Lago d’Iseo: i borghi, i piatti tipici e… una remata in ‘naét’

Benvenuti sul Lago d’Iseo! Welcome to Lake Iseo, Italy!

Oggi oltrepassiamo Brescia e le rinomate terre del Franciacorta per scoprire una meta ideale per un weekend all’insegna del bello e del gusto: il Lago d’Iseo.
E’ famoso in tutta Europa da quando l’artista Christo ha creato The Floating Piers, passerelle galleggianti che collegavano la sponda bresciana del Lago d’Iseo con Monte Isola e con l’isolotto di San Paolo.

Passato l’affollato evento, il Lago è tornato alla sua tranquillità ed è ancora tutto da scoprire, anche perché il turismo di massa non vi è ancora arrivato. Vi aspettano momenti di grande bellezza, passeggiando sul lungolago, spiando il Lago da magnifici scorci o addentrandovi tra i vicoli dei suoi suggestivi borghi: Iseo, Riva di Solto, Sulzano, Lovere, Pisogne, Sarnico e Peschiera Maraglio, dove potrete assaporare i prodotti tipici di queste terre, dal saporito salame ‘Ret’ di Capriolo ai salumi di Monte Isola, al delizioso pesce di lago: alborelle, salmerini, lucci e scardole.

Borghi e buona cucina

Iseo
E’ Il borgo principale. Ogni venerdì mattina ospita il più grande mercato all’aperto. Dal lungolago, addentratevi in piccoli vicoli che vi riporteranno al Medioevo. Da vedere: Pieve di Sant’Andrea, Casa dei Palatini, la Chiesa di Santa Maria del Mercato, Palazzo dell’Arsenale e il porto turistico, dove spesso sono ancorati dei ‘naét’, tipiche imbarcazioni a forma di gondola, usate dai pescatori locali.

Riva di Solto,  borgo autentico, tranquillo, poco turistico. Da vedere: i vicoli medioevali del centro storico, il porticciolo, la Pieve di San Nicola, la Torre del Porto e l’Orrido del Bogn, caratterizato da imponenti lastroni verticali a picco sul lago, rocce a strapiombo e acqua cristallina

Riva di Solto

Sulzano, tra palazzi cinquecenteschi e meravigliosi giardini a pelo d’acqua. vi aspetta una bella passeggiata dal porticciolo fino ai margini del lago, mentre in auto potrete raggiungere il Santuario di Santa Maria del Giogo da cui potrete godere un panorama mozzafiato.

Sulzano

Lovere, uno dei borghi più belli d’Italia. La scrittrice inglese Lady Mary Wortley Montagu lo ha descritto come “il luogo più romantico che abbia mai visto in vita mia”. L’accogliente nucleo storico, il patrimonio artistico, i palazzi eleganti, il lungolago, le piazze e le caffetterie invitano senz’altro a una visita. Da vedere : La Torre Civica, la splendida Basilica di S. Maria in Valvendra, la Galleria dell’Accademia Tadini che ospita opere di Antonio Canova, Tiepolo, Bellini e Hayez.

San Giovanni, Lovere

Pisogne, l‘ultimo comune a nord della sponda orientale del lago e punto di incontro tra il lago e la montagna. Da vedere: La Chiesa di Santa Maria della Neve, con un notevole ciclo di affreschi del pittore rinascimentale Girolamo Romanino, Piazza Mercato e il cuore del borgo con eleganti edifici tra cui svetta la Torre del Vescovo.

Pisogne, Santa Margarita della Neve. Un affresco del Romanino

Sarnico, vivace cittadina e patria dei cantieri nautici Riva. Da non perdere le eleganti ville liberty dell’architetto Sommaruga, visitabili in occasione di eventi. Per un selfie d’autore accovacciatevi sulle maxi panchine di Chris Bangle, ne troverete sette, ognuna di un colore diverso

Le maxi panchine di Chris Bangle,

Monte Isola, il cuore green del lago

E’ l’isola abitata più grande dei laghi europei. Qui il tempo sembra essersi fermato: nessuna automobile e una destinazione perfetta per il turismo green. Barche colorate, viuzze strette, ripide scalinate, borghi in pietra, negozietti e profumi di lago. Peschiera Maraglio è iI borgo più bello dell’ isola. Percorrendo le scalette che risalgono il versante del monte, vi potrà capitare di vedere le tipiche sardine stese al sole.


Da fare: Noleggiare una bicicletta e circumnavigare l’isola, passeggiare sul lungolago da Peschiera Maraglio verso Sensole, salire a 600 metri, in cima al monte dominato dal Santuario della Madonna della Ceriola. Panorama indimenticabile!

Monte Isola

Chi ama camminare troverà rilassanti passeggiate tra boschi e ulivi, mentre gli appassionati di  trekking si cimenteranno lungo l’Antica Strada Valeriana, un tempo cammino medievale di pellegrini e mercanti divenuto oggi un meraviglioso ’itinerario che si snoda sulla sponda orientale del lago tra Pilzone d’Iseo e Pisogne. Consigliatissima la visita in barca alle due isole minori Loreto e San Paolo, magari a bordo di un naet.

S.Paolo e un naet

Belle camminate… ma non vi è venuta fame?

Puntiamo verso Clusane, soprannominato ‘Il paese della tinca al forno con polenta’, il piatto più tipico del Lago, antica ricetta inventata dai pescatori che si dovevano accontentare di un pesce di scarto. Oggi la tinca è una celebrità! Ogni anno, a metà luglio viene festeggiata e proposta con la ricetta originale che la vuole ripiena di formaggio e spezie e cotta in pirofile di terracotta.


A Clusane ci accoglie Pierina Colosio al timone della Antica Trattoria del Gallo. Pensate che questo locale è nato come stazione di posta, con solo un paio di stanze per i viandanti e una stalla in cui far riposare i cavalli. Oggi è un must per chi vuole gustare la cucina del lago e soprattutto la famosa ‘tinca al forno’. Una  vera bontà!

Pierina Colosio dell’Antica Trattoria del Gallo ci racconta la ricetta della squisita tinca

Secondo voi, mi lasciavo scappare la ricetta originale? Eccola…

TINCA AL FORNO CON POLENTA

Ingredienti per 4 persone:
4 tinche di almeno 300 gr.
300 gr. di Grana Padano 24 mesi
300 gr. di pangrattato
prezzemolo alloro droghe alimentari (cannella, noce moscata, pepe e chiodi di garofano)
olio extravergine di oliva DOP del Sebino
300 gr. (o meno) di burro
sale qb
Preparazione:
Aprire le tinche sulla schiena e pulirle. Mescolare il pangrattato con il Grana Padano e insaporire il ripieno con un pizzico di droghe e sale; distribuirlo all’interno dei pesci e passarne un po’ anche all’esterno. In una teglia di terracotta mettere quattro fiocchetto di burro, l’olio, una presina di “droghe”, mettere sul fondo qualche foglia di alloro e olio fino a coprire l’intera superficie.
Posare le tinche, passate in precedenza esternamente nello stesso ripieno, aggiungere un mestolo d’acqua e cuocere in forno con il ripieno asciutto a 180°C per circa 60 minuti.
Servire con una polenta soda e fumante.
In abbinamento è indicato un buon curtefranca rosso, fruttato e leggero.

Tra stellati, locande e osterie, assaggiando i piatti della tradizione … e non

Se cercate la tradizione in tavola vi consiglio la Trattoria Da Gina a Rovato, capitale gastronomica del celebrato “manzo all’olio “A Montisola, deliziatevi con le specialità della Foresta e della Canogola, antica locanda a riva lago e l’ osteria Al Campel panorama mozzafiato e piatti squisiti.

Per scelte ‘gourmet’ consiglio la cucina innovativa da Cadebasi a Erbusco e un bicchiere indimenticabile Flabacco winebar di Adro, mentre i classici ritrovi per gli aperitivi sono La Dispensa e la terrazza del Viandante di Provaglio al tramonto. Se invece siete in cerca di stelle Michelin, ecco il Due Colombe di Corte Franca che serve il suo iconico piatto ‘La Patata Viola, il Gambero Rosso ed il Franciacorta’

La Patata Viola, il Gambero Rosso ed il Franciacorta

Abbiamo detto ‘Franciacorta’?…
Nel cuore di questa terra eno-generosa, troviamo l’ Azienda Agricola Mirabella Franciacorta che dal 1979 produce vini unici per carattere, tipicità, naturalità e qualità. Teresio Schiavi, cuore e fondatore di Mirabella e i suoi figli Alessandro e Alberto, sono da sempre paladini della sostenibilità, della vicinanza all’uomo e al suo benessere. Mirabella è stata tra le prime aziende ad abbracciare la viticoltura biologica (certificazione Valoritalia) segno concreto di sensibilità civica e ambientale

Dove dormire
Partiamo dal top. L’Albereta villa Liberty, Ophelia, 4 stelle appena ristrutturato e un interessante ristorante, il Romantick Relais Mirabella (romantico di nome e di fatto…) belle camere e vista spettacolare, Al Dossello suggestiva locanda di campagna

Mirabella Relais

La mia scoperta
Vi andrebbe di passare una notte in una ex fattoria, vista spettacolare sul Lago e sulla Riserva Naturale delle Torbiere, mentre a tavola vi aspetta una cucina succulenta?
Ecco l’Agriturismo Forest camere luminose e biciclette gratis per scoprire sentieri escursionistici. Troverete tanti prodotti fatti in casa:  olio, conserve, miele, stepitose marmellate (mele con zenzero, cannella e un’irresistibile crema di castagne). Oltre ai piatti tipici, nel menu troverete spettacolari taglieri con prodotti locali, esaltati dal pane fatto in casa ed accompagnati da un buon bicchiere di vino.

Delizie a tavola e in barattolo dell’Agriturismo Forest

Concludendo… cosa ne pensate di un weekend all’insegna del ‘bello e del gusto’ su e giù per il meraviglioso Lago d’Iseo ?

 




Berlino: Isola dei Musei:itinerario del bello al gusto di ‘currywurst’…

— di Cesare Zucca

Benvenuti a Berlino! Welcome to berlin!
Oggi vi portiamo in uno straordinario viaggio attraverso storia, arte, cultura.
Scoprirete l’ Isola dei Musei, cinque spettacolari istituzioni che vanno dall’epoca prussiana fino a oggi, una straordinaria passeggiata archeologica attraverso strutture nominate patrimonio Unesco.

Partiamo dal Neues Museum disegnato del celebre architetto David Chipperfield. E’ una struttura imponente che ha richiesto dieci anni di lavoro. Stile austero e semplice fuori, sfarzo e decoro dentro. Severamente danneggiata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il Museo è risorta e dal 2009 l’edificio ospitato mostre selezionate del Museo Egizio e espone una delle opere più famose al mondo: il busto di Nefertiti.

il busto di Nefertiti

L’ Altes Museum un esplicito riferimento al Pantheon romano – e mostra il sobrio ed ampio colonnato della facciata è considerata una delle opere architettoniche più importanti del Neoclassicismo. Tra il 1943 e il 1945 il Museo Vecchio andò in fiamme subendo gravi danni e la sua ricostruzione si protrasse fino al fino al 1966. oggi presenta un’esposizione permanente di arte e cultura greca, etrusca e romana).

Proseguiamo la nostra camminata per ritrovarci davanti a una struttura che ricorda i templi greci: la Alte Nationalgalerie, che domina l’Isola dei musei dal suo alto podio con le imponenti scalinate d’accesso ospita una delle più ricche collezioni dipinti e sculture del classicismo, del romanticismo, dell’impressionismo e degli albori dell’età moderna.

‘Nel Conservatorio’ di Edouard Manet , esposto all’ Alte NationaL Gallery

Ammirerete opere di Rodin, Manet, Monet, Renoir e uno dei quadri più discussi di tutti i tempI: Monaco in riva al mare di Caspar David Friedrich, una delle opere più rappresentative dell’esperienza estetica del sublime e dell’infinito, tema assai vicino alla sensibilità romantica.

Monaco in riva al mare di Caspar David Friedrich

Il nostro itineraria ci porta sulla punta dell’Isola, dove nel 1883 venne inaugurato il neobarocco Bode Museum che ospita una collezione unica con opere dal Medioevo al XIX secolo, tra cui caolavori di Donatello, del Bernini e del Canova.

i Bode Museo e sullo sfondo la Torre della TV , simbolo di Berlino

Altri tesori sono custoditi nel Museo d’arte bizantina e nella Collezione numismatica che nel 2017 ha vissuto un momento di notorietà mondiale, quando fu messo a segno il furto della “Big Maple Leaf”, una moneta da 100 kg in oro raffigurante la Regina Elisabetta.

Big Maple Leaf

Gran finale nello spettacolare Museo di Pergamo, Per costruirlo ci sono voluti quasi trent’anni ed è il museo più visitato di Berlino. La collezione di antichità classiche è una delle più importanti collezioni di arte greca e romana al mondo. L’opera più famosa è l’altare romano di Pergamo, il cui fregio scolpito rappresenta la battaglia tra dei e giganti .

l’altare romano di Pegamo

A causa dei lavori di ristrutturazione, l’altare di Pergamo e l’ala nord riapriranno nel 2025, tuttavia, proprio di fronte all’Isola dei Musei si trova Panorama, un nuovo edificio per esposizioni temporanee. Attualmente è dedicato agli originali antichi di Pergamo e permette di vivere l’Altare nella sua forma originale e nel suo contesto urbano sull’Acropoli.

l’attrazione Panorama Pergamom

E se durante il percorso vi è venuta fame…
Troverete dovunque lo streetfood più popolare di Berlino: Il currywurst, servito in ciotole ‘usa e getta’ per essere mangiato caldo direttamente in strada, con o senza patatine fritte.

E’ nato nel dopoguerra, in un chiosco di Charlottenburg, grazie a una certa Herta Heuwer che si divertì a speziare una salsiccia grigliata con ketchup e curry, ignara che sarebbe diventato il piatto più popolare negli imbiss berlinesi e amato in tutta la Germania.

A Berlino  il currywurst è venduto in numerevoli bancarelle distribuite in tutta la città, da Wittys Organic Food a Schöneberg fino al popolare Konnopke’s Imbiss a Pankownei .
A Berlino anche i mercati coperti sono diventati luoghi di street food, dove sono disponibili specialità appena preparate provenienti da tutto il mondo. Il più famoso è il Markthalle Neun, affollatissimo il giovedì sera per via dei diversi foodtruck.

Dove mangiare i migliori currywurst?

Curry 36, 4 locations, popolari a tutte le ore:
Curry Wolf con vista dell’Arco di Brandemburgo
Konnopke il più antico imbiss di Berlino, sorvegliato dalla leggendaria Marlene Dietrich:
Due imbiss sfiziosi?
Zur Bratpfanne, dal 1949, il preferito dai veri berlinesi
Absolut Curry, versione piccante, servito da un camion-bar posteggiato all’uscita Bellevue del Metro.

Uno streetfood davvero gustoso, piccante al punto giusto e vagamente esotico, grazie alla salsa profumata di curry. Il segreto è proprio lì, in quel condimento rosso fuoco che innaffia abbondatemente il classico wurst, che può essere bianco (il mio preferito) o rosso.   Una salsa difficile sa realizzare ? Assolutamente no ! Ecco la ricetta originale e …buon currywurst!

RICETTA DEL CURRYWURST

Ingredienti
6 wurstel grandi, (la ricetta classica prevede quelli di vitello).
Per la salsa:

  • 250 g di passata di pomodoro;
  • 250 g di ketchup;
  • 2 cucchiai di curry;
  • 1 cucchiaino di paprika dolce o piccante;
    1 cipolla bianca;
  • q.b. sale e pepe
  • q.b. olio di arachidi per friggere.

Istruzioni
Iniziate soffriggendo lentamente nell’olio evo la cipolla bianca tritata e aggiungete il curry e la paprika (1 cucchiaino di curry e 1/2 cucchiaino di paprika a testa) dopodiché aggiungete la passata di pomodoro, il ketchup, le spezie e un pizzico di sale.
Lasciate cuocere versando lentamente anche due mestoli di acqua calda finché la salsa non avrà preso la giusta consistenza.
Sbollentate i wurstel per 5-6 minuti in acqua bollente, scolateli e grigliateli su una piastra. Tagliateli a rondelle e serviteli ricoperti con la salsa di pomodoro speziata.
Se volete seguire la tradizione, accompagnateli da patatine fritte calde.

Giorno e notte…

E visto che siete a Berlino… ecco cosa non perdere
•  Reichstag
• Memoriale dell’Olocausto
• I quartieri trendy Prenzlauer Berg e Kreuzberg
•  Il Muro
• Checkpoint Charlie

•  Porta di Brandeburgo
•  Il Duomo
•  Tiergarten
•  Alexanderplatz e la Torre della Televisione

Vi sarà utilissima la Berlin WelcomeCard che offre ingressi e trasporti gratuiti oltre a sconti, mappe e indirizzi utili. E’ acquistabile in diversi punti della città oppure online.

INFO
Visit Berlin
Berlin Welcome Card

Curious how to meke the original ‘currywurst’  easy sauce?
For the english version just Click Next>>

.

The ‘currywurst’ was born after the war, in a kiosk in Charlottenburg, thanks to a certain Herta Heuwer who enjoyed spicing a grilled sausage with ketchup and curry, unaware that it would become the most popular dish in Berlin imbiss and loved throughout Germany.
Where to eat the best currywurst?
Curry 36, 4 locations, popular at all times:
Curry Wolf with a view of the Brandenburg Arch
Konnopke the oldest imbiss in Berlin, guarded by the legendary Marlene Dietrich:
Two delicious imbisses?
Zur Bratpfanne, since 1949, the favorite of true Berliners
Absolut Curry, spicy version, served by a truck-bar parked at the Bellevue exit of the Metro.

Currywurst is a really tasty street food, spicy at the right point and vaguely exotic, thanks to the scented curry sauce. The secret is right there, in that fiery red condiment that abundantly waters the classic wurst, which can be white (my favorite) or red. Can a difficult sauce make? Absolutely not ! Here is the original recipe and … enjoy your currywurst!

RECIPE 

Ingredients
6 large frankfurters (the classic recipe calls for veal ones).
For the sauce:

250 g of tomato puree;
250 g of ketchup;
2 tablespoons of curry;
1 teaspoon of sweet or spicy paprika;
1 white onion;
q.s. salt and pepper
q.s. peanut oil for frying.

Instructions
Start by slowly frying the chopped white onion in extra virgin olive oil and add the curry and paprika (1 teaspoon of curry and 1/2 teaspoon of paprika each) then add the tomato puree, ketchup, spices and a pinch of salt. .
Let it cook by slowly pouring two ladles of hot water until the sauce has the right consistency.
Blanch the sausages for 5-6 minutes in boiling water, drain and grill them on a plate. Cut them into slices and serve covered with the spiced tomato sauce.
If you want to follow the tradition, accompany them with hot fries.!

INFO
Visit Berlin
Berlin Welcome Card




GO WEST! La Corsica occidentale: meraviglie e squisitezze

(in italian and english)
Oggi scopriamo la zona occidentale della Corsica.

Vi aspettano spiagge da sogno, luoghi storici e a tavola le specialità della cucina corsa.

L’ Ile-Rousse offre suggestive passeggiate tra le viuzze e le piazzette ombreggiate del centro storico e lungo la Promenade Marinella, le meravigliose spiagge Caruchetu e Bodri e un’ incantevole baia, sormontata da isolotti color arancio . Senza dubbio uno dei luoghi più romantici per una passeggiata al tramonto.


Puntiamo su Corbara  che vanta ben 7 km di costa e un paese sorto sulla collina dall’atmosfera tipica di un paesaggio mediterraneo.

Corbara : La spiaggia Giunchetu

Siamo arrivati a Calvi, vivacissima meta turistica dalle stradine affollate di negozi e brasseri. Saliamo fino alla suggestiva cittadella duecentesca presidiata da una statua di Cristoforo Colombo, di cui Calvi tuttora rivendica la nascita.

Calvi

Paradiso dei velisti, e sede di numerosi eventi estivi, tra cui il Festiventu, Calvi on the Rocks e gli Incontri di Canto Polifonico.

Due gattoni di Calvi

I ristoranti di Calvi consigliati dalla Guida Michelin

Continuiamo verso Scandola. mare turchese e Unica riserva sia marina sia terrestre naturale in Europa. Poco più a sud ci attende un vero gioiello: Girolata. Ci si può accedere unicamente via mare con una barca propria o con le escursioni che partono da Porto o da Calvi.

Il porto di Calvi da cui partono numerose escursioni

Una volta giunti, assisterete a uno spettacolo unico, di origine vulcanica: scogliere ripide, picchi frastagliati, colate di lava, canali e scalinate. Tutto questo si affaccia su un mare ricco di colori e di vita. Indicato soprattutto per gli appassionati di snorkeling e immersioni.

Girolata è un piccolo borgo affacciato su una magica baia solitar, solo un paio di ristoranti e qualche bar sulla spiaggia, dove i pescatori bevono menta ghiacciata per rinfrescarsi dalla calura estiva.

Il borgo di Girolata

Continuiamo il nostro viaggio verso il Golfo Porto con una piccola stazione balneare con la sua Torre Genovese, il Museo e l’ Acquario.. Lasciatevi stupire dalle calanche di Piana, formazioni granitiche che, a seconda dell’ora del giorno, cambiano colore, passando dall’arancio al rosso. Lasciate le calanche, c’è il centro abitato di Piana, un affascinante villaggio sull’ l’omonimo golfo. Proseguendo verso sud, raggiungiamo Cargèse, la città delle due chiese, una latina e una greca.

Le calanche di Piana

Eccoci a Ajaccio. Una delle principali città da visitare della Corsica di cui abbiamo parlato tempo fa (vedi Ajaccio) Storia, siti preistorici e un antico Castello ci attendono a
Roccapina, Tizzano e Porto Pollo , dove spiccano la torre di Campomoro, il borgo di Olmet e la Roccaforte di Foce.

Olmetto

Sartenais, Valinco, Taravo. Tappe d’obbligo del nostro viaggio lungo il suggestivo litorale occidentale, un susseguirsi di calette, spiagge e piccole insenature.

Torre di Campomoro

Concludiamo la nostra avventura a Bonifacio, la cittella sulle bianche scogliere che si affaccia sulle Bocche di Bonifacio, ideali per una suggestiva escursione in barca..

Bonifacio

Nell’animata cittadella troverete  numerosi ristoranti con squisite specialità corse, come i cannelloni al brocciu (formaggio tipico di queste zone), le frittelle di zucchine, il sauté di vitello, il fiadone (squisito dolce nazionale).

In una visita alla Corsica, sarà impossibile non gustare un impareggiabile piatto di charcuterie, classico antipasto corso, a base di prisutto (prosciutto essiccato per 18 mesi), figatellu (salsiccia di fegato al vino), lonzu (filetto di maiale conservato sotto uno strato di grasso) il tutto innaffiatto da un buon rosso o rosè dei vigneti dell’Isola.

I ristoranti a Bonifacio consigliati dalla Guida Michelin

E per finire in dolcezza?

Portatevi un po’ dell’incanto corso… magari comprando una confezione di tipici canistrelli, biscottoni rustici , semplici semplici e sopratutto senza uova e burro. Ricetta velocissima perché basta unire gli ingredienti secchi a quelli umidi e informare… per ritrovare a casa vostra un angolo della meravigliosa Corsica!

I CANISTRELLI CORSI

I canistrelli , tradizionali  biscottini corsi di cui vi raccontiamo la ricetta

Ingredienti
250 g di Farina 00
50 g di Olio di semi
50 g di latte
1 Scorza d’arancia
5 g di Sale
qb Zucchero di Canna
1 bicchiere Vino bianco
1/2   bustina Lievito in polvere per dolci
1 pizzico Sale

Istruzioni

Metti in una ciotola tutti gli ingredienti secchi. La farina, il lievito setacciati, lo zucchero, i l’anice, il sale e la scorza di arancia. Mescola il tutto.
Aggiungi i liquidi, l’olio e il latte, amalgamando bene per ottenere un impasto morbido.
Stendi l’impasto con il mattarello tra due fogli di carta forno, nello spessore di circa 1 cm.
Taglia i biscotti nella forma che più ti aggrada e spolverizzate con un po’ di zucchero di canna.
Inforna (forno preriscaldato) a 180° per 10 minuti e poi a 150° per altri 10 / 15 minuti.
Sforna e fai raffreddare.

For the recipe in english, just turn page , Click Next>

 

Corbara : La spiaggia Giunchetu

From your dreaming Corsican vacation … bring some local sweet charm …
perhaps just buying a pack of typical canistrelli, rustic biscuits, simple simple and above all without eggs and butter. It’s a quick recipe because it  just combines the dry ingredients with the wet ones and put in the oven.. You will bring home a moment of that wonder Island !

THE CANISTRELLI

I canistrelli , popoari biscottini corsi di cui vi raccontiamo la ricetta

Ingredients
250 g of flour 00
50 g of seed oil
50 g of milk
1 Orange peel
5 g of salt
to taste cane sugar
1 glass White wine
1/2 sachet Baking powder for cakes
1 pinch Salt

Instructions

Put all the dry ingredients in a bowl. The sifted flour, yeast, sugar, anise, salt and orange zest. Mix everything.
Add the liquids, oil and milk, mixing well to obtain a soft dough.
Roll out the dough with a rolling pin between two sheets of parchment paper, about 1 cm thick.
Cut the cookies into the shape you like best and sprinkle with a little brown sugar.
Bake (preheated oven) at 180 ° for 10 minutes and then at 150 ° for another 10-15 minutes.
Remove from the oven and let cool.




Weekend gourmet a Lecco: LAGO, PROMESSI SPOSI E…PIRAMIDI

(italian and english versions)
“Quel ramo del Lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti
”, così Alessandro Manzoni apre i suoi ‘Promessi Sposi’, descrivendo lo splendido paesaggio del Lago di Lecco, dove vi porteremo in un itinerario ricco di scoperte, luoghi manzoniani, castelli, borghi, storia, natura e ottima gastronomia locale.


Tante le prelibatezze enogastronomiche del territorio, a cominciare dagli, scapinasc, ravioli con ripieno di uvetta, amaretti e pane grattato alle numerose variazioni della polenta, piatto umile della cucina lecchese,che può essere uncia o taragna, oppure gustata insieme a della selvaggina o ai formaggi che proprio in questi luoghi vedono una produzione casearia di qualità: taleggio, robiola, quartirolo, ricotta, caprini e i famosi formaggini di Montevecchia. Piatti robusti, da innaffiare con un verace ‘pincianell’ dell’ Azienda vitivinicola Terrazze di Montevecchia. Proviene da uve syrah e il suo nome deriva da “pinciroeu” che nel dialetto brianzolo è l’acino dell’uva. Un nome tradizionale per un vino nuovo, facile, fresco, piacevole.

Eccellenze nostrane: polenta e pincianell

Ovviamente tanti piatti di pesce di lago come lavarelli, coregoni, alborelle, cavedani ma anche lucci, tinche, persici. Tra le specialità troviamo i missoltini (agoni passati nel sale e fatti essiccare al sole per una settimana)

missoltini essiccati al sole

Riappare Manzoni: ricordate i capponi che Renzo porta al dottor Azzeccagarbugli? Li ritroviamo arrosto, farciti con prugne, castagne e uvetta, mentre la rustisciada è un piatto con lombo di maiale e salciccia rosolati con cipolle.

rustisciada

Fra i dolci, spicca la torta miascia, a base di farina gialla con uvette, miele di produzione locale e frutta secca, e i caviadini, biscotti di pasta frolla e zucchero in grani.

miascia

Pronti per il nostro tour ?  Andiamo!

Lecco

Partiamo da Lecco, tranquilla città affacciata sul lago, Deve la sua celebrità a ‘I Promessi Sposi’: ecco perché è d’obbligo visitare Villa Manzoni, dove lo scrittore trascorse la sua giovinezza e che oggi è sede del Museo Manzoniano.

La statua di Alessandro Manzoni nel centro di Lecco

Dirigiamoci verso Pescarenico, borgo di pescatori dove Manzoni colloca il convento di Fra Cristoforo e il Palazzo di Don Rodrigo. Nel centro troverete il famigerato Palazzo delle Paure, così chiamato perché i lecchesi vi si recavano a pagare le tasse.

Il Palazzo di Don Rodrigo

Per chi ama nuotare, il lago offre spiagge, sia attrezzate che libere, tra cui quella di Abbadia Lariana. quella di Padrello e alcune ‘green’ attorniate da parchi, come il Parco Guzzi e Parco di Chiesa Rotta. A chi ama camminare, consiglio i sali-scendi del Sentiero del Viandante, lungo 40 km ma facilmente frazionabile in 4 tappe: Lierna, Vezio, Dervio e Piantanedo.

Sentiero del Viandante, Castello di Vezio

Siete amanti dei borghi?

Ecco i più suggestivi:
Lierna
, dove scoprirete il Castello, che pare sia stato abitato dalla regina longobarda Teodolinda.
Fiumelatte,
chiamato cosi per le bianche acque del piccolo fiume che scorre alle spalle.
Vercurago, sede del famoso Castello dell’Innominato
Mandello, dai vicoli tranquilli e le case pastello, la Chiesa di S.Giorgio e il Museo della Moto Guzzi che nacque proprio qui.

Mandello

Corenno Plinio, minuscolo borgo dove i gradini scavati nella roccia portano a antiche dimore e alle eleganti Arche Andriani.
Varenna, il borgo più romantico, non a caso il suo lungolago è chiamato la Passeggiata degli Innamorati. Scoprite la splendida Villa Monastero dai suntuosi interni ottocenteschi e il meraviglioso giardino botanico.

Villa Monastero a Varenna

Prossima tappa: Merate

La Torre, simbolo di Merate e il vicino Laghetto di Sartirana

La Torre, simbolo della città e ispiratrice di ‘Antichità sotto la Torre’, vivace mercatino dell’antiquariato attivo ogni secondo sabato del mese, dove troverete libri, soprammobili e curiosità vintage.

Il mercatino ‘Antichità sotto la Torre’ a Merate

Villa Subaglio, nei cui ambienti ritoviamo il l’elenganza e il gusto dei Subaglio, nobile casata medioevale.
Villa Belgioioso
costruita nel ‘600 per i Novati, trasformata dopo il 1749 dai Belgioioso, ricca di sale ornate da stucchi e da affreschi d’epoca, conserva una biblioteca con gli arredi originali e un raffinato parco all’inglese.

Vila Belgioioso

Villa Orsini Colonna Falcò
Costruita nel Cinquecento dagli Airoldi, adornata poi da uno sfarzoso stile barocchetto e impreziosita da un vasto giardino all’ italiana con statue, fontane e un intrigante labirinto.

Villa Orsini Colonna Falcòsi

Un tuffo nel green!
A poca distanza da Merate, scoprirete un luogo incantevole e poco conosciuto: il laghetto di Sartirana, riserva naturale protetta e sito di interesse comunitario.
L’Osservatorio Astronomico di Brera suggestiva cupola con portentosi telescopi messi a disposizione dei visitatori.

Osservatorio Astronomico

Vi è venuta fame?

Scopriamo il mondo di BRUT, ristorante-bistro tendenza nel centro della cittò. Arredamento classicheggiante, un grazioso dehors e un menu diviso in 3 capitoli: i crostini, la gastronomia, la cucina. Alla cucina brianzola hanno preferito proporre un menu eclettico che serve eccellenze e influenze gastronomiche da tutt’Italia.

I crostini di BRUT

Al timone Massimo Cogliati, che continua la tradizione culinaria di papà, da anni al timone del rinomato ristorante Passone. “Sono praticamente nato nella cucina di mamma e papà, racconta Massimo, nel ’53…” (ride) Forse sono stato concepito proprio lì…
In cucina troviamo Riccardo Giangrandi e Vittorio Ripamonti paladini della ricerca, dellla semplicitò e sopratutto della qualità che ho ritrovato nel tagliolini con crostacei e gambero crudo di Mazara del Vallo, nel polpo alla brace su purè di patate viola e nel tenerissimo girello di fassona insaporito da salsa tonnata.

tagliolini con crostacei e gambero crudo di Mazara del Vallo, nel polpo alla brace su purè di patate viola

Una piccola deviazione del percorso ma … ne vale la pena

A pochissima distanza da Merate, troviamo il grazioso borgo di Montevecchia e… un vero mistero: tre enigmatiche piramidi a gradoni. alte tra i 40 e 50 metri; disposte esattamente come le piramidi della piana di Giza in Egitto, Per vederle bene bisogna recarsi nei pressi dei Comuni di Perego e Rovagnate e successivamente percorrere la via Bongiaga.

La Piramide di Monteveccia

Chi ha creato queste piramidi? Dopo studi e ricerche si è convenuto che un’antica civiltà avrebbe modellato le colline di roccia calcarea formandone i gradoni che possiamo intravedere oggi. Ciò sarebbe stato realizzato a scopo religioso-astronomico.
Beh, l’Egitto in Brianza proprio non me lo aspettavo…

Sosta d’obbligo a Montevecchia: la Latteria Maggioni Amabile dove Raffaele, continuando la tradizione familiare, produce squisiti formaggi come le ricottine, le robioline e i caprini, sia freschi, sott’olio, aromatizzati con le erbe officinali del territorio oppure stagionati, dal gusto sapido e dagli aromi ampliati.
I miei preferiti? I classici caprini freschi, ideali se spruzzati di pepe nero e irrorati da un buon olio extra vergine d’oliva oppure protagonisti dei famosi risotti della cucina brianzola.

Le delizie casearie di Montevecchia, la Latteria Maggioni

A questo punto, ovviamente, arriva la ricetta…

RISOTTO AL CAPRINO E ROSMARINO

Risottino caprino e basislico

Ingredienti per 4 persone
• 400 g di riso carnaroli
• 200 g di formaggio caprino dolce (ideale quello di Montevecchia, altrimenti un caprino fresco a pasta morbida)
• brodo vegetale q.b.
• olio extravergine di oliva q.b.
• una noce di burro
• grana q.b.
• 1 rametto di rosmarino
• 1 cuore di porro
• 1 bicchiere di vino bianco

Preparazione
Sbucciate e spezzettate il porro .
In una casseruola rosolate il burro e un filo d’olio, aggiungete il porro e fatelo  imbiondire. Aggiungete il riso, fatelo tostare per 4-5 minuti mescolando regolarmente.
Sfumate con il vino bianco, fate evaporare per bene l’alcol poi unite metà del caprino, il rosmarino lavato e tritato e il brodo caldo.
Lasciate cuocere all’incirca per 15/20 minuti e se necessario aggiungete altro brodo caldo all’occorrenza. Terminata la cottura del riso, aggiungete il resto del caprino, insaporite con il sale, mescolate bene e spegnete il fuoco.
Aggiungete il resto del burro, mescolate e fate mantecare per 2-3 minuti.
Impiattate e…buon appetito!

…e nel calice?

Tutti d’accordo: Serìz La Costa, un ottimo blend di uve Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon, il cui affinamento in legno ne esalta l’eleganza e la persistenza. Colore rosso rubino e profumi intensi che ci ricordano spezie e frutta rossa ben matura.
Ideale con gli squisiti formaggi brianzoli e il nostro risottino al caprino.

Sèriz La Costa

For the ‘risotto goat cheese and rosemary , just turn the page , click Next>

RISOTTO AL CAPRINO E ROSMARINO

Risottino caprino e basislico

Ingredients for 4 people
• 400 g of carnaroli rice
• 200 g of sweet goat cheese (Montevecchia is ideal, otherwise a fresh soft goat cheese)
• vegetable broth to taste
• extra virgin olive oil to taste
• a knob of butter
• parmesan to taste
• 1 sprig of rosemary
• 1 heart of leek
• 1 glass of white wine

Preparation
Peel and chop the leek.
In a saucepan, brown the butter and a drizzle of oil, add the leek and let it brown. Add the rice, toast it for 4-5 minutes, stirring regularly.
Deglaze with the white wine, let the alcohol evaporate thoroughly then add half the goat cheese, the washed and chopped rosemary and the hot broth.
Cook for about 15/20 minutes and if necessary add more hot broth as needed. When the rice is cooked, add the rest of the goat cheese, season with salt, mix well and turn off the heat.
Add the rest of the butter, mix and whisk for 2-3 minutes.
Serve and … enjoy your meal!

What in the glass…?

Everyone agrees: Serìz La Costa, an excellent blend of Merlot, Syrah and Cabernet Sauvignon grapes, whose aging in wood enhances its elegance and persistence. Ruby red color and intense aromas that remind us of spices and ripe red fruit. Ideal with the exquisite Brianza cheeses and our goat cheese risotto.

Sèriz La Costa

 




Weekend ‘gourmet’ a Ajaccio. Il bello, il gusto e la ricetta dell’imbrucciata

(in italian and english)

Benvenuti in Corsica! Welcome to Corsica!

di Cesare Zucca

L’hanno soprannominata ‘Île de Beauté’ ovvero ‘Isola della Bellezza’, nome appropriato per un’isola dai mille colori, meravigliosamente selvaggia, un angolo di paradiso a due passi dall’Italia.
Oggi vi portiamo sul litorale occidentale, ricco di paesaggi contrastanti, natura intatta, siti preistorici, grandi riserve naturali, piccoli paesini affacciati sul mare e suggestivi borghi arroccati sulle montagne.

La nostra meta è Ajaccio, capoluogo della Corsica e città natale di Napoleone Bonaparte. Scoprirete storia, arte, gastronomia e splendide spiagge, come Marinella, Saint-François e Isolella.
La sera viene annunciata da meravigliosi tramonti che tingono di rosso le vicine isole Sanguinaires, dove è possibile praticare tutte le attività legate al mare: immersioni, sci nautico, pesca.

La prima cosa da fare per far cominciare ufficialmente il vostro weekend a Ajaccio è prenotare un posto su uno dei traghetti per la Corsica. Vi consiglio di imbarcare un’auto sul traghetto, così da potervi muovere in totale libertà.

Pronti per un vero tour ‘napoleonico’ della città?

Partiamo dalla Cattedrale, con la sua caratteristica facciata color ocra e il celebre fonte battesimale dove fu battezzato Napoleone. Proseguiamo verso il suo borgo antico per scoprire la Casa Bonaparte dove l’Imperatore nacque e visse la prima giovinezza. Qui sono conservati ritratti di famiglia, mobili d’epoca, raffinati arazzi e gli oggetti che venivano utilizzati quotidianamente dalla famiglia Bonaparte.

Raggiungiamo Palazzo Fesch dove troviamo la Cappella imperiale, che era il mausoleo della famiglia Bonaparte, anche se la tomba di Napoleone si trova a Parigi. Dalla cappella imperiale, camminando lungo il lungomare, si arriva al molo della Cittadella, con la sua Torre e le sue Mura.

Palazzo Fesch

Più avanti ci attende il Museo Napoleonico del Municipio, suggestivo palazzo in stile anni ’30, conserva la memoria della famiglia Bonaparte e del primo Imperatore francese.
Tappa finale del nostro tour: Place Foch dove Napoleone ci scruta dall’alto della sua statua, piazzata su una fontana adornata da quattro leoni di marmo.
Grandeur!

Tutt’attorno Place Foch troverete pasticcerie, caffè e ottimi ristoranti dove poter assaggiare i piatti tipici della Corsica, testimoni della sua grande tradizione culinaria. Scopriamoli insieme.
Tra i primi, spiccano sostanziose minestre solitamente preparate con carni e erbe selvatiche, tra queste ce n’è una davvero speciale, con fagioli e denti di leone. Se amate la pasta, provate lo stufatu, tradizionale piatto di lasagne, carni di manzo, vitello e maiale.

Zuppa di fagioli alla corsa

Tanta carne di agnello che troviamo nel piatto top agneau corse” abbrustolito a fuoco lento e preparato con rosmarino, patate e aglio oppure come condimento della “pulenta” fatta con farina di castagne. Il veau aux olives, dove il vitello viene cotto lentamente insieme a olive, cipolla, erbe varie, pomodori mentre civet de sanglier è un piatto classico: cinghiale selvatico preparato in casseruola con carote, castagne, finocchio, aglio, cipolle, e tanta acquavite.

civet de sanglier

La cucina di Ajaccio è conosciuta per i piatti di pesce a cominciare dall’aziminu, una bouillabaisse a base di pesce di roccia, mentre nella soupe de possoin a l’ajaccienne troviamo un ricco mix di scorfani, labridi di acqua marina e granchi ben aromatizzati da erbe aromatiche e spezie. In effetti i granchi qui sono in mare tutto l’anno… e gli chef locali si sbizzarriscono in sughi e zuppe.

aziminu

La Corsica vanta una ricca tradizione in fatto di salumi: dal prisuttu (prosciutto affumicato), al figatellu, (salsiccia di fegato di maiale), al pulpone (coppa). Tra i formaggi spiccano il Bleu de Corse (stagionatura 6 mesi e sapore piccante) e il brocciu, a base di latte di capra o di pecora e dal sapore simile a quello della ricotta ma molto più intenso.

il tipico formaggio’ brocciu’

Ed proprio dal brocciu che è nato il dolce più tipico per eccellenza della cucina corsa: il fiadone, tesoro nazionale della Corsica, onorato dalla ‘Confraternita del Fiadone’, attiva promotrice di questa specialità dal sapore robusto e dal profumo intenso perfetto se accoppiato a un calice di Muscat di Cap Corse. Questo dolce spesso cambia nome, ad Ajaccio si chiama imbrucciata.
Dove trovare la migliore ? Tutti concordi: Corte, un piccolo paese nell’entroterra dell’isola

Vi ho incuriosito e stuzzicato la gola? Ecco come prepare un ‘imbrucciata, ricetta facile facile e risultato delizioso...
RICETTA DELL’ IMBRUCCIATA

Il tipico ‘fiadone’

Ingredienti

  • 500 gr di broccio o formaggio fresco di pecora
  • 4 uova
  • Una pasta frolla
  • Scorza di limone o d’arancia
  • 150 a 200 gr di zucchero

Procedimento
Mantecate i tuorli con lo zucchero.
Mescolate bene, aggiungete la scorza di limone o d’arancia, la pasta deve essere liscia.
Montate a neve gli albumi e aggiungeteli al composto.
Versate l’impasto in tortiera rotonda di cui avrete coperto il fondo con carta da forno.
Infornate a 180C° per circa 35 minuti.
Lasciate raffreddare e fate riposare in frigo per 2 ore

Imbrucciata di Ajaccio

Dove mangiare a Ajaccio

Ecco tre ristoranti impegnati a proporre cucine mediterranee, contemporanee e stagionali, arricchite da piatti di pesce spesso rivisitati con estro e sapore.
L’Ecrìn
Cucina di stagione, fresca e ben eseguita,. Spicca il pesce spada pescato alla lenza, preparato in tataki e condito con lo zenzero. D’estate, piccolo e accogliente dehors.
A Terrazza
Un delizioso dehors offre una vista favolosa sul Golfo di Ajaccio. A tavola, scoprirete una cucina contemporanea diispirazione mediterranea. Riaprirà a fine Marzo.
A Nepita
Prende il suo nome dalla maggiorana selvaggia, la più aromatica della Corsica.
Chef Simon Andrews, elabora ogni giorno una cucina eccellente, sinonimo di freschezza e sapore.

Piatti ‘gourmet’ di 3 ristoranti top a Ajaccio. Da sinistra: L’Ecrìn, A Terrazza, A Nepita

INFO
Traghetti per la Corsica
Turismo Ajaccio

For the ‘imbrucciata cake’ recipe in engish, just turn the page
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Corsica boasts a rich tradition in terms of cured meats: from prisuttu (smoked ham), to figatellu (pork liver sausage), to pulpone (coppa). Among the cheeses, the Bleu de Corse (aged 6 months and spicy flavor) and the brocciu, made from goat or sheep’s milk and with a flavor similar to that of ricotta but much more intense, stand out.

il tipico formaggio’ brocciu’

With brocciu is made the most typical Corsican dessert, the fiadone, considered a national treasure and honored by the ‘Confraternita del Fiadone’, active promoter of this specialty with a robust flavor and intense aroma, perfect if coupled with a goblet of Muscat from Cap Corse.
This dessert often changes its name, in Ajaccio it is called imbrucciata.

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IMBRUCCIATA CAKE RECIPE

Ingredienti

  • 500 gr di broccio o formaggio fresco di pecora
  • 4 uova
  • Una pasta frolla
  • Scorza di limone o d’arancia
  • 150 a 200 gr di zucchero

Procedimento
Mantecate i tuorli con lo zucchero.
Mescolate bene, aggiungete la scorza di limone o d’arancia, la pasta deve essere liscia.
Montate a neve gli albumi e aggiungeteli al composto.
Versate l’impasto in tortiera rotonda di cui avrete coperto il fondo con carta da forno.
Infornate a 180C° per circa 35 minuti.
Lasciate raffreddare e fate riposare in frigo per 2 ore

Imbrucciata di Ajaccio

Where to eat while in Ajaccio

Waiting for the proclamation of the new Michelin France 2022 stars, which will take place at the end of March, here are three restaurants recommended by the prestigious Guide, all committed to offering Mediterranean, contemporary and seasonal cuisine, enriched by fish dishes often revisited with flair and flavor.
The Ecrìn
Seasonal cuisine, fresh and well done. The swordfish caught on the line, prepared in tataki and seasoned with ginger, stands out. In summer, a small and welcoming terrace.
A Terrace
A delightful terrace offers a fabulous view over the Gulf of Ajaccio. At the table, you will discover a contemporary cuisine of Mediterranean inspiration. It will reopen at the end of March.
A Nepita
It takes its name from the wild marjoram, the most aromatic of Corsica.
Chef Simon Andrews creates excellent cuisine every day, synonymous with freshness and flavor.?

 

Piatti ‘gourmet’ di 3 ristoranti top a Ajaccio. Da sinistra: L’Ecrìn, A Terrazza, A Nepita

INFO
Traghetti per la Corsica

Turismo Ajaccio

 




Weekend a UDINE: il bello, il gusto e la ricetta del ‘frico’

( (in italian and english) —-
Oggi vi porto a Udine, città dove il fascino veneziano sposa suntuosi palazzi, meravigliose piazze, scorci suggestivi. Troverete storia, arte, scoprirete il suo Castello, incontrerete le magie pittoriche del Tiepolo e… gusterete il frico, succulenta frittella salata a base di formaggio Montasio, patate, cipolle, spesso arricchito con pancetta o funghi e rigorosamente accompagnato da una fumante polenta e un buon calice di vino, o per dirla alla friulana… un buon tajut.

Il nostro itinerario del bello e del gusto a Udine

Partiamo da Piazza della Libertà, definita “la più bella piazza veneziana sulla terraferma“.

Piazza della Libertà

Dopo una salita (abbastanza ripida, ma piacevole) arriviano al Castello. Sorge sul colle della città, da cui si intravedono i tetti, le montagne e, verso sud, il mare Adriatico. Nel suo interno ospita numerose mostre, collezioni d’arte e l’interessante Museo della Fotografia Friulana.

Il Castello

Il Duomo
Datato 1257, Il Duomo è la chiesa più importante ed imponente della città. Si trova nella suggestiva piazza Duomo, a pochi passi dalle vie principali del centro storico, come la vivace Via Mercatovecchio, cuore dello shopping in mezzo ai suggestivi portici.

Arte
Casa Cavazzini, ci attende con la sua splendida collezione di arte moderna, con opere di De Chirico, Carrà, Guttuso, Chagall e Picasso, In corso la mostra La Forma dell’Infinito, un viaggio di cento anni di bellezza, dal figurativo all’astratto, in contatto privilegiato con opere da capogiro, firmate dai più grandi geni dell’arte degli ultimi due secoli.

Casa Cavazzini

Museo Diocesano e le Gallerie di Giambattista Tiepolo ospitano i meravigliosi affreschi del Palazzo Patriarcale. la cui collezione circa 700 opere, tra cui le opere del Tiepolo, che decorò il soffitto dello Scalone d’onore, la Galleria degli ospiti e la Sala rossa per volere dell’allora patriarca Dionisio Dolfin.

Voglia di un drink?
I portici di Piazza Matteotti, (o delle Erbe) pullulano di botteghe, bar e dehors, mentre qua e la sbucano trattorie tipiche che propongono i piatti tradizionali della cucina friulana, tutti davvero gustosi.
Fame? Pronti per scoprire le delizie locali?

Il ‘frico’
Storico piatto della cucina povera che utilizzava gli avanzi di formaggio. Si tratta di un tortino a base di patate e formaggio locale, tradizionalmente il Montasio che è uno dei prodotti più apprezzati in regione e che si può trovare in varie stagionature.

Cjarsons
Ravioli con un ripieno a base di mele, ricotta, patate lesse, pere, uvetta, spinaci, pinoli, cannella e cacao. Vengono serviti conditi con burro fuso, ricotta affumicata grattugiata, zucchero e cannella.

Due ‘cjarsons gourmet’ degli Chef Max Sabinot e Stefano Basello

Jota
Sarà che sono un fanatico delle zuppe…ma questa è davvero da Oscar!
La ‘jota’ è un minestra a base di crauti, fagioli e patate, un piatto frugale ma molto energetico.

la zuppa ‘jota’

Muset e brovada
Piatto caratteristico invernale  a base di cotechino casereccio posato su rape rosse messe a macerare per molti giorni nelle vinacce. L’insaccato di maiale molto simile al cotechino, nello specifico, per la sua preparazione viene utilizzato esclusivamente il muso del maiale, che viene tritato e mescolato con spezie come pepe, cannella e noce moscata.

A una cucina, forte, contadina e robusta  quale buon vino abbinare?

Tra tutti i vitigni a bacca rossa, il Pinot Nero è universalmente considerato uno dei più difficili e, allo stesso tempo, uno dei più affascinanti. Ci sono voluti diversi anni prima che arrivassero all’orizzonte produttori coraggiosi capaci di affrontare il nobile vitigno, dedicandogli tutte le cure necessarie sia in fase di allevamento sia in fase di vinificazione.

Immancabile selfie nelle cantine Gori, nel regno del Pinot Nero

Senza dubbio questo vino mantiene la sua austera eleganza nordica aggiungendo una strepitosa nota mediterranea nell’eccellente Pinot Nero Nemas 1° che nasce dai vigneti della Agricola Gori,  nele colline di Guyot. In bocca rivela tutta la sua eleganza e complessità con note fruttate sostenute da una fine tannicità che lo rende austero ma piacevole all’assaggio.

Il Pinot Nero Nemas 1 trova un ampia gamma di abbinamenti, dai formaggi alla pasta, al pesce ai salumi.

 La Gubana
Dolce classico della tradizionale friulana faffo con è pasta dolce lievitata e facita con uvetta, noci, pinoli, zucchero e grappa.

La ‘gubana’ del pasticcere Paolo Zorzenone

Dove gustare un  ‘frico’ ricco e gustoso?
Lasciatevelo servire dalla super cool Valentina, la cui famiglia tramanda da generazioni le delizie friulane. Ottima chef e ‘locandiera’ dell’annessa locanda , un delizioso B&B arredato in stile Fantasyland. Una vera ‘cuciniera’ friulana per una tradizionale ricetta del ‘frico’

LA RICETTA DEL ‘FRICO’

Ingredienti

  • 600 gr di patate
  • 400 gr formaggio Montasio
  • 1 cipolla grande
  • olio extravergine
  • sale
    Procedimento
    In una padella fate appassire la cipolla tagliata sottile.  Basterà 1 cucchiaio di olio per farla  diventare morbide e bionda. Aggiungete le patate tagliate a pezzetti, sale, pepe ed un mestolo d’acqua. A cottura ultimata incorporate lentamente il montasio tagliato a fettine e formate un impasto; passatelo quindi in un tegame antiaderente di 20 cm di diametro.  Appiattite e fate cuocere 10 minuti a fiamma alta, sempre mescolando finche il fondo sarà ben compatto. Ruotate dall’altra parte, come se fosse una frittata, fino a ottenere una bella crosticina dorata da ambo le parti. Servire caldo.…e nel calice?
    PLAN Friulano della vinicola Rodaro, di cui Paolo è la sesta generazione dei vignaioli della sua famglia. Un bianco autoctono, giallo paglierino tendente al verdognolo. Secco, fresco, vellutato con un leggero sentore di mandorla amaracon un’intensa fragranza che ricorda fiori selvatici, camomilla, mela Golden e pera Kaiser. Accoppiamento ideale con le eccellenze locali: formaggio Montasio e prosciutto di San Daniele. INFO
    Pacchetti turistici studiati per visitare Udine e la mostra La Forma dell’InfinitoThe original recipe of ‘frico’ recipe in english
    The ‘frico’ it’s  an historic dish of the poor cuisine that used the leftovers of cheese. It is a pie made with potatoes and local cheese, traditionally Montasio which is one of the most popular products in the region and which can be found in various ages..

     

    Which good wine to combine with a strong, peasant and robust cuisine?

Among all the red grape varieties, Pinot Noir is universally considered one of the most difficult and, at the same time, one of the most fascinating. It took several years before courageous producers capable of tackling the noble grape variety arrived on the horizon, dedicating all the necessary care to it both in the breeding phase and in the vinification phase.

Immancabile selfie nelle cantine Gori, nel regno del Pinot Nero

Undoubtedly this wine maintains its austere Nordic elegance by adding an amazing Mediterranean note in the excellent Pinot Nero Nemas 1 ° which comes from the vineyards of Agricola Gori in the Guyot hills. In the mouth it reveals all its elegance and complexity with fruity notes supported by a fine tannin that makes it austere but pleasant to taste 

Il Pinot Nero Nemas 1 trova un ampia gamma di abbinamenti, dai formaggi alla pasta, al pesce ai salumi.

THE ‘FRICO’ RECIPE

Ingredients
600 gr of potatoes
400 gr Montasio cheese
1 large onion
extra virgin olive oil
salt
Procedure
In a pan, sauté the thinly sliced ​​onion. 1 tablespoon of oil will be enough to make it soft and blonde. Add the potatoes cut into small pieces, salt, pepper and a ladle of water. When cooked, slowly incorporate the sliced ​​montasio and form a dough; then pass it into a non-stick pan of 20 cm in diameter. Flatten and cook for 10 minutes over high heat, stirring constantly until the bottom is very compact. Turn the other side, as if it were an omelette, until you get a nice golden crust on both sides. Serve hot ….

A wine to pair?
PLAN Friulano from the Rodaro winery, of which Paolo is the sixth generation of winemakers in his family. A native white, straw yellow tending to greenish. Dry, fresh, velvety with a slight hint of bitter almond with an intense fragrance reminiscent of wild flowers, chamomile, Golden apple and Kaiser pear. Ideal pairing with local excellences: Montasio cheese and San Daniele ham.

  • INFO
  • Hot tips to visit Udine and the exhibition The Shape of Infinito



Venezia. Scopriamo Cannaregio: Carnevale, magia e dolci chiacchiere

(in italian and english)

Benvenuti a Venezia! Welcome to Venice!

Carnevale è una ricorrenza antichissima, che nasce come festa contadina che celebrava la fine dell’inverno e l’avvicinarsi della primavera. Come in ogni festa le tavole erano rallegrate da dolci tradizionali e la storia continua! Ogni anno Carnevale ci porta un delizioso e croccante dessert: le chiacchiere.

Il Carnevale è alle porte, niente di più appropriato di un coloratissimo weekend tra i colori,  le maschere e i costumi del Carnevale Veneziano.
La nostra meta è una delle zone più caratteristiche della città: il Sestiere di Cannaregio.


Ci attende un itinerario di circa 7 km, da fare in mezza giornata. un percorso davvero unico dove l’allegria del Carnevale risuona nelle calli, sui ponti e…nelle pasticcerie veneziane che proprio in questi giorni sfornano i loro tradizionali ‘galani’  conosciuti in tutta Italia con tanti nomi diversi ….


Pronti? Si parte!

Lasciata la Stazione di Santa Lucia, ci attende la sfarzosa Chiesa degli Scalzi, attraversiamo Campo San Geremia, verso il Ponte delle Guglie e Tre Archi che fiancheggia l’ampio Canale di Cannaregio, dove spicca il Palazzo Contarini Venier.

Palazzo Contarini Venier.

Passiamo da Rio San Girolamo e Fondamenta Ormesini per raggiungere le sinagoghe del Ghetto Nuovo, che dal ‘500 al ‘700, fu la residenza degli ebrei, un luogo pieno di storia e memorie.

Il Ghetto Ebraico

Prossima tappa la Chiesa della Madonna dell’Orto. con il suo campanile quattrocentesco dalla caratteristica cupoletta. Lì scopriamo una fontanella arabeggiante e il famoso bassorilievo del cammello guidato dal suo cammeliere con tanto di turbante.

Passiamo da Fondamenta dell’Abbazia, la Scuola Nuova di S. Maria della Misericordia e il Campo dei Gesuiti dalla Chiesa ricca di marmi e affreschi. Proseguiamo per le Fondamenta Nuove, tra i caratteristici passaggi chiamati ‘calli’ Fumo, Widman e Varisco, la più stretta di Venezia, larga solo 53 cm. Beh, io ci sono passato…. di sbieco!

A questo punto vi attende un vero gioiello: la Ca’ d’Oro, un trionfo di trafori marmorei un tempo ornati da decorazioni in oro. Il nostro viaggio sta per finire, ma prima di ritornare in Stazione, Venezia ci vuole regalare un’ indimenticabile cartolina: infatti  arrivati alla Chiesa di San Marcuola ci aspetta una meravigliosa vista del Canal Grande.

Le dolcezze del Carnevale

Le chiacchiere sono il dolce simbolo del Carnevale e cambiano nome a seconda della regione d’Italia in cui si mangiano, ma la ricetta è molto simile dappertutto. Bugie, cenci, frappe, galani, cròstoli… Ogni regione ha la ‘sua ‘ chiacchIera

Cenci o Melatelli (Toscana) Frappe (Lazio, Umbria e Marche), Cioffe  (Sulmona, Cunchiell’ (Molise), Guanti (Caserta), Risòle (Cuneo), Gale (Bassa Vercellese. In Piemonte sono conosciute come Bugie e Gasse nel basso Alessandrino, mentre, quasi in un gemellaggio a distanza, le Merveilles della Val d’Aosta sposano le Maraviglias della Sardegna.


Controbatte l’Emilia e Romagna: a Rimini sono Fiocchetti Intrigoni (Piacenza) Sfrappole (Modena)  A Bergamo diventano Galarane, a Brescia Saltasù, a Mantova Lattughe  mentre mia mamma, ottima cuoca e Cadorina doc, preparava grandi cesti di  crostoli.


Ma perchè si chiamano chiacchiere?
Si racconta, pare che la Regina Margherita di Savoia chiese a Raffaele, il cuoco di corte, di preparare qualcosa da gustare in compagnia delle sue amiche e Raffaele preparò questi dolcetti che Sua Maestà e le sue ospiti consumarono tra una chiacchiera e l’altra.
Da qui il nome…

Dove trovare le migliori ‘chiacchiere’ della Serenissima?

Ecco il parere ‘gourmet’ della mia cara amica Marisa, vera (e golosa) veneziana doc.
“D’accordo: chiacchiere, ciacole, precisa Marisa, chiamatele come volete, per noi veneziani sono i ‘galani’ e occhio, diffidate da chi li vende prezzati al pezzo…Vanno pagati a peso data l’irregolarità delle pezzature.
Tonolo, tra San Rocco e San Pantalon, buone anche le loro frittelle:
Italo Didovich in campo Santa Marina
Panificio Crosera in campiello del Pestrin, verso Fondamenta Nove,
Nobile in strada Nova
Dal Mas a Cannaregio

LA RICETTA DEI ‘GALANI’ VENEZIANI


Ingredienti:
50 gr. di zucchero,
2 uova,
250 gr. di farina,
olio o strutto per friggere,
zucchero a velo per spolverizzare.
Procedimento:
Mescolare lo zucchero e la farina, creare la tipica collinetta con un buco al centro e porvi il burro e le uova dentro.
Impastare bene il tutto, amalgamando gli ingredienti tra loro e nel frattempo tirare una sfoglia molto sottile.
Ritagliare dei rettangoli di una misura di circa 5cm x 10cm, grazie all’uso di coltelli da cucina che abbiano la tipica rotellina dentata.


Creare uno o più tagli al centro, seguendo la direzione della lunghezza, facendo attenzione a non tagliare i margini, e poi friggere il tutto nell’olio o nello strutto, a scelta.
Il colore dei galani deve restare molto chiaro e non va reso dorato.
Dopo averli preparati, metterli sopra la carta da cucina a sgocciolare.
Una volta asciutti, servirli con abbondante zucchero a velo sopra, ben spolverizzato.

A tutti mille auguri di un felice, allegro e spesierato Carvenale!

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

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Benvenuti a Venezia! Welcome to Venice!

Carnival is an ancient recurrence, which began as a peasant festival that celebrated the end of winter and the approach of spring. As in any feast, the tables were enlivened by traditional sweets and the story continues!
Every year Carnival brings us a delicious and crunchy dessert calledchiacchiere’

Our destination is one of the most characteristic areas of the city: the Cannaregio district.

Are you ready? Let’s go!

Leaving the Santa Lucia  train station, the sumptuous Chiesa degli Scalzi awaits us, we cross Campo San Geremia, towards the Ponte delle Guglie and Tre Archi which flanks the wide Cannaregio Canal, where the Contarini Venier Palace stands out.

Palazzo Contarini Venier.

We pass by Rio San Girolamo and Fondamenta Ormesini to reach the synagogues of the Ghetto Nuovo, which from the 16th to the 18th century was the residence of the Jews, a place full of history and memories.

Il Ghetto Ebraico

The next stop is the Church of the Madonna dell’Orto. with its fifteenth-century bell tower with a characteristic dome. There we discover an Arabian fountain and the famous bas-relief of the camel guided by his camel driver with a turban. .

We pass by Fondamenta dell’Abbazia, the New School of S. Maria della Misericordia and the Campo dei Gesuiti from the church rich in marble and frescoes. We continue to the Fondamenta Nuove, between the characteristic passages called ‘calli’ Fumo, Widman and Varisco, the narrowest in Venice, only 53 cm wide…

At this point, a real jewel awaits you: the Ca ‘d’Oro, a triumph of marble tracery once adorned with gold decorations. Our journey is about to end, but before returning to the station, Venice wants to give us an unforgettable postcard: in fact, once we arrive at the Church of San Marcuola, where a wonderful view of the Grand Canal is waiting for you 

The sweets of Carnival
Chiacchiere are  the sweet symbol of Carnival, They change the name according to the region of Italy in which they are eaten, but the recipe is very similar everywhere. Lies, rags, frappe, galani, cròstoli


But why it is called ‘ chiacchiera’? (chatter)
It is said, it seems that Queen Margherita of Savoy asked Raffaele, the court cook, to prepare something to taste in the company of her friends and Raffaele prepared those sweets that Her Majesty and her guests ate while chatting .

Where to find the best ‘chatter’ in Venice?
Here is the ‘gourmet’ opinion of my dear friend Marisa, a true (and greedy) Venetian born.
“All right, all right…chatter, ciacole, Marisa specifies, call them what you want, for us Venetians they are nicknamed ‘galani’ and watch out for those who sell them priced by the piece …They must be paid by weight given the irregularity of the sizes”

Tonolo, tra San Rocco e San Pantalon,
Italo Didovich in campo Santa Marina
Panificio Crosera in campiello del Pestrin,
Nobile in strada Nova
Dal Mas a Cannaregio

LA RICETTA DEI ‘GALANI’ VENEZIANI- THE ‘GALANI’ RECIPE


Ingredients:
50 gr. of sugar,
2 eggs,
250 gr. made with flour,
oil or lard for frying,
powdered sugar for sprinkling.
Method:
Mix the sugar and flour, create the typical hillock with a hole in the center and put the butter and eggs inside.
Mix everything well, mixing the ingredients together and in the meantime roll out a very thin sheet.
Cut out rectangles measuring approximately 5cm x 10cm, thanks to the use of kitchen knives that have the typical toothed wheel.


Create one or more cuts in the center, following the direction of the length, taking care not to cut the edges, and then fry everything in oil or lard, as you wish.
The color of the galani must remain very clear and must not be made golden.
After preparing them, place them on the kitchen paper to drain.
Once dry, serve them with plenty of powdered sugar on top, well sprinkled.

Wishing to all fo you a happy and cheerful Carvenale!

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 



Napoli, Rione Sanità: segreti, delizie, Totò e una ricetta top della pizza fritta

Benvenuti a Napoli! Welcome to Naples!
Cercate una meta speciale per un weekend speciale?
Oggi vi porto per una vivace passeggiata nel Rione Sanità, uno dei quartieri più antichi di Napoli, scrigno di testimonianze del passato per un’ esperienza unica ricca di storia, cultura e gastronomia locale…sconvolgentemente buona!

Pronti? Partiamo!

La Sanità è un quartiere che sa regalare storia, atmosfera, gusto e bello, anzi dovrei dire ‘bello straordinario’. Basterà entrare nel Museo Archeologico, ospitato in uno meraviglioso edificio cinquecentesco, dove potrete ammirare il meglio dello splendore degli oggetti e degli affreschi scoperti a Pompei.

Poi visitate la Chiesa di S. Maria della Sanità e inoltratevi nel magico cortile del Palazzo dello Spagnolo, gioiello barocco dalla elaborata scalinata

Palazzo dello Spagnolo,

Qua e là scoprirete botteghe artigianali che da generazioni, si tramandano arti manuali antiche e raffinate, dove si producono ceramche. maschere, presepi, statuine e Pulcinella d’autore, oppure dove si restaurano antichi oggetti religiosi, come nel laboratorio di Biagio Roscigno, mentre se siete nel mood di una passeggiata lungo ombrosi sentieri alberati, tuffatevi nel vicino Orto Botanico.

Fermento partenopeo

La Sanità annovera nobili paladini del bello, che spesso amano condividere con il pubblico, dalla Contessa de’ Liguoro e il suo strabiliante Palazzo, all’associazione VerginiSanità e l’acquedotto romano , agli “Amici di Marcel Proust” e il loro suggestivo giardino, ai promotori delle Catacombe di Napoli che ci riportano a quelle origini di identità greca nella quale Napoli si riconosce ancora oggi. Alessandra Martuscelli aprirà al pubblico le Catacombe ai Cristallini, scoperte nel 1889, recentemente riportate all’antico splendore e visitabilI da fine Giugno. Queste scoperte ci rivelano un certo parallelismo tra la personalità dei Greci e quella dei Napoletani.

Le scoperte nelle Catacombe ai Cristallini,

  I greci erano belli, radiosi e dotati di un grande senso dell’umorismo”, afferma Alessandra Martuscelli a cominciare dalle satire, messe in scena con lo scopo di provocare una risata. Hanno inventato la filosofia, medicina, democrazia, Olimpiadi. Insomma, viva i greci, viva la cultura e soprattutto viva la bellezza!  

Apogeo ai Cristallini

Il sottosuolo della Sanità è diventato negli ultimi anni una meta turistica di fama internazionale anche grazie al progetto Associazione CelaNapoli guidata dall’oratoria accattivante di Carlo Leggieri, esperto di problematiche legate al sottosuolo partenopeo nonchè promotore del recupero, della valorizzazione e della fruizione degli ipogei che possono riservare sorprese inaspettate come figure togate, animali e frutta.

Carlo Leggieri

Il passato e futuro di Napoli è spunto per molti artisti che vivono nella Sanità, come Paolo la Motta, che ha presentato l’esposizione Capodimonte incontra la Sanità, un’ intensa galleria di ritratti di personaggi del quartiere

Le opere di La Motta al Museo di Capodimeonte

Continuiamo il nostro percorso e raggiungiamo Borgo dei Vergini, nel cuore della Sanità. Lì scopriamo il magico laboratorio di Vincenzo Oste, visionario designer di gioielli apprezzati in tutto il mondo. “In questo quartiere, racconta Vincenzo, pulsa una straordinaria energia creative ereditata dai nostri avi greci che qui fondarono numerosi ipogei”

Vincenzo Oste

“Questo luogo, continua Vincenzo, una volta era l’officina di mio padre Annibale, scultore e designer di fama mondiale. E’ diventato per me un focolare di creatività, progettazione, nuove tecniche e tanta poesia”.

Oggetti e gioielli tra le creazioni di Oste

La Sanità e un rione con tanta voglia di rinascita, vissuto e animato da artisti napoletani come Christian Leperino che si è impegnato nell’arduo compito di riportare a un nuovo splendore l’affascinante Chiesa della Misericordiella, opera caduta nell’oblio per oltre cinquant’anni e l’ Associazione ‘Made in cloister’ a cui si deve il progetto di rigenerazione urbana nel chiostro rinascimentale di Santa Caterina che ospiterà in Marzo la mostra Interaction Napoli con più di 20 artisti internazionali .

Chiesa della Misericordiella

Il Principe Totò

Antonio De Curtis, in arte Totò, nacque nel 1898 nel Rione Sanità in via Antesaecula.
Totò è presente ovunque, nelle vie, nelle bancarelle, nei locali, ma soprattutto nell’animo delle persone della Sanità, dove spiccano le qualità di questo enorme artista: il cuore, la passione e l’altruismo.

E adesso… si mangia!

La Sanità è un quartiere densamente popolato, dove all’improvviso sbucano mercatini, gelaterie, pizzerie e semplici trattorie che servono piatti tipici, come la frittata di pasta, le pennette salsiccia e friarelli oppure il tianiello, un ricco piatto di pesce con cozze, vongole lupini, fasolari, calamari, gamberoni e l’immancabile tentacolo di polpo, il tutto servito su un letto di pane fritto.

Una spettacolare frittata di pasta e il tipico tianiello

Trai più popolari troviamo il tortano, ciambella salata riccamente farcita da salumi e uova , anche in versione dolce come casatiello, con canditi e scorze di agrumi, ricoperta dal naspro (una glassa ottenuta mescolando lo zucchero a velo con albume e gocce di succo di limone) e decorata con i diavulilli, cioè i confettini di zucchero

PIZZA!
Un’enormità di gusti e varianti… dalle montanare fritte con sugo di mozzarella e parmigiano alle cafone con salsa e filetto di pomodoro, aglio, origano, peperoncino e formaggio grattugiato

La pizza ‘gourmet’ della Campagnola

I miei consigli:

Pizzeria Campagnola Ottima la ‘gourmet’ con spinaci e scaglie di grana e un bel ‘cornicione’ alto.
Isabella da Cham Quando la pizza è fritta come si deve.
Baccaleria Scugnizza Scarola alla napoletana con acciughe, uvetta, pinoli anche take away.
La Taverna di Totò Dove c’è il busto in legno donato dallo scultore Luigi Buommino
Pizzeria Lombardi Locale storico dove l’omonima famiglia di pizzaioli ancora oggi tramanda una tradizione che risale al lontano 1892. Le loro pizze? Ottime allora, ottime oggi !

Pizzeria Concettina ai tre Santi
Siamo nel 1951. Concettina Oliva davanti al suo basso sfornava con gioia e dedizione tante pizze fritte per tutto il Rione Sanità. La tradizione continua fino al suo pronipote Ciro, consapevole figlio d’arte proiettato nel futuro attraverso un lavoro continuo di ricerca, basato sulla valorizzazione della tradizione. Gli Oliva sono un perfetto esempio nella napolanità più bella: duro lavoro, estro creativo, impegno sociale.

Terza e quarta generazione della famiglia, Antonio e Ciro, padre e figlio, sono un duo imbattibile.

Lo dimostrano le montanare capovolte (sotto un ragù napoletano che ha cotto 8 ore, sopra una pizza fritta da mangiare rigorosamente con le mani facendo la scarpetta) o il panino “Annarella, ripieno di zucchine cotte in tre modi, provola e prosciutto crudo. Top dei top, ecco la ‘ montanara gigante, servita “sott’ n’ copp”, vale a dire a testa in giù, una meraviglia!
Gli Oliva: un perfetto esempio nella napolanità più bella: duro lavoro, estro creativo, impegno sociale e soprattutto  montanara
Sono riuscito a farmi ‘regalare’ la ricetta!  La trovate a fine articolo … provarla per credere!

Pizza fritta e panino ‘Annarella’ di Oliva

Un fiocco da Oscar!
Lo storico marchio  Poppella nasce nel lontano 1920 quando Giuseppina e Raffaele Scognamillo iniziano l’attività di panificatori nel popolare Rione Sanità. Nel 1960 la gestione passa nelle mani del figlio Salvatore e, nel 2005, in quelle di suo figlio Ciro, la terza generazione di Poppella.
Se questa non è storia! Tuttavia…

il popolarissimo ‘fiocco di neve’

Il ‘miracolo’, però, avviene nel 2015 grazie all’intuizione di Ciro di realizzare un dolce che potesse essere buono e economico. Nasce così il “fiocco di neve” una mini brioche riempita da una crema a base di panna e ricotta di pecora, soavemente spolverata da zucchero a velo, Risultato? Un tale successo che viene proposto in diversi gusti: classico, al pistacchio e al cioccolato. Tra le delizie di Poppella anche un omaggio al grande Totò: la Bombetta  a base di  Pan di Spagna allo yogurt, ripieno al fiocco di neve e copertura al cioccolato.

Dove mangiare

Tantissimi ristoranti, trattorie, baccalerie, panifici e takeaway.
Vi segnalo due ristoranti, diversi nello stie e nel concetto di ristorazione, ma ambedue rispettosi della cucina partenopea, tradizionale  o rivisitata, ma comunque eccellente.
Mimì alla Ferrovia
Un tuffo nella cucina tradizionale napoletana con la nuova chiave di lettura dello Chef Salvatore Giuliano. Nel menu spiccano Baccalà fritto con pomodorini del piennolo, il pescato con panatura mediterranea e le iconiche polpette al ragù.

Chef Salvatore Giuliano in azione

Aria
Solo dopo cinque mesi dalla apertura… è arrivata la Stella Michelin, congratulazioni allo Chef Paolo Barrale, che predilige ricette e abbinamenti storici, materie prime nobili e popolari, tecniche nuove che sanno rispettare l’identità territoriale di Napoli e delle, sue tradizioni.
Basterà citare il piatto‘ Miseria e Nobilta’, omaggio al grande Totò,

Paolo Barrale e “Misera e Nobiltà” Piatto dedicato a Totò con testina di vitello e il  tradizionale o’ muss’, abbinato a panna acida e caviale,

Dove dormire

Rione Sanità è un allegro caos di voci, suoni, rumori e strombazzanti motorette che tagliano le strade. Però in tutto questo traffico, ho trovato una vera oasi di pace e silenzio… insomma, ho scoperto un piccolo gioiello, proprio nel cuore della Sanità.

Aprite il cancello e immergetevi nella magica atmosfera dell’ Atelier Ines, un B&B con cinque camere, una diversa dall’altra e una suite, arredate con i pezzi design creati da Vincenzo Oste e veramente tranquille, luminose e curatissime nei dettagli e nei comfort, dotate di bagni in ceramica di Vietri.

L’ Atelier è situato nel cuore della Sanità, a 600 metri dall’Osservatorio astronomico di Capodimonte e offre camere climatizzate con WiFi gratuito, mentre alcune unità dispongono di un’area salotto dove è possibile rilassarsi.


La colazione offre marmellate fatte in casa, yogurt e torte (meravigliose) nonché uova strapazzate fresche di fattoria e frutta biologica.

Un posto dove ci si sente a casa e si è affascinati dal decoro, dall’arredamento e dal grande talento presente in ogni singola creazione, dalle lampade ai portasciugamani a spirale, alle testate scultoree uniche nel loro genere. im più gli ospiti sono invitati a esplorare l’adiacente laboratorio e l’archivio Oste.

Casa D’Anna ai Cristallini è una maison d’art elegante, riservata. Una bellissima casa d’epoca con quattro camere nel centro del Rione Sanità che con il tempo è diventata punto di riferimento a Napoli per una clientela raffinata, colta ed esigente.

Casa D ‘Anna

Dimora barocca dei primi del 1500, finemente restaurata, si trova al secondo piano di Palazzo Giannattasio, a pochi passi dal Museo Archeologico, indirizzo ideale per un’esperienza autentica della vita napoletana grazie alla sua posizione nel vivace mercato rionale della Sanità.
Al piano superiore di Casa D’Anna si trova un ampio giardino che ospita decine di meravigliose piante mediterranee come bouganville, limoni e gelsomini. Puoi rilassarti con un bicchiere di vino, sfogliare una rivista o semplicemente prendere il sole.
Rione Sanità… inutile dirlo: ” I 🖤 Napoli” !
Curiosi di scoprire la ricetta della straordinaria Pizza Fritta “Montanara Gigante” di Ciro Oliva?
Girate pagina, Click Next>

RICETTA ORIGINALE DELLA PIZZA FRITTA ‘MONTANARA GIGANTE’
Buon appetito!

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’



Taormina: storia, arte, shopping, golosità e una ricetta… fuori dalla Norma

di Cesare Zucca
(Recipe in italian and english)

Benvenuti nell’incanto di Taormina! Welcome to enchanting Taormina!
Oggi ci avventuriamo alla scoperta del suggestivo Corso Umberto, la via-passeggiata che attraversa il centro storico della Città, un percorso all’insegna del bello, dello shopping e del gusto.

Partiamo da Porta Messina, inaugurata, da Ferdinando IV di Borbone nel 1808.
Il Corso presenta strutture e edifici appartenenti a stili di epoche diverse, da quello arabo a quello normanno, dal gotico al barocco, mentre i monumenti greco-romani sono stati sostituiti da nuove costruzioni, così il tempio di Giove Serapide ha lasciato il posto alla Chiesa di S. Pancrazio, mentre sui resti dell’Odeon è nata la Chiesa di S. Caterina.

Porta Messina

Da vedere nelle vicinanze
Palazzo Corvaj, costruito e il 902 e il 1079 sui resti dell’antico foro romano,oggi ospita il Comune e il Museo Siciliano di Arte e Tradizioni Popolari. L‘Odeon Romano, piccolo teatro costruito in epoca romana, pacoscenico di rappresentazioni musicali e letterarie destinate all’élite della città.

La Strada per il Teatro Greco, ispirata alla famosa scala di Trinità dei Monti a Roma. Conduce da Piazza Badia al Teatro Greco ed è popolata da bancarelle e negozietti di souvenir, chioschi di prodotti dolciari siciliani, ristoranti, bar e tanti venditori ambulanti, anche troppi…

Per fortuna pochi attimi dopo ci tuffiamo nello splendore del Teatro Greco, il più grande teatro classico d’Italia dopo quello di Siracusa. Un gioiello architettonico che colpisce per la perfetta acustica, e l’incanto del palcoscenico che ha ospitato concerti e gli spettacoli di rilievo internazionale.

Teatro Greco

Torniamo nel Corso dove scopriremo un edificio in pietra bianca, è la Chiesa del Varò che custodisce un famoso affresco rappresentante il trionfo della Croce.
Palazzo Ciampoli
, edificato nel 1412,. Fino a pochi anni fa il palazzo ha ospitato un famoso night club taorminese. Oggi si possono ammirare il suo prospetto e la scalinata d’accesso. San Domenico, chiostro dell’ex convento che nel 1896 è stato trasformato in un hotel di lusso.

San Domenico

Eccoci arrivati in prossimità di Porta Catania, edificata nel 1440, come ci viene rivelato dallo stemma Aragonese posto sopra l’arco.
Da vedere nelle vicinanze
La Chiesa di S. Antonio Abate fonde elementi di arte gotica, barocca e bizantina, Chiesa del Carmine che può essere raggiunta attraverso una breve scalinata. Distrutta dai bombardamenti del 1943, oggi è un auditorium e sala di esposizione. Il trecentesco Palazzo Duchi di S. Stefano, in stile gotico-siciliano, attorniato da un incantevole giardino con il pozzo per la raccolta dell’acqua piovana.

Chiesa del Carmine

Shopping chic
Corso Umberto pullula di negozi d’artigianato, gioiellerie e boutiques di moda.
Parisi, eccellenza della tradizione sartoriale nata nella bottega di nonno Salvatore, dove tra cotoni martellati egiziani e lini della Tasmania, venivano confezionati a mano eleganti abiti per i dandy locali. Un’ arte tramandata da tre generazioni che continua oggi nei negozi Parisi, eredi della ricerca del gusto e dello stile iniziati dal nonno.

La tradizione dell’arte siciliana  si esprime  nelle  ceramiche, nella moda, negli oggetti d’artigianato e nella bigiotteria “made in Taormina” nelle boutiques “Giorgia” e “Giorgia on the House” di Giorgia D’Agostino, sorella dello Chef Pietro.

La moda e l’oggettistica di Giorgia D’Agostino sposano l’atmosfera solare di Corso Umberto a Taormina

Le Colonne, piccolo scrigno prezioso nel cuore di Taormina offre le creazioni di Alvaro e Correnti, dove l’oro puro è accostato al bronzo, all’argento brunito e alle gemme incise. Una punta di lancia, una scultura, una moneta, divengono così il punto di partenza  che porta alla creazione di gioielli e raffinati accessori.

Susan Sarandon e le creazioni dell’oreficeria artigianale Le Colonne

Saro
Storico negozio Di Antiquariato, ceramica contemporanea, gioielli e oggettistica a Taormina, praticamente una full immersion sicilian style…

Blue Royal 
Piccolo scrigno di arte e creatività. É il negozio che offre le ceramiche siciliane più pregiate sul mercato, opere di di artisti iche trasmettono la cultura e l’arte siciliana, dalle tradizionali teste di Moro agli accessori per la decorazione di ambienti interni ed esterni,

Le ceramiche di Blue Royal

La gastronomia di Taormina
Rappresenta una storia millenaria perché Greci, Arabi, Normanni, Francesi e Spagnoli hanno lasciato le loro tracce nella cucina locale. A cominciare dagli involtini di pesce spada , farciti con pangrattato, con pinoli, olive, uvetta, limone e menta, una ricetta che risente delle influenze arabe , così pure l’arancino di riso, ingrediente che fu introdotto in Sicilia dagli Arabi, capeggiati  dall ’emiro Ibn At Timnah, mentre il ripieno di ragù di carne e la panatura hanno origini normanne.  A Tormina l’arancino top è al pistacchio.

Tipicità gastronomiche di Taormina: arancino al pistacchio e involtini di pesce spada

La caponata, nata come piatto “ricco” a base di pesce capone, che, col passare del tempo, venne sostituito dalle più economiche melanzane, diventano così un piatto “povero” alla portata di tutti. Tra i dolci, le cuzzole o cudduruni, squisiti dolcetti fritti ricavati dai rimasugli di pane, proprio come lo facevano anticamente le madri siciliane.

le cuzzole

Durante Taobuk, Festival letterario giunto alla sua dodicesimA edizione, non è inusuale vedere turisti che passeggiano per le vie del Corso, mentre si godono le prelibatezze offerte dallo street food della città. Ed è proprio la kermesse letteraria a consentirlo, visto che si svolge ogni anno in giro per la città.
Da Porta Catania a Porta Messina, innumerevoli venditori di street food, vi inviteranno a provare il loro arancino… Come scegliere quello giusto ? Beh, andate a …naso. Gli arancini sprizzano aromi intensi e i pidoni” rustici impasti lievitati, cotti al forno o fritti  non ne sono da meno…

Tre protagonisti street food di Taormina: arancino, pidone e cannolo al pistacchio

Sicilia, si sa, è granita: nevosa, soffice e rinfrescante, ai profumo e gusto del gelso, de … o del mandarino abbinato al lampone, come nella versione top di Bam Bar sosta imperdibile lungo la vostra passeggiata sul Corso.

una deliziosa granita di Bam Bar

Regina della tavola è la Pasta alla Norma, maccheroni conditi con salsa di pomodoro le melanzane olive, ricotta salata e basilico. Pare debba il suo nome al commediografo Martoglio che esclamò “Chista è ‘na vera Norma!” (questa è la vera Norma!), paragonandola alla protagonista dell’opera di Bellini.

L’iconica Pasta alla Norma

Di sicuro la “Pasta alla Norma” è l’ eccellenza storica della storia culinaria della cttà , anche se non mancano le variazioni… Ecco, infatti, gli “Agnolotti fuori dalla Norma” piatto, firmato dallo Chef stellato Pietro D’Agostino che ben rappresenta l’eclettica atmosfera di Taormina, racchiusa nel menu vivacemente alternativo del Kistè

Lo Chef stellato Pietro D’Agostino, il suo nuovo libro “Creatività. Memoria e Territorio” e un piatto di pesce del Kistè

Questo ristorante si trova a due passi dal Duomo, all’interno dell’antica e fascinosa Casa Cipolla, storico palazzo del tardo Quattrocento, con due antichissime cisterne che ne danno il nome “Kistè” dal greco e dove è possibile gustare una selezione dei migliori sapori siciliani.

Un nuovo concetto di ristorazione” ci racconta la proprietaria e sommellier Morena Benenati, amante e cultrice dell’arte, della storia della Sicilia, dei suoi miti, le sue tradizioni e i suoi vini. “Amo molto i vini francesi, ma continuo a scegliere quelli siciliani perchè vogliamo dare spazio agli straordinari produttori della nostra Isola
Kistè riaprirà in Marzo, ma sono riuscito a “rubare” a Pietro D’Agostino la ricetta di questa  “Norma” controcorrente. Eccola!

AGNOLOTTI FUORI DALLA NORMA

Preparazione
Per la pasta
Disponete le farine a fontana, unite al centro le uova e l’olio, e impastate fino a ottenere un composto sodo e omogeneo. Formate una sfera, coprite con pellicola trasparente e fate riposare per 30 minuti.
Per la farcia
Lavate e spuntate le melanzane; con un pelapatate eliminate metà buccia e tagliate la polpa a cubetti. In una padella scaldate abbondante olio e friggetevi i cubetti di melanzana; quando saranno ben dorati, scolateli e fateli asciugare su carta assorbente da cucina. Salate.
In una ciotola raccogliete le melanzane e unite la ricotta grattugiata e il basilico tritato. Aggiustate di sale e di pepe e amalgamate.
Trascorso il tempo di riposo, tirate la pasta fino a ottenere una sfoglia sottile. Su metà sfoglia disponete noci di ripieno (a intervalli regolari di 4-5 cm), coprite con l’altra parte di sfoglia, sigillate e tagliate con un tagliapasta tondo.
Per la salsa
Tagliate i pomodori, privateli di semi e frullate con basilico. In una padella fate rosolare l’aglio con un filo di olio, la passata fresca di pomodoro e fate cuocere su fiamma vivace. Profumate con il basilico e regolate di sale e di pepe.
Preparate contemporaneamente una fonduta di parmigiano reggiano facendo cuocere a fiamma lenta panna e parmigiano grattuggiato.
Lessate gli agnolotti in acqua leggermente salata, scolateli e trasferiteli in padella con la salsa.
Fateli saltare per qualche minuto, facendo attenzione a non romperli, e impiattate. Decorate con un filo di foduta di parigiano e spolverate con ricotta salata grattugiata.

Dove mangiare nel Corso Umberto e dintorni

Otto Geleng con le sue tavola preziose, argenti, cristalli, tovaglie ricamate a mano, una vista incomparabile della costa e la spettacolare cucina dello chef stellato Roberto Toro

Otto Gelengh
Granduca
Cinque archi
Licchio

Licchio Ristorante Bar

Strit Fud
Bistrot Siciliano Sik
Baronessa

Atmosfera gattopardesca alla Baronessa

Da Cristina
Osteria da Rita
La Botte
Vineria Modì

Le vivaci viuzze che attraversano Corso Umberto, piene di profumi, colori.
E proprio il caso di dirlo: ” I 🖤 Taormina” !

INFO
Creatività. Memoria e Territorio /Trenta Editore

for  the Recipe in english just Click Next>
Certainly the “Pasta alla Norma” is the historical excellence of the culinary history of the city, even if there is no lack of variations … Here, in fact, the “Agnolotti fuori dalla Norma” dish, signed by the starred Chef Pietro D’Agostino which well represents the eclectic atmosphere of Taormina, contained in the lively alternative menu of the Kistè

Lo Chef stellato Pietro D’Agostino e un piatto di pesce del Kistè

This restaurant is located a stone’s throw from the Duomo, inside the ancient and fascinating Casa Cipolla, a historic building from the late fifteenth century, with two ancient cisterns that give it the name “Kistè” from the Greek and where you can taste a selection of the best Sicilian flavors.

“A new concept of catering” tells us the owner and sommelier Morena Benenati, a lover and culturess of art, of the history of Sicily, of its myths, its traditions and its wines. “I love French wines very much, but I continue to choose Sicilian wines because we want to give space to the extraordinary producers of our island” Kistè will reopen in March, but I managed to “steal” the recipe for this countercurrent “Norma” from Pietro D’Agostino. Here you go!

AGNOLOTTI FUORI DALLA NORMA

Preparation
For pasta
Arrange the flours in a heap, add the eggs and oil in the center, and knead until the mixture is firm and homogeneous. Form a sphere, cover with cling film and let it rest for 30 minutes.
For the filling
Wash and trim the aubergines; with a potato peeler remove half the peel and cut the pulp into cubes. In a pan heat abundant oil and fry the eggplant cubes; when they are golden brown, drain and let them dry on absorbent kitchen paper. Salt.
In a bowl, collect the aubergines and add the grated ricotta and the chopped basil. Season with salt and pepper and mix.
After the resting time, roll out the dough until you get a thin sheet. On half the pastry, arrange the stuffing nuts (at regular intervals of 4-5 cm), cover with the other part of the pastry, seal and cut with a round pastry cutter.
For the sauce
Cut the tomatoes, remove seeds and blend with basil. In a pan, brown the garlic with a drizzle of oil, the fresh tomato puree and cook over a high flame. Season with basil and season with salt and pepper.
At the same time prepare a fonduta  (fondue) of Parmesan cheese by cooking cream and grated Parmesan cheese over a low flame.
Boil the agnolotti in lightly salted water, drain and transfer them to the pan with the sauce.
Let them jump for a few minutes, being careful not to break them, and serve. Decorate with a drizzle of parmesan fonduta and sprinkle with grated ricotta salata.

” I 🖤 Taormina” !




Bologna gourmet: Via Indipendenza e la “ghiotta” gramigna alla salsiccia

Benvenuti a Bologna! Welcome to Bologna!

Oggi percorreremo insieme un percorso storico, a cominciare dal nome: Via dell’Indipendenza, completata alla fine dell’Ottocento e così chiamata per celebrare la proclamazione del Regno d’Italia e per collegare l’importante rete ferroviaria fino al gioiello della città: Piazza Maggiore.
Una passeggiata di circa 1 Km chilometro, un percorso ricco di storia, arte, shopping e…delizie gastronomiche, cosa inevitabile, visto che da secoli Bologna è stata definita la “Ghiotta”.

Piazza Maggiore

Siete pronti?
Lasciamo la Stazione ferroviaria e puntiamo verso il Parco della Montagnola e Piazza VIII Agosto, dove già dal 1251 si allestiva il mercato del bestiame. Oggigiorno, ogni venerdì e sabato c’è un coloratissimo mercato, dove si può trovare di tutto: cose utili, cose banali, cose stravaganti, ma sopratutto il contatto umano, la battuta scherzosa, il gioioso contrattare sull’acquisto e la spensierata filosofia di vita dei commercianti da strada.


Più avanti incontriamo L’Arena del Sole, inaugurata nel 1810 come “luogo dato agli spettacoli diurni”. Il suo palcoscenico ha ospitato grandi artisti: Dario Fo, Francesco Guccini, Luca Carboni, Andrea Mingardi, gli Stadio, Jimmy Villotti e Steve Grossman.

Ed ecco che Bologna si trasforma in una piccola Venezia. Siamo in Via Piella e dalla finestrella intagliata sul muro, si scorgono chiuse, torrenti seminascosti sul Canale delle Moline.
Visibilissima invece l’imponente Cattedrale di San Pietro, dove tutti i sabati è possibile
visitare gratuitamente il campanile, che all’interno ne contiene un altro di forma cilindrica, molto più antico.

La Cattedrale di San Pietro

Eccoci arrivati nella spendida Piazza Maggiore, nel cuore di Bologna
Da vedere:
SalaBorsa
Museo civico medioevale
Palazzo dei Banchi

Palazzo dei Notai
Palazzi del Comune
Palazzo Re Enzo
Fontana del Nettuno del Giambologna

La piazza è dominata dalla Basilica di San Petronio, che, per la facciata incompleta,  è reputata la chiesa in mattoni più grande al mondo. Qui potrete visitare l’organo considerato il più antico al mondo.
Dopo questa camminata, brindiamo! Nei weekend l’aperitivo a 54 metri di altezza, sulla nuova Terrazza Panoramica Basilica San Petronio. Si accede tramite ascensore e salendo i comodi gradini del ponteggio.

La Basilica di San Petronio

Esattamente di fronte a San Petronio, sorge il Palazzo del Podestà la cui parte più celebre è il Voltone, con il suo curioso effetto acustico, infatti posizionandosi nei due angoli opposti della volta , sarà possibile parlarsi senza che chi si trova nel centro o in qualsiasi altro punto, riesca a sentire quello che si dice.

Il Voltone

A tavola, Bologna detta legge, non per niente l’hanno soprannominata la”Ghiotta”.
Tra i piatti bolognesi più celebri troviamo le lussuriose lasagne, i mitici tortellini in brodo di cappone, la squisita cotoletta alla Petroniana, ricoperta di prosciutto e parmigiano e la tradizionale gramigna alla salsiccia, vera protagonista sulle tavole bolognesi e di cui, più avanti, scoprirete la ricetta originale.

Dove mangiare in Via Indipendenza e dintorni
Lungo il nostro percorso o appena girato l’angolo, troveremo ristoranti e trattorie, quasi tutti all’insegna della buona cucina emiliana. Tra questi: Caminetto d’oro e Trattoria Gianni, classico ritrovo dei bolognesi. Tra i ristoranti della tradizione il Diana e I Portici, mentre in Via Righi troviamo Trattoria la Montanara e (questa è davvero una chicca…) un ristorante che amo moltissimo, The man and the sea, guidato dall’eccellente Chef Vittorio Cameli.

Una deliziosa insalata di mare shakerata all’arancia dello Chef Vittorio Cameli, The Man an The Sea.

Restiamo nel cuore della città, nella pittoresca Via Orefici scopriamo Deep, un posticino specializzato nel pesce, recentemente inaugurato dallo Chef stellato Agostino iacobucci

Il mare a Bologna, un’idea di Agostino Iacobucci

Imbuchiamo il suggestivo Vicolo Colombina per concederci una tagliatella al ragu (fatta proprio come si deve…) nel Ristorante Vicolo Colombina giovane, conviviale, accogliente. paladino di una cucina genuina, tradizionale e…bolognese! Dai tortellini in brodo a quelli con taleggio e mandorle, allo sformatino di patate e mortadella con salsa di Parmigiano Reggiano (slurp!) Firma il menu una colonna della gastronomia emiliana, il celebre chef Massimiliano Poggi.

Per un aperitivo coi fiocchi, Via Pescherie Vecchie vi attende con i suoi ricchi taglieri di salumi e formaggi. Per chi ama i dolci, ecco la pasticceria Sebastiano Caridi e la cioccolateria Roccati, mentre il pane top lo troverete da Brisa in Via Galliera.

Cioccolateria Roccati

Ma forse il piatto che può veramente dirvi “ Benvenuti a Bologna” è una specialità della tradizione emiliana​: la gramigna alla salsiccia, tipica pasta dalla forma di piccoli vermicelli, condita con un corposo ragù. Un piatto facile da preparare, gustoso, conviviale e saporito. Per gustarci una gramigna davvero eccezionale, cambiamo zona e ci spostiamo  nel Rione Cirenaica, appena fuori dal centro storico.


Al 7 di Via Gianni Palmieri, troviamo il Becco di Legno, un’autentica osteria che da più di cento anni serve una gramigna verde alla salsiccia che si mormora essere la migliore della città. L’osteria, iniziata nel 1920 da nonna Peppina, poi gestita da mamma Giustina, oggi è condotta dall’ “erede” Oste (e non chiamatelo chef…) Raffaele Panzavolta, famoso per la sua tradizionale cucina bolognese.

Raffaele, al timone del Becco di Legno, dove la gramigna è la primadonna

Acquolina in bocca? Ecco la ricetta!

GRAMIGNA ALLA SALSICCIA


Ingredienti per 4 persone

  • 360 g di gramigna verde (all’uovo fresca, essiccata o di semola)
  • 250 g di salsiccia fresca
    200 g di passata di pomodoro
  • 1 cipolla gialla
  • 50 grammi di sedano tritato fine
  • 40 grammi di carota tritata fine
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 rametto di maggiorana
    1 foglia di alloro
  • 1 rametto di rosmarino
  • olio, sale e pepe quanto basta
  • 1 spolverata di noce moscata

Preparazione
Tritare cipolla, sedano e carota.
In un tegame mettere 5 cucchiai di olio di oliva e fate stufare le verdure e aglio (intero) 10 minuti, fiamma dolce.
Togliere il budello della salsiccia e sminuzzarla con le dita, farla rosolare in una pentola antiaderente, mescolando con un cucchiaio di legno. Unire le verdure e farla imbiondire per qualche minuto, mescolando spesso, quindi sfumare con il vino bianco. Unire la passata di pomodoro, erbe aromatiche a piacere e bollire per circa 20 minuti. Quando il ragù è ben amalgamato e asciutto togliete la foglia di alloro e l’aglio e condite con la maggiorana sgranata. Nel frattempo cuocete la pasta al dente in abbondante acqua salata, scolatela e poi conditela con il ragù di salsiccia, spolverate di parmigiano grattugiato e decorate una foglia di alloro e un ciuffetto di rosmarino.

E nel calice?
Le vivaci bollicine rosse del Lambrusco Falconero Zero Terraquilia , secco, asciutto e scorrevole, da abbinare a salumi, parmigiano reggiano, grana padano e perfetto per un piatto di saporita gramigna.

INFO
BolognaWelcome

On the next page You ‘ll find the Gramigna’s recipe in English.
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Foodwise,  Bologna rules.
That’s why they nicknamed it “Bologna la Ghiotta”(Bologna the Glutton).
Among the most famous Bolognese dishes we find yummy lasagna, legendary tortellini in capon broth, the Petroniana cutlet, covered with ham and parmesan and the traditional gramigna pasta with sausages.

Gramigna is a typical pasta shaped as small vermicelli, topped with a rich meat ragù. It is an easy-to-prepare, tasty, convivial and savory dish. To enjoy a this amazing dish, we change the area and we move to the Rione Cirenaica, just outside the historic center.


At n.7 of Via Gianni Palmieri we find Becco di Legno, an authentic tavern that has been serving a green gramigna with sausage for more than a hundred years, and it is rumored to be the best in the city. The tavern, started in 1920 by grandmother Peppina, then managed by mother Giustina and today run by the “heir” cook (and don’t call him chef …) Raffaele Panzavolta, famous for his traditional Bolognese cuisine.

Raffaele, al timone del Becco di Legno, dove la gramigna è la primadonna

Mouth watering? Here is the recipe!
GRAMIGNA WITH SAUSAGES

Ingredients for 4 people
360 g of green gramigna (with fresh, dried or semolina egg)
250 g of fresh sausage
200 g of tomato puree
1 yellow onion
50 grams of finely chopped celery
40 grams of finely chopped carrot
1 clove of garlic
1 sprig of marjoram
1 bay leaf
1 sprig of rosemary
oil, salt and pepper as required
1 sprinkle of nutmeg

Preparation
Chop onion, celery and carrot.
Put 5 tablespoons of olive oil in a pan and simmer the vegetables and garlic (whole) for 10 minutes, low heat.
Remove the sausage casing and chop it with your fingers, brown it in a non-stick pan, stirring with a wooden spoon. Add the vegetables and let it brown for a few minutes, stirring often, then deglaze with the white wine. Add the tomato puree, aromatic herbs to taste and boil for about 20 minutes. When the ragù is well blended and dry, remove the bay leaf and the garlic and season with the shelled marjoram. Meanwhile, cook the pasta al dente in plenty of salted water, drain and then toss with the sausage sauce, sprinkle with grated Parmesan cheese and decorate a bay leaf and a sprig of rosemary.

What about a great wine to pair?
The lively red bubbles of Lambrusco Falconero Zero Terraquilia , dry and flowing, to combine with cured meats, Parmigiano Reggiano, Grana Padano, just perfect for a tasty gramigna dish.

INFO
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Weekend del bello e del gusto a Verona. Chef Tammaro ci riserva il tavolo VIP e ci regala una ricetta

(Recipe in Italian and English)

Benvenuti a Verona! Welcome to Verona!
Una città attraversata da ponti e fiumi ha sempre un qualcosa di affascinante…
Ecco perchè il nostro viaggio ci porta nella splendida Verona che di ponti ne annovera ben sette, dal Ponte Pietra, il più antico e unico ponte romano, al Ponte Scaligero, imponente costruzione medioevale conosciuta anche come Ponte di Castelvecchio.

DA VEDERE A VERONA

L’ Arena e Piazza Bra
L’Arena è uno dei simboli che rende famosa Verona in tutto il mondo.
È il terzo anfiteatro più grande d’Italia, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua. Troneggia al centro della splendida Piazza Bra, impreziosita da palazzi appartenenti a diverse epoche architettoniche.

L’Arena

L’arena è ancora oggi uno dei più importanti palcoscenici per rappresentazioni musicali, tra cui il celebre Festival dell’Opera.

I Tre Tenori, grandi protagonisti dei concerti in Arena e… grandi buongustai delle cucina veronese. Dove? Lo scoprirete più avanti…

Torre dei Lamberti e Piazza dei Signori
Saliamo a 84 metri d’altezza per goderci una splendida vista, da Piazza dei Signori alla Loggia del Consiglio, il Palazzo Cansignorio e l’ imponente statua di Dante Alighieri.
Piazza delle Erbe
La piazza più antica di Verona, abbellita da palazzi risalenti a varie epoche storiche tra cui la Casa dei Mercanti, le facciate colorate delle Case Mazzanti e la fontana di Madonna Verona.
Teatro Romano
Ai piedi del colle di San Pietro, palcoscenico di un festival dedicato al teatro shakespeariano.
Casa di Giulietta
Vero o fittizio… il famoso balcone è meta fissa di una visita alla città.
Lì, tra storia e leggenda, Giulietta si affacciava per parlare con Romeo e vivere la più grande storia d’amore.
Via Mazzini
E’ la via dello shopping, dove sbucano vetrine ammiccanti, e sorprendenti edifici in stile neoclassico, come la splendida Loggia Arvedi.
Castelvecchio e Museo Civico d’arte
Fortezza militare medievale, costruita nel XIV secolo per volontà di Cangrande II della Scala, oggi  sede dell’importante Museo Civico di Verona, che conserva capolavori di Pisanello, Tiepolo, Carpaccio e Veronese.

Castelvecchio

Palazzo Maffei
Nel cuore della città, in un angolo seminascosto  e carico di suggestioni per la storia millenaria che lo circonda, scopriamo Palazzo Maffei, struttura cardinalizia del 17° secolo. Il palazzo, fra i più noti dell’antica aristocrazia veronese, offre uno splendido plateatico con vista su Piazza delle Erbe. Questa storica dimora ospita l’altrettanto storico Ristorante Maffei che occupa il porticato e una suggestiva cantina immersa tra le antiche rovine del Campidoglio romano.

Tra le “chicche” del Maffei, c’è una cantina segreta con le bottiglie più pregiate del mondo e il tavolino VIP con vista sulle mura romane, riservato ai Divi dell’opera. Lì hanno cenato Pavarotti, Carreras e Domingo.

Al timone del Maffei troviamo lo Chef Fabio Tammaro paladino di un intelligente approccio tecnico e contemporaneo all’elemento marino che ama e rispetta, ne è testimone la lisca di pesce tatuata dietro l’orecchio sinistro: una ricciola, il primo pesce che ha pulito e che ama riproporre nel suo menu.

Fabio Tammaro

Domanda di rito: che auto guidi?
Una Volvo XC 60. Per girare a Verona invece uso una Smart, più facile da parcheggiare oppure mi muovo in moto, sono un “Ducatista” da molti anni.
Un viaggio indimenticabile?
Amo Copenhagen, lì ho cari amici colleghi e mi piace andare a trovarli.
Non dimenticherò mai il viaggio Napoli-Copenhagen con la mia Alfa 147. Ero da solo e ho guidato per 12 ore filate. E’ stato interessante passare tre paesi diversi e vedere come cambiano le usanze stradali.

Un delizioso polpo su fonduta di patate, spinacino, salsa barbecue.  A destra, accompagnata dall’olio di casa Maffei, una ricciola scottata con zucchine alla scapece, cous cous al cumino

Dove ti piace passare il weekend?
A Castellammare, dove sono nato, in una zona grande fermento culinario, grazie anche a Esposito e Iaccarino che considero un po’ il mio grande maestro. Mi piace anche passare qualche giorno a Napoli o sulla Costiera Amalfitana, sul Lago di Garda oppure da queste parti, nelle colline del Valpolicella.

Come hai incominciato ?
A 15 anni, in scuola alberghiera. Ero un po’ ribelle, ricordo una gran litigata con il mio tutor…
Motivo?
(ride) i miei calzini colorati che non si addicevano alla divisa ma che mi rifiutavo di cambiare…

Chef Tammaro all’opera

Ricordi il tuo primo impatto con la cucina?
Gelido…alle 7 di mattina! Quando entrai in cucina per la prima volta fui colto dal silenzio e dal freddo dell’acciaio… e io che mi aspettavo un ambiente caldo, profumato e animato da tante voci….fu uno choc!

Il tocco finale sul piatto di Fabio Tammaro

Se non fossI diventato cuoco…
Avrei approfondito i miei studi riguardanti il mare, la biologia marina è una scienza che mi appassiona e che continuo a approfondire per diletto, così come mi piace studiare scienza dell’alimentazione, materia in cui sono sempre andato bene a scuola.
La passione continua?
Eccome, ho due bambini “gourmet “Alberto e Maria. Scherzando, dico sempre che mi costano più di cibo che di vestiti…
Ci regali una ricetta?
Certamente, eccola!

CAPESANTE SCOTTATE, FICHI CARAMELLATI, CRUMBLE AL PROSCIUTTO CRUDO DI PARMA

CAPESANTE SCOTTATE, FICHI CARAMELLATI, CRUMBLE AL PROSCIUTTO CRUDO DI PARMA

Ingredienti
Dosi per 4 persone
12 noci di capesante pulite
4 fichi freschi
100 gr confettura di fichi senapati
200 gr Fetta singola di Prosciutto crudo
200 gr di pangrattato
condimenti (sale, olio, pepe qb)
suggerimento: utilizzare un piatto fondo

Scopriamo la deliziosa ricetta di Chef Tammaro

Preparazione:
Eliminare il grasso dalla fetta di prosciutto e lasciarlo in infusione due ore circa in acqua a 48°C.
Scottare il restante prosciutto in padella antiaderente senza aggiunta di grassi (olio, burro). A rosolatura ottenuta aggiungere il pangrattato e tostare per altri due minuti.
Scottare le capesante a fiamma vivace due minuti per lato. Adagiarle su una teglia oliata, spolverandole con il pangrattato. Infornare a 200°C per due minuti insieme ai fichi divisi in 4 parti ciascuno.
Composizione:
Decorare il piatto con la confettura senapata di fichi sul fondo, aggiungere le capesante gratinata, i fichi alternati alle capesante, decorare con il prosciutto crudo tostato. Guarnire il piatto con l’acqua al prosciutto crudo.

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta il tutto in stile ‘Turista non Turista’

Curious to try the Maffei’s recipe in english?
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Seared scallops, caramelized figs, raw Parma ham crumble

CAPESANTE SCOTTATE, FICHI CARAMELLATI, CRUMBLE AL PROSCIUTTO CRUDO DI PARMAI

Ingredients
for 4 people
12 clean scallop nuts

4 fresh figs
100 gr mustard fig jam
200 gr
Single slice of raw ham

200 gr of breadcrumbs seasonings (salt, oil, pepper to taste)
tip: use a deep plate)

Preparation:
Remove the fat from the ham slice and leave it to infuse for about two hours in water at 48 ° C.
Sear the remaining ham in a non-stick pan without adding fat (oil, butter).
When browned, add the breadcrumbs and toast for another two minutes. Sear the scallops over high heat for two minutes per side.
Arrange them on an oiled baking sheet, sprinkle them with breadcrumbs.
Bake at 200 ° C for two minutes together with the figs divided into 4 parts each.
Composition:
decorate the dish with the fig mustard jam on the bottom, add the scallops au gratin, the figs alternating with the scallops, decorate with the toasted raw ham. Garnish the dish with the raw ham water.

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 



Serra Yilmaz, attrice e chef “cult”

(in italian and english)

di Cesare Zucca —

Milano, Teatro Manzoni, grande emozione per l’attesissima prima di “Don Chisciotte” opera teatrale diretta da Roberto Aldorasi, Marcello Prayer e Alessio Boni che ne è anche il protagonista, nel ruolo del rocambolesco Cavaliere Spagnolo, mentre il fedele seritore è interpretato da Serra Yilmaz. Due ore di puro intrattenimento, ben servite da un ottimo cast, scenografie, luci, musiche e… lo spettacolare cavallo Ronzinante, magistralmente manovrato da Biagio Iacovelli.

Alessio Boni nel ruolo di Don Chisciotte

Tuttavia, l’elemento più sorprendente è proprio il panciuto e fedele servitore Sancho Panza inaspettatamente interpretato da una delle artiste più significativi di oggi: Serra Yilmaz, attrice culto e “Musa” del regista Ferzan Özpetek che le riserva sempre uno spazio speciale nei suoi film.

Alessio Boni e Serra Yilmaz in scena

Dopo lo spettacolo, incontro questa “signora” intelligente e colta, dai modi gentili e dalla genuina affabilità. Mi conquista immediatamente con quell’accento straniero, la dizione pacata , la squisita attenzione alla parola da scegliere, il sorriso rassicurante, la  risata schietta e… la sua grande passione “gourmet” per la cucina e il buon cibo.

Buongiorno Serra, finalmente Chisciotte è di scena…
Si, la pandemia ci ha bloccati per troppi mesi, siamo felicissimi di essere tornati in teatro con uno spettacolo che vuole essere divertimento e riflessione. Eravamo come in una barca perduta in alto mare e voglio ringraziare tutti quelli che hanno collaborato a questo tanto atteso ritorno sulle scene. E’ importante nutrirsi di cultura e sostenere questa forma d’arte.

La magia torna in scena, Tre momenti dello spettacolo

Emozionata?
Tanto, ogni sera, prima di entrare in scena… emozionata come quando ci si lancia in una nuova avventura, ma appena salgo sul palco dimentico ansie e paure e parto a tutta velocità.Recitare era il mio sogno e si è avverato, mi sento privilegiata e continuo a sognare, divertirmi e godermi la mia professione.

Nel film “Boys dont’cry”, la protagonista affronta la transizione di diventare un uomo.
In scena lei è Sancho Panza, il servitore di Don Chisciotte. Come si è preparata a questo “ cambio”?
Lei ha menzionato un film che mi è piaciuto tantissimo, perchè comunicava in maniera molto efficace il dolore di si ritrova un corpo che non corrisponde alle sue aspirazioni, un problema molto attuale che richiede una grande apertura mentale e inneggia al sogno, un po’ come il nostro spettacolo che, scherzando, amo definire “ fluido”… Per la mia trasformazione in scena, non mi sono posta il problema dell’apparire maschio. Abbiamo discusso se avessi dovuto attaccarmi baffi o barba e nascondere il petto. Abbiamo deciso di no. Recito e faccio Sancho senza minimamente nascondere che sono una donna …

Serra Yilmaz in una scena di Don Chisciotte

Passiamo ai nostri weekend. Quando ha tempo, dove ama passarli ?
Beh, vivo in tre città, Firenze, Istanbul e Parigi e quindi dipende da dove mi trovo. Le destinazioni cambiano, comunque non mi piace andare in posti troppo lontani, sarebbe un impegno troppo laborioso e non mi farebbe godere pienamente delle mie ore di libertà. Se mi trovo a Firenze, potrei optare per la Toscana, in Maremma o a Donoratico per vedere il mare, perché il mare mi manca sempre… Se mi dovessi trovare ad Istanbul, punterei verso il Mar Nero sia lato Asiatico che Europeo, oppure il Nord Egeo, una delle mie destinazione preferite.

Instanbul

E quando si trova a Parigi?
Visto che il TGV ti porta così velocemente, punterei verso Sud-Est in Borgogna o in Alsazia oppure le Lande dove trovo ottimi vini e buon cibo.
Una buongustaia internazionale…e il suo piatto preferito?
Yaprak sarmà,  un piatto tipico della cucina turca:  sono involtini in foglia di vite. Ne esistono di tanti tipi: con riso e olio d’oliva con cipolla, pinoli e uvetta, o quelli con la carne, ricoperti di yogurt.

i tradizionali yaprak sarmà

Vengono serviti a varie temperature, io li preferisco caldi, cucinati con del succo di limone e delle susine quasi acerbe per ottenere una certa acidità. Anche le foglie di vite sono importanti: le migliori sono all’inizio della stagione perchè sono più tenere.
Lei li cucina?
Raramente, richiedono veramente troppa pazienza, ma li adoro mangiare… specialmente se cucinati dalla Signora Nergis, una cara amica di Istanbul che li fa proprio come piacciono a me.


Serra, lei è un’esperta in gastronomia… non posso non chiederle come è stata la sua esperienza in Celebrity Master Chef?
Per me non è stato un’esperienza determinante nel senso che non guardando quasi mai la TV sono arrivata senza capire dove fossi capitata. Comunque sono stata felice di aver partecipato perché ho conosciuto persone piacevoli, anche se la mia avventura non è stata un granché anche perché… sono stata eliminata quasi subito, senza aver tempo di capire le “regole del gioco” , che peraltro non mi interessano più di tanto…

i mille volti di Serra

Il suo primo ricordo in cucina ?
Un ricordo …dolce. infatti mi piaceva aiutare mamma a cucinare torte e dessert.
E a tavola?
Adoravo la cotoletta di un pezzo di carne che mia mamma sceglieva con molta cura dal macellaio di fiducia e che cucinava alla perfezione, in maniera del tutto unica.

Kadayif con pistacchi, tipico dolce turco

Lei è un’icona gay ed è amatissima dalle donne, si è mai chiesta perché?
(sorride) Beh bisognerebbe chiederlo a loro…
Riguardo all’”icona gay”, ne sono lusingata, penso che sia il lavoro di Özpetek che sovente tratta queste tematiche e lo fa con grande garbo e rispetto. Per le donne… davvero non so, comunque voglio raccontarle un aneddoto che mi succede di frequente, soprattutto quando sono in Turchia. Ogni tanto mi capita che ci siano degli uomini, di solito di una certa età, che mi fermano per strada perché mi vogliono conoscere, ma poi si bloccano e regolamente slittano su “mia moglie ti adora”
E lei cosa risponde?
(ride) “E tu no”?

Presto torneranno “Le fate ignoranti” in una serie TV firmata da Özpetek che la vede nuovamente nel cast, insieme a Luca Argentero e l’attore e modello Burak Deniz .
Qualche anticipazione
?
E’ stato un lavoro intenso con un bel gruppo di attori. Si, nei nuovi episodi ci sarà anche Burak nella parte di mio nipote, il tempo passa…
Ha fatto una miriade di interviste: una domanda che detesta?
Quando mi chiedono “Ama di più il cinema o il teatro?”
Una domanda che vorrebbe che le facessero?
(ride divertita)“Cosa fai stasera? Posso invitarti fuori a cena?”

Nello spettacolare Teatro Manzoni di Milano, un’intervista con una meravigliosa artista

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

INFO:
Don Chisciotte al Teatro Manzoni
Curiosi di sperimentare i yaprak sarmà tanto amati da Serra Yilmaz?
Nella prossima pagina troverete la ricetta. Click Next>

YAPRAK SARMA’

Ingredienti per 6 porzioni
500 gr di carne macinata
1 cipolla Tritata
1/2 mazzetto di prezzemolo tritato
1/3 di tazza di riso e bulgur
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1/4 tazza di acqua calda
Succo di limone
Foglie fresche o in vasetto
Per la salsa
1/3 tazza di burro
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
Preparazione
Mettere le foglie in una ciotola piena di acqua fredda. Sciacquarle , asciugarle  e usarle nella parte interna. Per realizzare il ripieno, mettere in una ciotola carne, cipolla, bulgur, prezzemolo, pomodoro, sale e pepe. Per aggiungere un piacevole gusto leggermente acidulo, unire del succo di limone. Aggiungere 1/4 tazza di acqua calda e mescolare bene.
Mettere 4-5 foglie di vite intere con il gambo rivolto verso di voi, la parte lucida sul fondo, prendere un po’ del ripieno e iniziare a rotolare creando degli involtini a forma di sigaro. Chiudere i lati. Foderate la pentola con alcune foglie strappate, potete anche adagiare delle susine quasi acerbe per ottenere una certa acidità, così come suggerisce Serra, quindi adagiate gli involtini, questo eviterà che le foglie si attacchino al fondo della pentola, durante la cottura.
Fate bollire l’acqua, mettete un’altra piccola ciotola sull’acqua bollente con 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro e 1/4 di burro, il burro si scioglierà con il vapore, quindi versate l’acqua bollente nella miscela di pasta e burro, mescolare bene, l’acqua deve essere sufficiente per coprire foglie ripiene. Versare la salsa sulle foglie ripiene. Mettere un piatto sopra le foglie, per evitare che galleggino o si aprano, cuocere a fuoco basso, circa 35 minuti. Estrarre il piatto, servire con uno yogurt denso e, se vi piace l’aglio, profumato con aglio fresco.
Servirli caldi.

For the English version just Clkc Next>

Serra Yilmaz, extraordinary actress and a great chef.
Cinema, theater, her beloved Turkish cuisine and the original recipe of “yaprak sarmà”.

Milan, Teatro Manzoni, great expectation for the highly anticipated premiere of “Don Quixote” a play directed by Roberto Aldorasi, Marcello Prayer and Alessio Boni who is also the protagonist, in the role of the daring Spanish Knight. Two hours of pure entertainment, well served by an excellent cast, sets, lights, music and… the spectacular Ronzinante horse, masterfully handled by Biagio Iacovelli.

Alessio Boni nel ruolo di Don Chisciotte

However, the most surprising element is precisely the paunchy and faithful servant Sancho Panza unexpectedly perforemed by one of the most significant artists of today: Serra Yilmaz, cult actress and “Muse” of director Ferzan Özpetek who always reserves a special space for her in his movies.

Alessio Boni e Serra Yilmaz in scena

After the show, I meet with Serra, a smart, cultured and kind “lady” and I immediately followed in love with her foreign accent, the calm diction, the exquisite attention to the word to choose, the reassuring smile, the frank laugh and … her “gourmet” great passion for cooking and eating good food

Hi Serra, back on stage, are you excited?
A lot, every evening, before entering the scene … as excited as when we launch ourselves into a new adventure, but as soon as I get to the stage I forget anxieties and fears and go at full speed. Acting was my dream and it has come true, I feel privileged and I continue to dream, have fun and enjoy my profession.

Let’s talk about your weekends. When you have time, where do you like to spend them?
Well, I live in three cities, Florence, Istanbul and Paris and so it depends on where I am. Destinations change, however I don’t like to go to too far a place, it would be too laborious a commitment and would not allow me to fully enjoy my hours of freedom. If I am in Florence, I could opt for Tuscany, Maremma or Donoratico to see the sea, because I always miss the sea … If I were to find myself in Istanbul, I would aim for the Black Sea on both the Asian and European sides, or the North Aegean , one of my favorite destinations.

Instanbul

What about when you are in Paris?
Since the TGV train goes so fast, I would head south-east to Alsace or the Landes where I find great wines and good food.
So you are a
n international gourmet… and what is your favorite dish?
Yaprak sarmà, a typical dish of Turkish cuisine: they are rolls in vine leaf. There are many types: with rice and olive oil with onion, pine nuts and raisins, or those with meat, covered with yogurt.

i tradizionali yaprak sarmà

They can be are served at different temperatures, I prefer them hot, cooked with lemon juice and almost unripe plums to get a certain acidity. Vine leaves are also important: the best are at the beginning of the season because they are more tender.
Do you cook them?
Rarely, they rarely require too much patience, but I love to eat them … especially if cooked by Mrs. Nergis, a dear friend from Istanbul who makes them just the way I like it.

Serra, one woman , one hundred faces

Your first memory in the kitchen?
A ” sweet” memory … in fact, I loved helping my mom cook cakes and desserts.
And at the table?
I loved the cutlet of a piece of meat that my mom chose with great care from her trusted butcher and that she cooked to perfection. in a completely unique way..

Kadayif with pistachoes, a traditional turkish dessert

You are a gay icon and loved by women, have you ever wondered why?
(smiles) Well you should ask them …
As for the “gay icon”, I am flattered, I think it is Özpetek’s work who often deals with these issues and does so with great grace and respect. Rearding the women… I really don’t know, however I want to tell you an anecdote that happens frequently, especially when I’m in Turkey. Sometimes it happens to me that there are men, usually of a certain age, who stop me on the street because they want to meet me, but then they stop and regularly slip on “my wife loves you” ...
And what do you answer?
(laughs) “Why, don’t you”?

 

“The great movie “The ignorant fairies” will soon return as a tv series signed by Özpetek, You re again in the cast, with Luca Argentero.  Any anticipation?
It was an intense job with a great cast.
You’ve done a myriad of interviews, is there a question you hate?
When they ask me “Do you love more to wirk in cinema or theater”
A question you would like to ear?
(laughs amused) “What are you doing tonight? Can I invite you out for dinner?

Nello spettacolare Teatro Manzoni di Milano, un’intervista con una meravigliosa artista

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 

INFO:
Don Chisciotte al Teatro Manzoni
Are you curious to experience the yaprak sarmà so loved by Serra Yilmaz?
On the next page you will find the recipe. Click Next>

YAPRAK SARMA’

Ingredients for 6 servings
500 gr of minced meat
1 chopped onion
1/2 bunch of chopped parsley
1/3 cup of rice and bulgur
1 tablespoon of tomato paste
1/4 cup of hot water
Lemon juice
Fresh leaves or in a jar
For the sauce
1/3 cup of butter
2 tablespoons of tomato paste
Preparation
Place the leaves in a bowl filled with cold water. Rinse them, dry them and use them on the inside. To make the filling, put the meat, onion, bulgur, parsley, tomato, salt and pepper in a bowl. To add a pleasant slightly sour taste, add some lemon juice. Add 1/4 cup of hot water and mix well.
Place 4-5 whole vine leaves with the stem facing you, the shiny part on the bottom, take some of the filling and start rolling into cigar-shaped rolls. Close the sides. Line the pot with some torn leaves, you can also lay some almost unripe plums to get a certain acidity, as suggested by Serra, then lay the rolls, this will prevent the leaves from sticking to the bottom of the pot during cooking.
Boil the water, put another small bowl on the boiling water with 1 tablespoon of tomato paste and 1/4 of the butter, the butter will melt with the steam, then pour the boiling water into the mixture of pasta and butter , mix well, the water should be enough to cover stuffed leaves. Pour the sauce over the stuffed leaves. Place a plate on top of the leaves, to prevent them from floating or opening, cook over low heat, about 35 minutes. Take out the dish, serve with a thick yogurt and, if you like garlic, scented with fresh garlic.
Serve them hot.




Weekend a Lecce, lo splendore del barocco, le delizie a tavola e la ricetta originale dei “bocconotti”

(in italian and english) —
Pronti per il prossimo viaggio? Ad accoglierci è Lecce, la “Signora del Barocco“.

Il nostro weekend del bello e del gusto ci porta in Puglia, a Lecce, dove l’arte barocca trionfa nelle guglie, nei portali, nelle chiese, nei monumenti e negli affascinanti palazzi del centro storico.
Il nostro itinerario  inizia da Porta Rudiae e termina a Porta San Biagio. Un percorso che misura meno di un chilometro, ma è ricco di meraviglie barocche, carico di decorazioni e  illuminato dai riflessi dorati della pietra leccese.

Partiamo da Porta Rudiae le cui colonne raccontano storie e leggende, da Idomeneo, mitico re di Creta e fondatore della città ai Santi patroni di Lecce, Oronzo, Giusto e Fortunato.
A pochi metri. scopriremo un gigantesco ficus di 500 anni e la splendida Piazza del Duomo, vero trionfo del barocco leccese, con la sfarzosa facciata della Cattedrale, il Campanile, i palazzi del Vescovado e del Seminario nel cui cortile risiede il celebre Pozzo dalle esuberanti decorazioni scultoree.

Il Duomo

Da qui si ramificano alcune tra le più importanti strade di Lecce sulle quali si affacciano raffinati palazzi e interessanti  botteghe artigianali dove vengono realizzati oggetti in ceramca, in cartapesta e in pietra leccese. Proseguiamo su Via Palmieri e raggiungiamo lo spettacolare Arco  e l’Obelisco di Porta Napoli.

Tappa obbligatoria: il Convento dei Celestini e la

, il più significativo esempio di barocco leccese, specialmente per l’opulenza delle decorazioni della facciata principale.

Lo spettacolare interno dela Basilica di Santa Croce

Piazza Sant’Oronzo, era una volta la “Piazza dei Mercanti”, in cui si svolgevano le attività commerciali. Oggi è il fulcro della vita cittadina e il  salotto cittadino, punto di incontro e di ritrovo, popolato da negozi e caffè. Qui spicca una Colonna alta 29 metri e l’ Anfiteatro Romano che si pensa che potesse accogliere circa 25.000 spettatori. E’ un luogo nel cuore  e … nelle tavole dei leccesi, che gli hanno dedicato una pietanza che viene preparata il 26 Agosto: un umido con pomodoro e galletto ruspante di primo canto. Una bontà….

Piazza S.Oronzo, la Colonna e l’Anfitearo

A proposito, voglia di uno snack? 
Puntiamo verso lo storico storico Caffè Alvino, dove potrete gustare i dolci salentini per eccellenza, i bocconotti, pasticcini piuttosto grassocci (infatti li chiamano anche pasticciotti) imbottiti di crema pasticciera, amarena o pasta di mandorle.
Deliziosi: uno tira l’altro… Volete la ricetta originale ? Le istruzioni a fine pagina.

Infine il Castello di Carlo V, oltre che a ospitare eventi e mostre, accoglie gustose manifestazioni eno-gastronomiche e qui… la buona cucina non manca, a cominciare da verdure e legumi spesso cucinati in pentole di terracotta, insaporiti con erbe mediterranee come salvia, menta, origano, rosmarino timo, maggiorana e serviti con le friselle di pane tostato. Io adoro i pampasciuli, cipollette selvatiche dal gusto amaragnolo, lessate e condite con olio, aceto, menta, aglio e peperoncino.

I miei preferiti: gli squisiti e saporitisimi “pampasciuli

I piatti tipici della cucina leccese
Tra i primi troviamo il rustico, dischi di pasta sfoglia ripieni di mozzarella, besciamella, pomodoro, pepe e noce moscata, le sagne ‘ncannulate, tagliatelle ritorte, condite con sugo di pomodoro, ricotta e basilico fresco e le celeberrime orecchiette, sia cucinate con le tradizionali cime di rapa, sia combinate con sugo di pomodoro e ricotta forte di pecora. Il primo più caratteristico è la versione salentina della tradizionale pasta e ceci, che i leccesi chiamano ciceri e tria, con la pasta tagliata a rombi, cucinata in parte bolllta e in parte fritta in olio bollente.

il piatto superstar: le celeberrime orecchiette,qui cucinate con le tradizionali cime di rapa

Più barocche di così…
Ecco le monachelle, lumachine dei mesi estivi, chiamate così perché ricordano il colore del vestito monacale. Vengono servite in tanti modi diversi: col sugo, in bianco o con origano e cipolla. Anche le carni non scherzano: i pezzetti, spezzatini di carne di cavallo popolari anche come farcitura di un panino, mentre i turcinieddhri sono involtini di interiora di agnello, alla griglia o alla brace, una specialità estremamente saporita, da consumare ancora rovente…

municeddhe

Tra i piatti di pesce
Scapece, p
iatto “povero” dal caratteristico colore giallo. con pesce azzurro (solitamente lo zerro) fritto e condito con mollica di pane, zafferano, olio, aceto e altre spezie dal gusto pungente
Taieddhra: cozze tra strati di zucchine, carciofi, patate, cipolle, insaporite da pomodoro, prezzemolo, olio e formaggio grattugiato.

Due tipici piatti di pesce: Taieddhra: e Scapece

Fracaja, un mix di piccoli pesci fritti in abbondante olio bollente.
Polpo alla pignata: cucinato in umido dentro a una pentola in terracotta usata anticamente per cuocere sul fuoco del camino, spesso accompagnato dal pane puccia, alle olive nere.

Polpo alla pignata

I vini più caratteristici sono Il Negramaro, il Salice Salentino e il Primitivo di Manduria  vini autoctoni salentini che si contraddistinguono per la corposità del colore e del sapore.

Solaika, la Stella nel firmamento leccese

Nel centro storico di Lecce incontriamo la Chef Solaika Marrocco, l’ unica donna a ricevere una nuova Stella Michelin 2022 e il premio Giovane Chef dell’Anno. Solaika è al timone del Primo Restaurant. I primi passi li ha mossi nella cucina di casa, con la mamma, a 10 anni all’interno di un panificio dal forno a legna e a 14 anni ha capito che l’essere cuoca sarebbe stato la sua vita..
Con idee chiare e una forza di volontà che sposa sensibilità a determinazione, Solaika propone una cucina che parla dei valori della Puglia,

Solaika Marrocco

A casa mia non si è mai pensato al semplice nutrirsi, racconta Solaika, dietro ogni pasto c’era una storia, una cultura, una responsabilità” e definisce la sua cucina “diretta e concisa: i miei piatti  con i mie piatti, arriva subito quello che voglio comunicare, non mi piacciono i fronzoli”

Due piatti di Solaika Marrocco

“Per esempio, la mia parmigiana di melanzane, aggiunge Solaika, è fatta con una base di besciamella al grano arso, una salsa al basilico, tranci di melanzane cotte al cartoccio e passati nel pomodoro rosso rivestita poi con veli di pomodoro e germogli di basilico.”

…e le osterie?

Cucina Casereccia Le Zie
Evviva la tradizione! Ambiente verace, tipo ” la nostra casa nel Salento” Arredi semplici, atmosfera informale e nel menu, oltre a una massiccia presenza di verdure e un ricco carrello di antipasti locali, spiccano i

La cucina casereccia della Zie, cucina verace,pasta “ciceri e tria” compresa.

Osteria Contemporanea
Qui la pasta è preparata ogni mattina e le orecchiette sono “primitive” al ragu bianco.
Nelle vicinanze del centro storico, mira alla valorizzazione delle materie prime locali, come le patate di Alliste, gli ortaggi di Narni, i salumi e le carni della Valle d’Itria e i latticini di Andria.

Sulla tavola di Osteria Contemporanea

Lecce vi aspetta per un tuffo nel bello e nel gusto, perchè non tuffarsi subito in questa atmosfera magica, magari regalandovi  un “dolce” momento con uno dei suoi pasticcini più tipici?

Ecco la ricetta originale
I BOCCONOTTI LECCESI

I bocconotti leccesi

Ingredienti per la pasta frolla:
– 2 uova (1 intero + 1 tuorlo)
– 250 di farina
– 100 g di burro
– 100 g di zucchero
– la buccia di un limone
Ingredienti per la crema pasticcera
– 3 tuorli d’uova
– 100 g di zucchero
– 50 g di farina
– 400 ml di latte
– amarene sciroppate o marmellata di amarene
– Stampini a forma di conchiglia
Preparazione pasta frolla
Impastate a mano tutti gli ingredienti e avvolgete tutto in pellicola:
Fate riposare in frigo per almeno un’ora.
Nel frattempo preparate la crema pasticcera. Montate uova e zucchero con una frusta, poi aggiungete la farina. In un pentolino a parte scaldate il latte a fuoco dolce. Usatene una parte per stemperare la crema di uova, zucchero e farina, e poi unite tutto nel pentolino e cuocete a fiamma dolce continuando a mescolare. Dopo di che la farete raffreddare a temperatura ambiente.
Preparazione bocconotto
Stendete una sfoglia sottile con la pasta frolla e riveste gli stampini a forma di conchiglia.
Bucherellate la pasta frolla con una forchetta e poi farcite con la crema pasticcera ed un paio di amarene sciroppate o marmellata di amarene. Coprite con un secondo strato di crema pasticcera e poi chiudete con la pasta frolla. Con una leggera pressione con le dita sigillate i bordi e poi rifinite con una forchetta. Bucherellate anche la seconda sfoglia di pasta frolla e poi spennellate la superficie con un uovo sbattuto.
Infornate a 180° e cuocete i bocconotti per 20 minuti circa. Fateli raffreddare e poi copriteli con zucchero a velo.

Ready for the next trip? To welcome us is Lecce, the “Lady of the Baroque”.

Our weekend of beauty and taste takes us to Lecce in the Puglia Region (Italy) where Baroque art triumphs in the spiers, portals, churches, monuments and fascinating buildings of the historic center. Lecce will offer beauty and taste, why not dive straight into this magical atmosphere, perhaps giving yourself a “sweet” moment with its most typical dessert?
Here is the original recipe of the
 BOCCONOTTI

I bocconotti leccesi

Ingredients for the shortcrust pastry:
– 2 eggs (1 whole + 1 yolk)
– 250 of flour
– 100 g of butter
– 100 g of sugar
– the peel of a lemon
Ingredients for the custard
– 3 egg yolks
– 100 g of sugar
– 50 g of flour
– 400 ml of milk
– sour cherries in syrup or black cherry jam
– Shell-shaped molds
Shortcrust pastry preparation
Knead all the ingredients by hand and wrap everything in cling film:
Let it rest in the fridge for at least an hour.
Meanwhile, prepare the custard. Whip eggs and sugar with a whisk, then add the flour. In a separate saucepan, heat the milk over low heat. Use a part of it to dissolve the cream of eggs, sugar and flour, and then add everything in the saucepan and cook over low heat while continuing to mix. After that you will let it cool to room temperature.
Bocconotto preparation
Roll out a thin sheet with the shortcrust pastry and cover the shell-shaped molds.
Prick the pastry with a fork and then stuff with the custard and a couple of sour cherries in syrup or black cherry jam. Cover with a second layer of custard and then close with the shortcrust pastry. With light pressure with your fingers, seal the edges and then finish with a fork. Also prick the second sheet of shortcrust pastry and then brush the surface with a beaten egg.
Bake at 180 ° and cook the bocconotti for about 20 minutes. Let them cool and then cover them with powdered sugar.




Il bello , il gusto e… la pizza! Weekend a SPACCANAPOLI, la strada verace che “spacca in due” la città.

(in italian and english)

Spaccanapoli è un colorato percorso tra il bello, il gusto e… l’inconfondibile profumo della pizza! Un itinerario che, secondo me, è l’anima di Napoli, la sua essenza e tutta la sua vivace realtà partenopea.

Siete pronti? Partiamo!

Per questa nuova avventura mi sono fatto accompagnare da Gennaro Buonocore (già il nome è una garanzia…) napoletano doc e guida davvero speciale al timone di mytriptonaples.com che organizza tour alla scoperta del bello, del gusto e dei segreti che questa città magica può regalare.

Prima sosta il Belvedere di San Martino, dove è possibile ammirare la città dall’alto. Dalla collina del Vomero inoltriamoci nel colorato mercato della Pignasecca, percorrendo le scale della Pedamentina arriviamo nei caratteristici Quartieri Spagnoli.

Incrociamo via Toledo fino al meraviglioso Palazzo Carafa di Maddaloni. All’improvviso, il tortuoso itinerario prende respiro e sfocia nella Piazza del Gesù. Se siete appassionati di cinema, riconoscerete la facciata del Palazzo Pandola ha fatto da set L’oro di Napoli e Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica con la più grande diva napoletana: Sofia Loren.

Sofia Loren e Marcello Mastroianni in una scena tratta dal film Matrimonio all’italiana girata a Palazzo Pandola. Sullo sfondo si vede Piazza del Gesù Nuovo

Nella Piazza troneggiano la Chiesa del Gesù Nuovo e l’Obelisco dell’Immacolata, avvolto da un’aura leggendaria… infatti, grazie ad un gioco di luci ed ombre, permette di intravedere l’immagine della morte! Meglio fare un salto al vicino Scaturchio, la più rinomata pasticceria napoletana: babà, pastiera, sfogliatelle, struffoli, zeppe di San Giuseppe….
Dimentichiamoci la dieta….

I famosi dolci di Scaturchio

Da qui il primo tratto che incrociamo è Via Benedetto Croce, celebre filosofo che visse nel Palazzo Filomarino che potrete ammirare lungo la strada.  Sosta d’obbligo, il Monastero di Santa Chiara, con il suo splendido Chiostro maiolicato, un’ oasi di pace ricoperta da maioliche multicolore.

Il Monastero di Santa Chiara

Lungo questo percorso sono sorti piccoli hotel e bed and breakfast, che permettono ai turisti di vivere Napoli proprio come fanno i napoletani. Tra questi consiglio il 4 stelle Santa Chiara Boutique Hotel situato al piano nobile di Palazzo Tufarelli, dimora storica del XVII secolo.

Nelle 7 suites e 3 glam room, il classico degli affreschi incontra un design moderno e confortevole, le finestre si affacciano sulla città,  un attento restauro ha conservato molte delle caratteristiche di questo magnifico edificio (soffitti con travi originali, splendide porte dipinte, finestre alte, pavimenti in cotto antico) mentre un mix di mobili antichi e contemporanei uniti ai comfort di oggi , lo rendono aggiornato e accogliente.

Boutique Hotel Santa Chiara

Qui il breakfast è, per dirlo alla napoletana, “nu babà”!
Ho trovato tutte le prelibatezze della pasticceria napoletana, incluse le torte e le sfogliatelle di Scaturchio, accompagnate da altre squisitezze dolci e salate, oltre a frutta freschissima, uova e omelettes a richiesta.

Delizie mattiniere del Santa Chiara Hotel. A sinistra il Danubio, un pan brioche al prosciutto e formaggio

Dopo pochi passi si arriva in Piazza San Domenico caratterizzata dalla guglia, costruita lì dove un giorno sorgeva uno degli ingressi alla città greco-romana. Da qui, percorrendo la salita accanto alla piazza, arriviamo a uno dei luoghi più misteriosi della cirttà: la Cappella Sansevero che conserva all’interno il celebre Cristo Velato, opera scultorea di Giuseppe Sanmartino, che rappresenta Cristo morto, adagiato su un letto, coperto da un velo di marmo talmente realistico da sembrare vero.

Il Cristo Velato

A pochi passi vi aspettano due piccoli gioielli, la Chiesa di Sant’Angelo e la scultura del Dio Nilo,  raffigurato come un vecchio che appoggia i piedi sulla testa di un coccodrillo. Subito dopo incontrerete un altarino dedicato a Maradona, dove una teca custodisce la foto di Maradona ed un suo capello.

Nel vicino vicolo, chiamato “vicut Cornelianus”, si trova la Chiesa di Santa Luciella,  piccolo gioiello architettonico che, grazie all’Associazione Respiriamo Arte, è stata recentemente riaperta al pubblico. Nell’ipogeo è situato un raro esemplare di cranio con cartilagini mummificate, ribattezzato come il “teschio con le orecchie” La leggenda del teschio è legata al culto delle anime pezzentelle, ovvero senza una degna sepoltura, i cui scheletri venivano dimenticati nelle fosse comuni.

il “teschio con le orecchie”

Riprendiamo il cammino: la via cambia nome e diventa San Biagio dei Librai con il Palazzo Marigliano e il caratteristico cortile con la scala a doppia rampa.. Sosta d’obbligo alla Taralleria Napoletana di Leopoldo Infante, tempio del vero tarallo , un cibo “di recupero” nato a Napoli durante il ‘700, quando i fornai riutilizzavano gli avanzi della pasta di pane aggiungendo strutto di maiale e pepe, un cibo che arriva fino ai giorni nostri, nella sua veste originale, con sugna, pepe e mandorle fino alle varianti con pomodori o friarielli.


Qui non mancano le curiosità come l’ Ospedale delle Bambole, una bottega che dal 1840 è capace di ‘guarire’ le bambole rotte. E’ un negozio che riceve richieste da tutto il mondo  e che aiuta tutti i vecchi giocattoli a ritrovare l’antica bellezza. Entrerete: in luogo irreale popolato da teste, braccia, piedi, occhi, un’interna anatomia delle bambole, alcune in cura da molti giorni, altre solo di passaggio.

Incrociamo Via San Gregorio Armeno, famosa in tutto il mondo per le statuine, da quelle del Presepe ai vip di oggi… e non mancano le star dello sport e della musica, e dell’attualità, da Bruno Vespa, al Papa, a Pino Daniele a Renato Zero.

”O’ Cuzzetiello” ,
Uno snack? Macchè….”O’ Cuzzetiello” , è davvero un pasto completo, concentrato in un piccolo pezzo di pane cafone servito con il tradizionale ragù. Ci riporta al rituale culinario della domenica e un appuntamento per i più golosi. Anche nelle strade dove oggi viene proposto come “Street Food”…

Voglia di cioccolato?
Quasi 100 anni fa, Isidoro Odin, cioccolatiere di Alba, partì alla conquista di Napoli con tanta voglia di sperimentare, di regalare emozioni ed esperienze memorabili attraverso le sue creazioni. E ci è riuscito. Dalla bottega di Via Chiaia alla fabbrica di Cioccolato, oggi Gay Odin è considerate il paradiso del cioccolato vanta ben 9 punti vendita.

Alla fine di Via San Biagio dei Librai incrociamo via Duomo e poi Piazzetta Forcella in uno dei più autentici quartieri napoletani dove si può ammirare il volto di San Gennaro del famoso street artist Jorit. Spaccanapoli termina qui, ma sono certo che le vostre avventure e i vostri racconti “spaccanapoletani” continueranno….

Il murale di San Gennaro di Jorit Agoch

La pizza più buona?
Ho provato a chiedere in giro quale fosse la migliore pizzeria rischiando di sollevare una guerra civile… Chi diceva un nome, chi controbatteva con un altro indirizzo, chi mi diceva da Gennaro, chi da Michele… Consigliatissime anche Vesi e La Figlia del Presidente, storiche pizzerie di Spaccanapoli


Insomma, dopo un buona mezzora di indagini, ho tirato le somme e mi sono infilato nella più ‘gettonata’: Lombardi a Santa Chiara, e non ho sbagliato!
Nata nel 1922, la pizza di Lombardi è stata servita a personaggi illustri come Gabriele D’Annunzio, Matilde Serao, Salvatore Di Giacomo e Benedetto Croce che abitava proprio di fronte alla pizzeria,
Lombardi continua a celebrare l’ illustre storia della pizza con farine attentamente selezionate e topping realizzati con  ricercate materie prime, dal San Marzano Dop alla mozzarella di bufala campana Dop, mentre ogni mese arriva “La pizza del mese” che segue il ritmo delle stagioni. Al timone I maestri Pizzaioli Michele Lungo e Carmine Prisco che ci sorprendono con le loro pizze “gourmet” come l’ultimissima “new entry” alla pancetta, fichi e gorgonzola.

Una pizza “gourmet” di Lombardi: crema di zucchine, chip di zucchine, prosciutto cotto croccante, basilico cristallizzato, fonduta di bufala

Come si prepara una vera pizza napoletana ?
La risposta (e la ricetta verace) nella pagina seguente, Click Next>

Come si prepara una Vera Pizza Napoletana ?
Chi meglio della Associazione Piazza Verace Napoli poteva dirmelo?
Ecco la ricetta originale tramandata da generazioni di pizzaioli.
Il diametro non deve superare i 35cm
Il bordo rialzato (il famoso cornicione) deve essere di circa 1-2 cm, ben gonfio e privo di bruciature
La pizza napoletana deve essere morbida e fragrante.

Ingredienti
acqua
: 1 litro
sale: 40-60 gr
lievito:
di birra fresco 0.1-3 gr,
madre 5-20% della farina utilizzata
di birra secco rapporto 1 a 3 rispetto al fresco
farina: 1,6-1,8 kg (farina 00 o 0)

Preparazione
Si mescolano farina, acqua, sale e lievito, partendo dall’acqua assicurandosi che il contatto diretto tra sale e lievito non avvenga per un tempo superiore ai 5 minuti, altrimenti il sale andrebbe a danneggiare le cellule del lievito. Si versa un litro di acqua nell’impastatrice, si scioglie una quantità di sale marino compresa tra i 40 e i 60 g, si aggiunge il 10 % della farina rispetto alla quantità complessiva prevista, successivamente si stemperano il lievito, si avvia l’impastatrice e si aggiunge gradualmente il resto della farina fino al raggiungimento della consistenza desiderata, definita punto di pasta.


L’impasto deve essere lavorato nell’impastatrice a forcella, a spirale, a braccia tuffanti (tutte con cestello ad angoli smussati e rotante) fino a che non si ottiene un’unica massa compatta.
Per ottenere un’ottimale consistenza dell’impasto è molto importante la quantità d’acqua che una farina è in grado di assorbire (idratazione).
Lievitazione e maturazione
L’impasto, una volta estratto dall’impastatrice, si lascia riposare coperto da un panno umido in modo che la superficie non possa indurirsi formando una sorta di crosta causata dall’evaporazione dell’umidità rilasciata dall’impasto stesso.
Trascorso il tempo ritenuto necessario all’assestamento e al riposo dell’impasto, si passa alla formatura del panetto, tradizionalmente eseguita a mano.


Nella tecnica napoletana, nello staglio tradizionale a mano, l’impasto viene sagomato (staglio) sotto forma di palline con una tecnica che ricorda la preparazione delle mozzarelle (mozzatura).
Per la “verace pizza napoletana” i panetti devono avere un peso compreso tra i 200 ed i 280 g, per ottenere una pizza di diametro tra 22 – 35 cm.
Una volta formati i panetti (staglio), avviene una seconda lievitazione in cassette per alimenti di durata variabile, in funzione delle caratteristiche di temperatura e umidità dell’ambiente e dell’assorbimento della farina utilizzata.
La maturazione consiste in una serie di processi biochimici e enzimatici che scindono le strutture più complesse, proteine e amidi in elementi più semplici. I tempi complessivi di fermentazione: min 8 – max 24 ore (con eventuale aggiunta delle ore di lavorazione – max 4 ore).
Come stendere la pizza
Con un movimento dal centro verso l’esterno e con la pressione delle dita di entrambe le mani sul panetto, che viene rivoltato varie volte, il pizzaiolo forma un disco di pasta in modo che al centro lo spessore sia non superiore a 0.25 cm con una tolleranza consentita pari a ± 10 % .
I condimenti
I prodotti utilizzati devono essere preferibilmente di origine campana.
Il pomodoro pelato frantumato a mano deve risultare non denso e con pezzi ancora presenti.
Il pomodoro fresco va tagliato a spicchi.
La mozzarella di bufala ( tagliata a fette) o il fior di latte (tagliato a listelli) vanno distribuiti uniformemente.
Il formaggio grattugiato (se usato) va sparso sulla pizza con movimento rotatorio e uniforme.
Le foglie di basilico fresco sono poste sui condimenti.
L’olio extravergine di oliva viene aggiunto con movimento a spirale.

La cottura
La cottura deve avvenire all’interno del forno a legna che deve aver raggiunto la temperatura di circa 430-480 C° tra platea e volta. Con queste temperature è sufficiente inserire la pizza per 60-90 secondi, in cui la pizza si cuocerà in maniera uniforme su tutta la circonferenza.

Buona pizza!

CESARE ZUCCA
Travel, food & lifestyle.
Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo.  Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’

How to make a real Neapolitan pizza?
The answer (and the real recipe) in English on the next page, Just click Next>

How to cook a true Neapolitan Pizza?

Spaccanapoli is a colorful journey through beauty, taste and … the unmistakable scent of pizza! An itinerary that, in my opinion, is the soul of Naples, its essence and all its lively Neapolitan reality.

You are ready? Let’s go! For this new adventure I let myself be accompanied by Gennaro Buonocore (already the name is a guarantee …) Neapolitan doc and a very special guide at the helm of mytriptonaples.com  which organizes tours to discover the beauty, the taste and the secrets that this magical city can offer.

So, do you want to make a REAL napolean pizza?
Who better than the Piazza Verace Napoli Association could tell me?
Here is the original recipe handed down by generations of pizza makers.
The diameter must not exceed 35cm. The raised edge (the famous cornicione ) must be about 1-2 cm, well swollen and free from burns. The Neapolitan pizza must be soft and fragrant.

Ingredients
water: 1 liter
salt: 40-60 gr
yeast:
of fresh beer 0.1-3 gr,
mother 5-20% of the flour used
of dry beer 1 to 3 ratio compared to fresh beer
flour: 1.6-1.8 kg (00 or 0 flour)

Preparation
Flour, water, salt and yeast are mixed, starting with the water, making sure that direct contact between salt and yeast does not occur for more than 5 minutes, otherwise the salt would damage the yeast cells. Pour a liter of water into the mixer, dissolve a quantity of sea salt between 40 and 60 g, add 10% of the flour with respect to the total quantity envisaged, then dissolve the yeast, start the mixer and the rest of the flour is gradually added until the desired consistency is reached, defined as the dough point.


The dough must be worked in the fork, spiral, plunging arm mixer (all with rounded corner and rotating basket) until a single compact mass is obtained.
To obtain an optimal consistency of the dough, the amount of water that a flour is able to absorb (hydration) is very important.
Leavening and maturation
The dough, once extracted from the mixer, is left to rest covered with a damp cloth so that the surface cannot harden, forming a sort of crust caused by the evaporation of the humidity released by the dough itself.
After the time deemed necessary to settle and rest the dough, the dough is molded, traditionally done by hand.


In the Neapolitan technique, in the traditional hand staglio, the dough is shaped (staglio) in the form of balls with a technique that recalls the preparation of mozzarella (mozzatura).
For the “true Neapolitan pizza” the loaves must have a weight between 200 and 280 g, to obtain a pizza with a diameter between 22 – 35 cm.
Once the loaves are formed (staglio), a second leavening takes place in food boxes of varying duration, depending on the temperature and humidity characteristics of the environment and the absorption of the flour used.
Maturation consists of a series of biochemical and enzymatic processes that break down the most complex structures, proteins and starches into simpler elements. Overall fermentation times: min 8 – max 24 hours (with the possible addition of processing hours – max 4 hours).
How to roll out the pizza
With a movement from the center outwards and with the pressure of the fingers of both hands on the dough, which is turned several times, the pizza maker forms a disc of dough so that in the center the thickness is not more than 0.25 cm with a allowed tolerance of ± 10%.
The toppings
The products used must preferably be of Campania origin.
The hand-crushed peeled tomato must be not dense and with pieces still present.
Fresh tomatoes should be cut into wedges.
The buffalo mozzarella (cut into slices) or the fior di latte (cut into strips) must be distributed evenly.
The grated cheese (if used) should be spread on the pizza with a uniform and rotating motion.
Fresh basil leaves are placed on the seasonings.
The extra virgin olive oil is added with a spiral movement.

The cooking Cooking must take place inside a wood oven which must have reached a temperature of about 430-480 ° C between the stalls and the vault. With these temperatures it is sufficient to insert the pizza for 60-90 seconds, in which the pizza will cook evenly over the entire circumference.

ENJOY YOUR PIZZA!

CESARE ZUCCA Travel, food & lifestyle.
Milanese by birth, Cesare lives between New York, Milan and the rest of the world. For WEEKEND PREMIUM he photographs and writes about cities, cultures, lifestyles. He likes to discover both traditional and innovative gastronomic delights. Cesare meets and interview top chefs from all over the world, ‘steals’ their recipes in a ”
non touristy tourist ” style 

 




Destinazione “gourmet”: la Valtellina, storia, natura, tradizioni e un irresistibile peccato di gola…

Benvenuti in Valtellina!

( recipe in italian and english) —

Per coloro che sono alla ricerca di un weekend all’insegna della natura, la Valtellina offre meravigliosi monti, prati e corsi d’acqua, mentre i turisti che amano conoscere la sua identità storica, troveranno numerose torri e castelli, da scoprire percorrendo meravigliosi circuiti e itinerari trekking.

LA STRADA DEI  BORGHI
Iniziamo il nostro viaggio da Codera a Ponte fino a Teglio. Vi aspetta un percorso che conduce all’interno di alcune delle zone più belle della Valtellina, dove scoprirete testimonianze della storia e incantevoli borghi, dal fascino d’altri tempi come Scilironi, Spriana, Scarpatetti , Castello dell’Acqua, Savogno-

Savogno

Eccoci a Teglio, patria dei pizzoccheri.
Sosta d’obbligo all’Accademia del Pizzocchero, custode della ricetta originale del piatto principe della cucina valtellinese. I pizzoccheri sono tipiche tagliatelle preparate a base di farina e grano saraceno, coltivato in Valtellina fin dal 1600, e  poi condite con verze, patate, burro e formaggio Casera. Piatto ricco e sostanzioso, qualcuno dice “un peccato di gola” e io rispondo: “il vero peccato è… non mangiarli!”

I tipici pizzoccheri valtellinesi

IL CIRCUITO DEI CASTELLI
Tra gli itinerari più interessanti troviamo il Circuito dei Castelli Tirano, è lungo oltre 30 km e tocca otto comuni mentre il Circuito dei Castelli Grumello e Mancapane permette di visitare due suggestivi castelli medievali.

Castello di Grumello

Altri castelli interessanti sono Masegra, Grosio, nei pressi del Parco delle Incisioni Rupestri, Pedenale e Bellaguarda. nella zona di Tirano e dintorni, Grumello a Montagna, con vista panoramica sulla città di Sondrio e Domofole, situato a Mello, nella Costiera dei Cech.

Castello di Domofole

LE TORRI
Da non perdere la torre “De Li Beli Miri” che domina la Valtellina dal dosso di Teglio così come quella di Segname, ancora intatta in Valchiavenna. In Valdidentro le Torri di Fraele risalgono al Medioevo e hanno sempre rivestito un ruolo cruciale per via della loro posizione strategica mentre a Montagna in Valtellina, vicino a Sondrio, si trova la Torre di Mancapane, alta circa 21 m.

Torre “De li beli miri”

MUSEI DEL TERRITORIO E DELLE TRADIZIONI POPOLARI
Museo Civico di Storia Naturale, Morbegno (aspetti naturalistici della Valtellina), Ecomuseo della Valgerola, (beni naturalistici e culturali del territorio), Museo Minerario della Bagnada (reperti legati alla attività estrattiva), Museo Vallivo Valfurva e MUS! Museo, Livigno e Trepalle (antiche tradizioni popolari)

Museo Vallivo Valfurva

MUSEI DELLA STORIA VALTELLINESE
Museo del Tesoro a Chiavenna, celebre per la Pace di Chiavenna, una preziosa copertina di evangeliario dell’undicesimo secolo. A breve distanza da Chiavenna, a Campodolcino, ecco il Museo Valtellinese di Storia e Arte, Lanzada e Museo di Palazzo Besta, (dimora nobiliare valtellinese del Cinquecento)

Palazzo Besta

Villa Visconti Venosta, a Grosio (arredi e oggetti della nobile famiglia)
Museo di Palazzo Salis a Tirano, Museo dei Sanatori a Sondalo, che racconta la storia della costruzione del Villaggio Morelli e della cura delle malattie polmonari, Museo Civico di Bormio, Mu.Vi.S (Val Spluga e San Giacomo)

Museo Mu.Vi.S

A TAVOLA!
Tra le delizie valtellinesi, scoprirete gli sciatt, golose palline di pastella fritta ripiene di formaggio, la polenta cropa, cioè cotta nella panna e la polenta taragna, preparata con farine miste di mais e di grano saraceno e accompagnata da formaggi tipici tra cui il bitto e i caprini aromatizzati con erbe, noci, peperoncino.
Tra i salumi trionfa la popolarissima bresaola e il violino di capra, salume artigianale ricavato dalla spalla e dalla coscia della capra. Tra le eccellenze del territorio, la patata bianca di Esino Lario e l’olio del lago, una produzione di altissima qualità organolettica, che può fregiarsi della D.O.P “Laghi Lombardi – Lario”

Salumi tipici della Valtellina

LA STELLA MICHELIN DIVENTA “GREEN” E CI PORTA A…
Mantello
, in provincia di Sondrio , dove ci accoglie l’ Agriturismo La Fiorida, moderna fattoria con caseificio e orto e possibilità di soggiornare. Nel suo ristorante La Presef troviamo lo Chef Gianni Tarabini eccellente nel portare in tavola il concetto di ospitalità e valorizzazione dei prodotti locali.

Passata di ceci e trota della Val Masino

Oltre alla Stella che brilla da anni sulla sua cucina, la Guida Michelin 2022  gli voluto attribuire anche la Stella Verde, il riconoscimento che premia i ristoranti paladini della sostenibilità, attenti alle conseguenze etiche e ambientali della loro attività, promotori dei produttori locali e sostenitori della filosofia “no waste” impegnata a evitare sprechi e ridurre, o meglio ancora, azzerare, l’impronta della loro filiera.

Chef Gianni Tarabini

Fedele e amante del suo territorio, Chef Gianni ci porta in Val Masino, una delle valli più suggestive e affascinanti della  Bassa Valtellina, famosa per la la sua leggendaria trota che troneggia in uno dei suoi piatti.
Come non ” rubargli” la ricetta?

FILETTO DI TROTA DELLA VALMASINO
Ingredienti
(per 4 persone)
600 g di filetto di trota
100 g di cipolla
100 g di carota
80 g di sedano
Verdure di stagione (40 g cad/1
carote, fagiolini, cime di rapa)
20 g di composta di uva e aceto
balsamico
q.b. erbe aromatiche
Sale, pepe
Preparazione
Sfilettare la trota, spinarla e togliere la pelle.
Battere delicatamente i filetti tra 2 fogli di carta da forno e successivamente condire i filetti con sale pepe e un mix di erbette aromatiche.
Arrotolare i filetti e chiuderli in un sacchetto sottovuoto da cottura. Con le carcasse delle cipolle, del sedano e delle carote preparare un brodo ristretto (tradizionale). Successivamente immergere il sacchetto sottovuoto in acqua a 58°C per 30 minuti.
Una volta cotto estrarre dal sacchetto la trota, tagliarla a trancetti regolari e servire con verdurine saltate, versare il suo ristretto e sopra ogni filetto la composta di uva e aceto balsamico.

La trota di Barnabini

…e nel calice?

La Valtellina è, fin dai tempi dei Romani, terra di viti e vino. Lungo lo straordinario sistema terrazzato con oltre 2500 km di muretti a secco che corrono lungo il versante retico della Valtellina nascono i grandi vini della Valtellina; questi nascono da uve nebbiolo e hanno una grande personalità. Fra i DOCG da non perdere lo Sforzato (o Sfursat), un passito rosso secco o il Valtellina Superiore, prodotto con le uve dell’area compresa tra Berbenno di Valtellina e Tirano, suddiviso nelle cinque sotto denominazioni Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella, mentre nei terrazzamenti aggrappati alla roccia della Alpi Retiche, da millenni sono eroicamente coltivate le viti di Nebbiolo, qui chiamato Chiavennasca. oltre a vini rossi, rosati, bianchi, frizzanti, passiti, novelli e da vendemmia tardiva.

Eccellenze valtellinesi: la Rossola, la Pignola e la Brugnola, nota anche per il suo consumo come uva da tavola dopo l’appassimento sui tralci.

E per una trota del territorio?
Chef Tarabini ci ha consigliato il Rosso di Valtellina DOC, un rosso da vitigno, dal colore rosso rubino con riflessi granato, odore delicato, persistente, caratteristico e un sapore asciutto e leggermente tannico, con eventuale percezione di legno.

… E LE OSTERIE ?
Crotasc, Mese
Osteria del Crotto, Morbegno.
Osteria del Benedet, Delebio
Vecchia combo, Bormio
Altavilla, Bianzone

UN TRENINO ROSSO TRA IL BIANCO DELLE NEVI
Partendo da Tirano. il Trenino rosso vi porterà in un viaggio indimenticabile fino al meraviglioso viadotto elicoidale di Brusio. Superato il lago di Poschiavo e la stessa cittadina con le sue caratteristiche case patrizie, si punta verso ’Alp Grüm, a 2.091 metri di altezza, con vista mozzafiato sulla Valposchiavo.


Passato il Lago Bianco, si raggiunge il valico del Bernina, da dove è possibile ammirare l’imponente ghiacciaio Morteratsch e il gruppo montuoso del Pizzo Bernina. Da lì, immerso nel silenzio e nell’ incanto del paesaggio, il Trenino Rosso inizia la discesa verso i 1.775 m di quota di St. Moritz, destinazione finale di questo incredibile viaggio.

INFO
sistemamusealevaltellina.it
www.consorziovinivaltellina.com

 for Michelin Starred Chef Tarabini recipe in english , Click Next>

THE MICHELIN STAR BECOMES “GREEN” AND TAKES US TO … Mantello, in the province of Sondrio, where the Agriturismo La Fiorida welcomes us, a modern farm with dairy and vegetable garden and  restaurant La Presef  guided by find Chef Gianni Tarabini , who is excellent in bringing to the table the concept of hospitality and enhancement of local products.

Passata di ceci e trota della Val Masino

n addition to the Star that has shone on his cuisine for years, the 2022 Michelin Guide also wanted to award him the Green Star, the recognition that rewards restaurants that are champions of sustainability, attentive to the ethical and environmental consequences of their business, promoters of local producers and supporters of “no waste” philosophy committed to avoiding waste and reducing, or better yet, eliminating the footprint of their supply chain ..

Chef Gianni Tarabini

Faithful and lover of his territory, Chef Gianni takes us to Val Masino, one of the most evocative and fascinating valleys of the Lower Valtellina, famous for its legendary trout that dominates one of his dishes.
How not to “steal” the recipe?

VALMASINO TROUT FILLET
Ingredients (for 4 people)
600 g of trout fillet 100 g of onion 100 g of carrot 80 g of celery Seasonal vegetables (40 g each / 1 carrots, green beans, turnip greens) 20 g of grape compote and vinegar balsamic q.s. herbs Salt and pepper
Preparation
Fillet the trout, bone it and remove the skin. Gently beat the fillets between 2 sheets of baking paper and then season the fillets with salt, pepper and a mix of aromatic herbs. Roll up the fillets and seal them in a vacuum cooking bag. With the carcasses of the onions, celery and carrots prepare a narrow broth (traditional). Subsequently immerse the vacuum bag in water at 58 ° C for 30 minutes. Once cooked, remove the trout from the bag, cut it into regular slices and serve with sautéed vegetables, pour its sauce and the grape compote and balsamic vinegar on top of each fillet.

La trota di Barnabini

INFO
sistemamusealevaltellina.it
www.consorziovinivaltellina.com




Molise: weekend del bello e del gusto. Campobasso, storia, gastronomia e… misteri

(recipe in italian and english)

Benvenuti a Campobasso!
Capoluogo del Molise, Campobasso è la città più popolosa della regione, situata a 700 metri di altitudine. Il nostro tour inizia tra le mura maestose dell’ antico borgo medievale in cima al Monte Monforte, dove vi aspetta un panorama spettacolare sul Matese e alcuni tratti della Puglia.


Qui si ergono e la Chiesa di San Bartolomeo. risalente alla metà del XIII secolo con la sua preziosa acquasantiera del 1500 e il Castello Monforte, simbolo di Campobasso, la cui sommità è ornata da merli guelfi, mentre le finestre sono cosi piccole da confondersi con le feritoie. Attraverso una scalinata si arriva alla spettacolare vista panoramica che spazia dalle colline pugliesi alle montagne abruzzesi, fino al Mare Adriatico

Nei pressi della chiesa si trova la Torre Terzano, le cui prigioni raccontano la leggenda di Delicata, innamorata di Fonzo, figlio di una famiglia rivale. Si racconta che per dar fine alla loro relazione, il padre di Delicata l’ abbia rinchiusa dentro la torre, murandola viva e lasciandola morire di crepacuore.

Più in basso troverete il Borgo Murattiano,, sorto in età napoleonica per volere di Gioacchino Murat. Tra vicoletti e scalinate scoprirete vecchie case in pietra con suggestivi cortili e palazzi signorili decorati dagli stemmi delle loro proprietari. Scoprirete botteghe artigiane specializzate nella lavorazione del tombolo e  nella creazione di bigiotteria. E’ la zona più “movida” della città, popolata da numerosi bar, caffetterie e wine bar dove si suona jazz dal vivo.

Il Borgo Murattiano

Da vedere
Sant’Antonio Abate.
Massima espressione dell’arte barocca di Campobasso.
Palazzo Cannavina.
È un pezzo della storia della città e oggi boutique Hotel

Palazzo Cannavina

La Cattedrale di San Giorgio,
La più antica di tutta la città in stile romanico con un’architettura semplice ma elegante
Cattedrale della Santissima Trinità.
La chiesa più rappresentativa della città. All’interno conserva importanti dipinti e meravigliose vetrate policromate.

Cattedrale Santisima Trinità

I Musei

Museo sannitico
Ospitato nel suntuoso palazzo Mazzarotta, è dedicato alla cultura sannitica e ospita reperti archeologici dall’età del bronzo, fino ad arrivare alla necropoli longobarda di Campochiaro.
Museo dei Misteri
Ospita strutture e costumi usati durante il Festival dei Misteri, tradizionale evento caratterizzato dalla annuale sfilata dei 13 “Misteri”


Museo Palazzo Pistilli
180 opere d’arte, risalenti a tre secoli.
Museo Internazionale del Presepio in Miniatura “G. Colitti”
Dove il Natale continua tutto l’anno… Contiene circa 400 presepi in miniatura, realizzati con diversi materiali: legno, cartoncino, terracotta, madreperla, sughero e maiolica.

Momento green
Per riscoprire il contatto con la natura, concedetevi una  verde passeggiata nella Villa De Capoa, un meraviglioso parco comunale affacciato su piazza Savoia. Un trionfo di alberi: cedri, cipressi, tigli e abeti rossi, bellissimi in tutte le stagioni.. Qui riscoprire il contatto con la natura.

A tavola!
La gastronomia di Campobasso è estremamente legate alla montagna e alla produzione di formaggi. Tra cui il Pietracatella, stagionato per almeno due mesi nelle grotte di tufo scavate sotto le abitazioni. Altro prodotto “gourmet” è il tartufo bianco, che gli appassionati troveranno nei menu e nell’imperdibile Centro Tartufi Molise, alle porte della città.


I primi piatti di pasta fusilli molisani, cavatelli e palesante,sono per lo più a base di carne. Tra i secondi il baccalà con la verza o la frittata di alici.  Tra i dolci vanno segnalati gli amaretti, i mostaccioli e i biscotti di mais.
Il tutto va “innaffiato” con il Biferno Doc, un vino sia bianco che rosso che rosato.

Tra le specialità storiche della cucina locale, trionfa il raviolo di Scapoli, località poco distamte da Campobasso e famosa per il suo Carnevale. La storia di “Sua Maestà il Raviolo di Scapolese” troverebbe origine in epoca medievale quando i monaci “cucinieri” del Venerabile Abate Giovanni dell’antica città monastica di San Vincenzo al Volturo lo avrebbero portato sulla tavola di Maestro Lupo e della sua famiglia, primi abitanti di Scapoli, paese fondato proprio dai Benedettini nell’anno di Grazie del Signore 982.

Scapoli

Il Raviolo Scapolese è nato come un piatto povero, realizzato con verdure spontanee e formaggio di capra o pecora. Attorno al 1850 questa specialità inizia a diffondersi ed è diventata una tipica pietanza del Martedì Grasso, diventando simbolo per eccellenza del Carnevale. A Scapoli, infatti, per prepararsi alla Quaresima si organizzano grandi mangiate di ravioli tra cui la famosa Raviolata.


E’ proprio a questo piatto che si è ispirata Simona de Castro, eletta ‘Best Chef donna 2017’ e stella molisana della cucina di Campobasso, dove gestisce il ristorante Monticelli Sapere e Sapori
Il piatto di Simona ci riporta al carnevale, alla voglia di festa e di ghiotto.

Simona de Castro

Nei giorni di Carnevale, racconta Simona, c’erano festoni, cibi ghiotti e confetti colorati ed è da qui,  come omaggio alle persone che hanno accompagnato la mia infanzia, che ho tratto ispirazione per questo piatto, lasciando al gusto il compito di rispettare ogni singolo elemento della tradizione ed ai colori quello di illuminare l’anima”.

DRIPPING DI RAVIOLI SCAPOLESI

INGREDIENTI Per il ripieno100 grammi di salsiccia secca, 50 grammi di pancetta magra oguanciale; 50 g di macinato misto (vitello, maiale ) , 100 grammi di bietolina lessata del tipo a foglie piccole, 200g patate lesse; 100grammi tra ricotta secca di capra e formaggio misto (pecorino, parmigiano), una grattata di mozzarella fersca, 1 uovo intero e un tuorlo.Per la pasta all’uovo400 di farina tipo 0; 4 uova intere; olio d’oliva un filo ; un pizzico di sale.Per il dripping :Salsa di pomodoro di Montagano 100 g, Basilico fresco 100 g., Olio evo, Parmigiano 50 g, Panna da cucina a lunga conservazione 100g, Pecorino semi stagionato di montagna 50g, Sale,  1 aglio

PREPARAZIONE
Per il ripieno
Lessare la patata e schiacciarla bene come per una purea. Cuocere la verdura, lasciarla raffreddare e strizzarla bene per liberarla di tutta l’acqua, quindi sminuzzarla. Ridurre in dadini molto piccoli la scamorza fresca. Privare la salsiccia della pelle e sbriciolare ben bene. Tagliuzzare la pancetta o guanciale e saltarla per qualche minuto in padella con il macinato di maiale e vitello. Grattugiare la ricotta secca , il parmigiano e pecorino, amalgamare il tutto con le uova appena sbattute e aggiustare di sale: l’impasto deve risultare consistente
Per l’esecuzione dei ravioliLa pasta impastata a mano e tirata in sfoglia, deve essere di spessore abbastanza consistente. Tagliare due quadrati . Distribuire su uno dei due, un cucchiaio di ripieno e chiudere con la restante la parte di sfoglia lasciando uscire l’aria,  rifilare i bordi e unirli con una forchetta.
Per il dripping :
Cuocere la passata di pomodoro con un battuto di verdure e poi frullare il tutto Scottare il basilico in acqua bollente, raffreddarlo e frullarlo con olio evo , un po’ di parmigiano una punta di aglio lasciandolo piuttosto liquido
Preparare una fonduta con panna e pecorino. Lessare il raviolo in un capiente recipiente per 10 minuti in acqua bollente.
IMPIATTO
Impiattare il raviolo schizzando come un dripping in modo irregolare le tre salse: quella di pomodoro, quella di pesto al basilico e quella di pecorino….
Il carnevale è servito!

Il raviolo Scapolese nella versione di Simona De Castro

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Raviolo Scapolese was born as a poor dish, made with spontaneous vegetables and goat or sheep cheese. Around 1850 this specialty begins to spread and has become a typical dish of Shrove Tuesday, becoming the symbol par excellence of the Carnival. In fact, in Scapoli, to prepare for Lent, large ravioli eats are organized, including the famous Raviolata.


It is precisely this dish that inspired Simona de Castro, elected ‘Best Chef Woman 2017’ and Molise star of the Campobasso cuisine, where she manages the Monticelli Sapere e Sapori restaurant. Simona’s dish brings us back to the carnival, to the desire for a party and a glutton.

Simona de Cstro

“In the days of Carnival, says Simona, there were festoons, greedy foods and colorful sugared almonds and it is from here, as a tribute to the people who accompanied my childhood, that I drew inspiration for this dish, leaving the task of respecting every single element of tradition and colors to illuminate the soul “.

DRIPPING DI RAVIOLI SCAPOLESI

INGREDIENTS
For the stuffing
100 grams of dry sausage, 50 grams of lean bacon or cheek; 50 g of mixed mince (veal, pork), 100 grams of boiled chard of the small-leaf type, 200g boiled potatoes; 100 grams of dry goat ricotta and mixed cheese (pecorino, parmesan), a grated fersca mozzarella, 1 whole eggs and a yolk.
For the egg pasta
400 of type 0 flour; 4 whole eggs; olive oil a drizzle; a pinch of salt. For the dripping: 100 g Montagano tomato sauce, 100 g fresh basil, extra virgin olive oil, 50 g Parmesan, 100g long-life cooking cream, 50g semi-seasoned mountain pecorino, salt, 1 garlic
PREPARATION
For the stuffing
Boil the potato and mash it well as for a puree. Cook the vegetables, let them cool and squeeze them well to get rid of all the water, then chop them. Reduce the fresh smoked cheese into very small cubes. Remove the skin from the sausage and crumble well. Shred the pancetta or guanciale and sauté it for a few minutes in a pan with the minced pork and veal. Grate the dry ricotta, parmesan and pecorino cheese, mix everything with the freshly beaten eggs and season with salt: the mixture must be consistent
For the execution of ravioli
The hand-kneaded and rolled-out dough must be thick enough. Cut two squares. Spread a spoonful of filling on one of the two and close the remaining part of the pastry, letting the air escape. trim the edges and join them with a fork.
For the dripping:
Cook the tomato puree with a mixture of vegetables and then blend everything Blanch the basil in boiling water, cool it and blend it with extra virgin olive oil, a little parmesan and a touch of garlic, leaving it quite liquid Prepare a fondue with cream and pecorino. Boil the ravioli in a large container for 10 minutes in boiling water.
Serve the ravioli splashing the three sauces like a dripping in an irregular way: the tomato sauce, the basil pesto sauce and the pecorino sauce one….
Carnival is served!

Simona De Castro’s version of the Scapolese ravioli