Bologna, le sue torri e le sue acque, che hanno ispirato anche Mozart e Leonardo (1° parte)

La chiamano “la Rossa” per il colore dei suoi tetti, la “Grassa” per la sua cucina corposa, la “Dotta”, perché sede dell’Università più antica d’Europa, ma anche la città delle torri (si dice che in passato fossero più di un centinaio). Ma Bologna, capoluogo dell’Emilia Romagna, è anche la città di artisti, tra attori, cantanti, registi.

L’occasione in più per visitarla è offerta dal SANA, il salone internazionale del biologico e del naturale (www.sana.it) che da ben 31 anni si tiene al quartiere fieristico e quest’anno si tiene dal 6 al 9 settembre.  Noi ce la siamo fatti raccontare da Isa Grassano, che a Bologna ci vive, e che ci guida alla scoperta dei luoghi più affascinanti e degli aneddoti più curiosi. Da vedere “per una volta”

Di Isa Grassano

«Vieni ti porto a vedere la finestrella sull’acqua». «Sull’acqua? Ma da quando a Bologna c’è l’acqua?». Ogni volta che un’amica viene a trovarmi e le propongo di iniziare il giro della città emiliana (la città che mi ospita da vent’anni) dalla finestrella che affaccia su un’insospettabile laguna, sento da parte loro lo stesso stupore.

Bologna e le sue acque “nascoste”

Eppure c’è stato un tempo in cui Bologna non differiva troppo da Venezia, era piena di canali e di imbarcazioni che affollavano il porto fluviale. Vi riesce difficile crederci? Allora cercate via Piella, una delle stradine che s’intersecano, in pieno centro, attorno al canale delle Moline. La finestra è piccola e occorre sapere che esiste, ma affacciandovi la sorpresa è assicurata. Incastonata tra le mura delle case, l’acqua scorre sotto i balconi, come in passato, quando alimentava i primi mulini da grano, a testimonianza di quello che, nel XVIII secolo, era un ricco centro di commercio fluviale.

Una veduta romantica, più volte riprodotta da artisti e pittori del passato e che ancora oggi continua ad affascinare. E affascina anche le mie amiche (e anche me ogni volta come se fosse la prima volta), in qualsiasi ora della giornata ci si vada. All’alba è possibile farsi cullare solo dal brusio dell’acqua che si unisce a quello della città che si risveglia. Alla sera, l’atmosfera si fa ancora più attraente, con i riverberi notturni delle luci artificiali sullo specchio d’acqua.

È questo uno dei pochi tratti d’acqua che tra i primi del Novecento e il dopoguerra non fu ricoperto di asfalto dall’amministrazione comunale.
 Sotto la pavimentazione esiste, infatti, un dedalo di cunicoli, di gallerie, di sotterranei (settanta chilometri, molti dei quali ancora percorribili) che, come un’immensa ragnatela, avvolge Bologna, senza incrociarsi mai.

Palazzo d’Accursio e Piazza Maggiore, nel cuore della città

Per stupire ancora mi gioco un altro asso, di quelli a denari. La Sala Borsa, ospitata in una porzione di palazzo d’Accursio, sede oggi della Biblioteca comunale. Vi si respira un’atmosfera da Belle Époque, un po’ viennese un po’ parigina. Il luogo esalta il piacere della lettura: la sala, enorme, è incorniciata da ballatoi e sormontata da un soffitto in vetro formato da una serie di arcate poggianti su esili colonne in ghisa, con decorazioni liberty.

Sotto, fa da contrasto un pavimento di vetro che rivela preziosi resti archeologici, antichi di 3000 anni. Si scorgono frammenti di capanne villanoviane dell’Età del bronzo, tracce della basilica civile di Bononia romana e di mura e case-torri medievali.

Si trova proprio vicino alla Fontana del Nettuno, fresca di restauro. Scattare un selfie vicino a questi putti da cui sgorgano, gioiosi e un po’ licenziosi, gli zampilli, è d’obbligo.

Da qui ci spostiamo, tagliando piazza Maggiore e dando un’occhiata alla Basilica di San Petronio, verso la chiesa di Santa Maria della Vita, in via Clavature, che si raggiunge da una stradina laterale della piazza. Qui è conservata un’opera straordinaria: il Compianto del Cristo Morto, uno dei più espressivi capolavori della scultura italiana, modellato nella seconda metà del ‘400 da Niccolò dell’Arca.

Bologna e le sue torri

Passo dopo passo, raccomandate scarpe comode, e attraversando le stradine del Quadrilatero lastricate di stelle in marmo con i nomi dei grandi interpreti del jazz (tra cui quella dedicata a Lucio Dalla) si arriva in piazza Santo Stefano, una delle più belle di Bologna. Un piccolo gioiello di architettura e atmosfera, con le sue tipiche “strisce” di pavimentazione bianca.

Si trova qui la basilica delle Sette Chiese, un complesso di edifici di culto caratterizzato da cappelle che sono una consequenziale all’altra, come una matrioska.

Ovunque si vada, avrete la sensazione di sentirvi protetti dallo sguardo di una Torre, perché sparse qua e là ce ne sono ancora un bel po’, tutte di origini medievali, a caratterizzare il paesaggio urbano del centro storico (ventidue tuttora visibili, anche se si pensa che nel Medioevo ce ne fossero un centinaio, qualcuno ipotizza addirittura duecento, nate come torri di avvistamento e di difesa).

A prima vista se ne notano subito due, le più celebri, degli Asinelli e della Garisenda, collocate strategicamente nel punto di ingresso in città dell’antica via Emilia, sotto la cui ombra svetta la statua di San Petronio, di Gabriele Brunelli del 1670, patrono della città. Salite sulla torre degli Asinelli (ingresso gratuito per i possessori della Bologna Welcome Card Plus, per gli altri c’è un costo del biglietto di 5 euro).

Ben 498 scalini e non c’è ascensore: le strette scale in legno ti permettono di assaporare il lento succedersi dei piani, mentre la fantasia riporta prima all’omonima famiglia che l’abitava e poi ai prigionieri reclusi quando fu carcere. Alla fine, la fatica è ben ripagata: dal terrazzino si può ammirare tutta la particolare struttura della città a raggiera entro il percorso delle mura e ad anche le altre torri circostanti.

Il Museo Internazionale della Musica, sulle tracce di Mozart

Usciti dalla torre, proseguendo verso strada Maggiore, vale la pena fare una sosta anche al Museo internazionale della Musica. Del resto Bologna è dal 2006 “città creativa della musica” dall’Unesco. Spartiti, partiture, libretti, lettere, libri a stampa, manoscritti e antichi strumenti fanno rivivere cinque secoli di storia della musica europea.

Alle pareti di ciascuna sala sono appesi i ritratti ufficiali di molti musicisti famosi, tra questi c’è quello di Wolfgang Amadeus Mozart che, a soli 14 anni, raggiunge Bologna per incontrare uno dei migliori insegnanti d’Europa: Padre Giambattista Martini, grande erudito, teorico e compositore (e fondatore del primo nucleo delle collezioni museali).

Mozart passa l’estate del 1770 a studiare con il suo maestro bolognese, in vista dell’esame per entrare nell’Accademia Filarmonica. Il giovane musicista superò l’esame di ingresso con una stentata sufficienza, ma del suo compito, ancora visibile, esistono altre due misteriose versioni, ritrovate nella collezione privata di padre Martini.

Una di queste è firmata da Mozart, ma è piena di errori; l’altra invece è musicalmente corretta, ma scritta con un’altra calligrafia. Il ritrovamento di queste due versioni ha fatto presumere che il maestro bolognese, accortosi dell’impreparazione del suo allievo ma avendone capito le potenzialità, abbia fatto il compito al posto suo, lasciando poi che il giovane Mozart ricopiasse la versione corretta da presentare in sede di esami.

E da Bologna passò anche Leonardo

Infine, un’altra curiosità. Qualcuno ipotizza che la Gioconda sia nata a Bologna. È il 1515 e Leonardo torna in Emilia Romagna al seguito di Francesco I Re di Francia per un incontro con Papa Leone X ospite nel quattrocentesco Palazzo Felicini in via Galliera, nel centro storico della città, dove dimorò ospite nelle sue splendide sale ricche di sculture e dipinti.

È impossibile non incantarsi davanti all’architettura del palazzo, che, con la sua facciata segnata da un portico a nove archi e dalle finestre ogivali, è uno degli edifici più belli di Bologna, conservato quasi interamente nella sua primitiva architettura del primo Rinascimento. Si dice che proprio qui Leonardo abbia cominciato a dipingere la Monna Lisa ispirato da Filiberta di Savoia, a dispetto di tutte le ricostruzioni storiche più accreditate.

DOVE MANGIARE

*Dispensa Emilia, Ingresso sia dal Piazzale Ovest che da viale Pietramellara, tel. 051/0195288, www.dispensaemilia.it . In stazione centrale, è il regno della tigella, frutto di una ricetta esclusiva che prevede l’utilizzo di farine macinate a pietra e cereali. Il menù si completa con un’ampia offerta di primi piatti tipici del territorio come tagliatelle al ragù, tortelloni di ricotta o di zucca, lasagne e tortellini. È possibile fare anche la colazione, con un servizio di pasticceria dolce e salata

*Due Lune, Via Bertocchi 1 (BO), tel. 051/567569, www.ristoranteduelune.com. A due passi dal Mast e dal Cimitero la Certosa, il locale si caratterizza per oltre cinquanta differenti tipi di pizze, cotte nel forno a legna. La pizza ha mantenuto il “sapore verace Tramontino”, il cui successo è dovuto a due elementi sostanziali: materie prime di alta qualità e grande maestria di esecuzione. Tutto ha inizio nel 1963 quando Benito Vaccaro si trasferisce, da Tramonti, nella città felsinea. Da assaggiare anche i piatti della gastronomia mediterranea. Ottimo il rapporto qualità/prezzo.

*Armani Caffè Ristorante, Galleria Cavour 1/V (BO), tel. 051/268747. All’interno della Galleria Cavour, enclave cittadina dello shopping di lusso, un indirizzo elegante e ricercato. Lo spazio comprende zona caffè, ristorante e un ampio dehors. Menù stagionali e una collaborazione con il Consorzio del Parmigiano Reggiano per proporre degustazioni di varie stagionature del formaggio più famoso d’Italia. Da assaggiare la Tartara Emporio Armani con fonduta al Parmigiano, uovo di quaglia e tartufo nero oppure l’impeccabile Risotto Armani Milano.

*Al Sangiovese, Vicolo del Falcone 2 (BO). tel. 051/58 30 57, www.alsangiovese.com Vicino a Porta San Mamolo, a due passi da piazza Maggiore. Gestito da Rocco e Antonella, è piccolo e intimo. In menù, si trovano i capisaldi della cucina bolognese, dagli insuperabili passatelli in brodo alle lasagne. Da assaggiare il dolce al Sangiovese, preparato “in casa”.

*Mia Cantina, Via Saragozza 43a (BO), tel. 051/4399041, www.miacantina.it . Il luogo, a due passi da Palazzo Albergati, dove bere un buon bicchiere accompagnato da una selezione di “tapas” all’italiana o da una “tavolozza dei sapori”, dei percorsi di degustazione alla scoperta delle regioni di provenienza dei due gestori, Vincenzo e Antonella, ovvero dalla Basilicata e dalla Sardegna.

DOVE DORMIRE

*Porta San Mamolo, Vicolo del Falcone 6/8 (BO), tel. 051/58 30 56, www.hotel-portasanmamolo.it . Nel centro della città, a poca distanza dalle Due Torri, un hotel dall’eleganza romantica. La ricca prima colazione, con gustose torte fatte a mano, si fa nell’antica corte della “veranda” e circondati dal verde, tra oleandri e melograni.

*La Casetta dell’Artista, Via Cesare Battisti 9 (BO), www.lacasettadellartista.com È lo Studio d’Arte dell’artista Giulia Sollai che ha ricavato uno spazio per un’ “Art Gallery” con esposizioni temporanee e un delizioso bed & breakfast. Molte delle sue opere si possono trovare in tutte le stanze della Casetta. Alcuni degli arredi e oggetti sono realizzati con materiale di recupero, fatti a mano da un artigiano locale.

*Palazzo di Varignana, via Cà Masino 611 A, Varignana, Castel San Pietro Terme (BO), tel 051/19938300, www.palazzodivarignana.it .Un resort isolato in mezzo al verde, ma a poca distanza dal centro. Sei complessi abitativi accolgono 140 camere diverse, ma tutte eleganti e accoglienti. Dopo una giornata in giro per la città ci si può rilassare nella Varsana Spa, un circuito di vasche e docce sensoriali, tra bio-sauna, sauna finlandese, bagno turco, cascata di ghiaccio, vasca sonora, percorso Kneipp, piscina con getti e lama d’acqua, sedute idromassaggio, area relax e tisaneria.

 *Guest House Bibliò Rooms, via Nazario Sauro 15 (BO), tel 328/4265189. Un’accogliente guesthouse a tema viaggi. Le sei camere sono caratterizzate da libri a tema: i libri di viaggio per la Stanza del Viaggiatore, l’Oriente e la poesia giapponese per la Stanza dell’Haiku, i romanzi dedicati al mare per la Stanza dell’Oceano, fiabe e racconti immaginari per la Stanza dei Sognatori.

INFO

www.bolognawelcome.com