I 10 giardini più belli del mondo

Passeggiare nel verde, ormai è noto, ha un effetto rilassante sul corpo e sulla mente, così come prendersi cura di un orto o di un giardino. Nei secoli, reali, nobili, ma anche poeti, scrittori e gente comune hanno riservato spazi al giardino. Alcuni, naturalmente, hanno pensato più in grande. Ma quali sono i 10 giardini più belli del mondo? Siamo andati a cercarli per la nostra rubrica TOP 10. E, anche questa volta, l’impresa di sceglierne solo 10 non è stata facile.

1. Giardini di Versailles (Parigi – Francia)

Il gradino più alto del podio spetta ai meravigliosi Giardini della Reggia di Versailles, a poca distanza da Parigi. Inaugurati il 6 maggio 1682, fanno parte dei siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1979. Gli sterminati giardini si estendono su circa 815 ettari di terreno, a ovest dell’omonima reggia, e sono stati commissionati da Luigi XIV, il famoso “Re Sole”, e progettati dal celebre architetto paesaggista André Le Nôtre.

Lo stile è quello del classico giardino “alla francese” caratterizzato da ordine e simmetria. I lunghi prati sono intervallati da percorsi che conducono ad aiuole e ad angoli tranquilli, caratterizzati da fontane, sculture e giochi d’acqua. Il re era solito spostarsi in gondola su un canale per raggiungere anche i punti più lontani. Ogni anno vengono visitati da 6 milioni di persone. Un primo posto meritato per giardini che, letteralmente, hanno fatto la Storia.

2. Giardini di Villa Este (Tivoli – Italia)

Commissionati nel XVI secolo dal cardinale Ippolito II d’Este e progettati da Pirro Ligorio, i giardini di Villa d’Este, a Tivoli, appena fuori Roma, sono stati annoverati dall’UNESCO tra i 31 siti storico-artistici più importanti d’Italia. Sono Patrimonio dell’Umanità dal 2001. I giardini stupiscono chiunque li visiti per la prima volta per il suo complesso di fontane, molte delle quali ricoperte di muschio, che aggiunge fascino e mistero.

Tra le più celebri ci sono la Fontana del Bicchierone, dove l’acqua scorre da un grande bacino a forma di conchiglia, la Fontana della Rometta, una piccola Roma in miniatura con Romolo, Remo e la Lupa, le Cento Fontane con bacini, sculture a forma di gigli e teste di animali e una piccola barca spruzzano acqua ma, soprattutto, la Fontana musicale, in grado di produrre spontaneamente suoni unici e suggestivi.

3. Royal Botanic Gardens di Kew (Richmond, Surrey – Inghiterra)

Situati a 16 km da Londra, i Royal Botanic Gardens di Kew sono nati nella seconda metà del Settecento e ampliati negli anni successivi. Patrimonio UNESCO dal 2003, sono famosi in tutto il mondo per ospitare più di 50 mila piante, tra cui alcune specie rare o in via di estinzione, e per la Temperate House, la più grande serra vittoriana del mondo, costruita tra il 1859 e il 1869.

Dislocata su un’area di 4880 mq, custodisce piante delle zone temperate del mondo, tra cui spicca la più grande palma indoor del mondo. Fanno parte del complesso anche la Bonsai House, con esemplari di 150 anni, la Palm House, sotto il cui tetto spiovente si trovano baobab, alberi di vaniglia e altre esemplari provenienti da dieci zone climatiche diverse. Presso il Queen Charlotte’s Cottage e nell’Orangery, invece, ci si può fermare per un pic-nic…reale.

4. Powerscourt Gardens (Enniskerry, Irlanda)

Quarto podio per i Powerscourt Gardens di Enniskerry, nella contea di Wicklow, a sud di Dublino, in Irlanda, caratterizzati da cascate, prati, padiglioni, pergolati e dettagli di rara bellezza. Si estendono su 19 ettari e sono stati costruiti tra il 1731 e il 1741 insieme alla meravigliosa villa in stile palladiano. Il committente fu il giovane Mervyn Wingfield, settimo visconte di Powerscourt, che ad appena 21 anni ereditò la proprietà di famiglia.

Si mise subito all’opera per restaurare il castello del XIII secolo e farne una splendida villa nobiliare e per i giardini si affidò all’architetto tedesco Richard Cassels. Una parte dei giardini è ispirato a quelli italiani del Rinascimento, mentre in molti aspetti il modello furono i giardini della Reggia di Versailles e altri di ispirazione europea. Wingfield decise poi di creare all’interno della tenuta anche un giardino zen giapponese dove riprodurre la cultura orientale. Non si fece mancare nemmeno un cimitero per seppellire i suoi amati animali domestici.

5. Butchart Gardens (Victoria, Columbia Britannica, Canada)

Entrano nella TOP 10 anche i meravigliosi Butchart Gardens, che si trovano sull’Isola di Vancouver, vicino a Victoria, nella Columbia Britannica. La loro storia è davvero singolare. Infatti, sorgono nel luogo dove, nella seconda metà dell’Ottocento, si trovava una cava di pietra calcarea. Nel 1904, tuttavia, la cava non aveva più valore. Fu Jennie Butchart, moglie del proprietario della Portland Cement, che intuì il potenziale del luogo.

Fece ricoprire la cava con il terreno prelevato da alcune fattorie nelle vicinanze e ne fece un meraviglioso giardino che si sviluppa su un’area di 22 ettari. Da più di cento anni il “giardino di Jennie” attrae visitatori provenienti da tutto il Canada, e non solo.  Le fioriture delle più di 700 varietà di piante lo colorano da marzo a ottobre, mentre sono ben 50 i giardinieri assunti a tempo pieno che si occupano dei giardini e delle 26 serre.

6. Dumbarton Oaks (Washington D.C., Stati Uniti)

Situati a nord della città di Georgetown, uno dei quartieri più esclusivi di Washington D.C., i giardini della tenuta di Dumbarton Oaks sono considerati tra i più belli del mondo. Circondano la villa del XIX secolo, frutto dell’amore dei proprietari per la storia e l’archeologia. Tutta la struttura, infatti, ricorda lo stile bizantino, che tuttavia si mescola con il moderno.  Si estendono su 4 ettari e, tra il 1922 e il 1947 si sono ulteriormente modificati e abbelliti grazie alla proprietaria, la Mrs Woods Bliss, che affidò i lavori all’architetto Beatrix Farrard.

Nei giardini si trova anche una ricchissima biblioteca. Spiccano le viti che si arrampicano sui muri di pietra che abbracciano la Fountain Terrace, mentre Lover’s Lane conduce a un anfiteatro romano costruito attorno a una piscina dalla pavimentazione di un profondo blu.

7. Parco Botanico Keukenhof (Lisse, Paesi Bassi)

Il suo nome significa, letteralmente “cortile della cucina”, poiché nel XV secolo, il terreno dove ora sorge il Parco Botanico Keukenhof apparteneva alla contessa Jacoba Van Beierené, che lo aveva adibito a caccia e coltura di prodotti agricoli per rifornire le cucine del suo cancello. Oggi, invece, il Keukenhof di Lisse, a 35 km da Amsterdam, nella parte meridionale dell’Olanda, è il più grande parco di fiori a bulbo del mondo e uno dei più fotografati in assoluto in Europa. La ragione?

I suoi 7 milioni e mezzo di tulipani, in 100 varietà diverse, oltre a narcisi, muscari e giacinti, 2500 alberi di 87 specie diverse. Il tutto immerso in un paesaggio fiabesco che include un lago, diversi canali, vasche, fontane, sculture e persino un mulino a vento. La struttura corrisponde al progetto del giardino in stile inglese degli architetti paesaggisti Jan David e Louis Paul Zocher, che ricevettero la commissione dai baroni Van Pallandt. Il parco è invece stato istituito nel 1949 su iniziativa del sindaco di Lisse, che organizzò una esposizione floreale dal successo così grande che la municipalità decise di farne un appuntamento fisso.

8. Giardini di Monet (Giverny, Francia)

I Giardini di Casa Monet, a Giverny, una cittadina che sorge sulla riva destra della Senna, in Normandia, sono un capolavoro di arte, storia e natura. A questi paesaggi, infatti, sono ispirati molti dipinti, tra cui la celebre serie “Ninfee” del maestro dell’Impressionismo, che qui visse dal 1883 alla sua morte, avvenuta nel 1926. Oggi i numerosi visitatori possono immergersi nelle atmosfere ritratte nei dipinti di Monet.

La disposizione dei fiori, infatti, è rimasta la stessa. Meravigliosi i colori e il giardino d’acqua dove crescono le ninfee, sormontato dal “ponte giapponese”. La presenza di Monet a Giverny attirò molti artisti dell’epoca, provenienti da diversi paesi d’Europa, che contribuirono a fare del suo giardino un luogo quasi di culto. Qui si trova anche il Museo dell’Impressionismo Giverny e la Casa Natale del pittore.

9. Giardini Sanssouci (Potsdam, Germania)

Nella TOP 10 anche i Giardini di Sanssouci di Potsdam, in Germania, fatti costruire da Federico II di Prussia nel 1745. Il nome deriva dal termine francese sans souci, cioè “senza preoccupazioni”, perché qui il sovrano desiderava trascorrere momenti di completo relax e tranquillità. I giardini circondano la residenza di Sanssouci ed entrambi sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 1990.

Lo stile è quello del giardino francese barocco, un parco che si estende per 280 ettari, e comprende zone erbose, aiuole di fiori, alberi e siepi. Vi furono piantati più di tremila alberi da frutto, tra aranci, meloni, banani e peschi. Inoltre, sono presenti numerose serre. Presso la porta di ingresso si trovano invece le statue di Flora e Pomona.

10. Giardino botanico di Nong Nooch (Pattaya, Thailandia)

Chiude la nostra TOP 10 il Giardino botanico tropicale di Nong Nooch di Pattaya, il più visitato della Thailandia. Infatti, non è solo un’attrazione turistica, ma anche un centro di ricerca per lo studio delle cicadee, una pianta da seme che assomiglia alla palma e che risale a 280 milioni di anni fa. La storia del Giardino è piuttosto singolare.

Il terreno, di 250 ettari, fu acquistato alla fine del XX secolo per farci una piantagione, ma i proprietari si resero conto che poteva essere più utile farne un giardino botanico per preservare fiori e piante, soprattutto rari. È suddiviso in varie aree, tra cui un giardino francese, uno europeo, il giardino Stonehenge, uno dedicato alle orchidee. Inoltre, vi si svolgono spettacoli e cerimonie. I visitatori, poi, possono fare anche amicizia con i mansueti elefanti del parco.

 




Le 10 tradizioni di Pasqua più strane nel mondo

L’uovo di cioccolato per i più piccoli, le uova dipinte, le processioni e le celebrazioni religiose. Sono tante le tradizioni legate alla Pasqua nel nostro paese, ma quali sono le tradizioni di Pasqua più strane del mondo? Siamo andati a cercarle in questo appuntamento della rubrica TOP 10.

1.Malta diventa un grande teatro

A Malta le celebrazioni cominciano il Venerdì Santo, quando viene osservato il silenzio, le campane non suonano nelle chiese e in alcuni villaggi nel nord dell’isola si suonano grandi sonagli di legno, chiamati Cuqlajta, che riproducono un sinistro tic-tac. Nel tardo pomeriggio, nelle città e nei piccoli paesi, si tiene una processione con statue a grandezza naturale, che rappresentano le diverse stazioni della via Crucis. Anche le persone indossano costumi da antichi romani, oppure di personaggi biblici, e sfilano come su di un grande palcoscenico.

Processione a Malta

La domenica di Pasqua, invece, l’atmosfera cambia radicalmente. Le campane suonano a festa, la statua di Cristo risorto viene portata a braccia in chiesa e le bande musicali intonano inni pomposi. Per i più piccoli, invece, al posto dell’uovo di cioccolato viene donato un dolce chiamato Figolla, a base di pasta di mandorle, ricoperto di glassa e a forma di coniglietto, pulcino o uovo.

Le figolle, dolci tipici di Malta

2. In Finlandia si accendono i falò

In Finlandia, la tradizione pasquale ricorda un po’ quella della vigilia di Ognissanti. Si crede infatti che il sabato prima di Pasqua, gli spiriti maligni vaghino liberamente sulla terra. Per questo vengono accesi grandi falò e grandi e piccini si vestono da streghe per spaventarli e tenerli lontani dalle case. La domenica di Pasqua, invece, i più piccoli si divertono con una “caccia al tesoro”, andando alla ricerca delle uova di cioccolato nascoste nelle case o nei giardini.

Falò di Pasqua in Finlandia

Per quanto riguarda le tradizioni culinarie, in Finlandia a Pasqua si mangia il mämmi (rondine), un dolce corposo a base di farina di segale, melassa e scorzette di arancia la cui preparazione richiede diverse ore. Deve poi essere mantenuto al freddo per tre o quattro giorni prima di essere servito con crema e zucchero.

Il mammi, il dolce finlandese di Pasqua

3. In Germania si fa l’”Albero di Pasqua”

Si chiamano Osterstrauch e in Germania sono gli “alberi di Pasqua”, decorati con uova colorate, fiori, nastri e tutto quanto ci sia di colorato. Decorano non solo le case, ma anche i giardini e le strade in un tripudio di colori.

Un Albero di Pasqua in un giardino tedesco

Per quanto riguarda invece le celebrazioni, si inizia il Giovedì Santo, dove, secondo la tradizione, di consumano solo cibi verdi. Non manca mai in tavola la “zuppa alle sette erbe” preparata con erba cipollina, prezzemolo, crescione, dente di leone, porro verde, spinaci e acetosella. Al posto delle uova di cioccolato, invece, si consuma l’Osterlamm, un dolce a forma di agnello spolverato di zucchero, che viene cotto in un recipiente di argilla che gli dona un aroma particolare.

L’osterlamm, il dolce tedesco a forma di agnello

4. In Repubblica Ceca la Pasqua si festeggia…a frustate!

Oltre alle tradizionali uova colorate, una tradizione della Repubblica Ceca vuole che il Lunedì di Pasqua ragazzi e uomini adulti vadano di casa in casa a chiedere in regalo le uova colorate, colpendo scherzosamente donne e ragazze con la pomlazka, una “frusta” fatta di ramoscelli di salice intrecciati e nastri colorati. La “frustata” ha anche la funzione di regalare alle donne bellezza e giovinezza. Alcune ricambiano con le uova colorate, altre invece con un bicchiere di acqua fredda sulla testa!

La pomlazka ceca

Un’altra tradizione molto antica consiste nel girare per le strade, dal Giovedì Santo al sabato, scuotendo dei sonagli di legno in modo da richiamare le persone in chiesa. L’usanza risale a quando le chiese non avevano le campane e si procedeva…manualmente.

5. In Romania c’è il Campionato delle Uova

Anche in Romania le protagoniste della Pasqua sono le uova, in un divertente campionato che coinvolge tutta la famiglia. Si prepara una grande quantità di uova sode. Ogni concorrente colpisce quella dell’avversario e vince l’uovo con il guscio più duro. Il perdente deve mangiarsi tutte le uova che vengono rotte. Un’altra tradizione, invece, vuole che la mattina di Pasqua ci si lavi la faccia con l’acqua dove la sera prima sono state messe in ammollo un uovo, simbolo di salute, e una moneta d’argento, simbolo di prosperità.

Campionato delle uova in Romania

Infine, il pranzo di Pasqua è molto corposo e include generalmente la ciorba, una zuppa dal sapore acido, sottaceti, agnello al forno con insalata, una torta salata a base di fegato d’agnello e prezzemolo e uova dipinte.

La ciorba, zuppa tipica della Pasqua rumena

6. In Svezia Pasqua assomiglia ad Halloween

In Svezia prevale la tradizione nordica ed è fonte di divertimento per i più piccoli che si travestono da påskkärringar, cioè da “streghe di Pasqua”, con il viso dipinto e una scopa in mano.

Piccole påskkärringar svedesi

Si recano di casa in casa per riscuotere dolci, uova al cioccolato e caramelle, in una sorta di “dolcetto o scherzetto” pasquale. Le famiglie, invece, decorano la casa con rami di salice e betulla. La tradizione culinaria, invece, prevede un pranzo a buffet prevalentemente a base di carne e pesce tra cui aringhe, salmone, uova, polpette, salsiccia e patate.

7. In Danimarca si brinda con la birra di Pasqua

In Danimarca la Pasqua si festeggia brindando con la Påskebryg, la “birra di Pasqua” che viene venduta solo in questo periodo dell’anno. Si tratta di una birra di produzione danese leggermente più forte della “bionda” normale.

La Påskebryg danese

Un’altra curiosa tradizione danese è spedire lettere misteriose e anonime. Il destinatario deve indovinare il mittente e in palio c’è un uovo di cioccolato. La lettera è sempre accompagnata da un fiore di bucaneve. Le case, invece, vengono decorate nei colori giallo e verde, con rami fioriti e gigli. La tradizione culinaria prevede in tavola uova cucinate in diverse ricette, ma anche pollo, pesce e agnello.

Lettere “misteriose” pasquali

8. Nel Sud della Francia si prepara una frittata gigante!

Una tradizione pasquale assai curiosa è quella che ricorre ad Haux, una cittadina del sud della Francia. Il lunedì di Pasqua, nella piazza principale si prepara una frittata gigantesca, con più di 4500 uova, che poi viene distribuita a più di mille persone. Si dice che l’iniziatore di questa tradizione sia stato Napoleone Bonaparte che si fermò con il suo esercito ad Haux per fare una sosta. Gli venne servita una frittata così buona che subito ordinò che venissero radunate tutte le uova e che si preparasse una frittata in grado di sfamare tutto il suo esercito.

Nel resto della Francia, invece, le campane restano mute dal venerdì Santo alla Domenica di Pasqua in segno di lutto per la morte di Cristo. Ai bambini viene detto che le campane “sono volate a Roma”. La mattina di Pasqua, i più piccoli corrono per le strade e guardano in cielo per scorgere le campane che ritornano (e che tornano a suonare nel giorno di festa). Nel frattempo, i genitori nascondono le uova di cioccolato, da trovare in una divertente caccia al tesoro.

Caccia alle uova a Parigi

9. Nelle Filippine ci si crocifigge

La Pasqua nelle Filippine si festeggia con una rappresentazione tradizionale chiamata Sinakulo e processioni che sfilano per le vie delle città. Durante queste sfilate molto sentite e partecipate, alcuni si autoflagellano e si crocifiggono per partecipare alla Passione di Cristo. La Domenica di Pasqua, invece, si portano in chiesa grandi foglie di palma, che vengono benedette e poi utilizzate per decorare le case.

La tradizione del Sinakulo nelle Filippine

10. In Salvador sfilano i diavoli

A Texistepeque, una città del Salvador, in occasione della Pasqua si tiene una singolarissima tradizione che ricorda quella dei Krampus. Uomini travestiti da diavoli, chiamati talcigüines rivisitano i riti cattolici secondo le influenze pagane e sfilano per le strade frustando tutti coloro che incontrano lungo il loro cammino. Questo rito simboleggia la lotta di Gesù contro le tentazioni.

Alla fine, giunge proprio Gesù e i talcigüines si prostrano sconfitti ai suoi piedi in segno di sottomissione e vittoria del bene. Tuttavia, i “diavoli”, rimangono stesi a terra per diverse ore sotto al sole cocente per penitenza, e i loro familiari spruzzano su di loro acqua fresca per impedire che abbiano malori e mancamenti.

I “diavoli” del Salvador, prima bellicosi, poi prostrati a terra e “annaffiati” dai familiari per evitare malesseri




Lucio Dalla e la sua Bologna

Il 1° marzo decorrono i 12 anni dalla scomparsa di Lucio Dalla. Cantautore, musicista all’avanguardia, ma anche attore. Le sue celebri canzoni sono ormai assunte tra i classici della musica italiana, e tante sono state le collaborazioni con altri nomi del mondo delle sette note. Nato come musicista jazz, negli oltre 50 anni di carriera Lucio Dalla si è distinto anche come polistrumentista. Nelle sue musiche, infatti, ha suonato il clarinetto, strumento che imparò a suonare a sei anni, ma anche il pianoforte e il sassofono.

Nato a Bologna il 4 marzo del 1943, data immortalata in una sua celeberrima canzone, con la città felsinea Lucio Dalla ha sempre avuto un rapporto speciale, intimo. Molti lo ricordano mentre passeggiava sotto i portici, o si fermava a prendere un cappuccino o in un ristorante tipico per gustare il suo piatto preferito: la gramigna con la salsiccia. Vogliamo rendergli omaggio proponendovi un tour nei luoghi del capoluogo emiliano cari al grande cantautore.

Si parte da “Piazza Grande”, cioè Piazza San Domenico

Lo sapevate? La celebre “Piazza Grande” della canzone di Lucio Dalla non è Piazza Maggiore, ma Piazza Cavour. È stato lo stesso Dalla ad aver sciolto l’equivoco. E, in effetti, nella descrizione della piazza fatta nella canzone, si trovano parole come “gatti”, “panchine” ed “erba”, che non si trovano nella piazza principale di Bologna, bensì nella centralissima Piazza Cavour dove, al civico 2, il 4 marzo 1943 nacque Lucio Dalla. E dove si trova la panchina con la statua che lo raffigura, come se aspettasse i passanti per fare due chiacchiere.

Piazza Cavour

Da qui ci si sposta in Piazza San Domenico, che Dalla frequentò molto da bambino. Lo immaginiamo mentre magari tira calci a un pallone insieme ai suoi coetanei. Oggi, la piazza è un elegante salotto all’aperto dove molti bolognesi e turisti si fermano per fare due chiacchiere e gli studenti universitari si siedono su una panchina per studiare o mangiare qualcosa. È proprio frequentando in questa piazza che Lucio Dalla ha conosciuto Michele Casali, proprietario dell’Osteria del Vicolo delle Dame, a cui dedicherà la sua celebre canzone “L’Anno che verrà”.

Piazza San Domenico

Da Via delle Fragole a Via D’Azeglio

Il nostro tour nei luoghi di Lucio Dalla prosegue in Via delle Fragole, dove Dalla si trasferì insieme alla mamma Jole dalla casa che si affacciava su Piazza Cavour. Qui compose la sua “Anna e Marco”. Ma presto, Dalla cambiò casa per la terza volta e si trasferì in Vicolo Marescotti, in una piccola abitazione dai muri gialli, la terza dall’inizio della via. Qui nacquero alcuni dei suoi successi più famosi, come “Se io fossi un angelo”. Ma Dalla non aveva ancora trovato il suo posto ideale, oppure, chissà, forse gli piaceva vivere in diverse zone di Bologna, pur rimanendo sempre nel suo amato e natio centro storico.

Vicolo Marescotti in cui Lucio Dalla abitò per un periodo

L’ultimo suo trasloco fu in Via D’Azeglio dove, in realtà, si trova solo il portone d’ingresso. Sul suo campanello, per amor di privacy, Dalla aveva scritto lo pseudonimo “Comm. Domenico Sputo”. La casa di Dalla si affacciava sulla splendida Piazza dei Celestini, dove, ancora oggi, si può alzare lo sguardo verso un balconcino romantico oppure verso il disegno stilizzato che ritrae Lucio Dalla mentre suona il suo amato sax, circondato dalle rondini. Oggi, l’ultima abitazione di Dalla è sede della Fondazione che porta il suo nome e si può visitare la casa-museo per immergersi nel suo mondo.

La sagoma stilizzata di Lucio Dalla sulla facciata della Casa Museo

Sotto alla casa si trova il bar Duca d’Amalfi, dove il cantautore, e altri cantanti bolognesi, si fermavano per gustare una delle apprezzatissime paste napoletane. A una cinquantina di metri si trova invece l’Hotel Roma, dove Dalla era di casa, che gli ha dedicato una vetrina con alcuni memorabilia, tra strumenti musicali, album e oggetti di vario tipo. Nella via si trova anche il Gran Bar, dove Lucio era solito ordinari quello che aveva ribattezzato pucc-cappucc, cioè un cappuccino con poco latte.  A mezzo minuto a piedi da via D’Azeglio si trova poi Via dei Carbonesi, dove si trova l’Osteria De Cesari. Qui Dalla amava ordinare gramigna con la salsiccia, un piatto da lui molto amato.

L’Osteria Cesari dove Lucio Dalla si fermava spesso a mangiare

Il Quadrilatero e i luoghi della musica

Naturalmente, Lucio Dalla frequentava moltissimo il cuore di Bologna e, in particolare, le vie attorno a Piazza Maggiore, note come Il Quadrilatero. Lo si vedeva spesso sorseggiare un calice di Sangiovese all’Osteria del Sole, oppure nei pressi della Pizzeria Altiero. Davanti all’ingresso della libreria Ambasciatori, in via Degli Orefici, si trova una stella dedicata proprio a Lucio Dalla, realizzata sullo stile di quelle della Walk of Fame a Hollywood.

La stella dedicata a Lucio Dalla in via degli Orefici

Dirigendosi verso le Due Torri, invece, a ridosso di Piazza della Mercanzia, in un negozio di via Mengoli, si può vedere un murale che raffigura Lucio Dalla.

Il murale dedicato a Lucio Dalla in via Mengoli

Proprio a fianco delle Torri, in via Zamboni, si trovava lo storico locale Kinki Club, dove, alla fine degli anni Cinquanta, Dalla iniziò la sua carriera e dove conobbe Pupi Avati che, prima di diventare regista, si dilettava a suonare. La loro amicizia durò per tutta la vita. Lo storico Kinki, invece, ha recentemente chiuso i battenti.

L’ingresso del Kinki Club

Accanto si trova lo studio di registrazione Fonoprint Studios, dove, oltre a Dalla, hanno inciso i loro successi artisti del calibro di Mina, Zucchero, Eros Ramazzotti, gli Stadio, Luca Carboni e Samuele Bersani.

Ultima tappa: la Certosa

Il tour ideale nella Bologna di Lucio Dalla si conclude al cimitero monumentale della Certosa, dove riposa accanto ai genitori, Jole e Giuseppe. La sua ultima dimora si riconosce dalla sagoma del cantautore con cilindro e bastone. L’area è quella delle grandi personalità di Bologna: Giosuè Carducci, Carlo Maria Broschi, Ottorino Respighi e Giorgio Morandi.

La tomba di Lucio Dalla nel cimitero monumentale della Certosa

Tuttavia, ci sentiamo di dire, che come Lucio Dalla ha amato Bologna, Bologna ha amato Lucio Dalla e quando vi fermerete sotto i portici, Patrimonio dell’Umanità Unesco, oppure passeggerete lungo via Indipendenza, via Santo Stefano, via Guerrazzi, o assisterete a una partita allo Stadio dall’Ara, bé, ci sarà sempre un po’ di Lucio.

Luminarie con le parole della canzone “L’anno che verrà” in via d’Azeglio

INFO

www.bolognawelcome.com

www.luciodalla.it




Maruggio (TA), tra Templari e Cavalieri

Ulivi secolari dove nasce il pregiato olio extravergine di oliva, macchia mediterranea, e poi masserie, trulli, cappelle votive e i “muretti a secco”, dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, che abbracciano i filari di vigneti dove nascono gli unici vini salentini.

Siamo a Maruggio, 30 km a sud di Taranto, sulla costa ionico salentina, meta del nostro “Weekend con gusto” di questa settimana.  Il toponimo, secondo alcuni, deriverebbe da marubium, un’erba mediterranea che cresce nella zona, mentre, secondo altri da “mare uggioso”.

La sua fondazione viene fatta risalire al periodo compre tra l’870 e il 963 d.C, ma è nel 1100 che viene annesso alla Terra d’Otranto e amministrato dall’Ordine dei Templari, che lasciarono nel borgo diverse testimonianze. L’ Ordine viene tuttavia abolito nel 1312 e Maruggio passa sotto la giurisdizione dei Cavalieri di Malta.

Sono loro che costruiscono il castello e le torri che, ancora oggi, si possono vedere lungo la costa, per proteggere il centro dalle incursioni e dagli attacchi dei pirati turchi. I Cavalieri di Malta sono rimasti in questa zona fino al 1819.

 Nel centro storico di Maruggio

Templari e Cavalieri hanno lasciato le loro tracce del piccolo e pittoresco centro storico, fatto di vie strette e tortuose, scorci da cartolina su cui si affacciano edifici dal fascino antico.

Logge, balconate, facciate rinascimentali nascondono i simboli dei due Ordini cavallereschi. Fermatevi per una visita alla meravigliosa chiesa madre della SS Natività di Maria Vergine, fatta costruire nel Quattrocento dai Cavalieri di Malta in carparo salentino, una roccia calcarentica che con il suo colore giallo rosso spicca in diversi edifici di Maruggio, facendo splendere il borgo di riflessi dorati.

Sulla piazza principale si affaccia il Palazzo del Commendatore, della stessa epoca. Sullo sfondo, invece, si intravede la Porta Grande che consentiva l’accesso al centro storico. L’attuale sede del Comune, invece, è ospitata presso l’antico Convento dei Frati Minori Osservanti, con il suo magnifico chiostro a venti arcate, suddivise tra loro da pilastrini ottagonali e sormontate da ventotto lunette con affreschi risalenti al Seicento.  

Si deve ai Cavalieri di Malta anche la costruzione della chiesa di San Giovanni fuori le Mura, dedicata al loro santo protettore. Un tempo, qui sorgeva anche un ospedale, di cui oggi non rimane purtroppo alcuna traccia.

Relax sulla spiaggia di Campomarino

Dopo aver visitato Maruggio, dirigetevi verso la frazione di Campomarino, che dista circa 2 km, dove si trova una delle spiagge più belle dell’alto Salento, inserita nel 2013 tra le diciassette spiagge più belle d’Italia da Legambiente.

Tra le testimonianze storiche, qui si trovano una torre di avvistamento saracena del XV secolo, la Torre dei Molini e il Palazzo Seminarile. In questo spettacolare tratto della costa ionica si possono ammirare poi paesaggi composti da macchia mediterranea e uliveti secolari. Il mare, qui ha riflessi spettacolari, al punto da venire chiamato “mare dai sette colori”, da ammirare rilassandovi su una soffice spiaggia sabbiosa.

Spingetevi fino alla costa orientale, in località Acquadolce Cirenaica, per ammirare le dune di Campomarino, che arrivano fino a 12 metri di altezza. Individuate come Sito di Interesse Comunitario si sono formate tra 7500 e 3500 anni fa e hanno dato vita a una rigogliosa macchia mediterranea e a una vegetazione arbustiva di ginepro, rosmarino, lentisco e timo, utilizzati per donare ai piatti della cucina salentina un gusto unico.

Maruggio da gustare

Pesca e agricoltura forniscono gli ingredienti principali di una cucina genuina e dai sapori robusti. Rosmarino, timo e finocchietto profumano i secondi di carne. Tra i piatti a base di verdure, ci sono le melanzane ripiene, i fiori di zucchina fritti, fai e foji, una purea di fave e cicorelle.

Tra le ricette tipiche di Maruggio sono da non perdere li pudicchi, un pane speziato a base di farina, olio, chiodi di garofano, pepe e cannella, e li pezzuri (di cui trovate qui sotto la ricetta), calzoni ripieni e cotti al forno. Ottime anche le frise, da accompagnare a olio d’oliva, sale, olive e origano, oppure i pizzarieddi, pasta fresca fatta con acqua e farina da gustare con pomodoro, ricotta forte o cacio ricotta. 

Il tutto da annaffiare con i pregiati vini locali, prodotti dai vitigni di Malvasia Nera, importata dai Cavalieri Templari, e di “Primitivo”.

LI PEZZURI

Ingredienti

  • 1 kg di farina
  • 1 cubetto di lievito di birra
  • 1 cucchiaio di sale
  • Acqua tiepida q.b per impastare
  • 1 cipolla
  • 200 gr di provolone
  • 200 gr di mortadella
  • Pomodorini q.b
  • Olive nere

Versate la farina in un recipiente, aggiungete il sale. Fate sciogliere il lievito in acqua tiepida, versatelo nel recipiente e impastate fino a ottenere un impasto omogeneo. Continuate a lavorare la pasta con le mani su una spianatoia, poi ricavatene cinque palline che disporrete su una teglia precedentemente infarinata. Lasciate lievitare per circa 2 ore ponendole nel forno spento. Nel frattempo preparate il ripieno facendo soffriggere la cipolla in un po’ di olio caldo. Tagliuzzate il provolone, i pomodorini, la mortadella e le olive e mescolate il tutto. Stendete poi con il mattarello le sfere di pasta fino a ottenere cinque sfoglie sottili. Versate su ciascuna il ripieno, poi ripiegatela dandole la forma a mezzaluna e premendo sui bordi. Infornate a 180° per 25 minuti.

COME ARRIVARE

In auto: Autostrada A14 Bologna – Taranto, uscita Taranto Nord (fine autostrada). Proseguire per Taranto, seguire indicazioni per Brindisi o Lecce imboccare la superstrada Taranto-Brindisi, uscire a Grottaglie quindi proseguire per San Marzano, Sava, Maruggio

DOVE COMPRARE

*Azienda Agricola Tenute Bruno, Strada Provinciale 136, Maruggio, tel 099//675799, www.tenutebruno.com Azienda biologica che produce olio e vino.

*Azienda Agricola Olivaro, Contrada Olivaro, Maruggio (TA), tel 349/0666531, www.aziendaolivaro.it

*Oleificio Cantore, Strada Provinciale Maruggio-Monacizzo, Maruggio (TA); tel 099/676324, www.gmcantore.com

DOVE MANGIARE

*Al Fico d’India, via Umberto I 57, Maruggio (TA), tel 340/5926189, ristopub nel centro di Maruggio con un menù sempre vario di piatti della cucina pugliese di terra e di mare, tra cui bruschette, parmigiana di melanzane e spaghetti alle vongole. Prezzo medio € 25 a persona.

*Osteria del Vico, via San Pietro 32, Maruggio (TA),  tel 340/0735676, locale caratteristico con particolare attenzione alle materie prime. Offre un menù di piatti di terra e di mare e pizza.

DOVE DORMIRE

*B&B Lu Turnitu, via del Mare 3, Maruggio (TA), tel 348/6121979, www.luturnitu.it Ristrutturato di recente, offre sei camere raffinate per un totale di 18 posti letto, un’ampia sala comune, giardino e parcheggio. A pochi km dalle spiagge di Campomarino. Doppia da € 100.

*Grand Hotel dei Cavalieri****, Contrada Vento, Campomarino, Maruggio (TA), tel 099//9716210, www.grandhoteldeicavalieri.com Situato nei pressi della cittadina balneare di Campomarino e a 12 minuti dalla spiaggia privata dispone di camere confortevoli e ambiente informale. Doppia da € 80.

INFO

www.comune.maruggio.ta.it




Ostuni, alla scoperta della “città bianca”

Immaginate una città dalle mura talmente bianche da sembrare argentate, che si rispecchiano su un mare dalle mille sfumature dell’azzurro, talmente pulite da ricevere da oltre vent’anni la Bandiera Blu del Touring Club e le Cinque Vele di Legambiente. Questa settimana vi portiamo a Ostuni, in provincia di Brindisi, nella Puglia meridionale, nota anche come la “città bianca” per i muri delle sue case ricoperte di candida calce, che si affacciano su un dedalo di stradine, molte delle quali senza uscita, che sembrano uscite da una fiaba. Andiamo insieme, allora, alla scoperta di questa perla del Salento.

Una storia antichissima

Oggi Ostuni è frequentata soprattutto come località balneare, ma il suo passato è molto antico. Il suo nome deriva dal greco Astu-neon, che significa “città nuova”, e sarebbe stata fondata circa duemila anni fa a 200 metri sul livello del mare, distribuita su tre colline. Tuttavia, il ritrovamento in alcune grotte di ceramiche e resti risalenti al Paleolitico fanno pensare che la zona fosse frequentata già dalla preistoria.

Sempre l’archeologia ci racconta che, attorno al IV secolo, la zona venne abitata dalla popolazione italica dei Messapi e, successivamente, dai romani. Attorno all’anno Mille, la città venne fortificata con mura e quattro porte, di cui oggi rimangono solo Porta Nova e Porta San Demetrio. Nel Medioevo, il fulcro della vita pubblica e commerciale era invece Piazza del Moro. La città raggiunge il suo massimo splendore durante il Rinascimento, quando il centro viene spostato in Piazza Libertà. Molte sono le testimonianze di questa lunga storia. Scopriamole insieme con una passeggiata nel centro storico.

Una visita al centro storico

Via della Cattedrale taglia in due il centro di Ostuni. Percorrendola verso la parte alta della città, si arriva in Piazza del Balio, su cui si affaccia la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Costruita nel XV secolo per volere di Ferdinando d’Aragona prima e di Alfonso II, sovrani del Regno di Napoli, si presenta con uno stile che coniuga il gotico con la scuola veneta. Il suo rosone è il secondo più grande in tutta Europa. L’interno, invece, è diviso in tre navate separate da colonne, alcune cappelle riccamente decorate e un soffitto dipinto.

Centro culturale e sociale di Ostuni è la splendida Piazza della Libertà, sulla quale si affacciano numerosi locali e alcuni dei principali monumenti. Tra questo spicca, l’Obelisco di Sant’Oronzo, alto quasi 21 metri, costruito nel 1771 come ex voto per la protezione del santo contro carestie ed epidemie che avevano colpito i territori circostanti. Sulla cima si trova la statua di Sant’Oronzo che ancora vigila su Ostuni.

Sulla piazza si affaccia poi la Chiesa di San Francesco, tra le più importanti della città. Risale al 1304 ed è in stile gotico, anche se alcune importanti modifiche sono state operate nel Seicento e nella seconda metà del Settecento. Il suo interno, a una sola navata, spicca per la bellezza degli stucchi e per le statue lignee databili tra il XVII e il XVIII secolo, e per la tela di Luca Giordano. Nel vicino ex convento francescano si trova invece la sede del Municipio.

Lungo il perimetro della piazza si trova anche la Chiesa dello Spirito Santo, con il suo portale del XV secolo decorato con bassorilievi tardogotici. Al suo interno si trovano le statue di Sant’Oronzo dei Seicento e della Madonna del Buon Consiglio. Una curiosità: nella chiesa si celebrano molte funzioni in inglese per venire incontro alle esigenze dei cittadini di origine anglosassone, di cui esiste una numerosa comunità.

Merita una visita anche la maestosa chiesa di San Giacomo in Compostela, fatta costruire dalla nobile famiglia Caballerio nel Quattrocento. Percorrendo dalla piazza un tratto di via della Cattedrale, si arriva poi al Museo Civico, ospitato all’interno dell’ex monastero di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, che conserva reperti archeologici dall’età dei Messapi al Medioevo all’età Moderna e altri provenienti dalla Grotta di Agnano.

Prendendo a destra da Piazza della Libertà e continuando su via Presidente Cucci si arriva invece, alla Chiesa della Madonna della Grata, a valle del centro storico. La sua storia è legata a un miracolo che la Vergine avrebbe compiuto nel Settecento su un uomo, costretto a camminare curvo a causa di una malformazione alla schiena. Recatosi al santuario a pregare la Madonna, ottenne da esso la grazia e se ne tornò a casa ritto. Per celebrare l’evento, ogni prima domenica di agosto, Ostuni festeggia con una spettacolare processione.

Da vedere appena fuori città

Prendendo la SS16 in direzione di Fasano, in dopo appena 4 km si arriva al Parco Archeologico Naturale di Santa Maria di Agnano. Qui si trova la grotta che ha permesso di documentare la storia del culto di una divinità femminile risalente a tremila anni fa. Gli scavi hanno riportato alla luce anche due sepolture e molti reperti risalenti al Medioevo.

Prendendo invece la SP19 o la SS16, in circa 18 minuti si arriva invece al Parco delle Dune Costiere che si estende per 8 km di costa e 1100 ettari e ospita diversi habitat per il recupero e la conservazione di animali e specie vegetali. I sentieri, ben segnalati, sono ideali per passeggiate ed escursioni, che consentono di visitare anche diverse masserie.

Le spiagge più belle

Calette sabbiose, spiagge e coste a strapiombo su un mare dalle acque cristalline caratterizzano i 17 km della Marina di Ostuni. Tra le spiagge più belle c’è Torre Pozzelle, a circa 7 km dal centro storico che spicca per la suggestiva torre d’avvistamento cinquecentesca che sorge a ridosso del litorale, caratterizzato da scogliere e formazioni rocciose.

Per chi preferisce le spiagge più sabbiose e tranquille c’è la bella Rosa Marina, immersa nella macchia mediterranea, oppure Costa Merlata, che deve il nome alla sua linea frastagliata, che crea piccole e silenziose calette. A 10 km da Ostuni si trova anche la spiaggia di Creta Rossa, che si affaccia su acque incredibilmente azzurre che si possono raggiungere attraverso una scalinata naturale. Proprio come una piscina.

Tra Carovigno e Brindisi, a circa 25 minuti da Ostuni, si trova invece la spiaggia di Torre Guaceto, formata da una parte più selvaggia e rocciosa e da una più sabbiosa, ideale per il relax e lo snorkeling.

Spostandosi invece a nord rispetto al centro storico si arriva alla spiaggia del Pilone con la sua imponente torre aragonese e le dune di sabbia dorata che la rendono un luogo suggestivo e rilassante. Chi ama gli sport acquatici può invece scegliere la spiaggia di Gorgognolo, i cui fondali marittimi sono ricchi di fauna marina, a circa 9 km da Ostuni .

Nelle vicinanze di località Villanova si trova poi la poco frequentata Cala Quarto di Monte dalla spiaggia soffice e dalle acque azzurrissime, ideali per chi vuole ritagliarsi una giornata di relax.

SECONDO GIORNO: Gita a Cisternino e a Carovigno

Vi proponiamo due alternative per trascorrere una giornata alla scoperta delle bellezze nelle vicinanze di Ostuni. In appena 20 minuti, percorrendo la SP 17, si arriva a Cisternino, borgo insignito della Bandiera Arancione del Touring Club. Alla cittadina, che si affaccia sulla Valle d’Itria si accede dalla Torre di Porta Grande, sormontata dalla statua di San Nicola.

Nel centro storico si possono ammirare le dimore nobiliare, tra cui spicca il Palazzo del Governatore, il Palazzo Vescovile e Palazzo Ricci Capece, con la sua Torre del Vento. Nelle vicinanze si trova anche la Chiesa di Sant’Antonio e di San Quirico con l’annesso convento dei Cappuccini.

E, siccome la Pasqua si avvicina, vi consigliamo di recarvi, il Lunedì di Pasqua, presso il Santuario della Madonna d’Ibernia, dove ogni anno, si assiste al rito dell’u’chrruchl in cui la popolazione porta come segno propiziatorio un dolce che ha la forma di borsetta con due uova sode per gli uomini e di bambola con un uovo sodo nel grembo per le donne.

Prendendo invece, la SS116, in circa 15 minuti si arriva a Carovigno, a 8 km da Ostuni. Anch’esso di origini antichissime, spicca per un suggestivo centro storico, dominato dal Castello Dentice di Frasso, salendo sul quale si ammira uno splendido panorama della costa, fino a Brindisi. Infine, non dimentichiamo di gustare, durante le soste per il pranzo e la cena, i piatti di terra e di mare della tradizione pugliese.

Che cosa gustare

Tra i primi piatti, da non perdere le tipiche orecchiette con le cime di rapa, di cui trovate qui sotto la ricetta, oppure nella versione al sugo di pomodoro, cacio ricotta grattugiato e foglie di basilico. Ottima anche la frittata alla menta, con foglie di mentuccia, le melanzane alla parmigiana, oppure il cappello, un timballo a base di melanzane e zucchine fritte, carne, uova sode e formaggio.

Verdure, legumi e ortaggi sono i protagonisti di secondi e contorni, ma anche di minestroni e zuppe. Come la ‘ncapriata, una crema di fave secche bollite a cui si aggiungono cime di rapa o cicoria cotte a parte, con un filo di olio extravergine di oliva. Ottime anche le melanzane ripiene al forno e i carciofi fritti.

Da non perdere i formaggi, a base di latte ovino e caprino, come il cacioricotta, il canestrate e la ricotta forte, da mangiare da soli o per accompagnare i piatti tradizionali. Dal mare arrivano i frutti di mare, come cozze, vongole, ricci, ma anche polpi, seppie, alici, sarde, sgombri e merluzzi, ingredienti base di piatti come linguine allo scoglio, alici marinate, polpo in brodo di cipolle e ghiotte fritture.

Da gustare sul posto, ma anche da portare a casa, ci sono i taralli, anellini di pasta cotta al forno e aromatizzata con olio di oliva, peperoncino, spezie, oppure nella versione dolce. E, a proposito di dolci, la pasticceria pugliese è ricca di produzioni a base di mandorle, miele, ricotta, frutta secca e marmellate, ma anche noci e fichi.

Infine, parlando di prodotti tipici, un’eccellenza del territorio è l’olio extravergine di oliva DOP “Colline di Brindisi” dal sapore dolce e poco acido. Tra i vini più apprezzati ci sono invece l’Ostuni e il Martina tra i bianchi, mentre, tra i rossi, l’Ottavianello DOC.

 Orecchiette con cime di rapa

 Ingredienti

  • 300 gr di orecchiette
  • 1 kg di cime di rapa
  • 4 filetti di acciughe
  • 4/5 cucchiaio di olio extravergine di oliva
  • Peperoncino q.b.
  • Sale
  • 2 spicchi di aglio

Lavate e pulite le cime di rapa eliminando le parti più dure. Prendete poi una pentola molto ampia e mettete a bollire acqua e sale. Quanto l’acqua sarà a bollore, aggiungete le cime di rapa. Quando saranno ammorbidite, aggiungete anche le orecchiette, in modo che prendano il gusto del condimento. Nel frattempo, in una padella preparate un soffritto con i due spicchi di aglio pestati, i quattro filetti di acciughe e l’olio EVO. Soffriggete finché le acciughe non si saranno sciolte, poi aggiungete il peperoncino a piacere. Quando le orecchiette e le cime di rapa saranno cotte, scolatele e aggiungete al soffritto nella padella. Fate saltare il tutto per un paio di minuti e servite calde.

COME ARRIVARE

Il modo più veloce è volare a Bari o a Brindisi. Tra le compagnie ci sono Easyjet, Ryan Air, Alitalia, Vueling. Da Bari, si prosegue in auto prendendo l’E55 Brindisi-Lecce per circa 60 km. Si prende l’uscita Ostuni e seguire le indicazioni. Da Brindisi, prendere la E55 in direzione di Bari, poi uscire a Ostuni. Chi invece vuole effettuare tutto il viaggio in auto, percorrere la A14 Adriatica, con uscita Bari Nord, poi proseguire in direzione di Brindisi. Seguire poi la SS16 Bari-Brindisi e uscire a Ostuni-Villanova e seguire le indicazioni per Ostuni.

 DOVE MANGIARE

*Osteria del Tempo Perso, via Tanzarella Vitale 47, Ostuni, tel 831/304819, www.osteriadeltempoperso.com Ricavato in una grotta del Cinquecento, offre un menù di piatti tipici pugliesi di terra e di mare, serviti in una sala museo con utensili agricoli alle pareti. Prezzo medio pp. € 44.

*La grotta degli Avi, via Galileo Galilei 13, Ostuni, tel 333/1292341, www.lagrottadegliavi.it Locale ricavato in un ex frantoio del Settecento, con pareti in pietra. Offre un menù di piatti della tradizione pugliese tra cui orecchiette con cime di rapa, melanzane ripiene, polpette, e pizze cotte nel forno a legna. Prezzo medio pp € 20.

DOVE DORMIRE

*Ostuni Palace****, Corso Vittorio Emanuele 218, Ostuni, tel 0831/338885, www.ostunipalace.it Bella struttura con SPA con idromassaggi, sauna, bagno turco e sala massaggi, a pochi minuti a piedi dal Museo Civico e dalla Cattedrale. Le camere sono arredate in stile tradizionale e dotate di WiFi gratuito, minibar, TV a schermo piatto. Alcune godono di una splendida vista sulla città. Doppia con colazione da € 142.

*Città Bianca Country Resort***, C.da Vallegna, Ostuni, tel 0831//301123, www.cittabiancahotel.com Resort in bella location circondata dagli ulivi. Dispone di due ristoranti, due bar e due piscine scoperte. Inoltre, vasca idromassaggio e parco giochi. Le camere sono ampie e accoglienti con WiFi gratuito, TV a schermo piatto e minibar. Doppia da € 60.

INFO

www.comune.ostuni.br.it/




Al Castello di Rametz il vino fa la storia

Che cosa c’è di più romantico di un castello? Ancora di più se tra le antiche mura si può anche soggiornare, dormire nelle stesse stanze degli storici abitanti, mangiare in un ristorante di qualità con un menù di prodotti tipici e degustare vini pregiati nelle cantine del maniero. Come al Castello di Rametz, a Merano, in Alto Adige, dove pregiati vini nascono tra antiche mura e dove c’è anche un Museo del Vino per celebrare una storia davvero gustosa.

Qui nascono vini storici

Circondato da dieci ettari di vigneti di proprietà, la storica tenuta del Castello di Rametz viene menzionata già in alcuni documenti del 1227. Ma è nel 1860 che, per la prima volta in Alto Adige, viene coltivata la vite del Pinot Nero, ma anche il Cabernet Sauvignon, il Riesling Renano e il Cabernet Franc. Da non perdere una visita alla cantina grande del castello, risalente al XVIII secolo, costruita interamente in pietra, con botti in rovere perfettamente allineate e illuminate.

Nella cantina piccola, del XII secolo, maturano invece i pregiati vini in Barrique. Al Castello di Rametz si può vivere una fantastica esperienza che inizia con una passeggiata tra i vigneti. È poi prevista una visita al Museo del Vino, dove in quattro ampie sale sono esposti attrezzi d’epoca utilizzati per la viticoltura.

Immancabile una visita alle cantine Grande e Piccola con degustazione di cinque vini e con un tagliere di Kaiserspeck, il pregiato salume altoatesino, e formaggi locali. E, per chi volesse fermarsi a pranzo o a cena, c’è il Ristorante “Al Castello Rametz” con menù di raffinate specialità locali, i piatti della tradizione internazionale e la qualità dei vini prodotti al castello.

INFO

CASTELLO RAMETZ,

via Labers 4, 39012, Merano (BZ), tel +39 0473 211011,

info@rametz.com, www.rametz.com




UN WEEKEND PREMIUM A PILA TRA SCI, DIVERTIMENTO E ALTA CUCINA

Per il weekend abbiamo deciso di abbandonare la città, insieme ai problemi e alle preoccupazioni accumulate in settimana, per catapultarci in un paesaggio alpino incantato e ricco di divertimenti: stiamo parlando di Pila, importante località turistica di montagna situata al centro della Valle d’Aosta, subito sopra il capoluogo Aosta.

Pila e i suoi impianti sciistici

La funivia Aosta-Pila

Per vivere un weekend romantico e divertente abbiamo scelto quindi di partire da Milano alla volta della Val d’Aosta. In meno di due ore di auto siamo arrivati ad Aosta ed esattamente nel grande parcheggio gratuito da cui parte la funivia per Pila, adiacente alla stazione dei treni e a soli 10 minuti a piedi dal centro cittadino. Lasciata l’auto siamo saliti sulla funivia che in soli 18 muniti ci catapulta tra le piste da sci di Pila, impreziosite da abeti e larici e contornate da abitazioni e strutture ricettive che risultano “incastonate” in modo armonico nella natura circostante. Chi desidera può direttamente raggiungere la località sciistica situata nel comune di Gressan percorrendo un breve tratto di strada di montagna che collega Aosta a Pila in appena 20 minuti di auto. Questa strada si trova in ottime condizioni e viene pulita in maniera costante in modo da garantire ai turisti un percorso agevole.

Primo giorno: Piste per tutti i gusti e le età

Dopo aver lasciato i bagagli in albergo e affittato l’attrezzatura necessaria, carichi di entusiasmo siamo andati di corsa sulle piste per una giornata all’insegna del divertimento sulla neve. Per accedere agli impianti di risalita è ovviamente necessario munirsi di skipass. Consigliamo di acquistare quest’ultimo tramite il sistema di vendita online sul sito pila.it che permette di accedere a tariffe agevolate. Numerosi i punti di ritiro skipass collocati a fianco delle casse di Aosta, alla partenza della telecabina, dedicati a tutti coloro che decidono di acquistare online e che non sono in possesso dell’apposita tessera magnetica.

Tra le caratteristiche di Pila spicca la sua posizione naturale che la tiene al riparo dal vento pur vantando una altitudine considerevole, con le piste che si sviluppano fra i 1800 e i 2700. Qualora le precipitazioni nevose non dovessero essere sufficienti, gli impianti sciistici godono di una sofisticata tecnologia di innevamento programmato, supportato da un bacino di accumulo di 70mila metri cubi.

Come accennato in precedenza, Pila offre divertimento sugli scii e sullo snowboard per tutti i gusti e i livelli:  si parte dalle piste meno impegnative, come le Baby Pila, la Baby Gorraz e la Grimod, a quelle per i più esperti. Il comprensorio comprende 4 piste nere, 21 rosse, 4 blu, che assieme ai tracciati percorribili sci ai piedi arrivano a 70 km, da un’altitudine di 1.540 a 2.750 metri di quota. 15 impianti, fra seggiovie, ovovia e funivia, assicurano una comoda risalita.

Due scuole di sci che complessivamente vantano oltre 170 maestri, accolgono allievi di tutte le età, livello e volontà per il grande debutto sulla neve o per perfezionare il proprio stile e soddisfare le proprie ambizioni. Dallo scorso anno sono presenti anche due piste di scialpinismo, due percorsi tracciati e messi in sicurezza per tutti coloro che vogliono provare il lato più wild dello sci.

Di seguito riportiamo il poker di piste che ha reso famosa Pila in tutto Europa:

  • Platta de Grevon (Pista 27 sullo Skirama):

Pista per freerider: 510 metri di dislivello per quasi 1,8 km di sviluppo e pura adrenalina. Doppio tracciato finale, uno più veloce e dinamico, l’altro, tradizionale, più dolce e graduale.

  • Du Bois (Pista 2 sullo Skirama):

è una pista dove liberare la propria voglia di libertà, dando “full gas” sui divertenti cambi di pendenza. La pendenza è sostenuta sull’intero tracciato e, pur essendo un tracciato per sciatori di buon livello, i passaggi non sono mai eccessivamente impegnativi.

  • Gorraz (Pista 3 sullo Skirama):

Questa pista presenta una sequenza di fantastici muri verticali di discreta lunghezza, alternati a tratti più riposanti e stimolanti cambi di pendenza.

  • Bellevue (Pista 10 sullo Skirama):

Una nera omologata anche per competizioni di alto livello, molto apprezzata dagli sciatori più esperti anche per la prima “S”, lunga e impegnativa. Grazie al raccordo con la pista Du Lac (Pista 12, sullo Skirama), consente un lungo tracciato che permette di cimentarsi in curvoni tipo Super G e discesa. Spettacolare il panorama, come suggerisce il nome.

Relax in albergo e cena sopraffina allo Yeti

Hotel La Chance

Dopo un’estenuante ma divertentissima giornata sulla neve è arrivato il momento di rilassarsi prima della cena. Tra la vasta offerta di alberghi, b&b e case vacanze abbiamo scelto l’Hotel La Chance (Località Chacard 5, 11020 Gressan).

il Bar dell’Hotel La Chance

Questo Hotel 3 stelle si trova nei pressi della stazione di arrivo della cabinovia Aosta-Pila e ai piedi delle principali piste. L’ambiente è in stile rustico ed è molto curato, le camere con bagno spaziose e luminose, inoltre godono di un terrazzino con vista in stile sauna.

La stanza da letto matrimoniale

La chicca di questo hotel è però la sauna, piccola, ma molto curata e completa di tutto. Non manca una vasca con acqua calda e idromassaggio, sauna, bagno turco e le “ice shower”. C’è anche una piccola sala relax con biscotte e tisane, mentre a richiesta si possono ricevere trattamenti specifici e massaggi.

Per cena abbiamo invece abbiamo scelto lo Yeti, un piccolo ristorante che si trova a pochi minuti dall’albergo.

Capriolo al ristorante Yeti

Al ristorante di conduzione familiare troviamo ad accoglierci troviamo la proprietaria, Katia Albanese, una giovane e preparatissima sommelier che ci ha accompagnato in un percorso eno-gastronomico che non ha nulla da invidiare a quello proposto da ristorante ben più costosi e blasonati.

PURTROPPO IL PRIMO GIORNO E’ TERMINATO MA BASTA GIRARE PAGINA PER SCOPRIRE COSA CI RISERVERA’ LA PROSSIMA GIORNATA

Secondo giorno: passeggiata sulla neve con le ciaspole

Dopo una ricca colazione internazionale all’Hotel La Chance, abbiamo deciso di provare una nuova avventura sulla neve, con l’obiettivo di scoprire il volto di Pila dedicato anche a chi non è appassionato di sci o snowboard.

Pila propone infatti la conoscenza e l’esplorazione della natura in montagna, organizzando escursioni con le ciaspole, con la preziosa conduzione delle guide ambientali naturalistiche. L’appuntamento con le ciaspole è tutti i mercoledì, giovedì, sabato e domenica con ritrovo nel parcheggio Bouton d’Or nei pressi dell’arrivo della telecabina Aosta.

Per le ciaspole sono diversi gli itinerari, percorribili in autonomia o con la guida ambientale naturalistica. guida.

Un itinerario affascinate è quello che porta verso l’Alpeggio Grivel e, salendo ulteriormente all’alpeggio Grimondet. Entrambe le mete offrono una straordinaria vista a tutto tondo sul fondovalle e sui 4000 valdostani, tra cui il Monte Bianco, il Monte Rosa, il Cervino e il Gran Combin.

Ci si addentra nelle incantevoli abetaie, avvolti dal silenzio e circondati dal paesaggio nevoso, lontani dalle piste affollate per rimanere a stretto contatto con la natura. La presenza della guida permette di godere oltre che delle emozioni generate dalla bellezza del contesto, anche della comprensione delle caratteristiche dell’ambiente circostante, rendendo l’esperienza interessante ed unica.

L’attività ha una durata totale di circa 3,5 ore e termina con il ritorno al punto di partenza.

Gli insaziabili di questa attività possono inoltre godere della ciaspolata in notturna, guidata, con aperitivo a seguire: un calice di vino locale, accompagnato da salumi e formaggi valdostani, oppure una prelibata cena nelle accoglienti baite di Pila.

Info e prenotazioni:

TrekkingHabitat di Roberto Giunta

  • Tel: +39 335811873
  • Mail: info@trekking-habitat.com
  • Sito web: www.trekking-habitat.com

Tracce Alpine ASD 

  • Tel: +39 3384599714
  • Mail: traccealpinevda@gmail.com
  • Sito web www.traccealpine.it

Gli appuntamenti culinari della giornata sono stati a pranzo a “Lo Baoutson”, un ristorante situato direttamente sulle piste di sci che propone ottima cucina locale e carne cucinata a vista sulla griglia. La sera ci siamo invece concessi una cena a La Chatelaine, una baita sulle piste che oltre ad offrire una vista propone anche intrattenimenti musicali a cura di una simpaticissima e preparata band.

Lo speciale “taxi” per raggiungere il ristorante Chatelaine

Per raggiungere di sera la baita si può prendere il gatto delle nevi dotato di cabina riscaldabile che può essere prenotato contattando direttamente il ristorante.

PURTROPPO IL SECONDO GIORNO E’ TERMINATO MA BASTA GIRARE PAGINA PER SCOPRIRE COSA CI RISERVERA’ LA PROSSIMA GIORNATA

Terzo giorno: cultura, turismo e buon cibo

Teatro romano

A dir poco maestoso il Teatro Romano che rappresenta una delle principali attrazioni di questo capoluogo, oltre ad essere la più antica. Costruita nell’anno 25 a.C. si tratta di un capolavoro di epoca romana conservato molto bene e in grado di ospitare migliaia di spettatori. Si distinguer per una maestosa parete di 22 metri formata da arcate e finestre, da una platea a semicerchio che risulta destinata all’accoglienza del pubblico ed è costruita su più livelli.

Probabilmente vero e proprio simbolo della città, l’Arco di Augusto si erge nella parte est di Aosta e fu edificato per celebrare la vittoria dei Romani sui Salassi. La struttura vanta una forma di volta a botte e nel XII secolo ospitò la dimora di una nobile famiglia locale, visto che al suo interno era stata costruita una piccola fortificazione, chiusa in seguito con blocchi di ardesia a causa delle infiltrazioni.

Arco di Augusto

Non bisogna perdere il Museo Archeologico Regionale che sorge proprio nel luogo dove sono stati condotti degli scavi che hanno portato a nuova vita reperti di diverse epoche. Nel museo ritroviamo troviamo oggetti ritrovati in tutta la regione, in ordine cronologico e suddivisi per oggetti, anche se la  maggior parte dell’esposizione risale all’epoca romana.

Non si può visitare Aosta senza però provare la sua succulenta cucina locale e i piatti tipici che caratterizzano questo luogo. Se amate la pasta non perdete le tagliatelle fatte in casa condite magari con degli ottimi funghi porcini locali.

Tra le pietanze tipiche troviamo la celebre fonduta a base di fondita valdostana DOP. Non può mancare nemmeno la polenta cucinata utilizzando la farina gialla e abbinata a formaggio e carne.  La cacciagione occupa un posto fondamentale nella cucina di qui: non si può non provare il capriolo, capretto o agnello.

Nel pomeriggio lasciamo Pila per tornare verso casa, sicuramente con un po’ di malinconia, ma nello stesso tempo felici di aver trascorso un fine settimana indimenticabile e ricco di divertimento.

Il progetto della nuova telecabina “Pila – Couis”

Nel dicembre del 2020 è stato presentato ad Aosta, il progetto per la nuova telecabina Pila-Couis in Val d’Aosta.  Si tratta del nuovo impianto di risalita del comprensorio di Pila che cambierà radicalmente la fruibilità del resort montano e renderà accessibile uno dei punti panoramici più iconici della Val d’Aosta: Cima Couis 1 a 2730 m.s.l., da cui è possibile ammirare le vette di alcune delle montagne più famose al mondo come il Monte Bianco, il Cervino, il Grivola, il Gran Paradiso e molte altre.  Non soltanto un’opera funiviaria che migliorerà significativamente l’esperienza sportiva per gli sciatori ed i biker di qualsiasi livello ed età, ma una vera e propria attrazione turistica internazionale, che renderà la montagna accessibile a chiunque desideri ammirare uno dei panorami più incredibili delle Alpi.

progetto vincitore

Il progetto vincitore (realizzato dallo studio di architettura De Carlo – Gualla)  è prima di ogni cosa un sistema integrato nell’ambiente. Le nuove funivie e le stazioni sono un esempio di architettura e ingegneria d’avanguardia che si pone l’obiettivo di stupire i visitatori con una vista mozzafiato delle montagne oltre i 4.000 mt ma anche attraverso l’uso di materiali e di tecnologie innovative ed attuali, e da un design incredibilmente innovativo per una struttura di alta quota.

La stazione di arrivo a monte sulla Cima Couis – motrice – è caratterizzata da un particolare disegno a stella con le punte orientate verso i diversi 4.000 della Valle d’Aosta e conterrà al suo interno anche un bar-ristorante panoramico e servizi per il pubblico. Con una portata di 2.400 persone all’ora alla velocità di 6 metri al secondo sarà possibile percorrere la lunghezza totale di 3,8 chilometri e un dislivello di 923 metri in 13 minuti. Attualmente per raggiungere Cima Couis da Pila, sci ai piedi, sono necessari 3 impianti ed un tempo complessivo di circa 60 minuti.

Dove Dormire

Hotel La Chance ***

  • Indirizzo: Località Chacard 5, 11020 Gressan
  • Tel: +39 0165 1773022
  • Sito web: www.hotellachancepila.it
  • Mail: info@hotellachancepila.it

Dove Mangiare

Yeti

  • Indirizzo: Frazione Pila, 22, 11020 Pila AO
  • Tel: 0165 521181
  • Sito web: yetipila.it

Lo Baoutson

La Chatelaine

Trattoria dei Maestri

 

 

 

 




QUELLA VOLTA CHE DE ANDRE’ MI DISSE

Di Raffaele D’Argenzio

La nostra strada, la nostra vita è un viaggio formato da tanti momenti, alcuni importanti da ricordare, altri da dimenticare. Sono venticinque anni che un grande poeta ci ha lasciati. Un poeta che sapeva far arrivare le sue parole al grande pubblico, al Popolo con la P Maiuscola. I poeti lagnosi che scrivono in fumose soffitte, con capelli bianchi arruffati e una tazza di caffè non finita servono a poco.

La poesia deve volare e le ali di Fabrizio erano quelle della musica, della sua voce. E dall’alto del suo volo sapeva cogliere poesia nei carruggi di Genova, nei rovi della Sardegna dove era stato rapito, nella sua Genova e nella Napoli verso cui aveva lanciato un ponte attraverso il mare che unisce le due città.

Di De Andrè tutti parlano in questi giorni, certamente di più e meglio di me. Ma io ho un ricordo, un regalo che la vita mi ha dato, una di quelle cose che accadono solo per una volta. Ed anche a me è accaduto. In che anno di preciso non ricordo, ma era uno di quegli anni in cui scrivevo di musica. Non di battute e semicrome, ma delle persone che creavano la musica e le parole che sapevano arrivare al cuore.

Per la presentazione di un suo disco, eravamo nella grande sala di un ristorante milanese, con un tavolo ad U, e Fabrizio era a capo di questo tavolo e rispondeva alle tante domande, e mangiava qualcosa … alle tante domande, risposte sempre gentili, ma asciutte, annoiate… Io gli avevo fatto una breve intervista telefonica qualche mese prima, poi avevo scritto un pezzo sulle sue parole, sulle sue canzoni…

E quella sera arrivò anche per me “Per una volta” un regalo, un ricordo che non si dimentica. Fabrizio si alza dal suo posto, prende una sedia e viene a sedersi davanti a me dicendo: “Ora voglio parlare un po’ con Lello d’Argenzio”. Ero giovane, forse arrossii, forse sbiancai. C’erano giornalisti di testate davvero importanti, personaggi illustri, ma lui venne da me.

Il perché non glielo chiesi, forse aveva capito che io avevo capito che voleva raccontare a tutti senza insegnare nulla a nessuno, che aveva un cuore grande che riusciva a trovare la poesia anche nelle “signore” dei carruggi. Poi non ci siamo più visti, né sentiti. Ma, Per una volta, mi aveva regalato un attimo che non si dimentica.

E questo ricordo l’ho messo con orgoglio anche nel libro “post-it-di un viaggio




OLTRE CANOVA: UN WEEKEND SULLE PROSECCO HILLS

Di Raffaele d’Argenzio

Ecco un Weekend con Gusto, con il gusto del buono e il gusto italiano del bello, che si sublimano questa volta in un Wine Weekend dal Massiccio del Grappa alle colline dell’Asolano, dove si trovano l’arte del Canova ed il vino spumante più venduto al mondo.

Facciata della Gipsoteca – museo Canoviano

Ma come scegliere il percorso del nostro weekend? Varie indicazioni le abbiamo trovate sul sito visitproseccohills.itquello di una dinamica rete di imprenditori locali innamorati del proprio territorio, che insieme al buono dell’enogastronomia vogliono farne scoprire anche il bello.

DA POSSAGNO AD ASOLO, DA CANOVA ALLA DUSE

Non si può non cominciare che da Possagno, dove il 1° novembre 1757 nacque il celebre scultore Antonio Canova, di cui nel 2022 si sono celebrati i 200 anni dalla morte, avvenuta a Venezia il 13 ottobre1822.

Calchi in gesso delle opere di Canova alla Gipsoteca

Qui, oltre alla casa natale, c’è la Gypsotheca, con i calchi in gesso delle sue opere, comprese anche quelle gigantesche, che oggi si trovano sparse in tutto il mondo. La Gypsotheca consente quindi di vedere in un solo giorno tutta la sua produzione. Recentemente, a queste opere si è aggiunto anche il quadro da poco ritrovato della Maddalena Penitente. 

Riproduzioni delle opere di Canova

Importanti sono poi i bozzetti in gesso o in terracotta che Canova creava prima di realizzare l’opera in marmo. Il piccolo Antonio nacque da una famiglia di scalpellini che, visto il suo talento, lo mandò a bottega a Venezia.

Bozzetti di Canova

Da Venezia si spostò poi a Roma dove, ispirandosi all’arte dell’antichità, diventò il maggior rappresentante del Neoclassicismo. A Possagno si trova anche il maestoso tempio che custodisce le sue spoglie.

Il tempio in cui riposa Antonio Canova

Dopo Canova ci aspetta l’incontro con Eleonora Duse, ad Asolo, interessantissimo borgo che dà il nome anche all’Asolo Prosecco Superiore DOCG, che occupa la parte centrale della scala del Prosecco.

Il castello di Asolo

I suoi portici, il castello, la Rocca, i panorami, la casa della Cornaro regina di Cipro e la casa di Eleonora Duse ne fanno una tappa interessante e coinvolgente. La mitica attrice qui si riposava dopo le sue stancanti tournée nel mondo, raggiunta talvolta da Gabriele D’Annunzio, e proprio qui ora giace nel cimitero di Asolo, accanto alla chiesa di Sant’Anna.

Casa di Eleonora Duse ad Asolo

Da non dimenticare la camera 202 dell’Albergo Al Sole, dove lei amava soggiornare durante i lavori di restauro della sua casa. E se ai suoi tempi in questo albergo si mangiava bene come adesso, capiamo meglio perchè lo avesse scelto.

Weekend sulle Prosecco Hills

Ma a proposito di gusto per la cucina locale, è interessante il ristorante ANTICA ABBAZIA, a Borso del Grappa, dove si gustano prodotti locali ed anche birre artigianali di loro produzione, oltre naturalmente al Prosecco d’Asolo. Di questo ristorante ci ha colpito favorevolmente lo spazio che il proprietario Emanuele dà ai giovani: dal direttore di Sala allo chef. Naturalmente sotto il suo occhio vigile. Da ricordare gli gnocchi con i funghi e le porzioni stellari, spaziali, non da ristorante stellato.

Uno dei piatti del menù del ristorante Antica Abbazia e le Cantine di Villa Sandi

ALTRE TAPPE DA NON PERDERE

Altre tappe che consigliamo sono la maestosa cantina Villa Sandi, in villa stile palladiano, con oltre un chilometro di cantine, a Crocetta del Montello. La palladiana Villa Maser, patrimonio UNESCO, del 1550, con l’effervescente ristorante Ca’ Diamante.

Villa Sandi e una delle botti della sua cantina da cui nasce il Prosecco

A Cornuda è da visitare assolutamente la La Tipoteca Italiana, il più importante polo museale dell’arte della stampa, da Gutenberg a oggi, per capire da dove veniamo e quanto si deve alla stampa. Importante è anche vedere il percorso della grafica e della comunicazione.

Una sala della Tipoteca

Ma non finisce qui, ci sono altre cose da assaporare per il nostro gusto del buono e del bello. Ma ve ne parleremo in un prossimo weekend.




Umbria: Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni

di Raffaele d’Argenzio

Umbria, Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni. A volte capita un colpo di fortuna e a me è capitato d’affacciarmi un mattino da un’antica finestra e vedere quel miracolo della natura che è l’Umbria.

Qui è più facile che appaiano magie. Una terra senza tempo che muore e rinasce per restare sempre la stessa. È stato un lungo weekend, forse davvero po’ magico, alla scoperta di cantine, indicatemi dall’efficiente e ospitale Movimento Turismo del Vino dell’Umbria. Ma oltre le cantine, ho scoperto, a volte riscoperto, borghi, chiese, castelli e inaspettati musei come quello del Vetro a Piegaro e quello di Narni sotterranea.

Senza accennare alle tracce dei Cavalieri Templari e a quelli di Malta, che qui ancora risiedono nel Castello di Magione. Cavaliere anch’io, cavalcando una penna ed un taccuino, prima di raccontavi le tappe di questo lungo weekend, ringrazio l’Umbria con queste mie parole che, se volete, potreste chiamarle poesia.

UMBRIA D’AUTUNNO

Chiese e Castelli si tingono d’antico
mentre il cuore verde ruba l’oro ai suoi tramonti.
Le vigne ora sono strade ricamate 
e nelle etrusche cantine il  vino riporta
un caldo ricordo nelle vene.
E le foglie diventano farfalle.
Raffaele d’Argenzio, novembre 2022

A Orvieto, alla scoperta del vino degli Etruschi ai giorni nostri

La storia di Orvieto è, senza dubbio, segnata dal vino fin dall’epoca degli Etruschi, che per primi vi coltivarono la vite, intuendo peraltro le potenzialità del terreno tufaceo della zona per la vinificazione. Anche successivamente il vino ebbe una valenza notevole sul territorio se, come testimonia un importante documento conservato nell’archivio del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto proprio il vino veniva usato come moneta per il pagamento delle maestranze. Non di meno, oggi, il vino è prodotto simbolo del territorio, che gode, dal 1971, anche della Denominazione di Origine Controllata.

Il Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto

La visita a Orvieto non può prescindere dal maestoso Duomo, una delle più importanti testimonianze architettoniche e artistiche del tardo Medioevo, in cui spiccano la facciata riccamente decorata e gli splendidi affreschi di Luca Signorelli, che adornano la Cappella Nova.

La Cappella Nova con gli affreschi di Luca Signorelli

Una passeggiata per il centro storico ci permetterà di scoprire la grande importanza rivestita da Orvieto in ogni epoca, di cui sono testimoni silenziosi i suoi numerosi monumenti, palazzi e musei. La visita a Orvieto, tuttavia, non può prescindere dalla conoscenza delle sue cantine e delle produzioni enologiche.

Il Duomo di Orvieto in tutta la sua bellezza

L’offerta enoturistica del territorio orvietano è particolarmente ricca. Noi di Weekend Premium, in collaborazione con il Movimento Turismo del Vino dell’Umbria, abbiamo visitato alcune cantine di Orvieto e della vicina Ficulle.

Umbria: Wine Weekend con Poesia a Orvieto e dintorni. Palazzone, cantina e boutique hotel con vista sulla città

Realizzata in un antico ospitale per pellegrini risalente al Trecento, Palazzone è cantina e boutique hotel, gestito dalla famiglia Dubini. La struttura, storica e dotata di tutti i comfort, è circondata dai vigneti, con una meravigliosa vista su Orvieto e su Rocca Ripesena, permettendo un soggiorno rilassante e di qualità. È possibile anche effettuare diverse esperienze degustative degli ottimi vini della cantina, che esprimono bene il carattere del territorio.

La cantina Palazzone si trova in un edificio del Trecento

Per informazioni e prenotare il soggiorno o una delle degustazioni proposte: www.palazzone.com

Alle Cantine Neri il vero “vino degli Etruschi”

Immersa nel verde delle colline orvietane, in un alternarsi di vigneti e oliveti, Cantine Neri firma una produzione boutique di vini bianchi e rossi, oltre a una apprezzata Muffa nobile, per cui l’azienda è nota anche all’estero. Il turista ha l’opportunità di fare interessanti visite guidate ai luoghi di produzione, tra cui un’antica tomba etrusca, usata per l’invecchiamento e degustazioni di vino e prodotti del territorio.

La sede delle Cantine Neri

È possibile prenotarle direttamente online sul sito www.cantineneri.it

Castel Noha, fra tradizione e innovazione

A pochi chilometri da Orvieto, nel territorio di Ficulle, la Cantina Castel Noha è il frutto del progetto enologico di Valentino Cirulli, che parte dalla tradizione vitivinicola umbra per combinarsi con una visione decisamente moderna della produzione e del ruolo della cantina. A caratterizzarla, l’uso di tecnologie all’avanguardia e la presenza di spazi per ristorazione, eventi e degustazioni. Castel Noha si presenta, dunque, come sintesi perfetta fra tradizione e innovazione.

Veduta di Castel Noha

Info e prenotazioniwww.castelnoha.com

Nella Tenuta Vitalonga nascono i vini bio

Alla Tenuta Vitalonga la tradizione etrusca del vino è ancora fortemente presente nelle antiche grotte e nella tecnica delle “viti maritate”, molto usata nella zona.  Passeggiando tra le vigne non è difficile imbattersi in conchiglie preistoriche che raccontano come un tempo queste terre fossero sommerse dal mare. Paesaggi unici, Vini rigorosamente bio che nascono in stretto contatto con il territorio e che lo rappresentano in ogni bottiglia.

I vigneti della Tenuta Vitalonga a Ficulle

Info e prenotazioni: www.vitalonga.it

Il nostro wine weekend in Umbria continua. Nella seconda e ultima puntata andremo alla scoperta della tradizione vitivinicola del Lago Trasimeno, dei sui prodotti tipici e del Museo del Vetro, ci sposteremo poi al Castello di Magione, passeremo per Madrevite, per poi concludere la nostra avventura nelle splendide Narni e Amelia.




WEEKEND CON GUSTO: CIBO UNITO ALL’ARTE

Di Raffaele d’Argenzio

Alcuni anni fa, dieci o venti, parlavo con un preparatissimo collezionista di auto d’epoca emiliano, e lui mi disse che le nostre auto erano le più belle del mondo perché noi abbiamo l’armonia. Evidentemente, nei secoli, abbiamo assimilato questa armonia vivendo in Italia e vedendo opere d’arte ad ogni angolo. Anche se ci sembra di non vederle più, esse ci restano nella memoria, entrano in noi, sono dentro di noi, scolpite nel nostro DNA.

Ricordo ancora che a Barcellona, venti o trenta anni fa, una signora si avvicinò a me e alla mia fidanzata e ci chiese: “Voi siete italiani, vero? Si vede dal vostro gusto nel vestire”. Sì, è il gusto italiano che noi abbiamo dentro, che è parte di noi, che ci contraddistingue. Un gusto che si esprime anche nel mondo del cibo, nel non-eccesso, nella nostra misura.

E questa misura si può chiamare anche armonia. Gusto nell’arte ed anche nel cibo. E noi di Weekend Premium da anni, cinque o dieci anni, continuiamo a proporre weekend, in cui visitare un borgo o una città, alla ricerca dell’arte ma anche del cibo tradizionale di qualità, perché in entrambi troveremo del gusto.

Nel piatto potremo sentire il sapore della storia e nei monumenti, nei musei, il profumo dell’arte. Ecco, sono i nostri Weekend con gusto. E quella che poteva essere una nostra intuizione è stata avallata anche dai vari Rapporti del Turismo Enogastronomico Italiano, confermando che i weekend preferiti sono quelli in cui arte e cibo si sposano. Uniti dal nostro gusto, aggiungo io.

Weekend con gusto, in cucina

Siamo a gennaio ma ormai il periodo di Carnevale è alle porte e la tradizione vuole che nel periodo più pazzo e sfrenato dell’anno…si esageri anche a tavola. Da tempi antichissimi, infatti, si era soliti preparare dolci dagli ingredienti sì semplici, ma fantasiosi, fritti, abbondanti e…pesanti.

Da Bologna, detta “la grassa”, capoluogo dell’Emilia Romagna, arrivano le tagliatelle fritte, variante dolce delle celebri tagliatelle con ragù alla bolognese. Questo dolce carnevalesco si è poi diffuso in tutta la regione, andando oltre le barriere storiche e culinarie che spesso distinguono l’Emilia dalla Romagna.

Questo dolce, di origine contadina, ma apprezzato anche sulle tavole dei nobili, si basa su ingredienti semplici e di facile reperibilità, come le uova, lo zucchero e la farina, a cui si associano, nelle diverse varianti, il sapore del rum, del caramello, della cannella o degli agrumi. Sfiziose e croccanti, sono caratterizzate da una sfoglia arrotolata, a cui viene data la classica forma a nido, ma anche le forme più artistiche. Eccovi, allora, la ricetta.

Tagliatelle fritte

Ingredienti

  • 200 gr di farina 00
  • 2 uova
  • 1 cucchiaio di rum
  • Scorza grattugiata di 2 limoni, meglio se bio
  • 150 gr di zucchero semolato
  • Zucchero a velo q.b.
  • Olio di arachidi per friggere

Disponete la farina a fontana su una spianatoia, ricavate un buco al centro e sgusciatevi le uova. Unitevi anche il cucchiaio di rum e impastate il tutto fino a ottenere una pasta liscia e omogenea. Avvolgetela in una pellicola e lasciatela riposare per circa mezz’ora. Poi stendete con il mattarello una sfoglia di spessore medio e cospargetela con lo zucchero semolato e la scorza grattugiata dei limoni. A questo punto arrotolate delicatamente la pasta, poi tagliate il rotolo in strisce spesse circa 1 cm.

Disponete le “rotelle” così ottenute su un vassoio e lasciatele riposare per circa 30 minuti. Versate in una padella capiente abbondante olio di arachidi. Quando sarà bollente, immergete le tagliatelle poche alla volta per non sovrapporle e farle attaccare. Rigirate un paio di volte. Quando saranno dorate scolatele con un mestolo forato e mettetele ad asciugare su carta da cucina. Lasciate raffreddare e servite con una spolverata di zucchero a velo. Se preferite, potete anche condirle con una colata di miele o di salsa al caramello, oppure con un pizzico di cannella.

 




POESIA DI VIAGGIO 2024 : LA SCADENZA E’ PROROGATA AL 30 APRILE

Sono davvero tante le poesie che stanno arrivando in redazione per partecipare alla seconda edizione del Concorso Poesia di Viaggio. Per questo, Weekend Premium ha deciso di prorogare la scadenza al 30 aprile 2024 per dare modo a tutti di inviare il proprio componimento e avere la possibilità di aggiudicarsi un weekend per due persone, come i fortunati vincitori della prima edizione.

Lasciatevi, quindi, ispirare dalle emozioni e dalle impressioni che il vostro viaggio del cuore vi ha lasciato, mettetele in versi e mandatecele all’indirizzo

segreteria@poesiadiviaggio.it   citando nell’oggetto “Concorso POESIA DI VIAGGIO 2024”.

Nel corpo della mail dovranno poi essere indicati: nome e cognome dell’autore, contatto telefonico e email, autorizzazione alla pubblicazione dell’opera sul sito di Weekend Premium e sulla rivista omonima.  Le poesie dovranno essere inedite. Sono escluse opere già pubblicate in qualsiasi forma e/o premiate in altri concorsi.

Aspettiamo le vostre poesie!

A questo link trovate il BANDO COMPLETO con tutte le informazioni sui premi, sulla giuria e sulla sezione “Poesie in Mongolfiera”, riservato a ragazzi con gravi patologie e disabilità.




LE MONGOLFIERE TORNANO A VOLARE CON “RACCONTA IL TUO SOGNO”

Le Mongolfiere Solidal è il progetto del network Weekend Premium per realizzare i sogni di viaggio di ragazzi fragili, con disabilità e gravi patologie, ragazzi a cui il destino ha tolto le ali, ma che vogliono lo stesso conoscere il mondo. Per questo Weekend Premium vuole fagli volare ugualmente, cercando di regalare loro un sogno.

Dopo il successo della prima edizione, le Mongolfiere tornano ora a volare con la seconda edizione del concorso letterario “Racconta il tuo sogno…in Italia” rivolto a ragazzi con disabilità o gravi patologie.

Per partecipare basta inviare un breve elaborato (vedi regolamento qui sotto) entro il 30 aprile 2024, in cui si descrive il viaggio che si vorrebbe fare o quello che si vorrebbe vedere in Italia. Una giuria di esperti, sceglierà tre elaborati che verranno premiato con un weekend con soggiorno in Hotel 4 Stelle.

IL REGOLAMENTO

Dopo due anni di stop a causa della pandemia, torna con la 2° edizione il concorso letterario “Racconta il tuo sogno”, nell’ambito del progetto “LE MONGOLFIERE SOLIDAL” promosso da Weekend Premium e rivolto ai ragazzi diversamente abili o con una grave patologia.

I testi, della lunghezza massima di 3000 battute (2 pagine), dovranno raccontare il viaggio che sognano di fare e che si può realizzare nella realtà. Inoltre si dovrà parlare un po’ di sé, lasciare fluire le emozioni e indicare perché si desidera andare proprio in quel luogo.

I ragazzi dell’Associazione “Costruire il futuro” di Stradella, Pavia, tra i vincitori della scorsa edizione, durante il weekend premio a Gabicce

Ci saranno tre primi premi, a insindacabile giudizio di una giuria di esperti composta da:

Gabriele Albertini, già sindaco di Milano per due mandati

Raffaele d’Argenzio, direttore Weekend Premium, giornalista e scrittore

Manuela Fiorini, giornalista e scrittrice

Silvia Giulia Mendola, attrice e regista

Beba Marsano, firma del Corriere della Sera e scrittrice

Giuseppe Ortolano, firma di Repubblica e scrittore

Elisabetta Soglio, responsabile del settore “Buone Notizie” del Corriere della Sera

Sofia Vedani, Ad della catena alberghiera Planetaria

Tutti i racconti saranno pubblicati sul sito, mentre gli elaborati vincitori sulla rivista e sulla pagina Facebook di Weekend Premium. I tre autori selezionati partiranno poi per un weekend offerto da Weekend Premium, che si avvicini a quello descritto nei loro testi.

COME PARTECIPARE

  • L’iniziativa è riservata a ragazzi con disabilità o patologie senza limiti di etàche desiderano trascorrere un weekend in una località raggiungibile italiana o europea
  • I racconti, della lunghezza massima di 3.000 battute (spazi compresi), circa 2 pagine, dovranno contenere una breve storia del ragazzo/a, la descrizione del proprio weekend/sogno, e le motivazioni della scelta. In caso di impossibilità del ragazzo, il racconto può essere scritto anche da un insegnante o da un familiare.
  • Al racconto va allegata anche una breve biografia e le informazioni di contatto (telefono ed email). Per i minorenni è necessaria la liberatoria dei genitori per la pubblicazione di testo e foto.
  • SCADENZA: 30 aprile 2024. I racconti e il materiale devono essere inviti a info@lemongolfiere.orgredazione@weekendpremium.it



CONCORSO POESIA DI VIAGGIO 2013: “MARE SARDO”

Ecco un’altra poesia che partecipa alla Seconda edizione del Concorso letterario “Poesia di Viaggio”.  Pubblichiamo “Mare Sardo” di Laura Alice Marroni, che descrive le emozioni provate alla vista della meravigliosa Sardegna e del suo mare trasparente.

Per inviare la vostra Poesia di Viaggio trovate qui il bando completo

MARE SARDO


Una timida onda mi ha chiamato,

da così lontano un suo sibilo é arrivato.

Un richiamo intenso e profondo

ha colpito anima mia e cuore a fondo.

Su ali di farfalla decisi di arrivarci, per lasciarmi conquistare dalle sue meraviglie

e permettere al mio io e lei di incontrarci.

Maestosa, meravigliosa ed elegante,

dalle tonalità blu azzurro e dolcemente accattivante.

Si presentò a me la gemma della Sardegna,

ove natura incontrastata da sempre vi regna.

Un vortice di emozioni mi ha donato,

acqua, terra e storia mi hanno abbracciato.

Difficile resistere al richiamo del mare.

Bastano colori e rumori per farti abbagliare.

A questa chiamata non ho proprio resistito;

fu così che da Isuledda e i suoi segreti io fui rapito.

Un’isola alquanto meravigliosa,

Vi resterà per sempre nel mio cuore assai radiosa.




Un magico weekend tra dolcezze, bazaar e mattoncini

Il prossimo weekend, quello del 25 e 26 novembre, sarà l’ultimo del mese, prima di immergersi nell’atmosfera delle feste natalizie. Ma chi già scalpita per una gita fuori porta o ama andare per mostre e mercatini, può seguire uno dei nostri suggerimenti nel nostro consueto appuntamento settimanale.

A Milano una grande mostra sui Lego

Una mostra imperdibile per tutti gli appassionati dei mattoncini Lego, quella in mostra tutti i giorni fino al 4 febbraio 2024, presso il Museo della Permanente di via Filippo Turati. Protagonisti sette grandi diorami, cioè dettagliatissime riproduzioni in scala di mondi, realizzati con più di mezzo milione di mattoncini Lego.

Tra questi il Grande Diorama City, di circa 160 mila pezzi, a tema cittadino, i Fori Imperiali, di circa 60 mila pezzi, che riproduce il Foro di Augusto nel 2 a.C, il Diorama medievale, di 120 mila pezzi, ispirato all’aspetto di Roma nel Medioevo, il Grande Diorama Pirati, di 220 mila mattoncini, che riproduce gli insediamenti caraibici dei coloni del 18° secolo, il Diorama Artico, di 80 mila pezzi, una riproduzione in scala di una porzione della calotta polare artica in cui è installata una base per gli studi delle risorse naturali, e il Diorama Classic Space, di 35 mila pezzi, che riproduce un insediamento minerario lunare. Non mancheranno nemmeno una sala immersiva con una mostra di opere ispirate alla storia dell’arte in chiave Lego, un laboratorio dove i bambini possono divertirsi con le costruzioni e tanti giochi da tavolo e di ruolo. Orario: tutti i giorni 10-19. Ingresso: € 14.

INFO: www.lapermanente.it

A Cerea (VR) una Cena con le Principesse

Sabato 25 novembre, nella splendida dimora storica di Villa Dionisi, in via Cà del Lago 70, a Cerea, nel veronese, si tiene una magica Cena con le principesse, un emozionante cena spettacolo per i bambini di ieri e di oggi con intrattenimento a tema fiabe, tra principi e principesse, giochi e un banchetto incantato che porterà i commensali nel cuore delle storie più amate.

La cena, dall’antipasto al dolce, comprende per gli adulti: Aperitivo di Cenerentola (Flan di Zucca con fonduta di formaggi), Primo di Arendelle (Lasagne goccia d’oro), Secondo di Biancaneve (Arrosto alle mele con patate), Dessert di Ariel (Tenerina al cioccolato), acqua, vino e caffè. Per i bambini: Primo dei Madrigal (Pasta al pomodoro), Secondo di Gustave (prosciuttino arrosto con patate). Quota di partecipazione: adulti € 35, bambini € 25. Durata circa 2 ore e mezzo. Inizio alle ore 20.

INFO: La Cena con le principesse a Villa Dionisi – feshion eventi

A Genova torna il Bazaar di Natale

Domenica 26 novembre, dalle 10 alle 18 torna ai Magazzini del Cotone (modulo 7 con ingresso al modulo 8), al Porto Antico di Genova, l’annuale Bazaar di Natale, il cui ricavato sarà interamente devoluto a opere benefiche. Si potrà trovare un’ampia scelta di specialità gastronomiche, originali cesti dono natalizi, lavori di cucito realizzati a mano, un mercatino dell’usato con capi di abbigliamento vintage e accessori “second hand” di ogni genere e per tutte le età.

Non mancheranno naturalmente le decorazioni natalizie, giocattoli, libri in inglese e in altre lingue per bambini, ragazzi e adulti e tante altre curiosità. Non mancherà nemmeno la lotteria con estrazioni ogni ora, nel pomeriggio, con premi donati da amici e simpatizzanti. Da non perdere l’American Lunch, con pulled pork slides, waffel e chili. Per i più piccoli, spazio giochi con animatrice americana bilingue.

INFO: www.aiwcgenoa.org/Christmasbazaar/

A Bologna la prima edizione di Passione Giappone

Nel weekend del 25 e 26 novembre, presso Bologna Fiere, in Piazza della Costituzione 3, si tiene la prima edizione di Passione Giappone (dalle 9 alle 18), un grande evento dedicato al Sol Levante, alla sua cultura e tradizioni. Saranno disponibili molti prodotti tradizionali da provare e acquistare, a cui si aggiunge un ricco programma di intrattenimento “made in Japan” e dimostrazioni di molte cerimonie in stile giapponese.

Tra queste, il pubblico potrà interagire con maestri attraverso dimostrazioni pratiche, esibizioni e la possibilità di porre domande ai numerosi esperti che si alterneranno negli stand. Si potrà inoltre visitare una mostra dedicata ai bonsai e alla loro arte millenaria. Non mancherà nemmeno un’esposizione di suiseki, un’arte giapponese che utilizza le pietre scolpite dall’acqua e dal vento. Ingresso: € 7.

INFO: www.eventopassionegiappone.it

A Roma c’è la Festa del Cioccolato Artigianale

Dal 24 al 26 novembre, dalle 10 alle 23.30, Piazza dei Re di Roma sarà invasa dal profumo di cioccolato grazie alla dolcissima Festa del Cioccolato Artigianale, dedicata al cioccolato confezionato con materie prime di qualità e senza aggiunta di additivi, non reperibili nella grande distribuzione.

I visitatori potranno passeggiare tra gli stand di un vero e proprio villaggio del gusto, immerso nel profumo di cacao, e degustare e acquistare migliaia di prodotti in varie ricette regionali, proposte dai maestri cioccolatieri dell’Associazione Nazionale Choco Amore. Ricchissimo anche il calendario di eventi collaterali, come la divertente animazione per bambini Choco Play e i laboratori didattici aperti a pubblico a tutti gli orari.

INFO: www.festedelcioccolato.it

A Lecce arriva Dolcissima

 Dal 23 al 26 novembre, in Piazza Sant’Oronzo, nel centro storico di Lecce, si tiene Dolcissima, una grande rassegna dedicata al cioccolato, alla pasticceria ai vini dolci e alle bollicine. Si potrà degustare e acquistare cioccolato di qualità proveniente da tutta Italia, tra fondente, al latte e bianco, con diverse percentuali di cacao e aromi unici, dalle tavolette alle praline. I maestri pasticceri presenteranno poi le loro creazioni uniche, dalle torte decorate con maestria ai pasticcini delicati e intricati.

Si potranno poi conoscere gli abbinamenti perfetti con Vini Dolci e Bollicine, grazie alle degustazioni guidate da esperti, che mettono in risalto l’armonia tra il cioccolato, le prelibatezze pasticcere e una selezioni di vini e bollicine. Non mancherà nemmeno il Mercato Gourmet, per la delizia di tutti coloro che vorranno portare a casa un assaggio di questa esperienza, tra cioccolatini, dolci artigianali e vino. L’atmosfera sarà poi animata dall’accensione delle luminarie che preannunciano l’arrivo del Natale a Lecce.

INFO: fb.me

 




Volkswagen Tiguan, Volvo XC40 e Suzuki A-cross, sfida tra suv ibridi ricaricabili

L’evoluzione del settore automobilistico ha visto una crescente enfasi sulla sostenibilità e l’efficienza energetica, portando alla proliferazione di veicoli ibridi e ricaricabili. Tra i pionieri di questa rivoluzione si collocano tre SUV di rilievo: la Volkswagen Tiguan, la Volvo XC40 e la Suzuki Across. Questi modelli incarnano l’unione tra prestazioni su strada, comfort e la prospettiva di un futuro a basse emissioni.

La Volkswagen Tiguan, rappresentante di una delle case automobilistiche più grandi al mondo, ha abbracciato la transizione verso la mobilità sostenibile attraverso la versione ibrida ricaricabile. La sua fusione di design accattivante e tecnologia avanzata mira a soddisfare le esigenze di coloro che desiderano un SUV versatile, capace di adattarsi sia a percorsi urbani che avventure fuoristrada, con la possibilità di percorrere tratti significativi in modalità completamente elettrica.

Dall’altra parte dello spettro, la Volvo XC40 rappresenta l’impegno della casa automobilistica svedese per un futuro senza emissioni nocive. La XC40 offre una combinazione di eleganza nordica e tecnologie all’avanguardia, con la versione ricaricabile plug-in hybrid che offre prestazioni sorprendenti e la possibilità di viaggiare in modalità completamente elettrica nei tragitti quotidiani.

La Suzuki Across, una joint venture con Toyota, completa la triade dei SUV ricaricabili. Basata sulla piattaforma Toyota RAV4, la Across coniuga l’esperienza di guida dinamica con la versatilità di un veicolo ibrido plug-in. Offre una soluzione compatta e potente per coloro che cercano un SUV ad alte prestazioni con la possibilità di percorrere tratti urbani senza emettere emissioni dirette.

In questo contesto di sfida tra SUV ricaricabili, Volkswagen Tiguan, Volvo XC40 e Suzuki Across incarnano l’innovazione e la flessibilità necessarie per affrontare le esigenze del mercato automobilistico moderno, dove la sostenibilità è sempre più al centro delle decisioni di acquisto.

Volkswagen Tiguan eHybrid

Dal suo debutto nel 2007, più di 7,5 milioni di acquirenti hanno scelto questo La Volkswagen Tiguan, ora questo SUV di incredibile successo si è rinnovato con una terza e tecnologica generazione il cui lancio è previsto per il primo trimestre del 2024.

Partendo dal DNA del modello di successo della prima Tiguan, è stato sviluppato un design completamente nuovo: tipico della Tiguan, caratteristico della Volkswagen eppure del tutto inedito. L’elemento distintivo: il frontale più alto e dall’aspetto possente, in cui sono stati integrati i nuovi fari a LED dalla forma piatta. Gli interni della Tiguan sono stati completamente rinnovati dai designer della Volkswagen.

Dotazione

I componenti del MIB4 si fondono inoltre in una nuova zona del cockpit: intuitivo, connesso, essenziale e intelligente. I moduli includono il nuovo Digital Cockpit (strumentazione digitale antiriflesso dall’aspetto di un tablet disposto in orizzontale), un ampio display dell’infotainment con grafica e struttura dei menu completamente nuove, un display head-up2 altrettanto nuovo (proiezioni sul parabrezza) e un nuovo rotore multifunzione per l’esperienza di guida con display OLED integrato.

Meccanica

La Volkswagen ha riprogettato i sistemi di propulsione ibrida plug-in della Tiguan. Grazie a una nuova batteria da 19,7 kWh (netti), l’autonomia in modalità completamente elettrica della Tiguan eHybrid, disponibile con una potenza di sistema di 150 kW (204 CV)1 e 200 kW (272 CV)1, raggiunge all’incirca i 100 km.

Volvo XC40 Recharge T5 Plug-in Hybrid

La Volvo XC40 Recharge T5 Plug-in Hybrid si presenta come la attesissima versione ibrida a ricarica del SUV compatto della Casa di Goteborg. Come tutte le XC40, anche la versione Recharge T5 Plug-in Hybrid nasce sulla piattaforma compatta Volvo CMA (Compact Modular Architecture) pensata sin dal progetto per ospitare gli elementi tecnici legati all’elettrificazione.

Meccanica

La XC40 T5 Twin Engine è il primo modello ibrido plug-in basato sulla piattaforma compatta CMA (Compact Modular Architecture) ed è dotata di un efficiente gruppo motore-trasmissione completamente nuovo composto da un motore turbo tre cilindri da 1,5 litri con una potenza di 180 CV (132 kW) e da un motore elettrico da 82 CV (60 kW). Insieme, i due motori permettono di raggiungere le prestazioni di un’auto sportiva, in quanto erogano una potenza totale di 262 CV con una coppia di 425 Nm. L’equipaggiamento comprende anche un pacco batteria da 10,7 kWh, che garantisce alla XC40 T5 Twin Engine un’autonomia massima di 54 chilometri** in modalità elettrica con emissioni medie di CO2 previste di appena 38 g/km.

Dotazione

Anche nella versione di base Momentum, quindi, la Volvo XC40 Twin Engine garantisce una dotazione di serie completa: tra l’altro, un touchscreen multimediale da 9 pollici ad alta risoluzione con integrazione dello smartphone (compatibile con Apple CarPlay e Android Auto) sistema di navigazione inclusivo, uno strumento combinato digitale da 12,3 pollici e la funzione Volvo On Call, grazie alla quale i proprietari di una Volvo possono accedere in remoto alla propria vettura e prestarla anche ad altri.

Suzuki Across plug-in

A poco più di due anni di distanza dal lancio di ACROSS Plug-in, Suzuki aggiorna la sua ammiraglia di gamma, “elettrica sempre e ibrida quando serve” con tutto di serie.

Dotazione

I tecnici di Hamamatsu si sono concentrati sull’evoluzione dell’interfaccia uomo-macchina, a cominciare dalla nuova strumentazione digitale da 12,3″ e dall’upgrade del sistema di infotainment con nuovo touchscreen da 10,5″.

Grazie alle nuove introduzioni, il pilota può consultare le informazioni in modo chiaro e immediato, godendo di una connettività avanzata per ogni tipo di device personale e contando sulla sicurezza grazie all’aggiornamento del sistema di comunicazione d’emergenza eCall.

Infine, la dotazione completa come da filosofia “tutto di serie” della nuova ACROSS Plug-in comprende un nuovo caricatore di bordo da 7 kW con cavo Mennekes tipo 2. Questo consente di dimezzare i tempi di ricarica alle colonnine pubbliche e, unito ad un’autonomia record di 98 km di percorrenza in modalità elettrica (secondo i più severi standard di omologazione WLTP nel ciclo urbano), rende di fatto possibile viaggiare ancor più frequentemente a zero emissioni, nel massimo rispetto dell’ambiente. Con queste caratteristiche tecniche, ACROSS Plug-in è un’auto elettrica sempre e ibrida quando serve.

Ricarica e autonomia

Nella dotazione di serie di nuova ACROSS Plug-in debutta un nuovo caricatore di bordo da 7 kW con incluso cavo Mennekes tipo 2, che consente di allacciarsi alle wall-box domestiche o alle colonnine di ricarica pubbliche. Il suo impiego riduce di circa il 50% i tempi di ricarica della batteria da 18,1 kWh, consentendo di ripristinare totalmente l’efficienza degli accumulatori in meno di tre ore presso le postazioni con corrente alternata fino a 32°  assicurando un’ autonomia in modalità elettrica fino a 98 km in città e 75 km nel ciclo misto di omologazione WLTP. La maggiore velocità di ricarica permette, in altri termini, di utilizzare più spesso l’auto in modalità zero emissioni, nel massimo rispetto dell’ambiente.a nuova ACROSS Plug-in è ordinabile presso le rete ufficiale Suzuki  al  prezzo di listino di 55.400 Euro (prezzo chiavi in mano, IPT e PFU esclusa), invariato rispetto alla versione precedente.