Vallo di Nera, benvenuti nel Medioevo (1° giorno)

Un dedalo di viuzze che si arrampicano lungo mura e case di pietra, edifici antichi che si fondono l’uno all’altro e si aprono a ventaglio tra la cinta muraria e le torri, chiese che racchiudono tesori inimmaginabili. Siamo a Vallo di Nera, in provincia di Perugia, borgo medievale tra “i più belli d’Italia”, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato al Medioevo.

Dal toponimo, Castrum Valli, si pensa che qui ci sia stato un primo insediamento già in epoca romana. Ma è nel 1217, quando la vicina città di Spoleto, da cui dipendeva il piccolo centro di Vallo, acconsente alla costruzione di un castello e di mura difensive, che il borgo prende la connotazione attuale.

Ancora oggi, infatti Vallo di Nera ha la forma di una fortezza medievale con un impianto urbanistico a pianta ellittica, che sorge su un colle che si affaccia sul versante sinistro del fiume Nera. Al borgo si può accedere solo a piedi.

Nei silenzi del borgo

La prima cosa che ci colpisce, entrando da Portella, la porta di accesso al borgo, simmetrica a Portaranne, dalla parte opposta delle mura, è il silenzio. Nel senso che mancano tutti quei rumori a cui siamo abituati nella nostra quotidiana modernità: quello delle auto e dei clacson, dei mezzi di trasporto e dei telefonini.

Tutt’attorno a noi sembra fermo al Medioevo. Ci inoltriamo lungo vicoli stretti, passaggi angusti, sbirciamo il paesaggio dalle feritoie, ci arrampichiamo su ripide salite di pietra, mentre sulle nostre teste svettano archi e loggette. Spicca la casa torre di Petrone, che osò guidare la rivolta dei castelli della valle contro la “matrigna” Spoleto.

I gioielli del borgo sono tre chiese romaniche, che conservano tesori artistici di inestimabile valore. È alquanto singolare che ben tre edifici religiosi, e di tal fatta, siano concentrati in un borgo proporzionalmente così piccolo. Le tre chiese sono disposte ai lati di un triangolo immaginario il cui vertice corrisponde al castello.

Il giro delle tre chiese

Cominciamo la nostra visita dalla Chiesa di San Giovanni Battista, situata sulla parte più alta del colle che domina il borgo. Il nucleo originario è romanico e risale al XIII secolo. Successivamente, la chiesa è stata ampliata e ricostruita nel 1575, come testimonia la data incisa sull’angolo sinistro della facciata.

Sono rinascimentali, infatti, la facciata, il rosone, il portale e il campanile. Entriamo e ammiriamo lo splendido affresco di Jacopo Siculo del 1536, che si trova nel catino absidale e raffigura la Morte della Madonna. Un altro dipinto dello stesso autore, raffigurante l’Annunciazione e il Santi Sebastiano e Rocco a grandezza naturale è situato sul fronte dell’arco.

La tappa successiva è la chiesa francescana di Santa Maria, il cui primo nucleo risale al 1273. Successivamente rimaneggiata, spicca per il suo bel portale gotico e il campanile. L’interno è un vero e proprio scrigno di affreschi preziosi, opera di artisti di scuola giottesca.

Uno dei più belli e interessanti è la Processione dei Bianchi  di Cola di Pietro del 1401, che ha anche un valore storico e antropologico, poiché testimonia usi e costumi del movimento penitenziario del Bianchi, che nel 1399 ha attraversato tutta l’Italia. Di notevole pregio anche il Martirio di Santa Lucia di un pittore di Camerino del XV secolo.

Splendida la torre campanaria, massiccia e a pianta quadrata, dove le campane vengono ancora suonate a mano. La terza chiesa che vale una visita è quella dedicata a Santa Caterina, risalente al 1354.

Tra le curiosità, spicca La Casa dei Racconti, un centro di ricerca sulla letteratura popolare, che conserva e raccoglie materiale cartaceo, editoriale, audiovisivo e digitale con lo scopo di preservare e diffondere la cultura popolare. Attraverso il sito internet www.laterradeiracconti..it si possono depositare le proprie storie e consultare quelle degli altri.

Nei mesi di luglio e agosto, poi, ogni anno si tiene la manifestazione La Terra dei Racconti, che prevede una rassegna di teatro di piazza, incontri con autori, storie itineranti per le vie del borgo e un concorso letterario.

Fuori le mura

Uscendo dalle mura di Vallo si trovano alcuni piccoli gioielli che vale la pena visitare. Tra questi c’è il minuscolo borgo di Santa Maria con la chiesa francescana, e il borgo di Casali la cui fondazione risale al Cinquecento. Qui si trova un microcosmo antico con edicole campestri, torri colombaie, antiche botteghe artigiane e fontane. C’è la piccola chiesa di San Rocco e l’Eremo di Sant’Antonio. Nella frazione di Piedipaterno, invece, si trova l’abbazia benedettina di Santa Maria.

Il viaggio nel tempo prosegue poi a Meggiano, dove si trovano la Pieve di Paterno e la chiesa di San Michele Arcangelo, che meritano una visita, ma anche atmosfere antiche che si perdono tra portali di pietra, balconcini sporgenti, orti e forni per cuocere il pane.

La prima tappa del nostro itinerario si conclude qui. Domani partiremo alla volta di Spoleto.

I piaceri della tavola

L’autunno in Valnerina regala frutti preziosi, come i tartufi neri, i porcini e le castagne. Tuttavia, questa terra antica porta in tavola anche squisiti salumi, il formaggio pecorino, le lenticchie, i legumi, il farro e l’orzo, ma anche le trote di fiume.

Tra i piatti della tradizione, ci sono gli strangozzi al tartufo o le tagliatelle, le minestre e le zuppe, (come la Zuppa di farro e castagne che trovate nella nostra ricetta) a base di farro, castagne e legumi, le torte salate, come il tortino con zafferano e funghi.

Tra i primi piatti, ci sono gli gnocchi al castrato o la polenta al tartufo, mentre tra i secondi di carne troviamo l’agnello tartufato, l’anatra al forno, le polpette ai funghi e zafferano.

La ricotta è l’ingrediente di molti dolci. Nel periodo natalizio, si prepara invece la Torta di Natale, a base di mele cotte, cioccolato, cannella, noce moscata e frutta secca, che vengono avvolti nella pasta sfoglia.

Zuppa di farro e castagne

Ingredienti

  • 150 gr di farro
  • 200 gr di castagne
  • 1 spicchio di aglio
  • 1 foglia di alloro
  • 1 ciuffetto di prezzemolo
  • 4 fette di pane casereccio
  • Olio extravergine di oliva
  • Sale e pepe

Mettete il farro in una ciotola di acqua fredda e lasciatelo per qualche minuto in ammollo. Incidete le castagne con un coltello e fatele bollire per circa 40 minuti in acqua salata a cui avrete aggiunto la foglia di alloro. Scolatele e sbucciatele. Lavate e tritate il prezzemolo, sbucciate l’aglio e affettatelo finemente. Prendete una casseruola, versateci 2 cucchiai di olio EVO e fate rosolare l’aglio e il prezzemolo. Aggiungete il farro e le castagne, regolare di sale e di pepe e coprite il tutto con acqua. Lasciate cuore la zuppa per circa un’ora, mescolando di tanto in tanto. Abbrustolite le fette di pane e disponetele in una zuppiera, versateci sopra la zuppa e conditela con un filo di olio crudo prima di servire.

COME ARRIVARE

In auto: da Roma, A1 con uscita Orte, da Terni e da Spoleto uscita Cascia-Norcia. Poi prendere la SS Valnerina e uscire a Castel San Felice. Seguire le indicazioni per Vallo di Nera. Da Firenze: A1 con uscita Valdichiana, poi prendere la Perugia-Foligno con uscita Cascia-Norcia e seguire per Vallo di Nera. Da Pescara, A14 in direzione di Ascoli Piceno, poi prendere la SP 476 in direzione Norcia e la SS Valnerina in direzione Borgo Cerreto-Piedipaterno, seguire poi per Vallo di Nera.

DOVE MANGIARE

*La Taverna del Bordone, Piazzale Pianillo Fantucci, Vallo di Nera (PG), tel 334/1764842, in splendida posizione con vista sulla Valnerina, offre un menù di piatti tradizionali umbri, preparati con ingredienti genuini da fornitori locali. Ottimo rapporto qualità prezzo. Prezzo medio € 22 p.p.

*Locanda Cacio Re, loc. I Casali, Vallo di Nera (PG), tel 0743/617003, www.caciore.com Agriturismo e ristorante ricavati in un antico casale del Cinquecento. Gli ingredienti dei piatti preparati quotidianamente dalle mani degli chef sono stagionali e del territorio. Menù degustazione da € 28 a € 40.

DOVE DORMIRE

*Agriturismo Valnerina, loc Piedilacosta 5, Vallo di Nera (PG), tel 335/6455708, www.agriturismovalnerina.it Mette a disposizione quattro appartamenti con area salotto, TV con canali satellitari, angolo cottura attrezzato, bagno privato e macchina da caffè. Splendida vista sulle montagne e, in estate, piscina all’aperto. Colazione all’italiana. Da € 65.

*Hotel Umbria***, via Valnerina 48, Vallo di Nero (PG), tel 334//3194568, www.hotelumbriavalnerina.it In splendida posizione, offre camere di diversa tipologia con bagno privato, wi fi gratuito, riscaldamento regolabile, TV a led. Il ristorante propone piatti della cucina umbra. Doppia con colazione da € 50, tripla da € 60.

INFO

www.comune.vallodinera.pg.it




Cioccolato fondente, fa bene al cuore e alla linea

Possiamo concederci un quadrettino di cioccolato senza sensi di colpa, a patto che sia fondente. È stato infatti dimostrato da diversi studi che assumere 20 gr di cioccolato fondente, almeno al 70%, non solo non fa ingrassare, ma, al contrario, contribuisce a mantenere il peso forma.

Non solo, il cioccolato “nero” ha esercita anche un’azione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolari, come infarti e ictus. In più, le sostanze contenute nel cacao hanno anche un’azione positiva sull’umore. Sollecitano, infatti, la serotonina, il cosiddetto “ormone della felicità”, combattendo ansia e depressione.

Arriva dall’America centro meridionale

C’è una ragione quindi, perché le popolazioni andine, come i Totechi, gli Incas, ma, soprattutto i Maya, chiamavamo il cacao e quanto ne ricavavano come “il cibo degli dei” facendone largo uso.

La pianta del cacao, nome botanico Theobroma cacao, nasce spontanea nelle foreste dell’Amazzonia, nell’America centro meridionale, ma anche nell’Africa tropicale. Dai semi si ricava la polvere di cacao, che viene poi utilizzata per produrre il cioccolato, ma anche cosmetici e dolci.

Proprio la percentuale di cacao nel cioccolato fondente aumenterebbe in proporzione, i benefici di questo alimento. In Italia e in Europa il cacao arriva grazie a Cristoforo Colombo, che porta con sé alcuni semi nel 1502. Da allora, la passione continua.

Tutto il buono del “fondente”

Tra le sostanze benefiche contenute nel cacao ci sono i polifenoli, potenti antiossidanti, e i flavonoidi, ma anche vitamina B1, B2, B3, vitamina A, vitamica C, acido folico e sali minerali tra cui potassio, sodio, ferro, calcio, fosforo e zinco. 100 gr di cioccolato fondente al 70% apportano circa 306 calorie.

Assumere cioccolato fondente, senza ovviamente esagerare, contribuirebbe ad abbassare la glicemia e i livelli di colesterolo nel sangue, ma anche i valori della pressione arteriosa. Previene il diabete e il sovrappeso, grazie alla sua azione sul metabolismo del glucosio.

Uno studio olandese pubblicato sugli Archives of Internal Medicine su un campiode di 470 uomini tra i 65 e gli 84 anni, tenuti sotto osservazione per 15 anni, ha dimostrato che coloro che consumavano abitualmente un piccolo quantitativo di cacao aveva un tasso di mortalità inferiore.

In particolare, erano meno esposti a infarti e ictus grazie alla protezione cardiovascolare effettuata dai flavonoidi e altri ossidanti contenuti nel cioccolato fondente. In particolare, il cioccolato fondente amaro agisce sulle fibre muscolari del cuore, mantenendo le arterie dilatate e flessibili, proteggendo, quindi dall’infarto.

Le tante forme del cacao

In commercio si trovano diverse qualità di cacao, nella versione amaro o dolce. Tra le versioni in polvere, la varietà più antica è il criollo, molto aromatica e delicata. Il forastero, invece, ha un sapore più marcato e persistente.

Il più pregiato è il cru, dal quale si ricava un cioccolato finissimo. Non solo, oggi si trovano anche le fave di cacao, da spizzicare tostate come spezza fame. Dai semi del cacao si ricava il burro di cacao, ingrediente fondamentale del cioccolato, ma anche di molti cosmetici.

Potete allora concedervi un pezzetto di cioccolato senza sensi di colpa, quindi. Perché allora non abbinarlo al frutto autunnale per eccellenza? Eccovi la nostra ricetta della torta di pere e cioccolato, ovviamente fondente.

Torta di pere e cioccolato

Ingredienti

  • 250 gr di farina integrale
  • 150 gr di amaretti
  • 100 gr di farina di mandorle
  • 350 gr di cioccolato fondente
  • 500/600 ml di latte
  • 3 pere mature medie
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 50 gr di zucchero di canna

Lavate le pere, sbucciatele e tagliatele a spicchi. Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, aggiungendo gradualmente il latte. Sbriciolate gli amaretti e disponeteli in una pirofila, unendo la farina integrale e la farina di mandorle. Amalgamate aggiungendo il lievito per dolci, lo zucchero e il cioccolato fuso. Mescolate fino a ottenere un impasto omogeneo. Regolate con il latte nel caso fosse troppo duro. Rivestite una tortiera con la carta da forno e versate metà dell’impasto. Disponete le pere a cubetti e ricoprite con l’altra metà dell’impasto. Preriscaldate il forno a 200 °C e lasciate cuocere per circa 40 minuti. Lasciate intiepidire e servite.




Da Neive ad Alba per la Fiera del Tartufo Bianco (2° giorno)

Ci lasciamo alle spalle il borgo di Neive per una prima parte della giornata dedicata a un itinerario lungo i sentieri del Dolcetto e del Barbaresco, tra le colline ammantate di vigneti.

Il percorso ad anello, ben segnalato, parte da Neive. Da qui si sale fino a La Morra, uno dei punti più panoramici della Bassa Langa. Potete soffermarvi ad ammirare il bel centro storico medievale, prima di proseguire alla volta di Barolo, la culla del nebbiolo, il vitigno da cui derivano il Barolo e il Barbaresco, i celebri vini delle Langhe. Ci fermiamo presso il castello Falletti, risalente al X secolo, per una visita e una degustazione presso l’Enoteca Regionale.

Proseguiamo quindi lungo la strada provinciale, ammirando le colline dipinte dai colori dell’autunno per raggiungere Monforte e, da qui, scendiamo fino a Dogliani, famosa per la produzione del Dolcetto. In questo “gioco” di saliscendi, risaliamo poi toccando Serralunga.

Dopo pochi chilometri tocchiamo Castiglione Falletto, suggestivo borgo medievale arroccato su una collina a 350 mslm per lasciare spaziare lo sguardo sui paesaggi della Bassa Langa. La tappa successiva è Grinzane Cavour, che merita una sosta per visitare la suggestiva enoteca regionale ospitata in una chiesa. Scendiamo poi verso Barbaresco per poi concludere il percorso con il ritorno a Neive.

Alba, la capitale del tartufo

Da Neive imbocchiamo prima la SP3, poi la A33 e dopo circa 13 km arriviamo ad Alba dove, durante tutti i weekend fino al 25 novembre, si tiene l’88° edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, uno degli eventi gastronomici più importanti d’Italia.

Fulcro della fiera sarà il Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, aperto tutti i weekend  e il 1° e il 2 novembre, dove poter incontrare esperti del settore e acquistare tartufi garantiti dal Centro Nazionale Studi Tartufo.

Ci sarà poi l’Alba Truffle Show, uno spazio dedicato agli show cooking, alle Analisi Sensoriali del tartufo e alla Wine Tasting Experience. Da non perdere i Foodies Moments, dove il tartufo bianco incontra la cucina d’autore. Guidati da chef stellati del territorio delle Langhe Roero e Monferrato si propongono come una vetrina creativa che anima le migliori cucine italiane nella creazione di piatti dove il Tartufo Bianco d’Alba è protagonista.

Non solo. Nell’Anno del Cibo Italiano saranno presenti anche altre regioni italiane, tra cui Liguria e Basilicata, che insieme a Pantelleria, Lago di Garda e alle Creative Cities Unesco saranno protagoniste degli show cooking. Durante le Ultimate Truffles Dinner, in programma il 25 ottobre e il 22 novembre, si potranno gustare inconsueti abbinamenti del Tartufo Bianco d’Alba con elementi unici della cucina internazionale, come le ostriche e il manzo di Kobe. Domenica 11 novembre, invece, si terrà la XIX edizione dell’Asta Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba, il cui ricavato sarà donato in beneficienza.

Piazza Risorgimento si trasformerà poi nel Salotto dei Gusti e Profumi, un’esposizione permanente che celebra le eccellenze del territorio con assaggi, degustazioni, workshop e laboratori didattici.

Sono in programma anche mostre, laboratori per bambini, concerti, incontri con esperti e manifestazioni folkloristiche. Il programma completo su www.fieradeltartufo.org

Da vedere in città

Possiamo dare un primo sguardo d’insieme alla città, nota, oltre che per il tartufo, anche per la sua produzione vinicola e per essere inclusa nel territorio delle Langhe Roero, che insieme al Monferrato è stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità nel 2014.

La città, che conta poco più di 30 mila abitanti, si sviluppa sulla riva destra del fiume Tanaro ed è circondata da colline ammantate di vigneti il cui colore cambia a seconda della stagione. Sono tante le cose da vedere, tra palazzi d’epoca, le torri, le chiese, la città sotterranea. Ci incamminiamo allora per il centro storico.

 

Cominciamo la nostra visita dalla Cattedrale di San Lorenzo, l’edificio religioso più importante di Alba. Costruita tra il 1486 e il 1517, domina Piazza Risorgimento ed è in stile gotico, con caratteristici mattoncini rossi. L’interno, a tre navate, spicca per gli splendidi e luminosi colori, che spaziano dal blu all’oro, dal marrone al rosso al beige.

In Piazza Risorgimento si trova anche il Palazzo Comunale, edificato su preesistenti abitazioni romane. Al suo interno sono conservati alcuni capolavori, come una Pietà trecentesca e un’Adorazione dei Magi. Nella Sala del Consiglio Comunale, invece, si trova una tavola risalente al 1501, opera di Macrino d’Alba, raffigurante la Madonna con il Bambino, una pala seicentesca della Madonna col Bambino tra San Giuseppe e Sant’Anna,  e Il Concerto, attribuito a Mattia Preti.

Vale una visita anche la Chiesa della Maddalena, in via Vittorio Emanuele, in stile barocco piemontese. Sulla facciata, spicca un portale ligneo sui cui sono scolpite tre frecce incrociate, simbolo delle Beata Margherita di Savoia.

Ci spostiamo poi in via Calissano, dove si trova la Chiesa di San Domenico, del XIII secolo. Realizzata in stile gotico. Si dice che la chiesa sia stata utilizzata da Napoleone come stalla per i suoi cavalli durante le sue campagne militari. L’edificio è poi stato oggetto di importanti restauri negli anni Settanta. Oggi, anche se la chiesa è ancora consacrata, è adibita per lo più a mostre ed eventi, concerti e conferenze.

All’esterno ha un aspetto piuttosto semplice, ma al suo interno è uno scrigno di tesori. La chiesa di San Giuseppe, in via Manzoni, costruita dalla Confraternita dei Pellegrini nel 1643, custodisce un ciclo di affreschi del 1720 sulla volta. Risale al Settecento anche la statua lignea del santo, opera di Stefano Maria e Giuseppe Maria Clemente, e l’organo fabbricato dai fratelli Concone di Torino.

Le torri e la Città Sotterranea

Alba è conosciuta anche come “la città dalle cento torri” per il gran numero di queste costruzioni elevate in passato a scopo difensivo. Oggi ne sono rimaste assai poche. Molte, infatti, sono state abbattute, mentre altre sono state abbassate o incorporate in altri edifici. Da Piazza Duomo si possono vedere le tre meglio conservate: Torre Bonino, Torre Astesiano e Torre Sineo, risalenti al XII secolo.

Un tour da non perdere è invece quello che consente di visitare la città sotterranea con la guida di un archeologo professionista, per conoscere le testimonianze di un passato ricco di eventi. Si parte da Piazza Risorgimento, dove ci sono i resti del foro romano e delle case torri medievali, si arriva poi presso la Chiesa di San Giuseppe per ammirare i resti del teatro romano e di una torre medievale.

Si prosegue ancora verso Piazza Pertinace, dove ci sono i resti di un tempio romano. Nei sotterranei della Banca Regionale Europea si possono invece vedere le strutture murario di una domus e un antico condotto fognario, che prosegue sotto la Banca d’Alba.

Si toccano poi la Scuola Media Vida, il cortile dell’Asl e il Teatro Sociale, dove si ammirano un tratto delle mura romane, i resti di un antico magazzino. Un tratto delle mura di cinta romane si incontra anche presso Via Cuneo, mentre nei sotterranei della Cattedrale di San Lorenzo si possono vedere i resti del foro, della basilica romane, di un fonte battesimale e di una chiesa paleocristiana. Il tour si conclude presso il Museo Civico Archeologico e di Scienze Naturali “F.Eusebio”. (info e prenotazioni tour: www.ambientecultura.it, tel 0173/292475 o museo@comune.alba.cn.it)

Infine, vale una visita Casa Fenoglio, un edificio di tre piani che conserva testimonianze e documenti della vita e della produzione letteraria dello scrittore, drammaturgo, traduttore e partigiano, nato ad Alba il 1° marzo 1922. Proprio qui, infatti, sono state scritte le sue opere più importanti. (Info: www.centrostudibeppefenoglio.it)

Alba da gustare

Con il tartufo bianco d’Alba vengono arricchiti molti piatti, come i tajarin al burro, la carne cruda, l’uovo cotto al forno o i risotti. Nei ristoranti e trattorie che offrono piatti della cucina locale vi consigliamo specialità come la carne cruda all’albese (di cui trovate qui sotto la ricetta), il vitello tonnato, i flan di verdura, i ravioli di carne mista, ma anche la celebra bagna cauda, il fritto misto piemontese, la finanziera, una ricetta povera a base di frattaglie, o il risotto e il brasato al Barolo. Tra i dolci, spiccano il tradizionale bonet, o la torta alle nocciole del Piemonte.

Carne cruda all’Albese

Ingredienti

  • 1/2 kg di coscia di vitello
  • 4 spicchi d’aglio
  • Succo di 2 limoni
  • Olio extravergine di oliva
  • Sale e pepe
  • 1 tartufo bianco d’Alba

Battete la carne con un grosso coltello, poi tagliatela a pezzettoni e macinatela al momento. Conditela con l’olio, l’aglio schiacciato, il sale e il pepe e, per ultimo, il succo dei limoni. Amalgamate bene il tutto, poi servite nei piatti appena pronta, affinché la carne conservi il suo colorito rosa, con qualche lamella di tartufo bianco d’Alba affettato con l’affetta tartufi.

COME ARRIVARE

In auto: da Torino, A21 in direzione Piacenza-Genova con uscita Asti Est, poi A33 Cuneo-Alba e seguire le indicazioni per Alba. Da Genova, A10 in direzione Alessandria -Ventimiglia – Aeroporto e uscire a Genova Arenzano, poi proseguire sulla A26 verso Milano e seguire per Alessandria. Dal bivio Alessandria Ovest imboccare la A21 verso Torino e uscire ad Asti Est. Continuare sulla tangenziale per Alba e imboccare la SS231 fino al centro cittadino. Da Sud, A1 fino a Firenze. A Firenze Nord prendere la A12 Genova-Viareggio in direzione Genova. A Genova imboccare l’A10 in direzione Alessandria. Da qui la A21 Torino-Piacenza in direzione Torino e uscire ad Asti Est. Continuare poi sulla tangenziale per Alba e prendere la SS231.

 DOVE MANGIARE

*Dulcis Vitis, via Rattazzi 7, Alba (CN), tel 0173/364633, www.dulcisvitis.it Locale raffinato nel centro storico. Lo chef Bruno Cingolani prepara piatti con ingredienti naturali selezionati, inclusi i pregiati tartufi bianchi. Anche piatti di pesce. Prezzo medio € 45

*La Rossa, via Don G. Alberione 10/D, Alba (CN), tel 0173/060639, www.ristorantelarossa.it Ristorante gourmet che offre un’ampia scelta di menù degustazione o piatti alla carta raffinati, preparati con estro, fantasia e ingredienti del territorio, in abbinamento a vini locali e nazionali. Menù da € 50 a € 75. Alla carta da € 60.

DOVE DORMIRE

*Hotel Calissano****, via Pola 8, Alba, tel 0173/364855, www.hotelcalissano.it Struttura con 90 camere e 3 suite arredate con mobili d’epoca, tappeti, bagno privato in marmo e TV satellitare. A disposizione centro fitness, parcheggio. Ristorante con specialità piemontesi e nazionali. Doppia da € 120, tripla da € 180, family da € 210, suite da € 250.

*I Castelli****, Corso Torino 14/1, tel 0173/361978, www.hotel-icastelli.com A pochi passi dal centro di Alba e comodo a tutte le località della Langhe Roero, offre 87 camere arredate con tutti i comfort, dotate di riscaldamento e aria condizionate regolabili, wi fi, bagno privato, frigobar e cassetta di sicurezza. Fiore all’occhiello il ristorante sulla terrazza panoramica, a 30 metri di altezza, che propone i piatti della cucina piemontese elaborati in chiave moderna.

INFO

www.langheroero.it/




Nel weekend del 13 e 14 ottobre tornato le Giornate del Fai d’autunno

660 realtà coinvolte in tutta la penisola, suddivise in 250 città italiane, 3800 volontari che accompagneranno i visitatori in 150 itinerari a tema, alla scoperta di chiese, castelli, aree archeologiche, giardini, botteghe artigiane, palazzi, architetture industriali, botteghe artigiane e musei. Tornano le Giornate del Fai (Fondo Ambiente Italiano) d’Autunno, che nel weekend del 13 e 14 ottobre, consentiranno di visitare luoghi poco conosciuti, particolari o solitamente non aperti al pubblico. Per ogni ingresso o visita viene richiesto un contributo libero (si consiglia dai 2 ai 5 euro).

Vediamone allora qualcuno. La lista completa è invece disponibile sul sito www.fondoambiente.it

A Nord, tra vigneti, palazzi e giochi d’acqua

Partendo da Nord, in Valle d’Aosta si potrà  partecipare a una visita guidata tra i vigneti di Morgex (AO), all’ombra del Monte Bianco, dove viene prodotto il Vallée d’Aoste Blanc de Morgex et de La Salle, il vino più alto d’Italia.

A Tasullo (TN) si potrà visitare la diga di Santa Giustina, con tappe alla sede e alla sala macchine. La visita è riservata ai tesserati Fai ed è su prenotazione. A Vigo di Fassa, invece, sono in programma visite guidate al Museo Ladino.

Tra i percorsi alla scoperta delle bellezze della nostra penisola, a Torino, in occasione delle Giornate del Fai d’Autunno, si potrà andare alla scoperta dei cosiddetti Murazzi, gli argini costruiti lungo il corso del fiume Po nella seconda metà del XIX secolo per difendere i cittadini dalle piene del Grande Fiume.

Spostandosi in Lombardia, a Milano apriranno le porte Palazzo Edison, opera dell’architetto Enrico Combi del 1892 e Palazzo Marino, opera cinquecentesca dell’architetto perugino Galeazzo Alessi. In stile manierista, dal 19 settembre 1861 è la sede dell’amministrazione comunale della città. Per ammirare un panorama inedito della città, invece, si potrà salire sulla terrazza della Torre della Fondazione Prada.

In Liguria, invece, il Faro di Portofino (GE), potrà essere visitato in esclusiva solo dai tesserati Fai e dai nuovi iscritti. Per chi si iscrive al Fai durante le Giornate d’Autunno è prevista una quota agevolata di € 29 anziché di € 39. Spostandosi in provincia di Savona, sulla collina di Monticello si apriranno le porte del Carcere di Sant’Agostino, che sorge nel luogo dove, nel Trecento, si trovavano una chiesa e un convento.

Se pensate di avere visto tutto di Venezia, potete approfittare di una gita nella Serenissima per dare una sbirciata in Casa Masieri. Progettata nel 1955 dal celebre architetto Frank Lloyd Wright ha visto la bocciatura del lavoro. L’edificio è stato poi riprogettato dal veneziano Carlo Scarpa.

In Friuli Venezia Giulia, a Montereale Valcellina, in provincia di Pordenone, i volontari del Fai accompagneranno i partecipanti alla scoperta dei resti del Castrum Montis Regalis, utilizzato per la sua posizione strategica già in epoca preistorica e sede di un castello medievale la cui struttura originaria risale al Duecento. Sempre in zona sarà possibile visitare la diga di Ravedis, alta 96 metri e con una capienza di 25 milioni di metri cubi di acqua, la cui costruzione ha richiesto ben 28 anni.

In Emilia Romagna, a Bologna, invece, sarà possibile partecipare a un trekking urbano alla scoperta dell’antico sistema dei canali- Per l’occasione, sarà riaperto il Canale delle Moline, a lungo rimasto nascosto alla vista dei cittadini, con il suo suggestivo percorso che si snoda tra le case antiche del centro storico.

Per l’occasione, si potrà ammirare anche l’originale Muro dipinto per le strade del borgo medievale di Dozza (BO), che ospita le opere di più di 200 artisti a partire dagli anni Sessanta.

Al centro, tra antichi fari e archeologia industriale

A Livorno si potrà invece visitare il Fanale Maggiore, uno dei più antichi fari italiani, costruito tra il 1303 e il 1305 all’epoca delle Repubbliche Marinare. Il faro, per la sua importanza, è stato citato anche da Dante e Petrarca.

Spostandoci a Lucca, un’altra chicca riservata agli iscritti al Fai è la visita alla Premiata Fabbrica Mattonelle A.Tessieri, che consentirà ai partecipanti di assistere alla produzione e lavorazione delle sue mattonelle con disegni artigianali in stile Art Nouveau.

Nelle Marche, a Senigallia si potrà conoscere l’Acquedotto di San Gaudenzio, terminato da Francesco Maria della Rovere negli ultimi anni del XVI secolo. L’acquedotto alimentava tre fontane ducale e ricalcava il percorso di un acquedotto romano ancora più antico: la Fontana del Nettuno, la Fontana delle Anatre (o dei Leoni) e la Fontana delle Oche.

Il Novecento è invece il protagonista a Roma, dove saranno aperte le porte del Palazzo dell’Aeronautica e del Bunker della Stazione Termini, costruito nel 1936 per dare rifugio ai ferrovieri in caso di bombardamenti.  Gli iscritti e i nuovi tesserati Fai potranno invece salire in esclusiva sul Treno Presidenziale.

 

In Umbria, ad Assisi, sono invece in programma passeggiate nel Bosco di San Francesco, uno splendido esempio di paesaggio italiano rurale di 64 ettari e oltre 800 anni di storia. Un cammino non solo fisico, ma anche interiore alla scoperta di quell’armonia tra Uomo e Creato che San Francesco ha insegnato al mondo.

Ricchissimo l’elenco dei luoghi aperti e delle iniziative in Abruzzo. Per esempio, a Magliano de’ Marsi (AQ), nella Riserva Naturale Monte Velino, si potrà vivere un’avventura a tu per tu con il grifone, l’aquila reale e altri rapaci, visitando i loro habitat naturali e i progetti di tutela.

Al Sud, tra terme, teatri e giardini

A Napoli sono protagonisti i giardini. Si potrà infatti camminare tra gli scorci della collina di Capodimonte e andare alla scoperta di spazi verdi nascosti tra palazzi storici e ville nobiliari, come il Real Orto Botanico e il Giardino di Babuk.

 

In Basilicata, sono in programma visite guidate al Parco Archeologico “Apollo Licio”, situato a nord di Metaponto Borgo. Il complesso comprende il santuario, parte dell’agorà, il quartiere degli artigiani impegnati nella produzione di ceramiche e l’asse viario su cui poggia l’intero impianto urbano. A Bernalda, invece, saranno aperte le porte del Castello Aragonese.

In Puglia, a Bari, invece, in via del tutto eccezionale, si potrà visitare il Teatro Margherita, l’unico in tutta Europa che sorge su una struttura di palafitte ed è collegato alla terraferma da un pontile. Il teatro è oggetto di restauri dal 2002 e non è stato ancora riaperto. Lo sarà, per l’appunto, solo in occasione del weekend Fai.

Tantissime le iniziative in Calabria. A Carlopoli, in provincia di Catanzaro, i giovani volontari del Fai accompagneranno i visitatori alla scoperta dell’antica Abbazia di Santa Maria di Corazzo, fondata dai monaci benedettini nel XI secolo, per poi passare ai Cistercensi attorno all’anno Mille. Il suo massimo momento di gloria lo ebbe sotto il celebre abate Gioacchino da Fiore. Nella parte settentrionale del complesso è ancora visibile la “porta dei morti” che conduceva al cimitero dei monaci.

Spostandosi a Soveria Mannelli, invece, è riservata agli iscritti Fai la visita al Lanificio Leo, fondato nel 1873, uno degli esempi più significativi di azienda museo e brand a vocazione internazionale.

Le isole, tra itinerari militari e termali

Chi in occasione delle Giornate del Fai sarà in Sardegna, a Cagliari potrà visitare l’Ammiragliato, sede del Comando regionale della Marina Militare con annesse aree verdi e palazzine adibite a piccoli musei.

Ad Assemini, sempre nel cagliaritano, si potranno invece conoscere le Saline Conti Vecchi, un sito archeologico industriale degli anni Trenta recuperato che si racconta attraverso allestimenti d’epoca, proiezioni e documenti storici. Nelle saline la storia dell’oro bianco si accompagna a uno splendido paesaggio naturale, habitat privilegiato di migliaia di fenicotteri rosa.

Infine, in Sicilia, a Catania, saranno aperte le Terme romane della Rotonda e le Terme achilliane, costruite sotto Piazza Duomo nel II secolo d.C.

È invece riservata agli iscritti Fai la visita delle Biblioteche riunite “Civica e A.Ursino Recupero”, che vantano una raccolta di oltre 270 mila volumi e sono state dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Le Biblioteche sono ospitate all’interno del Monastero Benedettino di San Nicolò l’Arena.

Il concorso fotografico su Instagram

Fino al 14 ottobre si potrà poi partecipare al concorso fotografico #faiautunnoincittà che ha lo scopo di raccontare, attraverso le immagini, i luoghi visitati nel weekend in veste autunnale. Basterà pubblicare le foto su Instagram usando i tag #Giornatefai, #faiautunnoincittà, #igersitalia e/o taggando @fondoambiente

 




Neive, il borgo dei quattro vini (1° giorno)

Tre rossi, il Barbaresco DOCG, il Barbera d’Alba DOC, il Dolcetto d’Alba DOC, e un celebre bianco, il Moscato d’Asti DOCG, ma anche il pregiato tartufo bianco e le nocciole del Piemonte IGP fanno di Neive, in provincia di Cuneo, uno dei borghi da visitare e, soprattutto, da gustare. Da poco inserito tra i “Borghi più belli d’Italia” per la sua storia e le sue bellezze storico-architettoniche e paesaggistiche, non potevamo farcelo scappare per trascorrere insieme a voi un weekend autunnale tra i paesaggi delle Langhe, tanto care a Beppe Fenoglio e a Cesare Pavese.

Passeggiando tra le antiche vestigia medievali

Il borgo si estende tra l’ultima Langa del Moscato e le colline del Monferrato, una terra generosa e pittoresca. Il centro storico conserva ancora il suo impianto medievale, nonostante non rimanga più nulla dell’antica rocca. L’aspetto più evidente di questo passato antico è rappresentato dalle case dai tetti rossi, addossate le une alle altre. Dall’alto, invece, si gode uno splendido panorama sui vigneti.

Accediamo alla parte storica attraverso Porta San Rocco. A sinistra dell’arco si trova la cinquecentesca Cappella di San Rocco, a pianta quadrangolare e, poco distante Casa Demaria del XVI secolo. Di fronte alla cappella c’è invece il Palazzo dei Conti Bongioanni Cocito, in stile barocco, realizzata su progetto di Giovanni Antonio Borgese attorno al 1750. L’interno conserva alcuni pregiati affreschi, decorazioni e stucchi in stile rococò.

Neive vanta ben 36 cantine, molte delle quali sono ospitate in dimore signorili. Tra queste c’è il palazzo settecentesco dei Conti di Castelborgo, che raggiungiamo imboccando la prima strada a sinistra da via Demarca e, da qui, svoltando in via Lafleur. Nelle cantine del palazzo, dove ancora oggi avvengono pregiate produzioni vinicole, sono stati eseguiti i primi esperimenti per la vinificazione del vitigno Nebbiolo, che porteranno poi alla produzione del Barbaresco.

Proprio di fronte al palazzo si trovano invece i Giardini dei Conti di Castelborgo, dai quali si accede passando attraverso una serie di archi e cancellate di ferro battuto su cui spicca lo stemma della famiglia nobiliare, opera dell’architetto Giovanni Antonio Borgese del 1751.

Tra palazzi, cantine e distillerie

Procedendo ancora dalla Porta di San Rocco arriviamo in Piazza Italia, la più importante del borgo, circondata da case variopinte. A destra si trova la parte medievali, mentre a sinistra si trovano palazzi costruiti dopo la metà del XVI secolo. Tra questi c’è il vecchio Palazzo Comunale, noto anche come Palazzo dell’Orologio, originario del XVI secolo ma oggetto di un importante rifacimento da parte dell’architetto Borgese nel 1760.In stile rococò piemontese, è provvisto di un timpano slanciato e possente, che sorregge l’orologio.

Proprio di fronte si trova invece quella che fu la residenza di Borgese, ora sede degli uffici municipali. Nelle cantine è oggi ospitata la Bottega dei Quattro Vini, di proprietà dei produttori locali, che si alternano nella sua conduzione. All’interno, è possibile effettuare degustazioni guidate di Dolcetto, Barbaresco, Barbera e Moscato accompagnati da salumi e formaggi.

Si affaccia su Piazza Italia anche il Museo Casa della Donna Selvatica (www.distilleriaromanolevi.com) che merita senz’altro una visita. Il Museo testimonia l’arte dei fratelli Lidia e Romano Levi che hanno continuato la tradizione di famiglia producendo una grappa unica, nota come la “Grappa della Donna Selvatica”. Spicca non solo per il sapore unico, frutto di sapienti composizioni di erbe immerse nel distillato di vinacce, ma anche per l’arte con cui sono realizzate le etichette delle bottiglie, disegnate a mano. Talmente uniche che sono state identificate nella corrente artistica chiamata “Arte Selvatica”. Oggi, le bottiglie sono contese da collezionisti e dai ristoranti più famosi del mondo.

Dalla fine di Piazza Italia prendiamo poi via Cocito e saliamo fino a Pian Castello. Sulla sinistra, incontriamo il Palazzo dei Conti Cocito, la famiglia nobile più antica di Neive. Oggi il palazzo ospita il ristorante La Contea, mentre, di fronte, si trova l’enoteca Il nido della Cinciallegra, degli stessi proprietari, dove è possibile degustare vini e prodotti locali selezionati da aziende del territorio.

L’edificio privato più antico di Neive in assoluto è invece Casa Cotto, che risale agli inizi del XIII secolo. Di proprietà di una famiglia di banchieri, era provvista anche di una torretta, oggi in parte scomparsa. Durante i restauri sono stati rinvenuti nell’archivolto della porta di ingresso alcuni mattoni di epoca romana. Dello stesso periodo è la Torre dell’Orologio, del 1224, che ha incastonata nelle mura una lapide funeraria romana dedicata a una coppia di sposi.

Risale invece al X secolo la Torre del Monastero, che si incontra sulla strada per Mango. In stile romanico, è a pianta quadrata ed è l’unica testimonianza rimasta del monastero benedettino di Santa Marta del Piano. Merita una sosta anche l’arciconfraternita di San Michele, anch’essa opera del Borgese, costruita tra il 1759 e il 1789, in stile barocco sabaudo, a navata unica sormontata da una cupola a base circolare. Sul portale sono stati scolpite le allegorie dei diritti dell’uomo.

Uscendo dal centro per la porta a Nord, si incontra invece la Cappella di San Sebastiano, del XV secolo, ma ricostruita nel XVII, dedicata al santo venerato, insieme a San Rocco, per la sua protezione dalla peste.

Appena fuori dal centro storico, invece, nei pressi del cimitero nuovo, si trova la Cappella Riccardi Candiani, costruita negli anni Venti del Novecento dallo scultore torinese Carlo Biscarra. In stile neogotico, ha una facciata ispirato a quella del Duomo di Chivasso con decorazioni in cotto di ispirazione Art Nouveau e gotiche. Al suo interno si trovano invece le tombe di famiglia dei Conti di Castelborgo.

Si conclude qui la nostra visita al borgo. Nella seconda parte del nostro itinerario vi proponiamo un tour di-vino, alla scoperta dei piccoli borghi nei dintorni, con meta finale la splendida città di Alba, da visitare in occasione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco.

Neive da gustare

In questa terra così ricca e generosa, c’è solo l’imbarazzo della scelta su che cosa gustare durante il vostro soggiorno. Se una degustazione dei quattro vini è d’obbligo, tra i prodotti tipici delle Langhe ci sono le Nocciole del Piemonte IGP e il celebre Tartufo d’Alba. Ottimi anche i salumi locali, tra cui un salame dal sapore dolce e profumato al Barbaresco e i formaggi delle Langhe, come la robiola, il Murazzano, il Bra, nella versione tenera o stagionata, e il Bross.

Fermandovi in uno dei tanti ristoranti, agriturismo o trattorie che propongono menù tipici, potete scegliere tra bagna caôda, tajarin al tartufo, carne cruda all’albese o coniglio al civèt. Come secondo, o come piatto unico, il fritto misto alla piemontese, a base di carne e frattaglie. Infine, da non perdere i dolci, come la torta alle nocciole e lo zabaione al moscato, che vi proponiamo di preparare seguendo la nostra ricetta.

Torta di nocciole con zabaione al Moscato

Ingredienti

  • 250 gr di nocciole del Piemonte sgusciate
  • 280 gr di zucchero
  • 8 tuorli
  • 6 albumi
  • 80 gr di Moscato
  • Burro
  • Sale

Tritate grossolanamente le nocciole, poi frullatele con 150 gr di zucchero e in pizzico di sale. Montate a neve gli albumi con 50 gr di zucchero. Prendete una ciotola e mescolate le nocciole frullate con i 4 tuorli. Unite anche gli albumi montati a neve e mescolate delicatamente. Imburrate uno stampo di circa 25 cm di diametro e versatevi il composto livellandolo. Infornate a 170°C per circa 40 minuti. Nel frattempo, preparate lo zabaione mescolando in una casseruola gli altri 4 tuorli con 80 gr di zucchero e 80 di Moscato. Scaldate il composto a bagnomaria, poi montatelo con lo sbattitore elettrico. Servite lo zabaione appena fatto con la torta tiepida.

COME ARRIVARE

In auto: da Torino, A21 con uscita Asti Est, poi prendere la A33 Asti-Cuneo con uscita Neive. Da Asti, A33 Asti-Cuneo con uscita Neive. Da Cuneo, SS231 fino all’incrocio di Baraccone di Castagnito, poi voltare a destra e procedere per circa 6 km. Da Alba, seguire per Asti, poi all’altezza di Castagnito svoltare in direzione di Barbaresco-Mango e seguire indicazioni per Neive.

DOVE MANGIARE

*La luna nel pozzo, Piazza Italia, Neive, tel 0173/67098, www.lalunanelpozzo-neive.it Ristorante di buon livello con menù piemontese e ingredienti biologici e di qualità. Piatti a base di tartufo e buona carta dei vini. Menù degustazione da € 45 a € 58. Menù tartufo da € 110. Alla carta € 42/65

*La Cantina del Rondò, via Fausoni 7, Neive, tel 0173/679808, www.cantinadelrondo.it Propone un menù con piatti tipici delle Langhe, realizzati con ingredienti biologici, come uova e farine, e locali da piccoli fornitori. Vini delle Langhe di produzione propria. Menù da € 35, menù tartufo da € 85; alla carta da € 40.

DOVE DORMIRE

*Hotel Borgese, via Circonvallazione 1, Neive (CN), tel 0173/1950170, www.hotelborgeseneive.com Ristrutturato nel 2016, offre camere e suite arredate con materiali naturali, come la pietra di Langa, e i pavimenti in parquet. Ogni stanza è arredata secondo un tema. Nelle suite sono presenti anche doccia o vasca emozionale con aromaterapia o cromoterapia. Doppia da € 100.

*Hotel Castelbourg, via Cocito 1, Neive, tel 0173/67380, www.castelbourg.com Albergo ricavato in una casa del XVIII secolo completamente restaurata con particolare cura all’organizzazione degli spazi interni. Dispone di camere a bagni spaziosi e luminosi, arredate nei dettagli. Doppia da € 90

INFO

www.comunedineive.it




Da Brisighella a Casola Valsenio per la Festa dei Frutti Dimenticati (2°giorno)

Dopo avervi accompagnato alla scoperta di Brisighella, nel secondo giorno del nostro itinerario di un weekend ci spostiamo nello splendido borgo di Casola Valsenio, che rientra sempre nel territorio del Parco della Vena del Gesso Romagnola.

Una festa per i “frutti antichi”

L’occasione per visitare il borgo è la Festa dei Frutti Dimenticati e del Marrone di Casola Valsenio, che si tiene, quest’anno, nei fine settimana del 13 e 14 ottobre e del 20 e 21 ottobre. Per l’occasione, nel centro storico del borgo, sarà possibile conoscere e gustare i cosiddetti “frutti antichi”, sia al naturale che lavorati. Tra questi ci sono le giuggiole, le nespole, le nespole avellane, le pere volpine, le mele della rosa, le mele cotogne, le azzeruole, le sorbe e i corbezzoli.

Questi frutti, un tempo, erano di uso comune e quotidiano nella tradizione contadina ma, con il tempo, sono diventati sempre più rari. La sagra è un’occasione per conoscerli e riscoprirli dal punto di vista culturale ed enogastronomico, grazie a incontri a tema, conferenze, laboratori che mostrano come utilizzarli a tavola. Per l’occasione, i ristoranti offriranno menù a tema, che si affiancano all’altro prodotto tipico di Casola, le erbe officinali.

Visitiamo insieme il borgo

Da Brisighella, ci spostiamo a Casola Valsenio percorrendo prima la SP23, poi ci immettiamo sulla SP306 seguendo le indicazioni. Il percorso di circa 24 km dura 32 minuti.

Casola Valsenio sorge a 195 mslm e gode di un magnifico panorama della Valle del Senio, abitata sin dalla Preistoria. Nel Medioevo qui si instaurò una comunità benedettina che vi costruì un’abbazia. Il castello, invece, è stato distrutto nel 1216 dai faentini. I sopravvissuti all’assedio si rifugiarono lungo il corso del Senio, dando vita, nel tempo, a una comunità più ampia.

Nel centro storico, oggi, si possono vedere la quattrocentesca Torre di Galbetto, che faceva parte dell’originario nucleo medievale. La piazza più antica di Casola è invece piazza Luigi Sasdelli, mentre la strada principale e più suggestiva è via Matteotti, lungo la quale si affacciano locande, botteghe storiche e osterie. Il tutto sotto l’occhio vigile della Torre dell’Orologio.

Tra gli edifici religiosi che meritano una sosta c’è invece la chiesa dell’Assunta, del XVI secolo, che conserva al suo interno alcuni preziosi stucchi. Degne di nota anche la Chiesa di Sopra, , del XIII secolo, e la Chiesa di San Francesco, o “dei Frati”, del 1823.

 Il Giardino delle Erbe

A circa 1 km dal centro abitato, raggiungibile a piedi o in auto, vale una visita lo splendido “Giardino delle Erbe “Rinaldi Ceroni” (www.ilgiardinodelleerbe.it) fondato nel 1938 da Augusto Rinaldi Ceroni per conservare e coltivare piante di interesse medicinale e officinale.

Dopo l’ingresso, rappresentato dal “grande pino”, il giardino botanico si sviluppa su undici terrazze che accolgono più di 400 specie di piante officinali e aromatiche, alcune tipiche della flora italiana, altre provenienti da tutta Europa e da altri continenti per motivi di studio. È possibile ammirare sulle terrazze specie annuali, biennali, perenni, arbustive, mentre nella zona parco ci sono specie arboree anche ad alto fusto e arbusti.

Da visitare nei dintorni

Un’altra bella escursione, a pochi minuti dal centro, è quella che porta al Cardello, la casa museo dello scrittore Alfredo Oriani, morto nel 1909. Dichiarata monumento nazionale, è circondata da uno splendido parco e include anche un agriturismo e un ristorante con menù tipicco.

Chi ama il trekking, può invece prendere la strada per il Monte Battaglia, che sorge tra le vallate del Senio e del Santerno. La vetta, di 715 metri, è dominata da una bella rocca medievale, mentre il nome deriverebbe dallo scontro tra Goti e Bizantini, avvenuto nel VI secolo.

Infine, se dopo il nostro itinerario vi è venuta fame, vi consigliamo una sosta in uno dei numerosi agriturismi, per gustare i piatti a base di ingredienti autunnali, come funghi, tartufi e castagne, ma anche due prodotti tipici, come la saba  e il savor, una marmellata di origine antica e povera, che si prepara facendo cuocere per 8-10 ore del mosto d’uva insieme ai “frutti dimenticati”, come frutta secca, polpa di zucca, scorze di arancio e limone.

Più semplice da preparare, invece, la tipica “ciambella romagnola”; di cui vi sveliamo qui sotto la ricetta e che potete preparare anche a casa.

Ciambella romagnola

Un dolce tipico della Romagna, di origine antica, preparato con ingredienti semplici. Si distingue da altri dolci simili per la forma elissoidale e, a dispetto del nome, per non avere il classico “buco”.

Ingredienti

  • 500 gr di farina
  • 200 gr di zucchero
  • 4 uova
  • 200 gr di burro
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • Scorza di 1 limone grattugiato
  • 2 bustine di vanillina
  • 1 bicchierino di rum

Cominciate sbattendo le uova con lo zucchero, fino a ottenere un composto spumoso. Lasciate ammorbidire il burro scaldandolo con le mani, poi unitelo all’impasto insieme al rum e alla scorza di limone grattugiata. Amalgamate bene il tutto, poi incorporate anche la farina, il lievito per dolci e la vanillina. Disponete poi l’impasto a forma elissoidale in una teglia ovale imburrata e spolverate la superficie con zucchero in granella. Infornate a 180° C per 30 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare e servite.

COME ARRIVARE

In auto: A14 con uscita Imola o Faenza. Dal casello di Imola di continua sulla via Emilia in direzione Rimini. All’altezza di Castel Bolognese si imbocca la SP 306 e si percorre per circa 16 km fino a Casola Valsenio. Se si esce a Faenza si procede sulla via Emilia in direzione Bologna e poi fino a Castel Bolognese e Casola Valsenio.

 DOVE MANGIARE

*Ristorante Fava, via Cenni 70, Casola Valsenio, Tel 0546/73908, www.ristorantefava.it Locale a gestione familiare che offre una cucina creativa a base di erbe officinali, fiori e frutti, oltre che a piatti della tradizione romagnola. Buona scelta di vini. Prezzo medio € 30.

*Ristorante Locanda il Cardello, via Cardello 11, tel 0546/73917, www.ilcardellolocanda.it Locanda con ristorante che sorge in un podere del Fondo Casa Oriani, in zona collinare. Il menù offre piatti della tradizione romagnola con ingredienti stagionali e locali. Prezzo medio € 35/40.

DOVE DORMIRE

*Agriturismo Mariano, via Cardello 77, tel 0546/73867, www.agriturismomariano.it In zona collinare, nel Parco della Vena del Gesso, offre camere doppie e triple e appartamenti. Doppia con colazione da € 60.

*Porcaticcio Holiday Home, via San Lorenzo 5, Casola Valsenio, tel 347/3622772, www.porcaticcio.it Casa torre recuperata da una coppia italo olandese, in bella posizione sulle colline, circondata dalla natura. Nella casa torre possono alloggiare da 2 a 6 persone. Soggiorno minimo 2 notti, da € 72.

INFO

www.comune.casolavalsenio.ra.it




“Oh, che bel castello!”, 40 rocche e manieri dell’Emilia Romagna spalancano le loro porte

Una domenica intera dedicata alla scoperta di rocche, manieri e castelli dell’Emilia Romagna. Il 7 ottobre si tiene infatti “Oh, che bel castello!”, l’iniziativa che spalanca cancelli e ponti levatoi di circa 40 strutture da Piacenza a Rimini.

Per tutto il giorno, si potrà prendere parte a visite guidate, alcune con guide in costume d’epoca, fiabe animate per bambini, degustazioni, aperitivi nei torrioni e racconti narrati in prima persona dai castellani che ancora vivono nelle antiche mura. Dal Medioevo al Rinascimento si potrà quindi trascorrere un weekend nella storia. Basta scegliere il proprio castello!

I castelli aperti

Nelle province di Parma e Piacenza, aderiscono all’iniziativa tutti e sedici i manieri del circuito Castelli del Ducato (www.castellidelducato.it). Apriranno le proprie porte la Rocca di Fontanellato, la Rocca di Sala Baganza, l’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense, il Castello di Tabiano, il Castello Pallavicino di Varano de’ Melegari, la Reggia di Colorno, Castello di Roccabianca, Castello di Felino, il Castello di Contignaco, Palazzo Farnese – Cittadella Viscontea a Piacenza, il Castello di Rivalta, il Castello di Agazzano, il Castello di San Pietro in Cerro, la Rocca Viscontea di Castell’Arquato, il Castello di Castelnuovo Fogliani, Castello Malaspina di Gambaro.

Spostandosi nel territorio di Reggio Emilia troviamo invece i castelli di Matilde di Canossa tra cui il Castello di Bianello, la Torre di Rossenella a Canossa e il Castello di Carpineti. Ci sono poi la Rocca Estense di San Martino in Rio e la Rocca dei Boiardo a Scandiano.

In provincia di Modena, aderiscono quattro castelli: il Castello di Montecuccolo e la Rocca di Sestola, il Castello di Montecuccolo, il Castello di Formigine.

Scendendo lungo la via Emilia verso la Romagna, nella provincia di Forlì-Cesena saranno aperti il Castello del Capitano delle Artiglierie, la Fortezza di Castrocaro, laTerra del Sole e Palazzo Pretorio, Forlimpopoli, Verucchio, Castello di Longiano, Rocca delle Caminate, Rocca Vescovile di Bertinoro e Museo interreligioso, Rocca di Riolo Terme, Castello di Cusercoli, Rocca di Cesena, Castello di Meldola, Castello di Teodorano.

Spostandoci nella provincia di Ravenna, si potranno visitare la Rocca di Riolo Terme e la Rocca Manfrediana di Brisighella, mentre, in provincia di Ferrara, porte aperte della Delizia Estense del Verginese. Infine, in provincia di Rimini, si potrà visitare la misteriosa Fortezza di San Leo.

INFO

Il programma completo delle iniziative si può consultare sul sito www.castelliemiliaromagna.it Alcune iniziative sono gratuite, altre richiedono in biglietto che va da 1 a 20 euro a seconda che si tratti di un percorso guidato e un evento con cene finale.

 




Per la prima edizione di Milano Wine Week protagonista è il Franciacorta

Un’intera settimana, quella dal 7 al 14 ottobre, dedicata al vino e, in particolare, al Franciacorta. A Milano si tiene infatti la prima edizione di Milano Wine Week, che coinvolgerà la zona più esclusiva della città, quella della zona Brera-Garibaldi-Solferino, che per l’occasione si trasformerà nel Franciacorta Wine District, con una serie di iniziative, incontri e degustazioni con un unico, gustoso denominatore comune, il Franciacorta.

L’11 ottobre è il Franciacorta Day

Giovedì 11 ottobre si comincia con il Franciacorta Day, una giornata intera dedicata alle bollicine italiane. Due gli eventi in programma. A Palazzo Bovara, dalle 17.30 alle 20) si tiene il Festival Franciacorta, con la possibilità di incontrare più di 40 produttori di Franciacorta che saranno presenti con degustazioni e assaggi. L’ingresso costa € 25.

In Piazza San Babila, dalle 19.30 alle 22.30, presso il palazzo dello store Brian & Berry, si tiene invece Franciacorta Stories, un evento in cui sarà possibile conoscere i diversi volti del Franciacorta attraverso le storie del territorio in cui viene prodotti. Cinque i temi trattati, accompagnati da altrettanti vini in degustazione.

Tra i protagonisti ci sarà il Satèn, un vino unico e raffinato, dalla consistenza cremosa e dal profumo inconfondibile che viene prodotto esclusivamente in Franciacorta. Ci sarà poi un’area dedicata alla Cantine Storiche con uno spazio dedicato ai pionieri che per primi hanno dato vita a una delle eccellenze vinicole italiane. Sarà poi possibile conoscere le Piccole Aziende, mentre un omaggio speciale sarà riservato alle Donne del Vino e ai Giovani Produttori. Ingresso € 20.

È possibile acquistare il biglietto cumulativo per Franciacorta Day e Franciacorta Stories a € 35.

I masterclass a Palazzo Bovara

Sempre Palazzo Bovara sarà la location per due masterclass dedicati al Franciacorta. Martedì 9 ottobre, alle 19, si parte con Franciacorta Dosaggio Zero, mentre sabato 13 ottobre, alle 17, si tiene Satén, unicità in Franciacorta, con degustazioni dell’esclusiva e morbida tipologia di vino prodotto solo in Franciacorta. La partecipazione costa € 15 a evento.

Una settimana di degustazione nel Franciacorta Wine District

Per tutta la durata della Milano Wine Week, dal 7 al 14 ottobre, nel quartiere di Brera si potrà scoprire la versatilità delle celebri bollicine attraverso assaggi e degustazioni.
Per esempio, tutte le mattine, presso il Senato Caffè del Senato Hotel Milano, unico Franciacorta Bar Urbano al mondo, si può cominciare la giornata con un calice di Franciacorta a scelta dalla carta dedicata, abbinato all’esclusivo Salmone Coda Nera Riserva e a un buffet dolce e salato.

INFO

http://milano.franciacorta.net/

www.milanowineweek.com

 




Brisighella, il borgo dell’olio (1° giorno)

Ci sono tanti buoni motivi per visitare Brisighella, in provincia di Ravenna. Non solo è annoverato tra i “Borghi più belli d’Italia”; ma è anche stato certificato dal Touring Club con la Bandiera Arancione, oltre ad avere ottenuto le certificazioni di Città Slow e Città dell’Olio e del Vino.

Eccellenze gastronomiche, un antico passato, uno stabilimento termale e le meraviglie naturali del Parco della Vena del Gesso Romagnola, dove organizzare passeggiate ed escursioni a piedi, in bicicletta o a cavallo, fanno del borgo un piccolo gioiello da scegliere per trascorrervi un weekend.

Una passeggiata nel Medioevo

Al confine dei territori di Faenza e Firenze, Brisighella si sviluppa a ridosso di una rupe gessosa, sovrastata da tre scogli di seleniti, sui quali svettano la Rocca, la Torre dell’Orologio e il Santuario del Monticino. L’antica doppia linea di mura spunta, di tanto in tanto, tra le case di costruzione successiva.

Il centro storico, invece, è una meraviglia antica fatta di viuzze, vicoli, piccole piazze e cortili nascosti, case basse e saliscendi. Cominciamo la nostra visita dalla centrale Piazza Marconi, su cui si affaccia Palazzo Maghinardo, oggi sede del Municipio.

Da cui parte la splendida “via del Borgo”, conosciuta anche come Via degli Asini, una strada sopraelevata coperta da archi a mezzaluna di differente ampiezza. Si tratta di una costruzione unica al mondo, sorta tra i secoli XII e XIII, prima a scopo difensivo, poi utilizzata dai birocciai, coloro che trasportavano il gesso a dorso d’asino dalle vicine cave. Gli animali venivano ospitati sotto agli archi coperti, mentre i carri parcheggiati nella piazza sottostante.

Alziamo lo sguardo e ci soffermiamo ad ammirare la Torre dell’Orologio, il cui nucleo originario risale al 1290. L’intervento di ricostruzione più importante si ebbe nel 1548, mentre la forma attuale è del 1850.

Svetta imponente sul vicino scoglio di selenite la Rocca manfrediana, eretta da Manfredi di Faenza a scopo difensivo della valle del Lamone. Si compone del Torrione Veneziano del XVI secolo e del Torricino trecentesco. Al suo interno ospita il Museo della Civiltà Contadina, ma vale la pena salire sui suoi spalti per ammirare lo splendido paesaggio. Sul terzo colle si erge invece il Santuario del Monticino, del XVIII secolo, dal quale la vista spazia dalla valle del Lamone fino alla Toscana.

Appena fuori le mura

Ci spostiamo appena fuori dalla linea delle antiche mura e raggiungiamo la collegiata di San Michele Arcangelo del 1697. Spicca sulla facciata il portale in bronzo di Angelo Biancini mentre, all’interno sono presenti alcuni tesori, come un crocifisso in legno di olivo del XVI secolo, l’altare in scagliola policroma e una tavola del Palmezzano raffigurante l’Adorazione dei Magi, del XVI secolo.

Uscendo invece dal borgo, lungo la strada che porta a Firenze, incontriamo la Chiesa dell’Osservanza, del 1525, dedicata a Santa Maria degli Angeli, che conserva al suo interno ceramiche e stucchi seicenteschi, oltre a una bella tavola del Palmezzano sull’altare maggiore.

Proseguendo ancora lungo la strada per Firenze incontriamo la pieve del Tho, dedicata a San Giovanni Battista. Conosciuta anche come San Giovanni in Ottavo, deve questo nome al fatto che sorge all’ottavo miglio della strada romana che congiungeva Faenza alla Toscana. Si presenta come un solido edificio in stile romanico, con l’interno a tre navate, divise da archi che appoggiano su undici colonne di marmo grigio e una di marmo rosso di Verona. Capitelli, strutture e stucchi di epoche diverse testimoniano il suo passato movimentato.

Ad appena 500 metri dal centro abitato, si trova, invece lo stabilimento termale, (www.termedibrisighella.it) con acqua sulfuree e salsobromoiodiche, immerso in uno splendido parco.

Il museo e il sentiero dell’olio

Per conoscere l’olio extravergine di oliva “Brisighello” Dop e la sua tradizione secolare, vi raccomandiamo una visita al Museo dell’Olio, un vero e proprio museo a cielo aperto che ripercorre il ciclo produttivo dell’olio, dalla cura degli olivi alla raccolta, dalla spremitura alla produzione e vendita del prodotto finito.

Il percorso si snoda in mezzo agli olivi. Nel mese di novembre, poi, è possibile assistere alla brucatura, la tradizionale raccolta a mano dei frutti. Il percorso parte dall’antico Frantoio Sociale presso la Cooperativa Agricola Brisighellese e consta di sette soste, segnalate da una nicchia esplicativa.

Lo scorso anno è stato inaugurato anche Il Sentiero dell’Olio, un’escursione guidata di circa 3 ore che parte dal Frantoio Cab alle 8.30 e tocca i punti più importanti della storia del Borgo: la pieve di Tho, luogo del ritrovamento di una macina del II secolo, il pendio di via Valloni, dove si trovano alcuni olivi centenari, la Pieve di Rontana, il Museo Geologico dell’ex cava del Monticino, dove si possono vedere gli originari movimenti della crosta terrestre che hanno dato vita alla Vena del Gesso, il Santuario di Monticino, la Rocca manfrediana, il Giardino di Ebe, il labirinto opera dello scultore Hidetoshi Nagasawa, e il centro storico di Brisighella.

Le escursioni si effettuano il 21 ottobre, il 4 e il 18 novembre. La quota di partecipazione è di € 15 per gli adulti e di € 13 per i ragazzi dai 6 ai 12 anni. La quota include, oltre alla visita guidata, anche un aperitivo degustazione di olio e prodotti del territorio. (info e prenotazioni: tel 0546/81166)

I sapori del borgo

Oltre al olio dal tipico color giallo smeraldo e dal profumo fruttato, in autunno si portano in tavola funghi e tartufi, castagne, marroni e la pera volpina, uno dei frutti “dimenticati” e valorizzati nella zona.

Tra i formaggi, ci sono il “conciato”, un pecorino stagionato nelle grotte di gesso, e il raviggiolo, un formaggio burroso a pasta bianca e dal sapore delicato. Ottima la carne di Mora romagnola, un’antica razza autoctona di suini, con la quale si producono i salumi. Brisighella, poi, è zona di produzione del Carciofo Moretto e dello Scalogno IGP di Romagna.

Tra i primi piatti, troviamo i tortelli di ricotta, le tagliatelle al sugo di salsiccia di cinta o con la salsa di scalogno, i cappelletti, i passatelli e la spoja lorda, di cui trovate qui sotto la ricetta.

Immancabile la piadina romagnola, che accompagna taglieri di salumi e formaggi, oppure i secondi di carne alla griglia. Tra i dolci, troviamo gli zuccherini, ottimi biscotti secchi, e la ciambella, ma anche la zuppa inglese, la composta di riso e il migliaccio, fatto con farina di castagne e sangue di maiale. Celebri i vini Doc della zona, come l’Albana, il Sangiovese di Romagna, il Trebbiano di Romagna, il Pagadebit e la Cagnina.

Spoja Lorda

 Ingredienti per la sfoglia

  • 300 gr di farina
  • 3 uova

Ingredienti per il ripieno

  • 200 gr di raviggiolo (o in alternativa ricotta o casatella)
  • 100 gr di parmigiano grattugiato
  • 1 uovo intero
  • 1 pizzico di noce moscata
  • Brodo di carne o di cappone

Preparate la pasta sfoglia impastando insieme le uova e la farina e tiratela con il mattarello. Ricavate due sfoglie uguali piuttosto sottili. Passate poi al ripieno amalgamando insieme il raviggiolo, il parmigiano, l’uovo e la noce moscata. Stendete poi l’impasto su una delle due sfoglie e ricoprite con l’altra premendo leggermente in modo da fare aderire tra loro la superficie. Con una rotellina da pasta con i bordi zigrinati ricavate dei quadratini di circa 2 cm di lato. Fateli poi cuocere per alcuni minuti, finché non verranno a galla, in abbondante brodo di carne. Servite con una spolverata di Parmigiano grattugiato.

Il vino: un rosso Colli di Faenza dal sapore asciutto e corposo e dal colore rubino.

COME ARRIVARE

In auto: da nord A14 in direzione Ancona, poi uscire al casello di Faenza e immettersi sulla SP 302 in direzione Firenze. Proseguire per circa 13 km seguendo le indicazioni per Brisighella. Da Sud: prendere la SP 302 che collega Firenze a Brisighella in direzione Faenza e percorrerla per circa 87 km.

 DOVE MANGIARE

*Ristorante Cantina del Bonsignore, via Recuperati 4/A, Brisighella (Ra), tel 0546/81889. Locale accogliente, nel centro del borgo, ricavato all’interno di una cantina medievale ospitata in un palazzo cinquecentesco. Offre un menù di ricetta della tradizione, anche vegetariane, con ingredienti locali. Prezzo medio € 39.

*Trattoria La Casetta, via Ugonia 6, Brisighella (Ra), tel 0546/80250, www.trattoria-lacasetta.it  Locale tradizionale che offre piatti a base di funghi e tartufi, grigliate di carne, ma anche menù a base di pesce, vegetariano e dolci fatti in casa. Menù degustazione da € 20 a € 35. Alla carta prezzo medio € 40.

 DOVE DORMIRE

*Hotel La Meridiana***, viale delle Terme 19, Brisighella, tel 0546/81590, www.lameridianahotel.it Immerso nel parco delle terme, a poca distanza dal borgo medievale, offre 54 camere con vista sui colli o sul fiume Lamone. Doppia da € 65.

*La Rocca***, via delle Volte 10, Brisighella, Tel 0546/81180, www.albergo-larocca.it , offre 15 camere tra singole, doppie e suite con arredi moderni. A disposizione terrazza panoramica, ristorante e centro benessere. Doppia da € 70.

INFO

www.comune.brisighella.ra.it

www.brisighella.org

www.terredifaenza.it




I frutti dell’autunno protagonisti del weekend, ecco dove andare

L’autunno è la stagione che regala alla tavola buoni frutti. Castagne, funghi e tartufi, vino novello, ma anche ricette classiche e corpose, oppure da scoprire. E la nostra bella Italia, si sa, è la patria del buon cibo per antonomasia. E lo celebra con sagre, manifestazioni ed eventi per fare conoscere e apprezzare le antiche tradizioni. Ecco, allora, gli eventi che abbiamo selezionato per voi per questo weekend.

Ad Albareto (PR), c’è la Fiera Nazionale del Fungo Porcino

Un evento unico nel suo genere, che si rinnova per la sua 23° edizione nel fine settimana del 6 e 7 ottobre. Ad Albareto, nel parmense, si tiene la Fiera Nazionale del Fungo Porcino, che ogni anno attira migliaia di visitatori, tra appassionati e buongustai. In programma, stand gastronomici, ristoranti che propongono menù “a tutto fungo”, escursioni guidate, musica, corsi di cucina e showcooking e incontri con esperti. Albareto, inoltre, sorge in una splendida location, tra boschi e corsi d’acqua. Nel suo territorio cresce per cinque mesi all’anno il Fungo IGP di Borgotaro, tutelato dal 1993.

La fiera dal 2012 è gemellata con la Fiera del Tartufo Bianco di Alba (CN). Saranno infatti presenti anche stand di aziende delle Langhe che proporranno i loro prodotti tipici.

Info e programma completo: www.fieradialbareto.it

La più antica Sagra dell’Uva delle Marche è a Cupramontana (AN)

Si tiene da ben 81 anni ed è la più antica sagra dell’uva delle Marche. Fino al 7 ottobre, Cupramontana, in provincia di Ancona, diventa la Capitale del Verdicchio con un evento che coinvolge tutto il paese e richiama migliaia di persone. Protagonista sarà, naturalmente il Verdicchio, che si potrà gustare negli stand gastronomici, ma sarà possibile scoprirne anche gli usi e le potenzialità in cucina nel corso dell’evento “Il Grande Verdicchio” che si tiene per tutta la durata della sagra nei suggestivi spazi dei Musei in Grotta.

La tradizione di pigiare l’uva con i piedi si rinnova poi nel Palio della Pigiatura che vede coinvolti i produttori dei Castelli di Jesi. Per le vie del centro, poi, gli stand gastronomici sono ricavati nelle tradizionali “capanne” di bambù, dove si potranno “divorare” i piatti tipici della cucina marchigiana, accompagnati da pregiati vini. E, dopo cena, le “capanne” si trasformano in discoteche a cielo aperto con musica e dj set.

Ancora musica, ma quella della tradizione contadina, con i canti e i balli che si facevano nei campi durante la raccolta e la pigiatura dell’uva. I gruppi folkloristici locali si esibiranno con fisarmonica e organetti in balli contadini. E, rimanendo in tema di musica, la sagra ospita, come da tradizione, alcuni grandi nomi della musica. Quest’anno si potrà assistere ai concerti di Edoardo Bennato (venerdì 5 ottobre), Piero Pelù (sabato 6) e Luca Barbarossa (domenica 7 ottobre). Nel biglietto all’ingresso alla sagra (12 euro venerdì e sabato e 7 euro la domenica) è compreso l’accesso ai concerti.

Infine, tra gli eventi più partecipati, c’è la sfilata dei carri allegorici, domenica pomeriggio. I carri sono costruiti interamente dai giovani cuprensi che iniziano a progettare queste meravigliose opere ispirate all’uva e alla vendemmia molti mesi prima. Info: www.sagradelluva.com

Vi piace la trippa? La si festeggia a Moncalieri (TO)

Si dice che a inventarla e a portarla per primi sulle tavole siano stati i celti della Gallia Cisalpina, fatto sta che la trippa è una dei piatti più presenti sulle tavole in autunno a Moncalieri, che la celebra, dal 5 al 7 ottobre, nella Fiera Nazionale della Trippa.

Negli stand gastronomici di potranno trovare anche prodotti tipici locali e regionali, ma l’attrazione principale della manifestazione è il pentolone da Guinness dei Primati, che viene posto nel centro dell’ex Foro Boario, nel quale si preparano ben 2800 kg di trippa, che viene poi distribuita ai presenti, domenica dalle 12.30, accompagnata da pane e da un bicchiere di vino.

Oltre alla trippa tradizionale, tuttavia, si potranno scoprire anche altri prodotti legati alla cultura gastronomica di Moncalieri, come la Tripa ‘d Muncalé, un salame prodotto con parti dello stomaco di bovini, ovini, suini e caprini. Nel Medioevo, le tecniche di lavorazione e conservazione della carne hanno portato alla realizzazione di una salsiccia di trippa prima e di un salame poi. Si gusta affettato con olio e spezie. Si potrà degustare durante il Trippaperitivo.

Info: www.comune.moncalieri.to.it

Castagna e porcini protagonisti a Roccamonfina (CE)

Spostandosi in provincia di Caserta, a Roccamonfina, durante tutti i fine settimana di ottobre si tiene la Sagra della Castagna e dei Funghi Porcini. La 42° edizione propone tante eccellenze del territorio, tra funghi, castagne e specialità locali. La sagra è organizzata dalla Pro Loco e si tiene della Piazza Nicola Amore. Gli stand saranno aperti al pubblico dalle 10 alle 24 di sabato e dalle 9.30 alle 24 la domenica.

Non mancheranno gli eventi collaterali, tra cui spettacoli e concerti di grandi artisti, come Federico Salvatore e Giobbe Covatta. In programma anche laboratori del gusto ed escursioni guidate nel territorio.

Info: www.comune.roccamonfina.ce.it

A Comacchio (FE) la regina della festa è l’anguilla

La chiamano “la piccola Venezia” per i suoi canali, i ponti e gli inconfondibili rioni. Ma Comacchio è famosa per il suo prodotto più tipico, l’anguilla, che si festeggia con la tradizionale sagra nei fine settimana del 6 e 7 ottobre e del 14 e 15 ottobre.

Il fulcro della sagra sarà il grande stand gastronomico, presso l’Argine Fattinello, in grado di ospitare fino a 700 persone. La novità di questa edizione sarà la divisione dello spazio in due parti, una ospiterà il classico ristorante self service con le ricette classiche e base di anguilla, l’altra, La Locanda, proporrà anche alcune ricette rivisitare in chiave moderna e altri piatti a base di pesce.

Ricchissimo il programma, che propone diverse escursioni guidate, in barca, in bicicletta, in minibus o a piedi, per andare alla scoperta della città e del Parco del Delta del Po. Ci saranno poi dimostrazioni di pesca all’anguilla, di cottura e preparazione delle ricette tradizionali. I ristoranti locali si sfideranno “a colpi di anguilla” in divertenti show cooking, che non mancheranno di farvi venire l’acquolina in bocca.

Lungo i canali di Comacchio, poi, si terrà la Gara dei Vulicepi, le tradizionali imbarcazioni locali.

Info: www.sagradellanguilla.it




Milano celebra Carlo Carrà con una grande mostra a Palazzo Reale

Una straordinaria mostra dedicata a Carlo Carrà (1881-1966) sarà ospitata a Palazzo Reale, a Milano, fino al prossimo 3 febbraio. Si tratta della più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata, a trent’anni di distanza dall’ultima mostra dedicata a Carrà dal Comune di Milano, nel 1987, e a cinquantasei da quella del 1962, quando l’artista era ancora in vita.

In mostra si potranno ammirare ben 130 opere, concesse in prestito da alcune delle più grandi collezioni italiane e internazionali, tra pubbliche e private. Tra queste ci sono le collezioni dello State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, dell’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, della Kunsthaus di Zurigo, della Yale University Art Gallery, della National Gallery in Prague, del Museum of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e da prestiti di numerosi musei italiani, tra cui la Pinacoteca di Brera, il MART di Rovereto, il Museo del 900 di Milano, la Galleria degli Uffizi di Firenze.

Un percorso di arte e di vita

La mostra vuole presentare l’intero percorso artistico di Carrà attraverso le sue opere più significative, dalle prime prove divisioniste ai grandi capolavori che ne fanno uno dei maggiori esponenti del Futurismo e della pittura metafisica, fino ai dipinti ascrivibili ai “valori plastici”, ai paesaggi e alle nature morte che, a partire dagli anni Venti del Novecento, ne attestano il ritorno a una rappresentazione della realtà. Senza trascurare, tuttavia, le grandi composizioni di figura, soprattutto negli anni Trenta, epoca a cui risalgono gli affreschi realizzati per il Palazzo di Giustizia di Milano.

Non solo l’artista, ma anche l’uomo. La mostra, infatti, vuole proporre al pubblico anche un ritratto di Carlo Carrà attraverso i momenti più significativi della sua vita, che lui stesso ha definito “appassionata”. Artista irrequieto, fin da giovanissimo viaggiò molto, fin da giovanissimo. Soggiornò a Parigi e poi a Londra, incontrò personalità del calibro di Appollinaire e Picasso, svolse, inoltre, una vivace attività di critica culturale e artistica che lo portarono a collaborare con le riviste più importanti e in voga del tempo, come “La voce”, “Lacerba” e “L’Ambrosiano”.

A Palazzo Reale si potrà quindi conoscere l’uomo Carrà attraverso documenti, fotografie, lettere e numerosi filmati e, soprattutto, le pagine de La mia vita, l’autobiografia che l’artista scrisse nel 1942.

La visita

Si articola in sette sezioni, ognuna delle quale si propone come espressione di un periodo della vita dell’artista e del suo stile: “Tra Divisionismo e Futurismo”, “Primitivismo”, “Metafisica”, “Ritorno alla natura”, “Centralità della figura”, “Gli ultimi anni”, “Ritratti in tal modo”. I visitatori avranno a disposizione un’audioguida che li accompagnerà nel percorso delle sette sezione attraverso un racconto esplicativo e coinvolgente.

INFO

Carlo Carrà

Dal 4 ottobre al 3 febbraio 2019, c/o Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Milano

Orario: lun 14.30-19.30; mar, mer, ven e dom 9.30 – 19.30; gio e sab 9.30-22.30

Biglietti: intero € 14; ridotto € 12 (under 26 e over 65), open € 16; famiglia: adulti € 10, bambini fino a 14 anni € 6; minori di 6 anni gratis.

www.palazzorealemilano.it, tel 199.151.121




Autunno, è tempo di zucca!

È uno dei simboli dell’autunno, ma anche della festa di Halloween, ormai sdoganata anche in Italia, poiché richiama il volto di Jack O’Lantern, lo spirito ramingo destinato a vagabondare per il mondo con una lanterna in mano. La zucca, tuttavia, non è solo bella da intagliare e decorare, ma anche e soprattutto da mangiare.

Grazie alle sue proprietà benefiche per la salute e alla sua versatilità in cucina, questo ortaggio appartenente alla famiglia delle Curcubitacee può essere consumato in tutte le stagioni e senza rimorsi, dal momento che apporta davvero pochissime calorie: solo 18 ogni 100 grammi. In più, della zucca “non si butta via niente”, dal momento che, oltre alla polpa, sono commestibili anche i fiori, i semi e da essa si ottiene un ottimo olio da utilizzare sia in cucina che in cosmetica per le proprietà emollienti e nutritive e persino il succo.

Come altri ortaggi dalla polpa giallo arancio, la zucca contiene beta carotene e altre sostanze antiossidanti, vitamina A, E e C, sali minerali e enzimi benefici per la salute. Si può consumare cruda, in modo che il suo contenuto vitaminico rimanga intatto, oppure può essere cucinata al forno, al vapore, stufata, bollita, lessata e persino fritta.

La polpa è ottima per preparare deliziose vellutate, oppure, bollita e frullata, può diventare la base di una salsa per condire la pasta o la pizza. Si abbina bene anche ai risotti e addirittura come ingrediente per preparare un pane casereccio dal tipico colore arancione.

Gli usi in cucina

Una volta aperta e tagliata, si possono poi conservare i semi, che possono essere tostati al forno a 180° per circa 15/20 minuti e consumati come snack. Contengono lecitina, tiroxina, fosforo, vitamina A e vitamine del gruppo B e sono indicati per chi soffre di colite e stitichezza. I fiori, invece, sono ottimi da gustare crudi in insalata, come condimento per la pasta, oppure fritti dopo averli immersi in una pastella di acqua e farina di ceci oppure di farina di grano e birra.

La polpa di zucca, grazie alla presenza di antiossidanti, aiuta a rigenerazione cellulare, previene la formazione di radicali liberi e ritarda l’invecchiamento, contrasta l’insorgere di patologie cardiache, abbassa il livello di colesterolo nel sangue, favorisce la regolarità intestinale e aiuta a combattere la stitichezza. Inoltre, migliora la digestione e contribuisce a eliminare le tossine a livello di fegato e intestino.

Utilizzando un estrattore, dalla polpa si può ricavare un ottimo succo, le cui proprietà benefiche per l’organismo sono riconosciute fin dall’antichità. La sua assunzione è indicata in caso di ulcera e acidità di stomaco, ma anche in caso di insonnia e scompensi ormonali.

Infine, la polpa e l’olio di zucca possono essere utilizzati anche esternamente, sotto forma di maschera per il viso o crema, per ammorbidire la pelle, prevenire l’invecchiamento cutaneo, trattare episodi di arrossamento cutaneo, prurito e per alleviare il dolore dovuto alle punture di insetti.

Vellutata di zucca e patate

Ingredienti

  • 300 gr di zucca
  • 300 gr di patate
  • 1 cipolla rossa
  • 1 rametto di rosmarino
  • 500 ml di brodo
  • 1/2 bicchiere di latte
  • olio extravergine di oliva
  • noce moscata
  • sale
  • pan carrè (per i crostini)
  • aglio in polvere (per i crostini)

Mettete a bollire le patate e la zucca tagliata a pezzetti. Pelate le patate, toglete la buccia alla zucca e schiacciate la polpa e le patate con una forchetta. Aggiungete un po’ di sale e la noce moscata. Tagliate la cipolla sottile. In una pentola da zuppa mettete ad appassire la cipolla in 2 cucchiai di olio di oliva, poi aggiungete la zucca, le patate, 1 rametto di rosmarino intero, il brodo e fate bollire il tutto per circa 20 minuti. A metà cottura aggiungete anche il mezzo bicchiere di latte. Al termine, togliete il rametto di rosmarino e frullate il tutto con un mixer a immersione fino a ottenere una crema.

Per i crostini: tagliate le fette di pancarrè a dadini e cospargeteli con l’aglio in polvere. In una padella antiaderente mettete 2 cucchiai di olio di oliva, fate scaldare, poi mettete i crostini e rigirateli finché non saranno dorati. Salate a piacere.  Servite la vellutata con i crostini e un filo di olio d’oliva a crudo.

 




Da Gualdo Cattaneo e Giano nell’Umbria (2° giorno)

Dopo avervi accompagnati alla scoperta di Gualdo Cattaneo, prendiamo la SP 452 in direzione di Giano nell’Umbria, che dista circa 12,5 km. Anche qui, dal 1° al 4 novembre e il 24 e il 25 novembre si festeggiano gli olivi e il loro prodotto più pregiato, l’olio extravergine, con la Mangiaunta, che celebra l’olio nuovo, e la Festa della Frasca, che rievoca con sfilata di carri allegorici e raccoglitori in abiti tradizionali la fine della raccolta delle olive.

Nel corso di tutti e due gli eventi sarà possibile prendere parte a tour guidati a frantoi e cantine, con degustazioni di vini e di olio appena franto. Non mancheranno nemmeno incontri con gli esperti ed eventi collaterali.

Passeggiando nel Medioevo

Come la vicina Gualdo, anche Giano nell’Umbria ha origini medievali, come testimonia la sua struttura originaria, rimasta intatta, composta da tre cinte murarie caratterizzate da torri e piccole porte da cui si accedeva alla città.

Anche qui troviamo un castello, di dimensioni ridotte, che si presenta come una struttura complessa, realizzata dalla fusione di due impianti fortificati intorno alla piazza principali. Qui si affaccia il Palazzo Municipale, all’interno del quale sono conservati alcuni reperti provenienti da una villa romana rinvenuta in un sito archeologico nelle vicinanze del borgo.

Sulla piazza si affaccia anche l’interessante Chiesa della Madonna delle Grazie, con la pianta a croce latina e un’abside gotico del XIII secolo. All’interno, sono presenti alcuni pregiati dipinti seicenteschi del Polinori e del Cavallucci.

Un altro gioiello della piazza è la chiesa dei San Michele arcangelo del XIV secolo con alcuni affreschi del Trecento. Uscendo dal centro abitato, si incontra la Chiesa di San Francesco, con l’impianto a una sola navata, tipica del XIV secolo. Nella cappella del Crocifisso è presente un ciclo di affreschi del XV secolo attribuibili a Giovanni da Corraduccio, mentre durante i lavori di restauro è emerso un affresco di Scuola Umbra del XIV secolo raffigurante Sant’Antonio Abate.

San Felice, capolavoro del romanico

Prendiamo poi via Case Basse e in circa 10 minuti arriviamo all’Abbazia di San Felice, uno dei gioielli del territorio che meritano una visita. In stile romanico, ha origini che risalgono tra il VI e il VIII secolo. È tra l’VIII e il IX, tuttavia, che qui si insedia una comunità di monaci benedettini, che provvedono ad ampliare il complesso con la costruzione della chiesa abbaziale e, successivamente, di edifici adibiti alla vita quotidiana monastica.

Proprio la chiesa è un piccolo capolavoro. In stile romanico umbro con influenze lombarde, spicca per la facciata a quattro spioventi, con il portale a più incassi sormontato da una trifora. L’interno, invece, è a tre navate suddivise da colonne. Nel presbiterio sopraelevato, secondo lo stile lombardo, sono presenti tre absidi. La chiesa è stata rimaneggiata nel Settecento, ma nel corso dei restauri, nel 1958, sono emerse le strutture medievali. E dopo una visita all’abbazia, non vi resta che assaggiare le prelibatezze della cucina tradizionale umbra.

La tradizione a tavola

Strettamente legata alla tradizione contadina, la cucina umbra include piatti preparati con ingredienti stagionali e alle festività. Tra i prodotti più pregiati c’è il tartufo, con il quale si preparano antipasti come i crostini al tartufo nero, oppure quelli con fegatini di pollo, tartufo e capperi.

Tra i primi piatti, troviamo gli strangozzi, le fettuccine fatte in casa tipiche umbre, al tartufo o al sugo, ma anche gli agnolotti, gli gnocchi al castrato, le pappardelle alla lepre, gli strozzapreti al ragù. Tipici del perugino sono gli gnocchi al sugo d’oca, preparati a mano. Ottime anche le zuppe, tra cui quella a base di ceci e di ceci e castagne.

Da non perdere la Torta al testo, che a dispetto del nome non è un dolce, ma una focaccia bassa e schiacciata preparata con acqua, farina, bicarbonato e sale e cotta su un piatto di ghisa. Si consuma accompagnata da salumi, formaggi e salsiccia, oppure come alternativa al pane.

Tra i secondi, troviamo la carne alla griglia o allo spiedo, arricchita con aromi. I palombacci alla perugina, sono invece un piatto a base di piccioni selvatici che vengono cotti in recipienti di terracotta dopo essere stati salati, pepati e avvolti in fette di prosciutto.

Passando ai dolci, dalla tradizione contadina arriva il brustengolo, un pane dolce arricchito con la frutta secca. Nel periodo natalizio si prepara il panpepato, mentre il Torcolo di San Costanzo, tipico di Perugia, si prepara in occasione della festa del santo, il 29 gennaio.

Tipica della zona di Assisi, Foligno e Spoleto, ma diffusa ormai in tutta l’Umbria, è la rocciata, mentre nell’area di Perugia si preparano le Pinolate, pasticcini secchi alle mandorle e pinoli, il torcigliole, un dolce dalla forma attorcigliata a base di mandorle, e le pinoccate, dolcetti romboidali, nella versione alla vaniglia o al cioccolato, con pinoli e zucchero, di cui vi forniamo la ricetta.

Pinoccate

Ingredienti

  • 500 gr di zucchero
  • 300 gr di pinoli
  • 150 gr di acqua
  • ½ limone

Mettete l’acqua nella pentola insieme allo zucchero e portate il tutto a bollore. Togliete poi la pentola dal fuoco e unite i pinoli e la scorza di limone grattugiata, continuando a mescolare. Versate poi il composto ancora caldo su una lastra di marmo precedentemente inumidita e livellate la superficie con un coltello o una spatola. Prima che si raffreddi, ricavate dei rombi. Lasciate raffreddare e servite. Potete anche realizzare la versione al cioccolato con il medesimo procedimento, sostituendo con il cacao la buccia di limone.

COME ARRIVARE

In auto: da Nord A1 con uscita Valdichiana, oppure, per chi viene da Sud, uscita Orte. In alternativa, A14, con uscita Pesaro o Fano (da Nord). Proseguire poi in direzione di Gubbio – Perugia, poi prendere l’uscita Civitanova Marche e proseguire per Foligno, poi seguire indicazioni per Giano nell’Umbria.

DOVE MANGIARE

* 4 Piedi 8. 5 Pollici – Osteria Creativa, via del Mercato 10, loc Bastardo di Giano nell’Umbria, tel 333/9979958, https://4piedi.business.site/ Locale che offre piatti della tradizione, rivisitati con creatività.

*TU FAI – Ristorante Pizzeria, Via Roma 128, loc Bastardo di Giano nell’Umbria, tel 328/6783354, www.ristorantepizzeriatufai.it Propone un ricco menù con piatti della tradizione umbra, ma anche pesce e hamburger. Specialità pizza con impasto a lunga lievitazione e materie prime accuratamente selezionate. Anche senza glutine.

DOVE DORMIRE

*Park Residence Montecerreto, via Montecerreto 32, Giano nell’Umbria (Pg), tel 0842/90571

www.overplace.com/park-residence-montecerreto. Bella struttura in posizione tranquilla, offre diverse tipologie di sistemazioni, tutte con bagno in camera. A disposizione terrazzo e ristorante con menù tipico. Doppia da € 86.

*Agriturismo “Arcobaleno della Torretta”, fraz Macciano, Giano nell’Umbria (PG), tel 349/8015983, www.arcobalenodellatorretta.it In posizione panoramica, è ricavato in un edificio dei primi del Novecento. Dispone di sette appartamenti per un totale di 25 posti letto, con riscaldamento, soggiorno, cucina, bagno e giardino comune. Appartamento per 2 persone da € 50.

INFO

www.comune.giano-dellumbria.pg.it

www.visitgianoumbria.it




Gualdo Cattaneo, tra castelli e frantoi (1° giorno)

Il prossimo mese di novembre sarà dedicato a Frantoi Aperti, con la possibilità di visitare i luoghi dove nasce l’olio extravergine d’oliva più pregiato d’Italia e degustarlo accompagnato dalle prelibatezze locali.

Noi abbiamo scelto di portarvi nel borgo umbro di Gualdo Cattaneo, terra di frantoi e di vino, in occasione della manifestazione “Sapere di Pane, Sapore di Olio. Bianco e verde nei castelli”, in programma il 3 e 4 novembre.

Nel centro del borgo medievale saranno organizzate diverse iniziative che avranno come protagonista l’olio extravergine di oliva Dop, ma anche concerti, show cooking e mercatini con prodotti dell’artigianato. Ci sarà poi la possibilità di partecipare a itinerari guidati tra castelli e frantoi per assaggiare il pregiato olio umbro e il tipico Cicotto di Grutti nel Presidio Slow Food.

L’olio umbro è per il 90 % extravergine, ottenuto dalla semplice spremitura delle olive coltivate, fin dal tempo degli Etruschi, su colline dal terreno argilloso e calcareo. Il clima particolare porta a una maturazione lenta delle olive e a un prodotto finale con un grado di acidità molto basso. L’olio extravergine di oliva “Umbria” Dop si divide in cinque sottozone: Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli Amerini, Colli del Trasimeno e Colli Orvietani.

Andiamo a visitare il borgo

Gualdo Cattaneo sorge tra la valle umbra e la valle tiberina. Si presenta come un tipico borgo medievale, circondato da possenti mura sulle quali spicca la Rocca. Ed è proprio da qui che parte il nostro itinerario.

Costruita tra il 1494 e il 1498 su progetto di Francesco di Bartolomeo di Pietrasanta, ha l’aspetto di una fortezza triangolare con un mastio centrale e due rondelle ai lati, collegate da un sistema di cunicoli sotterranei. La sua peculiarità principale è quella di aver conservato, ancora oggi, il suo aspetto originario. È aperta al pubblico e ospita un centro espositivo e museale.

Tanti gli edifici religiosi che meritano una visita. Tra questi c’è la Chiesa dei SS Antonio e Antonino, che risale al 1260. Nella cripta romanica sono conservate le spoglie dei santi, mentre, dello stesso periodo, si possono ancora vedere l’abside e alcuni bassorilievi presenti sulla facciata. Tra i tesori conservati, c’è una Madonna con Bambino, di scuola umbro-senese del 1350.

Risale al 1136 invece la Chiesa di Sant’Agostino, con la sua facciata sulla quale spicca un portale ogivale in pietra rosa. All’interno, spicca il soffitto ligneo a capriate, sul quale si trova una Crocifissione del 1482. La bella chiesa di Sant’Andrea, considerata la più antica di Gualdo, vale la visita anche per la sua posizione panoramica. Tra i tesori custoditi al suo interno una serie di stucchi cinquecenteschi.

Chi ha tempo, può intraprendere un tour dei castelli e dei fortilizi medievali che si trovano nei dintorni di Gualdo. Tra questi, il Castello di Barattano, il Castello di Marcellano, il Castello di Ceralto  e quello di Grutti. 

Non perdete la seconda giornata del nostro itinerario, che da Gualdo Cattaneo parte per andare alla scoperta di altri due borghi umbri di rara bellezza, Giano dell’Umbria  e Montone.

Il ciccotto di Grutti

Grutti, frazione di Gualdo Cattaneo, è Presidio Slow Food del Ciccotto (www.ciccottodigrutti.it) , una specie di porchetta dalla preparazione lunga e laboriosa, che ne garantisce un prodotto unico e prelibato. Nel borgo di appena cinquecento abitanti è ancora possibile vedere un forno a legna comunale dove le famiglie, fino a una decina di anni fa, potevano cuocere il ciccotto e la porchetta.

Veniamo, allora, al ciccotto. Per la sua preparazione si utilizzano tutti i tagli del maiale, che vengono disossati a mano, lavati e sezionati. Vengono poi messi in una vasca e poi nel forno, posizionati sotto alla porchetta, in modo da raccogliere il grasso che cola da questa e le spezie, una miscela di rosmarino, aglio rosso di Cannara, pepe nero e finocchio, utilizzate per la cottura.

Il ciccotto viene poi lasciato cuocere dalle nove alle dodici ore, a circa 200 gradi. Una volta sfornato, si lascia raffreddare e scolare dal grasso e dai liquidi di cottura. Si consuma freddo, riscaldato o come ingredienti di sughi.

Dove acquistare il ciccotto di Grutti

Natalizi snc, via Umberto I 5, Gualdo Cattaneo (Pg) , fraz Grutti

www.laporchettadigrutti.it

Lenticchie con salsicce

 Ingredienti

  • 300 gr di lenticchie di Castelluccio di Norcia
  • 4 pomodori pelati
  • 4 salsicce
  • 2 spicchi d’aglio
  • 1 gambo di sedano
  • Olio Umbro Dop
  • Peperoncino q.b.

Lessate le lenticchie in acqua salata insieme a uno spicchio d’aglio e a una parte del sedano. A parte, fate soffriggere l’altro spicchio e il resto del sedano con l’olio di oliva, poi aggiungete le salsicce e fate rosolare. Terminate la cottura, poi unite anche i pelati e il peperoncino. Versate poi il tutto nella pentola delle lenticchie e fate cuocere per altri 2 o 3 minuti, mescolando bene. Servite con fette di pane casereccio leggermente tostato.

COME ARRIVARE

In auto: da Nord, A1 con uscita Valdichiana, poi prendere il raccordo Terontola-Perugia. Da Perugia E45 in direzione Termi, uscire a Ripabianca e seguire le indicazioni per Gualdo Cattaneo.

In alternativa per chi viene da est, A14 Adriatica in direzione Perugia, poi E45 in direzione Terni, quindi come sopra. Da Sud, A1, poi uscire a Orte in direzione Perugia. Da qui E45 in direzione Perugia-Cesena. Uscire a Massa Martana e proseguire per Foligno. Dopo Bastardo seguire le indicazioni per Gualdo Cattaneo.

 DOVE MANGIARE

*Ristorante Pizzeria “Il Mulino”, via Bonifacio, loc. Ponte di Ferro, Gualdo Cattaneo (PG), tel 0742/91940, www.ilmulinodifaustom.blogspot.com Locale tradizionale ricavato in un antico mulino. Offre un menù di pasta fatta a mano, secondo con cacciagione, funghi, tartufi, cinghiale e lumache.

Ristorante Locanda del Borgo, via Villa dell’Oro, Gualdo Cattaneo (PG), tel 333/8483194, www.residenzadelmarchese.it Locale che offre i piatti della cucina umbra tradizionale, tra cui strangozzi al tartufo, farro, carne alla brace, accompagnati da vini locali, come il Montefalco Rosso Doc e il Sagrantino Docg. Ottimi i dolci fatti in casa.

 DOVE DORMIRE

*Grand Relais Laurenti****, via Matteotti 50, loc Marcellano, Gualdo Cattaneo (PG), tel 0742/974060, www.grandrelaislaurenti.com Splendido relais con 21 camere di diversa tipologia, ricavate in un convento cinquecentesco restaurato. Ristorante gourmet con ingredienti delle zona. Doppia uso singola da € 110, doppia da € 150, doppia superior da € 160.

*Agriturismo La Casella, via Collazzone 11/2, Gualdo Cattaneo, tel 0742/98989, www.lacasellaagriturismo.com Immerso nel verde delle colline, dispone di camere singole, doppie, triple con bagno privato, telefono, aria condizionata. Anche appartamenti con cucina. A disposizione ristorante con cucina casalinga tipica umbra. Doppia con colazione da € 78, in ½ pensione da € 128. Appartamento bilocale da € 86.

 INFO

www.comune.gualdocattaneo.pg.it

www.turismogualdocattaneo.it

 




Warhol & Friends, a Palazzo Albergati (BO) un ritratto dell New York degli anni 80

Una nuova, grande mostra “Warhol & Friends – Newy York negli anni 80”, porta a Palazzo Albergati l’arte, lo spirito e l’atmosfera della Grande Mela attraverso 150 opere dei principali esponenti di questo periodo che vede il trionfo e la commistione di linguaggi, tra arte, pubblicità, musica e teatro.

Gli anni 80 inaugurano con l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Ronald Reagan, ex attore hollywoodiano, John Lennon viene ucciso sotto casa l’8 dicembre 1980, l’economia si trasforma in finanza, crolla la Borsa di New York e anche il Muro di Berlino, ci sono i fatti di Piazza Tien An Men e viene inventato il World Wide Web, con la celebre sigla www, l’Aids viene definita “la peste nel secolo”.

In questo decennio ricco di avvenimenti, emergono i grandi nomi della scena musicale, del cinema e della fotografia, a cui Andy Warhol dà grande impulso con la sua Factory. Tra questi ci sono il fotografo ticinese Edo Bertoglio, autore del film documentario Ðowntown 81, con protagonista Jean Michel Basquiat, il francese Maripol che realizza l’artwork per l’album di Madonna “Like a virgin”, i racconti di vita quotidiana di Nan Goldin.

La pittura neoimpressionista si fa spazio nelle grandi gallerie di SoHo e si esprime nella Transavanguardia italiana con Francesco Clemente e Sandro Chia, mentre la pittura americana “sforna” superstar come Julian Schnabel, David Salle e Robert Longo. Tuttavia, nel giro di poco tempo, la scena artistica perde grandi personalità come Keith Haring, Robert Mapplethorpe e Basquiat.

Le opere in mostra

Agli inizi degli anni 80, Andy Warhol torna sulla scena artistica di New York con alcuni dei suoi cicli più importanti, da cui Shoes, Hammer & Sickle, Camouflage, Lenin, Joseph Beuvs, Vesuvius e Knives.  Tuttavia, si fa strada anche nella comunicazione di massa, guardando ai media e alla pubblicità, con opere come Duty Free  e Levi’s Jeans, nello stesso tempo, trasforma in icone del consumismo i personaggi dello star system, fa Liza Minelli a Marilyn Monroe e Mao, accanto alla famosa Campbell’s Soup, Brillo Boxes e il Dollaro, tutte in mostra a Bologna, per un totale di 36 opere e 38 polaroid.

Tra gli altri, saranno inoltre presenti, Keith Haring, con Untitled del 1983, Schnabel con Dunciad (Trances of Bouboul), anch’esso del 1983, Jeff Koons con il suo Art Magazine Ads, del 1989, Basquiat con Untitled del 1983, e Bertoglio con Grace Jones e Madonna (1983).

INFO

www.palazzoalbergati.comtel 051/030141

Orario: tutti i giorni 10-17

Biglietti: intero € 14 (con audioguida € 15), ridotto € 12 (con audioguida € 13); bambini 4-11 anni € 6. Sconti per famiglie, militari, studenti, over 65.




Weekend di gusto! Ecco le sagre più golose

L’autunno è la stagione delle sagre. Perché proprio in questa stagione la natura regala i suoi frutti più gustosi: funghi, castagne, zucche…Ma anche le pietanze, quando le temperature scendono, si fanno più sostanziose. Indecisi su dove andare? Ecco, allora, di seguito, le nostre proposte per un weekend all’insegna del gusto.

A Mortara (PV) c’è il Palio dell’Oca

Avete presente il famoso “Gioco dell’Oca”? Chi di voi non ci ha giocato da piccino? Ebbene, è nato a Mortara, in provincia di Pavia, che, dal 28 al 30 settembre, festeggia con il Palio dell’Oca e la Sagra del Salame d’Oca. E le “pedine” saranno “in carne e ossa”, grazie a figuranti in costume, a rappresentanza delle sette Contrade e della corte di Ludovico il Moro, che daranno vita a uno dei giochi più antichi e famosi d’Italia. Il corteo sfilerà lungo un percorso segnato, con l’obiettivo di arrivare alla vittoria. Tuttavia, Mortara vanta una lunga tradizione gastronomica legata alla carne d’oca. In concomitanza del Palio si tiene infatti anche la tradizionale sagra, con stand gastronomici e mercatini che propongono il tipico salame d’Oca e altri prodotti tipici derivati dalla lavorazione della carne, tra cui prosciutto, petto e fegato.

 INFO: www.sagradelsalamedoca.it

 A Mezzolara (BO) si celebra la cipolla

Ingrediente principe di molte preparazioni, la cipolla è davvero versatile. Basta un tocco per dare sapore a zuppe, minestre, sughi, contorni…Da 59 edizioni, a Mezzolara, nel bolognese, in occasione della Festa del Santo Patrono, in contemporanea si tiene la Fiera della Cipolla. Quest’anno, l’appuntamento è fino a domenica 30 settembre, al Parco di Villa Rusconi, dove tutte le sere e la domenica a pranzo, si possono gustare piatti a base di cipolla, tra cui tagliatella, zuppa con crostini, cipolla fritta, scaloppine al friggione. I piatti tipici sono disponibili anche presso lo stand della Pro Loco in Piazza Baldini. Il programma prevede anche mostre, spettacoli, iniziative culturali e giochi per bambini.

INFO: www.prolocomezzolara.it

Zucca in festa a Reggiolo (RE)

È forse uno dei simboli dell’autunno. Sarà perché ormai la festa di Halloween è stata ormai sdoganata anche alle nostre latitudini, ma anche e soprattutto, perché la zucca è uno degli alimenti più utilizzati fin dai tempi dei nostri nonni, per dare colore alle tavole e come ingrediente per ripieni, torte e tortelli, ma anche, semplicemente, cotta al forno. A Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, nel fine settimana del 29 e 30 settembre si tiene la tradizionale Fiera della Zucca, con un ricco programma che prevede tour gastronomici alla scoperta dei sapori del territorio e ristoranti che propongono menù a tema. Non solo, per l’occasione, il borgo torna ai fasti del Medioevo con giochi storici, cortei e rievocazioni. Per le vie si possono incontrare dame e cavalieri, sbandieratori e artigiani. E domenica grande sfida di “tiro alla zucca” che vede impegnate le squadre di arcieri.

INFO: www.prolocoreggiolo.it

Nel ferrarese weekend all’insegna del tortellino e della pera

Spostandosi nel ferrarese, sono due gli eventi gustosi del weekend. A Reno Centese, per tutto il fine settimana si tiene la Sagra del Tortellino, che celebra la pasta ripiena emiliana in tante versioni e abbinamenti diversi, dai più tradizionali ai più innovativi e fantasiosi. Negli stand gastronomici si potranno trovare tortellini al ragù di petto d’anatra, ai semi di papavero, con speck e fontina o alla boscaiola, accompagnati da altre specialità del territorio come salumi, arrosticini e costolette. INFO: www.lasagradeltortellino.it

A Vigarano Pieve, invece, la protagonista del weekend sarà la pera, che si celebra attraverso la tradizionale sagr “La pera in tavola”. Sarà possibile trovare pere di tutte le varietà, proposte in un ricco menù che la vede ingrediente principale, dall’antipasto al dessert. Ci saranno tortelloni e lasagnette, bocconcini di pollo e straccetti di maiale con le pere, ma anche abbinamenti con i formaggi e i dolci golosi, come la celebre torta di pere e cioccolato. La sagra prosegue poi fino al 7 ottobre. INFO: www.vigaranopieve.it

A Subiaco (ROMA) tartufo e cioccolato in festa

Il tubero più pregiato e il “cibo degli dei” si incontrano alla Rocca Abbaziale di Subiaco, antica dimora dei Borgia, nel fine settimana del 29 e 30 settembre. Il tartufo bianco sarà l’ingrediente con cui si cimenteranno, all’interno delle mura, chef professionisti. Sabato e domenica a pranzo e sabato a cena, e solo su prenotazione, si potrà gustare un ricco menù che prevede, come antipasto, battuta a coltello di manzo con cipolla caramellata, valeriana, petali di grana e tartufo bianco fresco, come primi piatti, bis di raviolacci alle carni gustose e tartufo bianco con burro alla lavanda e tonnarelli cacio e pepe al tartufo bianco.

Come secondo, ganascino di vitello brasato al cesanese di Affile con spinacino fresco, spuma di patate e tartufo bianco. Dulcis in fundo: dolce del Maestro preparato in show cooking. Nei giardini della Rocca, invece, si potranno gustare piatti a base di tartufo nero e dolci a base di cioccolato. In programma anche sgiw cooking e laboratori per grandi e piccini e dimostrazioni sulla storia del cioccolato e sulle molteplici forme che esso può assumere.

INFO e prenotazioni: Associazione Subiaco Cultura e Natura, tel 340/4075304, subiacoculturaenatura@gmail.com

 A Castel di Tora (Rieti) per la Sagra degli Strigliozzi

Metti un borgo laziale dal fascino antico e magico, una pasta unica, ancora lavorata a mano dalle mani sapienti delle massaie e la festa è servita! A Castel di Tora, in provincia di Rieti, domenica 30 settembre  si tiene la Sagra degli Strigliozzi, un originale tipo di pasta lunga a base di farina di grano duro e servita con abbondante sugo di pomodoro. Fin dalle 12.30 si potrà assistere alla lavorazione degli strigliozzi che saranno realizzati a mano a partire da cento chili di farina. Da gustare godendosi lo splendido panorama del Lago Turano.

INFO: www.prolococastelditora.it