Mini muffin al cacao

Per coccolarsi durante una pausa tra una cosa e l’altra cosa c’è di meglio dei muffin? Dolci, gustosi, da accompagnare anche a del latte caldo se si vuole, sono facili da preparare potete provare voi stessi.

Ricetta: mini muffin al cacao

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Ingredienti
• 125g di carote
• 125g di yogurt bianco magro
• 125 ml di acqua calda
• 110g di farina integrale
• 100gdi zucchero
• 50g di polvere di cacao
• 1 uovo
• 2 cucchiai di olio EVORisultati immagini per carote
• 1 cucchiaio di lievito per dolci
• 1 cucchiaio di bicarbonato
• Sale qb
Preparazione

Preriscaldate il forno a 180° mentre lavate e grattugiate le carote, poi strizzatele bene in modo da eliminare l’acqua per quanto possibile. In una ciotola unite le carote all’olio, lo yogurt e l’uovo. Amalgamate gli ingredienti con un cucchiaio di legno.
Dopodichè incorporate la farina setacciata, un pizzico di sale, il bicarbonato, lo zucchero, il lievito e il cacao, mescolando fino ad ottenere un composto omogeneo e privo di grumi.
Aggiungete l’acqua tiepida, mescolando molto delicatamente e sempre dallo stesso lato. Dividete il composto in uno stampo con 24 formine per mini muffin, riempiendole solo per tre quarti.
Cuocete per 12 minuti e al termine della cottura fate raffreddare prima di togliere i muffin dagli stampi.




Un weekend col Porcino a Borgotaro in Emilia Romagna

Un itinerario di 180 km, da fare in un fine settimana, alla scoperta di uno dei prodotti più rinomati della Val Taro, il Fungo Porcino di Borgotaro Igp, famoso in tutto il mondo e protagonista assoluto di piatti della tradizione.

L’autunno è il periodo migliore dell’anno per compiere questo itinerario alla scoperta del fungo lungo la Strada del Fungo (www.stradadelfungo.it), che si snoda nell’alta Val Taro, per poi congiungersi con la Val Baganza e la Val Ceno, regalando paesaggi di rara bellezza, tra boschi, borghi medievali, castelli e antiche pievi. Si parte da Parma e, da qui, ci si dirige sulla SS 123 (circa 50 km) in direzione di Berceto, splendido borgo medievale e tappa fondamentale per i pellegrini che percorrevano l’antica via Francigena. Qui si fa una prima sosta per visitare il Duomo, dedicato a San Moderanno. La chiesa mantiene un impianto romanico nonostante gli interventi del XII, XIII, XVI e XIX secolo. Dalla terza cappella sulla destra di accede al Museo del Duomo che conserva arredi e oggetti liturgici di diverse epoche. Si fa quindi una sosta in uno dei ristoranti tipici, per gustare specialità a base di funghi, ma anche le celebri torte salate, preparate con pasta sfoglia ripiena di erbette, zucca, patate, zucchine, cipolle e radicchi. Nel pomeriggio, si sale in auto per raggiungere Borgotaro, cuore pulsante della Val Taro. Qui, nei due ultimi fine settimana di settembre, ogni anno si tiene la Sagra del Fungo. Di origini romane, la cittadina conserva alcune vestigia medievali, tra cui il castello e parte delle mura originali. Meritano una visita anche la chiesa romanica di Sant’Antonino del 1200, la Chiesa di San Domenico del XV sec e lo storico Palazzo Boveri, che ha ospitato la regina di Spagna Elisabetta Farnese durante la sua visita del 1714.

Panorama della Val di Taro

SECONDO GIORNO
Si riprende la SS 523 in direzione di Albareto,considerato un vero e proprio paradiso per i cercatori di funghi per il suo territorio particolarmente prolifico tra porcini, prugnoli, chiodini e altri funghi mangerecci. Ogni seconda settimana di settembre,qui si tiene la rinomata Fiera del Fungo Porcino. Per il pranzo ci si trasferisce invece a Compiano, uno dei borghi più belli d’Italia, che sorge su un promontorio roccioso. Circondato da antiche mura risalenti all’età carolingia è caratterizzato da case di pietra che si affacciano su stradine di ciottolato. Fiore all’occhiello del borgo è il Castello dei Landi del IX secolo, che conserva una ricca collezione di antiquariato e dove è possibile anche pernottare. Nel primo pomeriggio, ci si posta a Bedonia, che sorge in una splendida conca ai piedi del Monte Pelpi. Le sue case a tinte chiare rispecchiano lo stile della vicina Liguria. Si possono visitare il Santuario della Madonna di San Marco e il Museo di Storia Naturale. Si prende poi la via del ritorno verso Parma, facendo prima una breve sosta a Tornolo, località turistica ricca di suggestive corti rurali.

Il fungo si può gustare sott’olio, alla piastra, in padella, oppure crudo e tagliato a fette sottili per accompagnare insalate e carpacci, magari abbinato a scaglie di Parmigiano Reggiano. Ancora: si usa nel ripieno dei tortelli o nei sughi per condire le tagliatelle o il risotto. borgotaro_porcini

Pappardelle ai funghi porcini
Ingredienti
1 kg di funghi porcini
250 gr di pappardelle
2 spicchi di aglio
1 ciuffo di prezzemolo
1-2 peperoncini
1 bustina di zafferano
½ bicchiere di vino bianco
Olio evo q.b.
sale

Preparazione
Lavate e tagliate grossolanamente i porcini. In una padella versate l’olio extra vergine di oliva e mettere a imbiondire gli spicchi di aglio, il prezzemolo tagliuzzato e il peperoncino. Cuocete per 3-4 minuti, quindi aggiungete i porcini e fateli cuocere a fiamma media mescolando di tanto in tanto per circa 10 min. Mettete poi la fiamma al massimo, versate il mezzo bicchiere di vino bianco e fate evaporare. Togliete l’aglio. Nel frattempo, cuocete le pappardelle in acqua salata e scolatele un po’ al dente. Ripassatele in padella insieme ai funghi e aggiungete la bustina di zafferano. Rigiratele e servitele calde, aggiungendo a piacere una spolverata di Parmigiano Reggiano.
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DOVE MANGIARE
*Agriturismo Le Querciole, loc San Pietro, Borgo Val di Taro, tel 0525/96810, www.agrturismo-lequerciole.it . Cucina casalinga a base di prodotti tipici locali e ricette della tradizione contadina dell’Appennino. Costo medio € 25 a persona.
*Al Panigaccio, via Marco Rossi Sidoli 15, Compiano, tel 0525/825541, www.castellodicompiano.com . Ristorante tradizionale ospitato nel complesso del castello di Compiano. Menù tipico € 17.
Il vino: Rosso dei Colli di Parma, dal colore rosso rubino e il sapore secco e armonco, leggermente frizzante.
Dove acquistare: La Vigna di San Pietro, loc San Pietro 39, Borgo al di Taro, tel 0525/7611996, www.lavignadisanpietro.it

DOVE DORMIRE
* Relais Castello di Compiano ****, via Marco Sidoli 15, tel 0525/825541, www.castellodicompiano.com. Quindici camere ricavate nell’antico castello per un soggiorno da favola. Doppia con colazione da € 150, ½ pensione da € 210.
*Agriturismo Funghi e Fate, Loc Gotra, Albareto (Pr), tel 328/2151262, www.funghiefate.com . Bella struttura immersa nella natura dell’Appennino. Dispone di camere e appartamenti. Doppia con colazione da € 45 a persona.




Tra i vitigni dell’Irpinia, la ciambotta

Un viaggio alla scoperta dell’Irpinia e dei suoi sapori, tra le vigne e gli ulivi anche la specialità, la ciambotta.

I Sanniti la chiamavano hirpus, cioè lupo, vigna-taurasiper sottolineare la fierezza della sua gente dedita alla viticoltura fin dai tempi più antichi. L’itinerario proposto si snoda nelle terre di Irpinia, dove nascono il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo e il Taurasi, le tre DOCG campane, ma anche le castagne IGP di Montella, il raffinato tartufo nero di Bagnoli, l’aglio e l’olio Ravece DOP delle Valli dell’Ufita, il pecorino carmasciano e il caciocavallo podolico campano. Si parte da Avellino, il cuore dell’Irpinia, che sorge in una vallata ricca di vigneti ai piedi di Montevergine, sul quale ha sede un santuario benedettino del XII secolo, dove è custodita la statua della Madonna Nera. In città, invece, si possono visitare il Duomo, il carcere borbonico e il Museo Irpino, che conserva testimonianze storico archeologiche, dalla preistoria al Rinascimento.

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Dopo pranzo, si percorre la SS7bis e dopo circa 6 km si arriva ad Atripalda che vanta una storia millenaria. Nel Medioevo, fu feudo dei Capece e degli Orsini; dal 1564 al 1806 è stata invece la città dei Carracciolo che diedero prodotti-tipiciimpulso al suo sviluppo urbano, culturale ed economico. Di questo periodo sono la chiesa di Santa Maria e il Convento domenicano, il convento e la chiesa di San Giovanni Battista, al di là del fiume Sabato, e i numerosi palazzi gentilizi. Ci si ferma poi per una visita alla cantina storica di Mastroberardino (www.mastroberardino.com, tel 0825/614175,  via Manfredi 75/81) meta di visitatori provenienti da tutto il mondo grazie alla raccolta di dipinti di artisti famosi che decorano le cupole delle grotte di invecchiamento del vino. Qui nascono i pregiati vini Fiano di Avellino, Aglianico e Greco di Tufo.

Secondo giorno

Si parte di buon mattino e ci si dirige verso Sorbo Serpico, il cui nome deriva dal sorbo, una pianta tipica delle regioni mediterranee e da serpeus (serpente) con riferimento alla presenza di un luogo di culto dedicato alla divinità latina Serapide. Qui si può visitare, su prenotazione,  la cantina Feudi di San Gregorio (www.feudi.it, tel 0825/986683), in località Cerza Grossa. Ancora una quindicina di km in direzione Nord e si raggiunge Taurasi, antica città sannitica distrutta dai Romani nel 268 a.C, che conserva un centro medievale di rara bellezza tra portali di pietra, stradine lastricate e le antiche mura con Porta Maggiore e Porta Sant’Angelo. Dalla cittadina prende il nome il pregiato vino Taurasi DOCG, che si può acquistare presso le Cantine Antonio Caggiano (www.cantinecaggiano.it, tel 0827/747223) in Contrada Sala. Procedendo in direzione ovest, si arriva a Montefusco dove è ancora viva l’arte artigianale dei fusi. Vale una visita il Carcere Borbonico, attuale sede del Municipio, e la Chiesa Palatina di San Giovanni del Vaglio con la sua torre campanaria cinquecentesca. Ultima tappa dell’itinerario è Tufo, dove nasce il famoso vino Greco. Le sue origini risalgono al 1647, quando Scipione di Marzo vi introduce l’omonimo vitigno. Oggi la tradizione continua presso l’Azienda Agricola di Marzo (www.cantinedimarzo.it, tel 0825/998383). Da non perdere una visita alle Miniere di Zolfo.
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La ricetta: ciambotta

Ingredienticiambotta-irpina

  • 500 gr di zucchine
  • 300 gr di pomodori
  • 300 gr di melanzane
  • 300 gr di patate
  • 1 cipolla
  • 5/6 foglie di basilico
  • 1 cucchiaino di origano
  • 2 coste di sedano
  • 100 ml di olio extravergine di olica
  • Sale e pepe q.b

Preparazione

Tritate la cipolla e fatela appassire nell’olio di oliva poi aggiungete i pomodori e il sedano tagliati a pezzetti. Cuocete a fuoco vivo per 5 minuti, poi unite anche le melanzane e le zucchine sempre a pezzetti. Ricoprite le verdure con l’acqua, profumate con l’origano e proseguite la cottura per altri 10 minuti. Aggiungere per ultime le patate a tocchetti e il basilico. Coprite e terminate la cottura per altri 20 minuti. Regolate di sale e di pepe. Servite la ciambotta con fette di pane tostato.

Come arrivare

Avellino, prima tappa dell’itinerario proposto, si raggiunge facilmnte da Roma e Napoli con la A12 e la A16.

Dove mangiare

*Antica Trattoria Martella, via Chiesa Conservatorio 10, Avellino. Tel 0825/31117, www.ristorantemartella.it. Locale di buon libello con un menù di piatti regionali e carta dei vini con ottima scelta. Prezzo medio a persona € 24-56.

*Marennà, loc. Cerza Grossa, Sorbo Serpico (AV), tel 0825/986666, www.feudi.it. Una stella Michelin per questo locale che propone una cucina creativa che mescola i sapori tradizionali con un tocco di modernità. Prezzo medio a persona € 50-64.

Dove dormire

*Virginia Palace Hotel**** , via Torone, Mercogliano (AV), tel 0825/681902, www.virginiapalacehotel.it  A 5 minuti dal centro, immerso in un parco di 7000 mq. Doppia con colazione da € 60

*Dimora Montefusco, via Dante Alighieri 2, Montefusco (AV), tel 347/372 73 50, www.bbmontefusco.it . B&B con vista sulle montagne. Soggiorno per 2 persone € 48.




Sardegna, in Gallura e con la sua zuppa

Per la rubrica Ricette con viaggio, questo giovedì vi proponiamo un piatto caldo di una terra adatta per passare le vacanze estive. Siamo nostalgici!

La Gallura viene spesso identificata con la celebre Costa Smeralda, che corrisponde invece al tratto di costa compresa tra i Comuni di Olbia e Arzachena. Un possibile itinerario parte da Olbia, da dove ci si muove verso nord sulla Statale 125 in direzione di Golfo Aranci, dominato dall’imponente Capo Figari. Seguendo la costa verso nord si raggiunge l’esclusiva Porto Rotondo. La tappa successiva è Porto Cervo, con le sue boutique, la bella chiesa di Stella Maris e il porto affollato di yacht. Prima del centro abitato, si incontrano le spiagge di Rena Bianca e Liscia Ruja, mentre, seguendo la costa in direzione Abbiadori e poi Romazzino-Capriccioli si arriva alle spiagge di La Celvia e di Capriccioli. Si può poi proseguire alla volta di Baja Sardinia, preceduta dai piccoli e pittoreschi centri di Liscia di Vacca e Poltu Quatu. Ancora qualche chilometro e si raggiunge il Golfo di Arzachena con la bella località di Cannigione che si sviluppa sul lungomare fino a La Conia e Tanca Manna. Vale una visita anche Arzachena, Comune capoluogo della Costa Smeralda, con il suo Sentiero dei Giganti, un percorso che include otto siti nuragici. Seguendo la strada costiera si raggiunge Palau, da cui partono i traghetti per l’isola della Maddalena, collegata da un ponte alla vicina Caprera, sede della Casa Museo Giuseppe Garibaldi.regata-nel-golfo-di-arzachena

 Zuppa Gallurese
Ingredienti
Per il brodo
Carne di manzo, pollo, costole di pecora
Sedano, carota, cipolla, pomodoro secco, prezzemolo, alloro, chiodi di garofano
500 gr di pane raffermo
Formaggio fresco di vacca casizzolu (tipo cacio cavallo)
Pecorino sardo stagionato
Saporita (mix di spezie con finocchio selvatico, prezzemolo, menta, basilico, pomodoro secco e pepe)

Preparazione
Preparate il brodo con la carne, sedano, carota, pomodoro secco, alloro, sale e chiodi di garofano. Grattugiate il pecorino e mescolatelo con la Saporita. Tagliate il pane e il formaggio casizzolu a fette. In una teglia disponete un primo strato di fette di pane, poi cospargetelo con abbondante pecorino e ricoprite con le fette di casizzolu. Ripetete gli strati finché la teglia non sarà piena. Impregnate il tutto con il brodo e ricoprite con fette di casizzolu. Infornate a 180° per 30/40 minuti.  Si può accompagnare con un Surrau IGTI Isola dei Nuraghi, un rosso ottenuto da uve Cannonau, Carignao e Muristellu.

Dove mangiare la zuppa gallurese
-Agriturismo “La Sasima”, str. San Pantaleo, Arzachena, tel 0789/98755, www.agriturismolasasima.it
– Agriturismo “La Kustera”, SP 100, loc Scupefu, Sant’Antonio di Gallura, tel 339/5792103, www.agriturismolakustera.com

Dove dormire
Hotel Cala di Falco****, via Monti Corru, Cannigione, Arzachena (OT) tel 0789/899200, www.hotelcaladifalco.it
Club Hotel Baja Sardinia****, loc Baja Sardinia, Arzachena (OT), tel 0789/99006, www.clubjotelbajasardinia.it zuppa-gallurese




In Puglia, a Gallipoli, la bella del Salento, il polpo alla pignata

Per gustare il polpo alla pignata, o come si dice in dialetto  “Lu purpu alla pignata”,  abbiamo scelto Gallipoli con le sue stradine e le case dai muri bianchi, bellissima cittadina del Salento.

Il centro storico, ricco di chiese barocche e palazzi antichi, è adagiato sull’acqua e collegato alla terraferma da un ponte all’inizio del quale si trova il Castello Angioino Aragonese. Una scaletta collega la Chiesa della Purità con l’omonima spiaggia. In centro si può visitare la Cattedrale barocca dedicata a Sant’Agata e la Fontana Greca con decorazioni mitologiche. Nella Chiesa di San Francesco è conservata invece la statua lignea del “mallandrone”, il cattivo ladrone crocifisso accanto a Gesù, dal ghigno talmente realistico da essere definito da D’Annunzio un “capolavoro di orrida bellezza”. Gallipoli è famosa per le sue celebri spiagge lambite da un mare trasparente. La riviera sud è per la maggior parte sabbiosa con stabilimenti balneari. Tra le spiagge più famose c’è Punta della Suina. La parte nord del litorale, invece, si snoda fino a Santa Maria al Bagno con scogliere frastagliate e splendidi fondali. Lu Purpu se coce cu l’acqua soa stessa”, cioè “Il Polpo si cuoce con la sua stessa acqua”, si dice in Salento. Nella ricetta tradizionale salentina, infatti, per ottenere un polpo morbido e gustoso non si aggiungono liquidi, ma lo si lascia cuocere, nella tipica pignatta di terracotta,  in quella che il mollusco stesso produce.

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 Lu purpu alla pignata

Ingredienti

  • 1 kg di polpo
  • 400 gr di pomodorini
  • 1 cipolla rossa
  • 2 spicchi d’aglio
  • Prezzemolo tritato
  • 2 patate medie
  • ½ bicchiere di vino bianco secco
  • Olio evo, sale q.b

Preparazione

Pulite e battete il polpo, poi tagliatelo a pezzi. In una pignatta di terracotta mettete i pomodorini tagliati e lavati, il prezzemolo, l’aglio e la cipolla tritata. Unite il polpo a pezzi, irrorate d’olio e mettete sul fuoco coprendo la pentola con un coperchio. Cuocete a fuoco lento. Dopo 15 min unite il vino, fate evaporare e cuocete ancora per circa 1 h. Unite le patate a pezzi e salate. Continuate la cottura per altri 30 min.  Lasciate asciugare senza coperchio a fiamma più alta. Servite con fette di pane tostato. Può essere accompagnato con un  Rocci Puglia Igt Bianco

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Dove mangiare lu purpu alla pignata

  • Trattoria Le Fontanelle, via Venezia 32, Gallipoli, tel 0833/266857
  • Vista Mare, via Calò 17, Gallipoli, tel 0833/262420

Dove dormire

 




In Calabria a Spilinga, dove è nata la ‘nduja, una ricetta piccante per scaldare gli animi

Appassionati di piccante? La famosissima ‘Nduja calabrese è l’ingrediente principale della ricetta di oggi. A Spilinga, dove questo tipico prodotto ha origine, potrete assaporare la migliore ‘Nduja della Calabria.

Ogni anno a Spilinga si tiene la Sagra della ‘Nduja, un evento che attrae migliaia di turisti provenienti da tutta Italia. La città, il cui nome deriverebbe dal greco “spelugx”, cioè “grotta” si erge alle pendici del Monte Poro, a  circa 450 m di altitudine. Il suo territorio è disseminato di grotte naturali come la Grotta della Madonna delle Fonti. Nel centro città si possono invece ammirare la Chiesa di San Giovanni Battista e Palazzo Miceli, del XIX secolo, con il portale di pietra con colonne dal capitello finemente lavorato. Merita una visita anche acquedotto rurale, realizzato in pietra da taglio alla fine dell’800, ma che rievoca gli antichi acquedotti romani. I fileja con la ‘nduja sono un classico della cucina calabrese. I primi sono una pasta lunga e attorcigliata, che si produce ancora a mano con l’ausilio di un bastoncino di legno essiccato. La seconda è un salame di suino piccante dalla consistenza cremosa e dal colore rosso vivo, dovuto all’abbondanza di peperoncino. Il composto viene poi insaccato in un budello naturale, sottoposto ad affumicatura e lasciato stagionare. La ‘nduja è nata a Spilinga, comune in provincia di Vibo Valentia, alle pendici del Monte Poro. Si pensa che a “ispirare”  il suo nome sia stata l’Andouille, un salsicciotto francese introdotto in Calabria nel periodo napoleonico.

Fileja con ‘nduja e pomodorini

Ingredienti

500 gr di pasta Fileja calabrese
250 gr di ‘nduja (salame piccante morbido calabrese)
1 cipolla rossa di Tropea
1 bicchiere di vino bianco secco
1 scatola di pelati o 300 gr di pomodori freschi
Pecorino grattugiato
Olio extravergine di oliva q.b.
Sale e pepe nero q.b.

Preparazione

In una padella abbastanza capiente fate riscaldare l’olio e rosolate la cipolla tritata. Aggiungete la ‘nduja, amalgamate il tutto e unite il vino bianco, lasciando sfumare a fuoco vivo. Tagliate i pelati o i pomodori freschi a pezzetti e fate cuocere a fuoco lento per 15 minuti. Nel frattempo, cuocete la fileja in abbondante acqua salata e scolatela al dente. Versate la pasta nel sugo e saltate il tutto in padella. Unite il pecorino grattugiato e una spolverata di pepe nero. Servite subito. Il piatto può essere accompagnato da un Cirò bianco o rosato

Dove mangiare la ‘nduja
Agriturismo San Francesco, loc. San Francesco, Spilinga, tel 327/2315643
Ristorante La Cavallerizza, Contrada Corinti, loc. Monte Poro, Spilinga, (tel 388/7767731)

Dove dormire
Agriturismo Curatola, Contrada Curatola, Monte Poro, Spilinga, tel 0963/883094
Hotel Residence Rosy***, loc Grattalori, Ricadi (VV), tel 0963/663019, www.hotelresidencerosy.com

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Ricette con viaggio a Trieste: atmosfere mitteleuropee con la jota

I primi venti freddi dell’autunno ci portano nel Friuli Venezia Giulia.  A Trieste andiamo a gustare la jota, una calda pietanza dal sapore europeo.

Per scoprire Trieste si può cominciare da Piazza Unità d’Italia, dove si affacciano diversi palazzi storici tra cui Palazzo Stratti che ospita il Caffè degli Specchi. Nella piazza si trova la Fontana del Quattro Continenti, mentre, di fronte, il Molo Audace. Da non perdere il fiabesco Castello di Miramare, fatto costruire dall’Arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo per la moglie Carlotta del Belgio. Tra i Caffè storici ci sono anche il Caffè Pirona, il preferito di James Joyce, il Caffè Tommaseo, il più antico, e il Caffè San Marco. L’imponente Faro della Vittoria, dominato dalla statua della Vittoria Alata, celebra i militari italiani caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Da Piazza Oberdan parte  il Tram di Opicina, un convoglio d’epoca che si arrampica sulle alture carsiche. Una visita di riflessione merita la Risiera di San Sabba, trasformata dai nazisti in campo di prigionia per i deportati destinati ai campi di sterminio. Per visitare la Grotta del Gigante, si entra da una porta naturale e si scende a 80 metri di profondità percorrendo la Grande Galleria, tra stalattiti e stalagmiti. Tra la Lanterna e il Vecchio Faro si trova la Spiaggia del Pedocin. Nei ristoranti tradizionali della città di può gustare la jota, un piatto povero nato a Trieste, ma con varianti anche a Gorizia e in Slovenia.

 

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La Jota

Ingredienti

  • 700 gr di crauti
  • 300 gr di fagioli rossi
  • 4 patate a pezzetti
  • 4 spicchi d’aglio
  • 2 foglie di alloro
  • 2-3 salsicce fresche affumicate di Cragno o costine di maiale affumicate
  • 50 gr di strutto
  • 2 cucchiai di farina
  • Brodo vegetale q.b
  • Sale, pepe, olio evo q.b

Preparazione

Fate scaldare lo strutto e mettere a rosolare due spicchi d’aglio. Aggiungete i crauti, il sale, il pepe e copriteli d’acqua. Lasciate cuocere per 30 min. In un’altra pentola mettete i fagioli, le foglie di alloro e il brodo. Fate cuocere per un’ora. Aggiungete le salsicce a pezzetti e proseguite la cottura per altri 20 min. Aggiungete anche le patate e cuocete per altri 15 min. Con un passaverdure ricavate una purea da metà dei fagioli e delle patate, poi aggiungetela ai crauti e unite il tutto ai fagioli in brodo. In un tegame più piccolo mettete a soffriggere gli altri due spicchi d’aglio con 1 o 2 cucchiai di olio. Eliminateli poi stemperate la farina. Aggiungete poi alla minestra. Servite calda. Può essere accompagnato con un Venezia Giulia Igt Vitovska.

Dove mangiare la jota

Trattoria da Giovanni, via  San Lazzaro 14, Trieste, tel 040/639396, www.trattoriadagiovanni.com/

Osteria Foraperfora, via Diaz 9, Trieste, tel 040/0645981, www.foraperfora.com

 

Dove dormire

Hotel Continentale****, via San Nicolò 25, Trieste centro, tel 040/631717, www.continentalehotel.com

Albergo Alla Posta ***, Piazza Oberdan 1, tel 040/365208, Trieste centro, www.albergopostatrieste.it

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Torta rustica di grano saraceno

Una torta dal sapore rustico addolcito dalla dolcezza dei mirtilli rossi, perfetta per una colazione della domenica mattina, ma anche per la merenda!

Ingredienti:

  • 150g di zucchero semolatodownload
  • Essenza naturale di vaniglia
  • 3 uova
  • Confettura di mirtilli rossi
  • 1 cucchiaio e ½ di farina bianca
  • ½ bustina di lievito
  • 150g di burro
  • Zucchero a velo

Preparazione:

In una terrina lavorate il burro ammorbidito a temperatura ambiente con lo zucchero semolato poi aggiungete i tuorli e poche gocce di essenza di vaniglia, mescolando fino ad ottenere un composto cremoso. Setacciate le due farine e il lievito e uniteli alla crema, mescolando bene per evitare di formare grumi.

In una ciotola a parte montate gli albumi a neve ferma con le fruste elettriche. Incorporateli quindi delicatamente al composto, mescolando dal basso verso l’alto per non smontarli. Versate il tutto in una tortiera da 24-26 cm di diametro leggermente imburrata e infarinata e cuocete in forno a 180°C per almeno 30 minuti.

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Sfornate, lasciate raffreddare la torta e tagliatela a metà in senso orizzontale. Farcitela con la confettura di mirtilli rossi, cospargetela di zucchero a velo e servite.




Ricette con viaggio: in Sicilia a Mondello tra spiaggia e caponata

In Sicilia è sempre tempo di spiaggia e di sole, e soprattutto è sempre stagione per gustare la Caponata siciliana. Noi siamo andati a Mondello!

Per gustare la Caponata abbiamo scelto Mondello, località a pochi km da Palermo, che sorge ai piedi del Monte Pellegrino. Lungo il lido si trovano alcuni tratti di spiaggia libera e le spiagge di Sirenetta, Valdesi e Stabilimento attrezzate con le caratteristiche cabine di legno in stile liberty. Il mare cristallino è ricco di posidonie e ospita diverse specie marine che attraggono qui gli appassionati di snorkeling e immersioni. In città, si può fare una sosta culturale a Villa Caboto e al castello normanno della Zisa del 1100 che conserva cimeli di età araba. Tra Mondello e Palermo si trova il bel Parco della Favorita, all’interno del quale si trovano diversi edifici liberty, tra cui la Palazzina Cinese e Villa Niscemi. Gli amanti del trekking non possono poi perdersi una passeggiata nella Riserva Naturale del Monte Pellegrino, 1020 ettari di vegetazione mediterranea e habitat naturale di diverse specie animali. Le melanzane arrivano in Sicilia insieme ai Saraceni e vennero subito utilizzate come ingrediente di piatti come la Parmigiana e la Pasta alla Norma. Il sapore agrodolce, tipico della Caponata è invece di origine persiana ed è stato portato sull’isola durante la dominazione musulmana. Quanto al nome, si dice che esso derivi dall’abbinamento con la cacciagione e con il cappone, oppure per conservare la lampuaga, un pesce che in dialetto veniva detto “capone”.

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La Caponata siciliana
Ingredienti
5/8 melanzane
2 gambi di sedano
1 cipolla
300 gr di olive verdi
3 cucchiai di capperi sotto aceto
1 litro di salsa di pomodoro
1 bicchiere di aceto bianco
2 cucchiai di zucchero
Olio per friggere

Preparazione
Sciacquate le melanzane e talgliatele a cubetti grossi. Friggetele in olio bollente  e scolatele sulla carta assorbente. Pulite il sedano e bollitelo in acqua salata. In un contenitore soffriggete la cipolla affettata, lasciate imbiondire e poi aggiungete il sedano bollito, le olive snocciolate a pezzi, i capperi sotto aceto e la salsa di pomodoro. Aggiustate di sale e di pepe e lasciate cuocere per 30 minuti. A fine cottura, aggiungete anche le melanzane e fate insaporire. Sciogliete lo zucchero nell’aceto e versatelo nella salsa di melanzane, fate sfumare. Servite freddo o appena tiepido. Il piatto è consigliabile accompagnarlo con un Marsala o Nero d’Avola.

Dove mangiare la caponata
– Ristorante Alle Terrazze, viale Regina Elena, Mondello, tel 091/6262903,    www.alleterrazze.it
– Le Antiche Mura, via Mattei 1, Mondello, tel 091/453940,www.leantichemuraristorante.it

Dove dormire
Mondello Palace Hotel****, viale Principe di Scalea (Pa), tel 091/45001, www.mondellopalace.it
B&B Mondello Resort, viale Egle 7, Mondello, tel 339/5886611, www.bbmondelloresort.it caponata-siciliana




Campania, a Cetara con le sue alici

Visitare la Costiera Amalfitana è un classico senza tempo in ogni stagione dell’anno e proprio da lì arriva la nostra ricetta. La Colatura di alici di Cetara ha origini antichissime che risalgono alle tradizioni tipiche della Campania.

Oggi, Cetara conserva ancora l’atmosfera del piccolo borgo di pescatori. Abbracciata dal Mar Tirreno e dal Monte Falerio, nel 1551 viene attaccata dai Turchi e si dota di una robusta Torre di Avvistamento, oggi simbolo della cittadina. Per le bellezze naturali e artistiche Cetara è stata inserita dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità. Il centro storico del borgo conserva alcuni gioielli storico artistici, come la Chiesa di San Francesco con la sua caratteristica cupola, e la Chiesa di San Pietro, patrono della città, con l’interno barocca, la cupola con le maioliche e la vicina Torre duecentesca. Splendido il piccolo porto coi i pescherecci colorati e i gozzi tirati in secca sulla piccola spiaggetta.

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La colatura di alici è un derivato diretto del garum romano e viene ancora prodotta alla maniera tradizionale: le alici pescate del mare della Costiera Amalfitana dal 25 marzo al 22 luglio, giorno di Santa Maria Maddalena, vengono poi messe a maturare in una soluzione di acqua e sale marino in botti di rovere, finché non producono il tipico liquido chiaro, che viene poi filtrato e confezionato. Il processo dura circa quattro mesi. La Colatura di Alici di Cetara si utilizza poi per condire la pasta, ma anche le verdure.  Una curiosità: il tonno di Cetara è richiestissimo il Giappone per la preparazione del sushi.

Spaghetti con colatura di alici

Ingredienti
400 gr di spaghetti
4 cucchiai di Colatura di alici di Cetara
8 cucchiai di olio extravergine di oliva
3 spicchi d’aglio
Peperoncino e prezzemolo q.b
Sale q.b

Preparazione
Fate bollire gli spaghetti in abbondante acqua con poco sale, poiché la colatura di alici è molto salata. Nel frattempo scaldate in una padella antiaderente piuttosto capiente un spicchio d’aglio e un peperoncino, facendo soffriggere a fuoco basso. Quando l’olio si scalda, aggiungete un mestolo di acqua di cottura della pasta. Scolate gli spaghetti al dente e terminate la cottura in padella. Aggiungete il prezzemolo tritato e la Colatura di alici. Impiattate e condite con un filo di olio extravergine di oliva a crudo.
Potete accompagnare tutto con un vino Costa D’Amalfi Bianco.

Dove mangiare gli spaghetti con colatura di alici
• Al Convento, Piazza San Francesco 16, Cetara (Sa), tel 089/261039, www.alconvento.net
• Acquapazza, Corso Garibaldi 36,Cetara, tel 089/261606, www.acquapazza.it

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Dove dormire
• Hotel Cetus****, Corso Umberto 1, Cetara, tel 089/261388, www.hotelcetus.com
• Ruderi B&B, via Vecchia Comunale, loc. Fuenti, Cetara, tel 340/6540672, www.ruderihotel.it

 




Inseguendo l’estate a Tropea: la frittura di Surici

L’estate è ormai alle spalle e diamo il benvenuto all’autunno con i suoi colori caldi. Non per questo bisogna farsi scoraggiare, anzi si può organizzare un bel weekend all’insegna del bel mare e delle ricette tipiche di Tropea: i surici.

Una delle ragioni per sceglierla come meta per le vacanze sono le sue spiagge, come il tranquillo Litorale del Cannone e il suggestivo Arenile della Rotonda. Nei pressi dell’Isola Bella si trova invece la Spiaggia Marina dell’Isola dalla sabbia cristallina mentre a 1 km dalla città la Spiaggia Passo Cavalieri è la preferita dagli appassionati di immersioni per i suoi splendidi fondali. Atmosfere romantiche si respirano invece  tra le calette della Spiaggia l’Occhiale, con la splendida Grotta Azzurra. Splendide anche la Spiaggia ‘a Linguata e la Spiaggia del Convento, che prende il nome dalla costruzione che la sormonta.  Vale una visita anche il centro storico con le sue atmosfere romantiche e i palazzi del 700 e dell’800 arroccati sulla rupe. Il cuore della città è Piazza Ercole, da cui si parte per visitare il Duomo normanno del IV secolo, la chiesa cinquecentesca di Santa Maria della Neve e Santa Maria dell’Isola, un santuario benedettino situato su un grande sperone di roccia e diventato il simbolo di Tropea nel mondo. Il buon cibo è una delle ragioni per soggiornare a Tropea.
Per la nostra ricetta ci serviamo dei surici: essi si trovano nelle acque che circondano la Calabria e in poche altre zone del Sud Italia, dove sono conosciuti come pesci pettine. In Calabria, invece, si chiamano surici. Il corpo piatto e allungato, la carne bianca e la quasi assenza di spine li rende particolarmente adatti alla frittura.

Dove mangiare
– Osteria del Pescatore – via del Monte 7, Tropea.
Tel: 0963/603018

– Porta Vaticana – via Regina Margherita 4, Tropea.
Tel: 0963/ 603387 – www.ristoranteportavaticana.it

Dove dormire
– Hotel Villa Antica**** –
Via Pietro Ruffo di Calabria, 37 – Tropea.
Tel: 0963/603245 – www.villaanticatropea.it

– Hotel Tropis**** – Contrada Fontana Nuova, Tropea. Tel: 0963/607162 – www.tropis.it

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La frittura di surici

Ingredienti
– 20 surici
– 300 gr di farina
– Sale q.b.
– ½ litro di olio di semi per la frittura

Preparazione
Pulite bene i pesci e lasciateli asciugare per qualche minuto. Disponete la farina in una teglia e rigirate bene i pesci. Lasciate riposare per 5 minuti. Nel frattempo, portate a ebollizione l’olio in una padella antiaderente. Quando sarà ben calda mettete a friggere i pesci per circa 3 minuti per lato. Preparate un vassoio con abbondante carta assorbente e mettete i pesci a scolare quando saranno ben dorati.
Salate e lasciate intiepidire.
Il tutto può essere accompagnato da un Greco Bianco Igp come il Refulù
della Cantina Comerci.

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Lazio: Gaeta tra storia, natura e la tiella.

Per la Rubrica ricette del Martedì a Gaeta, nel Lazio, si può gustare la Tiella, la tipica focaccia ripiena di polpo,gamberetti e olive, nata come piatto unico per mettere d’accordo contadini e pescatori.

Il golfo è dominato dal Castello Angioino Aragonese, composto da due blocchi. Il corpo aragonese, circondato da torri e mura, nel 1870 ha avuto come prigioniero Giuseppe Mazzini, mentre il corpo angioino, del VII secolo, è stata la sede del carcere Militare. Percorrendo le strette vie si arriva alla Cattedrale di Sant’Erasmocon il vicino Museo Diocesano. Sul lato ovest del Monte Orlando, si trova il Santuario della SS Trinità, da dove parte l’escursione alla Grotta del Turco, situata in una delle fenditure del monte. Sul Monte Orlando si trova anche il mausoleo romano di Lucio Munazio Planco del 22 a.C. Lungo il tratto di litorale di 10 km che da Gaeta va a Sperlonga si snodano sette spiagge di rara bellezza. La più vicina al centro è la spiaggia di Serapo. Spostandosi a nord, si raggiunge la piccola spiaggia di Fontania con l’isolotto della Nave di Serapo. Presso la Spiaggia dei Quaranta remi si trova il Pozzo del Diavolo, una feritoia nella roccia che sprofonda in mare dopo un salto di 50 m. Procedendo lungo la via Flacca si incontrano la piccola spiaggia Ariana, insignita della Bandiera Blu, la spiaggia naturista dell’Arenauta, la spiaggia di San Vito e la spiaggia di S. Agostino.
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LA RICETTA: Tiella
Ingredienti
500 gr di farina
20 gr di lievito naturale
200 ml di acqua tiepida
3 cucchiaio di olio evo
1 kg di polpi o calamari bolliti
100 gr di pomodori pelati
100 gr di olive di Gaeta senza nocciolo
Prezzemolo, peperoncino, sale q.b.

Unite la farina, il lievito, il sale e l’olio. Avvolgete  la pasta in uno strofinaccio e lasciatela lievitare per 30 min. Fate bollire i polpi e i calamari, poi tagliateli a pezzi e conditeli con olio, prezzemolo, peperoncino, pelati e olive snocciolate. Dividete in due l’impasto e stendetene metà con il mattarello fino a ottenere un disco. Poi fate lo stesso con l’altra metà. Ungete una teglia e foderatela con un disco di  pasta. Mettete il ripieno e ricopritelo con il secondo disco. Infornate per 30 min in forno preriscaldato a 180°. Servite tiepida.
I vini: Vivano Bianco Dove acquistare: Cantine Capobianco, via Degli Eucalipti 4, Gaeta, tel 0771/742105,
www.capobiancocantine.it

Come arrivare:

In auto: da Nord A1 in direzione Roma, uscita Cassino, poi superstrada per Formia in direzione Gaeta. Oppure A1, uscita Roma Sud, poi Grande Raccordo Anulae in direzione Napoli e SS 148 Pontina. Dopo Terracina, SS213 Flacca in direzione Gaeta. Da Sud SS Domiziana da Napoli.

In treno: Le stazioni di Roma e Napoli sono collegate ogni 30 min con il Golfo tramite lo scalo di Formia.

Dove mangiare la tiella:
Pizzeria del Porto, via Bausan 40, tel 0771/460067, Gaeta, www.pizzeriadelporto.com
Antico Forno Giordano, via Indipendenza 39, Gaeta, tel 0771/460603

Dove dormire:
Grand Hotel Le Rocce****, via Flacca, km 23,3, tel 0771/740985,www.lerocce.it
Hotel Serapo***, Spiaggia di Serapo, Gaeta, tel 0771/450037, www.hotelserapo.com




Sardegna: Alghero e l’aragosta alla catalana.

Alghero è conosciuta anche come Barceloneta per la sua storia e tradizione catalana, che si riflette anche nella cucina, con la sua celebre aragosta.

La visita alla città comincia con una passeggiata lungo i Bastioni, per ammirare le torri difensive tra cui San Giacomo, San Giovanni, Vincenzo Sulis e della Maddalena. Dopo aver ammirato il panorama dalla Torre di Sant’Elmo, una scalinata conduce alla Piazza Civica, sulla quale si affacciano Palazzo de Ferrera, Casa de la Ciutat, e la Duana Real. Nel centro storico si trova la Cattedrale di Santa Maria, in stile catalano. Tra gli edifici religiosi, meritano una sosta anche la Chiesa di San Michele con la cupola policroma e la Chiesa della Misericordia. Da visitare anche il suggestivo Museo del Corallo, ospitato nell’elegante Villa Costantino. Splendida la passeggiata serale sul Lungomare Dante e Valencia, circondati da ville in stile liberty. Da non perdere l’escursione alle Grotte di Nettuno, incredibili formazioni carsiche nei pressi del promontorio di Capo Caccia. Nel territorio di Alghero si trovano anche il Complesso Nuragico di Palmavera, la Necropoli di Anghelu Ruju e il complesso di Sant’Imbenia. Tra le spiagge più famose ci sono Le Bombarde, Il Lazzaretto, Mugoni, Cala Dragunara, la Spiaggia della Speranza, Punta Giglio e la Spiaggia del Porticciolo.

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LA RICETTA: Aragosta alla catalana
Ingredienti
2 aragoste da 500 gr cadauna
300 gr di cipolle
600 gr di pomodori
1/3 di litro di olio extravergine di oliva
Succo di limone q.b
Sale e pepe nero macinato

Mettete a bollire le aragoste in acqua bollente per circa 45 minuti. Affettate le cipolle, mettetele a bagno in e tagliate i pomodori a spicchi. Preparate la vinaigrette sbattendo l’olio, il limone, il sale e il pepe macinato. In una pirofila mettete uno strato di cipolle e pomodori e versate sopra una parte della vinaigrette. Tagliate l’aragosta in pezzi ed eliminate il carapace. Versate sull’aragosta il rimanente delle vinaigrette. Lasciate riposare un paio d’ore prima di servire.
I vini:

Le Arenarie Alghero DOC Sauvignon. Dove acquistare: Cantina Sella & Mosca, loc I Piani, Alghero, tel 079/997719, www.sellaemosca.it

Come arrivare:

In aereo: collegamenti da Milano, Bologna e Roma con Ryanair (www.ryanair.com), Alitalia (www.alitalia.com), Easyjet (www.easyjet.com).

In traghetto: il porto più vicino è Porto Torres. Collegamenti da Genova con Moby (www.moby.it), Grandi Navi Veloci (www.gnv.it), Tirrenia (www.tirrenia.it), da Civitavecchia con Grimaldi Lines (www.grimaldi-lines-it)
Dove mangiare l’aragosta alla catalana:
Osteria Macchiavello, Bastioni Marco Polo 57, Alghero, tel 079/980628, www.osteriamacchiavello.com
Ristorante La Lepanto, via Carlo Alberto 135, Alghero, tel 079/979116. www.lalepanto.com

Dove dormire:
Hotel Portoconte***, loc. Porto Conte, Alghero, tel 079/942035, www.hotelportoconte.it
B&B Il Sogno di Alghero, loc. Monte Agnese, Alghero, tel 079/987292, www.ilsognodialghero.it




Emilia Romagna: Rimini, movida e piadina.

Ricetta del martedì.  Rimini, la capitale del divertimento della Riviera romagnola, offre tante occasioni di svago, ma anche interessanti spunti culturali ed enogastronomici, primo tra tutti la tradizionale Piadina.

Oltre ai celebri stabilimenti balneari, una visita al centro storico parte da Piazza Cavour, su cui si affacciano il Palazzo Comunale, il Palazzo del Podestà e il Palazzo dell’Arengo. Di fronte, si trova la galleria dell’Antica Pescheria, con la serie di pub e locali alla moda, fulcro della movida serale. Da Corso Augusto si arriva all’Arco di Augusto e poi al Ponte di Tiberio. Attraversandolo si arriva a Borgo San Giuliano, il quartiere che ha dato i natali a Federico Fellini. In Piazza Tre Martiri, si trovano la Torre dell’Orologio e il Tempietto di Sant’Antonio. Prendendo via IV Novembre, si arriva al Tempio Malatestiano, progettato da Leon Battista Alberti. In Piazza Ferrari si trovano gli scavi archeologici che hanno portato alla scoperta della Domus del Chirurgo, una casa romana con il pavimento a mosaico. Nella zona del porto si trovano invece la grande Ruota Panoramica e il celebre locale Rock Island. Per le famiglie, a Viserba, che si raggiunge percorrendo la SS Adriatica verso Ravenna, si trova il parco Italia in Miniatura. Andando verso Riccione, invece, si raggiunge Fiabilandia, un parco di divertimenti pensato per i più piccoli.

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LA RICETTA: Piadina romagnola
Ingredienti
500 gr di farina
50 gr di strutto (o 5 cucchiai di olio extravergine di oliva)
Sale
1 pizzico di bicarbonato
Acqua tiepida q.b.

Disponete la farina, aggiungete lo strutto, il sale e il bicarbonato e amalgamate con l’acqua. Dividete l’impasto in 8 palline e lasciatele riposare per 30 min. Stendete i panetti con il mattarello ricavandone dei dischi alti 3-4 mm e larghi circa 25 cm. Scaldate una padella di diametro adatto a contenere le piadine e mettetele a cuocere per qualche minuto per parte. Potete poi tagliare le piadine a spicchi e gustarle da sole, oppure piegarle in due e farcirle con squaquerone e rucola, oppure con salumi, salsiccia e verdure fresche, saltate o gratinate.

I vini: un rosso come il Sangiovese di Romagna.
Dove acquistare: Azienda Agricola San Valentino, via Tomasetta 13, fraz San Martino in Venti (RN), tel 0541/752231, www.vinisanvalentino.com

Come arrivare:

In auto: da Nord autostrada del Sole A1, A21 Torino – Piacenza e A22 del Brennero fino a Bologna, poi A14 per Rimini. Da Venezia SS309 Romea. Da Sud A1 e A14 e SS16 Adriatica.

In treno: linea Bologna-Ancona.

Dove mangiare la piadina romagnola:
Dalla Lella, Viale Rimembranze 74/4, Rimini, tel 0541/389460, www.dallalella.it
Nud e Crud, via Tiberi 27/29, Rimini, tel 0541/29009, www.nudecrud.it

Dove dormire:
Hotel Giulio Cesare***S, via Battarra 9, Rimini centro, tel 0541/708726, www.giuliocesarehotel.net
Hotel Napoleon***, Piazzale Cesare Battisti 22, Rimini centro, tel 0541/27501, www.napoleonrimini.it