Auto Moto d’Epoca: il passato che omaggia il presente
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Se appassionati d’auto, epoca e non, è impossibile non passare almeno una volta per questo storico appuntamento Padovano. 4 giorni, più di 5000 auto esposte e 11 padiglioni di approfondimento.E’ la passione per l’auto classica che dialoga con il presente (e il futuro), gli allestimenti sono si, dedicati al passato, ma anche occasione per i marchi con una storia di presentare gli ultimi modelli e le loro migliori creazioni sportive e tecnologiche.Ecco una meravigliosa Lancia D50 del 1955Da oggi per tutto il weekend (fino al 24 Ottobre), potete passeggiare per un mare di auto uniche, tutte in vendita. E non solo, ci sono novità nel mondo dei ricambi: il super-gruppo Stellantis, presenterà vecchi modelli restaurati e pezzi di ricambio ritornati in produzione.E come non citare i più di 600 specialisti nella cura e nel restauro dell’auto confermano il primato di più grande mercato europeo.Novità anche nel mondo dei ricambi. Con più di 600 specialisti in pezzi di ricambio, aziende specializzate nella cura dell’auto e artigiani del restauro Padova si conferma il più grande mercato europeo. Quest’anno, inoltre, anche il Dipartimento Heritage di Stellantis mette in mostra modelli restaurati e pezzi di ricambio tornati in produzione.Miki Biasion e la sua fidata Lancia Delta. Un accoppiata che valse un titolo mondiale di Rally.Moltissimi gli eventi e gli incontri unici che possono fare provare ad un appassionato emozioni molto forti, uniche. Così come la vista di modelli storici di valore quasi inestimabili, che riempiono gli occhi con la loro bellezza, le loro forme, le loro proporzioni eterne, immortali, il loro profumo di benzina, pelle e metallo.
WEEKEND PREMIUM: APRILE-MAGGIO 2025
Editoriale
Ma chi sono io??
21 aprile 2025, Papa Francesco ci ha lasciati
Ma chi sono io per parlarne? Per parlare di un Papa non me la sento, ma di Bergoglio come uomo posso tentare, e infatti quando mi hanno avvertito che ci aveva lasciati, il primo aggettivo che mi è nato dal cuore è stato umano, infatti l’ho sempre sentito vicino, come un padre o un fratello.
Ma chi sono io per ricordarlo?
In verità un ricordo mio ce l’ho. Il 12 marzo del 2013, nel baretto di via Ferrucci, a Milano, dove ogni mattina Giuseppe mi aspettava con un caffé lungo ed una brioche scaldata per 10 secondi. Come ogni mattina lì leggevo il Corriere e scambiavo pareri e notizie con l’arguta salumiera e il pretenzioso ingegnere, mentre Giuseppe ai caffé aggiungeva saggezza e cultura che non t’aspettavi. Quella mattina si parlava del futuro Papa che avrebbero eletto l’indomani. “Ci vorrebbe un Francesco, più vicino alla gente e più lontano dal Vaticano…” Non so se le mie parole furono esattamente queste, ma il senso fu preciso: alla Chiesa occorreva un Francesco.
Quando l’indomani Bergoglio annunciò di volversi chiamare Francesco, al baretto mi guardarono con sospetto, da chi potevo averlo saputo ben un giorno prima? Forse qualcuno se lo chiede ancora adesso, ma quella mattina Giuseppe mi preparò un caffé sublime.
Ma chi sono io per continuare a parlarne?
Una cosa, però, voglio ancora dirla, non dimenticheremo questo Papa che ha saputo scendere fra la gente, come ha saputo scendere nelle baraccopoli di Buenos Aires, e nel suo gregge ha saputo accogliere gay e divorziati. E che quando ha sentito che stava per lasciare questo mondo terreno ha voluto spogliarsi di tiara e ingombranti vestimenti papali, per dirigersi verso il mondo dell’anima sulla sua sedia a rotelle con un poncho e normali pantaloni: come un uomo, come Francesco. Indicandoci una strada.
Ma chi sono io?
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