Milano celebra Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930 – San Diego, 2002), artista franco statunitense tra le grandi protagoniste dell’arte femminile del Novecento, con una splendida retrospettiva monografica, in programma al MUDEC – Museo delle Culture (in via Tortona 56), fino al 16 febbraio 2025.
Niki de Saint Phalle, pseudonimo di Catherine-Marie-Agnès Fal de Saint Phalle ha lasciato il segno per le sue sculture di figure femminili dalle forme accentuale, dipinti con colori sgargianti, di dimensioni gigantesche, al punto che alcune possono essere persino abitate. Ecco che, allora, una visita alla mostra milanese rappresenta non solo un modo per trascorrere un “weekend d’arte” alla scoperta di questa grande artista, ma anche un primo incontro per programmare una visita a quello che può essere considerato il suo capolavoro: il Giardino dei Tarocchi di Garavicchio, frazione di Capalbio (GR), un parco realizzato insieme al secondo marito Jean Tinguely su un terreno donato a Niki da Marella Caracciolo Agnelli, moglie dell’Avvocato Gianni Agnelli, che la pittrice aveva conosciuto durante un soggiorno a Saint Moritz.
Il Giardino, che è “abitato” da 22 gigantesche sculture che rappresentano gli arcani maggiori dei Tarocchi, sono veri e propri monumenti, alcuni dei quali persino abitabili, dalle forme fantasiose e dai colori vivaci, ispirati al Parco Guel di Gaudì di Barcellona, che Niki de Saint Phalle ebbe modo di visitare. Grazie al contributo del marito, che era esperto nella creazione di installazioni meccaniche, gli arcani hanno un’anima metallica, rivestita poi di cemento e poi decorata con un mosaico di vetri, specchi e ceramiche. Un gioiello che vale un weekend.
Niki de Saint Phalle, artista libera
La mostra al MUDEC, articolata in otto sezioni, consente di scoprire l’universo e la produzione artistica di Niki de Saint Phalle, ma anche la storia di questa artista dalla grande sensibilità, che utilizzò la sua arte per esprimere il suo sostengo ai più deboli e fragili. La sua storia personale, la sua infanzia difficile, infatti, trovarono espressione nella pittura. Il risultato sono opere che, nella forma e nei colori, celebrano la diversità, la libertà e la ribellione nei confronti degli stereotipi sociali.
Niki de Saint Phalle nasce nel 1930 a Neully-sur-Seine, in Francia. Sua madre è un’artista statunitense, mentre suo padre è un ricco banchiere francese. Sebbene sia nata in una famiglia più che benestante, l’infanzia di Niki è segnata dai traumi. Pochi anni dopo la sua nascita, a causa delle conseguenze della crisi del 29, la sua famiglia si trasferisce a New York. I rapporti familiari sono duri e violenti, culminati all’età di undici anni, quando subì abusi sessuali da parte del padre. La sua vita sarà segnata per sempre da questo episodio traumatico, ma Niki troverà sfogo nella pittura, che si rivelerà un’ottima cura per la sua anima tormentata.
Attorno al 1948, grazie alla sua bellezza raffinata, posa come fotomodella per importanti riviste di moda, da Vogue ad Harper’s Bazaar. Tenta anche la strada del cinema e si sposa con lo scrittore Henry Matthews, con il quale va a vivere a Parigi. La vita familiare, tuttavia, non la soddisfa, si sente schiacciata nel ruolo di moglie e attraversa una profonda crisi depressiva che la porterà sull’orlo del suicidio. Viene ricoverata in una clinica psichiatrica a Nizza, ma è proprio in questo periodo che scopre la pittura e il sollievo che ne ricava. Attraverso l’arte Niki esprime il suo tormento, la sua rabbia e il suo disagio interiore. Nel 1956 riesce a esporre i suoi lavori in Svizzera. Ed è qui che conosce Jean Tinguely, uno dei maggiori esponenti dell’arte cinetica. La loro relazione fu prima solo artistica, al punto che condivisero uno studio a Parigi.
I Tiri e le Nanas
Attorno agli anni Sessante, Niki realizza i suoi primi Tiri, gli shot painting realizzati attraverso spari di carabina che colpivano sacchi di vernice appesi sopra alle tele o a supporti di gesso, spesso dalle fattezze maschili. Non solo Niki li realizza personalmente, ma organizza vere e proprie performance creative in cui viene coinvolto anche il pubblico. I Tiri diventano un modo per sfogare la sua rabbia e liberarsi dalle violenze subite nell’infanzia. Grazie al supporto di Tinguely, che nel frattempo è diventato il suo compagno di vita e sarà il suo secondo marito, Niki viene introdotta negli ambienti artistici parigini, soprattutto nel movimento del Nouveau Réalisme, di cui fu l’unica esponente donna.
Le sue opere più famose, tuttavia, sono le Nanas, cioè “ragazzine di piccola statura”, termine ironico attribuito alle sue potenti figure femminili, gigantesche, ispirate all’arte di Antoni Gaudì, ma anche all’arte sudamericana, africana e alle Veneri del Paleolitico, che recano in sé un messaggio di lotta agli stereotipi femminili e di sostegno alla diversità, in un’ottica di “body positive” ante litteram.
La mostra al MUDEC
Curata dalla critica d’arte Lucia Pesapane, la mostra “Niki de Saint Phalle” al MUDEC ha portato a Milano 110 opere, di cui una decina di grandi dimensioni, oltre a una selezione di opere su carta, video e persino abiti della Maison Dior, che ricordano il passato da modella di Niki, insieme a bellissime fotografie.
I visitatori potranno conoscere la carriera dell’artista attraverso un percorso di visita che si articola in otto sezioni, dagli esordi agli ultimi lavori, quelli del cosiddetto “periodo californiano”, successivo alla grande impresa del Giardino dei Tarocchi. In California, Niki de Saint Pahlle creò una serie di serigrafie dal titolo “Diario Californiano” e tornò al cinema con alcuni nuovi film, tra cui “Ofelia e il drago”. Le sezioni della mostra si articolano con un ritmo diacronico e fortemente antologico, che ripercorre attraverso il mondo colorato, polimorfo, tondeggiante e materno delle Nanas (e non solo), una vita personale molto meno gioiosa.
INFO
“Niki de Saint Phalle”, fino al 16 febbraio 2025
MUDEC, via Tortona 56, tel 02/54917
Orario: lun-ven 10-17; lun 14.30 – 19.30, mar, mer, ven, dom 9.30 – 19.30. Gio-sab 9.30-22.30
Biglietti: intero € 16, ridotto € 14.