza che si scavalchino uno sull’altro.

Spesso mangi un piatto e non riesci a distinguere i sapori, secondo me l’arte della cucina è quando nessun degli ingredienti ha il sopravvento, ma tutto si fonda in un piacevole gusto, allora è arte.
Beh, la passione per la cucina raffinata vedo che resta, l’abbiamo vista spesso con l’imprenditore Alessandro Rorato, dell’apprezzato ristorante Le Mercandole.
Si, lì trovo una cucina dove i sapori restano individuali, riconoscibili. Ti faccio un esempio: la polenta, è inutile camuffarla e estrapolare quel tradizionale sapore di grano turco perderebbe tutta la sua armonia.


Eros e cibo sono un’accoppiata indiscussa, qual è per lei un piatto erotico?
Un piatto esaltato da un’abile dosatura di pepe, peperoncino e spezie, che esaltano il gusto e la voglia…Tutti dicono le ostriche, ben non direi  anche perche spesso i filamenti ti rimangono infilati nei denti e di erotico non c’è proprio nulla… ( ride)


Un piatto che mangia solo se cucinato da un’altra persona?
Il sugo di pomodoro. Sembra facile, tutti lo fanno ma pochi lo sanno fare bene. Io me la cavo, ma non arrivo di certo all’altezza del sugo dell’ Excelsior di Ischia, fatto con tanti pomodori gialli, verdi e rossi.che crescono sull’isola e di quello del Don Carlos, lo chicchissimo ristorante del Grand Hotel de Milan


Aspetti un ospite speciale, ha un piatto ‘che conquista’?
Non ho dubbi: ‘lasagnette alle verdurine.’ Un piatto che sorprende grazie al suo gusto delicato arricchito da un appetitoso ragù di verdure miste, besciamella, parmigiano. Da portare in tavola in tutte le stagioni, grazie alla possibilità di utilizzare le verdure che troviamo sui banchi dei nostri mercati.
Come le cucina?
Le verdure le faccio cuocere in padella, tutte insieme, si possono usare anche quelle surgelate. Le unisco a un soffritto di aglio, cipolla e un po’ di peperoncino. Faccio rolosare e aggiugo un tocco di pomodoro. Preferisco usare lasagne sottili, mi sembrano più delicate, le metto a strati con le verdure, burro, besciamella e parmigiano. Semplice.
I suoi primi ricordi in cucina ?
I miei nonni erano toscani quindi  ricordo il profumo deila cucina toscana, i crostini e… quel pollo alla cacciatora che solo nonna Alberta sapeva fare cosi saporito.


Ha mai cucinato per Fellini o Fellini per lei ?
Cucinare proprio no, ma quando lavoravamo nel suo studio, Federico ordinava dalla Cesarina, una cuoca romagnola. che ci portava piatti tipici del suo territorio. La passione di Federico erano mortadella e parmigiano a tocchetti, da mangiare con le mani, cosa allora piuttosto insolita.
L’attore piu goloso?
Marcello Mastroianni! Era capace di fare chilometri e chilometri per mangiare una cosa buona….Magari arrivava al ristorante alle 4 del pomeriggio e si faceva fare un piatto di tortellini in brodo…
Nel suo frigo di casa, cosa troverò sempre?
Formaggi, specialmente quelli francesi, li adoro.
Mai?
Beh, mangio un po’ di tutto… Ah si, la trippa, la milza, le interiora, beh non so se mi piacciono o no. Di certo non troverà del pesce perché ho fatto voto di non mangiarne più.
Posso chiederle perché?
Per rispetto verso tutta la gente che è morta nel Mediterraneo.
Un sogno nel cassetto
Li ho esauriti tutti. Ne avevo uno e cioè di fare un musical e lo farò nel 2020, quindi il sogno si avvererà e per la prima volta interpreterò un uomo vestito da donna, una drag queen.
Una domanda che lei vorrebbe che un intervistatore le facesse?
“Cosa vorresti che venisse scritto sulla tua tomba?
E la sua risposta?
Qui giace una donna libera e un po’ pazza che è stata capace di essere felice.

La ricetta di Sandra Milo
LASAGNE ALLE VERDURINE
Ingredienti
Verdure di stagione a tua scelta.
Come base:

  • 3 zucchine
  • 1 porro
  • 1 cipolla bianca
  • 2 carote
  • 1 bicchiere di vino bianco
  • 1 pizzico di pepe
  • b di sale
  • b di besciamella
  • 400 g di lasagne
  • 3 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • b. di grana padano
    Preparazione
    Fate scaldare l’olio extravergine di oliva in una teglia e inserite nel seguente ordine le verdure tagliate a fettine: cipolla, porro, carote, e zucchine. Sfumate con il vino bianco, salate e pepate. Lasciate riposare.
    Preparate la besciamella e sbollentate le lasagne adagiandole su di un canovaccio pulito. Oppure, utilizzate quelle pronte alla cottura in forno. In una teglia da forno imburrata, stendete il primo strato di lasagne e, a seguire, le verdure, la besciamella
    Continuate con gli strati fino a terminare con le verdure e la besciamella.
    Aggiungete qualche fiocco di burro e, se lo desiderate, una spolverata di grana padano o parmigiano reggiano.
    Infornate per 50 minuti a 180°C coprendo la teglia con un foglio di carta alluminio che toglierete a 10 minuti dal termine della cottura.

 

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.




Un weekend con gusto a Castrocaro terme e Terra del Sole (FC) per la mostra di Leonardo

Un gioiello medievale incastonato nelle colline della cosiddetta “Romagna Toscana”, Castrocaro Terme e la vicina Terra del Sole, già insignite con la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, fino al 10 novembre, offrono una ragione in più per essere scelte come meta di un weekend.

E questa ragione è la bella mostra Macchine di Leonardo: le invenzioni di un genio del passato”, ospitata all’interno del Palazzo Pretorio di Terra del Sole, un capolavoro rinascimentale che custodisce una delle rarissime realizzazioni concrete del genio vinciano: la scala elicoidale.

A tu per tu con Leonardo e le sue macchine

La mostra, realizzata nell’ambito delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci è composta da 40 macchine esposte dall’interno degli ampi spazi di Palazzo Pretorio, alcune macchine a grandezza naturale posizionate all’esterno e 20 modelli, tratti dai codici di Leonardo, interattivi e collocati nei siti dedicati ai laboratori ludico-espressivi sia per adulti che per bambini.

Il numero di macchine esposte e l’estensione della superficie su cui si articola la mostra la rende la più grande e completa mai realizzata in Italia negli ultimi settant’anni. La visita si articola attraverso percorsi didattici per visitatori, famiglie, bambini e scuole, tra cui un laboratorio dedicato alla meccanica e alla fisica. È possibile anche visionare un documentario della BBC sulla vita di Leonardo da Vinci.

La mostra si può visitare fino al 10 novembre, ven-sab-dom e festivi dalle 9 alle 18. Da lun a gio riservato a gruppi di almeno 15 persone con prenotazione. Biglietto intero € 8, ridotto under 16 e over 75 € 6.

INFO: tel 377/3610100 e formulasolidale@formulasolidale.it

Terra del Sole, gioiello rinascimentale

Dedicate il resto della vostra giornata alla visita di Terra del Sole. Spesso portata a esempio di “città ideale” del Rinascimento si sviluppa in maniera simmetrica all’interno del perimetro delle mura, che racchiudono i borghi Romano e Fiorentino.

Alla città si accede tramite due varchi, uno “presidiato” dal Castello del Governatore, oggi sede dell’Archivio Storico, l’altro dal Castello del Capitano delle Artiglierie, oggi proprietà privata.

Dirigetevi poi in Piazza d’Armi, sulla quale si affacciano la bella Chiesa di Santa Reparata, il Palazzo dei Provveditori e il Palazzo Pretorio, che ospita al suo interno il Museo dell’uomo e dell’ambiente con testimonianze dalla Preistoria alla Rivoluzione Industriale.

Da Terra del Sole a Castrocaro

Impossibile resistere al fascino antico di Castrocaro, che dista appena un chilometro da Terra del Sole. Nel corso del vostro weekend, non mancate una visita alla fortezza medievale, che sorge su uno sperone roccioso con cui sembra fondersi.

La compresenza di opere architettoniche risalenti a periodi diversi racconta il passato movimentato del castello. Si possono così ammirare la Rocca con il Palazzo del Castellano, gli Arsenali medicei, costruiti per difendere la cittadella dagli attacchi dell’artiglieria, la sinistra Torre delle Prigioni e il Girone con il torrione del Maschio a pianta pentagonale.

Nel mese di giugno, poi, ogni anno la fortezza ospita le suggestive Feste Medievali, che rievocano l’evento storico del maggio 1403, quando Castrocaro e le terre circostanti furono cedute dallo Stato Pontificio alla Repubblica di Firenze.

Percorrendo la massiccia cinta muraria che proteggeva la fortezza si possono incontrare le porte di accesso alla cittadella, come Porta della Posteria, Porta San Francesco, Porta San Nicolò e Porta San Giovanni, sulla quale svetta la bella Torre dell’Orologio.

Tra le chiese che meritano una visita ci sono la gotica Chiesa di San Nicolò, quella di San Giovanni Battista, convertita in battistero, e la Chiesa dei SS Nicolò e Francesco, un vero scrigno di opere d’arte, tra cui una tavola del XVI secolo del Palmezzano.

Passeggiando lungo via della Postiera si incontra invece il Palazzo dei Commissari, in stile rinascimentale, che in passato ha ospitato i Capitani di Giustizia e i Commissari generali inviati dalla Repubblica di Firenze.

 Castrocaro e le sue terme

La storia di Castrocaro è legata alle sue terme, note fin dal Medioevo grazie alle facoltà benefiche delle acque salsobromoiodiche-iodolitiose e sulfuree e i fanghi naturali.

Gli stabilimenti, aperti tutto l’anno, offrono un’ampia scelta di trattamenti tra cure inalatorie, idromassaggi, fanghi, percorsi kneipp, di riabilitazione e vascolari, ai quali si aggiunge un Centro Benessere di ultima generazione, all’avanguardia per quanto riguarda la medicina naturale, estetica e antiaging.

Testimone della lunga vocazione termale è il Grand Hotel delle Terme, che si raggiunge uscendo dalla cerchia delle mura medievali. Mentre l’esterno è caratterizzato da tratti razionalisti, l’interno è un gioiello di Art déco, che si riflette negli arredi e nelle decorazioni.

Sempre in art dèco è anche il Padiglione delle Feste, situato all’interno dello splendido Parco delle Terme. Qui si trovano anche viali e sentieri, per un totale di 16 km, da percorrere a piedi o in bicicletta per mantenersi in forma nella natura.

Castrocaro e Terra del Sole in tavola: i prodotti tipici

Castrocaro è costellata da ristoranti, trattorie, agriturismi, un vero “tempio” della cucina romagnola, tra le più rinomate del mondo. Prima di tutto, qui si allevano due razze autoctone, da cui si ricava la carne bovina di razza romagnola e la carne suina di mora romagnola, da gustare alla griglia, oppure sotto firma dei rinomati salumi. Dagli ovini si ottiene invece il castrato.

Sulle colline romagnole nasce l’olio extravergine d’oliva, mentre dall’apicoltura arriva il delizioso miele. I frutti dell’autunno sono le castagne e i funghi, tra cui gli odorosi porcini, ma anche il tartufo bianco.

Tra i formaggi ricordiamo lo squacquerone di Romagna, un fresco dalle origini antiche, da gustare con la piadina e le erbette. Ottimo anche il raviggiolo, un altro fresco a pasta bianca.

Dal mosto si ottengono la saba e il savor. La prima è uno sciroppo dal colore bruno, che si abbina a paste ripiene, frutta, verdure, pane e polenta. Il secondo è una marmellata ottenuta dalla saba ristretta e mescolata ad altra frutta. Accompagna merende, dolci, formaggi e antipasti.

I piatti della tradizione da non perdere

Per quanto riguarda i piatti tipici, tra i primi ci sono i cappelletti in brodo e i passatelli, le tagliatelle al ragù e le lasagne verdi, le paste ripiene come i tortelli di zucca e la spoja lorda.

Tra i secondi i bolliti, gli arrosti, la faraona al forno, il castrato, il coniglio o la faraona alla cacciatora. Tra i contorni i fichi caramellati e il fricandò (di cui vi lasciamo la ricetta). Da non perdere la piadina romagnola, da gustare farcita con lo squacquerone o i celebri salumi. In alternativa, c’è la pié fritta o i rinomati pani. Tra i dolci, infine, ci sono la ciambella romagnola e la zuppa inglese.

I vini della tradizione romagnola

E, per accompagnare il vostro pasto, ci sono i rinomati vini della tradizione vitivinicola secolare, sviluppatasi grazie al microclima della fascia collinare in cui si trovano Castrocaro Terme e Terra del Sole. Tra questi ci sono il bianco Trebbiano e il rosso e robusto Sangiovese, diffusi anche a livello nazionale, mentre tipici della Provincia di Forlì-Cesena sono l’Albana, la Cagnina e il Pagadebit.

La ricetta: Fricandò

Tipica ricetta romagnola riportata anche da Pellegrino Artusi nel suo autorevole volume “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, anche se in una versione più “grassa” di quella che vi proponiamo. Di facile preparazione, può essere abbinata a una buona grigliata di carne e accompagnata da un buon bicchiere di Sangiovese.

Ingredienti per 4 persone

  • 4 pomodori maturi
  • 2 carote
  • 1 patata
  • 1 cipolla
  • 1 peperone giallo o rosso
  • 2 zucchine
  • 1 melanzana
  • Pancetta o prosciutto crudo a dadini
  • Olio extra vergine di oliva q.b
  • 1 bicchiere di vino bianco (preferibilmente Trebbiano di Romagna)

Lavate bene le verdure, pelate le carote, la patata, la melanzana e tagliatele tutti a cubetti. Mettetele poi in ammollo in abbondante acqua salata per circa 30 minuti. Tritate finemente la cipolla e preparate un soffritto con l’olio EVO e il prosciutto (o la pancetta) a dadini. Unite poi il resto delle verdure. Salate e pepate e mettete a cuocere mescolando frequentemente. Verso fine cottura irrorate le verdure con un bicchiere di vino bianco. Lasciate riposare qualche minuto a fiamma spenta e a tegame coperto.

COME ARRIVARE

In auto: A14 Adriatica in direzione Bologna-Ancona, uscire al casello di Forlì, poi prendere la SS67 in direzione Firenze e seguire indicazioni per Castrocaro.

DOVE MANGIARE

*Osteria del Castello, via Felice Cavallotti 2/a, Castrocaro (FC), tel 0543/769308, https://osteria-del-castello.business.site/. Locale suggestivo, ospitato all’interno del Castello del Capitano di Castrocaro. Offre un menù di cucina tipica romagnola con buona scelta di vini del territorio.

*Ristorante La Cantinaza, piazza Garibaldi 45, Castrocaro (FC), tel 0543/767130, www.ristorantelacantinaza.it Ricavato in un’antica cantina in uno dei più bei palazzi di Castrocaro, propone un ampio menù di piatti della tradizione romagnola e di pesce.

DOVE DORMIRE

*Grand Hotel Castrocaro****, piazza Garibaldi 2, Castrocaro Terme (FC), tel 0543/767114, www.grandhotelcastrocaro.it Struttura di lusso ospitata in un edificio del 1938. Immerso nel verde, dispone di spa, un bar in stile art decò e raffinato ristorante. Piscine scoperte e coperte per tutte le stagioni. Doppia da € 144.

*Hotel Rosa del Deserto****, via Giorgini 3, Castrocaro Terme (FC), tel 0543/767232, www.hotelrosadeldeserto.it Nei pressi delle Terme di Castrocaro, dispone di camere arredate in modo essenziale, con aria condizionata, TV satellitare, minibar e wifi gratuito. Ristorante con menù alla carta o buffet con piatti regionali e nazionali. Doppia con colazione da € 80.

INFO

www.visitcastrocaro.it

www.terradelsole.org/




FRANCO ALIBERTI vince il WEEK PREMIUM AWARD per MIGLIOR ‘GREEN’ CHEF 2019

SORPRESA: IL PREMIO WEEKEND PREMIUM “GREEN” 2019 E’ VINTO DALLO CHEF FRANCO ALIBERTI CHE COMMENTA: “GREEN NON SOLO COME VERDE MA COME ETICA”

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA  –
Nel corso dell’evento WEEKEND PREMIUM “GREEN” AWARDS 2019, Roberta Schira, esperta del Corriere della Sera e il Direttore Raffaello D’Argenzio hanno consegnato il premio Green Chef con Ricetta 2019 a Franco Aliberti, Executive Chef del Ristorante Tre Cristi di Milano.

Per Aliberti la parola chiave è cucina attenta all’ambiente ed ecosostenibile: ogni piatto esalta le singole materie prime, presentate in diverse consistenze e utilizzando tutte le parti commestibili e meno nobili di frutta e verdura, in un puro “gioco di apparenze”, giocando e ingannando i sensi con giochi visivi e gustativi.
Premio meritatissimo dunque !
CHI E’ FRANCO ALIBERTI
Al termine degli studi,  lavora a Parigi nel ristorante di Alain Ducasse, dove si forma attraverso il rigore della scuola francese. Dopo un anno, tornato in Italia, collabora con Gualtiero Marchesi all’Alma dove conosce e collabora con Corrado Assenza, Gino Fabbri e Leonardo Di Carlo. Tra le sue esperienze importanti troviamo l’ Antica Corte Pallavicina di Massimo Spigaroli, Le Calandre di Massimiliano Alajmo, l’Erbusco di Gualtiero Marchesi con cui collabora anche all’apertura del Marchesino a Milano.

A seguire, l’esperienza pregnante presso il ristorante Vite di San Patrignano, per il progetto di centro della proposta educativa della comunità. Nel 2012 entra a far parte della brigata di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, mentre nel 2014 apre il suo ristorante a Riccione, EVVIVA, dolci e cucina a scarto zero, sua cifra stilistica. L’ultima esperienza lo vede a fianco dell’attuale chef Gianni Tarabini a La Preséf all’interno dell’Azienda Agricola de “la Fiorida” a Mantello, in Valtellina.


Una carriera costellata da una serie di riconoscimenti importanti: Miglior Chef Pasticcere per la Guide Identità Golose e Ristoranti d’Italia de Il Sole 24 Ore,  Miglior Chef Under 30 dalla Guida Identità Golose e infine, come direi io in puro slang americano,, ‘The last but not the least’ il prestigioso Weekend Premiun Award per il Miglior Chef Green 2019. premio che troneggia nel suo elegante ristorante Tre Cristi in Via Galileo Galilei 5, Milano e dove ho incontrato lo Chef per un’intervista sincera, divertente e… davvero green.
Congratulazioni per il premio! La tua reazione del riceverlo?
Onore e piacere: è un premo che mi riempie di’orgoglio e gratifica tutta la squadra perchè significa che stiamo intraprendendo un percorso difficile, lento ma importante. ‘Green’non inteso solo come il verde e  la natura che ci circonda, ma anche come un’etica, una coscienza, una sorta di responsabilità verso una cucina attenta che approccia la materia prima.

Una responsabilità su tutto quanto ci gira intorno e su tutti, dal piccolo coltivatore, al piccolo allevatore, alla filiera. Trovo che sia importante giocare il 100% sull’ingrediente stesso, utilizzandolo nella sua interezza, dai semi alla scorza. Ci stiamo avvicinando sempre di più a una cultura che vuole aiutare anche altre cose e persone.
Mi fai un esempio?
Certo, nel nostro menù trovi un piatto che si chiama ‘zucca’ e che è completamente e solamente  fatto di zucca, utilizzata in ogni sua parte, dai semi alla buccia, alla polpa,e servita perfino cruda come un carpaccio.


Concentrandoci sul mono ingrediente abbiamo un piatto che si chiama semplicemente ‘ceci’ dove adottiamo una lavorazione particolare producendo noi stessi un tempeh finale che utilizza  anche l’acqua di cottura per poi diventare una cremosa soya ai ceci. Vorrei citare il nostro gnocco di topinambur dove sfruttiamo la buccia e l’acqua di cottura e Il nostro cannolo di porro, dove dove viene utilizzato tutto, anche la buccia come contenitore.

Stessa cura anche per il pescato?
Certo, i pesci che abbiamo in casa non provengono quasi mai da acqua salata e nel caso lo fossero devono essere ecosostenibili certificati. Noi puntiamo sui pesci ecosostenibili d’acqua dolce, spesso provenienti dall’Alto Adige e dal Trentino.


E le verdure?
Verdure dal nostro orto o da piccoli coltivatori. Con Davide Carema a Cernobbio abbiamo creato una piccola fattoria e stiamo progettando una visione di verdure con una bíodiversità dimenticata, stiamo recuperando le semenze antiche e stiamo lavorando sulle galline. Tutto quello che ho di ‘scarto’ dalla cucina lo porto lì, dove diventa mangime, cercando così di chiudere tutto il cerchio.


La tua ricetta ‘green’?
Un piatto semplice che ho voluto chiamare Riso Lattuga.
Ho detto lattuga e non insalata come molti la chiamano. La mia lattuga, di cui ricuper il cuore, è cotta all’interno di un riso. Questo è davvero interessante perché oltre a dare una colorazione verde, regala la possibilità di utilizzare un ingrediente ‘povero’ all’interno di un riso e renderlo unico, speciale e nello stesso tempo semplice.


Vedo che passi da un riso blu a uno verde, ami i colori?
Li adoro, secondo me sanno dare alla vita un senso diverso e nel piatto sanno regalare un sorriso. Preferisco un colore unico, pulito e netto, che riesca a identificare il prodotto e a garantirne la sua unicità.

Per magia puoi essere un famoso pittore. Chi scegli?
Bella domanda, Beh vado matto per Botero e per il suo personalissimo stile. Parlando di cibo, amo  come dipinge la frutta: arance, pere e mele sono cicciottelle si, ma sempre elegantissime.


Usciamo all’aperto dove mi porti per un percorso green?
In un posto magico, una piccola casa pastorale che gentilmente il comune di Val Gerola, in Valtellina mi ha ha dato in concessione. Lì, a circa 1500 metri di altezza, c’è un alpeggio tenuto dai pastori della famiglia Milesi, una delle poche entità che continua la produzione tradizionale del bitto. Quando posso vado lì e trovo la serenità. Dai, la prossima volta che ci vado, ti porto…
Stupendo, ma io non ho auto, guidi tu?
(ride) Allora siamo in due… trovremo qualcuno che ci accompagni!
Torniamo al green. Il verde è speranza: qual è la speranza di Aliberti?
Più che speranza dire un sogno: vivere il mio lavoro il più possibile in maniera serena, senza stress, condividendo con la mia squadra una parte della mia giornata che sia simile a una giornata in famiglia più che a una giornata di lavoro.


Un tuo concetto di stile di vita ‘green’ ?
Più di uno: riuscire a conciliare lavoro e vita privata, godersi le nostre giornate, perché di vita ce n’è solo una e sensibilizzare la società indirizzandola un futuro che possa recuperare quello che forse abbiamo perso negli ultimi anni.

La ricetta‘green’ di Franco Aliberti
RISO LATTUGALimone sotto sale
2. n° Limoni Bio
200 gr Sale Grosso Integrale
Pepe in Grani
Foglia Alloro
AcquaVaso a chiusura ermetica
Preparazione
Lavare e tagliare i limoni, coprirli con il sale-Invasare i limoni, aggiungere il pepe in grani e l’alloro-Coprite con acqua e tappate i vasi, mettete a conservare in luogo buio e fresco, dovranno stare a riposo per almeno 30 giorni prima di perdere l’amaro della buccia e poter essere consumati.
Col coltello separa la buccia esterna dalla parte bianca interna e dalla polpa rimasta per ridurla in pasta .
Crema di lattuga
30 gr Olio evo
300 gr Lattuga ( anche il torsolo )
2 gr Sale
250 gr riso Carnaroli Riserva San Massimo
Preparazione
Tostare il riso con olio e sfumare con acqua
Portare a cottura utilizzando solo acqua non salata
A 4 minuti dal termine della cottura inserire la crema di lattuga
A 2 minuti dal termine unire la pasta del limone sotto sale
Terminare la cottura mantecandolo con olio, sale, pepe e una grattugiata di buccia di limone fresca

INFO
Tre Cristi

 CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.

 




ANDREA PASQUALUCCI. IL MOMA È A NEW YORK E ANCHE A ROMA, CON UNA STELLA IN PIÙ

TESTO E FOTO DI CESARE ZUCCA  –

Roma. Moma è un ristorante unico nel suo genere. Una “cucina easy e di qualità”, come l’hanno definita gli ispettori Michelin che quest’anno hanno assegnato una stella all’inovativo locale condotto dal giovane Chef Andrea Pasqualucci.

Una stella arrivata quasi a sorpresa, la prima del ristorante e l’unica new entry nel Lazio lasciando tutti felicemente sorpresi, compresi i proprietari  Franco e Gastone Pierini ai quali non mi sono fatto scappare la domanda più ovvia :
Perchè Moma? Beh è chiaro il riferimento al Moma di New York ma anche perchè in romano ‘mo ma’ è l’abbreviazione di ‘mo magnamo’…
Molta ‘arte pittorica ‘nei tuoi piatti
Fin da piccolo amavo scarabocchiare, colorare, dipingere. La passione è rimasta fino al liceo artistico con grande amore per il disegno e, guarda caso, per la cucina.


Quanche ricordo ‘cuciniero’?
Certamente, la cucina di casa, il camino, nonna che preparava la sua indimenticabile coradella con le cipolle caramellate e tutti i vicini che non venivano mai a mani vuote, ma sempre con un piatto casereccio fatto al momento.
Dove passi un weekend libero?
(sorride) Lo vorrei proprio sapere…qui di weekend liberi, se ne vedono pochi, ma quando ho del tempo lo passo con la mia ragazza e i miei amici, spesso al paesello, sono nato nel territorio dei Monti Lipini e amo tanto ritornarci.


I tuoi viaggi preferiti?
Cuba, la Tailandia e spero prossimamente il Giappone. E’ un po’ che non faccio lunghi viaggi, quest’inverno mi sono rotto la spalla facendo snowboard e ho dovuto eliminare distanze troppo impegnative.
Nel menu Moma c’è qualche citazione delle cucine che hai visitato?
Citazioni non direi, ma tanta ammirazione, mi piace per esempio la maniera tailandese di trattare le verdure, appena sbollentate, quasi crude, ammiro la cucina greca che conosco bene e poi certe spezie.

Ho lavorato spesso a quattro mani con chef giapponesi e devo dire che certi loro piatti di pesce non sono poi così distanti dai nostri. Il mio menu ha solide basi romane, pur girando intorno al gusto tipico di Roma, come il polpo verace alla vignarola o lo spaghettone il Valentino e assoluto di triglia.

Adottiamo solo materie prime di ottimo livello, prodotti del territorio senza uscire mai dall’italia, selezioniamo la migliore materia prima direttamente da piccoli allevatori, coltivatori, pescatori del territorio, sempre in base alla stagionalità. Una scelta che rispecchia il pensiero non solo mio e dei proprietari ma anche di tutto lo staff.


Sempre nel tuo frigo a casa…
Direi solo cose per la prima colazione, unico momento in cui cucino a casa, anche del salato, formaggio, uova e sempre parecchio yougurt.
C’è un piatto che mangi solo se cucinato da qualcun altro?
L’abbacchio alla cacciatora di nonna! E’ super arzilla e lo cucina ancora oggi, con un tocco finale segreto che non mi ha mai voluto svellare….


Un sogno nel cassetto?
(sorride) Al momento il cassetto è vuoto… il sogno si è avverato: è caduto dal cielo, proprio come una stella. Moma non è il classico ristorante rigido stellato, forse abbiamo inaugurato un nuovo concetto di ristorazione, dove la qualità si sposa a efficacia e semplicità. Qui puoi fare una prima colazione o un pranzo veloce che può costare 15 euro oppure puoi rilassarti con un buon drink.
La tua ricetta?
Cappelletti seppie e piselli, una bella tavolozza che gioca sui toni del giallo, dell’ arancio e del verde. E’ vero sono un po’ pittore…

CAPPELLETTI SEPPIE E PISELLI

Per la pasta all’uovo
9 tuorli
9 tuorli sodi
500 gr farina 00
Per il ripeno alla seppia
190 gr ritagli di seppia
150 gr teste di seppie
8 gr colatura
100 gr fumetto di pesce
10 gr olio all’aglio
Salsa piselli
500 gr piselli
1 cipolla bianca
Limone candito
100 gr scorza di limone
100 gr acqua
100 gr zucchero
Brodo di prosciutto
600 gr prosciutto
6 litdi di acqua
Dragoncello

Procedimento
Per la pasta
Impastare tutti gli ingredienti e mettere sottovuoto per 1 notte.
Per il ripieno di seppia.
Pulire le seppie e rifilarle dandogli una forma regolare. Mettere sottovuoto  con olio e gambi di prezzemolo, cuocere a 60 gradi per 8 minuti e congelare. Con le parti rimaste della seppia arrostirle bene in padella con olio e sale, dopo frullare insieme al fumetto, la colatura e l’olio all’aglio e freddare. Tagliare le teste di seppia da congelate a brunoise ed aggiungere al composto precedente. Aggiustare di sale, tenere in una tasca da pasticceria
Per la salsa di piselli
Tagliare la cipolla finemente e lasciarla appassire dolcemente fino a renderla tenera. A parte cuocere i piselli in acqua salata, scolare e frullare da caldo aggiungendo la cipolla stufata, acqua di cottura dei piselli e aggiustare di sale.
Per il brodo prosciutto
Tagliare il prosciutto  a julienne e rosolare in pentola con un filo di olio fino a renderlo ben colorato, aggiungere i 6 L di l’acqua, farlo sobbollire e ridurre fino a 3 L. Filtrare togliendo il prosciutto e mettere in frigo una notte. Il giorno dopo togliere il grasso formatosi in superficie e filtrare all’ etamina.
Sbollentate 100 gr di piselli freschi in acqua e sale e freddarli in acqua e ghiaccio. Sgranarli e tenere da parte.
Per il limone candito
Tagliare il limone a  brunoise, sbianchire partendo da acqua fredda e scolare a bollore, ripetere per 3 volte. Fare uno sciroppo con acqua e zucchero, versare dentro il limone sbianchito e tenere da parte.
Stendere la pasta all’uovo molto finemente, riempire con la farcia di seppia e chiudere dando la forma dei cappelletti.
Cuocere i cappelletti 2 minuti in acqua salata, scolare in una padella con un filo di olio all’aglio i piselli sgranati e il limone candito, lucidarli a fuoco spendo. In una fondina mettere alla base del piatto la salsa di piselli calda, posare sopra i cappelletti conditi, decorare il dragoncello e versare a tavola il brodo di prosciutto caldo.

INFO
Moma
Via di San Basilio, 42/43 • 00100 Roma  Tel. +39 06 42011798 

Cesare Zucca
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Viaggia su e giù per l’America e si concede evasioni in Italia e in Europa.
Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative.
Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto qui, in stile ‘turista non turista’.