WEEKEND IN FOTO… Racconta la tua città

L’intento di Weekend&Friends è quello di avvicinarci sempre di più a voi, alle vostre passioni e condividerle, per questo apriamo a tutti gli amici del weekend l’iniziativa fotografica volta a valorizzare il territorio italiano, per rendervi parte integrante della nostra realtà. Vi sfidiamo a catturare gli scorci più belli, i luoghi più suggestivi o semplicemente i dettagli più particolari delle città italiane, persone, atmosfere e nuove consuetudini che popolano i vostri luoghi del cuore.

Il concorso è aperto a tutti i fotoamatori e ciascun partecipante potrà inviare un massimo di tre immagini (di peso inferiore a 1 mega, in formato jpg), accompagnate da un  testo esplicativo. Non sono ammessi fotomontaggi e le immagini non devono essere state premiate in altri concorsi. Gli scatti potranno essere inviati all’indirizzo e-mail comunicazione@edizionidargenzio.com con oggetto “WEEKEND IN FOTO”, insieme alla scheda di partecipazione che trovate di seguito in allegato.

MODALITÀ

Le foto potranno essere inviate a partire dal giorno 12 dicembre sino al giorno 28 febbraio. Le foto selezionate saranno esposte nella sezione Weekend & Friends del portale WeekendPremium e disponibili per votazione sulla pagina social Weekend – Premium – dove verranno esposte per un periodo di 10 giorni a gruppi di 5/10 foto. Tutti i partecipanti, per poter essere considerati iscritti dovranno mettere like alla pagina Facebook.

CRITERI

Originalità, intensità emotiva e aderenza al tema.

VOTAZIONE

La foto a venire premiata sarà quella che riceverà il maggior numero di like sulla pagina social Weekend – Premium.

 PREMI

  • UN WEEKEND CINQUE STELLE (PER DUE, PER DUE NOTTI ) PRESSO IL PRESTIGIOSO HOTEL HILTON MOLINO STUCKY DI VENEZIA
  • PREMIAZIONE DURANTE L’EVENTO PRIMAVERILE (MARZO ’16)
  • PUBBLICAZIONE DELLE TRE FOTO PIU’ VOTATE  SULLA RIVISTA WEEKEND IN

SCADENZA: 28 febbraio 2016

Per informazioni:  comunicazione@edizionidargenzio.com

WEEKEND-IN-FOTO-MODULO

 

foto copertina by Cerisano




Fai premiare chi si batte per la valorizzazione del tuo territorio

Siamo alla ricerca di altri Cittadini che amino il loro territorio e lottino per preservarlo, salvaguardarlo e svilupparlo.
Segnalaci il tuo candidato meritevole tramite social o commentando l’articolo.
Già durante l’evento l’evento il “Dopoexpo è Green”, all’Hotel Enterprise di Milano, Il Polo del Weekend Premium ha premiato tre sindaci italiani per l’impegno e il rispetto dimostrato verso il proprio territorio: Paolo Bellini, sindaco di Pozzolengo (BS), Ferruccio Capone, sindaco di Montella e presidente dell’Associazione ATS e Rosanna Repole, sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi (Avellino).
R.D.A._2
I sindaci con appassionati interventi hanno spiegato i loro progetti realizzati e futuri volti a valorizzare il territorio.
sin



Racconti di viaggio: Un treno chiamato Jazz

Il primo di una serie di racconti inviateci da voi lettori… per partecipare cliccate qui e preparatevi a vincere due meravigliosi weekend.

Una originale avventura musical-ferroviaria. Un convoglio speciale, straordinario, festoso. Percorso: da Bari a Martina Franca e ritorno. Partenza alle 16.25, arrivo alle 18.35.

Un convoglio affollatissimo non solo di turisti, ma anche di gente desiderosa di godersi la novità, di affrontare una piccola avventura, di vivere appieno l’originale esperienza, di stare in compagnia in modo diverso, ammirando la bellezza paesaggistica, architettonica dei paesi attraversati, godendo i colori, il clima, il calore. In quelle ore, milanesi e bolognesi, pugliesi e alcuni stranieri, hanno familiarizzato, si sono scambiati gli indirizzi, qualcuno ha addirittura gettato le basi per un’amicizia, si sono dati appuntamento, degustando prodotti tipici di questa terra ricca di ospitalità e cortesia. Negli intervalli tra un brano musicale e l’altro, suonati da più orchestre, rimbalzavano, curiosità sulle prelibatezze assaggiate, sulla storia del locomotore (diesel, del 1959) che trainava tre carrozze Carminati anni ‘30-’40, con i sedili di legno, una a terrazza del 1903, un bagagliaio del 1940. Reperti storici, insomma. “Sembrano quelle del Far West”, ha insinuato un patito di Bud Spencer e Terence Hill, ma la battuta è naufragata nelle note di “Summertime”, accolta da applausi fragorosi. Poi, mentre la motrice rallentava e si apprestava all’ultimo “sbuffo”, un signore con i baffi all’Einstein ha ricordato il Treno Blu della Bèlle Epoque; e tale era almeno l’atmosfera briosa esplosa sul marciapiede e dai finestrini. Un novantenne dal passo traballante, ma dallo sguardo espressivo, vivace, rivolgendosi a un accompagnatore, ha accennato ai tempi della guerra, risvegliati dall’arredo delle vetture, comunque restaurate a dovere e ben tenute. Il fascino del treno ci accompagna dall’infanzia. Va bene l’aereo, altrettanto bene il pullman, l’auto, ma vuoi mettere il piacere di andare su rotaie da un luogo ad un altro, con ulivi solenni, vigneti in preghiera, casupole sbrecciate, tetti, muri a secco… che corrono come frecce? Una “madame” dall’aria sognante confessava che tutta la luce bevuta durante il viaggio aveva dato ristoro alla sua anima; che il verde della Puglia, intenso, non lo aveva mai visto da nessun’altra parte. E sollecitava informazioni sul “Valle d’Itria Express”. Tempo al tempo. Gli organizzatori (l’Aisaf di Bari con la collaborazione dell’Associazione culturale musicale “Nel gioco del jazz” e la Scuola musicale “Il Pentagramma di Bari”) ce la mettevano tutta per spiegare, illustrare, raccontare, soprattutto ai ragazzi, i più incalzanti, insaziabili, alla vista delle immagini esaltanti, scenografiche che la mia regione può offrire; a cominciare dai trulli con i tetti come i berretti dei maghi delle fiabe, sormontati da pompon o palle da biliardo. “Il treno chiamato jazz” sibilava quasi in segno di allegria e i bambini tripudiavano. Dario De Simone, dell’Aisaf di Bari, psicopompo dell’iniziativa, era frastornato, sballottato tra il cronista ansioso di sapere mille particolari e l’operatore di Telenorba che lo riprendeva di faccia, di profilo, nascosto dal contrabbasso che il suonatore faceva fatica a salvare dalla ressa. Scene già viste un mese prima, quando sullo stesso binario il “Salento Express” aveva fatto la sua prima corsa. La macchina era dei primi anni ‘50: pezzo da museo, sì, ma ancora nel pieno della sua potenza. I vagoni risalivano forse al tempo della guerra: quasi gli stessi di quelli che ci portavano da Taranto a Martina, dove la notte ci svegliavano terribili boati: le bombe che facevano lampeggiare l’orizzonte e crollare i palazzi. Allora il treno non oltrepassava la stazione di Nasisi, perché quella di Taranto era a rischio. Da lì alle Tre Carrare, dove abitavo (saranno venti chilometri? Di più?) bisognava andare a piedi. Camminata stancante, che dovevamo fare dopo ogni bombardamento per accertarci che la nostra via non fosse sommersa dalle macerie. Quando il conflitto si concluse e si raccoglievano i cocci, alla stazione della Bimare andavamo con la carrozza. Il vetturino, sempre lo stesso, in cassetta con il cappello  a cilindro, si presentava alle sei del mattino, quando le strade erano deserte, le finestre chiuse e i negozi pure, a parte quello del fornaio. Il treno per Martina partiva alle 7.30. Le tappe: Nasisi, Statte, Crispiano, Madonna del Pozzo, San Paolo. Mi inebriava il fischio “d’a Ciucculatera” che a volte aveva un respiro affannoso. Passarono gli anni, e non so più quante volte, arrivando a Bari da Milano, raggiungevo Martina con la Sud-Est. E riscoprivo dettagli dimenticati, provando emozioni che mi inumidivano lo sguardo. Un giorno, non so più se a Casamassina o a Conversano, l’altoparlante annunciò che i contadini, per una protesta, avevano occupato le rotaie, per cui non era possibile proseguire. Non mi scomposi: scesi, mi sedetti su una panchina rinunciando ad accendere il solito toscanello per meglio osservare i viaggiatori: contrariati o adirati o impennati. Io avevo tempo, ero libero da impegni: ero già in Puglia, nella mia Puglia, che per Giuseppe Carrieri è la patria di Andersen, “un Andersen mediterraneo, con più balenanti misteri”…E gioivo, respiravo aria familiare, ritrovavo vecchie fragranze… Ero diretto a Martina, e ricordavo:… “la Murgia dei Trulli raggiunge qui la sua vetrina domenicale, la sua stravaganza espressiva”. “È un’indecenza”, urlò un tale con una voce da gallinaceo. “Uno schifo”, gli si associò un altro. “La polizia che fa; sta a guardare?”, tuonò un terzo. Poi un coro assordante. Io, serafico, quando potetti, azzardai: “Ognuno si difende come può. Subiscono un’ingiustizia e reagiscono”. Uscii indenne dall’intervento. Nessuno ebbe la tentazione di ridurmi in poltiglia. Era quasi mezzogiorno; l’interruzione doveva concludersi alle 16. Guardavo il locomotore e invidiavo i macchinisti che dalla cabina di guida si godono il treno che filando divora la strada ferrata. E pensavo alla piattaforma girevole della stazione di Martina, sepolta sotto uno strato di terra. Mi dicono che prossimamente verrà riscoperta, restaurata e sistemata come base di una “Ciucculatera”: un monumento al treno, che alimenta i sogni, le chiacchierate, le confidenze, gli sfoghi, gli incontri. Il mio amico Gerardo voleva andare a vedere il luogo della sepoltura della piattaforma. Ma non c’era tempo. Le sbarre del passaggio a livello erano state abbassate. Il “Treno chiamato jazz”, o meglio “Salento Express”, aveva già lasciato lo scalo di Locorotondo. Erano quasi le 19. “Attenzione al terzo binario”, ha avvertito una voce. Subito dopo la baraonda. Mille macchine fotografiche scattavano foto. Duecentottanta viaggiatori salutavano con in fazzoletti in mano, il marciapiede formicolava di gente che sbucata improvvisamente assediava il convoglio: un’accoglienza calorosa che bloccava i gitanti sulla piattaforma, sugli scalini. Il trombettista vinceva la tentazione di intonare il silenzio, per agevolare uno dello “staff” che informava, sgolandosi: “Chi vuole può andare a visitare il centro storico, ma deve tornare puntuale”, mentre una siepe umana s’ingrossava attorno a un complesso che, non ancora defatigato, riprendeva il concerto sul piazzale. Un 19 settembre da inserire negli annali, ha commentato il papà di Gerardo, Nicola, uomo di poche parole, ma sempre ben dosate, che con il suocero Vito e la moglie Antonella aveva atteso a lungo l’ora dell’evento. “A parte lo spettacolo davvero grandioso, avete notato la pianta di capperi spuntata proprio sul terzo binario?”. (F.P.)




Weekend in Foto: Il nostro territorio firmato da Carlos Solito

Dall’obbiettivo del fotografo Carlos Solito, ecco alcune delle foto che ritraggono il nostro territorio in tutto il suo splendore. Ispiratevi a questo professionista e partecipate all’iniziativa “Weekend in foto, Racconta la tua città.” Le immagine, con la loro potenza comunicativa, raccontano più di mille parole… esprimetevi con esse e mostrateci i luoghi più cari della vostra città.

Ecco una piccola ma significativa selezione delle foto che potrete trovare anche sul numero di Weekend.

[pjc_slideshow slide_type=”carlos-solito-win-5″]