di Raffaele d’Argenzio
Arnaldo Pomodoro ed io, in due foto di qualche anno fa, quanti? Non ricordo ma che importa?
Nella prima lui indica qualcosa, nella seconda sono io ad indicare. Cosa?
L’importante è avere sempre un sogno da realizzare, una meta da raggiungere, un’emozione da provare e per cui creare. E la sua arte ha dato emozioni ad intere città, perché lui preferiva esporre le sue opere nelle piazze, dove tanti potevano ammirarle e sentirne emozioni.
Arnaldo ci ha lasciati il 22 giugno, ma a ricordarlo ci sono le sue opere. Nelle sue sfere, nei suoi dischi, bronzei o dorati, dalle perfette forme tondeggianti, inaspettatamente si aprono squarci come ferite, mostrandoci un interno complesso e a volte tormentato. Come in realtà anche noi siamo. Come ogni vero artista, anche Arnaldo Pomodoro ci apre un mondo, ci fa capire qualcosa che noi da soli non riusciamo a vedere. Insieme, noi dobbiamo lottare per salvare la bellezza delle nostre città e per salvare noi stessi, e questo artista ci aiuta a farlo con la sua arte/bellezza condivisa.
