Pomodoro, meglio rosso (e cotto). Con la ricetta dei filetti di platessa alla sorrentina

Non solo una mela al giorno “toglie il medico di torno”, ma anche il pomodoro, soprattutto se cotto o nella sua versione più versatile e amata, la passata. È proprio in questa forma, infatti, che si potenzia l’azione del licopene, un antiossidante naturale che conferisce al pomodoro il caratteristico colore rosso. Anzi, più il colore è “vivo”, e quindi il pomodoro è maturo, più aumenta la concentrazione dell’antiossidante.

La sua biodisponibilità, poi, aumenta con la bollitura, che deve avvenire a meno di 100°C e per circa 30-50 minuti. Altri tipi di cottura, come al forno o la frittura, fanno invece diminuire la sua concentrazione. Essendo il licopene una sostanza liposolubile, se abbinato a un filo di olio extravergine di oliva viene assimilato ancora meglio dal nostro organismo.

Perché, e a cosa, fa bene

Il licopene contenuto nel pomodoro contrasta l’azione dei radicali liberi nel nostro organismo, impedendo che essi danneggino le cellule e il DNA. Alcune ricerche hanno messo in evidenza come assumere pomodoro quotidianamente combatta gli effetti negativi di fumo, stress e inquinamento.

Gli effetti si vedono anche sulla pelle, che assume un aspetto più tonico ed elastico, ma aumenta anche la sua resistenza ai raggi solari e alle radiazioni UV, prevenendo rughe e macchie scure.
Ulteriori ricerche hanno poi rilevato effetti benefici dell’assunzione di pomodoro anche nel regolare i valori della pressione e nella prevenzione di malattie cardiovascolari.

Non solo. Il licopene aumenterebbe il cosiddetto colesterolo “buono”, abbassando invece i trigliceridi e, secondo la World Foundation of Urology, avrebbe una funzione preventiva anche dei tumori dell’apparato digerente e della prostata, oltre che nell’evoluzione del morbo di Parkinson.

A ogni forma il suo uso in cucina

Esistono diverse varietà di pomodoro, non solo per forma, ma anche per sapore. Vi suggeriamo allora come usarli al meglio in cucina.

I pomodori ciliegini, grazie al loro sapore intenso e aromatico, sono adatti a essere consumati crudi, in insalata, come snack o come aperitivo, magari abbinati a olive o a mozzarelline.
Assai simili, ma dal sapore più delicato i pomodori datterini per le loro piccole dimensioni possono essere utilizzati come decorazione o per accompagnare insalate fredde di cereali, formaggi freschi o gamberetti.

Ci sono poi i classici pomodori “da insalata” dalla forma lunga o tonda, caratterizzati da un sapore “neutro” e da parti verdi. Come dice il loro nome, si utilizzano come ingredienti di insalate miste di verdure, legumi o cereali. I pomodori a grappolo sono invece l’ideale per essere svuotati dai semi, di cui abbondano, e utilizzati come contenitore per gustose pietanze ripiene a base di riso, carne macinata o “al gratin”.

Più ricercati, i pomodori San Marzano si trovano generalmente in commercio tra la fine di agosto e settembre e sono i più adatti alla preparazione della classica passata o delle salse di pomodoro. Infine, i pomodori cuore di bue, dall’aspetto carnoso e dal sapore intenso, sono adatti in insalata o da consumare crudi anche da soli, magari con un filo di olio di oliva, aceto balsamico e spezie.

Si fa presto a dire “cotto”

Benché il pomodoro sia arrivato in Europa importato dall’America nel XVI secolo, non ha riscosso subito un grande entusiasmo. Il suo successo si deve invece all’intuizione dei napoletani, che nel 1600 realizzarono, per la prima volta, la salsa di pomodoro, gettando le basi per gustose ricette, dall’amatissima pasta al pomodoro alla pizza, ai sughi più elaborati per accompagnare piatti di carne o di pesce.

Se il modo migliore per beneficiare delle proprietà del pomodoro è consumarlo cotto, in commercio lo troviamo già pronto all’uso, ma sotto diverse forme. La classica passata, dall’aspetto e dalla consistenza cremosa e vellutata, è l’ideale per accompagnare piatti di pasta, come l’amatriciana, la puttanesca o l’arrabbiata, ma anche da aggiungere a vellutate di verdura.

Il concentrato di pomodoro, invece, è sottoposto alla stessa lavorazione, ma successivamente viene diminuita la quota di acqua. Il concentrato, per il suo sapore deciso, è uno dei “segreti degli chef”, che lo aggiungono a salse fredde oppure per addensare o insaporire una salsa già pronta.

Troviamo poi la polpa a cubetti, dove i pomodori sono lasciati semicrudi. Sono adatti sulle bruschette, per accompagnare ricette estive, come la pasta fredda, oppure per accompagnare piatti di pesce. Infine, come non citare i pelati, ricavati da pomodori dalla forma oblunga, che vengono appena scottati per eliminare successivamente la buccia. Il loro sapore dolce e leggermente acidulo è adatto per preparare zuppe, minestroni e minestre di verdure e per secondi a base di carne, pesce e uova.

Ora, per riassumere tutte le proprietà benefiche del pomodoro, vi suggeriamo una ricetta facile e gustosa.

Filetti di platessa alla sorrentina

È un piatto leggero e nutriente, che abbina le proprietà della salsa di pomodoro a quelle del pesce. Ottimo da gustare in estate, è un vero concentrato di benessere, anche grazie all’impiego dell’olio extravergine di oliva e delle spezie.

Ingredienti per 4 persone
• 4 filetti di platessa
• 400 gr di passata di pomodoro
• 1 spicchio di aglio
• 25 gr di olio extravergine di oliva
• 30 gr di olive nere denocciolate
• 3 rametti di origano
• 5 foglie di basilico
• Sale e pepe q.b.
• 20 gr di farina 00

Tagliate le olive denocciolate a rondelle. Poi mettete sul fuoco una padella antiaderente con un filo di olio e lo spicchio di aglio. Lasciate insaporire, poi versate la passata di pomodoro e le olive a rondelle. Regolate di sale e di pepe e lasciate cuocere per 10 minuti a fuoco basso, mescolando di tanto in tanto. Nel frattempo tritate l’origano, poi mescolatelo alla farina insieme a un pizzico di sale e a uno di pepe. Passate i filetti di platessa nella farina. Mettete sul fuoco una padella ricoprendo il fondo con un filo di olio e ponete i filetti a dorare per circa 2 minuti per parte, rigirandoli con le pinze da cucina. Quando saranno pronti, spostateli ancora caldi nel sugo di pomodoro e olive. Fate cuocere tutto insieme per 2 minuti e terminate aggiungendo le foglioline di basilico. Servite caldo. Per un tocco in più potete aggiungere al sugo anche un pizzico di peperoncino.

 




Da Sambuca di Sicilia al Lago Arancio, sulle tracce dei Saraceni

Riprende il nostro itinerario alla scoperta di Sambuca di Sicilia, eletta “Borgo dei borghi” nel 2016. Ieri vi abbiamo accompagnato a visitare il centro storico, tra chiese barocche e palazzi nobiliari ottocenteschi. Oggi, andiamo invece alla scoperta della parte forse più affascinante della città, il quartiere saraceno, dove le stradine, gli edifici e i balconi “arabeggianti” ricordano la dominazione araba.

Vi avevamo lasciati in Corso Umberto I, davanti a Palazzo Ciaccio, in stile rinascimentale fiorentino, realizzato alla fine dell’Ottocento. Ci introduce in quella che era la “città murata”, il cuore più antico di Sambuca di Sicilia. All’improvviso, ci sembra di trovarci in una realtà urbana completamente nuova. Le strade si fanno più strette e irregolari, quasi aggrovigliate, per poi aprirsi in slarghi circondati da case dai muri massicci.

Lungo le strade del quartiere saraceno

Il quartiere è nato da sette vicoli saraceni, li settivaneddi, un vero e proprio museo a cielo aperto che testimonia la complessa storia arabo-sicula. Anche qui, non manca la contaminazione degli stili. In Largo San Michele, si trova Palazzo Amodei con il suo caratteristico cortile e, poco più avanti la bella Chiesa di San Michele a tre navate, che conserva al suo interno la statua equestre di San Giorgio, opera dei fratelli Lo Cascio del 1596.

È della fine del Cinquecento anche il torrione del castello, a pianta quadrangolare, adattato per divenire poi parte di palazzo Panitteri, sede di un interessante Museo Archeologico, che custodisce i resti dell’antica Adranon, la cittadella punico fenicia sulla cima del monte Adranone.. Raggiungiamo Piazza Navarro e svoltiamo a sinistra, dove il groviglio di strade si fa ancora più fitto. Gli edifici a uno o a due livelli sono addossati gli uni agli altri. Qui si trovano anche le purrere, cave di pietra ricavate dall’antica città sotterranea.

Quasi a sorpresa, nel quartiere si trova anche la cristiana Chiesa del Rosario con il suo bel portone in cipresso e con formelle intagliate. Si narra che la chiesa fu fatta costruire e fu consacrata alla Madonna, per placare il fantasma di un saraceno che, nelle notti di luna piena, terrorizzava gli abitanti. Salendo sul colle, troviamo anche la Chiesa Matrice.

Arriviamo quindi al belvedere che custodisce le ultime vestigia del Castello di Zabut, fatto costruire dall’emiro di cui porta il nome e primo insediamento saraceno. In origine, era una fortezza murata, da cui poi si sviluppava il quartiere saraceno.

La salita al Monte Adranone

Prendiamo ora l’auto e ci immettiamo sulla SP69 alla volta del Monte Adranone, che si raggiunge in circa 20 minuti. L’obiettivo del nostro viaggio è raggiungere il Sito Archeologico situato sulla cima del monte, l’antica Adranon, del 1450 a.C., uno degli insediamenti protostorici più importanti della Sicilia. Pare, infatti, che i primi abitanti di tutta l’isola si fossero insediati proprio qui. La città, poi, crebbe e prosperò sotto i Greci di Selinunte prima e sotti i Cartaginesi poi. Gran parte dei reperti sono conservati al Museo Archeologico, ma lo “spirito” dell’antica città e le sue vestigia si respirano solo qui.

Lasciata l’auto, ci incamminiamo senza fretta lungo il sentiero che ci porta a 900 mslm, all’ingresso dell’acropoli.La peculiarità del sito è proprio la compresenza di testimonianze legate alle successive dominazioni. Nelle tombe, nelle case e nei santuari sono stati infatti trovati oggetti ed elementi della cultura indigena, di quella greca e di quella punica, e persino delle prime popolazioni italiche.

Ai Cartaginesi vengono invece fatte risalire le opere idrauliche e militari, cosi come le anfore e i recipienti per il trasporto e il commercio del vino e altre derrate alimentari. Nel vasellame, dipinto con vernice rossa e nera, si riconosce invece l’influenza della Grecia Classica.

Impossibile, poi, non apprezzare lo sconfinato panorama che si gode dalla cima del monte. Lasciamo spaziare lo sguardo fino al lato opposto, dove la sagoma della Rocca di Entella si staglia sulla piana abbracciata dai monti, oltre ai quali si trovano Palermo e Trapani.

La magia del Lago Arancio

Per concludere il nostro itinerario, torniamo verso Sambuca, la superiamo e, passando per la SS188, dopo 5,2 km dal centro abitato, arriviamo al cospetto del Lago Arancio, un bacino artificiale realizzato tra il 1949 e il 1952. Oggi è un’oasi naturale di rara bellezza e un paradiso della biodiversità, gestito dalla LIPU.

Fanno parte dell’oasi anche il bosco della Resinata, a ovest dello specchio d’acqua, e le splendide gole della Tardara, un canyon scavato dal fiume Carboj. Qui gli amanti del birdwatching possono “spiare” aironi cenerini, germani reali, folaghe, falchi pescatore e falchi di palude, nitticore e gallinelle d’acqua.

Tuttavia, il gioiello del lago è il fortino di Mazzallakkar, un fortilizio di origine araba i cui resti spuntano dalle acque ogni volta che il livello si abbassa, svelando la sua presenza.  Si conclude qui il nostro itinerario alla scoperta di Sambuca di Sicilia. Non dimentichiamo, però, che di gustare i suoi piatti tradizionali e di portarci a casa i prodotti tipici.

Una tradizione enogastronomica figlia della terra

L’economia della zona di Sambuca di Sicilia è principalmente agricola e pastorale, così come i suoi prodotti tipici. Fiore all’occhiello è l’Olio Nocellara del Belice DOP, prodotto da oliveti autoctoni.

La produzione vitivinicola locale è incentrata invece sulla produzione del Sambuca di Sicilia DOC, esportato in tutta Italia, ma anche in Europa, in America e in Asia.  Numerosi anche gli allevamenti di ovini, grazie al cui latti si producono prodotti caseari come la Vastedda della Valle del Belice DOP  e il pecorino.

Per quanto riguarda, invece, i piatti tipici, troviamo i cavatelli al cartoccio, un primo di pasta con un sugo di melanzane fritte, pomodoro e ricotta salata. La Minestra di San Giuseppe, tipica dell’agrigentino, è invece una zuppa di legumi misti e verdure, che si consuma in primavera a partire dalla festa di San Giuseppe, il 19 marzo. Celebri i dolci, tra cui le Minni di Virgini, di cui vi abbiamo svelato ieri la ricetta, i dolci di mandorle, i cucciddata, tortelli di pasta morbida ripieni di marmellata, fichi e frutta secca, e le cassatedde.

DOVE COMPRARE

*Cantina Cellaro, SS188, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/941230, www.cellaro.it

Produce e vende vini ricavati da vigneti che sorgono da 300 a 600 metri sul livello del mare, sulle colline di Sambuca. Tra le etichette: Due Lune, Micina, Luma, Quattro Borghi, Solea, Cellaro e Zabuttino.

*Antico Frantoio, Contrada Purcaria Mendolazza, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/943316, www.oliovivo.it  L’azienda sorge sulle colline di Sambuca. Le olive vengono selezionare a mano con metodi tradizionali e lavorate a basse temperature lo stesso giorno della raccolta. Il prodotto finale è un olio dal colore verde intenso, dal profumo deciso e dal sapore fruttato.

COME ARRIVARE

In auto: da Palermo prendere la SS624 Palermo Sciacca. Al km 70 uscire al Bivio Gulfa in direzione di Sambuca di Sicilia. In alternativa A29 Palermo-Mazara del Vallo con uscita Gallitello, seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e poi SS624 come sopra.

Da Trapani, A29 Palermo-Mazara del Vallo in direzione di Mazara. Al m 49 uscite a Gallitello, poi seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e uscire al Bivio Gulfa, seguendo indicazioni per Sambuca.

Da Agrigento, Strada Europea E931 in direzione di Mazara del Vallo. Dopo Sciacca prendere l’uscita San Bartol al km 63 e proseguire sulla SS624 Palermo-Sciacca in direzione di Palermo. Uscire al Bivio Gulfa e indicazioni per Sambuca di Sicilia.

INFO

www.comune.sambucadisicilia.ag.it

www.prolocosambuca.it




Sambuca di Sicilia e il suo fascino orientale. Con la ricetta delle “minni di virgini”

Sorge a pochi chilometri da Sciacca, dai templi del Parco Archeologico di Selinunte e dal mare di Menfi. Questa settimana, Ricette di Viaggio vi porta alla scoperta di Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, che nel 2016 si è aggiudicato il titolo di “Borgo dei Borghi” nella competizione indetta dal programma TV “Alle falde del Kilimangiaro”.

Una storia “orientale”

Adagiata su una collina, Sambuca sorge nella Valle del Belice, a 350 mslm. La sua fondazione risale all’epoca della dominazione araba, di cui reca ancora la struttura urbana e numerose testimonianze. Era infatti l’’830 d.C quando l’emiro arabo Al Zabut costruisce il castello a cui dà il proprio nome. La dominazione araba, tuttavia, dura solo fino al 1185, quando Guglielmo II Il Buoo dona alla chiesa di Monreale la “Chabuta seu Zabut”, cioè “la splendida ovvero Zabut.

Una minoranza islamica, tuttavia, rimane a Zabut fino al 1225, quando si arrende all’esercito dell’imperatore Federico II. Alcuni segni della cultura araba, tuttavia, rimangono presenti nell’impianto urbanistico e della cultura del borgo. Nel 1411, i superstiti si trasferiscono sulle colline, nella fortezza di Zabut, e ampliano quello che oggi è il Quartiere Arabo, che comprende l’acropoli e un’area assai suggestiva, fatta di vicoli stretti e reminiscenze orientali.

Dopo essere passata più volte di mano, nel 1863, per distinguersi dall’omonima cittadina toscana, Sambuca diventa Sambuca-Zabut, per poi assumere il nome di Sambuca di Sicilia nel 1923. Secondo alcune teorie, Sambuca deve il suo nome alla presenza di piante di sambuco, o alla forma dell’impianto urbano, che ricorderebbe la sambuca, uno strumento simile all’arpa tipico della Grecia.

Visitando chiese, palazzi e cortili

Partiamo dalla parte inferiore di Corso Umberto I, dove si trova ‘ottocentesco Teatro Idea, e camminiamo lungo la via, circondati da splendidi palazzi signorili, caratterizzati da facciate in pietra arenaria e da archi passanti che li collegano a suggestivi cortili (sono ben 250!), spazi che sembrano aprirsi dal nulla, come luoghi segreti dalle atmosfere antiche.

Circa a metà di Corso Umberto I ci fermiamo ad ammirare Palazzo di Leo e Palazzo Oddo, poco più avanti, scorgiamo la bella facciata con il portale in pietra bianca della Chiesa di San Giuseppe. A Sambuca di Sicilia ci sono ben tredici edifici di culto. Svoltiamo in via Marconi, dove si trova la Chiesa della Concezione, con il suo portale a sesto acuto, che proviene dalla chiesa di San Nicolò, nell’antico borgo di Adragna. Sempre lungo via Marconi incontriamo i palazzi Rollo, con un cortile e lo scalone loggiato, Giacone con la caratteristica scala catalana, e l’imponente Palazzo Fiore.

Torniamo su Corso Umberto per visitare la splendida Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, in stile barocco, caratterizzata da statue allegoriche, stucchi, colonne tortili e blasoni. Il pavimento è realizzato con le maioliche prodotte nella vicina Burgio. Il barocco primeggia anche sul balcone del Casino dei Marchesi Beccadelli, che si affaccia su Piazza della Vittoria, mentre il cortile, in stile catalano, testimonia la presenza spagnola in Sicilia. Il palazzo fa parte di un complesso che include anche la chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano, la torre e l’ospedale, che ci portano fino a via Caruso.

Da non perdere una visita alla seicentesca Chiesa del Carmine, che custodisce le sepolture delle più importanti famiglie nobili di Sambuca. Spiccano all’interno anche alcune pregiate statue lignee di Sant’Anna e della Madonna dell’Udienza.

Torniamo ancora su Corso Umberto I e, dopo aver ammirato Palazzo Ciaccio, in pietra arenaria, con il suo cortile cinto da un colonnato, ci fermiamo per una visita al Museo di Arte Sacra, ospitato nella Chiesa del Purgatorio del 1631. Presso il Settecentesco Palazzo Oddo si trova la sede del Municipio.

Qui, alle soglie della “Città Murata” finisce la nostra prima giornata di visita. Vi diamo appuntamento a domani con la seconda parte dell’itinerario, che comincerà in mattinata con una visita al quartiere arabo e proseguirà con un’escursione che ci porterà fino alle sponde del Lago Arancio.

Nel frattempo, vi suggeriamo una pausa golosa per gustare la specialità locale, le irresistibili “minni di virgini”, un dolce di pasta ripiena alla crema dalla caratteristica forma di…seni. E se vi piaceranno, potete provare a farle anche voi con la nostra ricetta.

Minni di virgini

Dolce tipico di Sambuca, i “seni di vergine”, secondo la tradizione, sono stati inventati nel 1725 da Suor Virginia, una monaca del Collegio di Maria, che aveva ricevuto dalla Marchesa di Sambuca l’incarico di preparare dei dolci per il matrimonio del figlio. La religiosa, si dice, prese ispirazione dalla forma delle colline che circondano Sambuca, e solo successivamente al dolce viene attribuito il nome “impudico”, come viene sottolineato anche dal Principe di Salina nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.

Ingredienti per l’impasto

  • 400 gr di farina 00
  • 150 gr di zucchero
  • 150 gr di strutto
  • 1 uovo
  • 1 bustina di vanillina
  • Latte q.b.

Per il ripieno

  • 800 ml di latte
  • 160 gr di zucchero
  • 130 gr di amido per dolci
  • 100 gr di zuccata
  • 80 gr di cioccolato fondente
  • cannella in polvere q.b.

Per decorare

  • 200 gr di zucchero a velo
  • 1 albume
  • Acqua q.b
  • Confettini di zucchero

Impastate la farina setacciata con lo zucchero, lo strutto tagliato a pezzetti, l’uovo e la vanillina. Se l’impasto dovesse risultare troppo secco, aggiungete un po’ di latte finché non sarà liscio e omogeneo. Formate poi una palla, avvolgetela nella pellicola trasparente e lasciate riposare in frigo per almeno un’ora. Nel frattempo, preparate il ripieno. Versate tutto il latte, tratte un bicchiere che terrete da parte, in un pentolino insieme allo zucchero e alla cannella, lasciatelo cuocere a fiamma moderata. Intanto, versate l’amido setacciato in una scodella e scioglietelo con il latte freddo che avete messo da parte. Unitelo poi al latte scaldato nel pentolino e mescolate bene con una frusta per circa 15 minuti, finché il composto non si sarà addensato. Togliete la crema dal fuoco e, continuando a mescolare, versatela a raffreddare in una ciotola. Quando sarà tiepida, unite qualche scaglia di cioccolato fondente.

Togliete l’impasto dal frigo e stendetelo con il mattarello finché non abbia uno spessore di circe 5 mm. Ritagliate un numero pari di dischi di pasta, metà con un diametro di circa 16 cm, l’altra con un diametro di circa 10 cm. Spalmate su ciascuno dei dischi piccolo uno strato di zuccata, poi ricopritela con scaglie di cioccolato e una dose abbondante di crema. Ponete anche su questa altre scaglie di cioccolato, un piccolo fiocco di zuccata e un ciuffo di crema. Coprite la farcitura con uno dei dischi più grandi, sigillando tutto attorno premendo con l dita. Spennellate con un po’ di albume. Ripetete con le altre “minni”, poi cuocete per 20 minuti circa, o a doratura raggiunta, in forno preriscaldato a 200°C. Sfornate, raffreddate a temperatura ambiente, poi spennellate con una glassa ottenuta mescolando acqua e zucchero a velo. Cospargete con i confettini di zucchero colorati e lasciate asciugare.

COME ARRIVARE

In auto: da Palermo prendere la SS624 Palermo Sciacca. Al km 70 uscire al Bivio Gulfa in direzione di Sambuca di Sicilia. In alternativa A29 Palermo-Mazara del Vallo con uscita Gallitello, seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e poi SS624 come sopra.

Da Trapani, A29 Palermo-Mazara del Vallo in direzione di Mazara. Al m 49 uscite a Gallitello, poi seguire per la SS624 Palermo-Sciacca e uscire al Bivio Gulfa, seguendo indicazioni per Sambuca.

Da Agrigento, Strada Europea E931 in direzione di Mazara del Vallo. Dopo Sciacca prendere l’uscita San Bartol al km 63 e proseguire sulla SS624 Palermo-Sciacca in direzione di Palermo. Uscire al Bivio Gulfa e indicazioni per Sambuca di Sicilia.

DOVE DORMIRE

*Hotel Don Giovanni****, Contrada Pandolfina, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/942511,

www.dongiovannihotel.it Struttura che ricalca l’architettura degli antichi bagli siciliani, con un cortile interno con pergolati. In splendida e comoda posizione, dispone di 22 camere doppie e 2 quadruple, ristorante e spa. Doppia con colazione da € 100, tripla da € 120, quadrupla da € 160. Possibilità di mezza pensione e pensione completa.

*B&B Del Corso, Corso Umberto I 86, Sambuca di Sicilia (AG), tel 349/8028426. Nel centro storico di Sambuca, dispone di camere ampie con aria condizionata. TV a schermo piatto, bagno privato con doccia o vasca, accappatoio, asciugacapelli e set di cortesia. A diposizione un salone comune. Doppia con colazione da € 60.

DOVE MANGIARE

*Ristorante La Pergola, Contrada Adragna, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/946058. Ristorante con piatti della cucina regionale e nazionale con un buon rapporto qualità prezzo.

*Ristorante Masseria Ruvettu, Contrada Galluzzo, Sambuca di Sicilia (AG), tel 0925/946059, www.ruvettu.it Locale rustico e familiare, in splendido contesto naturale. Dispone di una grande sala e di un menù con piatti della cucina siciliana, tra cui frittatine, salumi, cacciagione, formaggi, arrosti, carne alla brace e pasta fatta in casa. L’olio e il vino sono prodotti nel comprensorio.

INFO

www.comune.sambucadisicilia.ag.it

www.prolocosambuca.it

 




Un uovo al giorno fa bene al cuore. Gustatelo al meglio con la ricetta della Frittata Primavera

Accusate per lungo tempo di fare alzare il colesterolo, per le uova è il momento del riscatto. Una ricerca condotta dal Centro di Scienze Sanitarie della Peking University Health Science Center e pubblicata sulla rivista BMJ ha dimostrato che mangiare un uovo al giorno ridurrebbe del 12% il rischio di infarto, ictus e malattie cardiovascolari.

Lo studio ha analizzato per nove anni le abitudini alimentari di ben 400 mila persone di età compresa fra i 30 e i 79 anni. Di questi, il 13% consumava un uovo ogni giorno, mentre il 9,1% non ne consumava affatto o assai raramente.

Nove anni dopo, gli scienziati hanno rilevato come gli 84 mila partecipanti al focus che consumavano quotidianamente uova erano stati meno colpiti da malattie cardiovascolari rispetto a chi, invece, consumava uova raramente o mai.

Senza dimenticare, poi, che le uova hanno fatto sempre parte dell’alimentazione di persone che hanno raggiunto o superato in salute il secolo, per abitudine o perché le uova sono state la base dell’alimentazione contadina insieme a cereali integrali, frutta e verdura.

Ma perché le uova “farebbero bene”? Questo alimento è ricco di antiossidanti, che aiutano a combattere le infiammazioni, spesso all’origine di tumori, inoltre, sono un’ottima fonte di proteine, luteina, zeaxantina, e vitamine A, D ed E. Un uovo sodo, poi, apporta circa 130 calorie per 100 gr, mentre se si utilizza solo l’albume le calorie scendono a 43, sempre per 100 gr.

Le uova, poi, sono estremamente versatili e, oltre alle cotture classiche, bollite, strapazzate, alla coque, a occhio di bue, possono diventare gli ingredienti di ricette dolci e salate. Oppure, di fantasiose frittate. Di seguito, vi proponiamo la ricetta della Frittata primavera, con verdure di stagione. 100 gr apportano solo 146 calorie.

Frittata primavera

Ingredienti per 4 persone

  • 6 uova
  • 50 gr di ravanelli
  • 200 gr di asparagi
  • 100 gr di barbabietola già cotta
  • 1 cipollotto
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 rametto di prezzemolo
  • 1 rametto di aneto
  • 40 ml di olio EVO
  • Sale e pepe

Lavate le verdure, poi tagliatele a rondelle. Sbucciate l’aglio e riducetelo in lamelle sottili. Sbattete le uova con il sale e il pepe. In una padella antiaderente, mettete a rosolare con un filo di olio gli asparagi e il cipollotto, poi versatevi le uova distribuendolo uniformemente sul fondo. A questo punto, aggiungete anche la barbabietola e i ravanelli. Lasciate cuocere, poi cospargete la superficie della frittata con il prezzemolo, l’aneto e l’aglio tritati. Lasciate sul fuoco basso per altri 5 minuti. Dopo aver verificato con una paletta che la parte di sotto sia cotta, rigirate delicatamente la frittata e completate la cottura anche dall’altra per circa 3 minuti. Servite tiepida.

 




Lonely Planet incorona l’Emilia Romagna destinazione “Best in Europe”

“Se siete alla ricerca di un weekend in una capitale culturale, di scenari spettacolari o di una destinazione per foodies, potete trovarle tutte nella regione italiana dell’Emilia Romagna, che può passare inosservata se confrontata ad altre destinazioni italiane più conosciute, ma è una meta da scoprire”.

Così Tom Hall, global editor di Lonely Planet, la famosa casa editrice di guide turistiche che nell’annuale Top Ten di destinazioni da non perdere, ha assegnato proprio all’Emilia Romagna il primo posto di “Best in Europe”.

Questa la motivazione ufficiale riportata dal Best in Europe: “L’Emilia-Romagna è la regione d’Italia in cui si mangia meglio? Difficile a dirsi, ma sicuramente il quartetto di prodotti tipici che è nato qui gioca a favore di quest’affermazione: il ragù, quello originale, viene da Bologna; sul Prosciutto di Parma nulla da aggiungere; l’Aceto Balsamico Tradizionale è orgoglio e gioia di Modena (così come l’Osteria Francescana, il ristorante a tre stelle Michelin, il secondo migliore al mondo nel 2017); e, infine, il Parmigiano Reggiano”.

Non solo la tradizione, ma anche l’innovazione. Aggiunge, infatti, Lonely Planet: “Oltre a pasti incredibilmente soddisfacenti, nuove attrazioni come Fico a Bologna (il più grande parco tematico del mondo sul cibo), il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah a Ferrara e il Cinema Fulgor di Rimini, restaurato dal premio Oscar Dante Ferretti e che ospiterà anche un museo dedicato al leggendario regista Federico Fellini, daranno l’occasione di nutrire anche la mente. E quest’anno l’Emilia-Romagna è anche la regione che ospiterà Lonely Planet UlisseFest, il festival del viaggio di Lonely Planet che trasformerà Rimini in una terrazza sul mondo nel weekend del 8-9-10 giugno“.

Un bel ritorno di immagine per la regione italiana. Il sito di Lonely Planet, infatti, dalla pubblicazione della Top Ten Best in Europe 2018 ha avuto più di 5 milioni di visualizzazioni e oltre 500 articoli tra cartaceo e on line.

Soddisfatto Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, che ha dichiarato: “La concentrazione di eccellenze della nostra Regione, dalla Motor Valley unica all’enogastronomia da primato, passando per i gioielli Unesco delle Città d’Arte, il patrimonio naturalistico e i tanti appuntamenti di caratura mondiale, dai festival musicali agli eventi sportivi, fanno dell’Emilia Romagna una destinazione di richiamo internazionale oggi più che mai. E grazie all’Alta Velocità e al sistema aeroportuale non siamo mai stati così “vicini” al resto del mondo. Su tutto, c’è la proverbiale vocazione all’ospitalità della nostra terra, che rende le vacanze in Emilia Romagna un’esperienza unica”.

Se l’Emilia Romagna è al primo posto della Top Ten, il secondo podio del Best in Europe è stato assegnato alla regione spagnola della Cantabria, al terzo la Frisia, nei Paesi Bassi, seguono il Kosovo, la Provenza, Dundee, in Scozia, le Piccole Cicladi, in Grecia, Vilnius, perla della Lituania, Vipana Valley, in Slovenia, e Tirana, capitale dell’Albania.




Tra eventi nei parchi, artisti di strada, cortili aperti e sagre golose. Ecco dove andare nel weekend del 26 e 27 maggio

Non avete ancora deciso che cosa fare nel weekend? Che siate amanti degli animali o del buon cibo, del verde o delle città d’arte, in coppia o in famiglia, eccovi allora qualche suggerimento.

A Napoli arriva Quattrozampe in fiera

Ancora più grande e più ricco! Per la gioia degli appassionati degli amici pelosi, il 26 e 27 maggio torna nei padiglion 4, 5 e 6 della Mostra d’Oltremare, Quattrozampe in Fiera, la kermesse interamente dedicata ai pets. In una splendida cornice verde si potranno incontrare gli esperti di settore, tra allevatori, nutrizionisti ed educatori, ma anche le aziende di settore per conoscere le ultime novità.

Nel programma non mancheranno le competizioni, come il Trofeo Quattrozampe in Fiera, che prevede gare di Dog Agility, Free Style in Acqua e Splash Dog. Per la prima volta in Italia, si svolgerà all’interno della manifestazione il Trofeo Ricerca su Macerie, una competizione di simulazione di salvataggio indoor per focalizzare l’attenzione su tutti gli amici a quattro zampe che dedicano la loro vita al soccorso degli umani. È riservato ai simpatici meticci, invece il Doggy Show di sabato 26 maggio, mentre per i fratelli “di razza” ci sarà l’Esposizione Regionale ENCI.

E, siccome i pelosetti sono i benvenuti in fiera insieme ai loro proprietari, a loro son riservate attività, come attività sportive a sei zampe, toelettatura e casting per selezionare cani e gatti per spot pubblicitari, film, trasmissioni TV e fiction. Tanti anche i superospiti, tra cui il “gattaro più famoso del web” Federico Santaiti, che con i suoi 150 mila followers è uno dei più influenti del mondo pet.

INFO: www.quattrozampeinfiera.it

Al Parco Sigurtà una domenica con i Buskers

Domenica 27 maggio, nella splendida cornice verde del Parco Sigurtà, alle porte di Verona, torna per il secondo anno consecutivo Buskers Park, dedicato agli artisti di strada. Funamboli, mimi, trampolieri e musicisti proporranno show acrobatici, performance musicali e teatrali e molto altro.

I visitatori saranno accolti da un simpatico trampoliere, mentre il mago Magic Willy proporrà divertenti numeri di magia. Il comico Budinì si esibirà in esilaranti gag e sconclusionati numeri di magia che non mancherà di divertire grandi e piccini. Ci sarà poi Andrea Fidelio con il suo show di mimo, arti circensi e cabaret, mentre Oleg Murzintsev si esibirà in uno spettacolo di acrobazia ed equilibrismo.

Il programma prevede anche le esibizioni del ventriloquo Nicola Pesaresi e di Andréanne Thiboutot, protagonista del romantico spettacolo “Hoopelai” incentrato sull’hula hoop. Tutti gli artisti si esibiranno poi in un grande show finale. L’evento si tiene dalle 11 alle 17.30 ed è compreso nel biglietto di ingresso al parco (intero € 12, 50, ridotto € 6,50)

INFO: www.sigurta.it

A Torino c’è la Festa del Bio

Nel centro storico di Torino, sabato 26 maggio sarà interamente dedicato al biologico. In Piazza Vittorio Veneto, dalle 10 alle 19, sarà allestito il Villaggio del Bio con un ricco programma di incontri, eventi e laboratori, con show cooking e possibilità di degustare prodotti Made in Italy.

Negli spazi espositivi sarà possibile conoscere i prodotti biologici ma anche come leggere un’etichetta e i vantaggi per la salute nel consumare prodotti bio. Per gli amanti dei social, e in particolare di Instagram, è aperto il concorso fotografico #scattaillatoBIO, da utilizzare come hashtag per portare fino a 5 foto a tema.

Per i più piccoli ci sarà il Baby BIOpark con il laboratorio Esperienza Tattile per andare alla scoperta della filiera avicola biologica. Al termine, merenda BIO a cura di Rigoni di Asiago, Barilla e Granarolo. Nell’ottica della valorizzazione delle eccellenze biologiche Made in Italy ci sarà poi il contest Buono è BIO per promuovere la formazione degli chef di domani. I piatti vincitori saranno i protagonisti di uno show cooking in diretta alle 13 sul palco dell’arena.

INFO: www.festadelbio.it

A Milano, Cortili Aperti

Torna a Milano “Cortili aperti”, la manifestazione promossa dal Gruppo Giovani Associazione Dimore Storiche Lombardia, che rende accessibili palazzi e dimore storiche di norma chiuse al pubblico e nascoste allo sguardo dei più.

Domenica 27 maggio, dalle 10 alle 18, nella zona attorno a Corso Venezia sarà possibile entrare gratuitamente a Palazzo Castiglioni, Palazzo Bovara, Palazzo Rocca Saporiti, Casa Fontana Silvestri, Palazzo del Senato (via del Senato 10), Palazzo Crespi, Palazzo Cicogna (Corso Monforte 23), Villa Necchi Campiglio (via Mozart 14), Villa Reale (via Palestro 16) e Palazzo Rubini (via Serbelloni 7).

Non solo. Per tutta la giornata si potranno effettuare visite guidate di un’ora a cura di Città Nascosta. Si parte ogni 15 minuti, dalle 10 alle 17 e la quota di partecipazione è di € 20. Gratis per i minorenni. Ci sarà poi un’esposizione di auto storiche a cura dei soci del CMAE (Club Milanese Automotoveicoli d’Epoca), in diversi cortili della città. Nel cortile di Palazzo Cicogna, invece, la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado si esibirà in un concerto. Nel Giardino dello Speziere di Ar Se -Il Percorso dei segreti, si potranno invece degustare prodotti naturali. (Info e prenotazioni tel 391/4997845)

Roma capitale dei golosi con il “Festival della Pasticceria”

Una manifestazione dedicata ai golosi, agli appassionati di dolci in tutte le forme e i colori. A Roma, sabato 26 e domenica 27 maggio si tiene la seconda edizione del Festival della Pasticceria. Nella cornice da favola dell’ottocentesco Palazzo Brancaccio (via del Monte Oppio 7) si potrà intraprendere un percorso degustativo tra pasticcerie selezionate.

Non solo, oltre a soddisfare il palato si potranno anche incontrare i professionisti del settore, osservarli e imparare a preparare le loro ricette. In programma anche show cooking e incontri dedicati al Cake Design, alla pasticceria tradizionale e a quella moderna. Negli stand, poi, si potranno trovare cioccolata, biscotteria, preparati per dolci, colori alimentari, pasta di zucchero e tanto altro per degustare e imparare l’arte del pasticcere.

L’ingresso costa € 12. Gratuito fino a 12 anni.

INFO: www.festivaldellapasticceria.com

Nei caruggi di Genova per la Birralonga

Dieci birre, dieci locali e una gustosa “maratona” dei caruggi di Genova per degustare diverse varietà di birre d’autore offerte dai locali del centro storico. Nel capoluogo ligure, domenica 27 maggio c’è la quarta edizione della Birralonga, che regala la possibilità di trascorrere un pomeriggio alla scoperta delle bellezze artistiche e degli angoli più suggestivi Città Vecchia. Naturalmente con un buon bicchiere di birra in mano e in compagnia di altri appassionati.

La formula, già collaudata con successo nelle prime tre edizioni, a cui si aggiunge una degustazione in più, prevede dieci tappe in altrettanti locali, in ognuna della quali sarà possibile degustare un assaggio di birra da 0,18 cl accompagnata da uno stuzzichino. Durante il percorso, poi, si potranno ascoltare aneddoti, storie e curiosità sui punti di maggior interesse storico artistico della città, a cura de “I Segreti dei Vicoli di Genova”.

Per partecipare è necessario acquistare al costo di € 25 la card Birralonga in uno dei dieci locali aderenti. Insieme alla card saranno consegnati anche una mappa, un bicchiere e una tasca dove riporlo. Sono previste quattro fasce di partenza da Piazza San Lorenzo, dalle 12 alle 14, dalle 14 alle 16, dalle 16 alle 18 e dalle 18 alle 19.30.

INFO: www.birralonga.it

Motori, musica e street food a Misano Adriatico

Dal 25 al 27 maggio, nel Misano World Circuit di Misano Adriatico si tiene il “Weekend del Camionista” , uno degli eventi più importanti dedicata ai motori, che richiama ogni anno migliaia di visitatori provenienti da tutta Europa.

In concomitanza dell’evento, in viale della Repubblica e nelle vie limitrofe, si tiene Truck & Food, una manifestazione collaterale dedicata al “cibo di strada” con circa 60 espositori, 30 dei quali “truck”. L’aspetto gastronomico andrà a braccetto con quello musicale, artistico e folkloristico.

Insieme alle diverse specialità proposte, alcune delle quali tipiche dei paesi ospiti, come la Spagna e la Grecia, si potrà assistere a spettacoli di flamenco e di sirtaki. Nei birrifici artigianali, selezionati tra mi migliori d’Italia, si potranno invece gustare le “rosse” e le “bionde”, mentre nella sezione dedicata al DOP italiano si potranno assaggiare ed acquistare prodotti tipici del territorio

INFO: tel 0549/888836 – www.misano.com




Con Ricette di Viaggio a San Sebastián, la capitale dei ristoranti stellati e dei pinchos.

Se vi piace “fare l’aperitivo” spostandovi da un locale all’altro, assaggiando di volta in volta stuzzichini, mini sandwich, crocchette e altre prelibatezze in miniatura, sappiate che questa tendenza arriva dalla Spagna, dove questi piccoli capolavori culinari dalle dimensioni ridotte si chiamano tapas. Ricette di Viaggio vi porta invece a Donostia San Sebastián, dove le tapàs si chiamano pintxos o pinchos e sono un vero e proprio fiore all’occhiello della tradizione enogastronomica. Sono considerate, infatti, le migliori di tutta la Spagna.

Pinchos o tapas?

Entrambi seguono la filosofia del finger food, cioè il cibo da mangiare con le dita, la differenza sta nella complessa elaborazione, nella fantasia nel proporre combinazioni di ingredienti sempre diversi e il risultato, anche visivo di questi capolavori gastronomici in miniatura.

Un pincho può essere uno spiedino, una crocchetta, un crostino, una tartina con acciughe, olive e peperoni sottaceto, ma nella città basca vengono privilegiati gli ingredienti locali, come baccalà, prosciutto, acciughe, funghi, maiale e formaggio. Il nome, poi, deriva dallo stuzzicadenti con cui in genere sono servite le mini pietanze.

La capitale dei ristoranti “stellati”

In tutta la Spagna ci sono sette ristoranti che possono vantare le prestigiose 3 stelle Michelin. Di questi, tre si trovano a San Sebastiàn. Considerando anche i locali “decorati” dalla famosa “guida rossa” con 2 stelle o 1 sola, la città ha nel suo medagliere un totale di 17 stelle Michelin, che la rendono una delle municipalità con la più alta concentrazione di Stelle Michelin per metro quadrato.

Ma che cos’ha di speciale la cucina basca? L’arte culinaria si è sviluppata nel corso dei secoli e la posizione “di frontiera” della città di Donostia – San Sebastiàn ha concentrato nelle sue ricette tradizionali influenze spagnole e francesi, in particolare quella della nouvelle cuisine.

Un’ influenza importante ha avuto anche la tradizione culinaria importata dagli ebrei in fuga da Spagna e Portogallo nel XV secolo. In seguito alla scoperta dell’America, poi, sono arrivati ingredienti quali le patate, il peperoncino ed il merluzzo, in particolare nella sua versione “conservata”, il baccalà. Dal mare antistante il Golfo di Biscaglia arrivano altri tipi di pesce, mentre, dall’entroterra, le verdure, i funghi, i legumi e la carne bovina, che viene cucinata alla brace e al sangue.

I piatti tipici di San Sebastiàn

Tra i piatti di pesce, assai diffuso è il marmitako, una zuppa di patate e tonno bianco. Ottima anche la zurrukutuna, una crema di baccalà, uova e peperoni. Il baccalà si trova spesso cucinato anche in umido, oppure accompagnato da deliziose salse, come il bacalao al pil-pil , oppure “a la vizcaina” . Ottime anche le txipirones, seppioline in salsa a base del loro inchiostro, e le celebri kokostas, una specialità a base di guance di pesce.

I baschi, poi, hanno un vero e proprio culto per la cottura alla brace. Sulla griglia si preparano le sardine, il pagello e la ventresca, ma anche enormi costate di manzo ed il villagodio, un particolare tagli ricavato dalla parte alta del lombo del bovino. Dalla tradizione dell’entroterra arrivano i piatti a base di selvaggina, verdure e funghi (perretxikos), come la piperrada, preparato con pomodori, cipolle e peperoni verdi, con l’aggiunta di olio di oliva e pepe. Si tratta di un piatto molto amato e “patriottico”, poiché i colori dei suoi ingredienti, il rosso, il bianco ed il verde, sono quelli della bandiera nazionale.  Il talau, invece, è un tipo di pane fritto, servito con le uova.

I prodotti della terra costituiscono la base di squisiti dolci e dessert. Con il latte coagulato si prepara la mamía, oppure la intxaursalsa, crema di latte e farina di noci. Da non perdere i cannoli alla crema fritti e la pantxineta, una millefoglie alla crema. Assai simile, ma preparato con crema di mandorle e scaglie di torrone è il franchipán, mentre, la sopa cana, è una robusta zuppa di pane, latte, miele, cannella e grasso di cappone. Legato alla tradizione è anche il Gateau Basco, un dolce a strati che alterna pasta di farina di mandorle ad un ripieno di crema pasticcera e ciliegie sciroppate.

Che cosa vedere in città: la Parte Veja

Nel 2016, San Sebastiàn è stata Capitale Europea della Cultura. La sua storia, la sua posizione invidiabile, a mezzaluna sulla Bahia de La Concha, che si affaccia sull’Oceano Atlantico, i suoi musei, le sue splendide architetture e i suoi locali ne fanno una città tutta da scoprire.

Vi suggeriamo di cominciare la visita alla città dalla Parte Vieja, che si sviluppa attorno alla centrale Plaza de la Constitución, caratterizzata da uno splendido colonnato e da palazzi dai colori vivaci e balconi che. Sulla piazza di affaccia il Palazzo del Municipio che, durante la Belle Époque, è stata la sede del Grand Casino e ritrovo per artisti, scrittori e notabili. Proseguendo in direzione nord est, merita una visita il Museo San Telmo (www.santelmomuseoa.com), ospitato in un antico convento domenicano risalente alla metà del XVI secolo. Splendido il chiostro che espone dipinti dal Rinascimento al Barocco. Nelle vicinanze, si trova la Iglesia de San Vicente, il più antico luogo di culto della città.

Attraversando, invece, Plaza de la Constitución è muovendosi in direzione est si incontra la Iglesia de Santa Maria del Coro che spicca per l’imponente facciata barocca, sulla quale si staglia una statua di San Sebastiano Martire. La cattedrale, inaugurata nel 1897, è in stile neogotico ed è l’edificio religioso più grande di San Sabastian. La torre campanaria, alta 75 metri, è il simbolo della città.

Passeggiando sul lungomare

Dalla Parte Vieja parte il lungomare che costeggia la superba Playa de La Concha, una delle spiagge urbane più famose, spettacolari e fotografate d’Europa. Proseguendo in direzione ovest, la collinetta del Pico del Loro segna il confina tra la Playa de La Concha e la Playa de La Ondarreta, un’altra splendida striscia di sabbia bianca di circa 500 metri, racchiusa tra i lussureggianti giardini del Palacio Real Miramar, che domina la collina, e il Monte Igueldo.

Non si può visitare all’interno, ma vale la pena fermarsi per scattare qualche bella foto, il Palacio Real Miramar, costruito per la regina Maria Cristina nel 1888. Oltre all’edificio principale, fanno parte del complesso anche la Casa de los Oficios, il Cuerpo de Guardia e la Porteria.  Sono invece accessibili i giardini, opera di Pierre Ducasse, che sembrano scivolare dolcemente verso la baia, come un tappeto di fiori colorati e aiuole variopinte.

Proseguendo ancora verso ovest, si trovano le indicazioni per la Funicular del Monte Igueldo, la più antica dei Paesi Baschi, attiva dal 1912, che conduce sulla cima del monte omonimo, uno dei punti panoramici più suggestivi della città.

Nelle vicinanze della stazione di arrivo si può ammirare il Torreón de Igeldo, un antico faro del XVIII secolo, con una terrazza panoramica dove ammirare una superba vista della baia e dell’Isola di Santa Clara. Una volta presa la funicolare per tornare a livello del mare, vale la pena proseguire la passeggiata fino a Punta Torrepea, l’estremità occidentale della spiaggia, per ammirare il Peine de Viento (Il pettine del vento), opera dello scultore Eduardo Chillida (1924 – 2002), una scultura astratta in ferro che nelle giornate ventose, quando il vento penetra nei fori emettendo un suono musicale.

Verso est, il porto e l’Acquario

Tornando nella Parte Vieja, un altro bell’itinerario è quello che conduce nella parte est della città, compresa tra l’estremità orientale della Bahia de La Concha ed il Parco del Monte Urgull. Da qui, attraversando il Ponte di Zurriola, si attraversa il fiume Urumea e si raggiunge il Gros, la parte nuova di San Sebastián, dove si trovano diversi ristoranti, locali, edifici moderni e la bella e più isolata Playa de Gros.

Poco distante, una delle attrazioni più interessanti della città è l’Acquario ( www.aquariumss.com); uno dei più moderni musei oceanografici d’Europa. Il pezzo forte è il tunnel subacqueo, completamente realizzato in vetro, che consente di effettuare una vera e propria “passeggiata marina” circondati da squali, mante, razze ed altri pesci.

Dal retro dell’Acquario parte un sentiero che conduce alla cima del Monte Urgull, dalla quale si può ammirare uno splendido panorama. Sulla vetta si trovano le mura difensive e quel che resta del Castello de La Mota. Sul lato nord del monte si può vedere anche il Cimitero degli Inglesi, mentre, sulla cima, si trova la scultura del Sagrado Corazón, un’imponente statua di Cristo alta 12 metri, opera di Federico Coullaut del 1950.

Il Gros, la parte nuova della città

Per raggiungere, invece, il Gros, la parte nuova della città, dal porto occorre prendere Calle Mayor e poi voltare in Alameda del Boulevard. Al civico 5, si trova il singolare Museo del Whisky (tel www.museodelwisky.com) un locale su due piani che ospita un bar e, al piano superiore una collezione di 3000 bottiglie di whisky provenienti da tutto il mondo.

Dal museo, si prosegue fino a Blv Reina Regente, per poi arrivare al Puente de Zurriola, che attraversa il fiume Urumea a conduce al Gros.  Sulla destra, in Plaza de la  República Argentina, si può ammirare lo splendido Teatro Victoria Eugenia ( www.victoriaeugenia.com), del 1912, che spicca per la superba facciata in arenaria decorata con colonne doriche e quattro gruppi scultorei che rappresentano la Tragedia, la Commedia, l’Opera ed il Dramma.

Dopo aver attraversato il ponte, procedendo sempre dritto, si arriva in Avenida. de la Zurriola, dove si trova il Kursaal (www.kursaal.org,), il Centro Congressi, che ospita, ogni anno, oltre 300 tra eventi, festival e manifestazioni. Capolavoro dell’arte contemporanea, il Kursaal è opera dell’architetto Rafael Moreo ed è il simbolo della città che guarda al futuro.

Dove passa il Camin de Santiago

L’ultima tappa dell’itinerario parte da una passeggiata sul Paseo de la Zurriola, il lungomare che costeggia la suggestiva Playa de Zurriola, la più amata e frequentata dai surfisti di tutto il mondo.

Percorrendo tutta la spiaggia fino alla sua estremità orientale, si giunge al Monte Ulia, un vero e proprio parco naturale “cittadino” che offre una splendida vista sulla città e sulla baia, grazie a due punti panoramici, utilizzati, in passato, per l’avvistamento delle balene, la Peña del Ballenero e la Peña del Rey.

Dal Monte Ulia passa anche il Camino de Santiago, che attraversa la città da est a ovest, passando dalla Bahia de la Concha .  Ritornando verso il Gros, a poca distanza dalla Stazione Nord della Renfe, merita una visita anche lo splendido Parque Cristina Enea (www.cristinaenea.org), un giardino di 94.960 mq, con sentieri, specchi d’acqua, boschetti. Nel parco sono ospitati anche pavoni, picchi, diverse specie di anfibi ed insetti e alberi di pregio come sequoie, ginko biloba e cedri del Libano.

Che dite, vi abbiamo fatto venire fame, o voglia di visitare San Sebastiàn? Nell’attesa, vi proponiamo di seguito una delle ricette più famose e facili da preparare: la Pipperada

PIPERRADA

Ingredienti

  • 2 peperoni rossi
  • 4 pomodori maturi
  • 1 peperone verde
  • 4 cipolle
  • 2 spicchi di aglio
  • ½ cucchiaio di origano
  • 4 fette di pane casereccio tostato
  • 4 uova
  • Olio EVO
  • Sale e pepe

Lavate e pulite i pomodori e i peperoni, sbucciate le cipolle e l’aglio, poi tritate grossolanamente il tutto e mettete le verdure in una padella grande insieme all’olio di oliva, il sale e il pepe. Lasciate cuocere a fuoco medio e senza coperchio per circa 20-25 minuti. Nel frattempo, tostate le fette di pane. Poco prima di ultimare la cottura, ricavate nella verdura, aiutandovi con un cucchiaio, quattro piccole conche. Rompete le uova e versatene uno per ogni conca portandolo a cottura. Spolverate le uova con sale e pepe. Servite disponendo una fetta di pane casereccio su ogni piatto e disponendo sopra di esso la piperrada.

DOVE MANGIARE

*Arzak, Av. Alcalde J.Elosegi 273, tel 0034 943 28 55 93, www.arzak.es. Con le sue tre Stelle Michelin è considerato da molti il miglior ristorante di tutta la Spagna grazie all’estro dello chef Juan Mari Arzak, che propone piatti tipici della tradizione basca, della nouvelle cuisine e piatti all’avanguardia.

*Akelarre, P. Padre Orkolaga 56 (Igeldo), tel 0034 943 31 12 09, www.akelarre.net . Tre Stelle Michelin anche per questo prestigioso locale situato su un lato del Monte Igueldo con vetrate panoramiche e vista sull’oceano. Menù degustazione € 170 a persona, bevande incluse.

*Martin Berasatequi, Loidi Kalea 4, Lasarte-Oria, tel 0034 943 36 64 71, www.martinberasatequi.com Terzo “tre stelle” di San Sebastian, si trova a circa 8 km dal centro e offre una cucina fantasiosa e leggera, con ingredienti locali e fantasia. Prezzo medio € 185

I MIGLIORI PINCHOS BAR

*La Cepa, 31 de Agosto 7, tel 0034 943 42 63 94, www.barlacepa.com, è uno dei locali più popolari con possibilità di mangiare anche seduti oltre al tipico aperitivo in piedi. Oltre ai pinchos offre anche piatti di carne e di pesce

*A Fuego Negro (31 de Agosto 31, tel 0034 650 135 373, www.afuegonegro.com. Locale alla moda molto caratterizzato dall’arredamento total black. Offre diverse ed innovative varietà di pinchos alla carta o sotto forma di piccoli menù, ed un’ampia scelta di vini e bevande.

*Meson Martin, Elkano 7, tel 0034 943 42 28 66 , www.mesonmartin.com) Locale specializzato in piatti della cucina tradizionale basca preparati con ingredienti di stagione. Ampia varietà di pintxos sia caldi che freddi

DOVE DORMIRE

*Astoria 7****, Sagrada Familia 1, tel 0034 943 44 50 00, www.astoria7hotel.com A pochi minuti dalle principali attrazioni turistiche e dalle vie dello shopping. Tutte le stanze sono provviste di aria condizionata, minibar, asciugacapelli, accesso a internet wireless gratuito. Doppia da € 67

*Hotel Barcelò Costa Vasca***, Paseo de Pio Baroja 15, tel 0034 943 31 79 50, www.barcelocostavasca.com) Hotel di design situato nella zona residenziale di Ondarrera, a soli 300 metri dalla spiaggia. Doppia da € 90.

INFO

www.sansebastianturismo.com

www.donostiasansebastian.com




Il Palace Merano Espace Henri Chenot tra i resort con SPA più belli del mondo

Il prestigioso giornale inglese Telegraph ha stilato la classifica dei resort con SPA più belli del mondo, veri e propri paradisi terrestri dove regalarsi un soggiorno da sogno, tra lusso, comfort e trattamenti benefici.

Ebbene, in questa “lista” di elite, ci sono anche tre resort italiani. Uno di questi è il Palace Merano Espace Henri Chenot, un cinque stelle che è anche un prestigioso centro di cura e benessere. Tutto è studiato nei minimi dettagli e si possono programmare soggiorni con trattamenti e programmi personalizzati, in un ambiente di lusso, circondato dagli splendidi paesaggi di Merano.

Un fascino lungo un secolo

Dove oggi sorge l’hotel, un tempo c’era il Castello Maur, del 1676, circondato da un terreno che comprendeva uno meraviglioso orto botanico, un vivaio, un orto e un vigneto. Agli inizi del XX secolo, la proprietà venne acquistata dall’imprenditore Peter Delugan, con l’intenzione di costruire un albergo di lusso per catalizzare il turismo di lusso.

Merano, infatti, era una delle destinazioni d’elezione dell’aristocrazia europea, che viaggiava sempre più per diletto. L’albergo venne costruito in appena 18 mesi, con uno stile che evocava le linee neoclassiche e, al tempo stesso, i grandi hotel della Costa Azzurra, tra marmi, cristalli, stoffe preziose e arredi raffinati. La sua inaugurazione, nel 1906, venne accolta positivamente da tutti coloro che sceglievano Merano come meta per i loro soggiorni, ancor più che ora potevano contare su servizi esclusivi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Palace venne trasformato in una guarnigione per le forze armate tedesche. Successivamente, venne “salvato” da una cordata di otto azionisti che lo fecero oggetto di recupero e modernizzazione al fine di riprendere la sua destinazione d’uso. Nel 1972 iniziarono anche i lavori per abbinare all’offerta ricettiva anche quella legata alla salute e al benessere, con la creazione della piscina e di nuove camere e suite.

Negli anni Novanta, Henri Chenot introduce il Centro di Cura e fa costruire un nuovo padiglione per ospitare il Centro Benessere, facendone poi uno dei più innovativi e prestigiosi di tutta Europa. Successivamente, si aggiungono anche l’Area Fitness e una SPA interna.

Un soggiorno in armonia tra corpo e mente

È questa la filosofia del Palace Hotel, che mette a disposizione degli ospiti dietisti, medici e personale specializzato e programmi personalizzati detox, dimagranti, estetici e rigeneranti, anche con speciali pacchetti di una settimana.

Inoltre, sono previsti sessioni quotidiane con istruttore di Pilates, Acqua Gym e Nordic Walking, oltre a passeggiate guidate ed escursioni in bicicletta alla scoperta delle bellezze del territorio di Merano.

Luogo di relax e splendido sfondo per le attività sportive, il giardino botanico del Palace Merano Espace Henry Chenot consente di passeggiare e riposarsi nel verde, circondati da una biodiversità di rara bellezza, sedersi in uno dei gazebo dislocati nel verde, oppure rinfrescarsi nella piscina esterna.

Grande attenzione è poi riservata agli ambienti comuni, pensati per essere accoglienti e rilassanti. Come la Sala Lounge con divanetti e poltroncine per favorire la socialità tra gli ospiti, con possibilità di fare una partita a scacchi o di ascoltare musica dal vivo grazie alla presenza di un pianoforte a coda. La meravigliosa terrazza all’aperto, invece, regala pranzi e cene romantiche con una splendida vista sul parco.

La cucina del benessere

I due ristorante del Palace Hotel Merano Chenot propongono menù dietetici e una selezione di prodotti freschi e naturali. La filosofia alimentare del “metodo Chenot” si impara a conoscere attraverso le sedute individuali e nei diversi momenti in cui è suddiviso il programma di salute.

Durante ogni pasto, poi, le pietanze sono combinate all’insegna della leggerezza e delle proprietà nutrizionali. Gli ingredienti, poi, provengono rigorosamente da coltivazioni biologiche e sono dotati di alto valore nutritivo, sono integrali e non raffinati.

E, per conoscere tutti i segreti di una sana alimentazione e imparare a preparare piatti salutari, ogni mercoledì e giovedì, dalle 16 alle 17.30, si può partecipare a corsi di cucina. Ogni lezione è condotta da esperti in modo interattivo e divertente e consente di conoscere le varie tecniche di cottura, da quella al vapore al wok, gli ingredienti più adatti per nutrirsi in modo sano, ma senza rinunciare al gusto. Si impara a conoscere alimenti nuovi, come il seitan, il kamut e la quinoa, come alternative più salutari, oppure le diverse spezie, con le quali sostituire i condimenti più grassi.

Gli esperti spiegheranno anche come abbinare i colori dei vari alimenti nei piatti e la composizione per renderli più gustosi e appetibili. La quota di partecipazione è di € 70 a persona al giorno, con un massimo di 12 partecipanti a lezione.

Regalatevi un sogno

Il Palace hotel mette a disposizione degli ospiti sistemazioni di varie tipologie e dimensioni, tra camere singole, doppie, junior suite e le prestigiose suite Castello, suddivise in zona giorno e zona notte. Alcune camere sono provviste di balcone, altre si affacciano su Merano, altre ancora sul rigoglioso giardino interno, altre infine hanno una doppia esposizione sulla città e sulle montagne del del Parco Naturale del Gruppo di Tessa. Le tariffe partono da € 470 a camera a notte per la doppia, da € 530 per la junior suite e da € 540 a € 1700 per le suites.

INFO

Palace Merano Espace Henri Chenot*****,

via Camillo Benso di Cavour 2, Merano

tel 0473/271000 – www.palace.it




A Courmayeur arriva la mostra “Menù delle Montagne”. Scopritela insieme alla ricetta della Fonduta

Non solo paesaggi mozzafiato e vette che sembrano scolpite, sentieri immersi nella natura e piste da sci. Da secoli il turismo montano è imprescindibile dalla buona cucina, fatta di ingredienti genuini che potremo definire “storici”.  Ristoranti, trattorie, rifugi diventano i custodi della cultura etno-gastronomica grazie alla mostra “Menù delle Montagne”, che sarà possibile visitare dal 30 giugno al 2 settembre presso il Museo Transfrontaliero di Courmayeur, prestigiosa località turistica della Valle d’Aosta.

La mostra, che ha come obiettivo quello di raccontare e valorizzare un patrimonio iconografico inusuale, quello legato ai menù di ristoranti, alberghi e rifugi, è stata allestita con collezioni appartenenti al Museo Nazionale della Montagna di Torino è intende fare conoscere al grande pubblico gli usi e i costumi legati alla montagna nelle diverse epoche.

Da qui si parte anche per riflettere sugli ingredienti e sui cartoncini su cui veniva proposto l’elenco delle pietanze, spesso vere e proprie piccole opere d’arte, con immagini tradizionali o ricorrenti.

Il percorso espositivo racconta inoltre l’evoluzione grafica del menù, che originariamente era solo un cartoncino verticale non piegato, con l’elenco dei cibi stampato su un lato e un’illustrazione dall’altro, fino ad arrivare alla versione attuale, a forma di libro, con la lista delle vivande nella parte più interna.

Naturalmente, non poteva mancare una sezione dedicata a Courmayeur, con alcuni menù di ristoranti e hotel storici della prestigiosa località alpina, che ripercorrono i piatti tradizionali, i prodotti tipici e le eccellenze del territorio.

Infine, per la gioia dei buongustai, nei mesi di luglio e agosto i menù “storici” prenderanno letteralmente vita grazie agli show cooking che si terranno il 20 luglio, il 10 e il 18 agosto, alle 17.30 presso la Maserati Mountain Lounge. Per l’occasione, gli chef interpreteranno in maniera moderna e attuale i piatti descritti nei piccoli pezzi di storia in mostra.

E, se nel frattempo vi abbiamo fatto venire un certo languorino, vi proponiamo di seguito la ricetta originale della Fonduta valdostana, uno dei piatti più antichi e amati, da preparare rigorosamente con Fontina valdostana DOP.

Fonduta valdostana

Ingredienti

  • 400 gr di Fontina valdostana DOP
  • 250 gr di latte intero
  • 30 gr di burro
  • 4 tuorli d’uovo

Eliminate la crosta dalla Fontina, poi tagliatela a fette sottili e disponetela in un recipiente alto e stretto. Ricopritela di latte e lasciatela riposare per una notte. Al momento di preparare la Fonduta, mettete in una casseruola la Fontina macerata nel latte, il burro e i tuorli, poi fate cuocere a bagnomaria, mescolando costantemente il composto con un cucchiaio di legno fino a ottenere una crema liscia e densa. Fate attenzione al formaggio, che deve essere ben amalgamato e non deve filare. Regolate di sale e di pepe, versate la Fonduta nelle scodelle e servite subito.

COME ARRIVARE

In auto: A5 Torino-Aosta-Courmayeur, l’uscita è a poche centinaia di metri dall’ingresso del paese. In alternativa, si può percorrere la SS26 della Valle d’Aosta.

DOVE DORMIRE

*Grand Hotel Courmayeur Mont Blanc*****, Strada Grand Ru 1, Courmayeur, Tel 0165/844542, www.grandhotelcourmayeurmontblanc.it Hotel storico nel centro del paese con 130 sistemazioni di diversa tipologia, centro benessere di 500 mq, piscina coperta con idromassaggio, sauna, bagno turco e docce sensoriali e cromatiche.

*Villa Novecento****, viale Monte Bianco 64, Courmayeur, tel 0165/843000, www.villanovecento.it  Romantic Hotel situato in una delle zone più eleganti del paese. Offre ambienti e camere dalle atmosfere romantiche, un centro benessere con sauna, bagno tusco e jacuzzi, palestra, massaggi e zona relax, oltre a un rinomato ristorante

DOVE MANGIARE

*Auberge de la Maison, via Passerin D’Entreves 16/A, Courmayerur, tel 0165/869811, www.aubergemaison.it . Offre piatti della cucina valdostana e nazionale, accompagnata da ottimi vini. Prezzo medio a persona € 50, bevande escluse.

*Al Camin, via dei Bagni 32, Courmayeur, tel 0165/843442, il menù propone piatti regionali, tra cui Fonduta, polenta, trota e dolci locali. Prezzo medio a persona € 40.

INFO

www.courmayeurmontblanc.it




Ville e sapori di Cernobbio

Protetta dalle vette del Monte Bisino e placidamente adagiata sulle sponde del Lago di Como, Cernobbio è una delle località più ammirate per le sue ville antiche, per i paesaggi mozzafiato e per le atmosfere chic. Vi consigliamo di visitarla “con lentezza”, assaporandone i profumi, i colori, le sfumature e, soprattutto, la buona cucina.

Cernobbio dista pochi km da Como ed è ad essa collegata da una pista ciclabile di 5 km, percorribile anche a piedi per ammirare i meravigliosi panorami. In alternativa, si può scegliere una gita in battello sul lago, alla scoperta delle famose ville.

Una passeggiata nel centro storico

La nostra visita parte da Piazza Risorgimento, dove spicca l’Imbarcadero delle Navigazione, con la sua tettoia in stile Liberty, costruita nel 1906. Al centro, si nota invece il Monumento ai Caduti, di Angelo Galli, inaugurato nel 1907. Una curiosità: in origine la piazza era un deposito di detriti depositati qui dal torrente Greggio. La spianata creata dal corso d’acqua era il fulcro della vita lavorativa degli abitanti: pescatori, trasportatori e traghettatori “parcheggiavano” qui le loro imbarcazioni, mentre le donne si ritrovavano per lavare i panni.

Nell’Ottocento, in seguito allo sviluppo di un turismo di lusso, la distesa sassosa scomparve a favore di un pontile e di numerosi negozi e locali. L’opera di qualificazione continuò fino agli anni Trenta del Novecento, quando la piazza assunse l’aspetto attuale e divenne il fulcro della vita sociale e turistica di Cernobbio.

Merita una sosta anche la Chiesa di San Vincenzo, in stile romanico, ma ristrutturata nella seconda metà del Settecento che si trova nel borgo storico, di fronte alla piazza Tolomeo Gallio. L’inconfondibile facciata bianca e rossa, invece, è stata realizzata nel 1861.

In piazza Belinzaghi, invece, si trova l’Oratorio di Santa Maria delle Grazie, con la sua bella facciata barocca e il suo campanile. All’interno, è conservata un’immagine della Madonna che allatta Gesù, oggetto di devozione.

In via Regina si trova invece Casa Cattaneo, il più importante dei progetti realizzati dall’architetto razionalista Cesare Cattaneo, costruita tra il 1938 e il 1939.

Secondo giorno: Le splendide ville

La più bella e famosa, annoverata tra le più lussuose residenze europee, è Villa d’Este, oggi sede di un hotel di lusso e location scelta per spot pubblicitari e film. La villa è stata realizzata tra il 1565 e il 1570 dall’architetto Pellegrino Tibaldi, come residenza estiva di Tolomeo Gallio, cardinale di Como. Nel 1815 viene acquistata dalla principessa del Galles Carolina Amalia di Brunswick, ex moglie di re Giorgio IV. Nel 1948, invece, è stata teatro di un fatto di sangue che ha sconvolto il je set: durante una serata di gala, la contessa Pia Bellentani, accecata dalla gelosia, uccise il suo amante a colpi di pistola.

Oggi, la villa conserva nelle sue ampie sale opere artistiche di grande pregio, tra cui gli affreschi di Andrea Appiani, pittore ufficiale di Napoleone. Splendido, poi, il giardino che sorge vicino alle acque del lago, con una quercia di cinquecento anni.

Sulle sponde del lago si affaccia anche Villa Erba, realizzata nel XIX secolo da Luigi Erba, fratello dell’industriale farmaceutico Carlo. Negli anni Venti passò a Carla Erba, madre del regista Luchino Visconti, che durante uno dei suoi numerosi soggiorni ultimò il montaggio del suo celebre film “Ludwig”.

La villa si compone di due piani collegati da una torretta panoramica e da uno scalone centrale. Al suo interno, si trovano soffitti intarsiati, affreschi e stanze di ispirazione manierista. Oggi, viene utilizzata come centro congressi e location per eventi di rilievo. Splendido il parco storico di 100 mq, con prati, alberi secolari e siepi curatissime.

Sull’omonimo promontorio si trova invece Villa Pizzo, del 1843, con il suo splendido giardino, frutto della passione per la botanica dell’arciduca Ranieri d’Asburgo e della nobildonna Elise Musard.

La Cittadella della Seta

Si tratta di un sito di archeologia industriale unico nel suo genere. È una vera e propria piccola città che sorge nell’area prospicente a Villa Erba. Qui si possono ancora vedere le strutture legate all’industria della seta, risalenti al periodo tra Ottocento e Novecento, di proprietà dell’ingegnere milanese Davide Bernasconi.

Oltre al sito industriale con la sua ciminiera e ai locali della direzione, si trovano anche le abitazioni degli operai, i capannoni per la tessitura, due tintorie e due ville della famiglia Bernasconi. Una di esse è oggi sede del Municipio di Cernobbio, mentre l’altra, in raffinato stile liberty, è oggi una prestigiosa sede per mostre ed esposizioni.

Fa parte del complesso anche l’Asilo Infantile Bernasconi, del 1881, costruito dalla Società di Mutuo Soccorso grazie alle donazioni di facoltosi benefattori, tra cui lo stesso Bernasconi. Oggi, quest’area rappresenta l’unico sito di archeologia industriale tessile di tutto il comasco.

Sapori di terra e di lago

Paesaggi mozzafiato e una tradizione culinaria che usa come ingrediente dei suoi piatti tipici il pesce d’acqua dolce, come il “lavarello in carpione”, fritto e marinato in aceto, cipolla e alloro. Ottimo anche il “pesce in salsa verde”, dove lavarelli, agoni e salmerini vengono prima grigliati e poi marinati in una salsa di prezzemolo, mollica di pane, aceto, capperi, acciughe, aglio, olio EVO e rosso d’uovo.

Il piatto tipico del Lago di Como sono i missoltini, agoni di lago essiccati al sole e conservati nella missolta, un recipiente chiuso da un coperchio di legno, a strati alternati a foglie di alloro. Si consumano alla griglia, appena bagnati di olio e aceto e serviti con polenta e vino rosso. Agoni, lavarelli e filetti di persico si consumano anche impanati e fritti.

Dalla tradizione povera contadina si sono tramandate la polenta taragna, la polenta “unci”, con burro, aglio e formaggio o la polenta con farina di grano saraceno

Tra i formaggi, spicca la semuda preparata con latte vaccino scremato, e lo zincarin, un ricavato dalla ricotta, aromatizzata a stagionata anche per più di un anno, ricoperta di pepe nero. Tipici della zona anche Il Casoretta, un formaggio di latte vaccino con aggiunta di caprino, il Taleggio Dopo e il Gorgonzola Dop, ma anche il Fiorone, la Robiola e i Furmagitt, freschi o stagionati, caprini o vaccini, nella versione al naturale o insaporiti con erbette, olio e pepe.

I golosi di dolci potranno poi soddisfare il palato con il masigott , una torta di pasta rustica e friabile, fatta con farina bianca e di grano saraceno, dalla caratteristica forma semisferica. Ha origine assai antiche la miascia, di cui vi svelliamo di seguito la ricetta.

Miascia

Ingredienti

  • 500 gr di pane raffermo
  • ½ litro di latte
  • 2 uova
  • 3 amaretti
  • 1 mela e 1 pera
  • 20 gr di pinoli
  • 50 gr di uvetta
  • 1 bicchierino di liquore
  • 30 gr di burro
  • 1 cucchiaio di farina
  • 50 gr di cioccolato fondente
  • 75 gr di zucchero

Tagliate il pane raffermo a fette e irroratelo con il latte in una zuppiera, facendolo riposare per circa due ore. Quando sarà ben morbido preparate un impasto con il pane, le uova, l’uvetta, i pinoli, la mela e la pera tagliate a fettine sottili, lo zucchero, gli amaretti sbriciolati e il liquore. Lavorate bene il tutto con un cucchiaio, poi versate il composto in una tortiera imburrata e infarinata. Spolverate con lo zucchero e il cioccolato a scaglie e guarnite con qualche ricciolo di burro a fiocchi. Infornate a 200°C per 15 minuti, poi proseguite la cottura a 150°C per altri 15. Sfornate e servite tiepida.

DOVE COMPRARE

*Latticini Cernobbio, via 1° Maggio 11, Cavallasca (CO), tel 031/539173, www.latticinicernobbio.it Produce e vende formaggi freschi come mozzarella e ricotta, ma anche scamorza e fiocchi di latte.

*La Cantina di Cernobbio, via XX Settembre 21, tel 335/5354406, www.cernobbiowine.it Esercizio storico a pochi passi da Villa d’Este. Vanta circa 4000 etichette di vini, 300 di whisky da tutto il mondo, oltre a liquori e grappe.

COME ARRIVARE

A9 Milano-Como -Chiasso, poi prendere l’uscita Como Nord e continuare sulla Statale Regina, il primo paese che si incontra, ad appena 5 km da Como, è Cernobbio. Un’ottima automobile con cui andarci? Ad esempio la Mercedes Classe B. Leggete a questo link la nostra prova.

DOVE DORMIRE

*Grand Hotel Tremezzo*****, via Regina 8, Tremezzo (CO), tel 0344/42491, www.grandhoteltremezzo.com In splendida posizione sulle sponde del Lago, è uno dei più antichi e lussuosi hotel del Lago di Como, un autentico palazzo in stile liberty dove poter vivere un soggiorno da sogno. Doppia da € 800.

*Hotel Miralago****, piazza Risorgimento 1, Cernobbio (CO), tel 031/510125, www.hotelmiralago.it Ricavato in un edificio del XIX secolo, offre tutti i comfort moderni in un’atmosfera romantica. Posizione centrale con vista lago. Doppia da € 219.

DOVE MANGIARE

*Ristorante Gatto Nero, via Monte Santo 69, Cernobbio (CO), tel 031/512042, www.ristorantegattonero.it In splendida posizione sul lago, offre una sessantina di coperti e un menù di piatti lombardi e nazionali. Prezzo medio € 60 a persona.

*Osteria del Beuc, via Cavallotti 1, Cernobbio (CO), tel 031/341633, www.osteriadelbeuc.it

Nel centro storico, offre piatti tipici del Lario con ingredienti freschi e legati alla stagionalità da produttori locali in un’atmosfera deliziosamente retrò. Prezzo medio € 35/40 a persona.

INFO

www.lakecomo.it 

www.provincia.como.it 




Weekend a Mantova per il Food & Science festival

Un rapporto complesso, a volte conflittuale, quello tra cibo e scienza. Al punto che, per toccare tutti gli aspetti e parlarne in maniera critica, ma anche divertente, divulgativa, due anni fa è nato il Food & Science Festival, la cui seconda edizione si tiene nel fine settimana dal 18 al 20 maggio in varie location di Mantova.

Promosso e organizzato da Confagricoltura Mantova, offre tre giorni di appuntamenti, oltre 150, tra incontri, conferenze con esperti, laboratori e visite guidate.

Per esempio, in Piazza Leon Battista Alberti si terrà Scienza al mercato, una mostra mercato di prodotti artigianali e artistici realizzati con gli scarti dell’allevamento, sorti a nuova vita e trasformati in oggetti di arredamento e design. I più piccoli, poi, potranno imparare i segreti dei riciclo dei rifiuti e della raccolta differenziata, ma anche a conoscere la biodiversità e le tante sfumature del gusto grazie a laboratori didattici a misura di bambino.

Vastissimo il programma delle conferenze. Degno di nota l’incontro con l’americano Patrick McGovern, noto anche come “l’Indiana Jones delle birre” e la conferenza “Ubriachi di scienza”, per indagare gli effetti dell’alcool sul nostro organismo.

Venerdì 18, la sera, presso il teatro Bibiena, Neri Marcoré e Alessandro Marzo Magno proporranno un reading sulla Storia della cucina italiana. Sabato 19, invece, presso il Teatro Sociale, si esibirà la Vegetable Orchestra, che ha la singolare particolarità di suonare strumenti ricavati da ortaggi di ogni tipo e forma.

Durante i giorni del festival sarà possibile anche visitare la mostra “Io vivo sano”, a cura della Fondazione Umberto Veronesi, ospitata nella Sala delle Capriate, mentre nella chiesa sconsacrata di Santa Maria della Vittoria è allestita “Human Rice”, una mostra interattiva dedicata al riso, per andare alla scoperta delle innovazioni e delle varietà degli ultimi diecimila anni.

Come nella prima edizione, sarà possibile partecipare anche agli Agricoltour, che porterà i visitatori alla scoperta delle diverse realtà agricole del territorio. Grazie alla collaborazione con il Parco del Mincio si potrà fare una biciclettata nei prati stabili e una gita in motonave sul Mincio.

Novità di questa seconda edizione, poi, è la Rassegna cinematografica dedicata al Cinema del Carbone, che prevede un calendario di film stranieri a tema tra cui “Food Evolution”, che egli USA ha riaperto il dibattito sulle colture OGM.

Il programma completo del Festival si può scaricare sul sito ufficiale www.mantovafoodscience.it

INFO

Tel 0376/330711, segreteria@mantovafoodscience.it

COME ARRIVARE

In auto: A22 Modena-Brennero, con uscita Mantova Nord o Mantova Sud. Oppure A4 Milano -Venezia con uscite di Desenzano, Sirmione, Peschiera o Verona Sud, quindi seguire per Mantova. In alternativa A1 con uscite Parma Est e Reggio Emilia.

DOVE DORMIRE

*Hotel La Favorita****, via Cognetti de Martiis 1, Mantova, Tel 0376/254711, www.hotellafavorita.it

*Hotel Broletto***, via Accademia 1, Mantova, tel 0376/326784, www.hotelbroletto.com

DOVE MANGIARE

*Ristorante Aquila Nigra, vicolo Bonacolsi 4, Mantova, www.aquilanigra.it

*Il Grifone Bianco, Piazza delle Erbe 6/7, Mantova, www.grifonebianco.com

 

 




Relais Borgo Giusto, lusso e benessere in un borgo del Seicento

Un luogo magico, dalle atmosfere antiche, tra stradine, edifici dai muri di sasso, logge giardini e casali che si affacciano sulle colline toscane. Siamo a 30 km da Lucca, a Borgo a Mozzano, dove sorge il Relais Borgo Giusto, un borgo seicentesco recuperato e trasformato in una struttura ricettiva di lusso con la formula dell’albergo diffuso.

Il Relais è suddiviso in ventotto diverse dimore di diversa dimensione, dalla grande casa padronale, Villa Giosy, in grado di ospitare fino a dieci persone, alla Casa di Pilade, un delizioso monolocale adatto alle coppie. Le Case di Adriano e di Gianni, invece, spiccano per la vista panoramica sulla piscina, mentre dalla Suite Granduca si può ammirare una superba vista su tutta la valle. Poco lontano dal borgo si trovano poi le Case del Contado, sei ville e appartamenti in casale immerse in giardini rigogliosi e filari di viti e olivi.

Ogni “casa è diversa dalle altre anche per arredamento e caratteristiche e prende il nome dai suoi ultimi abitanti. Nella Casa del Pittore, per esempio, si possono ancora trovare alcuni dipinti antichi. Se le mura e i dettagli richiamano la storia e lo stile rustico toscano, i comfort sono tutti moderni e spaziano dalla TV LCD ai bagni con doccia e vasca idromassaggio Jacuzzi.

Al Gallo Brillo, cucina toscana a km zero

Cucina, tradizione e sapori autentici si possono trovare al ristorante Gallo Brillo, ospitato nei locali dove un tempo alloggiavano i mezzadri. Il menù si compone di piatti tipici del territorio, preparati con ingredienti prodotti direttamente dall’azienda agricola del borgo, L’Arbuolo, oppure acquistati da produttori locali. L’atmosfera, poi, è quella calda e accogliente di un antico casale, tra salette intime e un suggestivo dehor a bordo piscina, dove è attivo anche il wi fi.

Presso la bottega del Relais Borgo Giusto, poi, si possono acquistare specialità toscane e prodotti dell’agriturismo del borgo, tra cui vino, olio e miele.

Benessere tra antiche mura

Fiore all’occhiello è la prestigiosa Lady SPA con la sauna, il bagno turco agli aromi di pino, una sala per i massaggi e i fanghi. La piscina idromassaggio Jacuzzi, poi, è posizionata in una romantica loggia da cui si può ammirare, da soli o in coppia, il meraviglioso panorama dei boschi e delle Alpi Apuane.

E, per momenti di puro relax, magari in compagnia di una tisana o di una bevanda, c’è l’area dedicata provvista di chaises longue.

Scegli la Formula Hotel o la Formula Residence

Al Relais Borgo Giusto si può soggiornare sia in Formula Hotel che in Formula Residence.

La Formula Hotel comprende il pernottamento con prima colazione a buffet, kit di cortesia da bagno con acqua minerale di benvenuto, cambio biancheria e rifacimento camera giornaliero. Si applica tutto l’anno per soggiorni anche solo di una notte.

La Formula Residence, invece, prevede un soggiorno minimo di tre notti durante la bassa e media stagione e di quattro in alta stagione. Comprende un kit di benvenuto, i consumi delle utenze, biancheria da letto e da bagno, pulizia finale (escluso angolo cottura).

In entrambe le formule è compreso l’accesso alle piscine esterne con solarium dotato di ombrelloni, sedie, tavolini e sdrai, accesso ai sentieri della tenuta per passeggiate, wi fi nelle aree comuni e parcheggio all’aperto videosorvegliato.

Cogli l’occasione!

Ecco alcune offerte da cogliere al volo per un soggiorno romantico o rilassante.

Per esempio, il pacchetto SPA by Night di un weekend include 1 notte con prima colazione a buffet, 1 massaggi relax di 45 minuti, ingresso al centro benessere con sauna, bagno turco, zona relax con tisaneria, sala idromassaggio panoramica con jacuzzi, SPA kit con telo, accappatoio, slip monouso e ciabattine. Prezzo per persona da € 158 con sistemazione in camera doppia.

Per chi vuole regalarsi una notte in totale relax, in un ambiente intimo ed esclusivo, c’è l’offerta Private SPA by Night che comprende 1 pernottamento in suite con colazione a buffet, 1 cena a lume di candela. Dopo il tramonto, accesso esclusivo alla SPA per 90 minuti, kit SPA con accappatoio, telo e ciabattine, bottiglia di spumante con dolcezze. Prezzo a coppia da € 240.

INFO

Relais Borgo Giusto Località Partigliano, Borgo a Mozzano (Lucca) Tel. 0583/835568 www.borgogiusto.com affittate in For




Ad Ascona la prima edizione di “Giardini in arte”

La cornice è la splendida sponda svizzera del Lago Maggiore, nel tratto dove le sue acque azzurre toccano Ascona. Qui, presso il rigoglioso parco di Monte Verità, dal 4 al 6 maggio si tiene la prima edizione di Giardini in arte, una grande kermesse interamente “green”, dedicata ad arte, ambiente, natura, benessere e salute.

La manifestazione, organizzata dalla Fondazione Monte Verità, con la collaborazione del Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, del Centro professionale del Verde di Mezzana, del Jardin Suisse Ticino, della Fondazione Alpina per le Scienze della Vita di Olivone e di Books and Service- Casagrande Editore, mette insieme diversi operatori del settore turistico, botanico, artistico, culturale e didattico, con un ricchissimo programma che include allestimenti a tema, mostre mercato di piante aromatiche e officiali, installazioni artistiche, laboratori didattici per grandi e piccoli e incontri culturali con esperti del settore.

Le installazioni e gli incontri culturali

L’evento si tiene nei giardini di Monte Verità e del parco del Castello San Materno. Nei quasi sette ettari del parco di Monte Verità, tra piante esotiche e paesaggi di rara bellezza che spaziano dall’azzurro del Lago Maggiore al verde delle valli del Ticino e in alcuni spazi interni del complesso saranno presenti opere e installazioni di artisti italiani e svizzeri. Tra i primi, Ferruccio Ascari, mentre i secondi sono rappresentati da Lorenzo Cambin, Luisa Figini, Ruth Moro, Victorine Victorine Müller, Loredana Selene Ricca, Olivier Estoppey, Teres Wydler e Stefania Beretta. A cura del Museo di Arte Moderna di Ascona. Le opere rimarranno esposte fino a prossimo luglio.

Presso l’Auditorium del Monte Verità, invece, nei due giorni del festival sono in calendario sei incontri culturali sul tema del giardino. Sabato 5 maggio, alle 11, Michael Jacob, docente di Storia e Teoria del Paesaggio presso la Scuola di Ingegneria di Ginevra.Lullier e al Politecnico di Losanna, tratterà del “Giardino contemporaneo”. Nel pomeriggio, alle 14.30, Maria Laura Colombo, docente di Biologia Vegetale e di Botanica Farmaceutica presso l’Università di Torino, disquisirà sul tema “Le piante tossiche possono essere utili anche per l’uomo?”. Alle 16.30, Corinne Hertaeg, dottoranda presso l’Istituto di Scienze Agricole di Zurigo svelerà ai presenti “Il linguaggio segreto delle piante”.

Domenica 6 maggio si comincia alle ore 10 con gli esperti de L’ora della Terra Alfredo Barattella, esperto giardiniere, Tiziano Pedrinis, esperto orticoltore, e Daniele Reinhart, esperto frutticoltore che dialogheranno con il pubblico. A seguire, alle 11, Lara Montagna di Rete UNO RSI dialogherà con Meret Bissegger, autrice, cuoca, insegnante e membro di Slow Food.

Concorsi, laboratori e una Libreria Verde

Nell’area del Giardino delle Erbe del parco di Monte Verità , nei due giorni, si tiene invece l’esposizione – concorso “Spicchi di Erbe al Monte Verità” dove gli apprendisti del Centro Professionle di Mezzana hanno progettato aiuole di erbe aromatiche e officinali. La premiazione dei vincitori è prevista domenica 6 alle ore 15.

Saranno poi allestite otto postazioni interattive, coordinate dalla Fondazione Alpina di Olivone, dove grandi e piccoli potranno imparare a preparare prodotti e cosmetici a base di elementi naturali, ma anche a colorare i tessuti e cimentarsi in composizione creative. Il tutto rigorosamente “green”:

Il Centro Professionale di Mezzana, poi, condurrà i partecipanti alla scoperta dei sensi delle api, mentre la Casa del Tè proporrà la Cerimonia del Tè con degustazioni guidate. Nella Sala Balint, invece, sarà allestita una Libreria Verde con una selezione di libri di botanica, cucina naturale, gastronomia, paesaggistica e narrativa.

Mercatini e passeggiate didattiche

Spostandosi nello splendido parco botanico tropicale del Castello San Materno, tra agrumeti, rose, magnolie e palme, sabato e domenica, dalle 10 alle 17, sarà allestita una mostra mercato di piante, fiori, ere officinali, aromatiche e commestibili prodotte da vivaisti provenienti dal Canton Ticino e da tutta la Svizzera.

In programma anche passeggiate didattiche  a cura dell’Istituto Alpino di Olivone. Sabato 5 maggio alle 10.30, alle 12 e, nel pomeriggio, alle 14 e alle 15.30 si potrà usufruire di visite guidate gratuite nel parco di Monte Verità. Domenica 6, alle 14 e alle 16, invece, Meret Bissegger condurrà i partecipanti alla scoperta delle ere del parco di Monte Verità.

Mangiare e dormire

Nel Parco di Monte Verità sarà disponibile un punto ristoro a cura di Prodotti Naturali Felix Kautz mentre il Ristorante del Monte Verità proporrà un menù con deliziose specialità vegetariane.

Nel Parco del Museo di Castello San Materno sarà invece disponibile un punto ristoro a cura dell’Associazione Amis da la forchéta.

L’albergo Monte Verità, membro di Swiss Historic Hotels, nel 2013 è stato eletto Albergo Storico dell’anno. Dispone di 86 camere dislocate in diverse strutture, tutte all’interno del Parco: l’albergo storico Bauhaus, Villa Semiramis in stile Art Nouveau, Casa Monescia, Casa Gioia Casa Marta. Per la camera doppia con colazione a buffet nell’hotel storico si parte da € 150, per la doppia in Casa Gioia da € 80,

INFO

Fondazione Monte Verità Strada Collina 84, CH-6612 Ascona
Tel. +41 91 785 40 40
www.monteverita.org, info@monteverita.org




Bocuse d’Or, a Torino le Olimpiadi dei grandi Chef del mondo

Torino si prepara a ospitare la finale europea di Bocuse d’Or, il prestigioso concorso enogastronomico di alta cucina a cui partecipano chef provenienti da tutto il mondo.

È la prima volta che una finale europea si tiene in una città italiana e questo non può essere che motivo di orgoglio per la città della Mole, che può vantare un medagliere di vini con 7 denominazioni di origine: oltre alla DOCG Erbaluce di Calluso, le DOC Carema, Canavese, Freisa di Chieri, Collina Torinese, Pinerolese e Valsusa. Tra i formaggi, spesso indicati come ingredienti di riferimento per le sfide di Bocuse d’Or, troviamo invece il Saras del fen, la Paglierina, la Ricotta di capra e il tomino.

Ma torniamo alla manifestazione. Il regolamento prevede che alla finale europea del Bocuse d’Or partecipino venti chef provenienti da altrettante nazioni europee. Solo dieci, tuttavia, “passeranno il turno” e potranno accedere alla “finalissima” che si terrà a Lione nel gennaio del 2019.

A rappresentare l’Italia e a sfidare la créme degli chef europei a colpi di tecniche di alta cucina sarà Martino Ruggieri, classe 1986, head chef presso il Pavillon Ledoyen di Parigi, insignito da tre stelle Michelin.

E per soggiornare a Torino e in provincia, la Camera di commercio di Torino suggerisce le strutture che si sono aggiudicate il marchio Yes! Enjoy Torino Top Hospitality (www.yestorinohotel.it) , 65 hotel e 12 rifugi alpini ed escursionistici, selezionati, indipendentemente dalla categoria e dalle stelle, per la qualità dell’accoglienza, sulla base di numerosi requisiti di tipo strutturale, ambientale e relazionale.

INFO

www.bocusedor.com

www.accademiabocusedoritalia.it

www.accademiabocusedoritalia.it/

 

 




“Henri Cartier Bresson Fotografo”, 140 scatti alla Mole di Ancona

Per me, la macchina fotografica è come un block notes, uno strumento a supporto dell’intuito e della spontaneità, il padrone del momento che, in termini visivi, domanda e decide nello stesso tempo. Per “dare un senso” al mondo, bisogna sentirsi coinvolti in ciò che si inquadra nel mirino. Tale atteggiamento richiede concentrazione, disciplina mentale, sensibilità e un senso della geometria. Solo tramite un utilizzo minimale dei mezzi si può arrivare alla semplicità di espressione”.

Così la pensava Henri Cartier Bresson, uno dei più grandi maestri della fotografica del Novecento a cui è dedicata la mostra “Henri Cartier Bresson Fotografo”, allestita alla Mole Vanvitelliana di Ancora, che rimarrà aperta fino al 17 giugno.

Promossa dal Comune di Ancona e organizzata da Civita Mostre, in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier Bresson e Magnum Photos Parigi, espone al pubblico 140 scatti per scoprire il carico di ricchezza di ogni immagine scattata dal grande fotografo, testimonianze di un uomo consapevole, dal lucido pensiero verso la realtà storica e sociologica del suo tempo.

“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge. In quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale, sosteneva Cartier Bresson, che affermava anche di “non capire nulla di fotografia” in un mondo che, invece, ha elevato quest’arte a strumento dell’illusione per eccellenza. Per questo egli non torna mai a inquadrare le sue foto, non opera alcuna scelta, le accetta o le scarta e, soprattutto, le lascia sviluppare ad altri per non apportare nessun miglioramento al negativo. Lo scatto deve essere giudicato secondo quanto fatto nel “qui e ora”, nella risposta immediata del soggetto.

Una vita per la fotografia

Tuttavia, la carriera di Cartier Bresson va di pari passo con la sua vita privata. In particolare, sono due gli episodi che segnano il suo percorso. Nel 1946, il MOMA di New York, credendolo morto in guerra, vuole dedicargli una mostra postuma. Quando il fotografo li contatta per chiarire la situazione e dichiarare la sua esistenza in vita, con molta ironia dedica poi più di un anno per preparare l’esposizione, che sarà poi inaugurata nel 1947. Nello stesso anno, insieme a Robert Capa, George Rodger, David Semour e William Vandivert fonda la famosa agenzia Magnum Photos, che lo renderà immortale e capace di riscrivere il vocabolario della fotografia moderna, influenzando intere generazioni di fotografi.

La mostra è una selezione curata in origine dall’amico ed editore di Cartier Bresson, Robert Delpire, scomparso l’anno scorso, e realizzata in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier Bresson, istituita nel 2003 dalla moglie Martine Franck e dalla figlia Mélanie con lo scopo di raccogliere le sue opere e la creazione di spazi espositivi aperti agli altri artisti.

L’allestimento della mostra è invece curato da Denis Curti e Andrea Holzherr per conto di Magnum Photos con l’obiettivo di far conoscere e comprendere il modus operandi di Cartier Bresson, la sua ricerca del contatto con gli altri, nei luoghi e nelle situazioni più diverse, alla ricerca della sorpresa che rompe le nostre abitudini, la meraviglia che libererà le nostre menti grazie alla fotocamera che ci aiuta a essere pronti a coglierne ed immortalarne il contenuto.

INFO

Henri Cartier Bresson Fotografo

c/o Mole Vanvitelliana, Banchina Giovanni Da Chio, Ancona

Orari: fino al 17 giugno,  mar-dom 10-19

Biglietti: intero € 9, ridotto € 8, ridotto speciale €3, minori di 6 anni gratis.

www.cartierbressonancona.it

 




Viggianello, il paese delle ginestre

In primavera il paesaggio attorno a Viggianello si dipinge di un caldo giallo acceso grazie alla copiosa fioritura di ginestre. Incastonato tra i monti del massiccio del Pollino, a strapiombo sulla Valle del Mercure, Viggianello ci accoglie con le sue case disposte a gradinate, che sembrano arrampicarsi sul monte Serra.

Il centro storico vanta alcuni splendidi palazzi nobiliari, come Palazzo Mastropaolo, dal XVII secolo, il complesso di Palazzo De Filpo e Palazzo Caporale, del XVII secolo. Tra gli edifici religiosi più importanti c’è la chiesa madre dedicata a Santa Caterina di Alessandria, in stile gotico, che conserva un fonte battesimale del Cinquecento, uno spettacolare organo a canne del 1880 e una reliquia della santa patrona insieme a una sua raffigurazione lignea.

Merita una sosta anche la Chiesa di San Francesco, risalente al Settecento, con la facciata incorniciata da due lesene e da un timpano che funge da campanile. La Chiesa dell’Assunta è invece tra le più antiche di Viggianello. Risale infatti al XVI secolo ed è stata edificata dai Principi di Sanseverino. Bella anche la cappella di San Sebastiano di origine bizantina.

Camminando fino al punto più alto del borgo si possono ammirare le vestigia del castello normanno svevo costruito da Guglielmo il Guiscardo su una precedente struttura difensiva longobarda. Oggi, si possono vedere i resti dell’antica cisterna. Passando alla parte più gustosa della nostra visita, tra i primi piatti da provare consigliamo la rappasciona, una zuppa di fagioli e cereali, la Minestra ‘mbastata, con patate e verdure, i Tappicèdd ku i cìciri (pasta e ceci) e i Tagghjulìni ku u làtt (tagliolini al latte). Tra i secondi, troviamo la Brasciòla, involtini di carne di maiale, A scòrza du pùorcu (cotica di maiale) e la la Frittata ku zzafaràni e sauzìzzu, frittata con peperoni e salsiccia.

Per quanto riguarda i prodotti tipici, ricordiamo i fagioli, le patate, i pomodori, i ceci, il mais, ma anche funghi e tartufi. Dal latte dei bovini locali provengono formaggi come il pecorino, il caprino, la ricotta e il paddaccio, morbido e cremoso, fatto con latte di pecora e di capra. Tipica della zona è anche la melanzana rossa

 

SECONDO GIORNO: L’area Faunistica del Cervo e le Sorgenti del Mercure

Nei pressi dell’anfiteatro comunale, appena fuori dal centro storico di Viggianello, prendiamo a piedi il sentiero che sale verso la Serra Mauro, utilizzato un tempo dai pastori per la transumanza. Dopo circa 1 km arriviamo all’Area Faunistica del Cervo, dove vivono in libertà circa 60 esemplari, introdotti nel 2002 grazie a un progetto della Regione Basilicata. Gli animali si possono ammirare dalle capannine di avvistamento, oppure con visite guidate.

Un’altra bella escursione che parte sempre da Viggianello, è quella che conduce alle sorgenti del Mercure, nel cuore dell’Oasi del Pollino. Dal paese, si segue la strada provinciale in direzione Rotonda, che, in primavera, si inoltra in un paesaggio colorato dalle fioriture. Dopo circa 2,5 km si arriva a un vialetto in discesa che conduce alla sorgente, un gioiello naturale che sembra uscito da una fiaba.

Proseguendo ancora si arriva alla centrale idroelettrica dei Fratelli Tancredi, del 1929, ancora funzionante. Qui si può assistere a una lezione di archeologia industriale per capire come l’acqua della sorgente viene trasformata in energia.

Rappasciona

Piatto vegetariano, gustoso e leggero con ingredienti della tradizione povera contadina. È oggetto di una gustosa sagra e ha ottenuto il marchio Parco del Pollino

Ingredienti

  • 100 gr di granoturco
  • 100 gr di fagioli bianchi di Rotonda DOP secchi
  • 100 gr di grano
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 cucchiaio di peperone di Senise IGP macinato
  • Olio extravergine di oliva
  • Sale
  • 2 cucchiai di prezzemolo tritato

La sera prima, mettete a bagno il granoturco, il grano e i fagioli in recipienti separati. Il mattino successivo, riempite una grossa pentola di acqua e mettere a cuocere il grano a fuoco lento per circa 1 ora e mezzo. Fate la stessa cosa per il granoturco, facendolo cuocere 45 minuti e i fagioli, per 40 minuti, allungando con acqua calda se necessario. Quando tutti e tre saranno cotti, in una padella mettere a soffriggere l’olio, l’aglio e il peperone in polvere, poi versate il granoturco, il grano e i fagioli cotti. Mescolate, aggiustate di sale e, a piacere, unite il prezzemolo tritato. Servite con un filo di olio EVO a crudo.

Il vino:. Aglianico del Vulture DOC, dal colore rosso rubino granato, dal profumo fragrante e sapore asciutto. Si abbina anche a carni e selvaggina, salumi e formaggi stagionati.

DOVE COMPRARE

*Pezzo La Corte, Contrada Pezzo La Corte, Viggianello (PZ), tel 0973/665468, www.pezzolacorte.com . Produce e vende salumi tipici lucani, anche con una linea bio, senza lattosio e conservanti.

*Azienda Agricola Serra del Prete, Contrada Voscari 7, Viggianello (PZ), tel 349/5608340, www.serradelprete.it/ , Azienda agricola dove poter acquistare non solo ottimo miele di produzione propria, ma vivere la splendida esperienza dell’apicoltura.

COME ARRIVARE

In auto: da Nord, A3 con uscita Lauria Sud-Laino Borgo, poi seguire indicazioni per Viggianello. Da Sud, A3 con uscita Campotenese, poi seguire per Viggianello. Per chi viene da Taranto, SS106 fino a Policoro, poi SS Sinnica con uscita Valle Frida, e SP4 fino a Viggianello.

DOVE MANGIARE

*Il Ristoro del Carbonaio, loc. Croce Pantana, Viggianello (PZ), tel 349/3514332, https://carbonaio.wordpress.com . Situato tra Viggianello e San Severino Lucano, è ricavato in una casa cantoniera ristrutturata. Il menù offre piatti autentici della cucina locale, tra cui pappardelle al cinghiale, rappasciola, trippa e patate. Prezzo medio € 25.

*Oro Verde, via Guglielmo Marconi 7, Viggianello (PZ), tel 0973/664101 Ristorante pizzeria con specialità funghi e tartufi, oltre a ottime pizze e piatti della cucina locale. Prezzo medio sui 20 €.

DOVE DORMIRE

*La Dimora Antica, Corso de Filpo Senatore 64, Viggianello (PZ), tel 349/5825572, www.ladimorantica.com- Nel centro storico del borgo, la struttura ricettiva è ospitata in un palazzo gentilizio del XIX secolo. Le camere sono dotate di comfort moderno, ma immerse in un’atmosfera d’altri temp. Singola con colazione da € 45, doppia da € 70.

*Locanda San Francesco ***, via San Francesco 47, Viggianello (PZ), tel 0973/664384, www.locandasanfrancesco.com . Bella struttura di 20 camere arredate in arte povera, ma dotate di tutti i comfort. L’hotel dispone di un balcone panoramico sul Parco Nazionale del Pollino. Il ristorante propone piatti della cucina tipica lucana. Singola con colazione da € 45, doppia da € 70. Possibilità di mezza pensione e pensione completa.

INFO

www.comune.viggianello.pz.it