California e Audi Q5 -Un turismo dal buon retiro in stile hippy alla nuova frontiera del turismo di lusso.
Era l’8 dicembre del 1976, quando gli Eagles pubblicavano il loro capolavoro, Hotel California. Mentre stiamo scrivendo, è l’8 dicembre 2016: esattamente quarant’anni dopo, appena tornati dallo Stato della Bassa California del Sud (Baja California Sur), in Messico. Dove abbiamo viaggiato guidando sulle coste e nel deserto, ascoltando quelle note: per fermarci, naturalmente, a Todos Santos, a quell’Hotel California, sempre frequentatissimo. Sembra che numeri e coincidenze siano del tutto casuali, invece è anche bello pensare, tornando con la fantasia allo spirito di quei tempi, che non tutto avvenga per caso.
Merito degli Anelli
In questo caso, la casualità dell’occasione di visitare la regione di Los Cabos (“i capi”), è dovuta, come vedremo, a un evento particolare. È l’estrema punta meridionale della penisola californiana, dove il tranquillo Mar di Cortez incontra le onde dell’Oceano Pacifico. Appena oltre Cabo San Lucas, dove tra quei faraglioni, quelle rocce e quel paio di piccole spiagge (una, addirittura, si affaccia su entrambi i mari), foche e pellicani si disputano la ricchezza di pesce favorita dal rimescolamento che ossigena le acque, dalle correnti e dalle temperature tropicali. Il titoletto non allude alla saga di Tolkien: in questo caso gli anelli sono addirittura quattro. Quattro come il celebre marchio della trazione integrale di Audi, che costruisce la nuovissima sport utility Q5 proprio in Messico, ideando il tour per esplorare la zona, provandola in anteprima. Lungo entrambe le coste, all’interno, anche in zone (quasi) desertiche, e facendo tappa a Todos Santos. In quell’hotel dove le note degli Eagles risuonano sempre.
Verso il Tropico
La nostra base è San José del Cabo, vicina all’aeroporto di Los Cabos (SJD), dove si arriva dalla capitale federale con voli Aeroméxico, ma la struttura è affollata da aerei privati, da executive a velivoli più grandi, che indicano la frequentazione statunitense d’alto livello. Come il JW Marriott Resort dove ci dirigiamo per recuperare il fuso orario (8 ore meno dell’Italia): il rumore possente ma sommesso al tempo stesso delle onde sulla spiaggia concilia il recupero. La mattina dopo, partiamo in direzione Nord: ci attendono un centinaio di chilometri da percorrere su asfalto, non senza una piccola divagazione su sterrato, ampio e liscio, più che altro per ammirare qualche esemplare davvero alto di saguaro, il cactus che prospera in zona. Poco oltre ci fermiamo, da veri turisti, al cartello che indica il passaggio del Tropico del Cancro: la geografia è confermata dal meteo, con una trentina di gradi, e siamo a fine novembre. Riprendiamo quindi la guida fino a raggiungere nuovamente il mare, a Los Barriles.
Da un mare all’altro
La spiaggia è lunga, qualche piccola costruzione per turisti che alla folla preferiscono la pesca: luogo tranquillo, da pieno relax. A parte il nostro passaggio – autorizzato – che grazie alla trazione integrale ci permette di transitare sulla sabbia con la Q5, divertendoci anche con qualche numero, giusto per le immagini. Abbandonato a malincuore il paesino di Los Barriles, procediamo lungo i saliscendi su asfalto, verso Nord-Ovest, addentrandoci nella penisola per attraversarla, salendo di quota e incontrando zone minerarie. La discesa ci porta a El Triunfo: siamo circa a quota 500 e l’aria è percettibilmente più fresca, il paesino è rilassante: è stato definito enigmatico. Popolato persino da diecimila minatori ai tempi della corsa all’oro e all’argento, si fregia di una ciminiera alta 35 metri, progettata dall’ingegner Gustave Eiffel, come (forse) la chiesa; dopo l’esaurimento delle miniere, chiuse dal 1926, la popolazione si è ridotta a poco più di trecento abitanti, ma il fascino che emana è particolare.