Brindisi: storia, arte, enogastonomia e la ricetta originale degli irresistibili “mustuazzeli”
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Fo the english version of the “mustuazzeli” recipe click hereOggi vi portiamo a Brindisi, ottima scelta per un weekend all’insegna del bello e del gusto. Visitare Brindisi. è stato per me una scoperta, una sorpresa e un piacere conoscerla. Volete scoprire anche voi questa affascinante città pugliese?Siete pronti?Partiamo dalla Stazione e percorriamo Corso Umberto I e Corso Roma per entrare nel centro storico e scoprire le attrazioni di questa città. In Piazza Cairoli ci da il benvenuto la suggestiva Fontana delle Ancore, che ci indica la via per Piazza Duomo , la più antica della città.. Sulla piazza si affacciano molte strutture dall’ impronta romana e medievale tra cui l’antico Duomo consacrato nel 1089 e dove ancora oggi si possono osservare frammenti del primissimo pavimento. La locazione vicina al porto di Brindisi ha garantito nel corso dei secoli un afflusso continuo di crociati che, prima di partire per la Terra Santa, preferivano fermarsi nella chiesa per pregare Dio che li proteggesse durante le loro missioni..Vero gioiello il Tempietto di San Giovanni al Sepolcro, copia della Rotonda del Santo Sepolcro in Gerusalemme,, testimonianza evidente dello stretto rapporto tra la città di Brindisi e la Terra Santa durante il periodo delle crociate. .Tempietto di San Giovanni al SepolcrDi forma circolare conserva all’interno alcuni brani d’affresco di cui si riconoscono vari stili ed epoche, rappresentanti santi e scene sacre. Al centro del monumento restano visibili, tramite un’apertura circolare sul pavimento, tracce di una domus romana che doveva estendersi oltre il confine del monumento stesso. Visitarlo è davvero un momento magico!Portico dei Cavalieri Templari, dalle suggestive arcate gotiche in pietra, situate vicino a Piazza Duomo, Museo Archeologico Provinciale, espone numerosi reperti storici: statuette, vasi, utensili di ceramica e terracotta e monete. Potrete ammirare i Bronzi di Brindisi, rinvenuti nei fondali marini di Punta del Serrone. San Pietro degli Schiavoni , area archeologica che presenta reperti dell’antica città romana caratterizzata da piazze e viuzze. Colonne Romane sono il simbolo per Brindisi, molto visitate e fotografate, probabilmente per tutta la storia che hanno alle spalle. Collezione Archeologica S. Faldetta, sul lungomare all’interno del palazzo Belvedere, conserva ceramiche di ogni forma e colore con straordinari disegni e pitture, Castello Alfonsino fortezza aragonese sul mare situata sulla piccola isola di Sant’Andrea.Le Colonne, simbolo della CittàScendiamo la spettacolare scalinata dedicata a Viergilo , che si rumoeggia abbia abitato nei paraggi, per incontrare il meraviglioso lungomare, dove, in un girdinetto quasi segreto, scopriamo scopriamo il Monumento a Virgilio, in memoria del sommo Poeta che proprio a Brindisi passò l’ultimo periodo della sua vita e dove morì nel 19 a.C.Monumento a VirgilioQui ci aspetta il Porto di Brindisi , strategico punto turistico, commercialei, industriale e senza dubbio uno tra i più importanti del mar Adriatico.Sulla sponda opposta spicca il Monumento al Marinaio d’Italia a forma di timone alto 53 mt33 Commemora i circa 6.000 marinai caduti durante la prima guerra mondiale e i 33.900 marinai caduti nella seconda. U teatro davvero unicoBrindisi non finisce di stupire: ecco il “Nuovo Verdi” che si trova proprio sopra l’antico rione romano, perfettamente visibile. Anche dalle vetrate del foyer del Nuovo Verdi, che si erge su quest’area archeologica di straordinaria importanza. Sotto al teatro si estende una parte del quartiere di età romana sul quale nel 244 a. C. i Romani fondarono la colonia latina di Brundisium.E che, proprio per questo, è stata salvaguardata armonizzando la presenza di una moderna e imponente struttura teatrale con la necessità di conservazione di una memoria storica di assoluto rilievo. Sotto al teatro si estende una parte del quartiere di età romana sul quale nel 244 a. C. i Romani fondarono la colonia latina di Brundisium.Teatro Nuovo VerdiGli scavi archeologici di San Pietro degli Schiavoni,area archeologica visitabile che costituisce un’Importante testimonianza del reticolo viario della città nella prima età imperiale romana e dove si distinguono i resti di strutture abitative.CIBO E VINILa cucina di Brindisi è schietta, saporita, ricca di piatti di pesce e molluschi, come grigliate o zuppe di pesce fresco, seppie ripiene, polpo alla pignata, le cozze racanate.Polpo alla pignataOffre anche specialità di carne, come involtini di cavallo con ripieno di formaggio, prezzemolo e aglio (brasciole) o iinvoltini di nteriora di agnello o capretto allo spiedo (turcinieddi) e purpetti e brascioli: polpettine cotte nel sugo , spesso servite con la pasta e piatto della domenica pugliese.TurcinieddiTra i formaggi tipici la ricotta forte, di pecora, il cacioricotta, il formaggio pecorino e il caciocavallo prodotto dal latte delle mucche di razza podolica,.i formaggi della Masseria FragniteAnche i prodotti da forno hanno un ruolo rilevante nella cucina brindisina come le focacce, il pane e taralli che si legano splendidamente ai prodotti del mare quali i ricci appena pescati, cernia, pesce spada, spigole. L’ olio d’oliva regna sovrano, insieme al pane, alle riselle e ai tarallucci è immancabile su ogni tavola.Tradizionali tarallucciIl piatto forte?Senza dubbio la pasta fresca fatta a mano con farina di grano duro orecchiette, strascinati, fettuccine lisce o arricciate condite semplicemente con salsa di pomodoro e cacio ricotta . Una bontà!“strascicati” rigorosamente fatti a manoLa terra offre un’infinità di meravigliosi legumi e verdure, utilizzati in saporite ricette , ceci uniti alla pasta fatta in casa (ciciri e tria.) o le zucchine alla puviriedda, pietanza “povera” della tradizione contadina pugliese e fave, sia abbinate alle rape stufate (rapicauli) sia in purè, accompagnate da cicorie selvatiche e da pezzi di pane abbrustolito (fave ‘ncapriate).Purea di FaveTipico del territorio è il carciofo brindisino, violaceo e senza spine, ottimo per la conservazione sott’aceto. Dal desiderio di valorizzare questa eccellenza brindisina è nato Carduus, denominato “L’amaro di Brindisi” un drink alternativo, realizzato con prodotti km zero., dando valore culturale e sociale alle tradizioni agricole e sviluppando processi produttivi sostenibili.dolci tipici a base di mandorla , prelibatezze da abbinare al gusto genuino di bevande come il latte di mandorle o il liquore d’alloro, Tra i più popolari troviamo i mustuazzeli .dolcetti ricoperti di cioccolato . Hanno origini arabe e infatti come nell’usanza di questa civiltà anche questi biscotti, come il pane arabo, non sono lievitati. Era una tipica abitudine, ancora oggi in vita, cuocere e consumare questi dolci durante le ricorrenze e le feste sacre.Curiosi di asaggiarli o meglio ancora di cucinarli a gustarli a casa?Ecco la rcetta brindisinaMUSTUAZZELImustuazzeli
Ingredienti:500 gr. di mandorle sgusciate, 500 gr. di farina, 500 gr. di zucchero, ½ cucchiaino di cannella1 cucchiaio di cacao amaro, 1 limone, 8 tazzine di caffè, olio e farina per la tegliaPreparazione:Tostate le mandorle senza pelarle e, quando saranno fredde, tritatele grossolanamente, lasciando anche qualche pezzo intero. Disponete la farina a fontana, mettete al centro le mandorle, lo zucchero, la cannella, il cacao e la buccia grattugiata del limone. Unite il caffè freddo poco alla volta, facendo in modo che la pasta non risulti troppo morbida. Stendetela su una spianatoia, formate dei rombi lunghi 4-5 centimetri e dello spessore di 1,e cm. disponeteli su una teglia oliata e infarinata e cuoceteli per circa 30 minuti a 180°.Per la glassa:In una pentola a doppio fondo mettere acqua e zucchero, far bollire sino ad avere una consistenza caramellata e aggiungere un po’di cioccolato fondente. In un’altra piccola casseruola versare un po’di glassa, porla sulla fiamma bassa e immergervi i mustazzueli girandoli delicatamente.
E NEL CALICE?Le caratteristiche del terreno e il clima mite rendono il territorio brindisino particolarmente adatto alla coltivazione dell’uva e la produzione di vini. Tra i vitigni autoctoni troviamo il Negroamaro e la Malvasia Nera di Brindisi a cui si affianco il Susumaniello, il Primitivo, l’Aleatico, la Malvasia Bianca e l’Ottavianello. Negli ultimi anni si sono affermati il Sangiovese, il Montepulciano, il Bombino bianco, il Cabernet Sauvignon, lo Chardonnay, il Pinot bianco e il Sauvignon.Il “Ramiro” della Valle d’Itria e i rosè “Torre Testa” e “Oltremare”E cosa di meglio allora di godersi un buon valice di vino brindisino, proprio sul lungomare ?Puntiamo su Numero Primo, vinoteca di un’azienda vinicola locale, Tenute RubinoAccompagnati dagli immancabili tarallucci , ecco due vini brindisini: il Bianco “Giancola” e il rosè ” Saturnino” delle Tenute RubinoDOVE MANGIARE PantagrueleCaratteristica trattoria vicino al porto. Fragranti prodotti di mare: dal giro di antipasti al pescato proposto soprattutto alla griglia o in piatti esotico-brindisino, come il polpo, patate e menta e le cozze in tempura.AcquapazzaCucina italiana e mediterranea., ottimi piatti di pesce, a cominciare dal fritti misto. Golosa parmigiana di melanzane.Il freschissimo pesce di AcquapoazzaDOVE DORMIREBrindisi è una città facilmente visitabile a piedi quindi l’ideale è un alloggio che offra una posizione strategica per coordinare il vostro itinerario. Ho scelto Palazzo Virgilio, un hotel 4 stelle recentemente rinnovato che mi ha offerto qualià, servizio, prezzo adeguato e una location perfetta, infatti è a pochi passi dalla stazione ferroviaria, situazione ideale se raggiungerete Brindisi in treno o in bus, ottima idea per raggiungere borghi e città nelle vicinanze. L’Hotel si trova a 5 minuti a piedi dal centro storico della città e a 1 km dal porto di Brindisi. L’aeroporto Papola dista 15 minuti d’auto e alla fermata dei bus è attivo un servizio di navette al costo di solo 1 euro.Le sistemazioni del Virgilio sono climatizzate e insonorizzate, fornite set per la preparazione di tè e caffè.Aggiungo una ricca prima colazione e la possibilità di pranzare nel ristorante che propone pietanze della cucina internazionale, piatti italiani e un’ attenta cucina pugliese, ricca di piatti tradizionali come le gustose orecchiette alle rape o con rucola, pendolini e fossa e poi ancora gli spaghetti “alla Poveraccia” . i maccheroncini alla Crudaiola e il tradizionale piatto barese riso patate e cozze. Ovviamente piatti di pesce freschissimo, dalla spigola “all’acqua pazza” a una generosa frittura di paranza
CESARE ZUCCATravel, food & lifestyle.Milanese di nascita, vive tra New York, Milano e il resto del mondo. Per WEEKEND PREMIUM fotografa e racconta città, culture, stili di vita e scopre delizie gastronomiche sia tradizionali che innovative. Incontra e intervista top chefs di tutto il mondo, ‘ruba’ le loro ricette e vi racconta in stile ‘Turista non Turista’
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WEEKEND PREMIUM: APRILE-MAGGIO 2025
Editoriale
Ma chi sono io??
21 aprile 2025, Papa Francesco ci ha lasciati
Ma chi sono io per parlarne? Per parlare di un Papa non me la sento, ma di Bergoglio come uomo posso tentare, e infatti quando mi hanno avvertito che ci aveva lasciati, il primo aggettivo che mi è nato dal cuore è stato umano, infatti l’ho sempre sentito vicino, come un padre o un fratello.
Ma chi sono io per ricordarlo?
In verità un ricordo mio ce l’ho. Il 12 marzo del 2013, nel baretto di via Ferrucci, a Milano, dove ogni mattina Giuseppe mi aspettava con un caffé lungo ed una brioche scaldata per 10 secondi. Come ogni mattina lì leggevo il Corriere e scambiavo pareri e notizie con l’arguta salumiera e il pretenzioso ingegnere, mentre Giuseppe ai caffé aggiungeva saggezza e cultura che non t’aspettavi. Quella mattina si parlava del futuro Papa che avrebbero eletto l’indomani. “Ci vorrebbe un Francesco, più vicino alla gente e più lontano dal Vaticano…” Non so se le mie parole furono esattamente queste, ma il senso fu preciso: alla Chiesa occorreva un Francesco.
Quando l’indomani Bergoglio annunciò di volversi chiamare Francesco, al baretto mi guardarono con sospetto, da chi potevo averlo saputo ben un giorno prima? Forse qualcuno se lo chiede ancora adesso, ma quella mattina Giuseppe mi preparò un caffé sublime.
Ma chi sono io per continuare a parlarne?
Una cosa, però, voglio ancora dirla, non dimenticheremo questo Papa che ha saputo scendere fra la gente, come ha saputo scendere nelle baraccopoli di Buenos Aires, e nel suo gregge ha saputo accogliere gay e divorziati. E che quando ha sentito che stava per lasciare questo mondo terreno ha voluto spogliarsi di tiara e ingombranti vestimenti papali, per dirigersi verso il mondo dell’anima sulla sua sedia a rotelle con un poncho e normali pantaloni: come un uomo, come Francesco. Indicandoci una strada.
Ma chi sono io?
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